Il fattore campo nel tennis, parte 2 (l’analisi sui singoli paesi)

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 26 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella parte 1, ho introdotto i criteri definitori dell’analisi sul fattore campo nel tennis, prendendo in considerazione i giocatori di Australia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera e Stati Uniti. Di seguito, metto in evidenza, per singolo paese, le differenze tra i risultati casalinghi e in trasferta per il periodo tra il 2010 e il 2015.
La percentuale di vittorie attese è qui intesa come la teorica percentuale di vittorie attese in partite al meglio dei 3 set (con tiebreak nel set decisivo) utilizzando i punti vinti al servizio e la catena di Markov.

Australia

L’Australia ha una quantità abbondante di dati in termini di giocatori di qualità (Lleyton Hewitt, Bernard Tomic, Samuel Groth, Nick Kyrgios, Thanasi Kokkinakis e Marinko Matosevic) e di giocatori inferiori (John Patrick Smith, Matthew Ebden, John Millman). I tre tornei considerati sono Brisbane, Sidney e naturalmente gli Australian Open.

A prima vista, sembra esserci un fattore campo per i giocatori australiani di quasi il 3%. Tuttavia, il campione di partite casalinghe non è molto ampio, in parte perché si sta facendo largo una giovane generazione di giocatori (Hewitt si è ritirato, Kokkinakis e Kyrgios non sono professionisti da tempo sufficiente per aver accumulato molte partite in Australia). Ci si potrebbe aspettare una deviazione standard di circa il 4% sulla percentuale di vittorie delle partite casalinghe e dell’1.8% sulle partite in trasferta, che compenserebbe totalmente il vantaggio percepito. Questo è corroborato dalla percentuale di vittorie attese (per quanto si tratti di percentuali basate su partite al meglio dei tre set, mentre una larga parte del campione è formato da partite degli Australian Open al meglio dei cinque set).

Considerati singolarmente, i dati relativi all’Australia possono non significare molto, ma hanno validità per l’inserimento nel campione complessivo.

Francia

Per la Francia i dati a disposizione sono abbondanti, con molti giocatori tra i primi 100. A differenza dell’Australia però, non ci sono altrettanti giocatori nel livello immediatamente inferiore. I sei tornei considerati sono Metz, Marsiglia, Montpellier, Nizza, il Master di Parigi Bercy e naturalmente il Roland Garros.

Con un numero molto maggiore di dati a livello di singolo punto a disposizione, il fattore campo percepito si riduce in modo deciso, rimanendo sempre caratterizzato da incertezza. Anche in questo caso, il risultato sembra essere corroborato dalla percentuale di vittorie attese. Non è sorprendente, visto che la Francia beneficia di giocatori di grande talento ed è ragionevole che riescano a ottenere risultati costanti a prescindere dal paese in cui si gioca.

Germania

Il campione relativo alla Germania comprende giocatori di talento come Tommy Haas, Philipp Kohlschreiber, Florian Mayer e Benjamin Becker, oltre un ampio numero di giocatori inferiori (come ad esempio, Daniel Brands, Julian Reister, Peter Gojowczyk). I quattro tornei considerati sono Halle, Stoccarda, Monaco di Baviera e Amburgo.

Il fattore campo in questo caso è decisamente evidente, e superiore all’incertezza inerente alla dimensione del campione. Anche la percentuale di vittorie attese mostra la presenza del fattore campo.

Gran Bretagna

Sono stato molto combattuto sull’inclusione nel gruppo della Gran Bretagna. Nelle considerazioni a favore, ci sono cinque tornei che si giocano in Gran Bretagna (il Queen’s Club, Eastbourne, Nottingham, le Finali di stagione a Londra e naturalmente Wimbledon) e una rappresentanza significativa a livello di circuito maggiore.

Un solo giocatore

A sfavore pesa però il fatto che la significatività dei giocatori è legata esclusivamente ai risultati ottenuti da un singolo giocatore, Andy Murray, piuttosto che a diversi giocatori di qualità. Non esiste praticamente nessun altro giocatore che giochi tornei ATP una settimana dopo l’altra, come nel caso di Murray.

Sproporzione su erba

Inoltre, un numero sproporzionato di tornei è giocato su erba, aspetto che potrebbe rendere parziale l’analisi tra partite in casa e in trasferta. Ho deciso comunque di inserire la Gran Bretagna per poi verificare se anche uno dei fattori a sfavore alterasse i risultati in maniera eccessiva.

E così è stato. In primo luogo, c’è un problema di dimensionamento del campione, con poche partite casalinghe e poco più della metà delle partite in trasferta dell’Australia. Inoltre, circa la metà delle partite casalinghe arrivano da giocatori che non sono Murray che significa, come temuto, che un solo giocatore domina il campione.

Alta percentuale di vittorie in trasferta

La problematica più macroscopica è data dalla percentuale di vittorie in trasferta, che è inopinatamente alta. Se la percentuale di vittorie casalinghe, la classifica media del giocatore delle Gran Bretagna e la classifica media dell’avversario sono ragionevolmente in linea con quelle di australiani, francesi e tedeschi, i risultati relativi alle partite in trasferta si leggono Murray, Murray e ancora Murray, che ha giocato moltissime partite in più in trasferta rispetto alle casalinghe e ne ha vinte la maggior parte. Senza poi citare l’enorme pressione su Murray in ogni partita casalinga, sulle cui spalle poggiano le aspettative del movimento tennistico britannico.

Tornerò sull’inclusione-esclusione della Gran Bretagna nella parte 3.

Spagna

Come la Francia, anche la Spagna ha una pletora di giocatori davvero forti. La differenza ovviamente si chiama Rafael Nadal, uno dei più grandi di sempre, oltre a una presenza costante, di uno degli altri, tra i primi 5. Però, visti i molti giocatori di valore, non sono solo Nadal e David Ferrer ha dominare le statistiche. Inoltre, ci sono solo tre tornei, Madrid, Barcellona e Valencia (la cui ultima edizione è stata nel 2015, n.d.t.).

I numeri evidenziano una presenza minima di fattore campo, anche se il risultato potrebbe essere negativamente influenzato dalla deviazione standard. Potrebbe esserci anche un effetto terra rossa, per quanto va detto che in quasi tutti i paesi considerati le partite casalinghe sono dominate da una superficie (a eccezione della Francia).

Svizzera

Un altro caso problematico. Come la Gran Bretagna, il campione di dati per la Svizzera è dominato da due giocatori principali, che è comunque una situazione migliore della prerogativa di un solo giocatore. Di converso però tutti i tornei che si giocano in Svizzera hanno importanza relativa, e sia Roger Federer che Stanislas Wawrinka non hanno giocato così tante partite casalinghe.

