Previsioni per il singolare maschile degli Australian Open 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 12 gennaio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Pur avendo ricevuto dal sorteggio il quarto di tabellone più impegnativo degli Australian Open 2018, Roger Federer è comunque il favorito per difendere il titolo vinto lo scorso anno. Quali sono gli altri giocatori favoriti per la vittoria finale?

Ogni appassionato si sta domandando chi abbia più probabilità per la vittoria agli Australian Open. Ora che il tabellone si è definito, quale sarà il suo più probabile andamento nelle prossime due settimane di gioco?

Una delle metodologie più affidabili per determinare le aspettative rispetto a un possibile risultato nel tennis sono le valutazioni Elo, che esprimono il livello di forma di un giocatore in uno specifico momento – tenendo conto dei risultati passati e della qualità degli avversari – e che rappresentano una delle misure in assoluto più predittive del rendimento futuro di un giocatore.

Per questa analisi, utilizzerò le valutazioni Elo specifiche per il cemento, introducendo un correttivo per infortunio a quei giocatori che hanno dovuto interrompere la stagione 2017, in modo da ottenere una previsione ancora più precisa del loro possibile rendimento a ogni turno. Si tratta di valutazioni aggiornate alle ultime partite giocate nei tornei di preparazione agli Australian Open 2018.

I primi 8

Tra i giocatori che più probabilmente raggiungeranno i quarti di finale ne troviamo tre che hanno già vinto il torneo – Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic – e cinque che cercano di vincerlo per la prima volta, tra cui il beniamino dei tifosi Juan Martin Del Potro, l’astro di casa e recente vincitore a Brisbane Nick Kyrgios, e il fenomeno della Next Gen Alexander Zverev.

IMMAGINE 1 – Probabilità di approdo ai quarti di finale e di vittoria del torneo per i primi 8 favoriti

Federer ha una buona probabilità di rivincere il torneo, la più alta tra tutti con il 38.9%. Nonostante un 2017 claudicante, il rendimento a oggi sui campi in cemento di Djokovic lo mette comunque al secondo posto tra i favoriti con una probabilità del 20%, quasi la metà di quella di Federer.

Al terzo posto c’è il finalista dell’edizione 2017, Nadal, con un 8.4% di probabilità, tallonato da Del Potro. Dimitrov e Kyrgios sono gli ultimi due con una probabilità maggiore del 2%, rendendo improbabile ma non impossibile la vittoria degli Australian Open da parte di un giocatore che non ha ancora vinto uno Slam.

La fortuna del tabellone

Sulla probabilità di ogni giocatore incide la sua posizione nel tabellone. Quale percorso verso la finale è stato più accomodato dalla fortuna? E quale ha ricevuto sorte più avversa?

Definire un tabellone ‘duro’ significa affermare che il percorso verso la finale di qualsiasi tra le prime teste di serie sarebbe stato più semplice da affrontare se si fosse trovata a giocare in un altro quarto. Possiamo simulare tabelloni ipotetici per la testa di serie più alta di ogni quarto verificando statisticamente come si sarebbe comportato quel giocatore se fosse stato la testa di serie più alta in ciascuno degli altri quarti.

L’immagine 2 mostra la variazione nella probabilità di raggiungere la semifinale per ciascun giocatore con la maggiore probabilità di superare il quarto se si fosse trovato in un altro quarto del tabellone. In media, un valore positivo indica che il giocatore avrebbe maggiore facilità di superare i propri turni, un valore negativo invece che dovrebbe faticare di più.

IMMAGINE 2 – Variazione nella probabilità di semifinale in funzione del quarto di finale di appartenenza

La difficoltà aumenta muovendosi verso la parte bassa del tabellone

Troviamo che la progressione da più facile a più difficile rispecchia l’ordine effettivo dei quarti del tabellone. Il quarto di Nadal concede a ognuna delle prime 4 teste di serie la maggiore probabilità di raggiungere la semifinale (con un incremento di 8.5 punti percentuali), il quarto di Federer concede la probabilità più bassa (con un decremento di 5 punti percentuali).

Nadal è solamente al terzo posto tra i giocatori con maggiore probabilità di raggiungere i quarti di finale e, se fosse nel quarto di Federer, subirebbe un’ulteriroe diminuzione di 15 punti percentuali per la presenza di altri due contendenti con una valutazione Elo superiore ai 2000 punti, cioè Del Potro e David Goffin, rispetto a un solo giocatore di quel livello nel suo quarto, cioè Marin Cilic.

Fosse stato sufficientemente fortunato da finire nel quarto in cui si trova Nadal, di converso Federer avrebbe visto salire la sua probabilità di raggiungere la semifinale al 73%.

Ci si potrebbe chiedere come mai, con un tabellone più facile e avendo sfiorato la vittoria agli Australian Open 2017, Nadal non abbia un pronostico migliore per aggiudicarsi il titolo. Pur beneficiando del tabellone più facile tra le prime quattro teste di serie, gli infortuni di Nadal e le sconfitte sul cemento alla fine del 2017 hanno abbassato la sua valutazione all’inizio degli Australian Open rispetto a quella di Federer, Djokovic e Del Potro. Ma una probabilità di quasi il 10% pone comunque Nadal tra i super favoriti.

Migliori partite al primo turno

La particolare struttura del tabellone di un torneo di tennis a volte può rendere poco interessanti i primi turni. Ci si può comunque attendere che qualche partita sia estremamente competitiva. Mettendo insieme la vittoria attesa e la valutazione Elo dei due giocatori che dovranno affrontarsi, la tabella riepiloga le cinque partite nei primi giorni degli Australian Open che potrebbero regalare molte emozioni.

Giocatore 1   Giocatore 2      V. 1 (%)   V. 2 (%)
Rublev        Ferrer           42.9       57.1
Verdasco      Bautista Agut    29.7       70.3
Edmund        Anderson         44.3       55.7
Pella         Thiem            30.6       69.4
Nishioka      Kohlschreiber    41.7       58.3

Il codice e i dati dell’analisi sono disponibili qui.

Forecasting the Men’s 2018 Australian Open

I tornei di preparazione a uno Slam e gli altri ATP 250

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’11 gennaio 2013 – Traduzione di Edoardo Salvati

I due tornei di preparazione agli Australian Open 2013 stanno andando in modo molto diverso tra loro.

A Sydney, una sola testa di serie (Andreas Seppi, che non è così automatico trovare tra le teste di serie o nei turni finali) ha raggiunto la semifinale, e solo un’altra è arrivata ai quarti.

Nella parte opposta del Mar di Tasmania, tre dei quattro semifinalisti ad Auckland sono tra le prime quattro teste di serie e il quarto, Gael Monfils, si trova tipicamente in quella zona di classifica (pur partecipando grazie a una wild card per via del suo 99esimo posto. Monfils ha poi perso in semifinale contro David Ferrer, n.d.t.).

Se il torneo di Sydney rientra nella casistica più convenzionale, è quello di Auckland a mescolare le carte. Nella settimana che precede uno Slam, molti dei giocatori di vertice si risposano, mentre di quelli che giocano…beh diciamo che per loro i tornei di preparazione non sono esattamente la più importante delle priorità.

Vincere nei tornei 250

Convenientemente, il calendario ATP è di immediato sostegno come esperimento finalizzato a capire se i tornei di preparazione a uno Slam facciano davvero storia a sé (per facilità, li considero tutti tornei di preparazione, anche se analizziamo solo quelli nella settimana che precede uno Slam. Sydney è incluso, ma non lo è il torneo di Brisbane, per quanto gli eventi due settimane prima di uno Slam siano generalmente chiamati “di preparazione”).

Dal 2009, tutti i tornei di ultima categoria del circuito maggiore hanno assegnato 250 punti al vincitore ed è comodo che tutti quelli nella settimana che precedente uno Slam facciano parte di questa categoria.

