Djokovic e Bertens tra i giocatori che più si sono migliorati nel 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 14 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Anche prima della finale contro Borna Coric nello Shangai Masters 2018 (vinta con il punteggio di 6-3 6-4, n.d.t.) Novak Djokovic è il giocatore con la più alta valutazione Elo su tutte le superfici. Si analizza di seguito come gli attuali primi 8 del circuito maschile e femminile abbiano raggiunto il vertice di questa speciale classifica.

Valutazione Elo Uomini nel 2018

Con 18 vittorie consecutive dal Cincinnati Masters, tra cui il titolo agli US Open (e con 31 vittorie su 33 partite dopo la sconfitta ai quarti di finale del Roland Garros contro Marco Cecchinato, n.d.t.), Djokovic si è issato al primo posto delle valutazioni Elo su tutte le superfici elaborate dal Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana.

Si tratta di un traguardo ancora più rimarchevole se si considera la posizione di Djokovic di appena qualche mese fa. Durante i tornei sulla terra battuta, in cui il suo miglior risultato è stata la semifinale agli Internazionali d’Italia, la valutazione di Djokovic non era più alta di 1730, circa 400 punti in meno di quella di adesso. È senza dubbio il giocatore che più si è migliorato nel 2018.

IMMAGINE 1 – Movimenti stagionali delle valutazioni Elo per gli attuali primi 8 della classifica ATP

L’andamento di Roger Federer invece è opposto. Nonostante la vittoria agli Australian Open 2018, la stagione è ben lontana dall’aver ripetuto i fasti del 2017. Anzi, dai primi tre mesi dell’anno la valutazione di Federer è in costante declino.

Valutazione Elo Donne nel 2018

Sul circuito femminile la situazione presenta maggiore dinamicità. Simona Halep ha avuto più di un alto e basso durante il 2018 e, pur al vertice delle valutazioni, la striscia di tre sconfitte consecutive al primo turno (l’ultima a Pechino, per ritiro) rende la sua posizione precaria. La vulnerabilità di Halep nelle valutazioni è ancora più evidente guardando alla recente rinascita della numero 2 Caroline Wozniacki che, da una parabola discendente durante tutta la stagione, si è ripresa in Cina (dove ha vinto il torneo di Pechino, n.d.t.) facendo risalire rapidamente la sua valutazione Elo.

IMMAGINE 2 – Movimenti stagionali delle valutazioni Elo per le attuali prime 8 della classifica WTA

Anche Serena Williams si è migliorata seppur in una stagione di gioco sporadico. Però, dopo la controversa apparizione nella finale degli US Open che ha concluso di fatto il suo anno, ci si chiede in quale stato di forma fisica e mentale si presenterà a gennaio.

È avvincente notare come tutte e tre le giocatrici che chiudono la classifica delle prime 8 hanno avuto incredibili periodi di miglioramento. Al pari di Wozniaki, Aryna Sabalenka, la più giovane delle tre, ha fatto salire la sua valutazione nel modo più veloce e marcato possibile. Sarà in grado di sostenere questo livello anche nel 2019 e non solo sul cemento?

Ma è Kiki Bertens la giocatrice che, di gran lunga, si è più migliorata. Da una bassa valutazione di 1671 a inizio anno, Bertens ha raggiunto un punto di massimo a 2050, oscurando anche l’incremento di Djokovic. E ci è riuscita giocando bene a lungo durante la stagione, mostrando quindi che non si tratta di semplice passaggio fortunoso. Quanto oltre si potrà spingere Bertens nelle valutazioni il prossimo anno?

Djokovic and Bertens, Two of the Most Improved Players in 2018

Il futuro è roseo per Aryna Sabalenka

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 13 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Sono passate quasi due settimane dall’ultimo titolo di Aryna Sabalenka e sembra strano che non abbia ancora vinto il successivo. Pur rispettando l’ascesa di Naomi Osaka, la bielorussa è al momento l’astro nascente più luminoso sul circuito femminile, con due vittorie negli ultimi due mesi e altre due finali nella prima parte della stagione. Nel 2018, la ventenne ha un record di 8 vinte e 4 perse contro le prime 10, avendo battuto Caroline Wozniacki, Petra Kvitova, Elina Svitolina e Karolina Pliskova.

Serve tempo prima che queste vittorie si traducano in posizioni di classifica. Sabalenka si è inserita nelle prime 20 dopo aver vinto a New Haven in agosto, issandosi fino all’undicesimo posto la scorsa settimana, anche se dovrebbe scendere al 14esimo per non essere riuscita a difendere il titolo a Tianjin. La classifica ufficiale però reagisce lentamente, le valutazioni Elo invece rispondono in modo molto più immediato, specialmente in presenza di vittorie a sorpresa di alto calibro come quelle messe a segno da Sabalenka quasi ogni settimana.

L’ascesa di Sabalenka nelle valutazioni Elo

La valutazione Elo di Sabalenka è salita con prepotenza in cima a questa speciale classifica. A seguito delle partite della scorsa settimana, è al secondo posto dietro a Simona Halep, ma più vicina a Halep che al terzo posto di Wozniacki. Dopo aver sconfitto Caroline Garcia a Pechino, Sabalenka ha per breve tempo raggiunto il numero 1 delle valutazioni Elo prima di cederlo nuovamente con la sconfitta nei quarti di finale contro Qiang Wang. In ogni caso, il numero 2 complessivo è molto più indicativo di un futuro roseo di quanto non lo sia l’undicesimo posto della classifica ufficiale della WTA.

Se si osservano solo le partite su cemento, le previsioni Elo sono ancora più ottimistiche, perché mettono Sabalenka al primo posto. Elo darebbe la bielorussa leggermente favorita contro Halep in una partita sul cemento e – ipotizzando che entrambe ricevano un tabellone simile per difficoltà – vedrebbe Sabalenka la favorita iniziale per gli Australian Open 2019.

