Come si comportano al servizio giocatori e giocatrici dopo un doppio fallo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’8 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel tennis professionistico, i doppi falli sono un evento raro. Ci sono volte in cui riflettono un momentaneo calo di concentrazione, generando possibili conseguenze negative in termini di fiducia al servizio. Dopo aver perso il punto con un doppio fallo, alcuni giocatori reagiscono con particolare cautela, servendo a velocità inferiore o evitando di cercare le linee. 

Proviamo ad analizzare un po’ di dati dai tornei Slam del 2017 per vedere cosa hanno fatto i giocatori a seguito di un doppio fallo, e che incidenza questo ha avuto in termini di risultati. Lo Slamtracker di IBM fornisce dati punto per punto della maggior parte delle partite di singolare degli Slam dello scorso anno, tra cui velocità del servizio e direzione. In tutto, abbiamo circa 5000 doppi falli da esaminare (qui potete trovare i dati che ho raccolto e organizzato).  

Per ogni giocatore al servizio in ciascuna partita, ho sommato i risultati dei punti immediatamente successivi ai doppi falli (escludendo di fatto i punti dopo un doppio fallo che ha concluso il game). Ho poi confrontato i risultati di ciascun giocatore con le medie dell’intera partita. Visto che i doppi falli sono così inusuali e visto che stiamo parlando solo degli Slam, il campione non è adeguatamente rappresentativo di singoli giocatori, ma risponde allo scopo per un’analisi dell’intero circuito.   

Punti vinti al servizio

Come vedremo a breve, uomini e donne hanno dinamiche complessive diverse tra loro sui punti che seguono un doppio fallo. Stando all’indicatore più importante, cioè semplicemente vincere il punto successivo, il sesso ha un ruolo marginale. Gli uomini, che nel campione vincono il 65.1% dei punti al servizio, sul punto dopo il doppio fallo scendono leggermente, al 64.0%. Le donne, che in media vincono il 57.8% dei punti al servizio, hanno un calo più sostenuto, fino al 56.1% dopo un doppio fallo.   

Percentuale di prime in campo

Mi aspettavo che il giocatore al servizio diventasse più conservativo dopo un doppio fallo. Per le donne, è un’ipotesi corretta: nelle partite del campione, mettono la prima in campo il 63.3% delle volte, numero che sale al 65.4% dopo un doppio fallo. Di converso, gli uomini non sembrano cambiare disposizione in modo rilevante. In media, servono il 62.3% di prime, e, con il 62.5% dopo un doppio fallo, il cambiamento è davvero minimo. 

Punti vinti sulla prima di servizio

Troviamo in questa statistica prova aggiuntiva del fatto che le donne diventano più conservative dopo un doppio fallo, mentre non accade lo stesso per gli uomini. In generale, le donne vincono il 63.7% dei punti sulla prima ma appena dopo un doppio fallo la stessa percentuale scende al 62.9%. Anche per gli uomini si assiste a una diminuzione dei punti vinti sulla prima dopo un doppio fallo – dal 72.7% al 72.4% – ma è limitata nella misura osservata per la percentuale di prime in campo.    

Velocità della prima

Per questa categoria, i dati di Slamtracker si limitano alla velocità dei servizi validi. Quando guardiamo la velocità media della prima di servizio, stiamo di fatto escludendo quei tentativi che hanno mancato il rettangolo del servizio. Anche con questo monito, i dati continuano ad andare nella medesima direzione. Contrariamente alla mia ipotesi conservativa, dopo un doppio fallo gli uomini servono un po’ più forte del solito, cioè 183.3 km/h in media contro 182.8 km/h in generale. Le donne sembrano invece modificare la tattica, passando da una velocità di 155.5 km/h a una di 152.2 km/h dopo un doppio fallo.   

Direzione della prima di servizio

Lo Slamtracker suddivide la direzione del servizio in cinque sottogruppi: esterno, esterno al corpo, al corpo, centrale al corpo e al centro. Dopo un doppio fallo, è meno probabile del solito che gli uomini servano esterno (24.1% contro 25.8%), e quei servizi sono ripartiti quasi equamente nei sottogruppi al corpo e al centro. La differenza che più colpisce è nel servizio al corpo, che generalmente ricorre solo nel 3.5% delle prime mentre sale al 4.4% dopo un doppio fallo. Potrebbe essere questo un modo per i giocatori di rimanere conservativi, mantenendo cioè velocità ma lasciandosi un margine di errore ben più ampio.  

Le donne spostano la direzione delle prime che seguono un doppio fallo verso il centro del rettangolo di servizio. In media, oltre il 44% dei servizi rientra nella categoria “esterno” o “centrale” ma, appena dopo un doppio fallo, scende sotto il 41%. Non è una differenza importante, ma come per tutte le altre dinamiche viste nel gioco femminile, mostra come dopo una seconda sbagliata, la cautela prende il sopravvento.  

La tattica

Come sempre, è difficile trovare in questi risultati una fonte di validi consigli tattici. Anche il fatto che uomini e donne vincono meno punti al servizio della media subito dopo aver commesso un doppio fallo può essere soggetta a varie interpretazioni. Da un lato, si potrebbe pensare che stiano servendo con più cautela, perdendo però l’opportunità di conquistare il punto con una prima più aggressiva. Dall’altro, se la fiducia è un aspetto critico, un servizio più aggressivo potrebbe trasformarsi solamente in più errori.  

Di fronte all’incertezza, serve confidare nella capacità di valutazione di giocatori e allenatori, che hanno maturato decenni di esperienza e migliaia di ore di gioco per soppesare le conseguenze di questi compromessi. Per noi appassionati, sono numeri che aumentano il grado di comprensione delle scelte effettuate dai giocatori. Per i professionisti, un’approfondimento sulle dinamiche successive a un doppio fallo potrebbe contribuire a ottimizzare la strategia, sia per riprendere la rotta dopo aver sbagliato due servizi di fila, sia per trarre vantaggio dal calo di concentrazione degli avversari.

How Servers Respond To Double Faults

Around the Net, numero 6

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 24 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Around the Net è il nuovo appuntamento settimanale di @tennisabstract per rilanciare contenuti analitici di tennis apparsi in varie modalità su internet. Dell’abbondanza di stimoli disponibili nella versione originale, @setteseitennis propone una sintesi. Il numero 5.

Articoli tradotti in italiano

Dati

Match Charting Project: il database è aumentato di 50 partite nell’ultima settimana, da 5326 a 5376. Abbiamo aggiunto molte finali femminili a Miami, tra cui quella in famiglia tra le sorelle Williams nel 1999, molte altre partite femminili e maschili dall’Indian Wells Master appena concluso e dal torneo di Miami (Masters e Premier Mandatory) in corso e un po’ di partite storiche, compresa la finale femminile a Wimbledon 1973 e la finale femminile alle Olimpiadi di Pechino 2008.

Spallinature

  • Siamo ancora in attesa di un pluri-vincitore per la stagione in corso. In campo maschile, 19 giocatori hanno alzato il trofeo in altrettanti tornei, un nuovo record.
  • Non potrà essere Dominic Thiem il giocatore a interrompere questa striscia, almeno non a Miami, vista la sconfitta al secondo turno (la sua prima partita) contro Hubert Hurkacz. Dal 2010, Thiem è il primo vincitore di Indian Wells che non riesce a vincere neanche una partita a Miami. In quell’anno infatti Ivan Ljubicic aveva perso contro Benjamin Becker. Thiem non è in brutta compagnia, perché gli altri nomi sono quelli di Novak Djokovic, Lleyton Hewitt e Alex Corretja.
  • In linea teorica, è concepibile invece che a farlo possa essere Reilly Opelka, che ha battuto Diego Schwartzman nonostante nel primo set abbia servito meno ace dell’avversario. Non ne ha infatti servito nemmeno uno, solo la sua seconda partita sul circuito maggiore in cui meno del 10% dei punti al servizio sono stati ace (l’altra è il primo turno contro Tommy Haas a Houston 2017, e in carriera la frequenza è del 22.3%).
  • Kei Nishikori non è più il re dei set decisivi. Dopo aver perso al terzo set contro Dusan Lajovic nella prima partita a Miami, è ora Djokovic in cima alla classifica della percentuale di vittoria nei set decisivi.
  • Naomi Osaka ha vinto il primo set del terzo turno contro Su-Wei Hsieh, per poi perdere i successivi due e la partita. Dal 2016, è la prima volta che Osaka non riesce a vincere dopo aver conquistato il primo set, una striscia di cui ho parlato in un precedente articolo. Le sarebbero mancate altre 156 partite prima di arrivare al record di Chris Evert!