Questo non è un campione estremamente rappresentativo. Ci sono solo 68 partite casalinghe, più della metà delle quali sono di Federer e Wawrinka. E poi c’è un numero di partite in trasferta enormemente superiore, quasi 12 volte maggiore, principalmente per la bravura di Federer e Wawrinka ad arrivare alle fasi conclusive dei tornei in tutto il mondo. I due dominano questi numeri allo stesso modo in cui Murray rappresenta quelli della Gran Bretagna, e il vantaggio delle partite in trasferta è simile.

Tornerò sull’inclusione-esclusione della Svizzera nella parte 3.

Stati Uniti

Gli Stati Uniti non hanno un giocatore dominante, ma John Isner e Mardy Fish (ritiratosi nel 2015, n.d.t.) erano regolarmente tra i primi 20, e c’è una ampia rappresentanza di giocatori appena inferiori. Ancora più importante, ci sono 14 tornei nel campione, il più abbondante di tutti i paesi.

Considerato il grande numero di partite, la presenza del fattore campo è accertata senza che dipenda troppo dall’elemento fortuito. Da notare inoltre che i giocatori americani hanno più partite in casa che in trasferta, in parte perché ci sono molti tornei negli Stati Uniti, e in parte a riprova della supposizione che gli americani non riescono a raggiungere le fasi finali dei tornei quando giocano all’estero.

Nella parte 3, metterò insieme i risultati per vedere quali conclusioni si possono trarre.

Home Court Advantage in Tennis, Pt. 2 (Country Data)

Il fattore campo nel tennis, parte 1 (le premesse)

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 26 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Esiste una metodologia, non troppo complicata, per determinare la presenza del fattore campo nel tennis, cioè quell’ipotetico vantaggio che deriva dal giocare una partita “in casa”?

Territorio amico vs fuori casa

Per rispondere a questa domanda, come punto di partenza mi è sembrato abbastanza naturale confrontare i risultati di un giocatore in territorio “amico” rispetto a quelli ottenuti in partite “fuori casa”, all’interno di uno specifico orizzonte temporale.

Criteri di selezione

Ho definito i seguenti criteri di selezione:

  • periodo di riferimento dal 2010 al 2015;
  • esclusione dei Challenger, che esulano dal mio interesse e che determinano grosse oscillazioni. Sulle partite di qualificazione ritorno in seguito;
  • esclusione della Coppa Davis, perché credo che non ci siano dubbi sul fattore campo, al punto da rendere l’analisi parziale;
  • esclusione del torneo olimpico, perché favorirebbe eccessivamente la Gran Bretagna visto che Londra 2012 è l’unica edizione delle Olimpiadi estive per il periodo preso a riferimento;
  • non inclusione dei ritiri pre-partita;
  • nelle partite casalinghe, esclusione delle partite in cui l’avversario è dello stesso paese, visto che non esisterebbe in quel caso un vantaggio evidente;
  • inclusione di un paese nel conteggio delle partite casalinghe solo se ospita almeno 3 tornei del circuito maggiore, in modo da avere abbastanza dati a disposizione;
  • inclusione di un paese nel conteggio delle partite casalinghe solo se è rappresentato da un numero significativo di giocatori nel circuito maggiore, in modo da avere abbastanza dati a disposizione. 

Sette paesi

Rispetto agli ultimi due criteri, ho ridotto il campione a sette paesi: Australia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera e Stati Uniti. La Cina soddisfa il criterio dei tornei ATP, ma ritengo che non abbia una valida rappresentanza di giocatori sul circuito maggiore. L’Italia invece ha una rappresentanza di giocatori degna di nota, ma ospita solo un torneo ATP. 

Come discusso in seguito, la presenza di Gran Bretagna e Svizzera è opinabile. Se da un lato soddisfano sono paesi che soddisfano gli ultimi due criteri, dall’altro i risultati sono dominati dai giocatori tra i primi 5 che non hanno giocato molte partite casalinghe. Per il momento ho comunque deciso di includerle. 

Esclusione delle partite di qualificazione

In ultimo, avevo inizialmente compreso anche le partite di qualificazione, ma solo per il periodo dal 2010 al 2014 vista l’assenza di dati per il 2015 da TennisAbstract, la mia fonte informativa. Tuttavia, ho deciso poi di escluderle completamente per due ragioni:

  • avrebbero costituito circa il 43% del campione di partite, presumibilmente perché i giocatori di classifica inferiore giocano molti più turni di qualificazione in casa rispetto alle partite del tabellone principale e, generalmente, un paese ha più giocatori che devono qualificarsi di quanti poi accedano effettivamente al tabellone principale. Volevo evitare quindi che le partite di qualificazione avessero una posizione dominante nel campione;
  • i dati relativi alle qualificazioni mostrano uno svantaggio considerevole nelle partite casalinghe che contraddice del tutto i dati relativi al tabellone principale. Nelle partite di qualificazione, i giocatori di casa dei sette paesi considerati hanno una percentuale di vittorie del 41.3% contro giocatori di altre nazioni. Nelle partite in trasferta contro tutti i giocatori, la percentuale di vittorie sale al 53.4%. E si tratta di percentuali piuttosto stabili. Nel campione considerato, le partite casalinghe sono 2023 e quelle in trasferta 5293. Inoltre, il rapporto era abbastanza simile per tutti i sette paesi considerati. 

Nella parte 2 approfondirò l’analisi per ciascun paese con dati relativi ai giocatori delle sette nazioni considerate.

Home Court Advantage in Tennis, Pt. 1 (The Setup)

I 22 miti del tennis di Klaassen & Magnus – Mito 13 (sulla seconda di servizio come misura della bravura)

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 giugno 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un’analisi del Mito 12.

Le magliette zebrate e le partite consecutive senza il giorno di riposo non sono state le sole stranezze del Roland Garros 2016. La pioggia incessante si è abbattuta come una catastrofe sul programma, aumentando la pressione a cui i giocatori sono normalmente sottoposti durante uno dei quattro tornei più importanti della stagione (e alcuni non hanno esitato a dare voce alla loro disapprovazione). Come conseguenza, le capacità di adattamento e resistenza sono risultate più importanti per l’avanzamento del turno di quanto già non succeda in condizioni di regolare svolgimento.

Va però detto che, anche una volta azzerata la variabile meteorologica, il dibattito per individuare le caratteristiche più significative necessarie a diventare un campione rimane sempre molto acceso. Nel mito di oggi, Klaassen e Magnus provano a dare un’interpretazione, seppur parziale, della vicenda, mettendo a confronto la bravura dei giocatori nella prima e nella seconda di servizio.

