Il cambio della guardia è imminente?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 31 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

I giocatori della così detta Next Gen sono stati al centro dell’attenzione per tutta la durata dei due Master di Indian Wells e Miami 2018. Come possiamo sintetizzare i risultati positivi ottenuti dalle giovani promesse? E che significato assumono per il resto della stagione?

Alexander Zverev, 20 anni di età, ha battuto Pablo Carreno Busta a Miami per un posto in finale (poi persa contro John Isner, n.d.t.), la sua terza in un Master 1000. È solo una delle evidenze, nelle ultime settimane, che la Next Gen sta rispondendo con prestazioni degne di nota alla pressione mediatica su di essa riposta.

La variazione di punti in termini di valutazioni Elo

Quanto sono impressionanti questi risultati? Un modo utile per misurare la crescita di un giocatore in un determinato periodo di tempo è osservare la variazione di punti guadagnati in termini di valutazioni Elo. Nel sistema Elo, più si vince più si ottengono punti, e se ne guadagnano ancora di più se si tratta di vittorie inattese.

Dall’inizio di Indian Wells 2018 fino alla semifinale del Miami Open, l’aumento complessivo dei punti Elo tra i giocatori non più grandi di 23 anni è stato di +327.

Anche senza la finale di Miami, siamo già di fronte al miglioramento più consistente – relativo a i due tornei e a partire dal 2000 – per i giocatori più giovani del circuito.

È interessante come gli altri anni con più di 250 punti di miglioramento tra i giocatori più giovani sono stati solamente il 2004, 2005 e 2007, cioè il periodo in cui giovanissimi del calibro di Andy Murray, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Juan Martin Del Potro iniziavano a fare passi da gigante sul circuito maggiore (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Miglioramento Elo dei giocatori al di sotto dei 23 anni durante Indian Wells e Miami

Chi ha ottenuto prestazioni più rilevanti?

Sono statistiche che contribuiscono a far aumentare le aspettative per una solida stagione da parte della Next Gen. Quali sono stati i giocatori che hanno ottenuto prestazioni di maggior rilievo nei primi due Master del calendario?

La tabella riepiloga i 10 giocatori che più sono migliorati fino ai quarti di finale di Miami. Con 8 vittorie, Borna Coric è quello che ha vinto di più, seguito da Hyeon Chung con 6, Zverev con 5 e Shapovalov con 4.

Sono tutti nomi noti ormai da tempo. I risultati più sorprendenti sono arrivati da giocatori meno conosciuti come Michael Mmoh e Maximilian Marterer, i due che più sono migliorati secondo questo criterio di valutazione.

Sono infatti gli unici sotto i 23 anni ad aver guadagnato più di +100 punti Elo, entrando nei tabelloni principali dei due tornei, esito che nessuno si sarebbe aspettato.

Is the Changing of the Guard Coming?

La WTA è diventata più competitiva

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’1 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ha dovuto battere tre ex numero 1 e quattro vincitrici Slam Sloane Stephens per vincere l’edizione 2018 del torneo di Miami.

È diventato più difficile raggiungere la finale di un Premier?

Sconfiggendo Jelena Ostapenko a Miami, Stephens ha fatto del suo meglio per smentire chi dubitava della continuità di gioco dopo la vittoria agli US Open 2017. Ma la strada verso il suo secondo titolo Premier è stata tutt’altro che semplice.

Non solo ha trovato in finale un’altra recente vincitrice Slam (Ostapenko ha trionfato al Roland Garros 2017), ma nei tre turni precedenti ha dovuto affrontare tre ex numero 1.

Si potrebbe considerare il tabellone di Stephens particolarmente sfortunato, ma la realtà è più complessa, vale a dire che il circuito femminile è semplicemente diventato più competitivo.

L’analisi della mediana delle previsioni per le partite delle giocatrici favorite a Indian Wells e Miami nel periodo dal 2000 al 2018 mostra una chiara tendenza ribassista.

Nel 2000, la previsione mediana era del 73%; nel 2018, lo stesso valore è sceso al 69%. Quel 5% in meno significa che il margine che separa vincitrici da sconfitte si è ridotto (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Dinamiche di competitività nel circuito femminile a Indian Wells e Miami

Se consideriamo nello specifico gli ultimi turni – a partire dal quarto in avanti – la tendenza subisce un declino ancora più marcato.

Per via del campione più ridotto di partite si tratta di un dato alterato da rumore di fondo, ma sono cinque gli anni di fila nei quali la mediana della previsione di vittoria è stabile al di sotto del 75% per i due eventi che compongono il Sunshine Double.

I tornei più importanti del circuito femminile del 2018 sono ben posizionati per ottenere un livello di competitività da record.

How the WTA Has Gotten More Competitive

Si dovrebbe includere Serena Williams tra le teste di serie?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 25 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo più di un anno di maternità e successivo recupero, Serena Williams è tornata questo mese al tennis professionistico, grazie a wild card sia a Indian Wells che a Miami ed entrando in tabellone, per la prima volta da agosto 2011, come giocatrice fuori dalle teste di serie.

In California ha raggiunto il terzo turno perdendo poi dalla sorella Venus Williams. Pochi giorni fa a Miami il sorteggio l’ha messa al primo turno contro la vincitrice dell’Indian Wells Masters 2018 Naomi Osaka, in cui ha perso 6-3 6-2 abbandonando quindi il torneo anticipatamente.

Vedere il nome di Serena senza il numero della testa di serie accanto sembra quasi un errore. Si è assentata dalle competizioni per la gravidanza subito dopo aver vinto gli Australian Open 2017 ed essere ritornata numero 1 del mondo.

Maternità e assegnazione delle teste di serie

Sebbene il suo gioco sia evidentemente ancora arrugginito – come in altre occasioni di rientro al professionismo – non ci sono dubbi che tornerà velocemente al livello delle prime 32 (a cui è garantita la testa di serie a Indian Wells e Miami), o ancora più in alto.

Un tabellone decisamente sfavorevole a Miami e l’immediata sconfitta contro Osaka hanno generato commenti di ogni tipo, tra cui molti che invitavano a una modifica del regolamento e altri che criticavano la WTA per la mancanza di una direttiva sull’assenza dovuta a maternità.

Quest’ultima osservazione non è del tutto corretta: le regole della WTA considerano la maternità e il rientro alle competizioni quasi alla stregua del rientro da un infortunio. Ciononostante, casi limite come quello della più forte di sempre che torna sul circuito senza un solo punto della classifica ufficiale tendono a esercitare intensa pressione sulle regole.