Quali considerazioni dobbiamo dedurne? È arrivato il momento di definire Sabalenka la nuova superstar o dovremmo trattare le valutazioni Elo con più circospezione? Per avere un’idea migliore, analizziamo le giocatrici che sono arrivate in cima alla classifica Elo in passato.

Precedenti

Dal 1984, solo 29 giocatrici (tra cui Sabalenka) hanno raggiunto il numero 1 o il numero 2 della classifica Elo su tutte le superfici. Diciannove di queste sono arrivate anche al numero 1 della classifica ufficiale WTA. La tabella mostra le altre dieci.

Giocatrice     Pos. massima  
Kvitova        2  
Martinez       2  
Novotna        2  
Radwanska      2  
Svitolina      3  
Sabatini       3  
Dementieva     3  
Stosur         4  
Konta          4  
Sabalenka      11

È un gruppo illustre di cui far parte: Svitolina potrebbe ancora raggiungere il numero 1 e da alcune delle altre si attendevano risultati ben più importanti di quelli poi ottenuti. L’unica presenza su cui fare attenzione è Johanna Konta, non la compagnia migliore per una giovane emergente, visto che non è entrata tra le prime 2 se non vicino al compimento dei 26 anni.

L’elenco delle giocatrici arrivate al numero 1 delle valutazioni Elo specifiche per superficie è ancora più selezionato: dal 1984, Sabalenka è solo la 17esima giocatrice e 14 su 17 sono state anche numero 1 della classifica ufficiale, con la sola eccezione di Svitolina e Konta.

Conclusioni

Se esiste un momento buono per indicare una giocatrice al 14esimo posto della classifica come il futuro del tennis femminile, direi che è proprio questo. Elo non è un sistema perfetto, ed è possibile che l’algoritmo abbia eccessivamente tenuto conto di una serie di risultati a sorpresa in una stagione in cui ce ne sono stati in abbondanza. Ma se il sistema ha fatto un errore, è uno di quelli che non commette spesso.

Sabalenka ha vinto solo quattro partite di un tabellone principale Slam, quindi forse una vittoria agli Australian Open 2019 è un pronostico molto generoso. Su un orizzonte temporale più lungo però, un titolo Slam potrebbe semplicemente aprire le porte a un futuro di grandi successi.

The Rosy Forecast of Arnya Sabalenka’s Elo Rating

La corsa alla vetta della classifica dei Masters è molto più incerta di quanto si pensi

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 12 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Novak Djokovic ha appena conquistato la semifinale dello Shanghai Masters 2018, a due vittorie dal 32esimo titolo Masters che lo porterebbe a una sola distanza da Rafael Nadal, al primo posto dei vincitori di sempre con 33 titoli. Roger Federer, in campo per il suo quarto di finale (Federer è poi arrivato in semifinale perdendo da Borna Coric, n.d.t.), è di poco indietro con 27 titoli in carriera.

Il numero di Masters vinti non ha la stessa importanza del numero di Slam vinti, ma si tratta in ogni caso di tornei estremamente rilevanti nel palmares di un giocatore. Da un lato sono molto più numerosi e la combinazione di superfici – più terra battuta e no erba, e un solo evento indoor sul cemento – permette di apprezzare l’estensione di talento e bravura di chi ne emerge vittorioso. Non sorprende infatti che Nadal, Djokovic e Federer siano ben distanti dal resto del gruppo in questa speciale classifica, come lo sono in molte altre.

Non tutti i Masters sono uguali tra loro

A Madrid 2017, Nadal ha dovuto battere Djokovic, il gigante della terra Dominic Thiem e la sempre mina vagante Nick Kyrgios. Sei mesi dopo a Parigi Bercy, Jack Sock ha vinto il suo unico Masters con una strada in discesa che comprendeva un solo giocatore nei primi 35 del mondo. Come accade negli Slam, anche nella vittoria di un Masters incide pesantemente la fortuna e quando ci concentriamo sui semplici totali, confidiamo nel fatto che la fortuna si compensi.

La fortuna però non si compensa, nemmeno per i giocatori di vertice che hanno giocato Masters per più di una decade e accumulato decine di titoli. Per tenere conto della qualità degli avversari e della difficoltà di ciascuna vittoria finale, utilizzo lo stesso algoritmo elaborato in passato per valutare gli Slam [1].

La formula restituisce un numero per singolo titolo Masters, che se equivale a 1 rappresenta la media, se minore di 1 una vittoria più facile della media e se maggiore di 1 una più difficile. La vittoria di Sock a Parigi Bercy è stata la più fortunosa degli ultimi anni, con un valore di 0.39, rispetto al titolo di Madrid 2007 di David Nalbandian, il più difficile con un indice di 1.92. A parte questi due estremi, quasi ogni vittoria rientra nell’intervallo tra 0.5 e 1.5.

La classifica di tutti i tempi

Iniziamo dai primi 10 in termini di Masters “corretti”. La tabella mostra i risultati della mia formula, insieme al numero di titoli effettivi di ciascun giocatore e la valutazione media dei Masters che ha vinto in carriera.

Giocatore   Corretti   Effettivi  Media  
Nadal       35.4       33         1.07  
Djokovic    35.0       31         1.13  
Federer     28.0       27         1.04  
Agassi      15.0       17         0.88  
Murray      15.0       14         1.07  
Sampras     11.2       11         1.02  
Muster      7.5        8          0.94  
Chang       6.4        7          0.91  
Becker      5.4        5          1.08  
Courier     5.0        5          1.00

Boris Becker e Jim Courier non sono i soli ad aver vinto cinque Masters, sono però gli unici ad averlo fatto contro avversari medi o più forti. Anche Andy Roddick ne ha vinti cinque, ma l’algoritmo lo premia per quasi quattro, ed è ancora più duro con Marat Safin, le cui cinque vittorie diventano solo 3.2 Masters corretti.