Mito 13: “Il livello di bravura di un giocatore o di una giocatrice è definito dalla sua seconda di servizio”

Questa definizione del Mito 13 è un altro modo per dire che la seconda di servizio è una misura più accurata della bravura di un giocatore o di una giocatrice rispetto a quanto lo sia la prima di servizio.

Chiaramente, la seconda di servizio rappresenta una situazione di maggiore vulnerabilità, aspetto che potrebbe suggerire che i giocatori in grado di vincere più punti con la seconda di servizio siano generalmente anche quelli che vincono più partite in assoluto.

Di converso, i giocatori con un’alta percentuale di buone prime di servizio possono non dover essere altrettanto, o meno, efficaci quando devono servire la seconda. Quindi, prendere una posizione di difesa nei confronti del Mito 13 non è immediatamente ovvio. 

È frustrante notare che, quando Klaassen e Magnus hanno affrontato la questione in Analyzing Wimbledon, la risposta dei diversi metodi applicati non è stata univoca. La differenza risiede nel modo in cui i due autori determinano la bravura dei giocatori.

Quando è la classifica a essere utilizzata, si osserva una corrispondenza maggiore tra le prestazioni con la prima di servizio che con la seconda di servizio.

Tuttavia, quando si mette in correlazione la prima e la seconda di servizio con la differenza di classifica dei giocatori, si ottiene una corrispondenza di verso opposto per gli uomini – vale a dire che le seconde di servizio differiscono in misura maggiore della differenza di classifica fra i giocatori considerati di quanto non lo facciano le prime di servizio – mentre non risultano differenze fra le correlazioni tra prima e seconda di servizio con la classifica nel caso delle donne. Va ricordato che si tratta sempre di partite relative solo a Wimbledon. 

Una rivisitazione del Mito 13 per il circuito maschile

In presenza di risultati divergenti, Klaassen e Magnus si fermano e concludono che non ci sono prove sufficienti per stabilire la superiorità o l’inferiorità della seconda di servizio come misura della bravura di un giocatore. Diventa quindi uno di quei temi per i quali molto dipende dal modo in cui effettivamente viene misurata la bravura. 

Come altre volte in passato, quando si tratta di determinare la bravura, la mia preferenza è per il sistema di valutazione Elo rispetto alle classifiche ufficiali, poiché Elo è più accurato nell’assegnare ai giocatori il giusto merito per vittorie importanti nella stessa maniera in cui li penalizza per sconfitte sorprendenti.

Se il Mito 13 è corretto, dovremmo attenderci una correlazione più forte tra la differenza nelle valutazione Elo e i punti ottenuti con la seconda di servizio rispetto ai punti ottenuti con la prima di servizio. Cosa indicano i dati relativi alle partite del circuito maschile e del circuito femminile degli ultimi 5 anni?

La prima sembra avere una minima superiorità

L’immagine 1 riassume le differenze tra la valutazione Elo di un giocatore (asse delle Y) e la percentuale di punti vinti con la prima e con la seconda di servizio. I due riquadri superiori mostrano la relazione per tutte le partite nel periodo tra il 2010 e il 2015, mentre i riquadri inferiori si riferiscono solamente alle partite di Wimbledon, così da rendere il confronto con l’analisi di Klaassen e Magnus più omogeneo.

Riguardo a tutte le partite, si osserva una correlazione positiva con la differenza di bravura dei giocatori – secondo la valutazione Elo – per entrambi i servizi, ma esiste una correlazione leggermente più forte con la prima di servizio. Difatti, la correlazione con la prima di servizio è 0.35 (intervallo di confidenza al 95% = 0.33-0.37) rispetto alla correlazione con la seconda di servizio pari a 0.31 (intervallo di confidenza al 95% = 0.29-0.34).

La prima di servizio dunque sembra avere una minima superiorità sulla seconda di servizio come indicatore di bravura, contrariamente a quanto affermato dal Mito 13.

IMMAGINE 1 – Valutazioni Elo per il circuito maschile e prima e seconda di servizio

Per il torneo di Wimbledon però la situazione è diversa. Entrambi i servizi sembrano possedere la medesima relazione statistica, la prima di servizio con una correlazione dello 0.36 (intervallo di confidenza al 95% = 0.29-0.43) e la seconda dello 0.39 (intervallo di confidenza al 95% = 0.32-0.45). Ci sono anche segnali che sull’erba la seconda di servizio sia più importante della prima, in linea con quanto trovato da Klaassen e Magnus.   

Una rivisitazione del Mito 13 per il circuito femminile

Cosa si può dire per il tennis femminile nel quale solitamente la prima di servizio è meno dominante? Utilizzando la stessa metodologia basata sulle valutazioni Elo, è ancora più evidente che la prima di servizio è un indicatore di bravura più forte per tutte le partite. L’immagine 2 mostra una correlazione con la prima di servizio dello 0.35 (intervallo di confidenza al 95% = 0.32-0.37) rispetto a una dello 0.26 per la seconda di servizio (intervallo di confidenza al 95% = 0.24-0.28).

IMMAGINE 2 – Valutazioni Elo per il circuito femminile e prima e seconda di servizio

A differenza del circuito maschile, nel caso delle donne questa relazione rimane fondamentalmente identica a Wimbledon. I risultati suggeriscono quindi che, complessivamente, la prima di servizio è in genere l’aspetto più importante per distinguere tra i professionisti il livello di bravura dei giocatori, ma la seconda di servizio acquisisce maggiore importanza quando la superficie è veloce ed è diffusa un’alta qualità nella prima di servizio.

Queste rimangono però considerazioni teoriche in un torneo come il Roland Garros 2016, nel quale è più probabile che i vincitori emergano tra quei giocatori capaci di resistere allo sforzo di partite in giorni consecutivi e di non lasciarsi intimidire dalle condizioni pesanti del campo e delle palline.

Klaassen & Magnus’s 22 Myths of Tennis— Myth 13

Il rovescio di Federer

di Rick Nashtag // AgainIAmRightInMyAnalysis

Pubblicato il 10 febbraio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

La saggezza popolare tennistica attribuisce a Roger Federer un punto di debolezza – sempre che così lo si possa definire – nel rovescio a una mano. Questo aspetto viene enfatizzato dal gioco di Rafael Nadal, il quale, sempre secondo la medesima saggezza, insiste con il suo dritto fortemente carico di effetto sul lato del rovescio di Federer. Il dritto di Nadal che sposta Federer fuori dal campo costringendolo a ribattere con un scomodo rovescio a rimbalzo colpito al di sopra della spalla è una combinazione che normalmente genera a Federer molti grattacapi.

Diagonale dritto-rovescio

Alla vigilia della finale degli Australian Open 2017, uno dei punti chiave risiedeva nella capacità di Federer di gestire la diagonale dritto – rovescio che Nadal avrebbe impostato.