Around the Net, Issue 6

Il divario tra uomini e donne nel doppio misto

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 febbraio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Per lungo tempo, il doppio ha rappresentato una sorta di frontiera invalicabile dell’analisi statistica sul tennis professionistico. Almeno in parte, è una disciplina che genera seguito per motivi affini a quelli di tutti gli sport di squadra, cioè il fatto che l’apporto alla vittoria può arrivare da un giocatore o dalla combinazione di entrambi. Da un punto di vista analitico, siamo di fronte a un interrogativo.

Si riesce a isolare con precisione il contributo di ciascun componente della coppia?

Ci ho provato con le mie valutazioni Elo per il doppio (D-Lo), ma è un metodo che si basa sul cambio di compagno da parte dei giocatori. Dal semplice risultato non è possibile capire quanto ciascuna metà ha portato alla coppia. Come sempre, il problema nasce da una scarsa disponibilità di dati. Per conoscere il valore da assegnare al singolo giocatore, dobbiamo sapere come ha giocato, anche nell’immediatezza degli ace, doppi falli, vincenti ed errori.

Per molte partite di doppio, i circuiti maschile e femminile pubblicano dati della partita, senza però una distinzione per specifico giocatore. Sapere che i fratelli Bryan hanno servito 12 ace non dice nulla su quanti siano stati quelli di Bob Bryan o quelli di Mike Bryan. I siti dei tornei Slam hanno aggiunto più informazioni, fornendo spesso dati punto per punto di alcune partite, sempre però nella limitazione già osservata: non c’è separazione nel contributo dei giocatori.

Ora però le cose sono cambiate! Per l’edizione 2019, il sito degli Australian Open ha specificato il giocatore al servizio per ogni punto di una partita di doppio (senza identificare il giocatore alla risposta, ma…accontentiamoci di quello che viene..). Si aprono quindi nuovi scenari di analisi.

Non c’è la i in misto

Il punto di partenza più naturale è il doppio misto, una disciplina che, per mancanza di dati, è stata quasi interamente ignorata dagli analisti. Eppure, sembra che tutti vi rivolgano per lo più moderata attenzione, o perché è un passatempo diffuso, o perché le differenze tra sessi nello sport sono intrinsecamente affascinanti. Per la presenza contemporanea di stili e capacità di gioco diversi tra loro, il doppio misto presenta enigmi tattici che si discostano da quelli classici di partite con protagonisti dello stesso genere.

Iniziamo dalle basi. Ci sono solo 32 coppie nel tabellone di doppio misto di uno Slam. È possibile quindi ampliare il campione di dati registrando manualmente i giocatori alla risposta e il lato del campo (grazie a Chapel Heel per il prezioso aiuto). Abbiamo quindi il sesso dei giocatori e giocatrici al servizio e alla risposta per più di 3000 punti. La tabella mostra diverse voci aggregate: le medie complessive del doppio misto, il rendimento tipico per giocatori e giocatrici al servizio e le frequenze per giocatori e giocatrici alla risposta, tra cui punti vinti al servizio (PVS), percentuali di prime in campo e velocità media della prima di servizio.

Sottoinsieme    Tenuto PVR    Prima  Media prima   
Media 76.0% 63.3% 66.2% 103.1
Uomo servizio 78.6% 65.1% 65.0% 110.2
Donna servizio 72.4% 61.3% 67.6% 94.9
Uomo risposta - 60.4% 64.6% 103.5
Donna risposta - 65.9% 67.6% 102.8

Mi ha un po’ sorpreso vedere un divario così ridotto al servizio tra uomini e donne. Nel doppio maschile degli Australian Open 2019, i giocatori al servizio hanno vinto il 67.8% dei punti, mentre nel doppio femminile la percentuale è stata del 58.5%. L’insieme dei giocatori è molto simile, ma nel doppio misto gli uomini hanno vinto meno punti al servizio e le donne più punti al servizio.

Anche il sesso di chi è a rete è un fattore chiave

Forse scopriamo dettagli nascosti con un’analisi più specifica, come mostrato nella tabella.

Servizio  Risposta  PVS     Prima  Media prima   
Uomo Uomo 61.7% 63.5% 111.0
Uomo Donna 68.1% 66.3% 109.5
Donna Uomo 58.9% 66.0% 94.6
Donna Donna 63.3% 69.0% 95.1

La tattica sembra variare in parte in funzione del sesso di chi è alla risposta. Giocatori e giocatrici servono un numero maggiore di prime in presenza di una giocatrice alla risposta. Però la velocità della prima di servizio non varia di molto.

Questo fa pensare che la riluttanza a servire di potenza contro le giocatrici mostrata da David Marrero sia inusuale. Marrero si è messo in una situazione decisamente scomoda per aver probabilmente truccato una partita di doppio misto agli Australian Open 2016 ed espresso successivamente opinioni discutibili su partite tra giocatori di sesso diverso.

È interessante come emergano nella tabella le medie in partite di doppio dello stesso sesso. Quando nel doppio misto un giocatore serve contro una giocatrice, vince il 68.1% dei punti, quasi esattamente la stessa frequenza di punti vinti al servizio nel doppio maschile. Quanto invece è una giocatrice a servire contro un giocatore, la percentuale di punti vinti è del 58.9%, appena più alta della frequenza tipica di punti vinti al servizio nel doppio femminile. Questo suggerisce che oltre all’importanza della combinazione tra chi serve e chi riceve, anche il sesso di chi è a rete è un fattore chiave.

Fate attenzione a Melichar

Protremmo saperne di più dai risultati del singolo giocatore o giocatrice contro ciascun sesso, ma in un torneo con partite senza punti ai vantaggi e il terzo set al super-tiebreak non ricaviamo molti dati su molti giocatori. Tante metà delle coppie che hanno perso al primo turno hanno servito solo 20-25 punti ciascuno. Dei finalisti, John Patrick Smith ha avuto il divario fra sessi più ampio, vincendo il 54.9% dei punti al servizio contro i giocatori e il 74.4% contro le giocatrici. La sua avversaria Barbora Krejcikova ha ottenuto un rendimento simile, vincendo il 59.6% dei punti al servizio contro i giocatori e il 73.0% contro le giocatrici. Per entrambi i loro compagni, Astra Sharma e Rajeev Ram, il divario è stato solo di qualche punto percentuale.

Per la durata del torneo, Sharma è stata la migliore di quattro al servizio, vincendo il 69.7% dei punti totali al servizio contro il 69.0% di Ram. Nessuno dei due però si è avvicinato alla semifinalista Nicole Melichar, che ha vinto un incredibile 78.4% di punti al servizio, facendo meglio anche del compagno Bruno Soares, che si è fermato al 77.7%. Sembrano aver fatto la differenza proprio come coppia, visto che Melichar ha vinto solo il 72.6% dei punti al servizio nelle tre partite di doppio femminile e Soares solo il 70.2% fino ai quarti di finale, in coppia con Jamie Murray.

Conclusioni

Cercare di capire cosa stia effettivamente succedendo è il primo passo nell’analisi di qualsiasi evento sportivo. Nel caso del doppio misto, si tratta in buona parte di farsi un’idea della differenza tra sessi sia al servizio e alla risposta. Purtroppo la quantità di informazioni a disposizione resta davvero ridotta, abbiamo ora appena 31 partite con l’indicazione di chi è al servizio e alla risposta in ogni punto. La prossima volta che vi capita di guardare una partita di doppio misto però, sarete molto più preparati sulle dinamiche di gioco e su che tipo di prestazioni vale la pena approfondire.

Unmixing the Gender Gap in Mixed Doubles

Around the Net, numero 5

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 17 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Around the Net è il nuovo appuntamento settimanale di @tennisabstract per rilanciare contenuti analitici di tennis apparsi in varie modalità su internet. Dell’abbondanza di stimoli disponibili nella versione originale, @setteseitennis propone una sintesi. Il numero 4.

Articoli tradotti in italiano

Dati

  • Match Charting Project: il database è aumentato di 70 partite nell’ultima settimana, da 5256 a 5326. Abbiamo aggiunto moltissime partite maschili e femminili dell’Indian Wells Masters, qualche altra semifinale di Wimbledon degli anni ’90 (protagonista Boris Becker) ma, soprattutto, tre finali femminili del Roland Garros a lungo ricercate. Abbiamo finalmente completato tutte le finali Slam maschili e femminili del Roland Garros dal 1980.

