Jiri Vesely è molto forte al servizio (o è simile a Gilles Muller)?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 9 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Per due volte oggi ho sentito parlare di Jiri Vesely come un giocatore “molto forte al servizio”. La prima, di persona, durante l’ottavo di finale a Wimbledon 2018 tra Gilles Simon e Juan Martin Del Potro, in cui uno dei telecronisti parlava della solidità del gioco alla risposta di Rafael Nadal e di come ha dominato un giocatore molto forte al servizio come Vesely. La seconda indirettamente, su Twitter tramite @newballsplease, in cui un altro cronista ha detto che il gioco di Vesely è “simile a quello di Gilles Muller”.

Ho pensato subito che entrambe le affermazioni fossero sbagliate, e mi ero già infervorato sul pessimo paragone con Muller, prima di andare a guardare i numeri per togliere ogni dubbio.

Non sono giocatori simili

La tabella elenca le statistiche al servizio di Vesely e Muller dal 2015 al 2018 (escluso Wimbledon) su tutte le superfici.

Mettendo per un momento da parte la forza al servizio, Vesely non sembra certamente possedere un gioco “simile a quello di Muller”. Muller ha infatti alcune delle migliori statistiche al servizio nel tennis e fa più del doppio del numero di ace di Vesely. La tabella non lo mostra, ma nelle ultime 52 settimane Miller è al 12esimo posto nel numero di game vinti al servizio (e non ha avuto delle ultime 52 settimane particolarmente brillanti), mentre Vesely è 74esimo!

Le statistiche suggeriscono che Muller dovrebbe vincere il 72% delle partite contro Vesely. Ed entrambi i loro scontri diretti sono finiti in suo favore, senza che perdesse un set.

È possibile che i numeri non siano veritieri perché Muller gioca quasi esclusivamente sull’erba e sul cemento (solo il 13% delle partite sulla terra), rispetto a Vesely che gioca invece circa il 40% delle partite sulla terra, superficie che tende a sfavorire i numeri al servizio.

Già la sola differenza di superficie preferita dovrebbe essere sufficiente a mostrare che non sono giocatori simili. Riprendiamo comunque la tabella precedente escludendo ora le partite sulla terra e aggiungendo una colonna per le medie del circuito, in modo da vedere anche se Vesely è “molto forte al servizio”.

I numeri di Vesely migliorano, così come quelli di Muller. Non ho problemi nell’affermare che il gioco di Vesely non è simile a quello di Muller.

La forza al servizio

E per quanto riguarda la forza al servizio di Vesely? Non trovo evidenze. La sua percentuale di ace è leggermente superiore alla media, ma la percentuale di punti vinti sulla prima di servizio e sulla seconda sono quasi perfettamente identiche alla media del circuito, e il computo totale dei punti vinti al servizio è in realtà inferiore (cioè a dire che ha una percentuale inferiore alla media di prime di servizio in campo).

Vesely sembra essere un giocatore medio al servizio, e nessuno direbbe lo stesso di Muller. Perché quindi alcuni commentatori di tennis ritengono che Vesely (198 cm) sia molto forte al servizio e con un gioco simile a Muller? Non c’è un valido motivo, ma deve essere perché sono entrambi alti e mancini.

Se non seguite regolarmente il circuito e sapete che l’alto e mancino Muller è molto forte al servizio, siete portati a pensare che anche gli altri giocatori mancini e alti (quelli di cui non sapete nulla) debbano essere molto forti al servizio.

Per far vedere che è un sillogismo non applicabile, la tabella riporta le stesse statistiche per Adrian Mannarino (180 cm), un mancino non troppo alto, al posto di Muller (193 cm) e per Nadal (185 cm), anche lui mancino e non troppo alto, come ulteriore controprova.

I mancini alti sono davvero più forti al servizio dei mancini di altezza media (per il tennis)?

Is Jiri Vesely a “Great Server” (or Similar to Gilles Muller)?

L’avversione di Pablo Carreno Busta per l’erba

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 3 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

È passato poco più di un anno da quando Pablo Carreno Busta è entrato nei primi 20 della classifica e, forse più di qualsiasi altro sul circuito, continua a manifestare i sintomi di una profonda avversione per l’erba. Con l’eliminazione al primo turno di Wimbledon 2018, il suo record su questa superficie è salito a 0 vittorie e 6 sconfitte.

Si è parlato molto di Paolo Lorenzi come metro di paragone, ma è tutta un’altra storia. È vero che nello stesso arco temporale di attività di Carreno Busta sull’erba, Lorenzi ha vinto una partita e ne ha perse undici. Sono convinto però che non sia la stessa cosa.

Le aspettative su Lorenzi, la cui classifica oscilla per la maggior parte delle volte tra il numero 50 e il numero 80 del mondo, dovrebbero essere più moderate rispetto a quelle di un giocatore dei primi 20. Lorenzi ha giocato la prima partita in un tabellone principale nel 2009. Non è arrivato ad alti livelli se non quando aveva già 28 anni e, da quel momento, ha vinto un torneo e ha raggiunto tre finali.

Carreno Busta ha giocato per la prima volta nel tabellone principale di un torneo nel 2011, all’età di 19 anni, vincendo poi tre tornei e perdendo tre finali. Carreno Busta era una promessa, non si può dire lo stesso di Lorenzi.

Uno specialista della terra battuta?

Un spiegazione diffusa dell’inettitudine sull’erba di Carreno Busta è che in realtà è uno specialista della terra (una giusta caratterizzazione per Lorenzi). Ma lo è davvero? Credo che arrivi principalmente dal fatto che è spagnolo, ma vediamo più in dettaglio se la teoria è fondata.

Dall’ingresso nei primi 100 nell’autunno del 2013, Carreno Busta ha un record di 68-56 sulla terra (54.8%). Nello stesso periodo, il suo record sul cemento è di 58-56 (50.8%). Quattro delle sei finali sul circuito maggiore le ha giocate sulla terra, ma due delle tre vittorie sono arrivate sul cemento.

Prendiamo le valutazioni Elo specifiche per superficie fornite da TennisAbstract. Carreno Busta ha 1779.7 sulla terra, 1743.7 sul cemento e – copritevi gli occhi – 1376.2 sull’erba. Sulla base delle valutazioni Elo, dovrebbe vincere contro giocatori con valutazione Elo di 1500 circa il 3% più spesso sulla terra che sul cemento, aspetto coerente con vittorie e sconfitte effettivamente conseguite su entrambe le superfici.

Dunque sì, è più forte sulla terra, ma non è così tanto più forte, almeno non da attendersi dei risultati decisamente negativi sull’erba. È possibile che abbia una tipologia di gioco da terra che si adatta bene anche sul cemento ma non sull’erba? Non si può più dire che i giocatori da fondo abbiano un gioco specifico per la terra, perché quasi tutti – tranne Ivo Karlovic, Mischa Zverev e John Isner – rimangono più spesso a fondo campo.

Definiamo il gioco da terra battuta quello che si basa meno sul servizio e più sulla risposta, non particolarmente efficace a rete e con una preferenza per la costruzione del punto (ad esempio con scambi lunghi).

Carreno Busta rientra in questa descrizione? Lasciatevi condurre da qualche numero alla Rino Tommasi per dimostrare se Carreno Busta può essere considerato uno specialista della terra.

Nelle ultime 52 settimane è 62esimo per game al servizio vinti sul cemento. Nel 2017 è stato 58esimo e nel 2016 38esimo. Naturalmente, questo presuppone anche come gioca Carreno Busta dopo il servizio, quindi non dovremmo giudicarlo solo sul cemento. Nello stesso periodo, sulla terra è stato rispettivamente 73simo, 50esimo e 53esimo.