Per verificare se i giocatori affrontino i tornei di preparazione agli Slam diversamente, possiamo semplicemente confrontare i risultati dei tornei di preparazione con quelli degli altri tornei 250.

Non è una metodologia perfetta, visto che alcuni 250 hanno tabelloni con più di 32 giocatori e la qualità della competizione non è identica a questo livello, ma esaminando differenti parametri riusciamo ad arginare l’impatto di queste limitazioni.

Chi vi si dedica con intensità?

Iniziamo dal rapido conteggio di vittorie e sconfitte delle teste di serie. Nei tornei di preparazione dal 2009 al 2012, le teste di serie hanno vinto circa il 61% delle partite contro avversari fuori dalle teste di serie (224 su 365), mentre negli altri 250 le vittorie sono state più del 70% (1499 su 2129). Si tratta di una differenza sostanziale.

Per eliminare la stranezza del tabellone più ampio al Queen’s Club (che dal 2015 ha acquisito lo status di torneo 500, n.d.t.), e magari escludere anche qualche ritiro al primo turno, analizziamo il bilancio delle teste di serie in turni specifici.

Nei sedicesimi di finale di un torneo di preparazione, le teste di serie hanno conseguito 71 vittorie a fronte di 50 sconfitte, cioè una percentuale del 58.7%. Negli altri 250, il record è stato di 591 vittorie e 225 sconfitte, pari a una percentuale del 72.6%.

Nei quarti di finale di un torneo di preparazione, le teste di serie hanno battuto i giocatori non teste di serie per 36 volte su 46, pari al 71.7%. Negli altri 250, il bilancio è stato a favore delle teste di serie in 200 partite su 275, cioè il 72.7%.

Sembra che molti dei giocatori di vertice si presentino ai tornei di preparazione a uno Slam con l’intento di giocare una o due partite in contesto competitivo (o forse per obblighi contrattuali con gli sponsor). Sono giocatori il cui rendimento non è in linea con lo standard abituale. Ma, come visto dal record abbastanza simile nei quarti di finale, quelli che partecipano al torneo per arrivare fino in fondo giocano al loro livello abituale.

Qualche altro aspetto

Un elemento che sembra avere conseguenza effettiva nei tornei di preparazione sono i ritiri dell’ultimo minuto, come quello della seconda testa di serie Gilles Simon a Sydney, perché non compaiono nel record di partite vinte e perse (curiosamente, Monfils e Simon hanno vinto nel 2018 rispettivamente a Doha e Pune, in India, due tornei 250 che precedono gli Australian Open di due settimane, n.d.t.).

Per avere un quadro completo della situazione, compresi i ritiri, possiamo conteggiare il numero di teste di serie che hanno raggiunto la semifinale nelle due categorie che abbiamo definito per i tornei 250.

In quelli di preparazione a uno Slam, i semifinalisti negli ultimi quattro anni si sono suddivisi in 53 teste di serie e 43 non teste di serie, vale a dire che il 55% dei giocatori di vertice sono arrivati in semifinale. Negli altri 250, il rapporto è stato 365 teste di serie e 191 non teste di serie, cioè il 66% dei giocatori di vertice arrivati in semifinale.

Il rendimento delle prime quattro teste di serie

Un ennesima chiave di analisi è il rendimento delle prime quattro teste di serie. Nei 250 succede spesso che le teste di serie dalla numero 5 alla numero 8 siano praticamente indistinguibili dal resto dei partecipanti.

Per esempio, a Sydney questa settimana le teste di serie dalla 5 alla 8 sono Florian Mayer, Radek Stepanek, Jeremy Chardy e Marcel Granollers. Quindi non molta differenza tra questi giocatori e i semifinalisti fuori dalle teste di serie Julien Benneteau, Kevin Anderson e Bernard Tomic (che ha poi vinto il torneo in finale contro Anderson, n.d.t.).

In assenza di una netta separazione tra giocatori di primo livello e il resto del gruppo, selezionare le prime quattro teste di serie è una scelta valida come qualsiasi altra possibile.

Il risultato è simile a quanto visto con un campione più ampio di teste di serie. Complessivamente, quando una delle prime quattro teste di serie affronta un avversario fuori dalle prime quattro in un torneo di preparazione, vince il 65% delle partite (129 su 199). Negli altri 250, vince il 74% delle partite (978 su 1321).

Nei sedicesimi di finale, le prime quattro hanno un record di 51 vinte e 24 perse nei tornei di preparazione, pari al 68%, rispetto al 76% (366-114) negli altri 250.

È nei quarti di finale che le prime quattro teste di serie ottengono un rendimento diverso da quello delle altre teste di serie. Nei tornei di preparazione, il record è 31-20, pari al 61% delle partite. Negli altri 250, la percentuale è del 71% (261-105). Forse il bye al primo turno in molti dei tornei di preparazione a uno Slam significa che le teste di serie preferiscono non dover giocare più di due partite di preparazione.

Vincere non è predittivo

Come detto, questi calcoli restituiscono risultati imprecisi, perché non tengono conto del livello di bravura dei partecipanti in ciascuno dei vari tornei 250. Pur non essendo l’ultima parola sulla questione, sono numeri che indicano con forza che i giocatori di classifica più alta non hanno troppa considerazione dei tornei di preparazione a uno Slam. Contro un insieme di avversari dalle caratteristiche simili, vincono molte più partite nei tornei 250 di altri momenti dell’anno.

Questo forse è un motivo per cui vincere un torneo di preparazione agli Australian Open non è predittivo di alcuna particolare aspettativa di successo a Melbourne: sono tornei a cui alcuni degli avversari di più alta classifica non si dedicano con l’intensità normalmente riservata ad altri tornei.

Warming Up and Losing Out

Cosa succede dopo aver vinto un torneo di preparazione agli Australian Open?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 29 dicembre 2011 – Traduzione di Edoardo Salvati

La particolare collocazione nel calendario tennistico rende gli Australian Open un torneo unico. Seguono quasi immediatamente la ripresa dalle vacanze invernali, quindi la percezione comune è che alcuni giocatori si presentino in uno stato di forma non ottimale come per gli altri tre Slam.

Per questa ragione i tornei delle due settimane precedenti agli Australian Open sono contemporaneamente importanti e difficili da pronosticare. Chi sarà in forma a Chennai la prossima settimana (torneo vinto da Milos Raonic, che ha poi perso al terzo turno degli Australian Open 2012, n.d.t.)?

Chi è mentalmente pronto per la nuova stagione? E una volta che Chennai, Doha, Auckland, Sydney e Brisbane si sono conclusi, che informazioni si possono trarre per gli Australian Open stessi?

La classifica non sembra contare a gennaio

Cercherò di rispondere a quest’ultima domanda. Se mai ci fosse un periodo in cui la classifica non sembra contare così tanto è proprio gennaio, dopotutto è il mese in cui Yevgeny Kafelnikov ha vinto il suo Slam sul cemento.

Sarebbe ragionevole ritenere che i tornei di preparazione siano particolarmente predittivi. Magari tornei come Doha forniscono un’anteprima in pillole su quanto ciascun giocatore sia pronto per il grande evento di Melbourne.

Purtroppo però, così non sembra essere. Vincere un torneo nelle due settimane che precedono Melbourne non necessariamente è predittivo del rendimento agli Australian Open. Anzi, è più affidabile nel pronosticare una prestazione deludente nel primo Slam dell’anno.

Dal 1992 (e senza considerare il 2007, anno in cui alcuni dei tornei di preparazione hanno modificato il format introducendo una fase a gironi) ci sono stati 93 tornei nelle due settimane che precedono gli Australian Open, 42 dei quali la settimana prima e gli altri 51 due settimane prima.