La storia di rilievo però è in cima all’elenco, perché la differenza tra Nadal e Djokovic si assottiglia fino a quasi eliminarsi. Entrambi hanno vinto contro avversari più difficili della media (e spesso dovendo battersi a vicenda), ma è Djokovic ad aver avuto il percorso più complicato. Se vince a Shanghai (come è poi riuscito a fare battendo Coric in finale con il punteggio di 63 64, n.d.t.) sorpasserà Nadal al primo posto.

Si fa notare anche la quasi parità tra Andre Agassi e Andy Murray. Agassi ha 3 vittorie in più, che sono però arrivate contro avversari più deboli rispetto a tutti gli altri dei primi 10. Murray si è trovato di fronte avversari più simili a quelli di Nadal e Djokovic, non sorprende quindi vedere la sua valutazione di difficoltà ben al di sopra dell’1.0.

La debolezza di Parigi Bercy

La vittoria di Sock nel 2017 è stata senza dubbio facile, come spesso è accaduto per Parigi Bercy. Con l’eccezione della singola edizione dell’Essen Masters, se paragonate agli altri tornei della categoria Masters le vittorie a Parigi Bercy sono state quelle con lo sconto maggiore.

Torneo             Anni    Difficoltà media  
Madrid (terra)     10      1.18  
Roma               29      1.09  
Indian Wells       29      1.07  
Stoccarda          6       1.05  
Stoccolma          5       1.04  
Amburgo            19      1.02  
Miami              29      1.01  
Monte Carlo        29      0.98  
Canada             29      0.97  
Cincinnati         29      0.97  
Madrid (cemento)   7       0.97  
Shanghai           9       0.95  
Parigi Bercy       28      0.84  
Essen              1       0.80

A Parigi Bercy si è giocato su tappeto fino al 2006, e questa potrebbe essere una spiegazione. Nei primi calcoli ho usato valutazioni Elo specifiche per tappeto, che sono limitate da un campione relativamente ridotto. Ho provato poi con valutazioni specifiche per cemento e, pur con variazioni individuali, il risultato complessivo è rimasto sostanzialmente identico. Parigi Bercy era un torneo molto debole durante gli anni in cui si usava il tappeto, si è rafforzato nel tempo e sono convinto che questa sia una caratteristica del periodo anni ’90 inizio anni ’00, non semplicemente una conseguenza di stranezze nell’applicazione delle valutazioni Elo.

Generalmente parlando, le superfici veloci sembrano abbassare le valutazioni. Il mio sospetto è che essendo tornei nella maggior parte dei casi al meglio dei 3 set, è più probabile che risultati a sorpresa nei primi turni si verifichino sulle superfici più veloci. Campi rapidi quindi spianano il cammino del vincitore, come è stato certamente per Sock l’anno scorso. Ma non è automatico: le cinque vittorie più difficili sono arrivate in realtà sul cemento, e una proprio a Parigi Bercy.

Nalbandian al massimo

Alla fine del 2007, Nalbandian ha scritto due delle settimane più gloriose nella storia del tennis. A Madrid, ha sconfitto Nadal ai quarti, Djokovic in semifinale e Federer in finale, avendo in precedenza battuto Tomas Berdych e Juan Martin Del Potro. Due settimane più tardi, ha di nuovo sconfitto Federer e Nadal a Parigi Bercy, oltre a vittorie contro David Ferrer, Richard Gasquet e Carlos Moya.

Con un indice rispettivamente di 1.92 e 1.70, sono due delle tre vittorie più difficili da quando la Masters Series è stata istituita (strano a dirsi, ma l’unico in grado di fermare Nalbandian durante quel magico autunno è stato Stanislas Wawrinka, che lo ha battuto a Vienna e Basilea. Wawrinka è il giocatore le cui vittorie Slam sono al primo posto nella graduatoria di difficoltà).

La tabella elenca i 20 titoli Masters per indice di difficoltà.

Anno  Torneo        Superficie  Vincitore    Difficoltà  
2007  Madrid        Cemento     Nalbandian   1.92  
2014  Canada        Cemento     Tsonga       1.78  
2007  Parigi Bercy  Cemento     Nalbandian   1.70  
2007  Canada        Cemento     Djokovic     1.68  
2009  Indian Wells  Cemento     Nadal        1.61  
2009  Madrid        Terra       Federer      1.52  
2017  Madrid        Terra       Nadal        1.52  
2016  Madrid        Terra       Djokovic     1.51  
2011  Indian Wells  Cemento     Djokovic     1.50  
2013  Indian Wells  Cemento     Nadal        1.50
Anno  Torneo        Superficie  Vincitore    Difficoltà  
2010  Canada        Cemento     Murray       1.48  
2011  Roma          Terra       Djokovic     1.48  
2012  Roma          Terra       Nadal        1.47  
2010  Indian Wells  Cemento     Ljubicic     1.45  
2004  Amburgo       Terra       Federer      1.44  
2015  Cincinnati    Cemento     Federer      1.44  
2013  Roma          Terra       Nadal        1.43  
2015  Canada        Cemento     Murray       1.43  
2008  Monte Carlo   Terra       Nadal        1.42  
2015  Madrid        Terra       Murray       1.42

Nalbandian e Jo Wilfried Tsonga si distinguono per essere ai primi due posti, ma dopo di loro i nomi sono quasi solo quelli dei Fantastici Quattro. Anche nel gruppo successivo di difficoltà, Djokovic, Nadal e Federer riempiono 7 posti su 10.