Anche utilizzando una statistica diversa, cioè i punti vinti sulla prima di servizio, la conclusione è la medesima. Rispetto agli altri giocatori, il servizio non è un suo punto di forza. Al contrario, nelle ultime 52 settimane Carreno Busta è 21esimo nei game vinti alla risposta sul cemento e 24esimo sulla terra (15esimo complessivamente).

Il gioco a rete non è un punto debole

Cosa si può dire del gioco a rete? I risultati promuovono Carreno Busta, il suo gioco a rete non è un punto debole. Ha infatti vinto tre tornei in doppio e raggiunto altre cinque finali, sempre con un compagno diverso. Anche fosse stato il più debole (come in alcuni casi si è verificato, mentre in altri era lui il più forte), non è in grado di arrivare a otto finali, tra cui uno Slam e un Master 1000, nei sette anni di presenza regolare sul circuito maggiore senza possedere un eccellente gioco di volo.

Nel Match Charting Project ci sono 26 partite di singolare giocate da Carreno Busta, 22 delle quali hanno dati aggregati che indicano una discesa a rete di circa solo la metà delle volte della media degli altri giocatori di cui si hanno partite punto per punto. Inoltre, ottiene meno vincenti a rete della media del campione considerato. Delle 22 partite, dodici sono sul cemento e dieci sulla terra. A rete, Carreno Busta vince il 71% dei punti contro una media del 68%. In sintesi, i numeri evidenziano che è un buon giocatore di rete, ma che in singolare tende a rimanere più spesso a fondo campo.

Probabilmente Carreno Busta preferisce gli scambi lunghi. Sempre sulla base dei dati del Match Charting Project, è meno probabile che abbia scambi inferiori ai sei colpi e appena poco più probabile che abbia scambi di almeno dieci colpi rispetto alla media degli altri giocatori. Tuttavia, le percentuali di vittoria in scambi con lunghezza diversa sono in linea con la media degli altri giocatori più o meno in tutti gli intervalli, tranne che negli scambi da 4-6 colpi quando Carreno Busta è al servizio (una curiosa anomalia).

Conclusioni

Complessivamente, non credo ci siano prove sufficienti per etichettare Carreno Busta uno specialista della terra. Penso però che in singolare abbia una mentalità da gioco sulla terra, che potrebbe rappresentare un limite quando si presentano i tornei sull’erba.

È ragionevole chiedersi come mai non faccia leva sull’esperienza da doppista per sviluppare una strategia sull’erba di maggiore successo. Anche se non riesce ad andare a rete seguendo il servizio, probabilmente è in grado di farlo attaccando con colpi da fondo carichi di effetto, con i quali è superiore alla media dei giocatori del campione del Match Charting Project da entrambi i lati del campo.

E comunque, se possiede un gioco da terra, perché la transizione vittoriosa sul cemento e non sull’erba? Forse è solo una questione di basso rimbalzo della pallina sull’erba. Quando Carreno Busta utilizza i colpi tagliati è considerevolmente meno efficace della media dei giocatori del campione. Si può dire che di fatto non possieda un gioco di taglio degno di nota: di fronte un basso rimbalzo che non riesce ad anticipare, non ha valide risposte.

Nota a margine: è interessante notare come Radu Albot, che ha battuto Carreno Busta a Wimbledon 2018, ha ora un record sull’erba di cinque vittorie e tre sconfitte. Albot gioca più tornei sul cemento che sulla terra, ma vince solo il 31% delle partite su quella superficie. Quindi, nonostante il campione ridotto di partite, è riuscito ad adattare il suo gioco anche alle idiosincrasie dell’erba.

Pablo Carreno-Busta’s Grass Allergy

La novità storica delle sconfitte nei primi turni delle teste di serie a Wimbledon 2018

di Graeme Spence // OnTheT

Pubblicato il 29 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Molte delle teste di serie del tabellone maschile e femminile a Wimbledon 2018 hanno perso nei primi turni, stabilendo un record di sconfitte. Di seguito, si analizza la novità storica di questi risultati, se sono parte di una tendenza più ampia e quale tra le sorprese del primo turno è stata la più inattesa.

Le teste di serie si sono cotte al torrido sole della prima settimana come le famose fragole alla crema del torneo. Sono stati registrati record sia per il maggior numero complessivo di teste di serie eliminate nei primi turni dei tabelloni di singolare maschile e femminile che per il maggior numero di sconfitte tra le prime 8 teste di serie femminili prima del terzo turno.

Si tratta per la precisione di record sia per Wimbledon che per gli altri Slam da quando, a metà del 2001, il numero delle teste di serie è raddoppiato, passando da sedici a trentadue. Ho analizzato i precedenti record per capire più nel dettaglio la natura di questi risultati ed esaminato le probabilità pre-partita delle vittorie a sorpresa per il primo turno.

Sconfitte al primo turno delle teste di serie

In totale, ventuno teste di serie tra uomini e donne hanno perso al primo turno, superando con il minore dei margini il precedente record di venti teste di serie eliminate al primo turno a Wimbledon e agli Australian Open nel 2004. Pur trattandosi di un nuovo riferimento, non è chiaro se questo rappresenti indicazione di un cambiamento significativo nel tennis.

Possiamo approfondire la questione separando il numero di sconfitte al primo turno delle teste di serie maschili da quelle femminili. L’immagine 1 mostra che ci sono state tre edizioni di Wimbledon con undici teste di serie maschili eliminate al primo turno: 2001, 2003 e 2018. Nel 2004 invece, c’è stata l’eliminazione di un maggior numero di teste di serie femminili rispetto anche al 2018, undici contro le dieci di quest’anno.

Sembra quindi che un così alto – ma non inaudito – numero di sconfitte tra le teste di serie al primo turno sia un evento già verificatosi in entrambi i tabelloni. Il fatto che questo sia accaduto nel 2018 in contemporanea tra donne e uomini lo ho reso un record.

IMMAGINE 1 – Numero di teste di serie eliminate al primo turno a Wimbledon nel tabellone di singolare maschile e femminile

Teste di serie femminili più importanti

Delle otto teste di serie accreditate per raggiungere i quarti di finale, solo due sono rimaste in tabellone alla fine del secondo turno, un record negativo in tutti gli Slam, compreso il singolare maschile, del sistema attualmente in uso di assegnazione delle teste di serie.

L’immagine 2 mostra la tendenza nel numero delle prime 8 teste di serie eliminate nei primi due turni a Wimbledon dall’edizione 2001, con il 2018 che si impone come record assoluto.

IMMAGINE 2 – Eliminazioni tra le prime 8 teste di serie nei primi due turni a Wimbledon nel tabellone di singolare femminile

Oltre ad alcune variazioni anno su anno, sembra esserci un incremento generalizzato nell’incidenza del numero di teste di serie femminili più importanti che perdono nei primi turni. Per capire se sia effettivamente una tendenza più estesa, ho analizzato le medie annuali delle prime 8 teste di serie, maschili e femminili, eliminate prima del terzo turno in tutti gli Slam da metà 2001.

Per le donne, rappresentate dal colore blu nell’immagine 3, sembra esserci un chiaro aumento da una media di circa una testa di serie delle prime 8 tra il 2001 e il 2010 a quasi tre teste di serie delle prime 8 dal 2015. Sono numeri che rafforzano l’impressione per cui il tennis femminile al vertice ha raggiunto in questo periodo massimi livelli di imprevedibilità.