Una valutazione tramite le teste di serie

Per ciascuno di essi, ho segnato i vincitori, la loro testa di serie agli Australian Open e il piazzamento a Melbourne. Con questi ultimi due dati, possiamo verificare se il rendimento sia stato uguale, superiore o inferiore alle attese.

(Le teste di serie agli Australian Open non sono lo strumento perfetto per stabilire il livello delle attese, visto che i risultati delle due settimane precedenti sono incorporati nella classifica. Ma si sono rivelate l’opzione di gran lunga più semplice e, siccome non è un metodo che distingue, ad esempio, tra la testa di serie numero 5 e la numero 8, dubito che faccia troppa differenza.)

Consideriamo i vincitori nella settimana che precede gli Australian Open. Non avevo grandi aspettative in questo caso, visto che i giocatori migliori solitamente riposano nella settimana prima di uno Slam. Sembra però che vincere un torneo in quella settimana dia una spinta aggiuntiva per superare uno o due turni.

Dei 42 vincitori di questi tornei, 12 hanno confermato le attese (vale a dire, hanno giocato al livello previsto dalla loro testa di serie a Melbourne), 17 hanno superato le attese e 13 hanno giocato peggio (tra cui un giocatore che si è ritirato).

Di questi tredici, solo quattro hanno perso il turno di apertura a Melbourne e nessuno era testa di serie. Molti hanno perso al secondo turno, tra cui la dolorosa uscita della testa di serie numero 6 Michael Chang nel 1993.

Negli ultimi vent’anni solo Sampras

In chiave positiva, Pete Sampras ha vinto a Sydney nel 1994 e subito dopo a Melbourne, raccogliendo due tornei di fila. È l’unico giocatore negli ultimi vent’anni ad aver vinto gli Australian Open e un altro torneo nella settimana precedente.

Per i vincitori di tornei due settimane prima di Melbourne, i risultati non sono altrettanto confortanti. Dei 51 vincitori, 15 hanno confermato le attese, 12 le hanno superate e 24 hanno giocato peggio rispetto alla loro testa di serie (tra cui, anche in questo caso, un giocatore che si è ritirato).

Incredibilmente, ben 14 su 51 vincitori non ha poi superato nemmeno un turno a Melbourne, tra cui la testa di serie numero 4 Boris Becker nel 1993, la numero 5 Carlos Moya nel 2005 e la numero 9 Andy Murray nel 2008. Solo due dei 51 giocatori hanno vinto il torneo: Petr Korda nel 1998 e Roger Federer nel 2006, entrambi trionfatori a Doha (recentemente anche Stanislas Wawrinka e Novak Djokovic ci sono riusciti, nel 2014 e nel 2016, vincendo rispettivamente a Chennai e a Doha, n.d.t.).

In altre parole, la vittoria in un torneo di preparazione non rivela molto sul livello di forma per gli Australian Open stessi, e così sarà per i vincitori dei tornei delle prossime settimane, che non riceveranno particolari favori del pronostico a prescindere da quanto abbiano giocato bene nel debutto stagionale.

Cosa succede saltando completamente i tornei di preparazione?

Se si escludono le esibizioni, è il programma che seguirà Djokovic, insieme ad altri giocatori, tra cui si fa notare Marin Cilic, che ha vinto a Chennai nel 2009. Dopo quel risultato, non è andato oltre i sedicesimi a Melbourne.

Forse questa volta gambe più fresche significheranno più turni superati (Djokovic ha effettivamente vinto gli Australian Open nel 2012, mentre Cilic non li ha giocati per infortunio. Djokovic ha vinto gli Australian Open nel 2013 senza aver disputato tornei di preparazione, così anche Federer nel 2017, n.d.t.).

What Happens When You Win an Aussie Warmup?

Nella rivalità con Nadal, il rovescio di Federer è diventato un’arma?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 17 marzo 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Chi tra gli appassionati di tennis ha pensato che la vittoria di Roger Federer su Rafael Nadal nella finale degli Australian Open 2017 fosse solo attribuibile al caso visto il dominio di Nadal negli scontri diretti, dovrà ricredersi dopo la schiacciante vittoria di Federer negli ottavi di finale all’Indian Wells Masters 2017, che lascia ben sperare i suoi tifosi per la stagione in corso.

Federer ha battuto Nadal in due set in poco più di un’ora, salvando l’unica palla break concessa e trasformando quattro delle cinque a suo favore. La sopravvivenza in quello che è stato definito il quarto della morte è sembrata in realtà una passeggiata per Federer. Lo stesso Nadal ha ammesso di essere stato demolito.

Il punto di svolta?

Con due vittorie di fila nel 2017 su un avversario che molto spesso ha avuto la meglio in passato, tutti si chiedono come, all’età di 35 anni, Federer sia riuscito a raggiungere, almeno in questa fase, il punto di svolta nella rivalità con Nadal.

Molti, tra cui Chris Clarey del New York Times e Jeff Sackmann di TennisAbstract, hanno evidenziato nel rovescio di Federer una componente chiave del suo ritrovato successo. In passato, con il rovescio a una mano Federer faticava ad addomesticare l’estrema altezza e rotazione del servizio di Nadal e dei suoi colpi di scambio. Nelle ultime due partite invece, il suo rovescio è stato più un’arma a disposizione che un punto debole.

Uno sguardo alle tendenze nelle loro partite agli Australian Open dal 2012 in avanti può fornire dettagli per rispondere alla domanda.

Le tendenze dalle partite agli Australian Open

Come mostrato dall’immagine 1, si osserva in primo luogo che la velocità del rovescio di Federer è cresciuta significativamente dal 2012 al 2017, sia nella risposta al servizio, sia nei colpi giocati durante lo scambio (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Per la risposta al servizio, la mediana della velocità del rovescio è salita da 102 km/h nel 2012 a 106 km/h nel 2017. Nei colpi di scambio, l’incremento è ancora più marcato, con la mediana della velocità del rovescio che è aumentata, sempre nello stesso periodo, da 111 km/h a 120 km/h.

IMMAGINE 1 – Il rovescio di Federer contro Nadal è diventato più veloce

Inoltre, analizzando l’altezza con cui la pallina supera la rete, si osserva anche un cambiamento nella tipologia del rovescio di Federer. Dagli Australian Open 2012, il rovescio di Federer nella risposta al servizio di Nadal ha superato la rete con altezza decrescente di quasi il 25%, come mostrato dall’immagine 2. Negli scambi invece, il rovescio ha superato la rete a un’altezza inferiore del 15%, sempre per il periodo considerato.

IMMAGINE 2 – Il rovescio di Federer contro Nadal è diventato più piatto

Sono entrambe indicazioni del fatto che Federer abbia colpito il rovescio con più velocità e con minore effetto contro Nadal nel 2017 di quanto abbia fatto nei loro scontri diretti nei precedenti 5 anni. Come ci è riuscito?

La volontà di rinunciare al rovescio difensivo tagliato

Una spiegazione risiede nella volontà di Federer di rinunciare al rovescio difensivo tagliato anticipando l’impatto con la pallina da una posizione in campo più interna. Le statistiche raccolte da TennisAbstract supportano questa conclusione. Se mettiamo a confronto la semifinale degli Australian Open 2014 con gli ottavi di finale all’Indian Wells Masters 2017, osserviamo che la frequenza con cui Federer colpisce il rovescio tagliato si è ridotta del 50%.

I benefici di una strategia così offensiva erano sicuramente già noti a Federer tre anni fa. Sembra solo che ci sia voluto del tempo prima di renderla attuabile. Se questo sia legato all’arrivo di Ivan Ljubicic come allenatore, a una racchetta dal piatto corde più ampio, a una prospettiva più rilassata sulla carriera o ad altri fattori, rimane un argomento aperto a congetture.