L’assegnazione delle teste di serie non è solo un modo rapido per identificare le giocatrici di vertice del tabellone di un torneo, ma incide anche sull’esito finale. Nei tornei in calendario a marzo, le teste di serie ricevono un bye per il passaggio al secondo turno.

In qualsiasi altro torneo, essere una testa di serie permette di evitare lo scontro diretto con le giocatrici più forti fino agli ultimi turni. Anche differenze marginali, come quella tra la quarta e la quinta testa di serie, possono avere conseguenze importanti per la corsa al titolo di entrambe le giocatrici.

Benefici distribuiti

In sintesi: le teste di serie contano, non solo per giocatrici al rientro come Serena, ma per tutte le altre in tabellone. Se assegnare una testa di serie a Serena ora potrebbe essere la cosa giusta da fare, toglierebbe però quel privilegio a un’altra giocatrice, alterandone la possibilità di conquista di punti classifica e premi partita associati ai turni finali. È importante capire che le regole riguardano l’intero campo delle partecipanti a un torneo.

Illustrerò a breve varie modalità di con cui la WTA potrebbe gestire future assenze per maternità delle giocatrici. Non ho una preferenza per una o per l’altra, perché, come proverò a spiegare, tutte hanno una loro razionalità.

L’aspetto per me più importante, da appassionato, è che qualsiasi modifica introdotta sia a beneficio di tutto il circuito, senza diventare invece un rattoppo disegnato in presenza di una giocatrice che ha fatto la storia. Serena merita un trattamento equo dalla WTA, ma come lei anche le altre giocatrici.

Ritoccare la regola in vigore

A prescindere dalla partita con Osaka, il risultato che si otterrebbe è quasi sempre la situazione attuale, e la situazione attuale non è poi così malvagia. Le regole della WTA prevedono la possibilità per giocatrici al rientro (da infortunio o maternità) di usufruire di una Classifica Speciale in otto tornei, tra cui due Slam.

La Classifica Speciale corrisponde alla classifica della giocatrice al momento dell’assenza e stabilisce la sua idoneità ad accedere al tabellone principale al rientro. Pur avendo sinora beneficiato di due wild card, Serena avrebbe potuto fare affidamento sulla Classifica Speciale per uno o entrambi i tornei (ne parlo a breve).

In altre parole, le giocatrici che diventano madri possono già riprendere da dove avevano lasciato…con l’importante eccezione delle teste di serie. A titolo di esempio, la Classifica Speciale di Serena le permetterebbe di presentarsi al Roland Garros come se fosse la numero 1 del mondo.

Ma, a meno che gli organizzatori non si appellino al diritto di modificare le teste di serie (come succede a Wimbledon), la sua testa di serie verrà determinata dall’effettiva classifica del momento. Visto che mancano due mesi, è molto probabile che non sarà tra le teste di serie nemmeno a Parigi, rendendo possibile un’altra partita di primo turno al vetriolo come è stato agli US Open 2017 tra Simona Halep e Maria Sharapova.

Rispetto verso praticità

La discussione sulle teste di serie si riduce a una questione di “rispetto” verso “praticità”. La carriera di Serena e il suo probabile veloce ritorno al vertice suggeriscono che “meriti” di essere inclusa tra le teste di serie. Di converso, molte giocatrici (come ad esempio Sharapova, pur da una situazione ben diversa) hanno avuto difficoltà a tornare alla forma precedente.

I risultati di Sharapova da quando è rientrata, o più recentemente quelli di Novak Djokovic, evidenziano che la classifica di dodici mesi fa di una giocatrice di vertice potrebbe non essere indicativa del suo livello di gioco attuale.

Il sistema di teste di serie esiste in parte per forzare le giocatrici di vertice a partecipare ai tornei, ma anche per aumentare la probabilità che le migliori giochino contro nei turni finali. Sulla base di questo assunto, non sembra così chiaro che Serena (o qualsiasi altra giocatrice al rientro) debba immediatamente ricevere una delle prime teste di serie.

Se la WTA decide di attenersi a questo principio di base, si potrebbero prevedere più tornei con accesso tramite la Classifica Speciale, magari 12 invece di 8, e 3 Slam invece di 2. La maternità necessità di più tempo lontano dal gioco rispetto a un’interruzione di sei mesi per infortunio – il prerequisito per l’applicazione della regola della Classifica Speciale – e potrebbe richiedere più tempo ancora per tornare in forma.

La WTA potrebbe anche convincere la Federazione Internazionale a offrire accessi tramite la Classifica Speciale a più eventi di livello inferiore. Kei Nishikori ha recuperato dall’infortunio giocando un paio di Challenger; le donne potrebbero preferire di recuperare la condizione nei tornei $100K prima di usare l’accesso tramite la Classifica Speciale negli eventi di prima fascia.

Collegare le teste di serie alla Classifica Speciale

La seconda modalità è essenzialmente quella richiesta da appassionati e tifosi nel momento in cui si sono accorti che Serena avrebbe potuto perdere al primo turno a Miami. Invece di fare riferimento alla classifica per determinare le teste di serie, gli organizzatori potrebbero usare la Classifica Speciale per le giocatrici che ne hanno fatto ricorso per iscriversi al torneo.

Esiste un precedente: Monica Seles ricevette la testa di serie al rientro nel 1993 dopo essere stata vittima di un accoltellamento a bordo campo. Dopo più di due anni, tornò come testa di serie numero uno in Canada e poi come numero due agli US Open 1995, rendendo giustizia alla posizione ricevuta in entrambi i tabelloni con undici vittorie di fila, prima di cedere in finale a New York a Steffi Graf.

Gli elementi a favore e sfavore di questa opzione sono opposti a quelli della prima proposta. Assegnare alle giocatrici la testa di serie che avevano prima dell’interruzione è una forma di rispetto per i risultati ottenuti.

Considerando però che la maggior parte delle giocatrici non rientra da una lunga pausa con la stessa efficacia di Seles, è possibile che l’assegnazione delle teste di serie diventi eccessivamente favorevole (non sfugge certo l’ironia di questa situazione se letta rispetto a quanto accaduto a Miami, in cui Caroline Wozniacki, testa di serie numero 2, è uscita al secondo turno – la sua prima partita – e Halep, testa di serie numero 1, è uscita al terzo).

Escogitare un algoritmo che rifletta la durata dell’interruzione

Alle giocatrici serve solitamente del tempo prima di ritornare alla forma precedente, ma il livello al rientro è in parte legato a come stavano giocando.