Spallinature

  • Belinda Bencic continua ad accumulare vittorie contro le prime 10 della classifica e, nonostante la sconfitta in semifinale a Indian Wells da Angelique Kerber (battuta a sua volta da Bianca Andreescu, n.d.t.), il suo record si è mantenuto sopra la parità, con 19 vittorie e 16 sconfitte. Si tratta di un risultato di cui poche possono vantarsi, anche tra giocatrici che consideriamo di élite.
  • Sara Errani ha commesso lo strabiliante numero di 57 doppi falli nelle ultime quattro partite, tra cui 22 contro Irina Camelia Begu nel primo turno di Guadalajara. Eppure, le ha vinte tutte! 57 doppi falli sono più del totale commesso in tutta la stagione 2017 o in quella 2018.
  • La Next Gen femminile sta emergendo rapidamente. La sedicenne Clara Tauson ha vinto il torneo ITF $60K di Shenzen, e la quindicenne Dasha Lopatetskaya ha vinto il quinto torneo da professionista. Altre tre giovanissime hanno vinto tornei ITF in settimana e altre due sono arrivate in finale.
  • Battendo Novak Djokovic, Philipp Kohlschreiber è diventato il quarto giocatore più vecchio di sempre a eliminare il numero 1 della classifica mondiale.
  • Ivo Karlovic ha festeggiato i 40 anni compiuti tre settimane vincendo tre partite a Indian Wells, la prima volta dal 2011 (sempre a Indian Wells) in cui ha vinto almeno tre partite in un Master.

Around the Net, Issue 5

Dominic Thiem, Tennys Sandgren e l’adattamento al contesto del torneo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 20 febbraio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dominic Thiem è uno dei più forti giocatori sulla terra battuta del mondo, con otto titoli e una finale al Roland Garros. Un record che però non è servito a granché nella sua partita inaugurale a Rio de Janeiro, dove ha perso in due set dal numero 90 Laslo Djere. È una sconfitta che richiama altri fallimenti di inizio torneo, come quello contro Martin Klizan ad Amburgo 2018 o l’incredibile vittoria a sorpresa del numero 222 Ramkumar Ramanathan sull’erba di Antalya 2017.

E non è nemmeno la prima volta in stagione che un giocatore non riesce a capitalizzare il vantaggio della testa di serie più alta. Di recente, le teste di serie numero 1 in tre tornei del circuito maggiore hanno perso le loro partite inaugurali. Andando più in profondità, ho trovato che le teste di serie numero 1 ottengono risultati inferiori alle attese in questo tipo di tornei minori. Tecnicamente, Rio è un evento di più alto profilo, ma il risultato è lo stesso: un giocatore di livello in un torneo non obbligatorio che torna a casa anticipatamente.

Naturalmente abbondano le teorie in merito. Ad esempio, che con la garanzia del bye per le teste di serie di vertice, è possibile che poi i più forti siano in pericolo di fronte alla miglior forma degli avversari (che hanno già giocato almeno una partita). In qualsiasi evento non obbligatorio, è possibile che le teste di serie di vertice non siano estremamente motivate, arrivando solamente per collezionare il gettone presenza. Infine, c’è il vecchio adagio che alcuni giocatori necessitano di adattarsi al contesto. In altre parole, devono trovare la loro strada per proseguire nel torneo. È quest’ultima teoria che m’interessa approfondire.

Abile e arruolato

Se a un giocatore serve del tempo per essere a suo agio, ci aspetteremmo che al primo turno giochi peggio del previsto, e che anche al secondo turno, seppur in misura minore, possa non fare bene quanto dovrebbe. Per dare credito a questa interpretazione, dovrebbe poi giocare meglio del previsto nei turni successivi perché, se non lo facesse, il rendimento mediocre nei turni iniziali non sarebbe stato sotto la media, ma semplicemente scadente. Queste prestazioni sopra e sotto la media sono altresì quantificabili.

Iniziamo da Thiem. Ho analizzato i suoi risultati in carriera sul circuito maggiore e suddiviso le partite in molteplici categorie (alcune si sovrappongono), come: prima partita in un torneo, seconda partita, prima partita in un torneo non obbligatorio, seconda partita o successive, finali, e così via. Per ciascuna, ho sommato il rendimento ottenuto e l’ho confrontato con le attese (Vittorie attese o “V att” nella tabella), sulla base delle previsioni Elo di quel momento. La tabella riepiloga i numeri di Thiem.

Categoria      Partite  V att   Vitt.   
Primo 141 94.3 94
Primo (250) 84 52.9 54
Primo/Secondo 238 151.3 151
Secondo 97 59.9 60
Secondo+ 203 117.7 118
Terzo 58 34.9 35
Terzo+ 106 60.7 61
Quarto 32 18.5 19
Finali 17 10.2 10

La sua prevedibilità ha quasi del comico. In 84 tornei non obbligatori fino al 17 febbraio 2019, secondo Elo avrebbe dovuto vincere la prima partita 53 volte. Thiem ne ha vinte 54. Se si considerano tutti i tornei, ha vinto la prima partita che ha giocato 94 volte, perfettamente in linea con le stime di Elo. Nelle nove categorie elencate, il rendimento non è mai migliore o peggiore delle attese di 1.1 partite. Se ha bisogno di adattarsi al contesto del torneo, certamente non lo si evince dai suoi risultati.

Cosa si può dire di Sandgren?

Anche a Thiem è capitata qualche sconfitta nei primi turni ma, nel corso della carriera, di solito ha vinto quel tipo di partite. Faremmo forse meglio a concentrarci su un giocatore da alti e bassi, cioè qualcuno che perde più spesso al primo turno, diventando però pericoloso quando avanza ai turni successivi.

Un perfetto esempio è dato da Tennys Sandgren. L’americano ha raggiunto i quarti di finale degli Australian Open 2018, la finale a Houston nello stesso anno e ha vinto a Auckland a inizio stagione. A parte questo, raramente viene intercettato dal radar tennistico. Recentemente, ha ammesso la mancanza di continuità di gioco nel podcast di Carl Bialik Thirty Love, spiegando secondo la prospettiva di un professionista perché ritiene che i suoi risultati siano così variabili. Come Thiem, ha perso facilmente in una partita di apertura a Delray Beach, racimolando solo quattro game contro Reilly Opelka.

Nessuna rilevanza statistica

I risultati per ciascun turno di Sandgren sono meno prevedibili di quelli di Thiem. Non c’è però molto nei numeri a supporto di una possibile versione iper spinta di giocatore del tipo “arrivo fino in fondo o vado a casa subito”. Visto che Sandgren ha giocato meno tornei di Thiem, ho incluso anche il rendimento dei Challenger prima di raggruppare le partite nelle categorie precedentemente individuate.

Categoria      Partite  V att   Vitt.   
Primo 124 64.7 62
Primo (250) 113 60.2 60
Primo/Secondo 186 96.4 98
Secondo 62 31.7 36
Secondo+ 120 60.3 63
Terzo 35 17.3 15
Quarto 15 7.3 9
Finali 8 4.2 3

Sandgren ha giocato peggio del previsto nelle prime partite e andato oltre le aspettative nei secondi turni, ma è un effetto che scompare dopo due partite del torneo. E in ogni caso, nessuno scostamento positivo o negativo rispetto al rendimento atteso è lontanamente vicino dall’avere una rilevanza statistica. Le sconfitte extra nelle prime partite hanno una probabilità su tre di accadere per caso, mentre le vittorie in più nelle seconde partite una probabilità su sei. Potrebbe esserci una tendenza interessante, ma l’effetto è ridotto ed è molto probabile che sia riconducibile esclusivamente al caso.

C’è qualcuno con risultati positivi?

Fino a questo punto abbiamo analizzato due giocatori che sembrava potessero avere un rendimento superiore o inferiore alle attese in determinati gruppi di partite, non trovandone riscontro. La teoria dell’adattamento al contesto del torneo sopravviverà sicuramente a questo articolo, ma facciamo in modo che non ci siano giocatori che la incarnino, anche se Thiem e Sandgren non sono tra quelli.

Ho replicato la procedura per gli altri 98 giocatori dei primi 100 della classifica attuale, raggruppando le partite in categorie e sommando le vittorie attese secondo la valutazione Elo e le vittorie effettive, calcolando infine la probabilità che i risultati – sopra o sotto le attese – siano dovuti al caso.