In Federer-Nadal Rivalry, Has the Federer Backhand Become a Weapon?

Il rovescio di Federer

di Rick Nashtag // AgainIAmRightInMyAnalysis

Pubblicato il 10 febbraio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

La saggezza popolare tennistica attribuisce a Roger Federer un punto di debolezza – sempre che così lo si possa definire – nel rovescio a una mano. Questo aspetto viene enfatizzato dal gioco di Rafael Nadal, il quale, sempre secondo la medesima saggezza, insiste con il suo dritto fortemente carico di effetto sul lato del rovescio di Federer. Il dritto di Nadal che sposta Federer fuori dal campo costringendolo a ribattere con un scomodo rovescio a rimbalzo colpito al di sopra della spalla è una combinazione che normalmente genera a Federer molti grattacapi.

Diagonale dritto-rovescio

Alla vigilia della finale degli Australian Open 2017, uno dei punti chiave risiedeva nella capacità di Federer di gestire la diagonale dritto – rovescio che Nadal avrebbe impostato.

Come è noto, Federer ha vinto il torneo. È un risultato che certamente non mi aspettavo, ma sul quale, in questa occasione, avevo riposto maggiori speranze per diversi motivi.

In primo luogo, la convinzione che la superficie non solo fosse più veloce, ma smorzasse anche il rimbalzo della pallina (mitigando di fatto l’incredibile effetto imposto da Nadal ai suoi colpi).

Poi, è solo la seconda volta che Federer gioca contro Nadal da quando, a partire dal 2014, ha utilizzato un piatto corde più ampio. Anche se Nadal ha vinto la semifinale degli Australian Open 2014, Federer aveva da poco iniziato a giocare con quella racchetta con regolarità nel torneo.

Difficile trarre conclusioni

Penso quindi che sia difficile trarre conclusioni da quella partita, ritengo invece che questi due fattori abbiano riequilibrato le probabilità di vittoria della finale 2017, dal 60% a favore di Nadal.

Ero quindi curioso di vedere come Federer sarebbe riuscito a utilizzare il suo rovescio contro Nadal, su quel tipo di campo e con quel tipo di racchetta, e mi sembra di poter dire che abbia ottenuto ottimi risultati.

Al di là del 18esimo Slam, molti aspetti emergono dalla finale, tra cui appunto come Federer abbia sfruttato il rovescio non solo per difendere ma per un gioco di attacco sia in diagonale che in lungolinea. Diversi video su YouTube mostrano i suoi rovesci vincenti della partita.

Purtroppo non ci sono dati disponibili per verificare quanto il rimbalzo della pallina possa aver modificato il punto d’impatto del rovescio di Federer. Per quanto ne sappia, nonostante sia convinto che quel tipo di informazione esista – durante la partita ESPN ha mostrato una grafica sull’altezza del punto di contatto di Federer almeno una volta – non è appunto resa pubblica.

Tuttavia, ci sono altre statistiche a misurazione dell’efficacia del rovescio di Federer, in particolare l’indice Potenza del Rovescio creato da Jeff Sackmann di TennisAbstract, con cui ha verificato che Federer ha raccolto il massimo dal rovescio contro Nadal, con ampio margine rispetto alle altre partite che hanno giocato in uno Slam.

L’uso del rovescio tagliato

Jon Wertheim di Sports Illustrated, un giornalista e commentatore di tennis che in genere apprezzo, si è espresso nella sua rubrica Mailbag con parole che mi hanno fatto riflettere: “[..] Ha giocato un tennis di attacco, notate il numero ridotto di colpi tagliati [..]”. Wertheim non fa esplicita menzione al rovescio tagliato, ma credo si stesse riferendo proprio a quel colpo. Ho avuto la stessa impressione guardando la partita, cioè quanto spesso Federer sembra aver colpito il rovescio piatto o in top-spin rispetto al rovescio tagliato.

E’ andata così? Ho sempre pensato che “avere l’impressione” è un pessimo condizionamento negli sport. Federer ha usato il rovescio con più aggressività (come mostrato dalla percentuale di rovesci tagliati rispetto ai rovesci totali)? E conta davvero saperlo, cioè giocare meno di attacco – quindi un rovescio tagliato invece che uno piatto o in top-spin – lo rende più vulnerabile contro Nadal?

Tra le migliaia di partite presenti nel database del Match Charting Project, ci sono 11 delle 12 partite di Slam tra Nadal e Federer (successivamente alla stesura dell’articolo, è stata inserita anche l’ultima mancante, la semifinale del Roland Garros 2005. Si è lasciato inalterato il testo originale per mantenere la correttezza dei successivi riferimenti numerici, n.d.t).

La tabella riepiloga ciascuna partita con evidenza di alcuni numeri chiave sul rovescio.

È utile anche sottolineare alcuni rapporti numerici più in dettaglio.

Il grafico mostra il numero totale di colpi a rimbalzo di Federer e il numero dei rovesci a rimbalzo. L’indicazione dei punti è solo per evidenziare le 3 vittorie di Federer in queste partite.

Maggiore regolarità nel numero totale dei rovesci tagliati

Emerge una regolare e intuitivamente chiara dinamica, cioè al crescere del numero totale di colpi a rimbalzo, anche i rovesci a rimbalzo aumentano. Se lo si analizza in termini percentuali, come nel grafico successivo, non si osserva una relazione diretta tra le vittorie di Federer (rappresentate dalle barre di colore nero) e la percentuale dei colpi a rimbalzo che sono stati dei rovesci.

La più bassa percentuale di rovesci a rimbalzo che Federer ha giocato è della finale del Roland Garros 2008, in cui ha vinto in tutto 4 game. Al contrario, nella vittoria agli Australian Open 2017 la percentuale è stata la terza più bassa. Non vedo quindi una tendenza ovvia.

Analizziamo ora il numero dei rovesci tagliati rispetto al numero complessivo dei rovesci a rimbalzo. Quello che colpisce è che Federer è diventato più regolare nel numero totale di rovesci tagliati con il passare degli anni.

Mentre il numero totale di rovesci aumenta e diminuisce (a seconda della lunghezza della partita naturalmente), più o meno dal 2012 sembra che Federer abbia fatto uno sforzo aggiuntivo per usare meno colpi tagliati e colpire più piatto o top-spin sul rovescio.

Mi chiedo se ad un’analisi più approfondita delle partite di Federer la tendenza è uniforme (e mi aspetto che lo sia) e se ci sia un evidente momento di svolta (come ad esempio la collaborazione con Stefan Edberg).

Colpire con meno taglio è importante nella strategia di Federer per battere Nadal negli Slam?

Non in modo evidente, basta prendere la vittoria a Wimbledon 2006 che ha il secondo più alto numero di colpi tagliati ma uno dei più bassi per rovesci colpiti.

In percentuale, come mostrato nel grafico successivo, quella vittoria a Wimbledon 2006 è uno dei picchi: quasi il 40% dei rovesci a rimbalzo giocati da Federer in quella partita erano colpi tagliati. Una simile “alta” percentuale si è verificata anche nella vittoria a Wimbledon 2007.

Tornando velocemente alla finale di Melbourne, la strategia più aggressiva di Federer sul rovescio, vale a dire colpire meno rovesci tagliati possibili, rappresenta nuovamente un picco, ma per le ragioni opposte.

Si può dire che l’impressione di Wertheim (e anche la mia) è probabilmente vera, Federer è stato più aggressivo con il rovescio durante gli Australian Open 2017, come mostra la riluttanza nell’uso del rovescio tagliato.