Quando l’anno scorso ho parlato del ritorno di Sharapova dopo la squalifica per doping, ho mostrato come le giocatrici di vertice rimaste uno o più anni lontano dal circuito (qualsiasi la ragione) avevano la tendenza a giocare molto peggio del livello pre-interruzione per le prime cinque partite circa, e a un livello leggermente inferiore nelle successive 50. L’ho misurato tramite i punti Elo: inizialmente una diminuzione di 200 punti, seguita da una di 100.

Non mi aspetto che la WTA introduca a breve il sistema di valutazioni Elo, ma un algoritmo di questo tipo potrebbe basarsi su qualsiasi sistema di valutazione, e rappresenta un compromesso ragionevole tra le prime due opzioni sopra illustrate.

I tifosi di una giocatrice forte come Serena sarebbero quasi totalmente soddisfatti: 200 punti in meno sul livello pre-interruzione la pone all’incirca alla pari con Halep, il che vuol dire che un sistema di questo tipo le avrebbe assegnato la prima o seconda testa di serie nel tabellone dei tornei di questo mese.

Maggiore elaborazione per un perfetto compromesso

Per una migliore dimostrazione del funzionamento dell’algoritmo bisogna fare riferimento a una giocatrice che non sia così dominante rispetto al resto del gruppo.

Dovesse Wozniacki (Elo al momento di 2156) saltare il prossimo anno, la sua testa di serie al rientro varrebbe l’equivalente di 1956 punti, cioè 200 in meno, intorno quindi alla 30esima (nell’ipotesi che tutte le altre rimangano regolarmente nel circuito).

Dopo le prime cinque partite, quando una giocatrice inizia a ritrovare il ritmo, la sua testa di serie salirebbe intorno alla quindici. Passati diversi mesi, la classifica sarebbe salita al punto da non necessitare più di un aggiustamento nella testa di serie.

Il difetto più ovvio in questo caso è dato dal livello di complessità. Il mio algoritmo è, nel migliore dei casi, un’approssimazione e avrebbe bisogno di essere elaborato per ricoprire un ruolo così importante.

Il vantaggio però è che se si riuscisse a trovare una formula, la WTA sarebbe in grado di offrire il perfetto compromesso tra le necessità delle giocatrici madri al rientro e i diritti maturati dal resto delle giocatrici.

E su quelle wild card…

Come detto, pur potendo fare leva sulla sua Classifica Speciale, Serena ha usato una wild card per accedere al tabellone di Indian Wells e Miami. Praticamente tutti i tornei del circuito sarebbero ben contenti di concederle una wild card, così come dovrebbe essere.

Nel caso di Serena quindi la regola della Classifica Speciale è di fatto irrilevante: se anche non fosse in vigore, potrebbe comunque riprendere a giocare immediatamente a pieno regime.

Ho scritto anche che, come appassionato, vorrei veder applicato un trattamento equo a tutte le giocatrici. L’accesso al tabellone di un torneo è un’opportunità per guadagnare punti per la classifica, che a loro volta contribuiscono a determinare il campo delle partecipanti e le teste di serie, che incidono sulla probabilità di ottenere vittorie e titoli.

Spesso si considera le wild card dei regali, ma raramente si evidenzia l’effetto che quei regali hanno sulle giocatrici che solo saltuariamente li ricevono.

Siccome i tornei, comprensibilmente, tendono ad assegnare ingressi gratuiti ai giocatori locali (come Donald Young) o a giocatrici di richiamo (come Eugenie Bouchard), il sistema delle wild card è responsabile di alterazioni sostanziali alla classifica e ai risultati.

Le wild card rendono la Classifica Speciale irrilevante

Le wild card non possono trasformare una giocatrice navigata in una stella, ma sono certamente in grado di far salire una giocatrice dalle prime 200 alle prime 100 e poi dalla posizione 70 alla 50. Per alcune giocatrici regolarmente attive sul circuito, questo fa la differenza.

Quando una stella o una giocatrice che sposta gli equilibri mediatici – o semplicemente una di un paese in cui si organizzano molti tornei, come gli Stati Uniti – ritorna dalla maternità, da un infortunio o da una squalifica, le regole tradizionali non si applicano.

L’anno scorso Sharapova ha ricevuto wild card per la maggior parte dei tornei che ha voluto giocare, mentre Sara Errani ha trascorso gli ultimi sei mesi in eventi di fascia minore, come gli ITF, i $125K o le qualificazioni. Sharapova gioca singole partite con 100 punti in palio per la classifica, Errani gioca tornei con ammontare complessivo inferiore.

Per quanto le circostanze siano estremamente diverse, la situazione di Serena e di Sharapova riguardo alle wild card è la medesima: la distribuzione di accessi tramite Classifica Speciale smette di essere rilevante.

Ipotizziamo però che una giocatrice come, ad esempio, Anastasija Sevastova, o Magdalena Rybarikova, siano state assenti per maternità. Potrebbero ricevere una wild card in tornei di livello International in Europa, o magari in tornei che hanno vinto in passato.

Nella maggior parte dei casi però, una Sevastova o una Rybarikova – pur interrompendo ipoteticamente la carriera per avere un figlio con una classifica tra le prime 20 – sarebbe gelosa dei suoi otto accessi tramite Classifica Speciale, perché ne avrebbe bisogno.

La mia proposta

Non vorrei essere frainteso, non sto sostenendo che Serena non “meriti” le wild card che riceverà, perché il suo curriculum le rende inevitabili. In un circuito nel quale gli organizzatori sono liberi di assegnare a discrezione posti in tabellone, nessuna giocatrice merita wild card più di Serena.

Però, l’esistenza stessa di questa discrezione si riflette in un significato profondamente diverso di maternità per una giocatrice come Serena rispetto a una meno nota che staziona nelle vicinanze del vertice della classifica femminile.

Questa è la mia proposta. Per le giocatrici al rientro dalla maternità, aumentare il numero di accessi tramite Classifica Speciale da 8 a 12, agganciandoci anche altri 4 ingressi liberi a tornei ITF, in modo che chi desidera avere un figlio possa contare al rientro sul fatto di competere ai massimi livelli per quasi un’intera stagione. Ma – in quel periodo – non possono accettare eventuali wild card, altrimenti perdono la Classifica Speciale.

È una proposta che pone tutte le giocatrici sullo stesso piano, cioè quello di beneficiare di un anno di accessi al tabellone dei tornei con la classifica precedente all’interruzione.