Come è noto, Federer ha vinto il torneo. È un risultato che certamente non mi aspettavo, ma sul quale, in questa occasione, avevo riposto maggiori speranze per diversi motivi.

In primo luogo, la convinzione che la superficie non solo fosse più veloce, ma smorzasse anche il rimbalzo della pallina (mitigando di fatto l’incredibile effetto imposto da Nadal ai suoi colpi).

Poi, è solo la seconda volta che Federer gioca contro Nadal da quando, a partire dal 2014, ha utilizzato un piatto corde più ampio. Anche se Nadal ha vinto la semifinale degli Australian Open 2014, Federer aveva da poco iniziato a giocare con quella racchetta con regolarità nel torneo.

Difficile trarre conclusioni

Penso quindi che sia difficile trarre conclusioni da quella partita, ritengo invece che questi due fattori abbiano riequilibrato le probabilità di vittoria della finale 2017, dal 60% a favore di Nadal.

Ero quindi curioso di vedere come Federer sarebbe riuscito a utilizzare il suo rovescio contro Nadal, su quel tipo di campo e con quel tipo di racchetta, e mi sembra di poter dire che abbia ottenuto ottimi risultati.

Al di là del 18esimo Slam, molti aspetti emergono dalla finale, tra cui appunto come Federer abbia sfruttato il rovescio non solo per difendere ma per un gioco di attacco sia in diagonale che in lungolinea. Diversi video su YouTube mostrano i suoi rovesci vincenti della partita.

Purtroppo non ci sono dati disponibili per verificare quanto il rimbalzo della pallina possa aver modificato il punto d’impatto del rovescio di Federer. Per quanto ne sappia, nonostante sia convinto che quel tipo di informazione esista – durante la partita ESPN ha mostrato una grafica sull’altezza del punto di contatto di Federer almeno una volta – non è appunto resa pubblica.

Tuttavia, ci sono altre statistiche a misurazione dell’efficacia del rovescio di Federer, in particolare l’indice Potenza del Rovescio creato da Jeff Sackmann di TennisAbstract, con cui ha verificato che Federer ha raccolto il massimo dal rovescio contro Nadal, con ampio margine rispetto alle altre partite che hanno giocato in uno Slam.

L’uso del rovescio tagliato

Jon Wertheim di Sports Illustrated, un giornalista e commentatore di tennis che in genere apprezzo, si è espresso nella sua rubrica Mailbag con parole che mi hanno fatto riflettere: “[..] Ha giocato un tennis di attacco, notate il numero ridotto di colpi tagliati [..]”. Wertheim non fa esplicita menzione al rovescio tagliato, ma credo si stesse riferendo proprio a quel colpo. Ho avuto la stessa impressione guardando la partita, cioè quanto spesso Federer sembra aver colpito il rovescio piatto o in top-spin rispetto al rovescio tagliato.

E’ andata così? Ho sempre pensato che “avere l’impressione” è un pessimo condizionamento negli sport. Federer ha usato il rovescio con più aggressività (come mostrato dalla percentuale di rovesci tagliati rispetto ai rovesci totali)? E conta davvero saperlo, cioè giocare meno di attacco – quindi un rovescio tagliato invece che uno piatto o in top-spin – lo rende più vulnerabile contro Nadal?

Tra le migliaia di partite presenti nel database del Match Charting Project, ci sono 11 delle 12 partite di Slam tra Nadal e Federer (successivamente alla stesura dell’articolo, è stata inserita anche l’ultima mancante, la semifinale del Roland Garros 2005. Si è lasciato inalterato il testo originale per mantenere la correttezza dei successivi riferimenti numerici, n.d.t).

La tabella riepiloga ciascuna partita con evidenza di alcuni numeri chiave sul rovescio.

È utile anche sottolineare alcuni rapporti numerici più in dettaglio.

Il grafico mostra il numero totale di colpi a rimbalzo di Federer e il numero dei rovesci a rimbalzo. L’indicazione dei punti è solo per evidenziare le 3 vittorie di Federer in queste partite.

Maggiore regolarità nel numero totale dei rovesci tagliati

Emerge una regolare e intuitivamente chiara dinamica, cioè al crescere del numero totale di colpi a rimbalzo, anche i rovesci a rimbalzo aumentano. Se lo si analizza in termini percentuali, come nel grafico successivo, non si osserva una relazione diretta tra le vittorie di Federer (rappresentate dalle barre di colore nero) e la percentuale dei colpi a rimbalzo che sono stati dei rovesci.

La più bassa percentuale di rovesci a rimbalzo che Federer ha giocato è della finale del Roland Garros 2008, in cui ha vinto in tutto 4 game. Al contrario, nella vittoria agli Australian Open 2017 la percentuale è stata la terza più bassa. Non vedo quindi una tendenza ovvia.

Analizziamo ora il numero dei rovesci tagliati rispetto al numero complessivo dei rovesci a rimbalzo. Quello che colpisce è che Federer è diventato più regolare nel numero totale di rovesci tagliati con il passare degli anni.

Mentre il numero totale di rovesci aumenta e diminuisce (a seconda della lunghezza della partita naturalmente), più o meno dal 2012 sembra che Federer abbia fatto uno sforzo aggiuntivo per usare meno colpi tagliati e colpire più piatto o top-spin sul rovescio.

Mi chiedo se ad un’analisi più approfondita delle partite di Federer la tendenza è uniforme (e mi aspetto che lo sia) e se ci sia un evidente momento di svolta (come ad esempio la collaborazione con Stefan Edberg).

Colpire con meno taglio è importante nella strategia di Federer per battere Nadal negli Slam?

Non in modo evidente, basta prendere la vittoria a Wimbledon 2006 che ha il secondo più alto numero di colpi tagliati ma uno dei più bassi per rovesci colpiti.

In percentuale, come mostrato nel grafico successivo, quella vittoria a Wimbledon 2006 è uno dei picchi: quasi il 40% dei rovesci a rimbalzo giocati da Federer in quella partita erano colpi tagliati. Una simile “alta” percentuale si è verificata anche nella vittoria a Wimbledon 2007.

Tornando velocemente alla finale di Melbourne, la strategia più aggressiva di Federer sul rovescio, vale a dire colpire meno rovesci tagliati possibili, rappresenta nuovamente un picco, ma per le ragioni opposte.

Si può dire che l’impressione di Wertheim (e anche la mia) è probabilmente vera, Federer è stato più aggressivo con il rovescio durante gli Australian Open 2017, come mostra la riluttanza nell’uso del rovescio tagliato.

