Nadal ha quasi perso un set contro Ferrer?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 31 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Gli dei del sorteggio non sono stati molto accondiscendenti con David Ferrer, facendogli trovare Rafael Nadal come avversario di primo turno della sua ultima apparizione in un torneo Slam. Ferrer ha faticato tutto l’anno e nessuno si aspettava che potesse davvero migliorare il bilancio di 6 vittorie e 24 sconfitte degli scontri diretti con Nadal.

E, infatti, non ci è riuscito, essendo stato costretto a ritirarsi a metà del secondo set per un infortunio al polpaccio. Prima di abbandonare gli US Open 2018 ha però fatto tremare Nadal, almeno un po’.

Nadal ha vinto il primo set 6-3, ma l’andamento del secondo è stato più altalenante. Nel game iniziale Ferrer ha strappato il servizio di Nadal a zero, Nadal ha immediatamente fatto il contro break e, qualche minuto dopo, Ferrer ha di nuovo fatto il break per andare avanti 3-2 e servizio.

Ha poi mantenuto il break di vantaggio fino a che la condizione fisica glielo ha consentito. Avanti 4-3 e con il servizio a disposizione dopo il cambio di campo, era a soli due game di servizio dal pareggiare la partita.

Semantica e probabilità

Questo significa che Nadal ha “quasi” perso il set? Pur non capendo i motivi che spingono le persone su internet a discutere di un tema come questo, adoro le domande probabilistiche. Se poi ci si sovrappone la semantica (la semantica!), allora diventa ancora più interessante.

Abbandoniamo per il momento la scelta delle parole e riformuliamo la domanda: tralasciando l’infortunio, qual era la probabilità di Ferrer di vincere il set? In ipotesi di parità di condizioni tra i due giocatori, è un semplice assunto da mettere alla prova del mio modello di probabilità: in un baleno si trova che dal 4*-3 Ferrer aveva circa l’85% di probabilità di vincere il set.

Forse sto andando troppo veloce, perché mi giunge già la sonora lamentela dei tifosi di Nadal sul fatto che i due giocatori non sono esattamente uguali tra loro. Nei 102 punti che i due spagnoli hanno giocato fino al ritiro, Ferrer ne ha vinti il 38% alla risposta e Nadal il 47%. In una partita al meglio dei cinque set, sono frequenze che portano Nadal ad avere il 93% di probabilità di vincere la partita.

Forse non è ancora una percentuale sufficientemente alta, ma siamo nell’intervallo giusto. Utilizzando quei dati, la probabilità di Ferrer di mantenere il vantaggio e vincere il secondo set si riduce drasticamente al 57.5%. Se vinci a malapena la metà dei punti al servizio, la probabilità di tenere due turni di servizio è inferiore al lancio della moneta. Per vincere il set è più probabile che Ferrer avrebbe dovuto fare un altro break o aggiudicarsi il tiebreak.

È una differenza decisamente rilevante rispetto alle due ipotesi iniziali: l’85% sembra abbastanza valido da rientrare nel “quasi” (anche se secondo uno studio il “quasi” ha un significato definibile da almeno il 90% di probabilità), per il 57.5% non è così.

Non siamo ancora a una conclusione definitiva. Il modello di probabilità di vittoria ignora totalmente il concetto di striscia. La formula non prevede infatti eventuali passaggi di buon o cattivo gioco, nessun calo di motivazione o di raccolta di energia addizionale per concludere un set.

Dati da partite reali

Non penso che nulla di tutto ciò si verifichi in modo sistematico, ma è comunque difficile dirimere la controversia in un senso o nell’altro. Se è possibile quindi beneficiare di dati da partite reali, bisogna farne tesoro.

E questo è proprio il caso. Iniziamo da Nadal. Dal 2011, ho trovato 69 set in cui Nadal era alla risposta sotto di un break sul 4-3 (è probabile che ce ne siano di più, perché il campione di dati a disposizione non è completo, ma le partite mancanti sono per la maggior parte casuali, quindi 69 dovrebbe essere un numero rappresentativo degli ultimi anni). Di quei 69, Nadal ha rimontato per poi vincere in 21 set, quasi esattamente il 30%.

Il gioco di Ferrer è stato più solido di quello degli avversari di Nadal (aiuta il fatto che Ferrer si è trovato contro Nadal solo una volta, mentre gli avversari di Nadal hanno dovuto giocarci tutte le volte considerate). Ho trovato 122 set in cui Ferrer serviva in vantaggio 4-3 e avanti di un break. Ha finito per vincere il set 109 volte, circa l’89%.

L’89% è certamente un numero troppo alto per lo scopo di quest’analisi: non solo Ferrer era, in media, un giocatore migliore dal 2012 a oggi rispetto a quanto non lo sia ora, ma ha anche sfruttato l’aver affrontato avversari più deboli di quelli di Nadal in quasi tutti i 122 set. L’89% è un limite superiore abbondantemente ottimistico, non lontano dal teorico 85% da cui siamo partiti.