La scelta di un determinato colpo è influenzata da molteplici fattori che esulano dalla strategia complessiva di un giocatore, non ultimo nel caso di Federer in reazione a come Nadal stava giocando (dove stava indirizzando i suoi colpi, con quanta profondità, quanto esterni, etc). Ma nel corso della loro lunga rivalità, Federer sembra essersi convinto a non desistere dal giocare di rovescio contro Nadal.

Conclusioni

A oggi, la storia delle partite Slam tra questi due giocatori fornisce scarsa indicazione in merito alla possibilità che la tattica di Federer abbia contribuito attivamente alla vittoria.

Per essere più chiari, sarebbe riduttivo affidare l’esito di una partita di tennis a una singola motivazione, e ancora più riduttivo assegnare un valore assoluto a queste statistiche, visto che si tratta di un campione ridotto di partite suddivise in un decennio. Il divertimento nel fare l’analisi l’ha resa comunque meritevole di essere condivisa.

Federer’s Backhand

La misurazione della qualità dei colpi applicata ai quarti di finale degli Australian Open 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 24 gennaio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

La seconda settimana di uno Slam è sempre un buon memento del livello superlativo di tennis al quale abbiamo la fortuna di assistere in questa epoca. Anche tra i giocatori di vertice però esistono differenze nella qualità dei colpi.

Il Game Insight Group, il gruppo di ricercatori di Tennis Australia – la Federazione australiana – ha cercato di elaborare una modalità di misurazione della qualità del colpo. I vincenti e gli errori danno indicazione in merito all’esito di un colpo che conclude il punto, ma rappresentano solo un sottoinsieme di colpi e una misurazione in qualche modo grezza rispetto a quella tipologia. Spesso desideriamo sapere più di quanto sia successo in conseguenza a un determinato colpo, vogliamo cioè sapere come è stato quel colpo e come si pone rispetto ad altri colpi della partita.

La qualità dei colpi

Fa il suo ingresso il concetto di qualità dei colpi. La qualità è un aspetto che ogni colpo possiede, sia esso un vincente o un colpo di ribattuta. Per misurare la qualità dei colpi più importanti nel tennis – servizio, dritto e rovescio – abbiamo creato un database di prova a livello di singolo colpo che assegni una valutazione sull’esito di ciascuno di essi rispetto a quanto vincente sia stato o quanto invece sia stato un errore.

Modelli di apprendimento automatico

Una volta stabilita questa distinzione per un campione di colpi significativo, abbiamo usato dei modelli di apprendimento automatico per determinare il legame tra parametri quali velocità, accuratezza, altezza e punto di impatto di un colpo e la valutazione del colpo stesso, introducendo variazioni incrementali fino a che non si è trovato un modello con un buona precisione di classificazione.

Si è poi applicato tale modello a qualsiasi colpo per ottenere una previsione per ogni possibile tipologia di valutazione (ad esempio, un vincente diretto, un errore forzato, etc). Presa la somma di ogni valutazione e la sua probabilità rispetto a tutte le possibili valutazioni, si è ottenuto il punteggio complessivo di un colpo. Per stimare la bravura di un giocatore, viene considerata la media rispetto ai suoi punteggi.

Visto che ci si riferisce a valori medi, è possibile che un giocatore con un punteggio più alto in qualità non sia necessariamente quello con risultati migliori. Questo perché si omette il contesto di un colpo e se il tipo di colpo sia stata una decisione valida o una sbagliata, fattori che potrebbero essere fondamentali per differenziare due giocatori di estremo talento come nella partita di quarto turno vinta da Rafael Nadal su Gael Monfils.

Servizio, dritto, rovescio

Tuttavia, anche senza questo aspetto, ritengo che la qualità media sia un elemento interessante perché aiuta a individuare le caratteristiche tipiche dei colpi di un giocatore e se lo stesso faccia meglio in un determinato colpo in media rispetto agli altri giocatori.

Utilizzando tre modelli diversi – per il servizio, il dritto e il rovescio – siamo in grado di mettere a confronto la qualità dei colpi agli Australian Open 2017 per i giocatori che hanno raggiunto i quarti di finale. I valori sono rapportati al punteggio storicamente più alto delle ultime cinque edizioni del torneo, ad esempio quello di John Isner al servizio. Un punteggio di 100 indica un giocatore che si esprime sugli stessi livelli della migliore prestazione nel recente passato.

Uomini

Per quanto riguarda il tabellone maschile, Stanislas Wawrinka è il giocatore con la qualità dei colpi complessivamente più alta, come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). È anche il primo ad aver raggiunto le semifinali dopo aver sconfitto Jo Wilfried Tsonga. Gran parte del suo vantaggio sembra arrivare dal rovescio, colpo nel quale gli altri giocatori hanno avuto più problemi (specialmente Nadal), probabilmente a causa della velocità della superficie di quest’anno. Milos Raonic e Roger Federer sono rispettivamente secondo e terzo, ciascuno con un buon margine sul servizio e sul dritto.

IMMAGINE 1 – La qualità dei colpi per i giocatori ai quarti di finale del singolare degli Australian Open 2017

Donne

In campo femminile, la giocatrice che si è più distinta è Mirjiana Lucic, la 34enne che può ringraziare il dritto per non averla abbandonata nella sua rincorsa al titolo totalmente inaspettata. È infatti il dritto che la sta facendo emergere dalle altre giocatrici, come mostrato nell’immagine 2. Sorprendentemente, Serena Williams ha il punteggio più basso di questo gruppo, con Venus Williams al terzo posto. Mentre il servizio di Serena è stato alla pari o sopra a quello delle avversarie, è la qualità del suo rovescio a essere sinora inferiore.

Anche se è ancora tutto aperto per il proseguo del torneo (come noto, vinceranno il titolo Federer e Serena, n.d.t.), questi punteggi sono un’indicazione di quali punti di forza e debolezza, relativa, attendersi nelle prossime partite.

IMMAGINE 2 – La qualità dei colpi per le giocatrici ai quarti di finale del singolare degli Australian Open 2017

AO 2017 Quarterfinalist Shot Quality

La qualità dei colpi nella semifinale degli Australian Open tra Federer e Wawrinka

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 gennaio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

La prima semifinale degli Australian Open 2017 si è giocata alla Rod Laver Arena nel Giorno dell’Australia e, alla fine del secondo set, la partita sembrava avviata verso una rapida conclusione. Il primo break nel quarto gioco del terzo set da parte di Stanislas Wawrinka ha però cambiato lo scenario.

Se il vantaggio psicologico della partita era nettamente a favore di Roger Federer nelle fasi iniziali, a partire dal terzo set entrambi i campioni avrebbero potuto prendere in mano la partita. Federer ha poi vinto al quinto set dopo aver perso il terzo e il quarto. Cosa si può dire della qualità dei colpi?

Utilizzando una statistica sulla qualità dei colpi che ho introdotto in un precedente articolo, possiamo analizzare la prestazione di Federer e Wawrinka in ciascun set per ognuno dei colpi principali del tennis: il servizio, il dritto e il rovescio.

L’immagine 1 mostra la qualità dei colpi suddivisa per set, con il valore di 100 punti che indica che il colpo medio ha ottenuto lo stesso livello di qualità del più alto osservato negli ultimi cinque anni agli Australian Open (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Il risultato di ciascun set è dipeso il larga parte dal servizio

Si osserva come il risultato del set è dipeso in larga misura dalla qualità del servizio, con Wawrinka che ha mantenuto un punteggio alto, e quindi un livello qualitativo alto, fino al quarto set per poi scendere nel quinto.

È probabile che l’atteggiamento offensivo di Wawrinka nel servire molte delle seconde come se fossero delle prime abbia influito sull’andamento, con il maggiore rischio che ha pagato nel terzo e nel quarto set, ma non nel quinto. Federer invece ha faticato al servizio nei set che ha perso, il terzo e il quarto.