La scelta di un determinato colpo è influenzata da molteplici fattori che esulano dalla strategia complessiva di un giocatore, non ultimo nel caso di Federer in reazione a come Nadal stava giocando (dove stava indirizzando i suoi colpi, con quanta profondità, quanto esterni, etc). Ma nel corso della loro lunga rivalità, Federer sembra essersi convinto a non desistere dal giocare di rovescio contro Nadal.

Conclusioni

A oggi, la storia delle partite Slam tra questi due giocatori fornisce scarsa indicazione in merito alla possibilità che la tattica di Federer abbia contribuito attivamente alla vittoria.

Per essere più chiari, sarebbe riduttivo affidare l’esito di una partita di tennis a una singola motivazione, e ancora più riduttivo assegnare un valore assoluto a queste statistiche, visto che si tratta di un campione ridotto di partite suddivise in un decennio. Il divertimento nel fare l’analisi l’ha resa comunque meritevole di essere condivisa.

Federer’s Backhand

Il “quarto della morte” a Indian Wells

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 13 marzo 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il tabellone maschile singolare dell’Indian Wells Masters 2017 è quantomeno impari. Nel quarto di finale della parte bassa assegnato alla testa di serie e numero 2 del mondo Novak Djokovic figurano anche Roger Federer, Rafael Nadal, Juan Martin Del Potro e Nick Kyrgios.

Non servono grandi analisi per capire che la strada di Djokovic è diventata in salita e, di riflesso, quella di Andy Murray, numero 1 del mondo, in discesa. Ovviamente, Murray ha perso la sua prima partita contro Vasek Pospisil, rendendo di fatto Stanislas Wawrinka il più fortunato tra i giocatori del torneo nel deserto californiano.

Il sorteggio ha creato le basi per alcune partite di cartello: Federer e Nadal non si sono più affrontati prima dei quarti di finale dal loro primo incontro nel 2004, e Federer non ha giocato contro Djokovic prima delle semifinali in più di 40 partite fra i due dal 2007. Kyrgios, che vanta vittorie contro i tre più forti del suo lato, avrà probabilmente un’altra opportunità per mettere alla prova il suo talento contro i migliori.

La fortuna del sorteggio

È passato del tempo dal mio ultimo articolo sulla fortuna del sorteggio e questa sembra la circostanza adatta per affrontare nuovamente il tema.

Il meccanismo è presto detto. Partendo dai qualificati al tabellone principale e generando sorteggi casuali, è possibile ottenere una sorta di “previsione a ritroso” delle probabilità di ciascun giocatore prima che il sorteggio ufficiale avesse luogo, quando cioè il percorso di Djokovic non era necessariamente così accidentato.

Mettendo a confronto la previsione a ritroso con quella basata sul tabellone effettivo, siamo in grado di capire quanto la fortuna del sorteggio abbia modificato le probabilità di ogni giocatore di conquistare punti validi per la classifica o il vincere il torneo.

La tabella elenca gli otto giocatori più favoriti dalle previsioni prima del sorteggio, oltre alle loro probabilità di vincere il torneo, prima e dopo il sorteggio:

Giocatore   Pre-sorteggio  Post-sorteggio
Djokovic    26.08%         19.05%  
Murray      19.30%         26.03%  
Federer     10.24%         8.71%  
Nadal       5.46%          4.80%  
Wawrinka    5.08%          7.14%  
Nishikori   5.01%          5.67%  
Kyrgios     4.05%          2.62%  
Del Potro   4.00%          2.34%

Le probabilità si basano sul mio sistema di classifica Jrank, che è strettamente correlato con il sistema di valutazione Elo. In questo caso ho utilizzato Jrank al posto di Elo perché Jrank è specifico della superficie in cui si sta giocando.

Inoltre, non ho considerato il primo turno del tabellone principale, perché – visto che tutte le 32 teste di serie ricevono un bye al primo turno – diventa solamente un turno di qualificazioni edulcorato, che ha scarso effetto sulle possibilità di titolo delle teste di serie.

Dove muoiono le speranze di titolo

È facile vedere che il quarto di finale in questione, “il gruppo della morte”, è effettivamente la sezione di tabellone in cui le speranze di titolo vanno a morire.

Djokovic, che entrambi i sistemi considerano ancora il miglior giocatore, aveva il 26% di probabilità di difendere il suo titolo prima del sorteggio, che è sceso al 19% una volta che il tabellone si è riempito.

Non è una coincidenza che le probabilità di Murray si siano mosse nella direzione opposta. Le probabilità di Federer e Nadal non hanno subito grosse variazioni, in larga parte perché comunque non ci si attendeva che superassero Djokovic, a prescindere dal turno.

I limiti della classifica ATP

Nella situazione che si è venuta a creare, il problema non è solo la fortuna, ma lo sono i limiti del sistema di classifica adottato dall’ATP. Nessuno pensa seriamente che Del Potro abbia iniziato il torneo da 31esimo favorito, o che Kyrgios sia il 15esimo.

Non esistono metodologie di classifica perfette ma, al momento, quelle ufficiali determinano con scarsa precisione quali siano i giocatori con le migliori probabilità di vincere sul cemento. Minore l’affidabilità delle classifiche, maggiore la probabilità di un tabellone sbilanciato come all’Indian Wells Masters 2017.

I punti classifica attesi

Per un’analisi più approfondita delle conseguenze del sorteggio sui giocatori con minori probabilità di vincere il torneo, dobbiamo guardare ai “punti classifica attesi”.

Utilizzando le probabilità con cui un giocatore può raggiungere ogni turno, è possibile calcolare i punti attesi per l’intero torneo. Per giocatori, come Kyle Edmund ad esempio, con praticamente nessuna probabilità di vincere il titolo a prescindere dal sorteggio, i punti attesi forniscono uno strumento più accurato della forza della fortuna nel sorteggio.

La tabella elenca i dieci giocatori che più pesantemente hanno subito il sorteggio sfavorevole:

Giocatore  Pti pre-sorteggio Pti post-sorteggio Effetto  
Edmund     28.8              14.3               -50.2%  
Johnson    65.7              36.5               -44.3%  
Pospisil   29.1              19.4               -33.2%  
Del Potro  154.0             104.2              -32.3%  
Robert     20.3              14.2               -30.1%  
Delbonis   20.0              14.5               -27.9%  
Djokovic   429.3             325.4              -24.2%  
Kyrgios    163.5             124.6              -23.8%  
Zeballos   17.6              14.1               -20.0%  
A.Zverev   113.6             91.5               -19.4%

Nella maggior parte dei tornei, questo elenco è popolato da giocatori come Edmund e Pospisil, cioè fuori dalle teste di serie e con la sfortuna di dover incontrare un giocatore di vertice al primo turno.

