Le sospensioni di una partita incidono sull’esito finale?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’8 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

La pioggia intermittente e la scarsa visibilità della sera hanno costretto gli organizzatori del Roland Garros 2018 a rinviare diverse partite, tra cui i quarti di finale della parte bassa del tabellone maschile.

Si ha spesso l’impressione che, in presenza di interruzioni di questo tipo, sia più probabile assistere a inversioni totali o variazioni significative nel punteggio. Possediamo dati a conferma dell’incidenza di una o più sospensioni di gioco?

La pioggia ha creato trambusto in molte edizioni del Roland Garros. Il 2016 è stato uno degli anni più difficili in assoluto, con intere sessioni cancellate. Anche se nel 2018 si è riusciti a giocare con regolarità, alcuni passaggi di forte pioggia hanno comportato la sospensione di molte partite, otto nel tabellone maschile e due in quello femminile.

È difficile avere a disposizione dati storici sulla sospensione o il rinvio delle partite. Il numero di sospensioni del 2018 però è già superiore al numero complessivo di partite interrotte tra il 2014 e il 2017.

Con l’aumentare quest’anno del numero di partite sospese, specialmente per gli uomini, è immediato chiedersi quale impatto possa aver avuto l’interruzione sullo svolgimento e quali giocatori possano averne beneficiato o subìto le conseguenze.

Le partite sospese sono lunghe

Analizzando le statistiche delle dodici partite maschili che sono terminate dopo una sospensione (a esclusione dei ritiri durante la partita) al Roland Garros tra il 2016 e il 2018, il primo aspetto che emerge è la durata.

Rispetto alle partite maschili nello stesso periodo conclusesi regolarmente, la maggior parte di quelle sospese rientra nel 50% superiore di durata (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Numero di punti totali giocati in partite sospese e non sospese al Roland Garros tra il 2016 e il 2018

Una partita non sospesa negli ultimi tre anni è durata in media 200 punti, mentre nelle partite sospese sono stati giocati mediamente 260 punti.

Meno chiaro è se l’interruzione stessa prolunghi il gioco. La spiegazione più probabile è che partite che in ogni caso sarebbero durate a lungo sono proprio quelle con la più alta possibilità di essere interrotte.

Capovolgimenti di fronte

Quando una partita viene interrotta si sente spesso dire che ci si può aspettare una variazione nel vantaggio psicologico associato all’andamento del punteggio.

I commentatori tendono a scoraggiare il giocatore che è in vantaggio dall’interrompere la partita a meno di impedimenti oggettivi, nella convinzione che è più probabile che poi perda il vantaggio se si termina la partita il giorno dopo.

La variazione di punteggio dopo una sospensione della partita è più probabile di una variazione dopo che si è giocato per una durata simile in una partita che si svolge con regolarità? Quanto successo nei quarti di finale tra Rafael Nadal e Diego Schwartzman suggerisce questo, ma forse si sarebbe verificato comunque a prescindere dall’interruzione per pioggia.

Visto che la maggior parte delle sospensioni in una partita maschile accade intorno ai 100 punti, possiamo confrontare le statistiche di una partita regolare prima e dopo il centesimo punto per avere un’idea sulla presenza di variazioni insolite nel caso delle partite che sono state sospese.

L’immagine 2 mostra le situazioni di inversione di punteggio subite dal giocatore al comando, tali da comportare un sconfitta finale.

IMMAGINE 2 – Impatto della sospensione sul giocatore in vantaggio nelle partite di singolare maschile del periodo dal 2016 al 2018

Nelle partite senza sospensioni, questo tipo di inversione si è verificato in media nel 23% delle partite di singolare maschile tra il 2016 e il 2018. Per le partite sospese, la media è del 31%, con un aumento quindi del 30%.

Considerato il numero ridotto di partite sospese, è necessaria estrema cautela nell’attribuire valore alla media, ma siamo comunque in presenza di un incremento minimo sfavorevole nel cambio di punteggio per il giocatore al comando.

Cambio di conduzione

Nelle partite con sospensioni, i giocatori che finiscono per emergere vincitori beneficiano di un aumento medio di cinque punti percentuali nei punti vinti dopo l’interruzione rispetto a quelli vinti prima. Si tratta di una variazione maggiore rispetto al 75% dei vincitori di partite senza interruzioni prima e dopo un numero simile di punti giocati.

IMMAGINE 3 – Variazione del vincitore in termini di punti vinti dopo la sospensione nelle partite di singolare maschile del periodo dal 2016 al 2018

Nadal è Julien Benneteau sono i due giocatori che quest’anno hanno ricevuto il maggior beneficio in termini di punti vinti dopo una sospensione. Jeremy Chardy invece è stato uno dei pochi a subire l’effetto opposto, pur essendosi portato così avanti nel punteggio da ottenere comunque la vittoria.

Sia Nadal che Benneteau erano indietro di un set al momento della sospensione, mentre Chardy era avanti due set a zero.

Sembra esserci dunque evidenza a conferma dell’impressione che le sospensioni di una partita incidano sull’esito finale e sul rendimento dei giocatori. Se così fosse, c’è una ragione in più per aspettare con ansia negli anni a venire l’inaugurazione al Roland Garros del nuovo stadio Chatrier provvisto di tetto.

Does Interrupting a Match Impact the Outcome?

Tutto quello che avete sempre desiderato sapere sul cammino di Cecchinato verso la semifinale del Roland Garros

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 7 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Quando all’inizio del Roland Garros 2018 un venticinquenne giocatore italiano di nome Marco Cecchinato ha sconfitto Marius Copil, qualcuno può aver notato che fosse una delle partite più lunghe del primo turno. E così è stato, perché con 3 ore e 41 minuti di gioco si è trattato della quinta più lunga tra le 64 partite inaugurali.

Sono abbastanza certo però che nessuno credeva che il vincitore avrebbe fatto molta strada nel tabellone. Quanto poco ne sapevamo!

La rarità del risultato

Dopo l’inattesa vittoria in quattro set nei quarti di finale contro un Novak Djokovic che ha pur dato battaglia – con le quote che davano a Cecchinato l’11% di probabilità – in molti su Twitter hanno sottolineato la rarità di questo risultato.

Vista la limitazione di contesto di un tweet, ero curioso di sapere quante volte un’occorrenza di questo tipo si è verificata in passato. Sono riuscito quindi a catalogare un elenco più completo dei fatti esposti nei seguenti tweet (tradotti per comodità direttamente in italiano, n.d.t.).

La prima e più ovvia domanda è: quando è stata l’ultima volta che un giocatore con una classifica bassa come Cecchinato ha raggiunto la semifinale di uno Slam?

La tabella riepiloga i giocatori fuori dai primi 70 della classifica che sono approdati a una semifinale Slam. Le righe in grassetto indicano le semifinali al Roland Garros.

Torneo  Giocatore    Classifica   Turno
RG 18	Cecchinato   72	          SF?
W  08	Schuettler   94	          SF
W  08	Safin	     75	          SF
AO 04	Safin	     86 	  F
W  01	Ivanisevic   125	  W
W  00	Voltchkov    237	  SF
RG 99	Medvedev     100	  F
AO 99	Lapentti     91	          SF
AO 98	Escude	     81	          SF
W  97	Stich	     88	          SF
RG 97	Dewulf	     122	  SF
RG 92	Leconte	     200	  SF
UO 91	Connors	     174	  SF
AO 91	P. Mcenroe   114	  SF

Come evidenziato anche nel tweet, le più recenti prestazioni di Rainer Schuettler e Marat Safin paragonabili a quella di Cecchinato sono arrivate dopo che i due giocatori erano già entrati tra i primi 10 del mondo.

È stato Vladimir Voltchkov – raggiungendo la semifinale a Wimbledon 2000 – l’ultimo giocatore che ha ottenuto un risultato simile non avendo in precedenza toccato il suo massimo nella classifica ufficiale (nella prima versione di questo articolo ho erroneamente affermato che fosse la vittoria di Goran Ivanisevic a Wimbledon 2001 il risultato più simile a quello di Cecchinato. Però nel 2001 Ivanisevic aveva già toccato il suo massimo in classifica, mentre Cecchinato non lo ha ancora fatto. Grazie a @rtwkr per averlo notato).