IMMAGINE 1 – La qualità dei colpi nella semifinale tra Federer e Wawrinka

Federer superiore sul rovescio

Molti appassionati probabilmente aspettavano con eccitazione la sfida tra due dei rovesci a una mano più belli del circuito. Anche se spesso si attribuisce a Wawrinka una superiorità in questo colpo, durante la semifinale è stato Federer a mostrare una qualità complessivamente maggiore. Penso che questo sia in larga parte spiegabile con il tipo di scelta del colpo da parte di entrambi, con Federer che ha giocato più rovesci di attacco e a rete e Wawrinka rovesci più difensivi.

In termini di dominio del colpo, il dritto è stato più altalenante. Nel primo, secondo e quinto set – cioè i set vinti da Federer – il livello qualitativo è stato simile, mentre nel quarto, vinto da Wawrinka, il suo dritto è stato superiore.

Per quanto nessuno dei due giocatori abbia giocato al meglio in tutti i set, la qualità del loro gioco ha toccato punti di pregiata fattura. Federer è stato il più costante e questo è il motivo principale che gli ha permesso di raggiungere la 28esima finale di Slam.

Shot Quality Review of the Federer Wawrinka AO2017 Semifinal

Come è stata vinta la finale degli Australian Open 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 30 gennaio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Se siete rimasti sopraffatti dalla finale degli Australian Open 2017 tra Roger Federer e Rafael Nadal, la loro 35esima partita, come me vi lascerete trasportare dalle emozioni anche nei giorni successivi.

All’inizio del torneo, Federer aveva solo il 3% di probabilità di vittoria, mentre Nadal era ancora più sfavorito con solo l’1.5%. Entrambi quindi sono riusciti ad andare contro un pronostico per il quale non sarebbero dovuti arrivare in finale e segnare uno dei momenti più importanti della storia del tennis.

Una partita ancora più speciale delle precedenti

Per gli appassionati che seguono i due campioni dalla loro prima partita nel 2004, l’ennesimo confronto secondo le classiche dinamiche avrebbe potuto essere deludente. Di rientro da una stagione di infortuni, Federer e Nadal hanno giocato una partita allo stesso tempo frammentata e brillante. E in presenza di due giocatori che conoscono ormai a memoria i rispettivi stili di gioco ma capaci di mostrare ancora enorme passione per il tennis, ogni nuova partita in un torneo dello Slam è in qualche modo più speciale della precedente.

Nonostante il pesante record negativo di Federer nei confronti di Nadal (11 sconfitte su 23 partite, 0 vittorie su 3 agli Australian Open), la partita è apparsa molto combattuta. È sembrato che per ogni set ci fossero diversi momenti di alternanza nel vantaggio psicologico sull’avversario e in più di un’occasione ho pensato che Federer non fosse in grado di rimontare.

Le probabilità di vittoria rispetto a ciascun punto della finale

L’andamento altalenante della partita mi ha incuriosito nell’indagare le probabilità di vittoria rispetto a ciascun punto della finale. Se analizziamo le probabilità di Federer nel corso della partita, che tipo di risposte otteniamo su quanto la finale sia stata una battaglia di statistiche? O su quanto miracolosa sia stata poi la vittoria di Federer?

All’inizio della partita le probabilità di vittoria erano simili (con il sistema Elo che dava Federer leggermente favorito). Come mostrato nell’immagine 1, il primo e il terzo set hanno avuto identico andamento, con circa il 50% di probabilità di vittoria a testa e con un aumento delle probabilità a favore di Federer negli ultimi game del set (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Anche il secondo e il quarto set hanno avuto andamento simmetrico, ma in senso opposto, con Nadal cioè che ha ribaltato quanto costruito da Federer nel set precedente.

IMMAGINE 1 – Tabella delle probabilità di vittoria di Federer per la finale degli Australian Open 2017

L’andamento dei primi quattro set riflette quanto osservato da guardando la partita. In molte occasioni è sembrato di rivivere un deja vu, con Federer in grado di ottenere un buon margine per poi sembrare smarrire il controllo della partita, specialmente al servizio.

Quali sono stati quindi i punti più importanti per l’andamento della partita nei primi quattro set?

Set 1

Nel set 1, il settimo game è stato quello chiave. Federer ha aumentato le sue probabilità di vittoria in misura maggiore quanto è andato 15-30 sul servizio di Nadal e ha creato la prima opportunità di break vincendo il punto successivo. Entrambi i punti hanno fatto crescere le probabilità di vittoria di Federer di 10 punti percentuali. E la sua immediata conversione della palla break ha dato l’impressione che non ci sarebbero stati costosi passaggi a vuoto come nella finale degli US Open 2015.

Set 2

Il set 2 ha ribaltato il duro lavoro fatto da Federer nel set 1 dopo appena 4 game. Alla fine del quarto game, con Nadal avanti di due break, le probabilità di vittoria di Federer erano scese al 50%. Sebbene il break in suo favore nel quinto game gli ha permesso di recuperare qualche punto percentuale, la sconfitta nel set 2 ha riallineato le probabilità di vittoria all’inizio del set 3.

Set 3

Il primo game del set 3 è stato uno dei più lunghi. Federer ha fatto vedere di non aver abbandonato la partita quando ha salvato 3 palle break nei 14 punti di durata del game. È interessante notare che Nadal ha dovuto fare la stessa cosa nel quarto game per evitare di subire un secondo break nelle fasi iniziali del set. Tuttavia, a quel punto Federer era già salito sopra il 75% di probabilità di vittoria e continuava a mostrare lo stesso atteggiamento di fiducia avuto nel set 1.

Set 4

Il set 4 ha riportato la partita indietro nel tempo. In vantaggio due set a uno, Federer ha subito un passaggio a vuoto ed è stato il primo a subire il break, nel quarto gioco, dal quale non si è ripreso. Nadal ha avuto poca pressione al servizio e ha chiuso il set. All’inizio del quinto game del set 5, la partita sembrava per Federer ormai compromessa.

Il set 5

Dopo un’altra interruzione medica tra il set 4 e il set 5 che ha generato qualche polemica, Federer ha ripreso il gioco subendo il break nel primo game. Con Nadal che come al solito sembrava possedere energie per giocare altri cinque set, in pochi avrebbero potuto immaginare che questo sarebbe stato il set da montagne russe della partita. Con le sue probabilità di vittoria ridotte al 25%, Federer è riuscito a creare 3 palle break nel secondo game che non ha però poi convertito.

IMMAGINE 2 – Tabella delle probabilità di vittoria per Federer nel set 5 della finale degli Australian Open 2017

Nonostante le opportunità mancate, che devono aver pesato come un macigno, con un efficiente game di servizio Federer ha recuperato la speranza di poter fare affidamento sulla sua forma e volontà per compiere il miracolo. Ha di nuovo ottenuto un palla break nel successivo game di servizio di Nadal, il quarto game del set. Ancora una volta Nadal ha negato a Federer l’opportunità. Ma Federer ha risposto tenendo Nadal a freno e chiudendo facilmente il servizio nel game successivo.

Solo nel sesto game Federer è finalmente riuscito a sfruttare l’opportunità di fare il break tra le tante che aveva sino a quel momento creato. Federer si è trovato in una buona situazione di punteggio sul 30-40, ma con un vincente di dritto Nadal ha ristabilito la parità che si è protratta per diversi punti e che più volte in precedenza si era conclusa con la vittoria del game da parte di Nadal. Sebbene ci si aspettasse che Nadal sfruttasse la debolezza del rovescio di Federer, è stato proprio un brillante vincente di rovescio che ha dato a Federer la seconda palla break e la prima di sei – ottenute nel set 5 – che è riuscito a convertire.