Pur prendendo la media dei risultati effettivi di Nadal e Ferrer – circa il 90% di chiusura del set per Ferrer e il 70% per gli avversari di Nadal – parlare di 80% è ancora troppo fuori bersaglio. Come abbiamo visto, i numeri di Ferrer si riferiscono a una sua versione più forte, mentre Nadal è ancora vicino ai livelli mostrati negli ultimi cinque anni. Anche l’80% quindi significa una sovrastima della probabilità di Nadal di perdere il set.

Si rimane con un intervallo compreso tra il 57%, valore che ipotizza che Nadal avrebbe continuato a vincere circa la metà dei punti alla risposta, e l’80%, basato sull’esperienza derivante dal campo per entrambi i giocatori negli ultimi anni.

Conclusioni

Qualsiasi dato a cui si può giungere è, in definitiva, influenzato dall’opinione che abbiamo sul livello di gioco di Ferrer al momento, che non è in forma come poteva esserlo anche due anni fa ma, al tempo stesso, è abbastanza efficace da portarsi a soli due game dal vincere il set contro il numero 1 del mondo.

Serve un lavoro più dettagliato per arrivare a una stima più precisa e, anche in quel caso, comunque saremmo vincolati dallo stabilire la bravura attuale di Ferrer e il suo livello nello specifico set. Così come con la parola “quasi” ci si può riferire a un insieme di probabilità, allo stesso modo mi accontento di concludere utilizzando il mio di insieme.

Tutto considerato, si può pensare di restringere la probabilità al 65-70%, o a due su tre. È abbastanza probabile che Ferrer avrebbe vinto il secondo set contro la sua nemesi, ma non era per nulla scontato…o meglio, secondo la comune accezione della parola, non era “quasi” scontato.

Did Rafael Nadal Almost Lose a Set to David Ferrer?

David Ferrer e la formula anti invecchiamento

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 7 novembre 2013 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel 2009, all’età di 27 anni, David Ferrer ha terminato la stagione al 17esimo posto della classifica mondiale. Sono stati quindici mesi difficili, caratterizzati da un paio di tornei Master giocati male alla fine del 2008 che lo hanno spinto fuori dai primi 5, fino al 12esimo posto. Una stagione anonima lo ha visto uscire dai primi 20 per alcune settimane. Molti giocatori non migliorano più dalla forma espressa intorno ai 25 anni: se quindi le cose fossero andate come previsto, Ferrer avrebbe continuato a navigare intorno ai primi 30. Così è stato ad esempio per i suoi quasi contemporanei Mikhail Youzhny e Tommy Robredo.

Invece, Ferrer ha continuato a migliorare. Ha concluso il 2010 di nuovo tra i primi 10 al settimo posto. Alla fine del 2011 e del 2012 è arrivato al numero 5. Probabilmente terminerà il 2013 al terzo posto, il più alto in carriera (posizione mantenuta fino alla fine di gennaio 2014. Ferrer è poi rimasto continuativamente tra i primi 10 fino a metà 2016, a 34 anni, n.d.t.). E tutto questo all’età di 31 anni, quando molti giocatori ormai sono più interessati ad allenarsi a golf.

Non ci sono precedenti

Ferrer è solamente il dodicesimo giocatore negli ultimi trent’anni la cui classifica a fine anno è stata migliore di quella dell’anno precedente per quattro volte di fila, a partire dai 24 anni di età. È solo il secondo ad averlo fatto dopo i 27 anni e nessuno ci è riuscito ad un’età più avanzata. L’unico giocatore ad aver ottenuto un risultato simile non può essere preso a paragone: si tratta di Wayne Arthurs, che dal 1998 al 2002 ha migliorato la sua classifica fino alla 52esima posizione di fine anno.

Lo ammetto, sembra più una curiosità da circo che una statistica, ma il tema di fondo che evidenzia riveste particolare importanza. Anche in un’era dominata da stelle con più di trent’anni, il tennis rimane uno sport per giovani. All’età in cui Ferrer ha intrapreso il suo percorso di rinascita, la maggior parte dei giocatori sta svanendo, se non si è già ritirata del tutto.

Tra i primi 300, il massimo è a 23-24 anni

La traiettoria precisa seguita dalla curva di invecchiamento dipende da quali dati si decide di analizzare. Ho fatto due simulazioni: la prima con tutti i giocatori tra i primi 300 dal 1983, la seconda considerando solo i giocatori nati a partire dal 1975. Nel campione più numeroso, il chiaro punto di massimo è a 23-24 anni.