Conclusioni

Come qualsiasi altra modifica a statistiche di alto profilo, rivedere i titoli Masters in funzione della difficoltà non aiuta esattamente a chiarire il dibattito su quale sia il giocatore più forte di sempre, perché si riferisce a uno dei tanti aspetti della conversazione. Tuttavia, rendersi conto delle innumerevoli difficoltà che il vincitore di un Masters deve affrontare è un richiamo d’obbligo all’evidenza che non tutte le vittorie sono identiche tra loro, anche se alla fine valgono sempre 1000 punti per la classifica generale.

Note:

[1] Così ho descritto originariamente il mio algoritmo. Per stimare la difficoltà complessiva del tabellone affrontato da un vincitore Slam, utilizzo Elo per misurare il livello di gioco di un campione Slam medio, un sistema di valutazione che attesta la bravura di un giocatore in funzione del suo record di partite vinte-perse e della qualità degli avversari. Calcolo poi la probabilità per il suddetto campione Slam medio di vincere tutte e sette le partite contro gli avversari che ciascun vincitore Slam ha dovuto affrontare nello specifico torneo vinto.

Per ogni vittoria, assegno al campione Slam la differenza tra 1 e la previsione Elo: se un campione Slam medio aveva sulla superficie del torneo una probabilità del 90% di vincere la partita, il giocatore riceve 0.1 punti (1 – 0.9); se un tipico vincitore Slam aveva il 20% di probabilità, il giocatore riceve 0.8 punti. Sommando tutte le partite di ogni vincitore e applicando l’algoritmo agli ultimi decenni di Slam, si ottiene un punteggio medio di 1.23 per titolo, da cui la divisione di ogni somma per 1.23 al fine di normalizzare i risultati.

Per i tornei Masters, in cui le vittorie per il titolo sono cinque o sei rispetto alle sette di uno Slam, la divisione è per 1.34 invece di 1.23.

The All-Time ATP Masters Race Is Even Closer Than You Think

Jack Sock, di nuovo re del doppio

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 17 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Due anni fa circa ho scritto un articolo per FiveThirtyEight in cui introducevo il concetto di D-Lo, un metodo di valutazione per i giocatori di doppio simile al sistema Elo per i singolaristi. Jack Sock era risultato il miglior giocatore sul circuito maschile, conquistando la prima posizione a ottobre 2016 e mantenendola per quasi nove mesi, pur non giocando molte partite di doppio. Un paio di sconfitte a Washington e al Canada Masters nel 2017 gli hanno fatto perdere posizioni, fino alla numero otto dopo gli US Open e poi alla quattordici prima degli Australian Open 2018.

Sock di nuovo in cima alla classifica D-Lo

Pur preferendo il singolo, Sock si è catapultato di nuovo in testa, facendo coppia con John Isner nella vittoria a Indian Wells e poi trionfando con Mike Bryan (al posto dell’infortunato gemello Bob Bryan) a Wimbledon e agli US Open 2018. Tranne per la settimana immediatamente successiva a Indian Wells, Sock è al comando della classifica D-Lo per la prima volta in più di un anno. La tabella elenca gli attuali primi 10 e le rispettive valutazioni D-Lo.

Class.  Giocatore   D-Lo  
1       Sock        1949  
2       B. Bryan    1930  
3       M. Bryan    1917  
4       Herbert     1906  
5       Mahut       1893  
6       Murray      1886  
7       Soares      1883  
8       Marach      1867  
9       Farah       1863  
10      Mektic      1863

Al secondo posto troviamo effettivamente l’infortunato Bob, di cui parlo a breve.

Il Sistema D-Lo

Prima un ripasso veloce del sistema D-Lo, che funziona praticamente come l’algoritmo standard del sistema Elo, con cui i giocatori guadagnano punti vincendo e ne perdono con le sconfitte, sulla base della bravura dell’avversario e delle informazioni sul suo rendimento passato già incorporate nel calcolo.

Una vittoria a sorpresa assegna più punti di una vittoria contro un giocatore dello stesso livello, e per i giocatori con un numero minore di partite a sistema, l’effetto di ogni nuova partita è maggiore. Per questo motivo Sock ha ottenuto più punti di Mike per le dodici vittorie negli ultimi due Slam, perché si conosceva relativamente meno sul suo rendimento in doppio prima di quei tornei.

D-Lo ipotizza che la bravura di ciascuna coppia equivalga alla media dei due giocatori. Se una coppia vince, ciascuno dei giocatori guadagna punti, ma con un accorgimento: se i due giocatori partono da una valutazione diversa, quella di ciascuno si muove leggermente verso la media delle due. Questo perché è impossibile separare il contributo alla vittoria di uno e dell’altro.

Dopo più o meno un anno di partite insieme, la valutazione dei due giocatori si avvicina alla metà. Pur essendo un sistema imperfetto, riesce a pronosticare i risultati con buona approssimazione, che solitamente significa avere una valida rappresentazione del livello di bravura di ciascun giocatore.

Un estremo equilibrio nelle valutazioni del doppio

Per tornare alla questione principale, le valutazioni di doppio sono state estremamente volatili durante l’anno, con cinque differenti giocatori arrivati al numero 1 (Sock, Bob, Pierre Hugues Herbert, Mate Pavic e Henri Kontinen) e altri due (Nicolas Mahut e John Peers) al numero 2. Con un equilibrio di questo tipo nessun giocatore raggiunge una valutazione molto alta. Due anni fa, gli attuali 1949 punti di Sock sarebbero valsi solo un quarto posto (dietro a lui stesso, Herbert e Mahut), mentre molti giocatori (tra cui i Bryans, Herbert, e Daniel Nestor) sono arrivati alla prima posizione con valutazioni superiori a 2000.