La prima vittoria in uno Slam

Un altro aspetto che rende unica l’impresa di Cecchinato è il fatto di non aver mai vinto, prima dell’inizio del Roland Garros, nemmeno una partita in nessun torneo Slam.

La tabella riepiloga i giocatori che hanno vinto la prima partita in uno Slam vincendone poi altre nello stesso torneo. Per evitare un elenco eccessivamente ridotto, ho ampliato la selezione a quei giocatori capaci di raggiungere almeno i quarti di finale dello stesso Slam in cui avevano vinto la prima partita. La colonna “Tentativi” indica il numero di presenze in un tabellone principale accumulate prima di ottenere la prima vittoria.

Torneo  Giocatore    Classifica   Turno  Tentativi
RG 18	Cecchinato   72	          SF?	 6
AO 18   Sandgren     97	          QF	 3
RG 03	Verkerk      46	          F	 3
W  00   Popp         114	  QF	 2
W  97	Kiefer       98	          QF	 3 
RG 97	Blanco	     111	  QF	 4
W  96	Radulescu    91	          QF	 1
RG 95	Costa	     36	          QF	 4
RG 94   Dreekmann    89	          QF	 2
AO 93	Steven	     71	          QF	 1

Con l’eccezione significativa di Martin Verkerk che nel 2003 è arrivato in finale a Parigi alla terza partecipazione, raramente un giocatore ha superato i quarti di finale dopo la prima vittoria in assoluto nello stesso Slam.

C’è stato comunque qualcuno in grado di vincere quattro partite di seguito, specialmente negli anni ’90. Pur non essendo nell’elenco, è rimarchevole il percorso di Mikael Pernfors al Roland Garros 1986: arrivò in finale alla sua prima partecipazione al tabellone principale grazie alla 26esima posizione in classifica, pur non avendo mai vinto fino a quel momento una partita in un torneo dello Slam.

Gli italiani recenti negli Slam

Se si guarda ad altri recenti giocatori italiani negli Slam, vengono in mente solo Fabio Fognini, Andreas Seppi, Simone Bolelli e Paolo Lorenzi. Con 150 presenze nel tabellone principale del singolare maschile, questo quartetto ha raggiunto i sedicesimi solo dieci volte e una volta i quarti di finale (Fognini al Roland Garros 2011). Cecchinato è il primo italiano nelle semifinali di uno Slam degli ultimi quarant’anni.

La tabella riepiloga tutti i giocatori italiani che sono riusciti a superare i sedicesimi in uno Slam nell’era Open.

Torneo  Giocatore     Turno
RG 18	Cecchinato    SF?
RG 11	Fognini	      QF
W  98	Sanguinetti   QF
RG 95	Furlan	      QF
AO 91	Caratti       QF
RG 80	Barazzutti    QF
W  79   Panatta	      QF
RG 78	Barazzutti    SF
UO 77	Barazzutti    SF
RG 77	Panatta	      QF
RG 76	Panatta	      W
RG 75	Panatta	      SF
RG 73	Bertolucci    QF
RG 73	Panatta	      SF
RG 72	Panatta	      QF

Anche se sembra che i giocatori italiani abbiano rendimenti migliori sulla terra battuta, dal 1978 nessuno tra loro è arrivato in semifinale di uno Slam. Anche il quarto di finale ottenuto da Fognini nel 2011 è stato il primo dopo tredici anni. Cecchinato è a una sola vittoria dal diventare il primo finalista italiano in uno Slam dal 1976.

Cecchinato è entrato nel tabellone principale senza essere una testa di serie. Osservando i giocatori arrivati a una semifinale Slam senza la testa di serie, troviamo un interessante dinamica.

Torneo  Giocatore       Turno
RG 18	Cecchinato  	SF?
AO 18	H. Chung	SF
AO 18	Edmund		SF
W  08	Schuettler	SF
W  08	Safin		SF
RG 08	Monfils		SF
AO 08	Tsonga	        F
UO 06	Youzhny		SF
W  06	Bjorkman        SF
AO 06	Baghdatis	F
UO 05	Ginepri		SF
RG 05	Puerta		F
W  04	Ancic		SF
RG 04	Gaudio		W
AO 04	Safin		F
W  03	Philippoussis	F
RG 03	Verkerk		F
AO 03	Ferreira	SF
W  01	Ivanisevic	W
UO 00	Martin		SF
W  00	Voltchkov	SF
RG 00	Squillari	SF

Dal 2008, è solo la terza volta che un giocatore fuori dalle teste di serie raggiunge la semifinale, e sono capitate tutte nel 2018. Sembra quindi che dovremmo nuovamente abituarci a vedere nomi nuovi in fondo alla seconda settimana di gioco di uno Slam.

Semifinali con rovescio a una mano

Da ultimo, analizziamo le semifinali Slam tra giocatori con il rovescio a una mano. Si è già parlato di quanto questo colpo sia diventato un’eccezione, e quindi desta ancora più sorpresa trovare due giocatori in semifinale, anche se Dominic Thiem – l’avversario di Cecchinato, aveva iniziato la carriera giocando a due mani per poi passare a una sola.

Torneo  Giocatore 1     Giocatore 2
RG 18	Cecchinato  	Thiem
AO 17	Federer		Wawrinka
UO 15	Federer		Wawrinka
W  09	Federer		Haas
W  07	Federer		Gasquet
AO 07	Gonzalez	Haas
UO 04	Federer		Henman
UO 02	Sampras		Schalken
RG 02	Costa		Corretja
W  99	Sampras		Henman
UO 98	Rafter		Sampras
W  98	Sampras		Henman

Se tralasciamo Roger Federer e Stanislas Wawrinka, due giocatori che hanno riportato in auge il rovescio a una mano, l’ultima semifinale di uno Slam è stata quella tra Fernando Gonzalez e Tommy Haas agli Australian Open 2007. Prima di quella partita, Pete Sampras ha contribuito all’elenco per quattro volte su sei. Senza Federer e Sampras il mondo delle semifinali Slam tra rovesci a una mano sarebbe abitato da ben poche creature.

A prescindere dal risultato della semifinale, sappiamo già che pochi giocatori prima di Cecchinato sono riusciti a compiere la sua impresa, specialmente negli ultimi anni.

Difficile pensare che possa ripetersi anche a Wimbledon, dove beneficerà della testa di serie pur non avendo mai giocato vinto una partita sull’erba.

Detto questo, scommettere sulla sua stessa sconfitta al primo turno non sarebbe proprio una buona idea, ma almeno ci saranno molti più tifosi di quanti ce ne siano mai stati a vederlo giocare un primo turno (nel 2016, Cecchinato è stato squalificato per 18 mesi dalla Federazione italiana con un ammenda di 40.000 euro per il coinvolgimento in tre episodi di scommesse illegali relative alla sua partita di primo turno al Challenger di Mohammedia, in Marocco. Il mancato rispetto di un termine da parte della Federazione durante il processo di appello ha comportato la prescrizione delle accuse. Cecchinato ha quindi continuato a giocare in virtù di un tecnicismo, ma la sua vicenda potrebbe ancora essere oggetto di indagine da parte della Tennis Integrity Unit, l’organismo preposto alla lotta alla corruzione nel tennis, n.d.t.).

Everything You Always Wanted to Know About Marco Cecchinato’s Run to the Roland Garros Semifinal

La freschezza è un fattore al Roland Garros?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Raggiungendo i quarti di finale al Roland Garros 2018, Alexander Zverev non ha solo ottenuto il suo miglior risultato in un torneo dello Slam, ma è anche entrato in una stretta cerchia di 4 giocatori nell’era Open con almeno tre partite di cinque set prima dei quarti di finale.

Un ingresso così faticoso nella seconda settimana di gioco inciderà sulle sue possibilità di conquista del titolo? (Zverev ha poi perso contro Dominic Thiem con il punteggio di 6-4 6-2 6-1, mostrando chiari segni di stanchezza e un apparente infortunio alla coscia, n.d.t.)