Stranezze dovute a fortuna e sfortuna

Molto meno frequente è la presenza di così tante teste di serie – in particolare uno dei primi due del mondo – tra i giocatori più sfortunati. Sebbene Federer e Nadal non rientrino nella lista, i numeri supportano l’intuizione di fondo: il tabellone di Federer ha ridotto i suoi punti attesi da 257 a 227, e quelli di Nadal da 195 a 178.

L’elenco opposto, cioè dei giocatori che sono stati più fortunati nel sorteggio, è formato da molti giocatori che si trovano nella parte alta del tabellone, tra cui Murray e Wawrinka. Murray ha sperperato la sua fortuna, mettendo Wawrinka in una condizione ancora più favorevole:

Giocatore  Pti pre-sorteggio Pti post-sorteggio Effetto  
Jaziri     21.9              31.6               44.4%  
Dzumhur    29.1              39.0               33.9%  
Klizan     27.6              36.4               32.1%  
Sousa      24.7              31.1               25.9%  
Gojowczyk  20.4              25.5               24.9%  
Berdych    93.6              116.6              24.6%  
Zverev     58.5              72.5               23.8%  
Nishioka   26.9              32.6               21.1%  
Isner      80.2              97.0               21.0%  
Murray     369.1             444.2              20.3%  
Wawrinka   197.8             237.7              20.1%

Nel corso della stagione, stranezze di questa natura tendono a livellarsi. Djokovic però si starà chiedendo cosa abbia fatto per infastidire gli dei del tabellone: solo per raggiungere un quarto di finale eventuale contro Federer o Nadal, dovrà affrontare Del Potro e probabilmente Kyrgios per il secondo torneo consecutivo.

Dovessero Federer, Kyrgios e Del Potro riuscire a riportare la loro classifica ATP a un livello più vicino al loro vero talento, avranno meno probabilità di ritrovarsi in parti del tabellone così pericolose. Per Djokovic, una splendida notizia.

The Indian Wells Quarter of Death

Sotto pressione, il servizio di Nadal è più prevedibile

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 28 gennaio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Rafael Nadal si è qualificato per la finale di singolare maschile degli Australian Open 2017 battendo Grigor Dimitrov in un’incredibile partita di cinque set che è durata più di quattro ore. Dei molti spunti offerti dalla partita, quello che più mi ha colpito (anche in ottica della finale) è stato il servizio di Nadal.

L’aumento dell’imprevedibilità al servizio..

Uno degli aspetti del gioco di Nadal che più mi sembra essere migliorato all’inizio del 2017 è appunto il servizio. Durante questa edizione degli Australian Open, Nadal ha servito e vinto punti con la prima intorno, o oltre, al 75%, cioè quanto fatto da John Isner e Ivo Karlovic. Il merito di questi risultati non è nella maggiore velocità o accuratezza del servizio, ma nella sua imprevedibilità. Per molto tempo, gli avversari di Nadal sapevano che avrebbe servito sul rovescio (in presenza di un destrimane) la maggior parte delle volte. Quest’anno non è stato così.

Nonostante però l’acquisita varietà, è risaputo che il gioco di Nadal può andare in crisi sotto pressione. Durante la telecronaca della semifinale, Jim Courier ha fatto un commento molto interessante quando ha detto che Nadal era ritornato a traiettorie di servizio più prevedibili dopo aver perso il secondo set. Era giusta l’osservazione di Courier?

IMMAGINE 1 – Preferenza di Nadal a servire la prima sul rovescio dell’avversario

..ma non quando è sotto pressione

Nelle precedenti edizioni degli Australian Open si vede che la frequenza con cui Nadal ha servito seguendo la sua preferenza per il rovescio dell’avversario (servizio esterno sul lato dei vantaggi e servizio al centro sul lato della parità) è stata generalmente di 3 volte superiore, come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Tuttavia, in partite combattute al meglio dei 5 set, la prevedibilità di questa scelta è aumentata drammaticamente.

Quest’anno, la prevedibilità di Nadal, fino alla semifinale, è stata contenuta, rendendo il suo servizio molto più efficace. Nella semifinale però, la strategia è diventata vulnerabile sotto pressione, come suggerito da Courier. Dopo aver perso il secondo set, Nadal si è rifugiato nella sicurezza delle abitudini, preferendo servire al centro, sul lato dalla parità, 5 volte più frequentemente. Nel quarto e nel quinto set è stato meno prevedibile sul lato della parità, ma più prevedibile su quello dei vantaggi.

Nadal is More Predictable on Serve Under Pressure

I 22 miti del tennis di Klaassen & Magnus – Mito 12 (sulla competitività del tennis maschile rispetto a quello femminile)

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 21 maggio 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un’analisi del Mito 11.

Molti sostengono che il tennis maschile sia più competitivo di quello femminile. È ancora valida questa assunzione di fronte all’alternanza di risultati tra le donne nella prima metà della stagione 2016? Soprattutto, qual è il punto di partenza per stabilire cosa voglia dire per un circuito professionistico essere “competitivo”? Questo è l’esatto interrogativo al centro del Mito 12 dei 22 miti del tennis di Klaassen e Magnus.

Mito 12: “Il tennis maschile è più competitivo di quello femminile”

Nel loro classico Analyzing Wimbledon, i due autori affrontano l’eterna questione della competitività relativa del circuito maschile e di quello femminile, concludendo che il tennis maschile è più competitivo per due ordini di motivi. Il primo fa riferimento alla frequenza con cui le prime 16 teste di serie nei tornei dello Slam raggiungono il turno atteso (cioè gli ottavi di finale). In altre parole, è un criterio che si lega essenzialmente alle sconfitte a sorpresa negli Slam, per il quale, secondo la logica, maggiori sono le sconfitte a sorpresa, più alto è il livello competitivo dei partecipanti.

Analizzando la frequenza delle sconfitte a sorpresa per le prime 16 teste di serie nel periodo tra il 1990 e il 2012, Klaassen e Magnus hanno trovato che nella maggior parte degli anni un numero più alto tra le 16 teste di serie femminili è arrivato agli ottavi di finale, un risultato che depone a favore di una più alta competitività in campo maschile. Tuttavia, se si osservano gli ultimi cinque anni come mostra l’immagine 1, si nota come il rapporto si è invertito. In questo periodo infatti circa il 60% delle prime 16 teste di serie maschili ha raggiunto gli ottavi di finale, mentre l’equivalente valore tra le donne è stato vicino al 50%.

IMMAGINE 1 – Prime 16 teste di serie nei tornei Slam a raggiungere il turno atteso

Modalità di confronto strana

Si potrebbe dire quindi che la conclusione di Klaassen e Magnus era corretta ma che per l’attuale generazione di giocatori le dinamiche sono cambiate. È anche vero che utilizzare le sconfitte a sorpresa delle prime 16 teste di serie per stabilire la competitività di un circuito è una modalità alquanto strana.