I colpi di Nadal si sono accorciati nel finale di partita

Dopo un altro solido game di servizio da parte di Federer, il settimo game del set, è stato lui a mettere pressione, aspetto intuibile dalla profondità dei colpi a rimbalzo di Nadal. Più infatti Federer si avvicinava al finale di partita, più si accorciavano i colpi di Nadal. Sfruttando però le sue infinite qualità difensive, Nadal è riuscito a salvare quattro delle cinque palle break offerte a Federer, subendo il break solo quando Federer lo ha costretto a due errori di dritto consecutivi.

Stranamente, è stato il sistema Hawk-Eye ad assumere un ruolo di primo piano nell’ultimo game della partita. Ci sono state 3 chiamate che sono arrivate tutte nelle fasi conclusive. Due sono andate a favore di Federer, compresa la chiamata finale sul vincente di dritto di Federer che era più una preghiera di Nadal che un colpo effettivamente a rischio di essere fuori.

Una pietra miliare in una serata dal finale imprevisto

È stato un finale imprevisto di una serata in cui la 17esima testa di serie ha ottenuto il suo Slam numero 18 nella sua 100esima partita agli Australian Open. È stata una pietra miliare per Federer che i suoi tifosi ricorderanno per anni con emozione.

How the 2017 Australian Open Men’s Final Was Won

Il rovescio di Federer che ha finalmente battuto Nadal

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 30 gennaio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

La prima partita tra Roger Federer e Rafael Nadal risale al 2004, mentre la prima finale Slam a due anni più tardi (Roland Garros 2006). Gli scontri diretti sono da tempo a favore di Nadal che, alla vigilia della finale degli Australian Open 2017, conduceva 23-11, di cui 9-2 nei tornei Slam.

Normalmente, le capacità difensive di Nadal hanno sopraffatto quelle offensive di Federer, ma nella battaglia al quinto set a Melbourne è stato Federer a emergere vincitore. Il topspin caratteristico di Nadal è stato meno esplosivo del solito, e la tattica estremamente aggressiva di Federer ha beneficiato della superficie più veloce generando diverse opportunità nel quinto set.

In passato, il topspin di Nadal ha creato parecchi problemi al rovescio a una mano di Federer, uno dei colpi più belli del circuito ma non tra i più efficaci.

Nella semifinale del 2014 vinta da Nadal in 3 set – l’ultimo precedente tra i due agli Australian Open – Nadal ha colpito 89 dritti incrociati sul rovescio di Federer, tre quarti delle volte (66) in punti che ha poi vinto. Nella finale di quest’anno, ha colpito 122 dritti incrociati, meno della metà in punti che ha poi vinto. La tattica di Nadal è stata quindi simile, ma ne è emerso sconfitto.

Il rovescio di Federer invece è stato insolitamente efficace, specialmente se paragonato alle altre partite contro Nadal. Non è stato l’unico aspetto positivo del gioco ma, come vedremo, ha dato un contribuito decisivo.

L’indice Potenza del Rovescio

Ho creato un indice chiamato Potenza del Rovescio (Backhand Potency o BHP), in grado di illustrare quanto meglio Federer abbia colpito il suo rovescio a una mano.

Il BHP approssima il numero dei punti il cui risultato è influenzato dal rovescio: per calcolarlo, si somma un punto per un vincente o per un errore forzato dell’avversario, si sottrae un punto per un errore non forzato, si somma mezzo punto per un rovescio che ha portato a un vincente o a un errore dell’avversario nel colpo successivo, e si sottrae mezzo punto per un rovescio che ha portato a un vincente dell’avversario.

Si divide il totale per il numero complessivo di rovesci, si moltiplica per 100* e il risultato misura l’effetto netto del rovescio di ciascun giocatore. Utilizzando i dati su ciascun colpo da più di 1400 partite di singolare maschile del Match Charting Project, è possibile calcolare il BHP per molti dei giocatori all’attivo e per le stelle del passato.

*In media, in una partita di singolare maschile ogni giocatore colpisce 125 rovesci (escludendo quelli tagliati). Federer e Nadal ne hanno colpiti più di 200 a testa nei cinque set della finale.

Federer ha solitamente un rovescio ininfluente

Secondo l’indice BHP, il rovescio di Federer è ininfluente: +0.2 punti ogni 100 rovesci. Federer vince la maggior parte dei punti con il servizio e il dritto; un BHP ininfluente indica che, mentre il rovescio non sta creando problemi all’avversario, non sta nemmeno producendo conseguenze negative per Federer stesso.

Il BHP di Nadal è +1.7 punti ogni 100 rovesci, leggermente inferiore al +2.6 di Andy Murray e al +2.5 di Novak Djokovic. Tra i giocatori di vertice del momento, Kei Nishikori ha il BHP migliore con +3.6: per fare un raffronto con il passato, Andre Agassi aveva un incredibile +5.0.

All’estremo opposto, Marin Cilic ha un BHP di -2.9, Milos Raonic di -3.7 e Jack Sock di -6.6. Fortunatamente, non serve colpire molti rovesci per essere tra i più forti nel doppio, come Sock ha dimostrato recentemente.

Il BHP indica il livello di eccellenza raggiunto da Federer con il rovescio nella finale degli Australian Open 2017: è salito infatti a +7.8 punti ogni 100 rovesci, un risultato mai ottenuto contro Nadal nelle precedenti partite. Questo è l’elenco dei BPH di Federer per ogni partita contro Nadal negli Slam:

Partita                BHP di Federer  
2006 Roland Garros     -11.2  
2006 Wimbledon*        -3.4  
2007 Roland Garros     -0.7  
2007 Wimbledon*        -1.0  
2008 Roland Garros     -10.1  
2008 Wimbledon         -0.8  
2009 Australian Open    0.0  
2011 Roland Garros     -3.7  
2012 Australian Open   -0.2  
2014 Australian Open   -9.9  
2017 Australian Open*  +7.8 

* partita vinta da Federer

Il +7.8 ogni 100 colpi della finale si traduce in un vantaggio di +17 rispetto ai 219 rovesci colpiti da Federer. Una unità di BHP equivale a circa due terzi di un punto di una partita, visto che il BHP può assegnare fino a 1.5 punti per i due colpi che preparano e poi finiscono un punto. Quindi un BHP di +17 corrisponde a circa 11 punti, esattamente la differenza tra Federer e Nadal nella finale.

Una prestazione in Australia che si discosta dal passato

Questa prestazione si discosta notevolmente rispetto a quanto ottenuto da Nadal contro il rovescio di Federer in passato: in media, Nadal ha abbassato il BHP di Federer a -1.9, poco meno dell’effetto che Nadal normalmente ottiene rispetto ai suoi avversari, cioè una riduzione di -1.7 punti.

Nelle 25 partite tra i due presenti nel database del Match Charting Project, Federer ha ottenuto un BHP positivo solo 5 volte e, prima della finale in Australia, nessuna di queste in una partita di uno Slam.

La tendenza di lungo periodo suggerisce che, in un eventuale futura partita tra Federer e Nadal, la contesa tra dritto in topspin di Nadal e rovescio di Federer tornerà alla normalità.

L’unica precedente volta in cui Federer ha avuto un BHP di +5 punti o superiore contro Nadal, alle Finali di stagione 2007, nella partita successiva ha poi ottenuto un BHP di -10.1, al Roland Garros 2008. E non ha registrato un BHP positivo fino al 2010, a distanza di 6 partite.

Che sia stata un’eccezione, la compattezza del rovescio di Federer durante la finale ha cambiato la storia. Utilizzando l’approssimazione fornita dal BHP, se Federer fosse rimasto sul livello ininfluente del suo rovescio, Nadal avrebbe vinto il 52% dei 289 punti giocati – esattamente la sua media contro Federer – invece del 48% di quelli effettivamente vinti.