Affaticamento da terra battuta

Superare la prima settimana del Roland Garros assume notoriamente i contorni di una battaglia. Quest’anno, Zverev ha portato l’asticella del tipico affaticamento da terra battuta di Parigi al livello successivo.

Solo 21 giocatori nell’era Open hanno giocato almeno 3 partite al quinto set fino ai sedicesimi compresi e gli ultimi ad averlo fatto sono stati Tommy Robredo e Gilles Simon nel 2013. Di questi 21 solo quattro, tra cui anche Robredo, sono riusciti ad arrivare ai quarti di finale: Zverev è diventato il quinto.

In termini di gioco effettivo, Zverev è rimasto in campo 718 minuti (poco meno di dodici ore). Rispetto alla durata media dei primi quattro turni di vincitori, finalisti, semifinalisti e giocatori ai quarti di finale del passato si tratta di un quasi tre ore in più (a partire dal 1996; il tempo di gioco infatti è pubblicamente disponibile solo per partite dalla metà degli anni ’90). Ed è anche più alto del tempo totale di gioco per il 90% delle partite di giocatori arrivati almeno ai quarti di finale.

IMMAGINE 1 – Media (e 90esimo percentile) dei minuti giocati fino ai sedicesimi compresi in funzione del risultato finale per il periodo dal 1996 al 2017

Oltre ad aver giocato 174 minuti in più di Thiem, Zverev è approdato ai quarti di finale con uno dei carichi di gioco più alti tra quelli di tutti i giocatori ai quarti di finale delle ultime 25 edizioni del Roland Garros.

Le prospettive di Zverev

Alla luce di questi numeri, è inevitabile chiedersi quale impatto possano aver subito le prospettive di Zverev per la vittoria del titolo.

Dalla metà degli anni ’90, tra i giocatori che hanno raggiunto i quarti di finale Zverev è al decimo posto per minuti di gioco effettivo nei primi quattro turni. In precedenza, è stato Albert Ramos quello a figurare più recentemente tra i primi dieci con più minuti di gioco, perdendo poi nei quarti di finale da Stanislas Wawrinka nel 2016.

IMMAGINE 2 – Maggior quantità di gioco effettivo (in minuti) nei primi quattro turni tra i giocatori arrivati ai quarti di finale per il periodo dal 1996 al 2018

Sei dei nove giocatori che precedono Zverev hanno perso nei quarti di finale. Se tutti loro avessero, arrivati a questo punto del torneo, la medesima possibilità di avanzare al turno successivo, ci si attenderebbe che quattro o cinque perdessero nei quarti di finale, due in semifinale, uno di essere il finalista e uno il vincitore.

Solo un giocatore che ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie è riuscito poi a vincere il torneo, cioè Rafael Nadal nel 2006 (è interessante che Nadal e un altro giocatore tra i dieci che più sono rimasti in campo, Juan Martin Del Potro, siano ancora nel tabellone del 2018 e si affronteranno in semifinale).

La singolarità di Nadal e l’alto numero di giocatori che sono usciti ai quarti di finale tra quelli con carico di gioco maggiore suggerisce che l’ascesa di Zverev al titolo sia vicina al momento in cui è costretto a tornare indietro.

Will Freshness be a Factor at the French Open?

Analisi di una rivalità da una partita che non c’è mai stata

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Serena Williams avrebbe dovuto giocare contro Maria Sharapova negli ottavi di finale del Roland Garros 2018, ma un infortunio subito durante il terzo turno l’ha costretta a ritirarsi dal torneo. L’analisi che segue prende spunto dalla possibilità di una partita che di fatto non c’è mai stata per individuare le ragioni di una rivalità a senso unico.

Con un record di 19 vinte e 2 perse (che salgono a 3 con il ritiro pre partita di Parigi) in molti si sono domandati quanto il predominio di Williams contro Sharapova sia alimentato da fattori che esulano dalla semplice qualità del gioco.

In questo articolo cercherò di valutare le componenti meno visibili della loro rivalità, sul cui interesse è spesso intervenuto per gli appassionati più il confronto tra personalità opposte che l’effettiva competitività delle partite.

Quanto, davvero, a senso unico?

In 21 partite giocate, Sharapova ha vinto solo due volte, entrambe nel 2004, l’anno in cui, da giovanissima, si è catapultata ai vertici del circuito. Colpisce quindi la successiva assenza di vittorie, considerando che in molte di quelle partite Sharapova era una delle migliori giocatrici del mondo. Quattro sconfitte sono arrivate quando era la numero 2 della classifica mondiale e Williams la numero 1, mentre in altre sei partite erano separate solo da una posizione.

Non sorprende quindi che queste statistiche abbiano dato adito alle teorie più disparate a spiegazione della mancanza di rivalità sul campo tra Williams e Sharapova. È uno scontro sfavorevole o Williams è più determinata nel voler vincere? A Sharapova manca la convinzione di poter vincere contro Williams?

La classifica di Williams non riflette il suo livello

Nessuna delle ipotesi prende in considerazione la possibilità che la classifica di Williams, come sembra sia stato anche per il Roland Garros 2018, non sia in grado di riflettere il livello qualitativo raggiunto in passato.

Se cerchiamo una misura più accurata della capacità di vincere di Williams quando ha giocato contro Sharapova, è possibile che le sue vittorie appaiano in realtà del tutto normali.

Utilizzando la valutazione Elo specifica per superficie, riusciamo a farci un’idea migliore di quanto improbabile, o probabile, sia stata ciascuna delle 19 vittorie di Williams.

L’immagine 1 mostra come – per la maggior parte degli scontri diretti con Sharapova – Williams ha avuto una percentuale di vittoria attesa oscillante tra il 60 e l’80%, quindi meno competitiva di quanto suggerisse la classifica (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). 

IMMAGINE 1 – Percentuale di vittoria attesa storica di Williams contro Sharapova

Quali considerazioni emergono sull’impressionante record di 19 vittorie in 21 partite?

Eseguendo una simulazione, possiamo calcolare la probabilità che un record di almeno 19 vittorie restituisca le percentuali di vittoria per Williams viste in precedenza.

L’immagine 2 mostra la distribuzione della probabilità del numero di vittorie ottenibili da Williams, nella quale 14 era l’occorrenza più probabile, anche considerando il vantaggio storico di Williams nelle partite contro Sharapova.

IMMAGINE 2 – Distribuzione delle vittorie di Williams contro Sharapova

La possibilità di accumulare almeno 19 vittorie è solo dell’1.5%. Sembra quindi che Williams sia andata ben oltre il rendimento atteso sulla base della valutazione Elo, facendo pensare che questa rivalità a senso unico non sia semplicemente riconducibile alla bravura.

L’impatto di Serena

Per capire meglio la prestazione eccezionale di Williams contro Sharapova o quella non altrettanto efficace nel caso opposto, si può utilizzare un confronto tra rendimenti a parità di condizioni. In sostanza, si tratta di vedere i risultati ottenuti storicamente contro avversarie dello stesso livello di difficoltà.

Nel caso di Sharapova ad esempio vuol dire trovare partite in cui ha perso contro una giocatrice con una valutazione Elo superiore di 150 punti, come appunto è stato lo scenario “tipico” contro Williams.

Se entrambe hanno giocato contro avversarie analoghe nello stesso modo in cui hanno giocato tra loro, ci aspetteremmo statistiche simili a quelle registrate negli scontri diretti.

Se invece ci sono elementi relativi alla dinamica di gioco (strategia, psicologia o altro) che rende le loro partite fondamentalmente diverse da quelle contro qualsiasi giocatrice, dovremmo trovarci in presenza di un profilo della partita che cambia se confrontato con quello del gruppo di controllo.

Qual è esattamente un gruppo di controllo ragionevole?

Visto che delle due è Williams ad aver avuto tendenzialmente una valutazione pre-partita più alta, analizziamo situazioni in cui ha vinto contro altre avversarie con valutazione inferiore di non più di 150 punti Elo.