Emergono 1043 giocatori-categoria, dalle finali di Novak Djokovic alle prime partite (o le partite di primo turno) di Pedro Sousa (non tutti i giocatori hanno partite in ciascuna categoria, come la sesta partita o le finali, quindi il numero complessivo non è preciso). Di quei 1000 giocatori-categoria, solo 29 rientrano nei parametri tradizionali di significatività statistica, vale a dire che la probabilità che possano essere ricondotti al caso è inferiore al 5%.

Un esempio noto è quello del record di finali di Gael Monfils. Anche dopo la vittoria a Rotterdam, gli 8 titoli sono comunque oscurati dalle 21 sconfitte. Si tratta però di casi assolutamente rari. Visto che meno del 3% dei giocatori-categoria supera il limite del 5%, è sbagliato dire che queste categorie rappresentano delle tendenze concrete (come ad esempio una spiegazione di carattere psicologico per l’incapacità di Monfils di vincere le finali che gioca). In un migliaio di gruppi di partite, dozzine di queste dovrebbero essere degli estremi.

Conclusioni

In altre parole, non esiste supporto statistico all’affermazione che determinati giocatori sono più o meno efficaci in specifici turni del tabellone. È sempre possibile che un numero molto ridotto di giocatori abbia caratteristiche di questa natura, ma tra i 29 giocatori-categoria con risultati particolarmente improbabili, solo il record nelle finali di Monfils è interpretabile da teorie apparse in precedenza. Richard Gasquet ha vinto 120 volte le prime partite di un torneo non obbligatorio, undici in più di quanto ci si attendesse da lui, un extra rendimento poco probabile quanto lo è il crollo di Monfils nelle finali. Dovremmo forse parlare di quanto assiduamente si prepari Gasquet per l’inizio di un torneo, a prescindere dall’importanza dello stesso?

Può sempre succedere che i giocatori più forti, di fatto, si adattino gradualmente al contesto del torneo. Sulla base di quest’analisi però, è così solo se tutti entrano in forma approssimativamente con la stessa frequenza. Forse i primi turni mostrano una qualità inferiore alle semifinali. Ma se siamo interessati a fare previsioni sull’esito delle partite – anche nel caso dei risultati di primo turno di Thiem contro giocatori navigati – faremmo meglio a ignorare le teorie che popolano il tennis. Le partite di apertura non sono così speciali, nemmeno per i giocatori che pensano che lo siano.

Dominic Thiem, Tennys Sandgren, and Playing Your Way In

Sotto pressione, Nick Kyrgios è davvero un giocatore diverso

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’8 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo, abbiamo analizzato la possibile insolita incostanza di Nick Kyrgios. In altre parole, è probabile che vinca contro giocatori di più alta classifica e perda contro quelli di classifica inferiore più di quanto facciano i suoi colleghi? I numeri dicono che questo non accade.

C’è dell’altro però quando si parla dell’inaffidabilità di Kyrgios. Spesso, durante la partita è protagonista di momenti a corrente molto alternata. A volte è visibilmente distratto o, come contro Radu Albot a Delray Beach, può anche arrivare a esclamare di voler abbandonare il campo. Ci sono poi servizi e colpi mozzafiato nelle situazioni di massima pressione. Sembra essere più motivato da stadi pieni e pressione di gioco, due elementi che, sfortunatamente, mancano in molte partite di tennis professionale.

La fortuna spinge nella stessa direzione

Abbiamo già qualche prova dell’ipotesi di miglior rendimento di Kyrgios quando è sotto pressione. Nelle cinque partite del torneo di Acapulco, ha vinto solo il 50.4% dei punti, una delle percentuali più basse di sempre per un vincitore. In tre di quelle partite, ha vinto punti alla risposta con una frequenza più bassa dell’avversario, generando un indice di dominio (Dominance Ratio o DR) inferiore a 1.0. Vincere con un DR minore di 1.0 (o con meno del 50% di punti totali vinti) non è impensabile, certamente però non il modo più efficiente per arrivare al vertice. Non a caso le chiamiamo “partite lotteria”, proprio perché coinvolgono una buona dose di fortuna per vincere con margini così sottili, e la fortuna tende a esaurirsi.

Eppure, con Kyrgios la “fortuna” continua a spingere nella stessa direzione. In carriera, ha giocato 15 partite in tornei del circuito maggiore in cui il DR è stato tra lo 0.9 e lo 0.99, cioè l’avversario lo ha superato, almeno relativamente ai punti totali. Con quelle statistiche, si vince di solito circa un terzo delle volte. Kyrgios ha vinto 11 delle 15 partite. La sorte gli è amica quando vince di misura: di 13 partite con un DR tra 1.0 e 1.1 ne ha perse solo due. C’è qualcosa di efficace nel suo gioco.

I punti importanti sono importanti

Probabilmente sapete già di cosa si parla, anche senza aver sentito telecronisti e opinionisti dibattere di Kyrgios. La chiave di vittorie così ravvicinate sta nella trasformazione dei punti importanti, palle break, parità, tiebreak, etc. Non cambia perdere un paio di punti al servizio sul 40-0, perché altre situazioni hanno una leva decisamente più alta. E sono quelle in cui Kyrgios mette in mostra il suo tennis migliore.

Ho raggruppato i punti alla risposta vinti da Kyrgios in carriera sulla base del punteggio in ciascuna partita (non possiedo la sequenza punto per punto di tutte le sue partite del circuito maggiore, ma la maggior parte è inclusa, a sufficienza da costituire un campione statistico affidabile). Queste sono le cinque situazioni di punteggio in cui vince il maggior numero di punti alla risposta, in ordine di efficacia:

  • 0-40
  • 40-AD
  • 15-30
  • 30-40
  • 40-40

E queste le cinque in ordine di inefficacia:

  • 30-0
  • 40-0
  • 40-15
  • 0-15
  • 0-0

Detto altrimenti, di fronte a un’opportunità di break Kyrgios gioca divinamente. Nel campione di partite a disposizione, ha vinto il 31.5% dei punti alla risposta. Quando l’avversario si trova a servire sullo 0-40, vince il 40.5% dei punti. Sul 40-AD, la percentuale è del 41.9%. Dietro 30-0 alla risposta, vince solamente il 27.3% dei punti.

Lo fanno tutti (almeno in parte)

I lettori più acuti si saranno accorti che non ho tenuto conto di un aspetto fondamentale. In insiemi di decine di partite, punteggi che favoriscono il giocatore alla risposta ricorreranno più frequentemente contro giocatori dal sevizio debole. In semifinale contro John Isner, a Kyrgios non è capitato spesso di essere 0.40 o anche 40-AD, ma può aspettarsene di più contro giocatori come Albot ad esempio. Nelle ultime 52 settimane, la media del circuito maschile è stata di 37.3% punti vinti alla risposta, ma di 40.1% palle break vinte.

Lo fanno tutti, Kyrgios lo fa di più. La tabella mostra il rapporto tra i punti vinti alla risposta e la media dei punti vinti alla risposta per ciascun punteggio possibile nel game. La colonna NK mostra l’indice di Kyrgios, la colonna ATP mostra la media del circuito nel 2018.

Punteggio     NK      ATP   
0-40 1.43 1.14
40-AD 1.33 1.09
15-30 1.27 1.05
30-40 1.26 1.06
40-40 1.16 1.02
15-40 1.13 1.06
15-15 1.11 0.99
15-0 1.11 0.98
30-15 1.09 1.00

Punteggio NK ATP
0-30 1.07 1.06
AD-40 1.06 1.02
40-30 1.05 1.00
30-30 1.03 1.01
0-0 1.02 0.99
0-15 1.01 1.05
40-15 0.95 0.92
40-0 0.91 0.87
30-0 0.87 0.91

La maggior parte dei giocatori si avvantaggia da situazioni di 0-40 e, in misura minore, sulle palle break, ma Kyrgios è di un altro pianeta. Il giocatore medio vince all’incirca il 10% in più di punti alla risposta quando ha una o più palle break, Kyrgios riesce a triplicare quel valore.

Leva

Ci siamo avvicinati parecchio alla spiegazione dei risultati anomali di Kyrgios e dell’incostanza durante la partita. Ma anche i vari punteggi nel game non forniscono un quadro completo. Di solito, il punto sulla parità quando si è 5-0 nei game è molto più importante di una palla break quando il giocatore alla risposta è già avanti di un set e di un break.