Una futura stella del calibro di Serena avrebbe in questo modo molto tempo a disposizione per recuperare il suo status e, ancora meglio, la stessa opportunità sarebbe concessa anche a giocatrici meno note al grande pubblico.

Should Serena Be Seeded?

A Indian Wells e Miami, le teste di serie non perdono la testa

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 25 marzo 2012 – Traduzione di Edoardo Salvati

A meno di ritiri dell’ultimo minuto, tutte le partite di secondo turno all’Indian Wells Masters e al Miami Masters sono sempre tra un giocatore testa di serie e un giocatore fuori dalle teste di serie.

L’utilizzo del bye non è naturalmente circoscritto a questi due tornei, ma solamente a Indian Wells e Miami 32 teste di serie favorite giocano contro giocatori non teste di serie e sfavoriti dal pronostico.

Ovviamente, per una serie di motivi – dalla superficie alla condizione fisica a un rimbalzo fortunato – i favoriti non vincono tutte le volte. Così non è sembrato però nel Miami Masters 2012, a cui tutte le 32 teste di serie sono arrivate in forma e 29 hanno raggiunto il terzo turno.

Sento già il coro di voci in sottofondo: deve essere un qualche tipo di record, giusto?

Trenta edizioni da confrontare

Giusto, almeno dal 1991, il primo anno con dati completi a disposizione. A Miami si gioca con il tabellone da 96 giocatori e 32 teste di serie (quindi 32 bye al primo turno) dal 1986, mentre Indian Wells si è allargato a questo format nel 2004. Abbiamo quindi 30 edizioni nel database da mettere a confronto.

In media, le teste di serie vincono circa i due terzi delle loro partite di secondo turno di questo tipo di tabelloni (negli altri tornei del circuito, le teste di serie vincono il 70% delle partite contro giocatori fuori dalle teste di serie). Tipicamente quindi 21 o 22 teste di serie raggiungono il terzo turno. Ed è quello che è successo a Indian Wells 2012, con 21 vittorie, 10 sconfitte e un ritiro.

Le 29 vittorie delle teste di serie non rappresentano semplicemente un nuovo record, ma distruggono il precedente. Nel 2009, 25 teste di serie sono arrivate al terzo turno a Miami. Nel 2008 è accaduto lo stesso a Indian Wells, il miglior risultato per il torneo. In altre cinque occasioni, sono passate al terzo turno 24 teste di serie. Sul fronte opposto, il Miami Masters 1997 è stato un’ecatombe, con solo 16 teste di serie al terzo turno.

Il fatto che per la prima volta in 31 tornei (tra Indian Wells e Miami) così tante teste di serie abbiano raggiunto il terzo turno è degno di nota, considerando anche che la probabilità che questo si verifichi è decisamente più bassa.

Utilizzando le mie previsioni di vittoria per il secondo turno – che non sono chiaramente perfette e tendono a sottostimare la probabilità associata ai più forti – la probabilità di un passaggio del turno per almeno 29 teste di serie era solo dello 0.37%, cioè di una su 270.

Chi ha seguito il torneo si è trovato di fronte a un evento storico. Una storia piuttosto noiosa, ma sempre e comunque qualcosa che accade raramente.

Aggiornamento 2012-2018

Dalla stesura di questo articolo – quindi dal 2012 al 2018 – ci sono stati altri 12 tornei complessivi (incluso il Miami Masters 2018 in corso di svolgimento).

A Indian Wells, hanno superato il secondo turno in media 22 teste di serie con le ultime due edizioni che hanno segnato rispettivamente il numero massimo, 25 nel 2017, e minimo, 18 nel 2018. Solo nel 2012 (31) e 2014 (30) le teste di serie non erano al completo a inizio torneo.

A Miami, dopo il record del 2012, si è arrivati nelle edizioni 2015 e 2016 ad avere 24 teste di serie al terzo turno, con una media di circa 23 teste di serie vincenti nella loro prima partita, con il minimo a 18 nel 2017.

Nel torneo in corso le teste di serie al terzo turno sono state 21 sulle 32 al via, e solo nel 2014 (30) e 2016 (31) le teste di serie non erano al completo. 

Seeds Firmly Planted

Previsioni per il Miami Masters 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 21 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo un avvio di stagione praticamente perfetto, con 17 partite vinte e 1 sconfitta, Roger Federer si presenta al Miami Masters con una probabilità di vittoria superiore al 50%, grazie anche a un tabellone favorevole. Chi sono gli altri pretendenti al titolo meglio posizionati, nel singolare maschile e in quello femminile?

Pronostici maschili

Con l’ausilio delle valutazioni Elo elaborate dal Game Insight Group, siamo in grado di pronosticare l’esito più probabile per il Miami Masters 2018, sulla base di 5000 simulazioni del tabellone del torneo.

Pur avendo mancato l’opportunità di vincere il suo primo Master della stagione solo qualche giorno fa a Indian Wells, Federer è il favorito indiscusso per la vittoria finale.

Con una probabilità del 55%, tiene a larga distanza – quasi tre volte tanto – il secondo tra i favoriti, Novak Djokovic. Sono numeri riflettono il predominio di Federer sul cemento a partire dagli Australian Open 2017 e il rendimento sotto le attese, per via di infortuni o assenze, di alcuni dei giocatori più forti del circuito.

Juan Martin Del Potro è al terzo posto e la probabilità di replicare il successo di Indian Wells è a un solido 11%. Per gli altri le previsioni sono meno generose, ma tra i nomi più accreditati troviamo alcuni dei giovanissimi più noti, vale a dire Nick Kyrgios, Alexander Zverev e Hyeon Chung.

Il quarto più duro

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria in percentuale per i maggiori pretendenti al titolo

Non aveva certamente bisogno di fortuna, ma finendo nel primo quarto di finale (il più in alto della parte alta del tabellone) Federer ne ha ricevuta una buona dose. Nessun giocatore del quarto è tra i primi 10 favoriti e il più forte, Kevin Anderson, contro il quale Federer potrebbe giocare in semifinale se entrambi vincono i rispettivi turni, ha meno dell’1% di pronostico per la vittoria finale.

Qualsiasi altro giocatore di vertice aiutato dalla fortuna a finire nel primo quarto avrebbe visto il suo pronostico guadagnare dieci punti percentuali.