Per Sharapova, cerchiamo lo stesso divario ma in partite in cui ha perso, perché questo è stato l’esito più frequente quando ha giocato contro Williams. Otteniamo un campione di 29 partite analoghe (comprese avversarie come Venus Williams e Victoria Azarenka) per Williams e di 32 partite analoghe (comprese avversarie come Caroline Wozniacki e Na Li) per Sharapova. Sono, in entrambi i casi, partite che rientrano nei criteri di competitività e per le quali i dati sono pubblicamente disponibili.

L’effetto dimensionale

Esiste quindi prova del fatto che abbiano giocato tra loro partite diverse da quelle contro altre avversarie di vertice, rispetto a una selezione di statistiche di base al servizio e alla risposta?

L’immagine 3 mostra questo confronto con le discrepanze riepilogate in funzione di un “effetto dimensionale”, cioè la differenza nella media per la specifica statistica di rendimento (gli scontri diretti verso la loro media verso avversarie analoghe) divisa per la deviazione standard, in modo da poter confrontare l’importanza relativa degli effetti su tutte le statistiche considerate.

IMMAGINE 3 – Effetto dimensionale negli scontri diretti tra Williams e Sharapova rispetto a quello contro altre avversarie di vertice

Effetti dimensionali positivi rivelano quando l’una ha giocato meglio contro l’altra, e viceversa, rispetto a quanto fatto con avversarie di vertice; effetti dimensionali negativi evidenziano la tendenza ad avere rendimenti peggiori.

Sharapova ottiene prestazioni inferiori in diverse categorie, in particolare nella percentuale di punti vinti alla risposta sulla prima di servizio. Anche la percentuale di prime in campo e la frequenza di doppi falli sono risultati significativamente peggiori nelle partite contro Williams rispetto alle sconfitte contro altre giocatrici di vertice.

Anche se per Williams il confronto delle prestazioni negli scontri diretti è con un gruppo di partite diverse da quello di Sharapova, è interessante osservare come abbia in media alzato il livello di gioco in quelle categorie in cui invece Sharapova è andata male, vale a dire i punti vinti alla risposta e la percentuale di prime in campo.

L’unica area in cui entrambe hanno avuto prestazioni negative è la frequenza di doppi falli, a indicazione di una possibile maggiore pressione al servizio percepita negli scontri diretti.

Conclusioni

Sono passati due anni dall’ultima partita tra Williams e Sharapova agli Australian Open 2016, e molto è cambiato: la squalifica di 15 mesi per doping comminata a Sharapova, la pubblicazione del suo controverso libro e la nascita della prima figlia di Williams.

Se si considerano solo i risultati più recenti, Sharapova avrebbe avuto un vantaggio ma, come suggerisce l’analisi, Williams avrebbe potuto recuperare il distacco con una prestazione simile a quelle precedenti. Un indicatore importante sarebbe stato il controllo del gioco alla risposta.

Previewing the 22nd Match of Maria and Serena – Will History Repeat Itself?

Alla ricerca del Sock perduto

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 29 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Jack Sock ha perso al primo turno del Roland Garros 2018 in cinque set contro Jurgen Zopp, che a 30 anni è il numero 136 del mondo e che negli ultimi cinque è sempre rimasto fuori dai primi 100.

Non è una sconfitta che costerà cara a Sock in termini di classifica, considerando che anche nel 2017 aveva perso al primo turno (da Jiri Vesely, senza vincere un set).

Il problema è proprio Sock

Però il suo record nel 2018 è ora di 5 vittorie e 11 sconfitte: prima di sbrigarsi a pensare che sia un problema di terra battuta, Sock ha solo 3 vittorie a fronte di 6 sconfitte sul cemento. Il problema, quindi, è proprio Sock.

È una situazione quantomeno strana alla luce delle ottime prestazioni nelle Finali di stagione 2017 a Londra, dove ha perso di misura da Roger Federer, ha battuto Marin Cilic e Alexander Zverev e si è giocato la finale in tre set con Grigor Dimitrov. E questo arrivando dalla vittoria nel Master di Parigi Bercy (anche se con un tabellone abbastanza facile). Sembrava il giocatore del momento.

Le sue vittorie quest’anno sono state contro John-Patrick Smith, Thomas Fabbiano, Yuki Bhambri, Horacio Zeballos e David Ferrer (il quale, dopo aver avuto un figlio, dichiara nelle interviste di non avere più energie per giocare a tennis). Negli ultimi sei Slam, il record è 3-6, con sconfitte da Jo Wilfried Tsonga, Vesely, Sebastian Ofner, Jordan Thompson, Yuichi Sugita e Zopp, e vittorie contro Pierre Hugues Herbert, Karen Khachanov e Christian Garin.

Non è esattamente il curriculum di un giocatore che si pensa risiedere stabilmente tra i primi 10 o i primi 20 del mondo. Secondo le valutazioni Elo di Tennis Abstract, Sock è il 47esimo – proprio così, a malapena tra i primi 50 – e questo senza tener conto della sconfitta contro Zopp, il quale ha una valutazione talmente bassa da non comparire nemmeno nella classifica Elo.

Se si deducono approssimativamente altri 30 punti dalla valutazione complessiva, Sock potrebbe trovarsi nella zona di Ryan Harrison, vale a dire il settimo o ottavo più forte degli Stati Uniti, pur mantenendo una classifica ufficiale tra i primi 15.

Possiede certamente una migliore valutazione Elo specifica per il cemento. Vero, ma è solo al 35esimo posto, superato anche da Frances Tiafoe, pur avendo giocato su quella superficie solo 52 partite del tabellone principale. Lo tallona anche Taylor Frizt, che lo ha battuto già due volte quest’anno (entrambe sulla terra).

La transizione con il nuovo allenatore

Forse si tratta solo di un fase di transizione del gioco di Sock, voluta da Jay Berger, il suo allenatore dall’agosto 2017. Insieme sono partiti con 3 vittorie e 7 sconfitte, un avvio dovuto anche alla nuova situazione. Poi è arrivato il quarto di finale a Basilea, la vittoria a Parigi Bercy e la semifinale a Londra. Sembrava che avesse trovato il giusto equilibrio con Berger, ma ora questo scarso rendimento.

In un’intervista di agosto, Berger ha affermato di voler continuare a lavorare sui punti di forza di Sock e introdurre con moderazione elementi di gioco diversi. C’è da capire quanto lentamente intenda muoversi Sock.

A proposito di lentezza, mi è venuto in mente che forse Sock è semplicemente un giocatore dall’inizio di stagione tranquillo, di quelli che proverbialmente esplodono nella seconda parte di calendario.

La tabella riepiloga, dal 2015, le statistiche della prima parte (gennaio-giugno) e della seconda parte (luglio-novembre) dell’anno.

Sock migliora nella seconda parte di stagione, ma di un margine risicato. La differenza nella bravura media degli avversari e alcune altre statistiche possono favorire di un 5 o 10% la seconda parte nel confronto con la prima, ma nulla che faccia sobbalzare i tifosi.

Il dritto come bacchetta magica

Nella mia esperienza di spettatore delle partite di Sock, sono arrivato alla conclusione che l’infatuazione per la potenza del suo dritto gli fa credere che sia una bacchetta magica con cui ipnotizzare gli avversari.

È come un lanciatore della Major League Baseball che pensa diventerà un All Star perché è in grado di tirare a 100 miglia orarie in allenamento. Fantastico, ma poi si troverà di fronte a battitori di primissima categoria. Se non sa come usare quella velocità, e modificare i lanci, smette di essere veramente un’arma.

Sento spesso accostare il dritto di Sock a quello di Rafael Nadal, per la somiglianza nel numero di rotazioni al minuto impartite alla pallina. Si tratta di un confronto puramente fisico.

Dal vivo, è interessante da osservare, ma per quanto forte Sock (e Nadal) colpisca, la pallina non si muove così rapidamente in termini di velocità effettiva come sembrerebbe dover fare in funzione della velocità di esecuzione del colpo.

Questo perché sono giocatori che caricano di effetto la pallina in modo da ottenere tutte quelle rotazioni. Non è un dritto alla Juan Martin Del Potro, Tomas Berdych o Federer (per citarne alcuni).