Viceversa, il numero delle teste di serie maschili tra le prime 8 eliminate ai primi turni non segue le stesse dinamiche [1]. Anzi, in media un numero minore di teste di serie è stato eliminato prima del terzo turno. Nel periodo dal 2001 al 2009, in sette anni su nove la media delle eliminazioni tra le prime 8 teste di serie è stata maggiore di uno (tra cui il massimo di 3.75 nel 200), contro i quattro anni su nove dal 2010 al 2018 (con al momento un massimo di 1.67 per il 2018).

Forse è conseguenza della relativa continuità di rendimento al vertice del tennis maschile, per mano dei Fantastici Quattro come delle altre teste di serie più alte.

IMMAGINE 3 – Numero di teste di serie tra le prime 8 eliminate nei primi turni di tutti gli Slam per il tabellone femminile (blu) e maschile (arancione)

Vittorie a sorpresa più inattese nei primi turni

Con le probabilità di vittoria per i primi turni fornite dalle valutazioni Elo specifiche per l’erba – che utilizziamo al Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, per le previsioni di titolo a Wimbledon – possiamo determinare quali sono state le eliminazioni più sorprendenti tra le teste di serie. Le tabelle riepilogano le cinque vittorie a sorpresa con la probabilità inferiori per i due tabelloni di singolare.

Per quanto riguarda le donne, il modello attribuiva a Petra Kvitova, Elina Svitolina e Maria Sharapova meno del 20% di probabilità di perdere al primo turno. Sono quindi Aliaksandra Sasnovich, Tatjana Maria e Vitalia Diatchenko ad aver ottenuto le vittorie a sorpresa più inattese.

Tra gli uomini, con il 25% di probabilità di sconfitta al primo turno sono state l’eliminazione di Dominic Thiem – per merito del veterano Marcos Baghdatis – e David Goffin – contro Matthew Ebden – a sorprendere di più.

Oltre ad aver aperto drammaticamente i tabelloni, specialmente quello femminile, il numero di vittorie inattese dei primi due turni a Wimbledon 2018 è senza dubbio entrato nel libro dei record degli Slam. Se da un lato si è già verificato che così tante teste di serie fossero eliminate all’inizio del torneo, dall’altro il numero delle teste di serie femminili tra le prime 8 che non sono più in corsa per il titolo rientra in una più generica diffusione di imprevedibilità di risultato.

Possiamo solo continuare a seguire Wimbledon per vedere se ci saranno altre sorprese e se verranno abbattuti altri record (la sconfitta della testa di serie numero 1 Simona Halep al terzo turno ha portato ad avere nella seconda settimana di gioco una sola testa di serie tra le prime 8, la numero 7 Karolina Pliskova, che però ha raggiunto gli ottavi di finale in singolare a Wimbledon per la prima volta, n.d.t.)!

Tra gli uomini, sono rimaste a questo punto del tabellone di singolare più di tre teste di serie delle prime 8 rispetto al 2002 e al 2008 (sebbene ve ne sia una sola in più, n.d.t.).

Note:

[1] Nel grafico si ipotizza che Alexander Zverev abbia superato il secondo turno, non ancora completato al momento della stesura: se così fosse, l’effetto riscontrato beneficerebbe di ulteriore evidenza (Zverev è poi arrivato al terzo turno, dove ha perso però da Ernest Gulbis, n.d.t.).

Wimbledon Seeds – Just How Unprecedented Are All These Early Exits?

Sull’erba nessuno come Federer

di Graeme Spence // OnTheT

Pubblicato il 29 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con otto titoli a suo nome, Roger Federer ha trionfato a Wimbledon nel singolare maschile più di qualsiasi altro giocatore. Che valutazione si può dare a otto titoli rispetto al numero di vittorie che ci saremmo attesi in questi anni dato il suo livello e quello degli avversari? E quali tra i titoli è stato il più impressionante?

Dalla prima vittoria di uno Slam a Wimbledon 2003, il rendimento di Federer a Wimbledon è stato tra i migliori in assoluto. Prima ha compiuto l’impresa di eguagliare i cinque titoli consecutivi di Bjorn Borg, poi nel 2017 – dopo quattro anni di attesa – ha vinto per l’ottava volta, superando Pete Sampras per il record di vittorie nell’era Open.

Con la possibilità di vincere il titolo numero nove nelle prossime settimane, è il momento giusto per interrogarsi sulla grandezza di Federer a Wimbledon.

Per sei volte Federer è stato la testa di serie numero 1, a indicazione del fatto che una buona parte delle sue vittorie era in qualche modo attesa. Siamo in grado di analizzare più accuratamente queste vittorie attese rispetto al suo livello di gioco e alla competizione affrontata a partire dalla prima edizione a cui Federer ha partecipato, quella del 1999? E, con i dati a disposizione, possiamo anche stabilire la vittoria più significativa?

Simulazione dei tornei

Per trovare risposta a queste domande, ho eseguito 5000 simulazioni di ogni tabellone di singolare maschile dal debutto di Federer, utilizzando le valutazioni Elo specifiche per erba dei giocatori in modo da avere la probabilità di vittoria per partita. Per ottenere il numero atteso di titoli relativo a ciascun giocatore tra il 1999 e il 2017, ho estratto la probabilità di titolo anno per anno e ho aggregato i risultati per il periodo considerato.

La tabella riepiloga il numero di titoli atteso e e quello effettivo dal 1999, per i giocatori che hanno vinto il torneo o per i quali il modello predittivo assegna un numero di titoli atteso di almeno 0.2.

Federer certamente si distingue con otto titoli all’attivo dal 1999 a fronte di un valore atteso di 4.50. Questo significa che a Wimbledon è stato eccellente, andando oltre le attese di 3.50 titoli rispetto alle valutazioni Elo, uno dei metodi attualmente più affidabili per predire i risultati del tennis professionistico.

È interessante notare che tutti i membri dei Fantastici Quattro e Sampras hanno raccolto più titoli di quanto atteso secondo le simulazioni. Si può parlare di un fattore aggiuntivo nel rendimento dettato dall’essere un “campione”, come tutti questi giocatori hanno manifestato [1]?

Non sorprende la bassa probabilità di vittoria per Goran Ivanisevic nel 2001, dato che nessuno si aspettava di vederlo alzare il trofeo da wild card del torneo!

Quale delle vittorie di Federer è stata la più impressionante?

Le otto vittorie di Federe sono chiaramente andate oltre le attese anche considerando il suo altissimo livello sull’erba. Possiamo usare questi dati per determinare quale vittoria sia stata la più significativa?

Probabilità di titolo

Analizzando le singole edizioni del torneo con le simulazioni, possiamo ricavare la probabilità di vittoria di Federer anno per anno. Si scopre che la prima vittoria nel 2003 è stata la più impressionante, visto il 9% di probabilità di vittoria all’inizio del torneo a fronte, ad esempio, di un 53% di probabilità per il titolo vinto nel 2007, come mostra l’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). 

Nel 2003, Federer era il terzo favorito dietro a Lleyton Hewitt, detentore del titolo, e Andre Agassi, già vincitore nel 1992 e finalista nel 1998. Le valutazioni Elo lo davano sfavorito sia nei quarti di finale contro Sjeng Schalken che in semifinale contro Andy Roddick, e favorito solo di un margine ridotto contro Mark Philippoussis in finale.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria finale a Wimbledon per Federer

Qualità degli avversari

Tramite la valutazione Elo specifica per erba di Federer è possibile calcolare la probabilità di vittoria per ognuno dei suoi titoli. Siamo anche in grado di verificare quale tra questi sia stato il più impressionante in termini di qualità degli avversari, attraverso le valutazioni Elo di questi giocatori. Così facendo rientrano nella contesa anche altri anni.