Per tenere conto di queste differenze, ci rivolgiamo alla statistica della leva (anche detta “volatilità” o “importanza”). L’idea sottostante: in funzione delle informazioni a disposizione dei due giocatori, possiamo calcolare la probabilità che uno vinca la partita sulla base della situazione del momento. Se vince il punto il giocatore al servizio, la probabilità si muove a suo favore, e viceversa nel caso vinca il giocatore alla risposta. La leva è la somma di quei due cambiamenti, cioè la quantità di probabilità di vittoria in palio associata qualsiasi punto.

Nell’analisi odierna, non ci sono numeri specifici, serve solo capire il concetto. Più alta la leva, maggiore l’importanza del punto. I giocatori potrebbero dissentire sui dettagli che un metodo puramente matematico restituisce, ma nella maggior parte dei casi i calcoli recepiscono l’intuizione su quali sono i punti che contano e sul loro valore assoluto.

Ho calcolato la leva per ogni punto della stagione ATP 2018 del circuito maggiore e raggruppato i punti in dieci categorie, dalla meno importante (1) alla più importante (10). L’immagine 1 mostra la media del circuito sui punti vinti alla risposta (PVR) per ciascuna categoria individuata.

IMMAGINE 1 – Leva media del circuito maggiore sui punti vinti alla risposta

Tendenze di fondo..

Se ignoriamo le categorie estreme, sembra esserci una tendenza di fondo. Dalla penultima categoria in termini d’importanza alla seconda, c’è un aumento dei punti alla risposta da circa il 36% al 37.5%. In parte se ne può ricercare il motivo in un fenomeno di cui ho già parlato: i giocatori alla risposta si trovano in circostanze cruciali (come ad esempio le palle break) più spesso contro giocatori dal servizio debole.

L’immagine 2 mostra lo stesso grafico con l’aggiunta di una seconda curva che rappresenta la PVR di Kyrgios nelle dieci categorie, dalla meno alla più importante. Per confronto, ho lasciato la linea che rappresenta la media del circuito maggiore.

IMMAGINE 2 – Leva di Kyrgios sui punti vinti alla risposta a confronto con la leva media del circuito maggiore

Ricordate l’aumento dal 36% al 37.5% di cui ho parlato un minuto fa? Per Kyrgios lo stesso cambiamento va dal 27% al 35.2%, cioè otto punti percentuali rispetto a 1.5%. Kyrgios dà l’impressione quindi di essere estremamente sensibile ai passaggi chiave e, quando la ricompensa è sufficientemente alta, si trasforma in un giocatore alla risposta credibile.

..ma effetto marginale

Alcuni di voi staranno probabilmente pensando: “ovvio, lo sapevo già”. Beh, in primo luogo non sopporto quando si dice così, perché quello che s’intende davvero è “sospettavo che fosse cosi” e in realtà non lo si sa per niente. Spesso altre cose della cui correttezza si ha ferma convinzione sono sbagliate.

In secondo luogo, voglio rimarcare quanto tutto questo sia inusuale. Sono anni che analizzo dati punti per punto, alla ricerca di dinamiche che si dispiegano all’interno della partita, relative a giocatori specifici o allo sport in generale. Sono tendenze esistenti: punti e game sono interamente indipendenti. Però, il loro effetto è solitamente marginale – un punto percentuale o due – e di difficile individuazione anche in due settimane cariche di tennis come negli Slam.

Kyrgios rompe gli schemi. Quando si tratta dell’incostanza dell’australiano, ipotesi adeguate a descrivere in lungo e in largo il tennis professionistico semplicemente falliscono (la sconfitta contro Philipp Kohlschreiber al secondo turno di Indian Wells per 6-4 6-4 ne è un ultimo esempio, n.d.t.).

Nick Kyrgios Really Is Different Under Pressure

Around the Net, numero 4

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 9 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Around the Net è il nuovo appuntamento settimanale di @tennisabstract per rilanciare contenuti analitici di tennis apparsi in varie modalità su internet. Dell’abbondanza di stimoli disponibili nella versione originale, @setteseitennis propone una sintesi. Il numero 3.

Articoli tradotti in italiano

Dati

  • Match Charting Project: il database è aumentato di più di 60 partite nell’ultima settimana, da 5194 a 5256. Abbiamo completato tutte le finali femminili di Indian Wells fino al 2004, insieme a quelle del 1999 e 2000. Abbiamo aggiunto tutte le finali dei tornei della settimana scorsa, le ultime quattro partite di Nick Kyrgios nella vittoria di Acapulco, e un’altra manciata di semifinali Slam di Pete Sampras.
  • I video più ricercati: ci manca davvero poco per completare alcuni speciali insiemi di partite, ma non riusciamo a trovare il video di alcune partite chiave. Aiutateci per favore!

Spallinature

  • Laslo Djere è la testa di serie numero 30 all’Indian Wells Masters 2019. È solo la seconda volta dall’introduzione dei Master 1000 obbligatori a seguito della riorganizzazione dei tornei maschili intorno al 2000 che una wild card riceve una testa di serie in un Master 1000 obbligatorio. Djere non ha mai vinto una partita a livello Master e ha vinto solo quattro partite sul cemento in tornei del circuito maggiore (Djere ha poi superato il primo turno battendo Guido Andreozzi per 6-3 6-4 e deve giocare il secondo turno contro un lucky loser, con la concreta possibilità quindi di arrivare almeno al terzo turno, n.d.t.).
  • Anche Donald Young ha ricevuto una wild card per il tabellone principale, la sua 29esima per il tabellone di un torneo del circuito maggiore, e la quarta a Indian Wells, dopo aver avuto la prima ben quattordici anni fa.
  • Sempre a Indian Wells, la numero 104 della classifica femminile Stefanie Voegele ha battuto a sorpresa la testa di serie numero 4 Sloane Stephens. Forse sorpresa non è esattamente la parola giusta, visto che Voegele ha vinto quattro volte su cinque contro Stephens, e tutte le vittorie tranne una sono arrivate dopo che Stephens è entrata tra le prime 15.
  • I numeri dei 100 titoli di Roger Federer: dove ha vinto di più? Chi ha battuto di più? (bbc.com)

Around the Net, Issue 4

I video più ricercati dal Match Charting Project

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 6 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il Match Charting Project ha accumulato più di 3 milioni di colpi da più di 5000 partite, tra cui centinaia di partite storiche. Abbiamo statistiche punto per punto della maggior parte delle finali Slam, oltre a molte semifinali Slam, finali Master 1000, finali Premier e tutti gli scontri diretti dei Fantastici Quattro.

Però, possiamo raccogliere statistiche solo delle partite che riusciamo a vedere. Per terminare alcuni di questi insiemi, abbiamo bisogno dei video che, sinora, ci sono sfuggiti. Se siete in possesso di una registrazione completa (o quasi completa) di qualsiasi partita dell’elenco che segue, o potete dire dove si può trovare, fatemelo sapere, ve ne sarei grato!

Finali Slam

  • 1998 US Open Davenport-Hingis
  • 1986 US Open Navratilova-Sukova
  • 1984 Wimbledon Navratilova-Evert
  • Numerose altre finali femminili tra il 1980 e il 1983, tra cui Australian Open e Wimbledon 1980; Wimbledon 1982; Australian Open e Wimbledon 1983.

Finali Master 1000

  • 1990 Roma Muster-Chesnokov
  • 1991 Miami Courier-Wheaton
  • 1991 Roma Sanchez-Mancini
  • 1993 Monte Carlo Bruguera-Pioline
  • Numerose altre finali tra il 1997 e il 2000, che si spera TennisTV prima o poi renda accessibili (come ha fatto per molte delle finali tra il 1990 e 1996 e dal 2001 a oggi). Tra le più importanti la finale di Indian Wells 1997 Chang-Uhlirach.