Il giocatore medio mantiene il proprio livello dalla stagione in cui ha ventitré anni a quella in cui ne ha ventiquattro, ma nelle successive il declino è costante. Ad esempio, escludendo completamente i giocatori che sono usciti dai primi 300, il 45% dei giocatori ha migliorato la propria classifica nella stagione del 25esimo anno, il 2% l’ha mantenuta e il 53% ha perso delle posizioni. All’età di 26 anni, le percentuali diventano rispettivamente il 38%, l’1% e il 60%; all’età di 31 anni rispettivamente il 30%, l’1% e il 69%.

Il grafico dell’immagine 1 mostra la percentuale dei giocatori che migliorano e peggiorano in classifica per fascia di età considerata. Anche se esistono giocatori come Ferrer in grado di migliorare la classifica dall’anno precedente al successivo, all’aumentare dell’età diventa sempre più difficile trovarne. Inoltre, non dimentichiamo che i numeri relativi alla conclusione della carriera comprendono giocatori che rientrano da un infortunio, come nel caso di Lleyton Hewitt che negli ultimi due anni ha migliorato la sua classifica.

IMMAGINE 1 – Percentuale dei giocatori la cui classifica migliora o peggiora per fascia di età

Per i nati dal 1975, il massimo è a 24-25 anni

Restringendo l’analisi ai giocatori nati a partire dal 1975, si ottiene un campione ridotto ma tendenzialmente più rappresentativo della situazione attuale. In questo caso, il punto di massimo aumenta di un anno, nella fascia di età 24-25 anni. Nonostante sembri che giocatori come Ferrer, Roger Federer, Radek Stepanek stiano riscrivendo le regole anti invecchiamento, comunque solo il 42% dei ventiseienni migliora la posizione in classifica dalla stagione del 25esimo anno, con il 3% che la mantiene e il 55% che la peggiora.

Un’altra modalità per studiare il declino è quella di calcolare e poi aggregare la grandezza degli spostamenti in classifica. Nel secondo campione, quello dei nati dal 1975 in poi, in media un giocatore perde circa il 2.5% delle posizioni in classifica dalla stagione del venticinquesimo anno a quella del ventiseiesimo anno, e quasi il 19% delle posizioni dall’età di 31 anni a quella di 32. Utilizzando questa metrica, si ottengono due curve di declino, cioè il numero di posizioni perse per fascia di età considerata, rappresentative di ciascun campione, come mostrato nell’immagine 2.

IMMAGINE 2 – Curve rappresentative delle posizioni perse per fascia di età in funzione della grandezza della variazione di classifica per entrambi i campioni

Anche se la tendenza complessiva non è cambiata dagli anni ’80 a oggi, l’andamento in termini di grandezza della variazione di classifica è evidente. Per ogni età nella fase di declino, la curva si è appiattita, rendendo un po’ più probabile che un giocatore come Ferrer possa migliorare verso l’inizio dei trent’anni.

Effetto più severo

Non dimentichiamo però che sono stati esclusi i giocatori usciti dai primi 300 per via dei risultati ottenuti o degli infortuni. Il vero effetto età quindi, per ciascun campione, è più severo di quanto indichino questi numeri. Tuttavia, senza poter costringere questi giocatori a giocare, siamo solo in grado di stimare le dinamiche legate alla loro età da quelle dei giocatori che sono invece rimasti in attività.

Avendo stabilito le percentuali dei giocatori del periodo attuale che migliorano o mantengono la classifica per fascia di età considerata, è possibile calcolare la probabilità che un giocatore riesca a ripetere l’impresa compiuta da Ferrer di migliorare in classifica dalla stagione del 27esimo anno a quella del 31esimo. Per ogni singolo anno, la probabilità è del 40%, con una probabilità complessiva del 2.5%, o una su quaranta. Anche limitando l’estensione del campione ai giocatori tra i primi 300 all’età di 27 anni, sembra sia un numero ragionevole: del resto, Ferrer è un’anomalia rappresentabile almeno con un rapporto di 1 su 40.

Contro natura

Ferrer dovrà affrontare la sua più grande prova nel 2014, per la stagione del 32esimo anno di età. Tra i giocatori del periodo attuale, il 18% dei trentunenni esce dai primi 300 alla fine della stagione del 32esimo anno (nel campione più numeroso a partire dal 1983, la percentuale è del 27%). Di quelli che si mantengono nei primi 300, solo un quarto migliora la posizione, e la variazione media di classifica è abbondantemente negativa (Ferrer ha chiuso il 2014 al decimo posto, perdendo quindi sette posizioni dalla fine del 2013, a conferma di quanto evidenziato dall’analisi, n.d.t.).

Arriverà il momento in cui anche Ferrer dovrà sottostare alle leggi della natura. Che vi siano o meno precedenti, è comunque difficile scommettere contro Ferrer. Ad oggi, la natura non ne ha ancora limitato il rendimento su un campo da tennis.

David Ferrer and Defiance of the Aging Curve