Avversario con valutazione più alta: 2005

Al momento della finale di Wimbledon 2005, la valutazione Elo specifica per erba di Roddick era di 2178, la più alta tra quelle di tutti i giocatori contro cui Federer ha giocato a Wimbledon.

Valutazione media per avversario più alta: 2006

Se si considerano i sette turni necessari alla vittoria finale, il 2006 può essere definito come l’anno più duro per Federer, con la valutazione media per avversario più alta, dovuta principalmente a un tabellone ostico nelle fasi iniziali, in cui ha dovuto giocare contro Richard Gasquet e Tim Henman nei primi due turni.

I due avversari di fila con la valutazione più alta: 2012

Nel 2012, Federer ha battuto Novak Djokovic in semifinale prima di far soffrire i tifosi inglesi sconfiggendo Andy Murray in finale. Si fatica a pensare a due turni conclusivi più difficili, espressi dalla valutazione Elo di Djokovic e Murray, rispettivamente la terza e la quarta più alta per Federer a Wimbledon.

Avversari con la valutazione più alta

Titolo numero 9?

Come si può notare, è difficile scegliere tra gli otto titoli di Federer a Wimbledon. Spetta ai suoi tifosi decidere quale sia il preferito. Con Wimbledon 2018 alle porte e con l’ennesima testa di serie numero 1, sarà in grado Federer di complicare la scelta aggiungendo un’altra vittoria?

Note:

[1] L’esempio forse più incredibile di un campione che ottiene risultati al di sopra delle attese è quello di Rafael Nadal al Roland Garros. Eseguendo le simulazioni per tutti i tabelloni di singolare maschile dalla prima partecipazione di Nadal nel 2005 si arriva a un numero di titoli attesi di 4.5. Considerando che, al momento, Nadal ha vinto ben undici volte il Roland Garros, si tratta di più di 6.5 titoli sopra le attese.

Federer has outperformed everyone on grass – including himself

Le giocatrici con le migliori prospettive per la prima vittoria di uno Slam a Wimbledon

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 22 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

A pochi giorni dall’inizio di Wimbledon, analizziamo le dinamiche relative alle prime vittorie di uno Slam nel circuito femminile e individuiamo le giocatrici meglio posizionate per realizzare quest’impresa a Londra.

L’innalzamento del livello competitivo in campo femminile

Negli ultimi anni si è assistito a uno dei più alti livelli competitivi mai espressi dal tennis femminile. Il numero di nuove vincitrici di uno Slam è senz’altro tra gli indicatori dello spessore qualitativo del campo partecipanti nella WTA.

Come mostrato dal grafico dell’immagine 1, dagli US Open 2015 – il primo e unico Slam vinto da Flavia Pennetta – alla sospirata vittoria di Simona Halep al Roland Garros 2018, ci sono state sette nuove vincitrici Slam sulle undici complessive (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Pochi altri periodi degli ultimi cinquant’anni hanno visto una simile concentrazione di giocatrici alla loro prima vittoria in uno Slam.

IMMAGINE 1 – Dinamiche relative alle prime vincitrici di Slam nel circuito femminile

È probabile che vedremo una nuova prima vincitrice a Wimbledon? E chi, tra le migliori, ha più possibilità di arrivare a giocarsi il titolo?

Le dieci giocatrici con maggiore possibilità di titolo

Sulla base delle attuali valutazioni Elo specifiche sull’erba, queste sono le 10 giocatrici con le migliori prospettive di una vittoria che definirebbe una carriera.

In cima troviamo Elina Svitolina, per molti già la favorita al Roland Garros, dove ha perso da Mihaela Buzarnescu al terzo turno. Buzarneuscu aveva sicuramente la mano calda, ma va detto che Svitolina non ha mai superato i quarti di finale di uno Slam. Sembra quindi che riuscire a capitalizzare la prima posizione di questo gruppo proprio a Wimbledon sia un compito arduo.

Karolina Pliskova è al secondo posto, e con una finale Slam agli US Open 2017 le sue possibilità aprono a un maggiore ottimismo.

Sesta è la giocatrice di casa Johanna Konta. Attendersi di vedere Konta negli ultimi turni è poco probabile, ma sarebbe comunque un sogno per tifosi e appassionati del Regno Unito.

La vittoria a Wimbledon della maggior parte di queste giocatrici genererebbe una sorpresa simile a quella di Jelena Ostapenko al Roland Garros 2017. Considerata però la situazione degli ultimi tempi tra le donne, un’altra vincitrice di Slam inattesa potrebbe emergere più facilmente di quanto si pensi.

IMMAGINE 2 – Valutazioni Elo specifiche su erba delle dieci giocatrici più accreditate per la loro prima vittoria a Wimbledon

Top WTA Prospects for a First Slam at Wimbledon

Evgeny Donskoy e la Quadrupla A

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato l’8 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il grafico dell’immagine 1 mostra la classifica di singolare di Evgeny Donskoy settimana per settimana a partire dall’inizio del 2010.

IMMAGINE 1 – Andamento della classifica di Donskoy dal 2010

Nei campionati minori di baseball degli Stati Uniti, il livello AAA (detto anche Tripla A) è il più alto. Esistono determinati giocatori migliori degli equivalenti Tripla A che, una volta convocati nella Major League Baseball (o MLB, cioè la Serie A del baseball americano), non sono però in grado di rimanervi a lungo.

Spesso hanno un’età tra i 25 e i 30 anni, e non sono più promesse, anche se in passato possono esserlo state. Sono chiamati nelle prime squadre, hanno un rendimento inferiore alle attese, e vengono rispediti in Tripla A, dove invece hanno prestazioni superiori. E così via, ciclicamente. In gergo, li definiamo giocatori da Quadrupla A.

È da Quadrupla A?

Si può dire che Donskoy, che ha appena compiuto 28 anni, sia il giocatore da Quadrupla A del tennis?

Secondo TennisAbstract, dal 2010 Donskoy ha un record di 46 vittorie e 91 sconfitte nei tornei del circuito maggiore (dati aggiornati al torneo di Antalya, n.d.t.), raggiungendo o superando i sedicesimi di finale solo 24 volte (in 17 diversi tornei), di cui 6 sono state le vittorie e 18 le sconfitte. Ha una sola semifinale ATP all’attivo e nessuna finale.

Se scendiamo di un livello, Donskoy ha un record di 34-33 nelle qualificazioni, ed è entrato nel tabellone principale 17 volte. Nei Challenger ha una percentuale di vittoria del 65%, con 18 finali e 11 titoli.

Contro i primi 50, ha un record di 12-42, ma vanta la famosa vittoria contro Roger Federer nel 2017 a Dubai e un’altra contro David Ferrer alle Olimpiadi di Rio 2016, quando Ferrer era il numero 12. Ha solo 45 vittorie a fronte di 98 sconfitte contro giocatori tra i primi 100 del mondo, vale a dire quelli del suo livello.

In sostanza, riesce a battere chi ha una classifica inferiore e pochi di quelli con classifica migliore. Però, ad esempio, ha eliminato Stefanos Tsitsipas al primo turno di Madrid poche settimane fa, dopo che Tsitsipas era arrivato in semifinale a Estoril qualche giorno prima.

Per me assomiglia più o meno a una Quadrupla A [1], ma consideriamo questo: a differenza dei battitori Quadrupla A nel baseball, che sono magari tra i 400 e i 500 migliori battitori al mondo, la classifica media settimanale di Donskoy negli ultimi cinque anni è circa 105.