Il grafico mostra le numerose fluttuazioni della classifica a partire dal 2018.

IMMAGINE 1 – Andamento delle valutazioni di doppio D-Lo dei giocatori di vertice nel 2018

Per maggiore facilità, ho escluso Oliver Marach (la cui valutazione rispecchia da vicino quella del suo compagno Pavic e la cui stagione non ha mantenuto le promesse iniziali) e Peers (stesso discorso, ma con Kontinen). Herbert ha raggiunto il livello più alto di tutti quest’anno, ma una seconda parte di stagione più difficile lo ha lasciato dietro al trio americano di Sock e dei Bryan.

Torniamo al curioso caso di Bob. La vittoria al Madrid Masters 2018 ha portato i gemelli alla valutazione D-Lo più alta in quasi due anni. Il sistema Elo standard non penalizza i giocatori in caso di assenza, quindi la valutazione di Bob è rimasta da quel momento a 1930 (per le mie valutazioni Elo di singolo ho inserito una penalità per assenza/infortunio, ma non per D-Lo. Ho il timore che l’effetto in doppia sia più ridotto, anche se comunque percettibile). La valutazione di Mike è calata per risultati negativi al di fuori degli Slam, e solo Sock ha superato entrambi.

Conclusioni

Se Bob sarà in condizione di giocare in questi mesi, i gemelli dovrebbero fare coppia per le Finali di stagione, lasciando ancora una volta il miglior giocatore di doppio senza un compagno. In quel caso Sock, che ora è al 157esimo posto della classifica Race di singolare, potrebbe andare a giocare in quei giorni il Challenger di Houston.

Senza la presenza ingombrante del connazionale, i Bryan torneranno dove sono abituati a stare, da favoriti a Londra per un’altra vittoria nelle Finali di stagione.

Jack Sock, Doubles King Once Again

Un pronostico sulla Laver Cup 2018

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 20 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

È di nuovo quel periodo dell’anno: selfie di gruppo in abito elegante, improbabili scuse sulla Coppa Davis e un richiamo al fatto che servono sei continenti solo per pareggiare l’Europa. Si, è arrivata la Laver Cup.

Lo scorso anno ho pronosticato la competizione analizzando le diverse possibilità di utilizzo dei giocatori a disposizione dei due capitani – Bjorn Borg e John McEnroe – e ipotizzando un risultato finale di 16-8 per l’Europa. Grazie a strategie intelligenti da parte di entrambi, il punteggio finale è stato di 15-9. L’edizione 2018 si è spostata da Praga a Chicago, con giocatori leggermente diversi, ma il format è rimasto identico.

Iniziamo dalle squadre. Per avere un termine di paragone, ho aggiunto due giocatori, Juan Martin Del Potro, che si è però ritirato per il Resto del Mondo e Pierre Hugues Herbert, lo specialista di doppio che Borg non ha ancora realizzato di aver bisogno. Accanto a ciascun giocatore è riportata la valutazione Elo specifica per superficie per il singolare e per il doppio (valutazione D-Lo).

EUROPA             Elo singolare    D-Lo doppio  
Djokovic           2137             1667  
Federer*           2097             1700  
Zverev             1971             1690  
Goffin             1960             1582  
Dimitrov           1928             1719  
Edmund             1780             1542  
                                                        
RESTO del MONDO    Elo singolare    D-Lo doppio
Anderson           1914             1692  
Kyrgios            1910             1668  
Isner              1887             1800  
Schwartzman        1814             1540  
Tiafoe             1772             1544  
Sock               1724             1925  
                                                        
ANCHE                                                    
Del Potro          2062             1678  
Herbert            1691             1890

* Federer ha giocato poche partite di doppio sul 
circuito maggiore negli ultimi anni. L’anno scorso 
avevo stimato la sua D-Lo a 1650; avendolo poi giocato 
molto bene, per il 2018 gli ho dato 1700 punti.

Soprattutto in assenza di Del Potro, l’Europa sembra poter dominare in singolo. Il doppio va a favore del Resto del Mondo, in larga parte per merito di Jack Sock, ben più forte se paragonato a giocatori orientati al singolare.

Un ripasso del format

Rivediamo velocemente come funziona la Laver Cup. Si gioca su tre giorni, in ognuno dei quali ci sono tre partite di singolare e una di doppio. Tutti i giocatori devono giocare il singolo almeno una volta e non è possibile schierare due volte lo stesso doppio. Le partite del primo giorno valgono un punto, le partite del secondo due e le tre partite del terzo tre punti. In caso di pareggio 12-12 alla fine della terza giornata, è un solo set di doppio – in cui una coppia già schierata può essere riutilizzata – a decidere la squadra vincitrice.

Considerato il format, il sistema più remunerativo per i capitani è quello di schierare i tre peggiori giocatori alla prima giornata, per poi usare i tre migliori il secondo e il terzo giorno. Per il doppio, dovrebbero avere il miglior giocatore di doppio ogni giorno, con il compagno migliore al terzo giorno, il secondo migliore al secondo giorno e il terzo migliore al primo giorno.

Come detto, Borg e McEnroe ci sono andati vicino l’anno scorso, anche se Borg non ha usato Rafael Nadal (il suo miglior giocatore in doppio) nel doppio della terza giornata, e ha complessivamente fatto giocare Tomas Berdych più del dovuto. Sono entrambe decisioni comprensibili, visto che Nadal avrebbe potuto non reggere fisicamente tutte le partite e Berdych giocava di fronte ai connazionali.

Ora che possiamo essere certi della saggezza dei capitani, siamo nella posizione di pronosticare la seconda edizione con un po’ più di sicurezza della prima.

