Quanto conta l’altezza nel tennis maschile?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 4 settembre 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’altezza conta, ovviamente. In media, i giocatori più alti sono in grado di servire con più velocità e con maggiore efficacia dei giocatori più bassi. E, solitamente, i giocatori più bassi riescono a ottenere risultati sul circuito ATP grazie a un gioco in risposta migliore e a una maggiore abilità negli spostamenti rispetto ai colleghi più alti.

La saggezza popolare tennistica considera l’altezza un vantaggio, ma fino a un certo punto. Qualche centimetro sopra a 1,83 metri (6 piedi o 6’0”) – tra 185 cm (6’1”) e 191 cm (6’3”) – va bene, molto oltre quell’intervallo diventa troppo. Nella storia della classifica ufficiale, nessun giocatore più alto di 193 cm (6’4”, Marat Safin) è diventato numero 1.

La sorprendente presenza di Diego Schwartzman, alto 170 cm (5’7”), nei quarti di finale degli US Open 2017 ha portato il tema alla ribalta, anche se esperti e tifosi ne parlano in continuazione. È l’argomento ideale per una semplice analisi statistica eppure, come succede spesso nel tennis, sono proprio questo tipo di ricerche a non figurare nelle conversazioni. Cerchiamo di porre rimedio.

Quando dico semplice, è quello che davvero intendo. Tutti sanno che i giocatori più alti servono un numero maggiore di ace dei più bassi. Ma quanti di più? Che forza possiede il legame tra l’altezza e, ad esempio, i punti vinti sulla prima di servizio?

Relazione tra altezza e nove diverse statistiche

In questo articolo mostrerò la relazione tra l’altezza e nove diverse statistiche, dal record complessivo di partite vinte a numeri specifici per il servizio e la risposta.

Per definire il campione da esaminare, ho considerato – nel periodo tra il 1998 e il 2017 – le stagioni di quei giocatori con 25 anni di età e almeno 30 partite giocate nel circuito maggiore (ho preso solo una stagione per giocatore in modo da evitare che i giocatori migliori dalle carriere più lunghe avessero una rappresentazione eccessiva).

Si ottengono così 156 stagioni-giocatore, da Hicham Arazi e Greg Rusedski nel 1998 a Schwartzman e Jack Sock nel 2017. Non ci sono molti giocatori agli estremi, quindi ho messo insieme tutti i giocatori non più alti di 173 cm (5’8”) e poi, in un altro gruppo, tutti i giocatori alti almeno 196 cm (6’5”). Ho fatto la stessa cosa anche per i giocatori alti 178 cm (5’10”) con quelli alti 175 cm (5’9”), visto che solo quattro giocatori alti 178 cm figuravano nel campione.

In questo modo si hanno nove “gruppi di altezza”: uno per ogni 2.5 cm circa (1 piede) tra 170 cm e 196 cm, tranne appunto l’altezza di 178 cm (il sito ufficiale dell’ATP indica l’altezza di un giocatore in metri, ma il database deve possederla anche in piedi, perché a ogni altezza in centimetri corrisponde un numero intero espresso in piedi: nessun giocatore ad esempio è indicato con un’altezza di 174 cm o 5’8.5”).

L’altezza di alcuni giocatori è certamente superiore a quella effettiva, come spesso accade tra atleti e in determinate organizzazioni (come le franchigie della NBA ad esempio, n.d.t.), ma dobbiamo arrangiarci con le informazioni disponibili, nell’ipotesi che siano divergenze tra loro abbastanza coerenti.

Relazione con la percentuale di vittorie

Iniziamo con le partite vinte, il più basilare indicatore di successo nel tennis. In questo caso è ragionevole evidenziare l’esistenza di una relazione forte, anche se il gruppo di giocatori alti 185 cm è efficace quasi quanto l’insieme dei più alti. In ognuno dei grafici che seguono, l’altezza è riportata sull’asse delle ascisse in centimetri, da 173 cm (il gruppo con al massimo quell’altezza) a 196 cm (il gruppo con quell’altezza minima).

A livello di singolo punto

Esiste una relazione simile, anche se leggermente più debole, a livello di singolo punto. Considerando che una variazione ridotta nel numero di punti si traduce in una grande differenza nel numero di partite vinte (nel caso più estremo, vincere il 55% dei punti porta a quasi il 100% la probabilità di vincere la partita), non siamo di fronte a una sorpresa. A livello di intera partita, la correlazione è r^2= 0.38, mentre a livello di singolo punto, come rappresentato dal grafico, r^2 = 0.27.

(Il motivo per cui tutte le medie sono sopra al 50% risiede nel fatto che il campione è limitato a quelle stagioni-giocatore con almeno 30 partite, un buon numero delle quali è contro avversari che non giocano regolarmente sul circuito maggiore, e i giocatori che invece lo fanno – vale a dire quelli inseriti nel campione – ne vincono una parte considerevole.)

Statistiche relative al servizio

Le nostre supposizioni vengono confermate. I giocatori più alti sono più efficaci al servizio, con un divario enorme, che va dal 60% dei punti vinti al servizio per i giocatori più bassi fino a circa il 70% per il più alti.

Per quanto questa relazione sia forte (r^2 = 0.81), la relazione tra altezza e frequenza di ace è ancora più forte, pari a r^2 = 0.83.

Gli ace però non rappresentano l’immagine completa, perché la statistica con la correlazione più forte rispetto all’altezza è il numero di punti vinti con la prima di servizio (r^2 = 0.92), come mostrato dal grafico.