Note:

[1] Ho provato a trovare una definizione empirica del giocatore da Quadrupla A nel tennis, ma è un concetto non empiricamente determinato nemmeno nel baseball (in teoria potrebbe essere il giocatore di rimpiazzo, ma molti giocatori di rimpiazzo finiscono per rimanere nella MLB per un po’ di tempo).

Qualsiasi criterio possa sviluppare per il giocatore da Quadrupla A nel tennis, sarebbe soggettivo allo stesso modo in cui risulta un’affermazione come “per me assomiglia più o meno a una Quadrupla A”.

Inoltre, l’articolo non ha propriamente lo scopo di identificare giocatori da Quadrupla A in generale, al contrario quello di categorizzare un tipo come Donskoy, che sembra in grado di garantirsi relativo benessere da giocatore di tennis eccezionale (almeno rispetto al mondo reale).

Evgeny Donskoy Week by Week

Le partenze di stagione nel doppio maschile e il caso di Marach e Pavic

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 18 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi anni, il costante declino della coppia vincitrice di 116 tornei – Bob Bryan e Mike Bryan, noti anche come i fratelli Bryan – ha favorito una maggiore varietà al vertice del doppio mondiale. I Bryan hanno conquistato l’ultimo Slam agli US Open 2014, portando il computo totale a 16. Da quel momento, otto diverse coppie hanno vinto il loro primo titolo sul palcoscenico più importante del tennis.

I risultati eccezionali del 2018

Anche se nessun giocatore di queste coppie è emerso dal nulla, il doppio formato solo a metà della scorsa stagione da Oliver Marach e Mate Pavic ha ottenuto risultati eccezionali nel 2018. Ho voluto quindi analizzare più nel dettaglio il rendimento dei doppisti, stagione per stagione.

La tabella riepiloga il record di vittorie e sconfitte di ogni coppia fino al Roland Garros a partire dal 2000, in ordine di numero di vittorie a quel punto della stagione. L’ultima colonna mostra il record di vinte e perse per l’intera stagione. Compaiono in elenco solo le coppie che hanno vinto almeno 30 partite fino al Roland Garros.

Anno	Coppia		V-P Inizio 	 V-P Intera st.
2013	Bryan/Bryan	40-4  (91%)	 71-11 (87%)
2002	Knowles/Nestor	38-7  (84%)	 66-14 (82%)
2007	Bryan/Bryan	37-5  (88%)	 73-10 (88%)
2008	Bryan/Bryan	37-9  (80%)	 63-17 (79%)
2009	Bryan/Bryan	37-9  (80%)	 68-18 (79%)
2014	Bryan/Bryan	36-6  (86%)	 64-12 (84%)
2018	Marach/Pavic	36-7  (84%)	 ?
2010	Nestor/Zimonjic	35-7  (83%)	 57-19 (75%)
2012	Mirnyi/Nestor	34-9  (79%)	 43-18 (70%)
2003	Knowles/Nestor	34-9  (79%)	 57-16 (78%)
2006	Bryan/Bryan	33-9  (79%)	 65-15 (81%)
2004	Bryan/Bryan	32-8  (80%)	 57-17 (77%)
2010	Bryan/Bryan	31-7  (82%)	 67-13 (84%)
2011	Bryan/Bryan	31-7  (82%)	 59-16 (79%)
2009	Nestor/Zimonjic	31-8  (79%)	 57-17 (77%)
2014	Nestor/Zimonjic	31-8  (79%)	 42-18 (70%)
2003	Bryan/Bryan	31-12 (72%)	 54-20 (73%)

Marach/Pavic sono al settimo posto con un ottimo record di 36-7 fino a questo momento. Hanno subìto la prima sconfitta nella finale di Rotterdam, il quarto torneo dopo i titoli a Doha, Auckland e agli Australian Open, per una striscia di 17 vittorie. Se si escludono le più grandi coppie di sempre, non si trova una partenza migliore negli ultimi sedici anni di doppio.

Le 10 presenze su 17 dei fratelli Bryan testimoniano il loro dominio nella specialità. Pur non avendo più vinto Slam nei tre anni precedenti, sia nel 2015 che nel 2016 hanno registrato il miglior inizio di stagione (entrambi gli anni non sono non rientrati nella tabella perché le vittorie erano inferiori a trenta).

Che rendimento ci si può attendere?

L’ultima colonna fornisce qualche indizio sul rendimento che ci si può attendere da Marach e Pavic per il resto dell’anno. La maggior parte delle volte la prestazione delle coppie di vertice diminuisce solo marginalmente. Nel 2007, i fratelli Bryan mantennero una percentuale di vittorie dell’88%, valevole per la migliore stagione – in termini di record vinte-perse – del campione analizzato.

Dopo aver perso la settima partita del 2018 nella finale del Roland Garros contro la coppia formata da Nicolas Mahut e Pierre Hugues Herbert, lasciandosi sfuggire la possibilità di vincere i primi due Slam del calendario – nell’era Open, un risultato raggiunto solo dai fratelli Bryan nel 2013 – sarà interessante vedere se saranno in grado di sostenere questo livello di gioco nell’arco di un intero anno.

Men’s Doubles Season Starts and the Case of Oliver Marach and Mate Pavic

Quando essere aggressivi o conservativi

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 20 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Gli errori non forzati sono comunemente associati all’idea che un giocatore stia “tirando troppo”, anche se è indubbio che comprendano errori non dettati dall’aggressività. Qualsiasi professionista con l’obiettivo di un gioco più offensivo deve chiedersi quale sia la sua avversione al rischio nel ricercare vincenti e nel forzare gli avversari all’errore. 

Grazie ai dati del Match Charting Project, ho analizzato la tematica nell’ambito del circuito femminile. Ho fatto questa scelta principalmente perché si sente spesso dire che le giocatrici devono essere più aggressive, e anche perché sapevo di non dovermi preoccupare delle partite al meglio dei cinque set.

Offensività nel gioco femminile

Ho iniziato restringendo il campo alle partite dopo il 2006, l’anno in cui ritengo che i cambiamenti nei materiali di corde e racchette abbiano maggiormente inciso sullo stile di gioco. Con questo non voglio dire che è proprio il 2006 da cui tutto non è stato più lo stesso, ma è anche il riferimento prima del quale la maggior parte delle giocatrici ora attive sul circuito non aveva un numero significativo di partite valide per i criteri dell’analisi. Mi è sembrato quindi un buon punto di partenza. 

Sono emerse 1528 partite, che equivalgono a 3056 partite-giocatrice.

Subito alcune statistiche descrittive che riguardano l’insieme completo delle 3056 partite-giocatrice. Il numero medio di vincenti, errori forzati ed errori non forzati è rispettivamente di 20.6, 20.5 e 27.6.

Dovremmo essere in grado di ipotizzare che il numero effettivo di vincenti non sia strettamente correlato con la vittoria (o la sconfitta) della partita, e lo stesso per gli errori forzati e non forzati. I dati lo confermano, con una correlazione positiva molto debole di .22 e di .19 per il numero di errori forzati, e una correlazione negativa debole di -.28 per il numero di errori non forzati. Per questo motivo, mi concentrerò sugli indici invece che contare le statistiche.

Indici e correlazioni

Ho considerato due indici rilevanti ai fini di quest’analisi: (a) il rapporto tra vincenti (V) su errori non forzati (EF) espresso come V/ENF e (b) il rapporto tra vincenti + errori forzati su errori non forzati (ENF) espresso come (V + EF)/ENF. Si ottengono ovviamente correlazioni migliori rispetto al conteggio statistico, ma non sono comunque decisive. L’indice V/ENF ha una correlazione di .44 e l’indice (V + EF)/ENF ha sorprendentemente – almeno per me – una correlazione solo di .40.