IMMAGINE 2 – Variazione della probabilità di vittoria del torneo in punti percentuali in funzione del quarto di riferimento

Il terzo quarto invece è sovraffollato di potenziali vincitori, a renderlo di gran lunga il più difficile. Vi sono finiti infatti tre dei quattro maggiori aspiranti al titolo, Djokovic, Del Potro e Grigor Dimitrov. Se Miami poteva essere il torneo per Djokovic per far vedere di essere tornato in piena forma, la sfortuna gli ha reso il compito molto più complicato di quanto avrebbe potuto essere.

Pronostici femminili

È difficile ipotizzare per il tabellone femminile dei pronostici più diversi da quelli visti in campo maschile. Se è consentito riassumere la situazione degli uomini con la parola “a senso unico”, per le donne le previsioni sono di un torneo estremamente equilibrato, in special modo tra le più forti, così da aumentare le attese per un finale al cardiopalmo.

IMMAGINE 3 – Probabilità di vittoria in percentuale per le maggiori pretendenti al titolo

Con una probabilità del 14% Simona Halep è la favorita, appena sopra a Caroline Wozniacki, che l’ha battuta agli Australian Open 2018 negandole il suo primo Slam.

Le rimanenti giocatrici tra le prime otto teste di serie sono sperate solo da qualche punto percentuale, compresa Serena Williams, che, prima del 2017, raramente avrebbe avuto un pronostico di settima favorita per il torneo. Un altro elemento che sottolinea la competitività e l’equilibrio del circuito femminile nel 2018.

Il quarto più duro

Anche per le donne, come per gli uomini, è il terzo quarto a rappresentare la parte di tabellone in cui la fortuna è stata assente. Troviamo Elina Svitolina e altre tre giocatrici delle prime 10 favorite, tra cui Petra Kvitova, William e Darya Kasatkina, la finalista a Indian Wells. È il quarto con il maggior numero di pretendenti al titolo.

IMMAGINE 4 – Variazione della probabilità di vittoria del torneo in punti percentuali in funzione del quarto di riferimento

Se Halep fosse finita nel terzo quarto, avremmo visto la sua probabilità di vittoria diminuire di ben 10 punti percentuali. Anche lei, come è stato per Federer, è tra le giocatrici che più hanno beneficiato dei regali della fortuna.

Forecasts for the 2018 Miami Masters Title

Il movimento analitico del tennis celebra il linguaggio R a Cape Town

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 18 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Mentre all’Indian Wells Masters andava in scena l’atto conclusivo (con la finale vinta da Juan Martin Del Potro contro Roger Federer, n.d.t.), il movimento analitico del tennis si radunava dall’altra parte del mondo, a Cape Town in Sudafrica, per la conferenza satRday.

Le occasioni per affinare gli strumenti del mestiere di un analista di dati nel tennis sono piuttosto rare. È stata quindi una fortuna poter partecipare alla 2018 satRday Cape Town Conference, organizzata da Andrew Collier (@DataWookie) e dai suoi colleghi.

Di ritorno a Cape Town, la 2018 satRday ha dedicato un intero giorno a sviluppatori e appassionati di R per la condivisione di modalità ed eccitanti novità in merito all’utilizzo e al miglioramento di questo linguaggio di programmazione.

Venti dei ventitré oratori sono al momento attivi in Sudafrica, ed è stato molto interessante conoscere dettagli approfonditi del loro apporto a R.

Il linguaggio R per l’analisi sportiva

Nel mio intervento ho illustrato l’utilizzo di R per elaborare statistiche di tennis in tempo reale con il Game Insight Group della Federazione australiana. In uno dei seminari che hanno preceduto la conferenza, ho potuto mostrare ai partecipanti alcuni esempi concreti di analisi statistica nello sport funzionali a raccogliere, indagare e modellare dati in modo più efficace attraverso R. Materiale e presentazioni per il seminario sono disponibili qui.

Sebbene la conferenza fosse aperta a qualsiasi argomento relativo a R, è stato degno di nota il numero di presentazioni con estrema rilevanza per l’analisi sportiva.

Ad esempio, Neil Watson (@rugbystatsguy), docente della University of Cape Town è intervenuto sull’utilizzo di R per analizzare e visualizzare il vantaggio psicologico nelle partite del Rugby a 15 (o Rugby Union).

Sean Soutar, studente della medesima università, ha illustrato l’uso di Docker e RSelenium per raggranellare dati dinamici da internet, due applicativi di cui spesso mi servo per raccogliere dati sul tennis.

Robert Bennetto ha esaltato i vantaggi del pacchetto sp per gestire dati di posizionamento, che potrebbe diventare una risorsa particolarmente comoda per creare indici di posizionamento nello sport.

La divertente presentazione di Peter Kamerman riguardo a purrr mi ha convinto della bontà di pacchetti map e pmap nei miei tentativi alla programmazione funzionale in R.

Ho apprezzato molto anche l’intervento a chiusura dei lavori di David Lubinsky, così chiaro sui meriti di profvis – sviluppato da Winston Chang per profilare il codice in R – che senza dubbio sarà di grande aiuto nell’individuare colli di bottiglia nella mia futura scrittura di codice.

Il lavoro delle programmatrici R per la comunità

Oltre a queste preziose indicazioni per l’analisi statistica nello sport, sono rimasta impressionata dall’incredibile lavoro che le programmatrici in R stanno portando avanti a favore della comunità R.

Due di loro meritano speciale menzione. Da un lato, Wiebke Toussaint, che ha condiviso – con illimitato entusiasmo – l’utilizzo di ckanR per rendere disponibili a chiunque i dati da ricerche nel settore energetico attraverso un portale a libero accesso.

Dall’altro, Maëlle Salmon (@ma_salmon), che ha dato il via alla conferenza con una presentazione così coinvolgente da rendere l’atmosfera dell’intero programma di massimo entusiasmo e condivisione.

Salmon è una Research Software Engineer per rOpenSci, il cui obiettivo e quello di rendere lo sviluppo di pacchetti in R un’esperienza più collaborativa, veloce e divertente. Nel suo intervento, ha catturato l’attenzione di tutti mostrando come rOpenSci stia facilitando l’attività degli sviluppatori nel migliorare i programmi.

Certamente un intervento da circoletto rosso!

Cape Town celebrates R and tennis data science at satRday?

Quanto è davvero forte Serena Williams come giocatrice di tennis?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT (su TheConversation)

Pubblicato l’8 settembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Pur avendo perso in semifinale nelle ultime due edizioni degli US Open in cui ha giocato (avendo saltato poi gli US Open 2017 per via della gravidanza, n.d.t.), Serena Williams è già entrata nella storia del torneo.