È a questo punto che le cose iniziano a farsi interessanti. Quasi ogni piede, o 2.5 cm circa, aggiuntivo di altezza rende un giocatore più efficace sulla prima di servizio, ma gli avversari riescono a gestire con molta più facilità la seconda di servizio dei giocatori alti. Rimane una modesta correlazione con l’altezza (r^2 = 0.18), ma è la più debole tra tutte le statistiche introdotte in quest’analisi.

No vantaggi significativi sulla seconda

Essere alti è un vantaggio, come è facile rendersene conto quando John Isner serve quasi con noncuranza un ace sulla seconda lontano dalla possibile risposta dello sfortunato avversario. A eccezione del gruppo dei più alti, non ci sono vantaggi significativi sulla seconda di servizio.

Giocatori alti 193 cm vincono lo stesso numero di punti sulla seconda di servizio di giocatori alti 175 cm. Questo non significa che la seconda di servizio dei giocatori più bassi sia necessariamente della stessa qualità di quelli più alti – anzi, probabilmente non lo è – ma solo che i giocatori più bassi possiedono generalmente altre capacità su cui fare affidamento nei punti giocati sulla seconda di servizio, che normalmente hanno una durata più lunga.

Per la finalità di questa ricerca, non è così importante sapere come i giocatori più bassi riescano a cancellare il vantaggio dettato dall’altezza dei loro avversari nella risposta alla seconda di servizio, ma solo che siano chiaramente in grado di farlo.

Statistiche relative alla risposta

Non ci sarebbe di cui parlare su questo argomento – e allo stesso modo David Ferrer non riceverebbe molto probabilmente un posto nella Hall of Fame – se la relazione inversa tra altezza e efficacia alla risposta non fosse quasi altrettanto forte di quella positiva tra altezza e bravura al servizio.

La parola chiave in questo caso è “quasi”. La relazione tra altezza e totale dei punti vinti alla risposta è forte (r^2 = 0.74) quasi quanto quella tra altezza e totale dei punti vinti al servizio, ma non così tanto.

Schwartzman sta cercando di fare più di quanto gli spetti per mantenere il lato sinistro della curva sui valori mostrati dal grafico: è allo stesso tempo il più basso tra i primi 50 del mondo e il migliore alla risposta.

Sulla prima

Sui punti giocati sulla prima di servizio però, c’è uno sforzo massimo che anche il giocatore alla risposta può produrre: i più bassi conservano si un vantaggio, ma è meno consistente. La relazione è leggermente più debole, pari a r^2 = 0.63.

Sulla seconda

Ne consegue quindi che la relazione tra altezza e punti vinti alla risposta sulla seconda di servizio deve essere più forte, pari a r^2 = 0.77.

I grafici relativi ai punti complessivamente vinti alla risposta e ai punti vinti alla risposta sulla prima di servizio evidenziano con estrema chiarezza il divario negativo che i giocatori più alti subiscono dal resto del gruppo.

I grafici in realtà esaltano la differenza più del dovuto, perché ho inserito nello stesso gruppo i giocatori alti a partire da 196 cm (fino a 210 cm o 6’11”), e gli Isner del tennis (208 cm o 6’10”) sono significativamente meno efficaci di giocatori come Marin Cilic (198 cm o 6’6”).

Tuttavia, troviamo molte conferme della saggezza popolare tennistica per cui un altezza tra i 188 cm (6’2”) e i 190 cm permette ai giocatori di rimanere efficaci in entrambi gli aspetti del gioco, di fronte allo svantaggio legato a un aumento dell’altezza, anche lieve.

Una nota in merito all’effetto di selezione del campione

È facile lasciarsi andare ad affermazioni del tipo: “I giocatori più bassi sono migliori nel gioco alla risposta”. Quello che si vuole in realtà dire è: “Dei giocatori stabilmente attivi nel circuito maggiore, quelli più bassi sono più bravi alla risposta.” E devono esserlo, perché è quasi impossibile per loro servire con la stessa efficacia dei giocatori di vertice. Se sono riusciti a entrare tra i primi 50, devono aver sviluppato un gioco alla risposta di altissimo livello. Più è basso un giocatore, più è probabile che questo sia vero.

Lo stesso ragionamento diventa però sostanzialmente più debole se scendiamo di un paio di pioli nella scala delle capacità tennistiche. Nel tennis giocato a livello universitario (americano), è comunque ancora un vantaggio essere alti – come Isner può testimoniare – ma un giocatore dell’altezza di Benjamin Becker, 178 cm, può servire con la stessa precisione di quasi tutti gli avversari che incontrerà nei tornei di quella fascia.

Un’altra nota in merito all’effetto di selezione del campione

La scelta di utilizzare la stagione relativa al venticinquesimo anno di ogni giocatore potrebbe sottostimare il talento sia dei giocatori bassi che di quelli alti.

È possibile infatti che determinati stili di gioco portino a raggiungere il picco del proprio tennis prima o dopo quella data, a voler dire che i giocatori più alti potrebbero essere migliori a 25 anni mentre i giocatori più bassi potrebbero essere superiori a 28 anni.

Esistono evidenze a supporto di entrambe le tesi, quindi ritengo che non sia una problematica così rilevante, ma è certamente degna di approfondimento.

Per un’ulteriore lettura, recentemente Wiley Schubert Reed su TennisAbstract si è domandato se il tennis del futuro sarà dominato dai giocatori più alti.

How Much Does Height Matter in Men’s Tennis?