Il significato di tutto questo è che vincere una partita di tennis ha ben più a che vedere della semplice valutazione dei vincenti, degli errori non forzati e di quelli forzati, primo fra tutti ad esempio il momento della partita in cui si verificano. In ogni caso, una correlazione positiva di .44 è indicazione che l’indice V/ENF è meritevole di approfondimento.   

Visto che l’obiettivo è stabilire se una giocatrice sta forzando la mano nella ricerca del gioco offensivo, non c’è ragione di considerare anche quelle partite con un numero totale ridotto di errori non forzati. Sono partite caratterizzate da un approccio super conservativo che si traduce in pochi vincenti o partite in cui uno stato di forma impeccabile consente a una giocatrice di non dover fare scelte complicate in termini di aggressività in campo.

Su questa linea, ho ulteriormente ristretto il campione alle sole partite in cui una delle due giocatrici ha commesso almeno 25 errori non forzati che, in partite che terminano in due set, sono molti. Non lo sono in partite andate al terzo set, ma è comunque un rendimento eccessivamente negativo.

A meno di non riuscire proprio a tenere la palla in campo, 25 errori non forzati sono una prima indicazione della volontà di avere un gioco più offensivo. È di poco inferiore al numero medio di errori non forzati per giocatrice-partita nel campione, ma è vicino al valore mediano di 26.

La ricerca del punto di pareggio

Raggiunto l’insieme ideale di partite, ho analizzato il rapporto V/ENF alla ricerca di un punto di pareggio superato il quale una giocatrice ha più probabilità di vincere che di perdere.

Ho quindi eseguito una regressione logistica per calcolare la probabilità di vincere la partita con l’indice V/ENF come unica variabile. Ci sono diversi strumenti per calcolare una regressione logistica (come R, Python, etc), ma per un risultato semplice e diretto preferisco usare l’algoritmo di calcolo messo a disposizione da statpages

Il punto dal quale la vittoria diventa più probabile è un indice di .84 vincenti su errori non forzati. In presenza di 30 errori non forzati, si vogliono almeno 25 vincenti in modo da andare a pareggio al 50%. 

L’immagine 1 mostra la rappresentazione grafica di questo concetto.

IMMAGINE 1 – Funzione logaritmica dell’indice V/ENF

Il tradizionale adagio del tennis di non trovarsi con un numero di vincenti inferiore agli errori non forzati è messo in ottima luce da quest’analisi. Se una giocatrice è in grado di compensare i molti errori che commette con un analogo numero di vincenti, la sua percentuale di vittoria attesa è di circa il 64%. 

Naturalmente, si dovrebbe evitare di avere come obiettivo il 50% di probabilità di vittoria, perché passare da un 49.9% a un 50.1% non garantisce troppa sicurezza su un esito finale positivo. E questo è ancora più vero considerando l’incertezza intrinseca associata a qualsiasi pronostico basato sulle probabilità. 

Per lasciare del margine nella gestione di queste problematiche, ho convenuto che una probabilità del 57.5% fosse un’obiettivo più ragionevole, in modo da tenere conto di parte dell’incertezza intrinseca ma discostandosi contestualmente da quelle partite molto equilibrate e aperte a un risultato finale a favore di una o dell’altra giocatrice (con probabilità dal 47% al 53%).

Al 57.5% di probabilità di vittoria, l’indice V/ENF è intorno a .92, vale a dire che se si ha una passività di 30 errori non forzati si cercano almeno 28 vincenti che li giustifichino. Non troppo lontano dalla tradizione, ma con un po’ di spazio di manovra. 

Non si può tralasciare il rendimento dell’avversaria

L’obiettivo del .92 è però fuorviante, perché ignora il rendimento dell’avversaria. Si possono avere 28 vincenti e 30 errori non forzati, con una probabilità di vittoria attesa del 57.5%. È possibile però che anche l’avversaria commetta molti errori e il suo indice sia più alto. Oppure, che l’avversaria commetta molti meno errori.

Esaminiamo solamente le partite nelle quali anche l’avversaria ha fatto almeno 25 errori. Per questo sottoinsieme, ipotizziamo che la giocatrice in esame stia avendo un rendimento discreto con una probabilità di vittoria di almeno il 40%, sulla base del suo indice V/ENF (di circa .70), ma non può essere considerata la favorita indiscussa semplicemente in funzione del livello di gioco, cioè quindi meno del 68% di probabilità di vittoria (o un indice V/ENF di circa 1.05). Ci sono 172 partite di questo tipo nel campione considerato.   

In esse, il valore medio dell’indice è di .85, e il modello logaritmico prevede una probabilità di vittoria del 51.3%. Le giocatrici in esame hanno in realtà vinto 114 delle 172 partite con una percentuale molto più alta.

Però, il rendimento delle avversarie non è equamente distribuito. Le giocatrici in esame hanno avuto un indice migliore nella grande maggioranza delle partite (117 su 172) e in 95 delle 114 vittorie. La giocatrice in esame ha vinto 19 volte e perso 36 quando l’avversaria ha avuto un indice superiore.

Se spingiamo ora l’indice della giocatrice in esame ad almeno .85, il valore in cui abbiamo detto essere leggermente favorita, e lo portiamo poi al valore 1.05, otteniamo solo 85 partite, di cui 20 con un indice migliore da parte dell’avversaria. La giocatrice in esame ha vinto 8 di quelle 20 partite, ma ne ha vinte 54 su 65 quando il suo indice è stato più alto. Non sorprende quindi che il gioco dell’avversaria rivesta importanza nella ricerca del punto di equilibrio tra vincenti ed errori non forzati.   

Le situazioni di gioco con pochi errori

Occupiamoci dell’altra circostanza, quella in cui non vengono commessi molti errori. Cosa succede se escludiamo tutte le partite in cui entrambe le giocatrici hanno fatto almeno 25 errori non forzati, lasciando quelle in cui invece solo una giocatrice ne ha commessi almeno 25?

Il campione complessivo si riduce del 40%, che è già un’indicazione interessante di per sé, come se gli errori non forzati da un lato della rete generassero errori non forzati dall’altro.

Tralasciando questa considerazione, mi aspetto che in un campione di partite senza avversarie che commettono molti errori non forzati debba esserci un numero ancora più alto di vincenti per la giocatrice in esame che compensino i suoi errori non forzati, se vuole effettivamente vincere la partita.

L’immagine 2 mostra la sovrapposizione tra il grafico del modello che considera solo le partite con una giocatrice prona all’errore (in rosso) e il grafico del modello che include anche le partite in cui entrambe le giocatrici hanno commesso almeno 25 errori (in blu).

IMMAGINE 2 – Funzione logaritmica dell’indice V/ENF per due modelli a confronto

In questo sottoinsieme di partite, serve avere un numero di vincenti in rapporto di 1:1 con gli errori non forzati anche solo per avvicinarsi a una probabilità di vittoria in zona positiva, appena inferiore al 50%. Vale la pena ricordare che con il campione di dati originario in presenza di un rapporto di 1:1 la probabilità di vittoria era del 64%.

Sempre in questo insieme ristretto, per raggiungere l’obiettivo del 57.5% di probabilità di vittoria inizialmente stabilito, serve il 7% di vincenti in più degli errori non forzati se l’avversaria ha meno di 25 errori non forzati. Se la giocatrice in esame ha 30 errori non forzati, si tratta in sostanza di 4 vincenti in più (il 15%) di quelli necessari con il campione di partite più ampio.