Finali dei Fantastici Quattro

  • 2004 Auckland Nadal-Hrbaty
  • 2006 Umago Djokovic-Wawrinka
  • 2008 Bangkok Djokovic-Tsonga
  • 2009 Belgrado Djokovic-Kubot
  • 2009 Halle Djokovic-Haas
  • 2010 Dubai Djokovic-Youzhny
  • 2006 Washington Murray-Clement
  • 2007 Doha Murray-Ljubicic
  • 2007 San Jose Murray-Karlovic
  • 2007 Metz Murray-Robredo
  • 2007 San Pietroburgo Murray-Verdasco
  • 2008 Marsiglia Murray-Ancic
  • 2008 San Pietroburgo Murray-Golubev
  • 2011 Bangkok Murray-D Young

Semifinali Slam maschili

  • 1993 Australian Open Stich-Courier
  • 1987 Australian Open Edberg-Masur
  • 1986 US Open Edberg-Lendl
  • (molte altre degli anni ’80 e alcune degli anni ’90)

Semifinali Slam femminili

  • 2009 Roland Garros Stosur-Kuznetsova (c’è solo il secondo set)
  • 2009 US Open Wickmayer-Wozniacki
  • (c’è ancora molto da fare, manca il video di molte partite dal 1980 al 2005, seguono le più ricercate)
  • 2005 US Open Dementieva-Pierce
  • 2004 Roland Garros Dementieva-Suarez
  • 2003 Wimbledon Henin-Serena
  • 2003 Wimbledon Venus-Clijsters
  • 2002 Roland Garros Fernandez-Venus
  • 2002 Wimbledon Henin-Venus
  • 2002 Wimbledon Serena-Mauresmo
  • 2002 US Open Davenport-Serena
  • 2001 Wimbledon Venus-Davenport
  • 2001 US Open Serena-Hingis
  • 2001 US Open Venus-Capriati
  • 2000 Wimbledon Serena-Venus
  • 2000 US Open Davenport-Dementieva
  • 1999 US Open Serena-Davenport
  • 1998 US Open Davenport-Venus
  • 1997 US Open Spirlea-Venus

Finali Premier (o equivalenti)

Un altro insieme per cui manca il video di molte partite del 2008 o degli anni precedenti, alcune delle più ricercate:

  • 2009 Dubai Venus-Razzano
  • 2003 Indian Wells Clijsters-Davenport
  • 2002 WTA Finals Clijsters-Serena
  • 2002 Indian Wells Hantuchova-Hingis
  • 2001 Indian Wells Serena-Clijsters
  • 1997 WTA Finals Novotna-Pierce

MCP Most Wanted Video

Nick Kyrgios è più prevedibile di quanto si pensi

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 5 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

C’è un’ostinata convinzione tra appassionati di tennis e opinionisti per cui alcuni giocatori sono più discontinui di altri. Nella conversazione odierna, mi riferisco ai risultati delle singole partite, quindi a quei giocatori che hanno la predilezione per eliminare avversari di più alta classifica ma che sono anche particolarmente suscettibili a sconfitte contro giocatori più deboli. C’è una pletora di aggettivi per questo, come imprevedibile, pericoloso, spinoso, e quello preferito per Nick Kyrgios, cioè incostante.

E sinora nella stagione 2019, Kyrgios ha dato perfetta prova di incostanza. Dopo aver perso ai primi turni contro Jeremy Chardy (a Brisbane) e Radu Albot (a Delray Beach), si è ripreso vincendo l’ATP 500 di Acapulco della scorsa settimana, eliminando Rafael NadalStanislas WawrinkaJohn Isner e Alexander Zverev. Non c’è dubbio che Kyrgios possieda più talento di quanto la sua classifica suggerisca. Stiamo parlando di un giocatore che ancora deve entrare tra i primi 10, ma che può vantare un record in parità, nelle partite terminate, nei confronti de i Grandi Tre (i Fantastici Quattro senza Andy Murray, n.d.t.), l’unico tra i giocatori in attività (considerando almeno cinque partite, a eccezione di Nadal e Novak Djokovic stessi).

Sembra poco regolare, ha risultati imprevedibili. Rispetto all’incertezza intrinseca di qualsiasi partita tra professionisti al vertice, come si posiziona Kyrgios? Come suggerisce il titolo dell’articolo, la risposta non è così lineare come possa sembrare.

Una misura della prevedibilità

Prendiamo il tipo opposto di giocatore, che batte regolarmente avversari di classifica inferiore ma che perde, di solito, contro quelli più forti di lui. Roberto Bautista Agut si è fatto questa reputazione, e come vedremo i numeri la confermano, malgrado la vittoria a sorpresa a Doha un paio di mesi fa contro Djokovic. Se la prevedibilità di un giocatore fosse così scontata, dovrebbe emergere dal paragone tra le previsioni prima della partita e i risultati che ottiene. Per il tipo alla Bautista Agut, la previsione sarebbe molto accurata, mentre per il gruppo di appartenenza di Kyrgios la previsione sarebbe molto meno affidabile.

Esiste già una statistica al proposito. L’indice Brier misura l’accuratezza delle previsioni, non solo in termini di effettiva correttezza ma anche di vicinanza del pronostico. Ad esempio, dopo la vittoria di Kyrgios contro Zverev nella finale di Acapulco, chi lo ha pronosticato vincente al 90% è stato più preciso di chi gli ha dato il 60% di probabilità. Troppa sicurezza invece amplifica il rischio di un indice Brier peggiore: se si pronostica il favorito sempre vincente al 90%, si sbaglierà spesso. L’indice Brier è la differenza quadratica tra il pronostico prima della partita (ad esempio il 90%) e il risultato (1 o 0, a seconda che la scelta sia corretta o sbagliata).

L’indice Brier per le partite del circuito maschile si attesta intorno al valore di 0.2. Se si riesce a ottenere un valore inferiore a questo, a indicazione di una minore distanza tra pronostici e risultati effettivi, si dovrebbero guadagnare soldi scommettendo sulle partite. Se invece si è molto superiori allo 0.2, non ci si discosta troppo dal classico lancio della moneta. Utilizzando pronostici casuali al 50/50, ne consegue un indice Brier di 0.25.

Brier-gios

L’indice Brier per il pronostico delle partite di un giocatore davvero imprevedibile dovrebbe avvicinarsi allo 0.25, eccedendo facilmente il tipico valore di 0.2 del circuito. Per determinare l’affidabilità delle previsioni pre-partita su Kyrgios e altri giocatori, uso le mie valutazioni Elo specifiche per superficie per tutte le partite del tabellone principale completate sul circuito dal 2000, in modo da generare previsioni per ciascuna. Con questo metodo ad esempio, Zverev aveva il 67.4% di probabilità di vincere la finale di Acapulco.

Fino a questo momento della stagione 2019, si può affermare che Kyrgios sia veramente imprevedibile. L’indice Brier per le dieci partite giocate è di 0.318, vale a dire che con un processo decisionale del tipo testa o croce si sarebbero ottenuti pronostici identici in modo molto più semplice. Anche se aumentiamo retroattivamente la sua probabilità di vincere per riflettere una condizione migliore di quanto la valutazione Elo assegni, l’indice Brier è di 0.277, sempre peggiore del lancio della moneta.

Si tratta però solo di dieci partite. Ci sono alcuni altri giocatori nel 2019 con un indice Brier ben al di sopra della soglia di 0.25, tra cui Frances TiafoeJoao SousaJuan Ignacio Londero e Felix Auger Aliassime. Da una manciata di tornei, si avrà sempre qualche risultato incerto, per via di miglioramenti sostanziali (come è probabile nel caso di Auger Aliassime) o di situazioni di evidente fortuna o sfortuna. A meno di non voler ammettere che anche Sousa e Londero sono giocatori altamente imprevedibili, non dovremmo trarre la stessa conclusione sulla base delle ultime dieci partite di Kyrgios.

Ottieni quello che hai pronosticato

L’indice Brier per le previsioni tramite valutazioni Elo delle partite sul circuito maggiore in carriera di Kyrgios è di 0.219. È più alto, e quindi meno prevedibile, della media, ma non di molto. Dei 280 giocatori con almeno 100 partite sul circuito maggiore dal 2000, Kyrgios è all’84esimo posto, più affidabile del 30% dei colleghi. Nel 2017, i risultati da lui ottenuti sono stati abbastanza imprevedibili, con un indice Brier di 0.244, mentre nel 2015 e 2016 il valore è stato di un più banale 0.210. Nel 2018 invece sono stati decisamente prevedibili, con un indice Brier di 0.177.

La tattica, il rendimento sul singolo punto o il comportamento in campo di Kyrgios possono essere soggetti a imprevedibilità, non è così per i risultati. La tabella mostra, oltre a Kyrgios, i 15 giocatori più imprevedibili tra quelli in attività in termini di indice Brier e poi i 15 giocatori più prevedibili sempre tra quelli in attività.