Nuovo record

Raggiungendo i quarti di finale nel 2016 e conquistando la 308esima vittoria, Williams ha sorpassato il record di Roger Federer per numero di partite vinte negli Slam da un giocatore o giocatrice (Federer ha di nuovo allungato arrivando a 332 vittorie contro le 316 di Williams. La successiva vittoria agli Australian Open del 2017 porterà il totale degli Slam di Williams a 23, uno in più di Steffi Graf e record assoluto per una giocatrice nell’era Open, n.d.t.).

Nel tennis moderno, i tornei dello Slam – i quattro più prestigiosi della stagione – rappresentano lo standard valutativo della grandezza di una giocatrice. Solo tre donne nell’era Open, oltre a Williams e Graf, hanno vinto più di dieci Slam nel singolare: le rivali Chris Evert e Martina Navratilova, entrambe arrivate a 18, e Billie Jean King, che ne ha vinti 12.

Il fatto che Williams sia a 23 e continui a essere considerata tra le favorite in ogni Slam a cui partecipa ha indotto più di un commentatore a definirla la più grande di tutti i tempi.

Ci si chiede però se i tornei dello Slam siano davvero la modalità più efficace per misurare la grandezza di una giocatrice.

Per riepilogare i traguardi raggiunti in una carriera, l’attenzione esclusiva sui tornei dello Slam ha delle forti limitazioni. Non considera ad esempio i risultati di tutti gli altri tornei, che costituiscono la gran parte del calendario.

E, nel caso di Williams, il conteggio degli Slam non è in grado di far emergere due aspetti della carriera che in molti giudicano meritevoli di speciale menzione: la portata e la longevità del suo predominio.

Sistema Elo superiore agli Slam

Una metodologia più esaustiva per misurare la grandezza della carriera di una giocatrice è il sistema Elo, basato sull’approccio statistico nella valutazione della bravura di un’atleta e nella previsione di rendimento contro una specifica avversaria.

Versioni del sistema di valutazione Elo sono disponibili per molti degli sport professionistici in tutto il mondo, e anche nel tennis siti come TennisAbstract, FiveThirtyEight, OnTheT o TennisEloRanking stanno da tempo promuovendone la causa.

La valutazione Elo nel tennis è un numero che varia costantemente in funzione dei risultati ottenuti da una giocatrice, come una sorta di indice azionario il cui obiettivo è la misurazione del rendimento.

A differenza della classifica ufficiale, la valutazione Elo è basata su un modello statistico che rileva lo scostamento positivo o negativo della prestazione di una giocatrice rispetto alle attese.

La valutazione si aggiorna dopo ogni partita – tenendo in considerazione la bravura dell’avversaria – così che la vittoria contro giocatrici più forti assegni più punti.

In questo modo la valutazione Elo è in grado di integrare il contesto di riferimento di una giocatrice, rendendo il confronto tra epoche molto più significativo rispetto al mero computo degli Slam vinti.

IMMAGINE 1 – Valutazioni Elo in carriera per le dieci giocatrici con il maggior numero di Slam nell’era Open

L’unicità di Serena

Osservando l’andamento delle valutazioni Elo delle dieci giocatrici con il più alto numero di Slam nell’era Open, si può notare l’unicità della carriera di Williams. Dopo Navratilova, è infatti la sola del gruppo ad aver raggiunto una valutazione Elo superiore a 2400 una volta superati i 34 anni. E ci sono altri indicatori di longevità del suo predominio.

Se di norma la bravura di una giocatrice raggiunge un punto di massimo per poi gradualmente recedere, nel caso di Williams si è assistito a due momenti di picco: all’età di 21 anni, quando la sua valutazione Elo ha raggiunto i 2578 punti e all’età di 33 anni, con 2486 punti.

Sebbene Monica Seles, Graf e Navratilova abbiano raggiunto valutazioni Elo individuali superiori a quella di Williams, nessun’altra giocatrice è tornata a essere la più forte varcata la soglia dei trent’anni.

L’immagine 2 mostra il numero di anni di massima valutazione Elo per una giocatrice e – in presenza di massima valutazione – l’ampiezza del distacco dalla seconda giocatrice più forte in quello stesso anno.

Solo due donne dall’inizio degli anni ’70 sono state per almeno otto anni le giocatrici con massima valutazione Elo, appunto Williams e Graf.

L’orizzonte temporale di Graf si è esteso per 11 anni (dal 1988 al 1999), mentre quello di Williams è durato 13 (dal 2002 al 2015), ma non si è interrotto (alla fine di febbraio 2018, Williams era al primo posto con una valutazione Elo di 2418.5 punti davanti a Victoria Azarenka a 2263.7, n.d.t).

Ancora più impressionante è il fatto che, in media, la differenza tra il massimo di Williams e la sua diretta inseguitrice negli anni in cui è stata la prima giocatrice per valutazione Elo è stata di 80 punti, mentre quella di Graf si è fermata a 60 punti (tra Williams e Azarenka ci sono al momento 155 punti, n.d.t.).

IMMAGINE 2 – Massime valutazioni Elo per anno delle dieci giocatrici con il maggior numero di Slam nell’era Open e differenza con la massima valutazione della seconda migliore giocatrice

Un dominio senza rivali

Quasi incredibile a credersi è la capacità di rendimento assoluto di Williams dopo i trent’anni. In ciascun anno successivo, Williams ha ottenuto la valutazione Elo più alta con un distacco medio sulla seconda migliore di 150 punti. Questo vuol dire che, dopo i trent’anni, Williams è partita da favorita sulla seconda migliore per 3 a 1.

In altre parole, nel suo recente periodo di predominio, Williams non ha avuto rivali. Nessuna giocatrice l’ha mai messa costantemente in difficoltà e solo di rado ha subito importanti sconfitte. Ulteriore prova di come la sua carriera si sia distinta anche tra quella delle più grandi del tennis.

Campionesse del passato come Evert e Graf hanno avuto accesa rivalità rispettivamente da Navratilova e Seles, e sono state costrette ad alzare il livello di gioco. Williams invece ha espresso il massimo in una situazione in cui era la sua sola rivale.

Williams è arrivata a un’età in cui la maggior parte delle giocatrici si è ritirata o ha subito un profondo calo di rendimento: il suo regno continua (con la vittoria degli Australian Open 2017, prima di doversi fermare per la gravidanza, n.d.t.).

Se il dibattito su come valutare la grandezza nel tennis non sembra ancora trovare un approdo condiviso, l’eccellenza dei traguardi raggiunti da Williams non è oggetto di discussione.

Just how great a tennis player is Serena Williams?