La lunga rivalità ha portato entrambi i giocatori a migliorare il proprio tennis per più di un decennio e, almeno per un giorno, Federer finalmente ha trovato il modo di colmare il divario contro il giocatore che più di tutti lo ha messo in difficoltà.

The Federer Backhand That Finally Beat Nadal

Tutti i colori di una finale reale

di Edoardo Salvati // settesei.it

Quando la fortuna coincide con un passaggio di storia del tennis, è doveroso condividerne le sensazioni, anche se per una volta non hanno nulla di statistico (Settore 16 – Fila P – Posto 41). 

Assistere alla finale di uno Slam è un atto di fede. C’è l’incoscienza, al momento dell’acquisto del biglietto, propria di un investimento ad alto rischio. La certezza sui nomi dei finalisti infatti arriva solo nei due giorni precedenti alla partita, quando ormai è troppo tardi per garantirsi un posto se non si è in possesso di ingenti risorse economiche.

C’è la speranza che ad arrivare al termine di un processo di selezione a cui si candidano le 128 persone più preparate del pianeta in quella specifica attività siano due professionisti di comprovata esperienza, che diano vita a uno spettacolo di cui si parlerà negli annali della disciplina.

Ma, soprattutto, c’è il desiderio che uno di quei due atleti sia il campione che ammiri, che vorresti fosse tuo amico per poterlo chiamare al telefono ogni volta che ti gira, con cui hai condiviso infinite gioie e sofferenze, trionfi e tragedie della simmetria di uno sport a somma zero, dove la vittoria dell’uno significa la sconfitta dell’altro.

Una finale dai contorni miracolosi

Da questo punto di vista, la finale di singolare maschile degli Australian Open 2017 ha assunto i contorni di un miracolo. La prematura uscita di Andy Murray e Novak Djokovic, i favoriti della vigilia, ha lasciato spazio alla progressione dei due giocatori che più di tutti nell’ultima decade hanno trasformato il tennis in uno dei grandi movimenti politeistici moderni, Roger Federer e Rafael Nadal.

Entrambi in rientro da infortuni e in una condizione da verificare sul campo, sono riusciti a risalire la corrente estraendo magia da un cilindro che ora contiene, complessivamente, lo spropositato numero di 32 titoli dello Slam.

Come sempre accade quando due stelle di questa magnitudo collidono, la partita ha rilasciato energia compatibile con una fissione nucleare. Cinque set di estasi e agonia assolute, grida e sussulti, esultanza e disperazione, empatia e abbracci tra sconosciuti; un confronto che è stato, concedendosi una citazione musicale, “fulmine, torpedine, miccia, scintillante bellezza, fosforo, fantasia, molecole d’acciaio, pistone, rabbia, guerra lampo e poesia”.

Una conclusione che nessuno riteneva possibile ma che in tantissimi, non solo tra i presenti, desideravano: la vittoria di Federer, arrivata con quei secondi di sospensione (per la verifica della moviola) che hanno preceduto l’esplosione collettiva di incredulità, e coincidente con la centesima partita disputata da Federer agli Australian Open. Un traguardo che, nel sistema metrico decimale, è da sempre associato a un elevato grado di completezza.

Un caleidoscopio di stimolazioni

Gli aspetti tecnici di questa partita verranno analizzati per molto tempo, in tutte le lingue e a tutte le latitudini. Personalmente, il ricordo della notte di Melbourne rimarrà incandescente per il caleidoscopio di stimolazioni che nessuna diretta televisiva sarà mai in grado di replicare.

All’ingresso della Rod Laver Arena, una struttura che pur ospitando circa 15 mila persone riesce a trasmettere l’intimità del circolo di tennis dietro casa, è la vista il senso a essere maggiormente sollecitato da una mole di informazioni difficile da gestire.

La luce che entra dal grande tetto aperto dello stadio è quella gialla, calda e soffusa del tramonto, che lascia spazio nel corso della serata all’abbaglio dei riflettori. Persa l’intensità e la pienezza del mezzogiorno, è una luce che accarezza la retina e fa da contrasto all’azzurro limpido del cielo.

È un teatro di forma ellissoidale la Rod Laver Arena: l’alternanza del verde e del grigio dei seggiolini, non ancora completamente occupati dai loro proprietari, richiama le tonalità della ricca vegetazione australiana mentre viene investita dai frequenti acquazzoni tropicali del nord.

Gli spalti circondano il vero protagonista del torneo, il campo centrale. Questa chiazza di cemento blu nasconde alle telecamere le sue enormi dimensioni, che devono garantire ai giocatori la libertà di movimento per quegli impossibili recuperi in spaccata che tolgono letteralmente il fiato.

Solo il campo centrale degli US Open compete per grandezza con quello di Melbourne ma, essendo gli Australian Open all’avanguardia dell’innovazione tennistica, la Rod Laver Arena è l’unica al mondo interamente circondata da monitor, che sono neri e alti e avvolgenti, la frontiera evolutiva per tutti i fanatici di tecnologia home video.

La precisione maniacale dell’organizzazione

Come sempre, sono le persone ad aggiungere i colori più vividi alla fotografia.

Coordinare la realizzazione di uno dei quattro tornei più importanti dell’anno – in cui, come anche ricordano i giocatori nei ringraziamenti del loro discorso di premiazione, intervengono in centinaia tra organizzatori e volontari – richiede lo stesso livello di maniacale attenzione che mostrano i documentari di National Geographic sulle portaerei americane in rotta nel Pacifico.

Anche qui ogni ruolo è contraddistinto da un colore specifico. I primi a entrare sono i raccattapalle, in maglia verde. Durante la partita la loro interazione con i giocatori è scandita da movimenti di precisione militare. Il lancio millimetrico della pallina per il servizio, l’apertura del palmo della mano a indicare la disponibilità delle palline, la consegna dell’asciugamano aperto alla conclusione di un punto, la corsa di rientro alla propria postazione.

La sincronia è fondamentale per non alterare la concentrazione dei giocatori, perché il lavoro del raccattapalle raggiunge la perfezione quando passa inosservato.

Seguono i giudici, con la maglia blu che si mimetizza con il campo. Il loro ingresso precede di poco quello dei giocatori, le cui variazioni cromatiche invece sono dettate dagli sponsor tecnici, che non aspettano altro di introdurre combinazioni ardimentose in linea con l’incedere informale degli australiani.

L’arancione fosforescente delle scarpe di Federer e Nadal (entrambi con lo stesso sponsor) fluttuava nel blu del campo come un pesce della Grande Barriera Corallina.

Lo Slam felice

E poi, il colore del pubblico pagante: è un cliché, ma senza gli appassionati non ci sarebbe lo spettacolo, giocare a tennis sarebbe solamente un passatempo quasi privo di ragione.

C’era quindi il rosso delle bandiere svizzere, il giallo di quelle spagnole e l’intero spettro di possibili incroci che la pelle umana può assumere.

Questa è la forza di un torneo che si definisce “lo Slam felice”, unire razze, culture e passioni provenienti da tutto il mondo, e fonderle in un microcosmo rappresentativo dell’Australia, da sempre uno tra i paesi in cima ai sogni di evasione di chiunque.

Ma il colore più bello di tutti è stato quello degli occhi lucidi di Federer, seduto sulla panchina appena dopo aver compiuto l’ennesima impresa fuori da possibili definizioni.

Anche lui, forse, per una volta incredulo di fronte all’infinito della sua carriera, senza una siepe a escludere lo sguardo dell’ultimo orizzonte, ma con il muro dei suoi tifosi in pieno delirio celebrativo.

Il marrone nitido di occhi che hanno vissuto e regalato emozioni che non si trovano da altra parte.