Giocatore       Partite  Brier   
Pouille 189 0.247
Rublev 106 0.245
Paire 377 0.239
Karlovic 650 0.239
Tsitsipas 100 0.232
Khachanov 154 0.231
Gojowczyk 102 0.231
Delbonis 225 0.227
Copil 108 0.227
Dzumhur 173 0.227
Gulbis 420 0.226
Cuevas 338 0.226
M. Zverev 297 0.226
J. Sousa 323 0.226
Coric 210 0.226
...
Kyrgios 191 0.219
...
Ebden 171 0.188
Goffin 344 0.188
Cilic 684 0.186
Gasquet 770 0.183
Berdych 911 0.182
Raonic 448 0.178
Ferrer 1048 0.177
Tsonga 600 0.175
Bautista Agut 384 0.172
Nishikori 517 0.167
Del Potro 560 0.160
Murray 802 0.146
Federer 1350 0.121
Djokovic 951 0.117
Nadal 1060 0.114

Pouille

È stato quasi impossibile pronosticare i risultati di Lucas Pouille. L’indice Brier generato dall’esito delle sue partite nel 2018 era di circa 0.3, a suggerire che sarebbe stato più intelligente fare un pronostico e poi scommettere contro il pronostico stesso!

Karlovic, Isner, Opelka

Anche Ivo Karlovic è tra i giocatori meno affidabili, non è chiaro se per via dell’insolito stile di gioco. Isner, l’unico confronto adeguato che abbiamo, è affidabile in media con il circuito, con un valore Brier in carriera di 0.201. Reilly Opelka, l’altra macchina da ace di altezza vertiginosa tra i primi 100, nel 2019 ha fatto meglio del pronostico, ma non ha accumulato dati a sufficienza per arrivare a una valida conclusione.

I più affidabili

Sulla sponda opposta, troviamo tra i più affidabili molti dei migliori. Risponde a una certa logica: un giocatore dominante non solo vince la maggior parte delle partite che dovrebbe vincere, ma il suo rendimento ci spinge a fare previsioni più aggressive. Spesso Nadal inizia una partita con una percentuale di vittoria di almeno il 90% e pronostici così certi – fintantoché il giocatore li conferma vincendo – determinano bassi indici di Brier.

Costanti risultati di continuità

C’è la tendenza a un’eccessiva interpretazione dei risultati insoliti. Kyrgios ne ha regalati molti e lo abbiamo ricambiato facendolo passare per un battitore libero più di quanto non lo sia. Un paio di settimane fa mi sono interrogato in merito a un simile quesito e ho trovato che i giocatori non devono davvero “adattarsi al torneo”, ottenendo quindi risultati migliori o peggiori a seconda del turno.

Non siamo proprio di fronte alla stessa problematica, ma è simile la verità di fondo: la metodologia attuale genera pronostici molto buoni, ma rimarrà sempre grande casualità nei risultati, e le storie che inventiamo per tenerne conto in realtà non la spiegano più di tanto.

Kyrgios è un giocatore immensamente interessante – nel podcast di ieri ho scherzato sul fatto che i lettori del blog dovranno prepararsi a una serie di dieci puntate su di lui – e scavare nelle statistiche punto per punto potrebbe portare alla luce caratteristiche che lo rendono unico nel circuito. Non si può negarlo. Ma a livello di partita nel torneo, la probabilità di sue vittorie a sorpresa non è per nulla unica, anche se è il nuovo orgoglioso possessore di un sombrero che fa pensare esattamente il contrario.

Nick Kyrgios is More Predictable Than We Think

Il miglior tabellone che i soldi possono comprare

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 27 febbraio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ci sono stati due tornei del circuito maggiore femminile la settimana scorsa. Il primo, in ordine cronologico e per qualsiasi altra categoria immaginabile fatta salva la denominazione di “maggior numero di giocatrici ungheresi”, è stato il Dubai Open, un Premier 5 con in palio per la vincitrice più di 500.000 dollari e 900 punti classifica.

L’altro era l’Hungarian Open a Budapest, un WTA International con in palio per la vincitrice 43.000 dollari e 280 punti classifica. Nessuna giocatrice di vertice avrebbe mai preso in seria considerazione l’idea di andare a Budapest, anche dopo aver scontato potenziali gettoni presenza e incentivi dalla WTA.

Programmazione

Delle prime 20, quindici sono andate a Dubai, e la testa di serie numero 1 a Budapest, la campionessa uscente Alison Van Uytvanck, era la 50 del mondo. Le prime otto teste di serie a Budapest avevano una classifica tra le prime 72, tra cui un paio di giocatrici che avrebbero dovuto passare dalle qualificazioni solo per accedere al tabellone principale di Dubai.

Il montepremi a Dubai, agevolato anche dalla struttura attuale del circuito femminile, ha reso la programmazione più facile a molte. A un certo livello di classifica, se il resto delle giocatrici si trasferisce nel Golfo Persico, non è meglio andare verso l’Europa Centrale? Per Van Uytvanck il pronostico sarebbe stato sfavorevole anche per raggiungere il terzo turno di Dubai, eppure ha difeso il titolo a Budapest. Marketa Vondrousova, che sarebbe dovuta passare attraverso le qualificazioni a Dubai, è arrivata in finale all’Hungarian Open. Per queste due giocatrici, iscriversi al torneo minore si è rivelata la decisione più saggia. Quelle con una classifica migliore hanno di fatto rinunciato a soldi o punti preziosi?

Motivazioni

Molteplici fattori incidono sulle scelte di calendario. Alcune giocatrici preferiscono giocare tornei con il campo partecipazione più alto, sia per mettersi alla prova contro le migliori che per cercare di guadagnare premi partita più sostanziosi. Altre rispondono al richiamo di eventi di prestigio per sfruttare anche l’abilità in doppio. Timea Babos, ad esempio, era parte della coppia testa di serie numero 1 a Dubai, ma anche l’ultima giocatrice con accesso diretto al tabellone di singolare. Altre ancora scelgono di giocare più vicino a casa o in tornei in cui si sono trovate bene in passato.

Su questa base, i punti validi per la classifica dovrebbero essere il primo criterio, seguiti a ruota dai premi partita. I punti assegnano la possibilità di iscriversi a tornei futuri e rimanere all’interno del circuito. I premi partita servono a coprire le ingenti spese di finanziamento dei collaboratori che viaggiano regolarmente con le giocatrici.

La concomitanza di Dubai e Budapest offre un esperimento sostanzialmente “puro”, per via della superficie simile e del fatto di non rientrare nel mezzo di un mini-circuito di tornei in una specifica regione del mondo. È vero che Dubai segue Doha, ma è comunque una distanza da viaggio aereo e, al termine di Doha, la maggior parte delle giocatrici si reca in Europa o in Nord America. Preferire un torneo all’altro non complica gli spostamenti come lo farebbe per un giocatore di fronte al bivio tra la tournée sudamericana e il concomitante circuito indoor in Europa.

Preferenze svelate

Vediamo quale delle due principali motivazioni ha avuto un ruolo maggiore in fase di impostazione del calendario relativamente alla settimana scorsa. Per stabilire le opzioni di ogni giocatrice, ho cercato di ricostruire nel modo più accurato quali informazioni fossero a disposizione sei settimane prima, il 7 gennaio, cioè la data ultima per l’iscrizione e l’ufficializzazione della scelta. Ho usato la classifica di quel giorno per una previsione delle teste di serie di ciascun evento e le valutazioni Elo per un pronostico sul numero di vittorie alla portata di ogni giocatrice.

L’aspetto più critico di questo tipo di simulazioni è la composizione stessa dei tabelloni. A cose fatte, è facile conoscere le decisioni prese e le eventuali assenze o ritiri. All’inizio di gennaio, forse solo le giocatrici più inserite avrebbero potuto sapere quali colleghe sarebbero andate a Dubai e quali a Budapest. E certamente nessuna avrebbe potuto prevedere il ritiro all’ultimo di Caroline Wozniacki da Dubai o il virus intestinale che ha impedito a Kristen Flipkens di giocare in Ungheria. Nonostante questo, i tabelloni che ne sono risultati erano molto simili a cioè che le giocatrici avrebbero potuto prevedere sulla base del campo di partecipazione del 2018. Per simulare le opzioni di ciascuna giocatrice userò quindi l’insieme delle giocatrici come si è effettivamente definito.

Il caso di Suarez Navarro

Iniziamo da Carla Suarez Navarro, la giocatrice con la classifica più alta (alla scadenza del 7 gennaio) senza la testa di serie a Dubai. È arrivata nei quarti di finale, in parte perché Kristina Mladenovic le ha fatto il favore di eliminare Naomi Osaka in quella sezione di tabellone. Gli sforzi di Suarez Navarro sono stati ricompensati con 190 punti e circa 60.000 dollari. Avrebbe dovuto vincere a Budapest per ottenere più punti. E con un premio partita di “soli” 43.000 dollari in Ungheria, avrebbe dovuto rapinare una banca per portare via più soldi dell’assegno di Dubai.