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Vorrei sottolineare che non si può prevedere l’esito di una partita solamente sulla base del rapporto tra vincenti ed errori non forzati nelle due forme viste in precedenza, perché sono indicative di determinati aspetti, ma non di tutti quelli che intervengono nel corso di una partita. 

Fatta questa premessa, ci sono un paio di elementi particolarmente interessanti. Da un lato, giocatrici aggressive che non riescono a evitare errori non forzati possono in effetti fare leva sul tradizionale adagio del rapporto di 1:1 tra vincenti ed errori non forzati come parametro approssimativo di vittoria finale. Farlo contro avversarie simili può portare immediatamente a una probabilità positiva di vittoria, specie se eseguito con più efficacia. 

Al contrario, l’idea di poter attuare una strategia così rischiosa e cavarsela contro un’avversaria che commette molti meno errori è di dubbia validità. Si sente spesso dire che le giocatrici devono “continuare a essere offensive” anche contro avversarie più difensive.

Le giocatrici stesse affermano di scendere in campo cercando di imporre il proprio gioco. Ma se questo significa che per riuscire a essere offensiva a una giocatrice serve incamerare molti errori non forzati, allora deve poi rendersi conto che il margine tra vincenti ed errori non forzati è – contro determinate avversarie – più ristretto o magari anche invertito. A un certo punto, la strategia dovrà essere adattata al gioco espresso dall’avversaria.

Non ho analizzato il rapporto tra vincenti + errori forzati su errori non forzati (ENF) espresso come (V + EF)/ENF che ho indicato al punto (b). È un indice intuitivamente interessante, perché si presuppone che una giocatrice rischi più errori non forzati non solo cercando dei vincenti, ma anche per indurre l’avversaria all’errore.

Però, l’indice (V + EF)/ENF ha una correlazione inferiore con la vittoria finale di V/ENF, almeno nel campione utilizzato. Se dovessi scegliere (come il poco tempo mi ha costretto a fare), prenderei l’indice a più alta correlazione. Analizzerò l’indice (V + EF)/ENF in futuro se ci sarà occasione. 

La percezione del numero di vincenti ed errori non forzati

Tuttavia, ha contribuito alla scelta il fatto che, dal punto di vista della giocatrice che valuta se apportare modifiche al suo gioco durante la partita, è più facile mentalmente separare vincenti da errori non forzati di quanto non lo sia tenere nota degli errori forzati dell’avversaria rispetto ai colpi che avrebbe dovuto rimandare in campo ma che non è stata capace di fare.

I due terzi dei valori che l’indice V/ENF assume nel campione sono tra il .5 e l’1, quindi una giocatrice dovrebbe avere percezione se vincenti ed errori non forzati sono all’incirca uguali o se prevalgono i secondi.

Al contrario, i due terzi dei valori che l’indice (V+EF)/ENF assume sono tra il .9 e l’1.75, quindi oltre a essere più complicati da tenere a mente, è probabile che una giocatrice abbia più difficoltà a stabilirne il rapporto se vengono aggiunti anche gli errori forzati.   

When to dial it back…

Breve analisi degli scambi incrociati

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Stavo esercitando le mie conoscenze di Python Pandas – che da zero sono salite all’infinitesimo incremento di zero previsto dalla scala con cui si misurano le suddette – su alcuni dati punto per punto dal database del Match Charting Project e mi è venuta la curiosità di scoprire quanto siano frequenti gli scambi incrociati di dritto e quelli di rovescio nel tennis maschile.

Ho fatto partire il campione dei dati dal 2006 (fino a circa febbraio 2018), ottenendo un sottoinsieme di quasi 242 mila colpi. La tabella mostra il numero di scambi incrociati di dritto e di rovescio, suddivisi per numero di colpi che compongono lo scambio incrociato (la risposta al servizio non è conteggiata). Il numero in alto a sinistra (101,700) si riferisce agli scambi del sottoinsieme fatti da almeno tre colpi (a seguito della risposta) e le percentuali sono calcolate in funzione.

Più scambi incrociati di rovescio che di dritto

Mi ha sorpreso trovare che, tra gli uomini, ci siano scambi incrociati di rovescio in misura maggiore, seppur di poco, di quelli di dritto. Va specificato che ho escluso scambi con colpi tagliati.

Se per il dritto è irrilevante (ne ho trovati solo due che, francamente, direi che sono due di troppo, e in entrambi uno dei giocatori era Stanislas Wawrinka), per il rovescio sono rimasti fuori dalla tabella 374 scambi.

In media, gli scambi di rovescio sono leggermente più lunghi, con il 93% degli scambi incrociati di dritto che terminano al quarto colpo e solo l’85% di quelli con il rovescio, forse perché i giocatori hanno più facilità a cambiare sul lato del dritto o perché il dritto è un colpo molto più efficace per terminare lo scambio con un vincente.

Anche se sembra che circa il 10% degli scambi (e circa il 4% di tutti i punti) includa una sequenza di almeno tre colpi incrociati, sono in realtà di meno, perché alcuni dei punti considerati hanno al loro interno due o più occorrenze con uno scambio di almeno 3 incrociati.

Ad esempio, uno scambio composto da tre dritti incrociati, seguito da un dritto lungolinea, poi altri tre dritti incrociati e un rovescio lungolinea, produce in totale 3 occorrenze valide per la tabella a fronte di un solo punto (nella codifica del Match Charting Project lo scambio è rappresentato con f1f1f1f3b3b3b3b1f1f1f1. Sono sicuro che con questo vi ho proprio ingolosito, non è così?).

Ipotesi di tipo gioco sugli scambi incrociati

Ho ipotizzato che il giocatore che colpisce il secondo colpo di uno scambio incrociato di almeno tre colpi è anche colui che più probabilmente deciderà di interromperlo. Ho pensato cioè che il secondo giocatore non voglia rimanere in una situazione di gioco che ha iniziato l’avversario, e non diventa davvero una situazione fino a che il primo giocatore non colpisce il terzo colpo.

Funziona così: il giocatore che colpisce il primo colpo ha giocato semplicemente un colpo, ma quando arriva dal suo lato di campo un colpo incrociato, pensa tra sé “Forse è un buon momento per imporre il mio gioco e bloccare l’avversario in uno scambio come questo, per poi interromperlo e vincerlo”. Al momento di colpire il quarto colpo, l’avversario pensa tra sé “Non mi farò certamente incastrare in uno scambio incrociato, me ne tiro fuori!”.

È un’ipotesi praticamente inevitabile, visto che gli scambi incrociati da tre colpi sono i più frequenti: il secondo colpo del giocatore che ha colpito per secondo è quello che più spesso interrompe questa particolare situazione.

Cosa succede se eliminiamo gli scambi da tre colpi (cioè più della metà degli scambi incrociati)? È quattro volte più probabile che il giocatore che inizia lo scambio lo interrompa dal lato del dritto e due volte più probabile che lo interrompa dal lato del rovescio.

Se vi capita di guardare le partite del singolare maschile del Roland Garros, provate a osservare quanti scambi incrociati riuscite a individuare e prendete nota di quale dei due giocatori lo interrompe. Fate attenzione anche a vedere se chi interrompe lo scambio incrociato vince poi il punto, perché l’altra mia ipotesi è che vada esattamente così.