L’invecchiamento nel circuito maschile non sembra arrestarsi

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 5 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’età media dei giocatori che hanno raggiunto gli ottavi di finale agli US Open 2015 (vinti poi da Novak Djokovic, 28 anni, in finale contro Roger Federer, n.d.t.) è stata di 29.3 anni: cinque di quei sedici – Feliciano Lopez (34.0), Jo-Wilfried Tsonga (30.4), Stanislas Wawrinka (30.4), John Isner (30.4) e Federer (34.1) – avevano superato i trent’anni.

Il predominio dei veterani

Come mostra l’immagine 1 (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.), il predominio dei giocatori considerati veterani è cresciuto stabilmente dalla metà degli anni ’80. Nel trentennio dal 1984 al 2014, l’età media dei giocatori che hanno raggiunto il terzo turno di uno Slam è aumentata di tre anni, passando da 23.7 a 26.7.

IMMAGINE 1 – Andamento in termini di età dei giocatori che avanzano al terzo turno di uno Slam nel periodo dal 1984 al 2015

Nella finale degli US Open 2005 Federer, a quell’epoca ventiquattrenne, sconfisse Andre Agassi, 35 anni, in 4 set. In un’intervista con la televisione americana ESPN durante gli US Open 2015, ripensando a quella finale Federer ha ricordato di essersi prefisso l’obiettivo di arrivare a giocare allo stesso livello di Agassi una volta raggiunta la metà della sua quarta decade.

Federer ha poi ampiamente superato quel traguardo ma, sul momento, sarebbe risultato piuttosto ambizioso. Negli anni di attività di Agassi, trovare veterani in grado di ambire alla vittoria di uno Slam era un evento raro, come mostra l’immagine 2. Prima del 2000, raggiungevano il secondo turno di uno Slam meno di dieci giocatori di almeno trent’anni. Durante gli anni ’00, quel numero si era avvicinato a venti superando, negli ultimi quattro anni, i venticinque a stagione.

IMMAGINE 2 – Miglior risultato ottenuto da giocatori di almeno trent’anni in uno Slam nel periodo dal 1984 al 2014

L’invecchiamento nel circuito è legato alla trasformazione nel modo di giocare

Con il predominio del tennis da parte dei veterani, è diventato sempre più difficile per i giovanissimi farsi strada verso la conquista di uno Slam. A partire dalla metà degli anni ’90, nella maggior parte delle stagioni ne sono approdati al secondo turno meno di cinque, come mostra l’immagine 3.

Le dinamiche d’invecchiamento del circuito maschile si allineano quasi perfettamente a quanto riscontrato per le donne, con l’età media di giocatori (e giocatrici) che raggiungono le fasi finali di uno Slam cresciuta di tre anni nell’ultimo trentennio.

Il generalizzato invecchiamento nel tennis suggerisce che i cambiamenti verificatisi siano stati dettati da una trasformazione fondamentale nel modo di giocare – vale a dire il declino della tattica servizio e volée a favore della diffusione di un tennis maratona – trasformazione che è iniziata verso la fine degli anni ’90 ed è concisa con l’ascesa dei giocatori veterani.

IMMAGINE 3 – Miglior risultato ottenuto da giocatori non ancora ventenni in uno Slam nel periodo dal 1984 al 2014

Con l’introduzione di nuove tattiche come la risposta iper-aggressiva muovendosi rapidamente all’interno del campo sulla seconda di servizio e la generale volontà di velocizzare gli scambi con maggiori discese a rete, Federer ha cercato di reintrodurre schemi di gioco che richiamano l’era del servizio e volée, ma non ci sono ancora segnali diffusi che questa possa essere una tendenza del tennis prossimo venturo.

An Aging ATP – No End in Sight

Strisce degne di nota dalla stagione ATP 2017

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 3 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Grazie al recente aggiornamento dei database relativi al circuito maschile e femminile alla pagina GitHub di Jeff Sackmann, possiamo dare uno sguardo alla strisce più significative della stagione ATP 2017, in particolare quelle relative alle partite e ai tiebreak vinti e persi.

Strisce vincenti

Iniziamo con le partite vinte.

Giocatore   Partite   Inizio   Fine     
Nadal       17        17 apr   15 mag   
Nadal       16        28 ago   09 ott   
Federer     16        19 giu   07 ago   
Federer     13        09 ott   13 nov   
Federer     12        06 mar   20 mar   
A. Zverev   10        31 lug   07 ago   
Nadal       10        29 mag   03 lug   
Wawrinka    10        22 mag   29 mag   
Dimitrov    10        02 gen   16 gen

Si osserva come, in termini di strisce vincenti, la stagione sia stata dominata da Roger Federer e Rafael Nadal. La striscia di 17 vittorie di Nadal, interrotta dalla sconfitta contro Dominic Thiem nei quarti di finale degli Internazionali d’Italia, è l’unica che comprende tre tornei di fila vinti. Oltre a Nadal e Federer, solo Alexander Zverev ha vinto due tornei in successione.

Strisce perdenti

Se si guarda invece alla meno onorevole categoria di strisce perdenti, si pensa immediatamente a due nomi, quelli di Vincent Spadea e Donald Young. Il primo detiene il record di 21 partite perse consecutivamente sul circuito maggiore (non è conteggiata la sconfitta contro Rainer Schüttler alla World Team Cup di Dusseldorf nel 1999), mentre Young ha una delle strisce perdenti più lunghe, 17 partite, degli ultimi anni.

Nel 2017, nessun giocatore si è avvicinato a questi traguardi negativi, ma ci sono stati alcuni momenti in cui sembrava che si fosse dimenticato come vincere una partita. La tabella elenca tutti i giocatori con almeno 8 partite perse consecutivamente.

Giocatore   Partite   Inizio   Fine     
Cuevas      10        29 mag   23 ott
Marterer    10        06 feb   28 ago
Lorenzi     8         28 ago   30 ott
Jaziri      8         20 mar   03 lug
Medvedev    8         31 lug   09 ott
Tsitsipas   8         13 feb   02 ott

In merito alla striscia di 10 sconfitte di Maximilian Marterer, va sottolineata la sua stagione molto buona sul circuito Challenger, nel quale – tra una sconfitta e l’altra sul circuito maggiore – ha ottenuto risultati di rilievo in vari tornei.