La differenza sta nel fatto che Nadal sa perfettamente come usare il dritto. Non cerca di cancellare l’avversario con un singolo colpo, perché è consapevole che i professionisti sono in grado di rispondere. È preciso invece nel piazzare la pallina così da aprirsi il campo per il colpo successivo, solitamente un vincente. E questo grazie a variazione di profondità, angolazione e velocità.

C’è ancora tempo per ampliare l’arsenale

Sock non è ancora arrivato a quel punto. Si ostina a usare il dritto per cancellare l’avversario, ma ci sono volte in cui, contro i più forti del mondo, non è sufficiente.

Si può perdonare Sock per questo. Se avessi lo stesso dritto, cercherei anch’io di vincere di forza lo scambio. A pensarci, è ciò di cui ha avuto bisogno in poco più di 15 anni di carriera. Niente però deve restare immobile.

Ad appena 25 anni (o quasi 26), ha ancora molto tempo affinare l’utilizzo dei colpi, soprattutto se ha pazienza di farsi condurre da un allenatore come Berger nell’ampliare l’arsenale a sua disposizione.

Lost Sock

Gestire infortuni e assenze con il sistema Elo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 15 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi mesi, ogni volta che ho fatto ricorso alle mie classifiche maschili e femminili sulla base del sistema Elo si è resa necessaria qualche precisazione. Sono valutazioni sulle quali l’assenza dal circuito non incide, quindi Serena Williams, Novak Djokovic, Andy Murray, Maria Sharapova e Victoria Azarenka hanno mantenuto la loro posizione di vertice nelle rispettive classifiche Elo.

Essendo tra i migliori al momento dell’infortunio o dell’interruzione, anche una sequenza di risultati scadenti (o, nel caso di Sharapova, quasi un’intera stagione) non è sufficiente a relegarli di posizione.

Fare meglio di così

È un aspetto controintuitivo, e ben differente da come le classifiche ufficiali dell’ATP e della WTA si comportano nei confronti di questi giocatori o giocatrici. Il buon senso fa pensare che probabilmente i o le rientranti non sono forti come lo erano prima di una lunga pausa.

La classifica ufficiale è meno generosa, eliminando completamente il loro nome dopo un intero anno lontano dal circuito. Se Williams quasi sicuramente non è la migliore giocatrice attualmente in circolazione, di certo rappresenta un pericolo maggiore per le colleghe di quanto indichi la sua classifica di numero 454. Dobbiamo riuscire a fare meglio di così.

Prima però di sistemare l’algoritmo Elo, cerchiamo di capire cosa intendere con “meglio di così”. Appassionati e tifosi caricano di significato classifica e teste di serie, come se un numero conferisse valore a un giocatore.

Previsioni future contro orientamento al passato

Per definizione, la classifica ufficiale è orientata al passato, visto che misura il rendimento delle ultime 52 settimane, ponderate per importanza dei singoli tornei (sono poi usate per determinare le teste di serie, quindi con sguardo in avanti, ma non è un sistema disegnato per essere predittivo).

In questo modo la classifica ufficiale ci dice quanto un giocatore o una giocatrice abbiano giocato bene durante l’anno precedente. Quali che siano bravura o potenziale, Williams (e come lei Azarenka, Murray e Djokovic) non ha ottenuto molti risultati favorevoli quest’anno, e la sua classifica lo riflette.

Il sistema Elo invece è strutturato per essere predittivo. Naturalmente, può utilizzare solo risultati del passato, ma lo fa in modo tale da fornire la stima migliore del livello qualitativo espresso dai giocatori in un determinato momento, vale a dire la più accurata approssimazione di come giocheranno domani o la prossima settimana.

Le valutazioni Elo – anche quelle più ingenue che mettono a oggi Williams e Djokovic al numero 1 – sono considerevolmente più precise nel prevedere l’esito di una partita rispetto alla classifica ufficiale. Per l’obiettivo che mi sono prefissato, è questa la definizione di “meglio”, cioè valutazioni che offrano previsioni più puntuali e, per estensione, la migliore approssimazione del livello di gioco nell’ambito temporale preso in considerazione.

Penalizzazioni legate all’assenza

Al rientro sul circuito dopo un periodo molto lungo, i giocatori hanno – almeno in media e almeno temporaneamente – un livello più basso rispetto a quando si sono fermati.

In questo senso, ho identificato ogni assenza della durata minima di otto settimane nella storia dell’ATP di un giocatore con valutazione di almeno 1900 punti Elo (sotto la soglia di 1900 punti, alcuni giocatori alternano la presenza tra circuito maggiore e circuito Challenger. Il mio algoritmo Elo non comprende i risultati dei Challenger. Quindi, per giocatori di classifica inferiore, non è chiaro quali siano i periodi di interruzione e quali invece le settimane dedicate ai Challenger. Inoltre, la soglia delle otto settimane non considera il riposo tra una stagione e la successiva. Otto settimane allora potrebbero essere in realtà 16 settimane tra un torneo giocato e l’altro, includendo nell’interruzione anche il riposo a stagione terminata).

Nelle prime partite al rientro sul circuito, la valutazione Elo prima dell’interruzione ha stimato la probabilità di vittoria in eccesso del 25%, con variazioni in funzione della quantità di tempo lontano dai campi: il 17% dalle otto alle dieci settimane, quasi il 50% per un periodo dalle 30 alle 52 settimane.

Anche questa regola ha la sua eccezione, come ad esempio Roger Federer agli Australian Open 2017 e Rafael Nadal, che quest’anno ha vinto 14 partite consecutive dopo due mesi di pausa. In generale però, al rientro i giocatori hanno uno stato di forma peggiore.

Tradotto in termini Elo, un’interruzione di otto settimane comporta una perdita di 100 punti mentre una di quasi un anno, come quella in corso di Andy Murray, determina 150 punti in meno. Se si apportano queste modifiche si arriva a un miglioramento immediato nella capacità predittiva di Elo per la prima partita dal rientro e uno più limitato per le prime 20 partite.

Fattorizzare l’incertezza

Elo è impostato per fornire sempre la “stima migliore”, e quando un giocatore fa ingresso nel circuito per la prima volta, riceve una valutazione provvisoria di 1500, aggiornata a seguito di ogni partita e in funzione del risultato, del livello dell’avversario e del numero di partite giocate.

Quella dei 1500 punti è una stima puramente indicativa, quindi il primo aggiornamento diventa un passaggio molto importante. Nel corso del tempo, la grandezza dell’aggiustamento Elo diminuisce, perché si acquisiscono maggiori informazioni sul giocatore.

Se perde la sua prima partita contro Joao Sousa, la sola informazione in nostro possesso è che probabilmente non è bravo quanto Sousa: dobbiamo quindi sottrarre molti punti. Se Alexander Zverev perde da Sousa dopo più di 150 partite giocate in carriera, tra cui decine di vittorie contro giocatori più forti, comunque gli toglieremo dei punti, ma non tanti come in precedenza, perché abbiamo di lui un quadro molto più preciso.

Gestire le assenze

Dopo un’assenza però, abbiamo meno certezza che quello che conoscevamo sul quel giocatore sia ancora attuale. Djokovic è, a questo proposito, un esempio perfetto. Se perdesse sei partite su nove (come ha fatto tra il quarto turno degli Australian Open 2018 e il Madrid Masters) senza arrivare da un periodo di lontananza dal circuito, penseremmo che si trattasse di un passaggio a vuoto, e la maggior parte di noi si aspetterebbe che ne uscisse. Elo ridurrebbe la valutazione, facendolo rimanere comunque nella zona più alta.

Tuttavia, avendo saltato la seconda parte del 2017, siamo più scettici sul suo recupero, nel timore che forse non tornerà al livello di prima. Altri casi sono ancora più limpidi, come quando un giocatore rientra da un infortunio senza aver recuperato completamente la forma.

Ha senso dunque, al rientro da un’assenza, modificare il livello di aggiustamento della valutazione Elo di un giocatore. Non si tratta di una nuova idea, è anzi il concetto alla base di Glicko, un altro sistema di valutazione negli scacchi che prende spunto ed espande Elo.