A Brief Look at Cross-Court Rallies

Gli specialisti sono una razza in via di estinzione?

di Graeme Spence // OnTheT

Pubblicato l’1 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Storicamente, il passaggio dal Roland Garros a Wimbledon ha offerto agli appassionati il più accentuato contrasto di stili di gioco. A breve distanza dal culmine a Parigi della stagione sulla terra battuta – in cui i migliori hanno mostrato tutto il loro arsenale di colpi carichi di effetto e di scambi interminabili – l’erba di Wimbledon diventa il palcoscenico per la potenza dei grandi battitori e per il tocco leggero dei migliori colpitori a rete.

Come il contrasto cromatico tra il rosso della terra e il verde dell’erba, anche la contrapposizione di stili è stata parte essenziale del calendario tennistico.

Un recente articolo di ESPN in cui si criticava questa tradizione sostenendo che ci sono troppi tornei sulla terra ha generato un mini ciclone su Twitter. A prescindere dalla ragionevolezza argomentativa dell’articolo, la tesi di fondo presuppone che il gioco sulla terra è sostanzialmente differente da quello sul cemento, la superficie di gioco più diffusa nel circuito.

Seguendo da vicino il tennis negli ultimi dieci anni non si può fare a meno di pensare che, con il predominio del gioco da fondo, la prevalenza degli specialisti di una superficie sembra aver perso trazione. I numeri confermano questa sensazione?

Valutazioni Elo specifiche per superficie

Ci sono diversi modi per definire la specializzazione rispetto a una superficie. Nel tentativo di un’analisi di ampia portata, con il Game Insight Group di Tennis Australia – la Federazione australiana – ci siamo concentrati nelle differenze di bravura su ogni superficie dei primi 100 della classifica dal 1990 al 2017. In particolare, la valutazione Elo specifica per superficie di ciascun giocatore è stata confrontata con la valutazione media dei primi 100 giocatori nell’anno di riferimento.

È una metodologia che permette di attestare la bravura di un giocatore su superfici diverse rispetto a quella dei suoi avversari, confrontando, ad esempio, la valutazione Elo relativa sulla terra verso la valutazione Elo relativa sul cemento.

Per correttezza, sono state eliminate dal campione le valutazioni di quei giocatori che, nello specifico anno, non hanno giocato nemmeno una partita su quella superficie.

Relativamente agli uomini, questo vuol dire ogni anno togliere in media le valutazioni di due giocatori per il cemento, quattro per la terra e sedici per l’erba.

Rispetto alle donne, la frequenza di esclusione annua è della valutazione di meno di una giocatrice per il cemento, di tre per la terra e di dieci per l’erba.

Dinamiche nella specializzazione per superficie tra gli uomini

Osservando la media delle differenze assolute tra le valutazioni Elo relative sulla terra e quelle sul cemento anno per anno, si evidenzia una marcata riduzione nella distanza tra la bravura dei giocatori sulla terra e sul cemento.

È una tendenza continua nell’arco degli ultimi 28 anni, con una differenza di valutazione che in media inizia intorno ai 175 punti per scendere al livello attuale di circa 110 punti. E questo vale sia per i giocatori con una valutazione Elo sulla terra più alta del cemento, sia per quelli che sono più forti sul cemento che sulla terra.

Per avere un termine di paragone, una differenza di 175 punti nella valutazione Elo corrisponde a una probabilità di vittoria del 73% nella singola partita per il giocatore migliore, mentre una differenza di 110 punti corrisponde a una probabilità del 65%, sempre per il giocatore migliore.

Sembra esserci una riduzione anche nella differenza media tra le valutazioni relative sull’erba e sul cemento, seppur con dinamiche più deboli rispetto a quelle sulla terra. La differenza media tra la bravura sull’erba e sul cemento era di 130 punti nel 1990, considerevolmente più bassa della differenza tra terra e cemento (175 punti). Anche l’attuale differenza di circa 100 punti arriva da una diminuzione più graduale nel tempo (30 punti contro i 65 punti tra terra e cemento).

IMMAGINE 1 – Dinamiche nella specializzazione sulla terra e sull’erba per il circuito maschile

Dinamiche nella specializzazione per superficie tra le donne

Per quanto riguarda le donne, si osservano simili dinamiche di riduzione della differenza sia per la terra che per l’erba. Su entrambe le superfici infatti, si assiste in media a una riduzione nella bravura relativa da 130 punti a circa 100-110 punti. Ricordiamo che una differenza di 130 punti corrisponde a una percentuale di vittoria del 68% nella singola partita per la giocatrice migliore, mentre una differenza di 100 punti corrisponde al 64%.

IMMAGINE 2 – Dinamiche nella specializzazione sulla terra e sull’erba per il circuito femminile

Effetto delle variazioni di calendario

Emergono però complicazioni nel momento in cui si interpreta la bravura specifica per superficie rispetto alle differenze nel calendario dei giocatori e nella variazione della tipologia di tornei nel tempo.

In primo luogo, con più giocatori che saltano la stagione sull’erba di quelli che saltano la stagione sulla terra, dovremmo aspettarci una maggiore incertezza in merito alle dinamiche sull’erba.

In secondo luogo, se il numero dei primi 100 che salta la stagione sulla terra rimane abbastanza stabile in entrambi i circuiti nel periodo considerato, il numero di giocatori e giocatrici che salta la stagione sull’erba si riduce significativamente: da un massimo di 29 nel 1990 a un minimo di 7 nel 2011 per gli uomini, e da 19 nel 1991 a due nel 2015 per le donne.

Quali sono le conseguenze sulle dinamiche osservate in precedenza? Se in passato i giocatori con rendimento peggiore sull’erba hanno saltato la stagione su quella superficie, la vera differenza media di bravura tra erba e cemento sarebbe maggiore di quanto stimato, comportando di fatto una sottostima dell’intensità del declino nella specializzazione sull’erba sia per gli uomini che per le donne.

La decisione di Roger Federer di saltare i tornei sulla terra per il 2017 e il 2018 è un interessante esempio di moderno giocatore che decide di non competere sulla sua “peggiore” superficie, anche se nel caso di Federer “peggiore” è un livello invidiabile per la maggior parte dei giocatori del circuito.

Sfortunatamente, è difficile trarre conclusioni scolpite nella pietra riguardo sia alla potenziale sottostima nella parte iniziale delle dinamiche studiate, sia alla differenza tra generi, per via dell’incertezza circa l’ampiezza dell’effetto di selezione.

Nadal: lo specialista per definizione della terra battuta, ma certamente non un giocatore da una sola superficie

Anche se il livello medio di specializzazione di superficie sembra essersi ridotto negli anni e tra i generi – in modo più consistente sulla terra per il circuito maschile – questo non vuol dire che non esistano singoli specialisti.

Le incredibili vittorie di Rafael Nadal sulla terra lo identificano come specialista assoluto della superficie, e questo è rimarcato da una valutazione Elo specifica sempre ai massimi livelli nelle ultime due decadi.

È noto però che negli anni Nadal si sia allenato duramente per migliorare anche il suo gioco sul cemento. Dopo il 2005, quando si è imposto sulla scena vincendo per la prima volta il Roland Garros da diciannovenne, la differenza tra la valutazione Elo relativa sulla terra e quella sul cemento è diminuita in modo costante, dando credito alla tendenza diffusa di riduzione della specializzazione per superficie.

IMMAGINE 3 – Dinamiche di specializzazione sulla terra di Rafael Nadal

Con l’undicesimo titolo al Roland Garros da poco in bacheca, si fatica a sostenere che il livello di Nadal sulla terra sia in qualche modo diminuito. Più probabile invece che si sia stato un netto miglioramento sul cemento, testimoniato anche dai quattro titoli Slam vinti tra il 2009 e il 2017.

Are Surface Specialists a Dying Breed?