Le teste di serie sono un modello rappresentativo imperfetto della bravura di un giocatore o una giocatrice, e mettere a confronto sconfitte a sorpresa tra uomini e donne è inadeguato vista l’importante differenza di format della partita, al meglio dei cinque set per gli uomini e al meglio dei tre per le donne. Ho mostrato, come altri autori, che il numero di set da giocare per vincere una partita ha un ruolo primario e rende discutibile fare confronti tra generi considerando solo gli Slam.

Come prova è sufficiente utilizzare la stessa analisi per i tornei appena inferiori agli Slam per importanza (i Master 1000 per gli uomini e i Premier per le donne), nei quali il format è al meglio dei tre set. L’immagine 2 mostra che la differenza tra i due circuiti è molto inferiore e che la “competitività” si è alternata nel tempo apparentemente in modo del tutto casuale.

IMMAGINE 2 – Prime 16 teste di serie nei tornei Master / Premier a raggiungere il turno atteso

Una misura più accurata della bravura di un giocatore

La competitività è un tema di previsioni: se il livello di giocatori di un circuito è alto, prevedere il risultato di una partita dovrebbe essere molto più difficile. Quindi, maggiore il numero di partite di cui è incerto prevedere l’esito, maggiore la competitività del circuito.

Per fare previsioni accurate, è necessario conoscere l’attuale livello di bravura di ciascun giocatore e come la bravura si raffronti a quella altrui. Né le teste di serie né la classifica forniscono indicazioni valide al riguardo. Qualsiasi ragionamento sulla competitività di un circuito che si basi sulla classifica dei giocatori è fallato in partenza, perché ipotizza che la classifica sia “buona abbastanza” per valutare la bravura di un giocatore.

Il secondo motivo di Klaassen e Magnus a sostegno della maggiore competitività del circuito maschile è viziato da questo errore, perché i due autori utilizzano la combinazione data dalla differenza di classifica con la probabilità di vincere un punto al servizio per stabilire quale dei due circuiti abbia il livello più alto di bravura. Sono convinta che il sistema Elo sia uno strumento molto più affidabile per misurare la bravura di un giocatore.

Dato che la differenza nella valutazione Elo tra due giocatori esprime il probabile esito di una partita, tracciare la grandezza relativa delle valutazioni Elo nel tempo fornisce un quadro del livello di competitività di un circuito. Maggiore la compattezza tra le valutazioni Elo nei giocatori di vertice, più alto il livello di competitività, perché ogni partita sarà estremamente equilibrata. Maggiore invece la distanza tra valutazioni Elo, più alta la prevedibilità del circuito.

La competitività è in realtà un concetto dinamico

Uno sguardo a diversi decenni di valutazioni Elo per i 30 giocatori che hanno ottenuto la valutazione più alta in ogni anno considerato fornisce delle interessanti dinamiche per entrambi i circuiti. Prima degli anni 2000, il circuito maschile era fortemente denso di qualità, specialmente nel periodo di transizione tra l’era di Andre Agassi e Pete Sampras e quella dei Fantastici Quattro (Roger Federer, Novak Djokovic, Rafael Nadal, Andy Murray). Durante lo stesso periodo, il circuito femminile era invece caratterizzato da una maggiore debolezza tra le giocatrici di rincalzo, con quelle di vertice in grado di distanziarsene in modo evidente. Nell’ultima decade però il circuito femminile è arrivato, in termini di distanza tra valutazioni Elo, ad assomigliare a quello maschile. E da quanto visto negli ultimi anni, sembra che entrambi i circuiti siano ugualmente competitivi tra giocatori e giocatrici di vertice.

IMMAGINE 3 – Tendenze dei primi 30 giocatori e giocatrici secondo il sistema Elo nei rispettivi circuiti

Il messaggio chiave di questa rivisitazione del Mito 12 arriva dal rendersi conto che la competitività di un circuito è un concetto molto dinamico. Rileggendo il capitolo scritto da Klaassen e Magnus, si ha la percezione che per i due autori la competitività sia una connotazione intrinseca e prefissata di un circuito. In realtà, la domanda non è quale dei due circuiti sia il più competitivo, ma quali caratteristiche possiede al momento la competitività di un circuito.

Competitività contro Regolarità

C’è un’ironia di fondo in questa discussione tra competitività del circuito maschile e femminile: se la competitività è una questione di imprevedibilità di un circuito, allora dovrebbe essere l’opposto della regolarità, perché maggiore la regolarità di risultati dei giocatori di vertice, più facile è fare previsioni sull’esito di una partita.

Nonostante questo, tutto l’ambiente tennistico (e a quanto pare anche Klaassen e Magnus sono purtroppo caduti in questa trappola) sembra intenzionato a far credere che il circuito maschile non solo sia più competitivo di quello femminile, ma sia anche il circuito con maggiore regolarità. Come è possibile che abbia il meglio dei due mondi? O durante le telecronache delle partite deve essere fatta chiarezza sulla terminologia o i commentatori stessi devono riconoscere che, a questo riguardo, stanno mancando di rispetto nei confronti del tennis femminile.

Klaassen & Magnus’s 22 Myths of Tennis— Myth 12

La misurazione della qualità dei colpi applicata ai quarti di finale degli Australian Open 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 24 gennaio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

La seconda settimana di uno Slam è sempre un buon memento del livello superlativo di tennis al quale abbiamo la fortuna di assistere in questa epoca. Anche tra i giocatori di vertice però esistono differenze nella qualità dei colpi.

Il Game Insight Group, il gruppo di ricercatori di Tennis Australia – la Federazione australiana – ha cercato di elaborare una modalità di misurazione della qualità del colpo. I vincenti e gli errori danno indicazione in merito all’esito di un colpo che conclude il punto, ma rappresentano solo un sottoinsieme di colpi e una misurazione in qualche modo grezza rispetto a quella tipologia. Spesso desideriamo sapere più di quanto sia successo in conseguenza a un determinato colpo, vogliamo cioè sapere come è stato quel colpo e come si pone rispetto ad altri colpi della partita.

La qualità dei colpi

Fa il suo ingresso il concetto di qualità dei colpi. La qualità è un aspetto che ogni colpo possiede, sia esso un vincente o un colpo di ribattuta. Per misurare la qualità dei colpi più importanti nel tennis – servizio, dritto e rovescio – abbiamo creato un database di prova a livello di singolo colpo che assegni una valutazione sull’esito di ciascuno di essi rispetto a quanto vincente sia stato o quanto invece sia stato un errore.

Modelli di apprendimento automatico

Una volta stabilita questa distinzione per un campione di colpi significativo, abbiamo usato dei modelli di apprendimento automatico per determinare il legame tra parametri quali velocità, accuratezza, altezza e punto di impatto di un colpo e la valutazione del colpo stesso, introducendo variazioni incrementali fino a che non si è trovato un modello con un buona precisione di classificazione.