Deve comunque essere frustrante perdere a ogni primo turno del tabellone principale dopo aver superato le qualificazioni, come è successo nel suo caso per sette delle dieci sconfitte in tornei del circuito maggiore (le altre tre sono arrivate dopo che Marterer aveva ricevuto una wild card). Per Pablo Cuevas invece, l’altro giocatore ad aver perso dieci partite di fila nel 2017, la striscia di sconfitte proviene da soli tornei del circuito maggiore.

Tiebreak

Si è parlato altre volte delle vittorie nei tiebreak, e una delle conclusioni è stata che in passato tre giocatori – Federer, Nadal e John Isner – sono andati stabilmente oltre le aspettative. L’elenco dei tiebreak vinti consecutivamente nel 2017 lo conferma, come si osserva nella tabella.

Giocatore   Tiebreak   Inizio   Fine     
Isner       11         15 mag   29 mag
Federer     8          19 giu   07 ago
Federer     8          06 mar   20 mar 
(Molti)     7

La striscia di Isner comprende due circostanze in cui ha vinto il tiebreak ma ha poi perso la partita, mentre in quella di Federer il tiebreak ha sempre contribuito alla vittoria finale. La lista di tiebreak consecutivi persi invece vede Lucas Pouille al primo posto con 12, appena uno in meno dei 13 persi di fila da Robin Haase, un record degli ultimi anni (a un solo tiebreak dai 14 di Graham Stilwell e Colin Dibley, striscia negativa collezionata negli anni ’70, n.d.t.).

Giocatore   Tiebreak   Inizio   Fine     
Pouille     12         03 mar   09 ott
Mayer       11         02 gen   03 lug 
Lajovic     8          06 mar   24 lug

Ritiri

Da ultimo, anche Nick Kyrgios si è fatto notare nel 2017 diventando il primo giocatore ad aver perso tre partite di fila per ritiro.

Data     Torneo         Avversario   Risultato
31 lug   Washington     Sandgren     3-6 0-3 Rit
03 lug   Wimbledon      Herbert      3-6 4-6 Rit
19 giu   Queen's Club   Young        6-7(3) 0-0 Rit

Doppio

Ci sono spunti interessanti anche nelle strisce della stagione 2018. I compagni di doppio Oliver Marach e Mate Pavic hanno iniziato con 17 vittorie consecutive, tra cui tre titoli, perdendo poi la finale di Rotterdam da Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut.

Se si considera anche la Coppa Davis, la striscia di Marach sale a 18 partite, grazie alla vittoria per l’Austria a febbraio in coppia con Philipp Oswald. Pur nella difficoltà di reperire dati relativi alle partite di doppio, si può affermare con un certo grado di sicurezza che Marach e Pavic avranno un posto di prim’ordine nell’annuario delle strisce vincenti del circuito maschile per il 2018.

ATP Streaks of 2017

La WTA sta invecchiando bene

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 5 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi anni (grazie anche alle vittorie a Wimbledon 2016 e agli Australian Open 2017, che le hanno permesso di superare Steffi Graf nel numero di Slam vinti in singolare, n.d.t.) Serena Williams si è assicurata il titolo di atleta ultratrentenne più decorata.

Serena e le altre trentenni al vertice

Dieci anni fa, in pochi avrebbero creduto che una giocatrice – superata la soglia dei trent’anni – avrebbe raggiunto il suo massimo rendimento. Non ci sono dubbi che i risultati di Williams e il suo ritorno a livelli di vertice in questa fase della carriera siano eccezionali (almeno prima della pausa per la gravidanza, n.d.t.). Quello che forse è meno considerato è che Williams guida un gruppo di giocatrici con trenta o più anni all’apice del loro tennis.

Dal 1984 (il primo anno con dati affidabili sull’età delle giocatrici), l’età media delle giocatrici arrivate al terzo turno (R32) di uno Slam è aumentata da 22.3 a 25.9 anni, cioè di quasi 4 anni, come mostrato dall’immagine 1 (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Andamento in termini di età delle giocatrici che avanzano al terzo turno di uno Slam nel periodo dal 1984 al 2015

Si tratta di una dinamica d’invecchiamento profondamente influenzata dal dominio di Williams? Agli US Open 2015, sette giocatrici di almeno trent’anni, tra cui le sorelle Williams e un’ispirata Petra Cetkovska, hanno raggiunto il terzo turno, il numero più alto di accessi a questa fase del torneo negli ultimi 30 anni.

È il segnale di una tendenza più diffusa del dominio negli Slam delle giocatrici che hanno superato i trent’anni. L’immagine 2 mostra i risultati migliori ottenuti da giocatrici di almeno trent’anni tra il 1984 e il 2014. Prima del 2004, raggiungevano il secondo turno non più di 5 giocatrici di almeno trent’anni. Negli ultimi dieci anni, ci si è avvicinati a 10 giocatrici, con una tendenza che sembra essere rialzista.

IMMAGINE 2 – Miglior risultato ottenuto da giocatrici di almeno trent’anni in uno Slam nel periodo dal 1984 al 2014

Un cambiamento generalizzato del gioco

L’invecchiamento per gli uomini si è manifestato con simili modalità. Trovare un nutrito gruppo di giocatori “vecchi” in entrambi i circuiti che sopravvive ad alti livelli dai primi anni 2000 è segnale dell’essere in presenza di un cambiamento generalizzato nella tipologia di tennis giocato.

La diffusione del gioco da fondo ha reso durata e resistenza fattori critici di successo come non era mai accaduto, e una giocatrice raggiunge la maggiore efficacia in queste caratteristiche nell’età compresa tra venticinque e trentacinque anni.

Le giocatrici più giovani, specialmente al di sotto dei vent’anni, stanno subendo gli effetti di un’evoluzione che favorisce le giocatrici più mature. Considerando i risultati migliori raggiunti dalle giovanissime negli Slam degli ultimi 30 anni, come mostrato nell’immagine 3, si osserva una considerevole diminuzione della loro presenza.

Anzi, negli ultimi 5 anni, nessuna giocatrice con meno di vent’anni è andata oltre i quarti di finale di uno Slam (con l’eccezione di Jelena Ostapenko, Sloane Stephens, Eugenie Bouchard e Madison Keys, che hanno raggiunto almeno la semifinale, n.d.t.), e l’ultima vittoria risale al 2006 quando la diciannovenne Maria Sharapova ha vinto gli US Open (impresa poi replicata da Ostapenko, vincitrice al Roland Garros 2017, due giorni dopo aver compiuto vent’anni, n.d.t.).

IMMAGINE 3 – Miglior risultato ottenuto da giocatrici non ancora ventenni in uno Slam nel periodo dal 1984 al 2014

WTA – Aging with Greatness