In questi anni ho armeggiato con Glicko a lungo, alla ricerca di miglioramenti che si applicassero al tennis, senza ottenere grande successo. Cambiare il moltiplicatore che determina gli aggiustamenti nelle valutazioni (conosciuto come il fattore k) non migliora la capacità predittiva di Elo nel tennis ma, associato alle penalizzazioni che ho descritto per le assenze dal circuito, è in parte di aiuto.

Il succo della questione: dopo un’assenza, il moltiplicatore aumenta di un fattore 1.5 per poi gradualmente ridursi a 1 nelle successive venti partite. Un moltiplicatore flessibile apporta un leggero miglioramento all’accuratezza di Elo per quelle venti partite, seppur con una differenza minima rispetto all’effetto della penalizzazione iniziale.

Basta moniti*

(*ho pensato fosse divertente mettere un asterisco dopo “basta moniti”…)

Penalizzazioni legate all’assenza e moltiplicatori flessibili finiscono per far scendere la valutazione Elo attuale dei giocatori che si trovano nel mezzo di un periodo lontano dal circuito o che sono recentemente tornati alle competizioni, restituendo elenchi che più si avvicinano alle nostre attese e che dovrebbero fare meglio nel predire l’esito delle prossime partite.

Questi cambiamenti nell’algoritmo hanno anche un effetto ridotto sulla valutazione degli altri giocatori, perché ciascuna valutazione dipende da quella dell’avversario. È per questo che il salto fatto dalla valutazione Elo di Taro Daniel dopo aver battuto Djokovic all’Indian Wells Master non è altrettanto ampio prima dell’implementazione delle penalizzazioni.

Uomini

Per quanto riguarda gli uomini, con il nuovo algoritmo Djokovic scende di una posizione al terzo posto per Elo complessivo, Murray al sesto, Jo Wilfried Tsonga al 21esimo e Stanislas Wawrinka al 24esimo. Viste le prestazioni della stagione in corso, Djokovic è ancora piuttosto in alto, ma ricordiamo che l’algoritmo Elo tiene conto solo del rendimento in campo, cioè una pausa di sei mesi seguita da diverse sconfitte inaspettate.

L’effetto aggregato si traduce in un calo di circa 200 punti dal livello precedente all’assenza; il problema sta nel fatto che la valutazione Elo di un anno fa rifletteva l’incredibile livello di Djokovic degli ultimi tempi.

Donne

Sul fronte femminile, i risultati confermano la mia intuizione ancor più di quanto sperassi. Williams scende al settimo posto, Sharapova al 18esimo e Azarenka al 23esimo. Grazie al moltiplicatore flessibile, Williams potrà tornare nuovamente in alto in classifica con qualche immediata vittoria al suo rientro.

Come Djokovic, anche Williams ha una valutazione così alta per aver avuto, prima della pausa, una valutazione Elo stratosferica. Dal suo canto Sharapova è più in alto per Elo rispetto alla classifica ufficiale. Pur essendo stata penalizzata per la qualifica di un anno per uso di sostanze illecite, l’algoritmo comunque dà rilevanza ai suoi precedenti successi, anche se sempre meno con il passare delle settimane.

Elo rimane sempre un’approssimazione e, considerando l’insieme di motivazioni che possono “mandare in tribuna” un giocatore e l’ampio spettro di strategie per rientrare nel circuito, qualsiasi sistema previsionale/di valutazione sarà messo sotto maggiore pressione con giocatori in quel tipo di situazione.

Detto questo, sono comunque migliorie che restituiscono valutazioni Elo più accurate nella rappresentazione dello stato di forma dei giocatori che sono stati lontani dal tennis professionistico, e che consentono previsioni più precise su partite e tornei che coinvolgono i giocatori in questione.

Dietro le quinte

Proseguite nella lettura se siete interessati ai dettagli tecnici.

Prima di apportare queste modifiche, l’indice Brier per le previsioni basate sul sistema Elo di tutte le partite maschili dal 1972 era di circa 0.20. Per tutte le partite con almeno un giocatore con una valutazione Elo non inferiore a 1900, era di 0.17 (non solo giocatori con Elo di almeno 1900 sono più forti, ma la loro valutazione tende a essere calcolata su più dati, che spiega in parte il motivo per cui si hanno previsioni più accurate. Minore l’indice Brier, maggiore l’accuratezza).

Prima delle modifiche, l’indice Brier per una popolazione di circa 500 “prime partite” di giocatori al rientro era di 0.192. Dopo aver applicato la penalizzazione, è sceso, e quindi migliorato, a 0.173.

Per le partite dalla seconda alla ventesima dopo il rientro, l’indice Brier per l’algoritmo originale era di 0.195. Dopo la penalizzazione, era di 0.191 e, dopo aver reso flessibile il moltiplicatore, è sceso ancora a 0.190 (incrementi del moltiplicatore successivo al rientro hanno avuto risultati negativi, spingendo l’indice Brier di nuovo intorno a 0.195 con il moltiplicatore della seconda partita a 2).

Comprendo essere un cambiamento marginale, ed è molto probabile che in futuro non possa reggere. Ma nell’analisi di diversi giocatori importanti nel corso del loro rientro, è la supposizione che ha generato i risultati che intuitivamente sembravano più precisi. E visto che la mia intuizione ha reso come il valore migliore dell’indice Brier (pur con differenze minuscole), mi è sembrato l’opzione migliore.

Assenze multiple

Per concludere, un’indicazione sui giocatori con più di un’assenza. Se un giocatore si ferma per sei mesi, torna e gioca alcune partite e interrompe di nuovo per altri due mesi, non sembra corretto applicare due volte la penalizzazione. Non ci sono molte occorrenze utilizzabili per un’analisi, ma il campione limitato a disposizione lo conferma.

La mia soluzione: se la seconda assenza arriva entro due anni dal precedente ritorno, si somma la durata delle due interruzioni (otto mesi nell’esempio), si trova la penalizzazione corrispondente e si applica la differenza tra quella penalizzazione e la precedente. Di solito si ottengono penalizzazioni tra i 10 e i 50 punti per secondi periodi di assenza.

Handling Injuries and Absences With Tennis Elo

Quale tipo di gioco possiamo attenderci da Nadal al Roland Garros?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Rafael Nadal è ancora una volta il favorito assoluto per la vittoria del Roland Garros. Con che tipo di gioco ha imposto il suo predominio sulla terra battuta anche nel 2018?

Nello sport, poche cose migliorano con l’età. Eppure, Nadal e Roger Federer, due dei giocatori più forti di sempre, sembrano aver smentito questo adagio da quando hanno rinvigorito la loro rivalità nel 2017.

Nadal ha avuto una delle migliori stagioni sulla terra l’anno scorso, perdendo solo una partita su 24 e vincendo 53 set dei 57 giocati. Il rendimento nel 2018 è altrettanto impressionante e, pur nell’aura di invincibilità, i tifosi si chiedono se abbia già espresso il suo massimo.

È riuscito Nadal a trovare davvero un modo per migliorarsi sulla terra?

Per avere un’idea più dettagliata dell’eccellenza di gioco di Nadal nel 2018 e di quali aspetti potrebbero essere fondamentali per dominare anche a Parigi, analizziamo le statistiche punto per punto raccolte dai collaboratori del Match Charting Project.

Cinque partite sono disponibili nel database (sei, includendo la vittoria contro Alexander Zverev in Coppa Davis, n.d.t.), tra cui la sconfitta a Madrid contro Dominic Thiem. Pur incompleto come campione, può comunque fornire indicazioni sulle modalità di gioco di Nadal, specialmente nei turni finali.

Per quanto riguarda i punti vinti al servizio, Nadal ha iniziato la stagione con grande solidità, con le partite al Monte Carlo Masters e a Barcellona in cui ha toccato il 67% e il 69%.

In particolare, la percentuale di punti vinti con la prima è stata molto alta in entrambi i casi, ben sopra il 70% come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Rendimento di Nadal al servizio sulla terra battuta nel 2018

La sconfitta contro Thiem e le due più recenti partite a Roma suggeriscono una variazione di tendenza. La prestazione sottotono al servizio è stata chiaramente una delle cause più importanti della partita persa a Madrid, e sembra che siano state una bassa percentuale di prime e una seconda poco efficace ha determinare in larga parte l’esito. A Roma, i numeri sulla prima e sulla seconda sono risaliti, specialmente la seconda è stata estremamente incisiva.