Si è poi applicato tale modello a qualsiasi colpo per ottenere una previsione per ogni possibile tipologia di valutazione (ad esempio, un vincente diretto, un errore forzato, etc). Presa la somma di ogni valutazione e la sua probabilità rispetto a tutte le possibili valutazioni, si è ottenuto il punteggio complessivo di un colpo. Per stimare la bravura di un giocatore, viene considerata la media rispetto ai suoi punteggi.

Visto che ci si riferisce a valori medi, è possibile che un giocatore con un punteggio più alto in qualità non sia necessariamente quello con risultati migliori. Questo perché si omette il contesto di un colpo e se il tipo di colpo sia stata una decisione valida o una sbagliata, fattori che potrebbero essere fondamentali per differenziare due giocatori di estremo talento come nella partita di quarto turno vinta da Rafael Nadal su Gael Monfils.

Servizio, dritto, rovescio

Tuttavia, anche senza questo aspetto, ritengo che la qualità media sia un elemento interessante perché aiuta a individuare le caratteristiche tipiche dei colpi di un giocatore e se lo stesso faccia meglio in un determinato colpo in media rispetto agli altri giocatori.

Utilizzando tre modelli diversi – per il servizio, il dritto e il rovescio – siamo in grado di mettere a confronto la qualità dei colpi agli Australian Open 2017 per i giocatori che hanno raggiunto i quarti di finale. I valori sono rapportati al punteggio storicamente più alto delle ultime cinque edizioni del torneo, ad esempio quello di John Isner al servizio. Un punteggio di 100 indica un giocatore che si esprime sugli stessi livelli della migliore prestazione nel recente passato.

Uomini

Per quanto riguarda il tabellone maschile, Stanislas Wawrinka è il giocatore con la qualità dei colpi complessivamente più alta, come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). È anche il primo ad aver raggiunto le semifinali dopo aver sconfitto Jo Wilfried Tsonga. Gran parte del suo vantaggio sembra arrivare dal rovescio, colpo nel quale gli altri giocatori hanno avuto più problemi (specialmente Nadal), probabilmente a causa della velocità della superficie di quest’anno. Milos Raonic e Roger Federer sono rispettivamente secondo e terzo, ciascuno con un buon margine sul servizio e sul dritto.

IMMAGINE 1 – La qualità dei colpi per i giocatori ai quarti di finale del singolare degli Australian Open 2017

Donne

In campo femminile, la giocatrice che si è più distinta è Mirjiana Lucic, la 34enne che può ringraziare il dritto per non averla abbandonata nella sua rincorsa al titolo totalmente inaspettata. È infatti il dritto che la sta facendo emergere dalle altre giocatrici, come mostrato nell’immagine 2. Sorprendentemente, Serena Williams ha il punteggio più basso di questo gruppo, con Venus Williams al terzo posto. Mentre il servizio di Serena è stato alla pari o sopra a quello delle avversarie, è la qualità del suo rovescio a essere sinora inferiore.

Anche se è ancora tutto aperto per il proseguo del torneo (come noto, vinceranno il titolo Federer e Serena, n.d.t.), questi punteggi sono un’indicazione di quali punti di forza e debolezza, relativa, attendersi nelle prossime partite.

IMMAGINE 2 – La qualità dei colpi per le giocatrici ai quarti di finale del singolare degli Australian Open 2017

AO 2017 Quarterfinalist Shot Quality

I maestri di marzo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’8 marzo 2012 – Traduzione di Edoardo Salvati

Non generano esattamente lo stesso moto di eccitazione incontrollata del March Madness, il torneo a eliminazione diretta che annualmente nel mese di marzo assegna il titolo di campione del massimo livello collegiale di basket negli Stati Uniti.

Ma l’Indian Wells Masters e il Miami Masters, anch’essi disputati a marzo, rappresentano un passaggio unico nella stagione tennistica. Anche se le condizioni di gioco sono diverse ai lati opposti del paese, in entrambi i casi il caldo è intenso, e molti dei giocatori riprendono a giocare partite importanti dagli Australian Open.

Chi ha ottenuto i risultati migliori a Indian Wells e Miami

Ho utilizzato il database di TennisAbstract per individuare i giocatori che hanno ottenuto i risultati migliori nel corso della loro carriera in questi due eventi. La tabella mostra i 20 giocatori in attività con la percentuale di vittorie più alta in aggregato, con almeno 17 partite giocate (escludendo così quelli che hanno ben figurato in un paio di occasioni, come ad esempio Somdev Devvarman, con il 70% in 10 sole partite). I dati sono aggiornati alla vigilia dell’Indian Wells Masters 2017, n.d.t.

           IW    Mia   Tot   Tot P. 
Giocatore  V-S   V-S   V-S          Tit/Fin %Vitt 
Djokovic   47-6  42-5  89-11  100    11/13  89.0  
Federer    52-11 44-13 96-24  120     6/9   80.0  
Nadal      48-9  35-12 83-21  104     3/5   79.8  
Murray     25-11 28-9  53-20  73      2/3   72.6  
Del Potro  17-6  14-8  31-14  45      0/1   68.8  
Raonic     16-6  10-6  26-12  38      0/1   68.4  
Berdych    20-12 30-12 50-24  74      0/1   67.5  
Thiem      4-3   7-3   11-6   17            64.7  
Isner      20-9  12-9  32-18  50            64.0  
Tsonga     13-8  17-9  30-17  47            63.8  
Dolgopolov 10-6  11-6  21-12  33            63.6  
Ramos      7-4   7-4   14-8   22            63.6
Goffin     5-3   9-5   14-8   22            63.6
Nishikori  7-8   17-7  24-15  39      0/1   61.5
Ferrer     10-12 31-14 41-26  67      0/1   61.1
Anderson   9-7   12-7  21-14  35            60.0 
Haas       23-13 11-11 34-24  58            58.6
Wawrinka   17-9  7-8   24-17  41            58.5
Simon      13-10 16-11 29-21  50            58.0
...
Cilic      9-9   9-8   18-17  35            51.4

Juan Martin Del Potro è il giocatore meglio posizionato a non aver mai vinto un titolo (una finale all’Indian Wells Masters 2013 persa contro Rafael Nadal, n.d.t.). Dei primi 10 giocatori dell’attuale classifica mondiale, solamente tre non figurano tra le migliori percentuali di vittorie, Kei Nishikori al 15esimo posto con il 61.5%, Stanislas Wawrinka al 19esimo posto con il 58.5% e Marin Cilic al 33esimo con il 51.4%.

Who Excels at the March Masters?