Il mito del primo incontro e delle sue insidie – Gemme degli US Open

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 3 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il sesto articolo della serie Gemme degli US Open.

Al secondo turno degli US Open 2015, Roger Federer e Stanislas Wawrinka devono affrontare due avversarsi che non hanno mai incontrato in una partita ufficiale. Nel caso di Federer, l’avversario è Steve Darcis, trentunenne alla 22esima apparizione in uno Slam, con un gioco impostato sul servizio e volée. Wawrinka giocherà con Hyeon Chung, diciannovenne solo per la seconda volta in uno Slam, con un gioco moderno da fondo.

Pur con le debite differenze, sia Federer che Wawrinka si troveranno di fronte un avversario nuovo, con rotazioni e angoli leggermente differenti, e uno stile di gioco per loro inedito. Nell’introduzione della telecronaca della partita è probabile che sentiremo dire questo dai commentatori, qualcosa di simile a “Non importa quale sia la classifica, non è mai facile giocare contro un avversario per la prima volta. Probabilmente lui (Federer o Wawrinka) ha guardato dei video, ma in campo le cose si svolgono diversamente”.

Come qualsiasi giocatore di circolo può confermare, è tutto vero. Ma importa? Dopo tutto, entrambi i giocatori devono affrontare un avversario contro cui non hanno mai giocato prima. Sebbene Darcis, ad esempio, abbia guardato molti più video su Federer di quanti non ne abbia visti Federer su di lui, non è diverso anche per lui essere in campo e giocarci dal vivo per la prima volta?

Cercare di leggere un cliché con il buon senso non ci porta molto lontano. Proviamo allora a usare qualche numero.

La matematica è insidiosa, non queste partite

Quando si parla di “primi incontri insidiosi” ci si riferisce solitamente alle partite tra una stella e un nuovo arrivato o tra una stella e un giocatore navigato. Quando si scontrano due nuovi arrivati o due giocatori navigati non c’è lo stesso fermento. Per questo ho ridotto l’analisi alle partite, degli ultimi quindici anni, tra i primi 10 del mondo e avversari fuori dalle teste di serie.

Siamo in presenza di un campione piuttosto corposo di quasi 7000 partite. Circa 2000 di queste sono stati primi incontri. Anche se le partite non vanno temporalmente oltre l’anno 2000, ho comunque controllato i dati degli anni ’90, tra cui i tornei Challenger, per assicurarmi che si trattasse davvero di “primi incontri”.

Andiamo con ordine. I primi 10 hanno vinto l’84.6% di queste partite e conoscere in dettaglio i loro avversari non fa molta differenza. Il record quando hanno affrontato una wild card è quasi identico, come lo è in presenza di un qualificato.

Percentuale in parte influenzata dall’età

La percentuale di successo del primo incontro è in parte influenzata dall’età. Quando uno dei primi 10 gioca per la prima volta contro un avversario non più grande di 24 anni, vince l’84.6% delle parte. Contro giocatori che hanno almeno 24 anni, la frequenza sale a 88%. È una conferma di quanto ci attendessimo: un nuovo arrivato come Chung o Borna Coric ha più probabilità di dare grattacapi a uno dei primi dieci di quanto non faccia un giocatore come Darcis o Joao Souza, battuto al primo turno da Novak Djokovic.

Il primo incontro

La percentuale complessiva di 86.4% non rende giustizia a giocatori come Federer. Da giocatore tra i primi 10, Federer ha vinto il 95% delle partite contro primi avversari, perdendone solo 8 su 167. Djokovic, Rafael Nadal e Andy Murray sono appena dietro, ciascuno con percentuali di circa il 93%.

Qualsiasi sia il parametro di paragone ipotizzabile, il primo incontro è la tipologia di partita più facile per i giocatori di vertice.

Il primo incontro con giocatori non teste di serie

Il più ampio (sebbene approssimato) gruppo di controllo consiste nelle partite inedite tra primi 10 e giocatori fuori dalle teste di serie, che i favoriti hanno vinto nel 76.9% dei casi. Federer e Djokovic ne vincono il 91%, Nadal è all’89% e Murray all’86%. In tutti questi raffronti, i primi incontri sono più favorevoli al giocatore con la classifica più alta.

Il primo incontro e la rivincita

Un gruppo di controllo più specifico riguarda i primi incontri a cui è seguita una rivincita. In questa circostanza, possiamo mettere a confronto la percentuale di vittoria nella prima partita e la corrispondente nella seconda, avendo così rimosso molta della parzialità del campione più ampio precedentemente considerato.

Con avversari contro cui hanno giocato nuovamente, i primi 10 del mondo hanno vinto l’85.1% delle prime partite. Nelle seconde partite, la percentuale è scesa all’80.2%. È difficile trovare una spiegazione precisa al motivo di questo decremento – in parte può essere che i giocatori sfavoriti abbiano migliorato il loro gioco o imparato qualcosa dal primo incontro – ma per usare una chiave di lettura più debole sul tema, la diminuzione percentuale non fornisce alcuna prova del fatto che le prime partite siano quelle difficili.

A prescindere dalla bravura dell’avversario, è possibile che le prime partite siano insidiose, perché serve più tempo per prendere le misure con giocatori mai incontrati prima, e che gli sfavoriti abbiano più probabilità di vincere il primo set o almeno di arrivare fino al tiebreak. Si pensa più facilmente a un tipo di spiegazione come questa quando un primo incontro risulta essere più equilibrato del previsto.

Immunità alle insidie da parte dei giocatori di vertice

Ci sia o non ci sia un fondo di verità, il risultato finale è lo stesso. I giocatori di vertice sembrano generalmente immuni a qualsivoglia elemento insidioso che l’incontro con un nuovo avversario può riservare, e vincono quel tipo di partite con una frequenza maggiore di qualsiasi altro insieme di partite a queste paragonabili.

I tifosi di Federer possono stare tranquilli. La maggior parte delle sue sconfitte nei primi incontri sono arrivate da giocatori che hanno poi avuto una carriera eccellente: Mario Ancic, Guillermo Canas, Gilles Simon, Tomas Berdych e Richard Gasquet.

L’ultima sconfitta in un primo incontro è stata quella in tre tiebreak al cardiopalmo contro Nick Kyrgios al Madrid Masters, solamente la terza in una decade. In qualità di promessa emergente, Kyrgios si inserisce perfettamente nel gruppo dei giocatori che hanno sconfitto Federer al primo incontro. Sembra proprio invece che Darcis sia un avversario che Federer troverà chiaramente non insidioso (vincendo poi infatti con il punteggio di 6-1 6-2 6-1; Wawrinka vincerà la sua partita con Chung meno nettamente per 7-6(2) 7-6(4) 7-6(6), n.d.t.).

The Myth of the Tricky First Meeting