Però, Suarez Navarro non avrebbe dovuto aspettarsi un bottino di quell’entità da Dubai. Deve essere evidentemente ottimista sulle proprie capacità, ma un calendario intelligente richiede un certo grado di realismo. Ho eseguito simulazioni sia di Dubai (prima del sorteggio del tabellone in modo che Suarez Navarro non capiti sempre nel quarto di Osaka) che di Budapest, in questo caso con Suarez Navarro testa di serie numero uno e le altre partecipanti invariate (tranne l’ingresso dell’ultimo minuto di Arantxa Rus). Le previsioni suggeriscono che avesse solo il 12% di probabilità di raggiungere i quarti di finale a Dubai, e che i punti che si sarebbe potuta aspettare di guadagnare erano di molto inferiori.

Torneo     Punti  Premi partita   
Dubai 76 $28.121
Budapest 111 $15.384

In tutte queste simulazioni ho calcolato punti e premi partita come medie ponderate. Suarez Navarro aveva una probabilità del 37% di perdere al primo turno, quindi è una probabilità del 37% di un punto classifica e dei premi partita di chi esce al primo turno. E così via per tutti i possibili esiti di ciascun torneo. Per la spagnola, i punti classifica attesi erano di circa il 50% superiori di quelli della testa di serie numero 1 a Budapest. Considerata la generosità del montepremi di Dubai, il guadagno atteso era per lei quasi il doppio rispetto a un’eventuale partecipazione a Budapest.

Incentivi coerenti

Il montepremi di Dubai era circa undici volte più grande di quello offerto dall’Hungarian Open, rispetto ai punti che invece differivano di un fattore di tre. Non sorprende quindi che l’incentivo di Suarez Navarro sia rappresentativo di quello che spinge molte giocatrici. Ho eseguito la stessa simulazione per altre 26 giocatrici, cioè tutte quelle con accesso diretto al tabellone principale a Dubai ma senza testa di serie e Bernarda Pera, che ha preferito giocare le qualificazioni a Dubai a il tabellone principale di Budapest senza avere la testa di serie.

La tabella mostra punti e premi partita attesi di ciascuna per Dubai (D-Pt e D-Pr) e per Budapest (B-Pt e B-Pr).

Giocatrice      D-Pt  D-Pr      B-Pt   B-Pr    
Cibulkova 96 $36.794 130 $18.291
Tsurenko 84 $31.528 119 $16.695
Suarez Navarro 76 $28.121 111 $15.384
Sasnovich 75 $27.920 111 $15.364
Yastremska 72 $26.716 107 $14.803
Pavlyuchenkova 72 $26.590 106 $14.721
Strycova 67 $24.809 102 $14.096
Vekic 66 $24.143 100 $13.717
Siniakova 63 $23.157 95 $13.062
Makarova 58 $21.543 90 $12.265

Giocatrice D-Pt D-Pr B-Pt B-Pr
Martic 57 $21.019 88 $11.960
Hsieh 54 $19.863 84 $11.396
Bencic 53 $19.813 84 $11.372
Tomljanovic 53 $19.530 82 $11.181
Zhang 49 $18.350 77 $10.416
Kenin 46 $17.109 72 $9.659
Jabeur 45 $17.077 71 $9.624
Kuzmova 45 $17.009 70 $9.432
Cornet 44 $16.823 69 $9.280
Zheng 40 $15.436 62 $8.307

Giocatrice D-Pt D-Pr B-Pt B-Pr
Lapko 37 $14.618 57 $7.695
Buzarnescu 36 $14.465 56 $7.548
Riske 35 $14.309 55 $7.445
Mladenovic 34 $13.910 51 $6.969
Babos 32 $13.354 48 $6.572
Putintseva 32 $13.407 48 $6.484
Pera* 25 $11.830 36 $5.061

Tutte si sarebbero attese di guadagnare più punti a Budapest e più soldi a Dubai, con un rapporto molto simile a quello di Suarez Navarro. La possibile eccezione è rappresentata da Pera (da cui l’asterisco).

La simulazione ipotizza che sia dovuta passare dalle qualificazioni, calcolando però punti e premi attesi per le partite del tabellone principale. Ma la sola qualificazione vale 30 punti, che si devono sommare a quelli ottenuti in caso di vittoria nel tabellone principale. Pera non aveva la certezza di qualificarsi, ma era tra le favorite, e di solito un paio di posti da lucky loser rendono il tabellone principale ancora più raggiungibile. È possibile quindi che, incorporando anche questi scenari, Pera sia proprio la giocatrice per la quale Dubai offriva speranze migliori di premi partita e punti.

Avversione alla sconfitta e teoria dei giochi

Non è un caso che Van Uytvanck sia stata una delle poche a preferire la combinazione molti punti-pochi premi. Doveva difendere 280 punti dalla vittoria dello scorso anno, quindi ricercare più soldi avrebbe avuto un impatto negativo sulla classifica. Il pensiero di perdere un paio di centinaia di punti esercita un’influenza maggiore sul comportamento di una giocatrice rispetto alla possibilità di guadagnare in numero simile per una che ne ha pochi da difendere.

Che decisione dovrebbe prendere la maggior parte delle giocatrici che, nel 2020, si troverà nella stessa situazione dei pochi punti da difendere? Cosa succederà con più giocatrici tra le prime 70 a inseguire punti classifica e prendere d’assalto il torneo minore, se, come penso, dedicheranno insieme ai loro allenatori grande attenzione a quest’analisi?

Il sistema attuale non permette il raggiungimento di un equilibrio

Se il torneo di Budapest si rafforza, i punti e premi attesi di ogni partecipante si riducono. Se il torneo di Dubai si indebolisce, ogni giocatrice può aspettarsi una migliore possibilità di più punti e premi partita. Con un sistema di iscrizione come quello attuale in cui ogni giocatrice deve esprimere una preferenza senza conoscere quella espressa dalle colleghe, non ci si può affidare al raggiungimento di un equilibrio. Anche se l’obiettivo di ciascuna fosse unicamente la massimizzazione dei punti classifica, non ci sarebbero informazioni a sufficienza su cui fondare la scelta giusta.

Per quanto improbabile, si può pensare che il torneo di Budapest sia in grado di attrarre giocatrici più forti e finire per ridurre le attese di premi partita e punti classifica. Ma, cari lettori e lettrici e ottimizzatori di calendario, non agitatevi. Ci sono fattori esterni e sempre ce ne saranno. E in questo caso, praticamente tutti i fattori spingono le giocatrici verso il torneo con più soldi (anche l’eroina ungherese Babos ha saltato il torneo di casa). Almeno una mezza dozzina delle giocatrici del precedente elenco sono doppiste di livello, per cui è più probabile che sceglieranno il torneo Premier. Altre, e probabilmente molte altre, preferiranno i soldi, perché i soldi si fanno preferire.

Anche le giocatrici che si concertano sul singolare e non giocano solo per soldi vanno alla ricerca del maggior numero di punti disponibili, non troppo diversamente da chi gioca alla lotteria. La WTA offre opportunità limitate di guadagnare 900 punti in una sola settimana e ci si può arrivare vicino vincendo tre tornei International. C’è però una quantità finita di settimane nella stagione, senza considerare la limitazione al numero di partite imposta dal fisico!

La scarsa probabilità di successo non è un deterrente

Molte persone accumulano biglietti della lotteria nonostante una probabilità molto sfavorevole, e le giocatrici continueranno a iscriversi a tornei di più alto profilo anche se i punti attesi sono di più in quelli di caratura minore. La possibilità di un titolo prestigioso, anche se sottile, non emerge da un calcolo puramente attuariale.

Il successo di Belinda Bencic – 53 punti attesi a Dubai contro 84 punti attesi a Budapest contro 900 punti effettivi a Dubai – continuerà a indirizzare le giocatrici verso i premi sostanziosi. Ed è una buona notizia per chi mantiene la testa sulle spalle durante il processo di ottimizzazione del calendario. Le giocatrici che non esitano a rinunciare ai grattacieli, ai centri commerciali e ai premi partita la prossima volta non si faranno sfuggire questa opportunità. Quasi sicuramente Budapest rimarrà una destinazione più invitante per coloro che cercano di migliorare la classifica.

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