Il servizio per capire la variazione di rendimento

Esaminando il piazzamento del servizio di Nadal possiamo capire meglio gli aspetti che hanno contribuito alla variazione dell’efficacia nel rendimento durante il 2018.

All’inizio della stagione sulla terra, Nadal preferiva una combinazione di traiettorie esterne e al centro evitando accuratamente quella al corpo.

IMMAGINE 2 – Direzione del servizio di Nadal sulla terra battuta nel 2018

Quando ha perso da Thiem, Nadal ha servito in mezzo, o al corpo, complessivamente più del 20% delle volte. Evitare più frequentemente traiettorie esterne deve essere certamente stato uno dei fattori decisivi nelle basse percentuali al servizio in quella partita.

Agli Internazionali d’Italia, le scelte al servizio di Nadal sono state più simili a quanto visto nella sconfitta contro Thiem che nelle vittorie convincenti a Monte Carlo e Barcellona. Quindi un numero significativo di servizi al corpo e una prevedibilità molto più marcata nella combinazione esterno e al centro.

Contro Novak Djokovic, Nadal ha servito con insistenza sul dritto, il lato più sensibile dopo il recente infortunio al gomito di Djokovic, mentre in finale contro Alexander Zverev è andato esterno quasi il doppio rispetto alla traiettoria al centro. Nadal è riuscito a vincere quelle partite nonostante quel tipo di dinamiche al servizio, ma si è trattato delle vittorie meno convincenti sulla terra nel 2018.

La differenza con la risposta

È nel gioco alla risposta che Nadal più fa la differenza rispetto agli avversari. Nelle prime due partite del campione a disposizione, Nadal ha vinto il 48% e il 50% dei punti alla risposta, di fatto cancellando qualsiasi vantaggio legato al servizio dell’avversario.

Non è andata così con Thiem, contro cui quel margine è stato praticamente nullo, a dimostrazione che un’alta efficacia alla risposta è una prerogativa importante e necessaria del dominio di Nadal.

IMMAGINE 3 – Punti vinti da Nadal alla risposta sulla terra battuta nel 2018

Le statistiche alla risposta non sono state granché anche nella semifinale a Roma contro Djokovic, principalmente per un rendimento sottotono alla risposta sulla seconda. Contro Zverev, Nadal è sembrato tornare alla forma delle partite di inizio stagione sulla terra, e questo potrebbe dipendere molto dalla strategia al servizio di Zverev, che contro Nadal sulla terra non è abbastanza efficace.

Il dettaglio del piazzamento della risposta di Nadal sembra fornire qualche spiegazione sulle dinamiche di gioco alla risposta nelle partite considerate. La profondità di Nadal, in particolare, sembra essere andata di pari passo con la percentuale di punti vinti alla risposta.

IMMAGINE 4 – Profondità di Nadal alla risposta sulla terra battuta nel 2018

Definendo come profonde tutte quelle risposte che superano il rettangolo del servizio, nelle prime due partite Nadal ha risposto profondo alla prima e alla seconda quasi nove volte su dieci, prestazione che non è riuscito a replicare nelle successive tre, specialmente nella sconfitta contro Thiem, in cui ha risposto corto.

Se Nadal intende mantenere il livello di efficienza mostrato a Monte Carlo e Barcellona anche al Roland Garros, servire agli angoli e rispondere profondo saranno due aspetti essenziali.

What Patterns Can We Expect From Nadal at the French?

Serena Williams senza la testa di serie nel tabellone del Roland Garros 2018

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un tabellone di singolare femminile del Roland Garros 2018 fortemente caratterizzato dall’incertezza, sembra quasi normale che una delle giocatrici più pericolose non sia nemmeno tra le teste di serie.

Da quando è rientrata nel circuito a seguito dalla gravidanza, Serena Williams ha giocato solo quattro partite, mai sulla terra battuta. Per questo si ritrova alla posizione 453 della classifica ufficiale, con un livello competitivo che nessuno sa valutare con precisione.

No classifica speciale, si fortuna

Con una classifica così bassa, per poter entrare nel tabellone principale doveva far leva sulla regola della ‘classifica speciale’, che però non viene considerata nel processo di assegnazione delle teste di serie (è un argomento su cui non mi dilungo oltre, avendone già scritto più volte in passato).

Come giocatrice fuori dalle teste di serie le sarebbe potuto capitare di giocare contro chiunque al primo turno e, a questo riguardo, è stata un po’ fortunata nel sorteggiare un’altra giocatrice non testa di serie, Kristyna Pliskova (che ha poi battuto con il punteggio di 7-6 6-4, n.d.t.).

Anche la sua sezione di tabellone è alla portata, con un probabile secondo turno contro la testa di serie numero 17 Ashleigh Barty (che ha poi effettivamente battuto con il punteggio di 3-6 6-3 6-4, n.d.t.e un possibile terzo turno con la numero 11 Julia Goerges (come si è poi effettivamente delineato, n.d.t.).

Dovesse riuscire ad arrivare agli ottavi di finale, è in serbo un eventuale scontro ad alta gradazione con Karolina Pliskova o Maria Sharapova.

Sulla base delle mie previsioni Elo, l’ipotesi migliore sullo stato di forma di Williams dopo la gravidanza è che sia la settima più forte in assoluto e la nona più forte sulla terra battuta. Questo determina il 40% circa di probabilità di superare i primi tre turni e approdare alla seconda settimana, il 6.2% di probabilità di raggiungere la finale e il 3.1% di vincere l’ennesimo Slam.

Cosa cambierebbe se fosse tra le teste di serie? È risaputo che essere testa di serie offre un chiaro vantaggio, perché si evita di giocare contro altre favorite per il titolo se non nei turni finali.

Simulazioni di tabellone

Eseguendo simulazioni del tabellone con Williams testa di serie, possiamo farci un’idea dell’impatto della regola prevista dalla WTA (e della decisione della Federazione francese di non assegnarle la testa di serie) sulle sue possibilità.

Testa di serie numero 7

Immaginiamo che esista uno strano mondo in cui le mie valutazioni Elo siano usate per assegnare le teste di serie di un torneo. In questo caso Williams avrebbe la testa di serie numero 7, facendo scendere Caroline Garcia alla 8 e facendo uscire la numero 32, Alize Cornet, dal gruppo delle teste di serie. Si tratterebbe di un vantaggio evidente: il 50% di probabilità di raggiungere il quarto turno, il 9% di giocare la finale e il 4.4% di vincere il titolo, rispetto – come visto – al 3.1% effettivo.

Testa di serie numero 1

Se le teste di serie fossero assegnate sulla base della classifica protetta, a Williams spetterebbe la numero 1. Non esiste situazione più favorevole: per citare uno dei vantaggi, la prima testa di serie non gioca contro nessuna delle altre tra le prime quattro se non dalla semifinale (non è comunque garanzia di evitare una testa di serie numero 28 come Sharapova, ma Williams, visto il record negli scontri diretti, non ne sarebbe preoccupata).

Passare dalla numero 7 alla numero 1 darebbe a Williams ulteriore spinta, questa volta non così rilevante: la probabilità di rimanere in corsa nella seconda settimana sarebbe sempre del 50% con, rispettivamente, il 10.1% e il 4.7% di raggiungere la finale e vincerla.

La tabella riepiloga le varie probabilità di Williams negli scenari ipotizzati. La colonna denominata “P.Attesi” rappresenta una media ponderata del numero di punti validi per la classifica ufficiale che Williams può guadagnare considerando quanto è probabile che raggiunga ciascun turno.

Scenario         Ottavi  Finale  Titolo  P.Attesi  
Effettivo        39.8%   6.2%    3.1%    273  
No testa serie*  34.4%   6.2%    3.0%    259  
Numero 7         50.3%   9.0%    4.4%    356  
Numero 1         50.5%   10.1%   4.7%    371

*lo scenario senza la testa di serie indica la 
probabilità di Williams da giocatrice fuori dalle 
teste di serie, dato un tabellone casuale. In questo caso
è stata un po’ fortunata, evitando le più forti fino
al quarto turno, anche se la probabilità di raggiungere 
la finale rimane inalterata.