Il pronostico

L’assenza di Nadal peserà all’Europa sia in singolo che in doppio. Unita a una leggera diminuzione del livello di gioco di Federer in singolare, la Laver Cup 2018 si presenta più equilibrata di quella del 2017. Ricordiamo che l’anno scorso avevo dato l’Europa vincitrice per 16-8, con il risultato finale effettivo di 15-9.

Ipotizzando un utilizzo ottimale dei giocatori, in questa edizione l’Europa ha il 67.6% di probabilità di vittoria, con un punteggio finale più probabile di 14-10. C’è quasi una probabilità su dieci di uno spareggio sul 12-12, situazione nella quale la maggiore bravura in doppio del Resto del Mondo ha il vantaggio, con una probabilità del 70.7% di vincere il set conclusivo.

Se Del Potro fosse stato parte del gruppo, le cose sarebbero potute diventate ancora più interessanti. Inserendolo al posto di Frances Tiafoe, la probabilità dell’Europa sarebbe scesa al 56.8%, con un punteggio finale più probabile di 13-11.

Non c’è niente che McEnroe avrebbe potuto fare – se non diventare un medico qualche decennio fa – per far giocare Del Potro questa settimana. Borg invece ha meno scuse per non sfruttare al massimo il potenziale della squadra.

Il ruolo del doppio

A differenza del Resto del Mondo, con il più forte giocatore di doppio in circolazione, l’Europa ha una rosa di giocatori fortissimi in singolare che raramente giocano il doppio. Come visto, lo specialista del doppio può giocare tre volte, oltre al possibile set sul 12-12, mentre deve giocare in singolare solo una volta, nel primo giorno in cui le partite valgono meno punti.

La scelta ovvia è Herbert, tra i primi 5 del mondo in doppio e con un gioco in singolare di tutto rispetto. Il francese sarebbe considerevolmente più adatto di Kyle Edmund, che gioca meglio in singolare ma che non è di così grande aiuto vista la presenza di compagni di squadra fortissimi (ho fatto una simile considerazione lo scorso anno citando il caso di Nicolas Mahut, il compagno di doppio di Herbert. Da quel momento, Herbert ha superato Mahut nelle valutazioni Elo in singolare e in doppio).

Sostituendo Herbert a Edmund, la simulazione restituisce il miglior risultato per l’Europa. Contro il Resto del Mondo senza Del Potro, l’ipotetica squadra dell’Europa avrebbe una probabilità di vittoria del 74.6%, con un punteggio finale presumibilmente di 14-10 o 15-9. Herbert e un compagno mediocre sarebbero comunque sfavoriti nel set di spareggio contro Sock e John Isner, ma la presenza di un doppio con possibili ambizioni di vittoria riduce la probabilità a circa 58/42.

Conclusioni

Pur non vedendo Del Potro o Herbert giocare a Chicago quest’anno, possiamo attenderci una Laver Cup più competitiva dello scorso anno. Se poi si aggiunge anche il fattore campo, il risultato non è più così scontato. Non sarà in grado di regalare la stessa eccitazione dei play-off del World Group di Coppa Davis di qualche giorno fa, ma ho il sospetto che attirerà più interesse dei turni conclusivi dei tornei di Metz o San Pietroburgo.

Forecasting the 2018 Laver Cup

Otto diverse campionesse Slam. Se facessimo nove?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 10 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Pur eclissato dal frastuono generato dalla controversia tra Serena Williams e l’arbitro Carlos Ramos durante la finale degli US Open 2018, si è verificato un fatto di grande importanza relativo all’equilibrio del tennis femminile attuale. Naomi Osaka è diventata l’ottava vincitrice negli ultimi otto Slam disputati, una striscia che risale alla vittoria di Serena agli Australian Open 2017.

Da quel momento, otto nomi sono entrati nell’albo d’oro, uno diverso per ciascun torneo: Jelena Ostapenko, Garbine Muguruza, Sloane Stephens, Caroline Wozniacki, Simona Halep, Angelique Kerber e Osaka. Nello stesso periodo, tra gli uomini hanno vinto solo tre diversi giocatori.

Una striscia destinata a continuare

Il circuito femminile è talmente competitivo che la striscia potrebbe facilmente continuare. Ho ipotizzato un tabellone di singolare per gli Australian Open 2019 sulla base dell’attuale classifica delle prime 128 giocatrici, e calcolato delle previsioni di vittoria in funzione delle attuali valutazioni Elo. La tabella riepiloga la probabilità di ognuna delle ultime otto vincitrici Slam.

Giocatrice    Testa di serie  Probabilità titolo  
Halep         1               16.7%  
Wozniacki     2               7.1%  
Kerber        3               5.7%  
S. Williams   16              5.5%  
Osaka         7               4.9%  
Stephens      9               2.6%  
Muguruza      14              1.8%  
Ostapenko     10              0.5%  
TOTALE                        44.9%

Complessivamente, non arrivano nemmeno al 50! Detto in altro modo, c’è una probabilità superiore al 50% di vedere la nona campionessa Slam alzare il trofeo a Melbourne. La tabella riepiloga le giocatrici con la probabilità più alta.

Giocatrice    Testa di serie  Probabilità titolo  
Svitolina     6               8.8%  
Sabalenka     20              6.6%  
Kvitova       5               5.9%  
Pliskova      8               3.7%  
Barty         17              3.5%  
Garcia        4               3.3%  
Keys          18              2.6%  
V. Williams   21              2.6%  
Buzarnescu    23              2.3%  
Goerges       11              2.2%

Ammetto, Mihaela Buzarnescu sembra un po’ fuori posto, ma quale delle altre nove rappresenterebbe una sorpresa più di quanto non lo siano state Ostapenko, Stephens o Osaka? Secondo le simulazioni, tre delle prime cinque favorite per gli Australian Open 2019 non hanno vinto nemmeno uno Slam nei due anni passati.

Anche fino a dodici diverse vincitrici

Considerato l’assoluto numero di possibili contendenti al titolo, è facile immaginare che possa esserci non solo una nona diversa vincitrice, ma dodici, ampliando l’orizzonte a tutto il 2019. Consideriamo le seguenti possibilità:

Sono fantasiose supposizioni, ne sono consapevole. Ma è anche a malapena accurato affermare che ci sia una “favorita” quando solo una giocatrice ha probabilità in doppia cifra di vincere il prossimo Slam, e comunque non più di una su sei.

Nessuna giocatrice è una scelta certa per uno qualunque dei prossimi Slam e solo Halep ha una probabilità migliore del 50% di vincere uno Slam nel 2019. È poco probabile che la striscia arrivi a dodici ma non meno probabile, ad esempio, della vittoria di Osaka agli US Open prima dell’inizio del torneo.

Come visto, la probabilità di una nona vincitrice in Australia è di circa il 55%. Quale essa sia, è probabile che si sarà guadagnata delle previsioni più rosee per il successivo Roland Garros, riducendo di fatto la probabilità di una nuova vittoriosa giocatrice a Parigi.

E così via, dopo una decima o undicesima vincitrice. Se riduciamo la probabilità di una “nuova vincitrice” di sette punti percentuali a ogni Slam, la probabilità di una striscia da dodici vincitrici diverse è del 3.7%, la stessa che ha Pliskova di diventare la numero nove.

Succedono strane cose: nel tennis femminile, l’imprevedibilità è diventata la norma.

Eight Slams, Eight Women’s Champions. How About Nine?

Le semifinali intimidatorie di Juan Martin Del Potro

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 7 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Juan Martin Del Potro e Rafael Nadal giocheranno la prima delle due semifinali degli US Open 2018. Se vi ha colto una strana sensazione di déjà vu è perché i due hanno già disputato a New York tre semifinali. Ogni volta che Del Potro è arrivato a questo punto del torneo, ha sempre trovato dall’altra parte il Re della Terra Battuta.

Si potrebbe perdonare a Del Potro il pensiero di essere nato nell’epoca sbagliata. Delle sei semifinali di uno Slam che ha giocato, per quattro volte Nadal è stato il suo avversario, e nemmeno le altre due sono state una passeggiata. Per la prima volta in una semifinale Slam, al Roland Garros 2009, ha giocato contro Roger Federer, e il suo miglior Wimbledon di sempre, nel 2013, si è interrotto in semifinale contro Novak Djokovic.

A Del Potro sarebbe potuta andare anche peggio…

L’aspetto vagamente positivo in tutto questo è che ha dovuto giocare contro Federer a Parigi e così spesso contro Nadal a New York. Tecnicamente, sarebbe potuta andare peggio.

Già raggiungere sei semifinali Slam è di per sé un risultato notevole. Dal 1977, solo 35 giocatori sono arrivati in semifinale almeno cinque volte. Per ciascuno, ho calcolato la media della valutazione Elo specifica per superficie degli avversari, e la media delle probabilità di vittoria. Rispetto alla valutazione Elo dell’avversario, Del Potro è al quarto posto per difficoltà assoluta nelle semifinali.

La tabella elenca il numero di semifinali di ogni giocatore, le vittorie, la probabilità media di vincere quelle partite (“Media p(V)”) e la valutazione Elo dell’avversario medio (“Elo Avv Medio”).

Giocatore    SFs   V.    Media p(V)  Elo Avv Medio  
Ferrer       6     1     35%         2202  
Cash         5     3     22%         2194  
Wawrinka     9     4     35%         2163  
Del Potro    6     2     35%         2161  
Gerulaitis   7     2     36%         2146  
Wilander     14    11    48%         2122  
Tsonga       6     1     31%         2122  
Chang        8     4     46%         2121  
Djokovic     31    22    62%         2115  
Murray       21    11    52%         2114

Così come Del Potro, molti di questi giocatori hanno avuto un avversario più frequente. A David Ferrer è capitato Djokovic in tre semifinali. Pat Cash ha trovato Ivan Lendl tre volte su cinque. Vitas Gerulaitis ha continuato a scontrarsi con Bjorn Borg. Stanislas Wawrinka non ha giocato più di due semifinali contro lo stesso giocatore, ma non significa che abbia avuto vita facile, visto che i suoi avversari sono stati due volte ciascuno Djokovic, Federer e Murray.

Djokovic e Murray occupano le ultime due posizioni dei primi 10 in larga parte a causa di Federer e Nadal. È un’era molto competitiva anche se sei un membro dei Fantastici Quattro.

Per Federer e Nadal è stata più semplice, con il 24esimo e 26esimo posto come valutazione Elo degli avversari, in parte per il numero di Slam che hanno giocato prima che Djokovic e Murray raggiungessero piena maturazione e perché, generalmente, hanno evitato di giocare uno contro l’altro (l’avversario medio di Federer aveva una valutazione Elo di 2056, quello di Nadal di 2045. Michael Stich è l’unico giocatore della lista con in media avversari con valutazione inferiore a 2000).

La semifinale con Nadal è un opportunità per Del Potro per avvicinare la categoria in cui si trova Wawrinka e scavalcare giocatori come Ferrer e Jo Wilfried Tsonga, che hanno raggiunto una sola finale Slam. Considerando la valutazione Elo sua e degli avversari, Del Potro ha avuto circa una possibilità su tre di vincere le semifinali che ha giocato.