Ricevere una testa di serie conta, ma non può fare miracoli. Se il gioco di Williams corrisponde veramente a una posizione intorno alla decima, la strada per il titolo è tortuosa a prescindere dall’avere un numero accanto al nome.

Se il mio modello sottostima in modo rilevante le sue probabilità e Williams si presenta con la forma raggiunta prima della gravidanza – non dimentichiamoci la finale dello scorso anno e il titolo vinto due anni fa – allora le avversarie ancora una volta sembreranno dei birilli da abbattere, a prescindere da quale numero hanno accanto al loro nome sul tabellone.

Unseeded Serena and the Roland Garros Draw

Chi è migliorato di più tra le teste di serie del Roland Garros 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con l’inizio del secondo Slam della stagione, analizziamo quali giocatori e giocatrici si sono migliorati in misura maggiore nel corso dell’ultimo anno.

La fiducia in sé è uno di quegli elementi intangibili spesso indicati come chiave di successo in uno Slam. Pur lontani dalla possibilità di sapere con quale livello di fiducia si presenteranno i giocatori sulla terra battuta di Parigi, siamo comunque in grado di capire chi – sulla base del rendimento tenuto dall’edizione 2017 del Roland Garros – ha ragioni per sentirsi più sicuro del proprio stato di forma.

Uomini

Tra le teste di serie del tabellone maschile, ci sono nove giocatori la cui valutazione Elo specifica per la terra battuta ha subito una variazione di almeno 100 punti nell’ultimo anno come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

In cinque casi si è trattato di segno negativo, i più evidenti e ovvi quelli dovuti al declino di Novak Djokovic e Kei Nishikori, con il primo che ha perso ben 325 punti e Nishikori tra i 150 e 200, così come è capitato a Stanislas Wawrinka.

Anche se le buone prestazioni agli Internazionali d’Italia, con la semifinale di Djokovic e il quarto di finale di Nishikori, hanno ravvivato le speranze, devono comunque percorrere ancora parecchia strada per far tornare le aspettative dei loro tifosi al livello del 2017.

IMMAGINE 1 – Variazione annuale nel livello di bravura tra le teste di serie del tabellone maschile

Ci sono stati però anche cambiamenti in positivo nel rendimento di alcune delle teste di serie al Roland Garros. Il più grande arriva da fenomeno canadese Denis Shapovalov, la cui valutazione è aumentata di 441 punti in un solo anno. Per avere un riferimento, si parla di un guadagno di circa 40 punti percentuali nella probabilità di vittoria. Se qualcuno quindi merita un vantaggio psicologico, è sicuramente Shapovalov.

Tra gli altri che si sono distinti come crescita troviamo la giovane promessa Andrey Rublev, la nuova speranza inglese Kyle Edmund e il serbo Filip Krajinovic che, non avendo più giocato dal Miami Masters, potrebbe trarre spinta dalla sua presenza in questo gruppo.

Donne

Per quanto riguarda le donne, e includendo anche Serena Williams che non è tra le teste di serie, la situazione è mediamente molto più rosea rispetto a quanto visto per gli uomini. Ci sono otto giocatrici con un variazione di almeno 100 punti nella valutazione Elo specifica per la terra battuta e per cinque di loro è stata di segno positivo.

La giocatrice che più si è migliorata prima del Roland Garros è la rumena Mihaela Buzarnescu, in parte per le sue recenti vittorie a Praga e Strasburgo. Il suo rendimento diventa ancora più interessante quest’anno perché ha ricevuto la testa di serie numero 31, ed era a rischio di rimanere fuori dalle teste di serie se una fosse stata assegnata a Serena.

IMMAGINE 2 – Variazione annuale nel livello di bravura tra le teste di serie del tabellone femminile

Tra le altre quattro con guadagni impressionanti di valutazione troviamo le Next Gen Annet Kontaveit ed Elise Mertens, oltre a Caroline Garcia e Maria Sharapova. Quest’ultime due giocatrici sono di particolare interesse perché non solo possono affrontare il torneo con nuovo spirito, ma sono anche tra le prime 15 contendenti al titolo.

Solo due delle teste di serie hanno avuto nell’ultimo anno un declino complessivo, cioè Kristina Mladenovic e Johanna Konta, che non è mai andata oltre il primo turno del Roland Garros e avrà bisogno di mettere da parte 12 mesi di gioco non brillante per riuscire a cambiare questa statistica (Konta ha poi perso ancora al primo turno contro Yulia Putintseva con il punteggio di 6-4 6-3, n.d.t.).

Il caso Serena

Da ultimo c’è il caso di Serena, che rappresenta un’eccezione al tema centrale di questo articolo. In molti hanno ritenuto che la mancata assegnazione della testa di serie non riflettesse con giudizio la sua effettiva possibilità di progredire nel tabellone. In realtà la lunga assenza di Serena e i tentativi claudicanti di rientro sul circuito hanno contribuito a un calo deciso nel livello di bravura atteso.

Serena giocherà il Roland Garros con una valutazione inferiore di 323 punti rispetto al 2017. Questa tendenza negativa, le settimane senza una partita competitiva e l’attenzione spasmodica dei media renderanno la vita dura alla detentrice di 23 Slam al singolare.

Ma se esiste una giocatrice capace di trasformare le grandi avversità in vittoria, quella è Serena, una campionessa che non si dovrebbe mai escludere dalle possibili vincitrici di uno Slam.

Most Improved Among French Open Seeds

Quale giocatore ha il tabellone “davvero” più duro al Roland Garros?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 25 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo aver letto che per l’ultimo quarto della parte bassa del tabellone di singolare maschile del Roland Garros 2018 è stata usata la parola “brutale” (o simile), sono partito prima con le mie solite simulazioni per vedere quali giocatori abbiano avuto un tabellone effettivo più favorevole.

Questo se paragonato a uno determinato dal caso, nonostante alcuni accoppiamenti siano ancora da definire (poi stabiliti alla fine delle qualificazioni e/o da ritiri, e indicati con la cella grigia, n.d.t. ) e le mie valutazioni Elo incorporino informazioni da una classifica ufficiale non aggiornata con gli ultimi risultati. Si tratta in ogni caso di differenze marginali.   

Simulazioni effettive e aggiuntive

Se non avete ancora visto quest’analisi, ho eseguito 100.000 simulazioni del tabellone per come è effettivamente definito in modo da ottenere delle previsioni (per tornei settimanali tipicamente eseguo 10.000 simulazioni).

Ho poi eseguito 100.000 simulazioni aggiuntive, di cui una è il tabellone effettivo e le altre 99.999 mescolano del tutto casualmente i giocatori fuori dalle teste di serie, mischiando inoltre le teste di serie tra le stesse posizioni previste dal sorteggio ufficiale.

Ad esempio, la testa di serie numero 1 e la numero 2 non si spostano, visto che sono sempre posizionate rispettivamente in alto e in basso al tabellone. Nella simulazione però la numero 3 e la numero 4 si scambiano tra le due posizioni in tabellone in cui possono andare, le teste di serie dalla 5 alla 8 tra le quattro posizioni in cui possono andare, e così via.

Ho riepilogato poi tutti i risultati dalle 100.000 simulazioni e li ho sottratti dalle 100.000 simulazioni del tabellone effettivo. La differenza fornisce indicazione di quanto favorevole o sfavorevole sia il tabellone effettivo per uno specifico giocatore.

Nella tabella, i numeri positivi significano che il tabellone effettivo è più favorevole al giocatore di quello casuale, mentre per i numeri negativi è esattamente il contrario.

Ho usato la forma di “mappa di calore” per rendere più facile individuare le posizioni o le sezioni in cui il tabellone effettivo è più o meno favorevole (gradazioni di rosso sono per un tabellone sfavorevole, gradazioni di verde sono per uno favorevole). Le teste di serie sono riportate in grassetto.

Who “Really” Has the Toughest Roland Garros Draw (Men)?