Quella degli US Open 2018 è la sesta, che vuol dire che ci saremmo aspettati di trovarlo in due finali sinora. Ma poi, un conto sono i numeri, un altro è battere Nadal in una semifinale Slam…due volte (Del Potro ha conquistato la seconda finale Slam dopo che Nadal si è ritirato per un infortunio al ginocchio sul punteggio di 7-6(3) 6-2, n.d.t.).

Juan Martin del Potro’s Daunting Semi-final Assignments

Chi è il Giovanissimo Più Forte Di Sempre?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 18 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo che al Canada Masters 2018 Stefanos Tsitsipas è diventato il più giovane giocatore a battere quattro tra i primi 10 in un solo torneo, in molti si sono chiesti quale fossero i risultati più incredibili dei giovanissimi nella storia del tennis. In questo articolo i migliori candidati per il titolo di “Giovanissimo Più Forte Di Sempre” vengono messi a confronto tra diverse epoche.

Manca poco all’inizio degli US Open 2018 e, se le prestazioni viste durante i tornei sul cemento nordamericano verranno replicate anche a Flushing Meadows, dovremmo aspettarci un grande bottino per le giovani stelle del circuito maschile.

Nelle ultime settimane, il ventenne fenomeno greco Tsitsipas è diventato il decimo giocatore più giovane a raggiungere la prima finale in Canada di un torneo Masters. A soli 21 anni, Alexander Zverev ha già vinto a Washington il nono titolo del circuito maggiore. E ci sono state 18 partite del tabellone principale tra giocatori sotto i 23 anni.

Il Giovanissimo Più Forte Di Sempre

La recente ascesa dei giovani non è una mera illusione. Sul blog HeavyTopspin, Jeff Sackmann ha evidenziato come la carica dei giovanissimi abbia determinato una diminuzione nella curva di età dei giocatori di vertice. Sembra quindi il momento giusto per chiedersi chi è il Giovanissimo Più Forte Di Sempre nel tennis.

Un modo per provare ad assegnare un numero al rendimento migliore in assoluto di un giocatore è attraverso la massima valutazione Elo (su qualsiasi superficie) raggiunta da giovanissimo.

L’immagine 1 riepiloga i primi 10 sulla base di questo parametro ed è Rafael Nadal al primo posto, con una valutazione Elo massima su tutte le superfici di 2500, ottenuta dopo aver sconfitto Roger Federer nella finale del Roland Garros 2006.

Al secondo posto troviamo Boris Becker, a poca distanza da Nadal con una valutazione massima Elo di 2424, raggiunta nella finale del Masters 1986, qualche mese dopo aver vinto Wimbledon contro Ivan Lendl.

Novak Djokovic, allenato in passato da Becker, è al terzo posto, con una valutazione massima Elo da giovanissimo di 2387 nel 2007, anno nel quale ha raggiunto tre finali Masters e collezionato quattro vittorie contro i primi 10.

IMMAGINE 1 – Graduatoria dei Giovanissimi Più Forti Di Sempre sulla base delle valutazioni Elo

È interessante notare come l’altro membro dei Fantastici Quattro a comparire tra i primi 10 non sia Federer ma Andy Murray, dettaglio che rende Federer una sorta di ritardatario rispetto agli altri tre pluridecorati, anche se ha certamente poi recuperato a una partenza poco esplosiva.

Next Gen

Tra i giocatori del momento, solo Zverev è riuscito a figurare nei primi 10 Giovanissimi Più Forti di Sempre, garantendosi un settimo posto grazie alla valutazione massima Elo di 2315, dopo la vittoria del torneo di Montpellier nel 2017.

Per avere un termine di paragone della prestazione di Zverev, altri quattro giocatori della così detta Next Gen sono riportati in elenco, a distanza da Zverev di un intervallo tra i 70 punti Elo e i 270.

L’andamento di carriera dei Giovanissimi Più Forti Di Sempre

Un’analisi del percorso effettivo dei primi 10 Giovanissimi Più Forti Di Sempre mostra un andamento verticale nei primi anni di carriera da professionisti: da un iniziale valutazione Elo di 1500, tutti hanno superato i 2200 prima dei ventuno anni. È anche curioso vedere il vuoto nel fenomeno dei giovanissimi tra il 1974 e il 1979 e ancora tra il 2004 e il 2014. La metà degli anni 2000 sembra essere stata un periodo insolitamente ostico per i giovani sul circuito maschile.

IMMAGINE 2 – Andamento di carriera dei Giovanissimi Più Forti Di Sempre

Negli ultimi due anni però la situazione è cambiata drasticamente. Prendendo una manciata di giocatori che sono entrati tra i primi 100 da giovanissimi, si notano accelerazioni nelle valutazioni Elo simili a quelle dei migliori giovanissimi del passato. Tre dei cinque giocatori rappresentati nell’immagine 3 – Zverev, Alex De Minaur e Denis Shapovalov – hanno già ottenuto valutazioni di almeno 2220.

Conclusioni

Capire quanto potranno migliorare questa dinamica renderà gli US Open 2018 particolarmente eccitanti (in realtà, nessuno di loro è riuscito ad arrivare alla seconda settimana di gioco: Titsipas ha perso al secondo turno, Zverev al terzo, Francis Tiafoe al secondo contro De Minaur, che è stato poi sconfitto da Marin Cilic in cinque set al terzo, così come Shapovalov contro Kevin Anderson, n.d.t.).

IMMAGINE 3 – Andamento di carriera di alcuni dei giovanissimi più forti del momento

Who Is the Teen GOAT of Men’s Tennis?

Un confronto tra i tornei sull’erba della stagione 2018

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 18 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il torneo di Newport segna la fine della stagione maschile 2018 sull’erba. Nel calendario attuale ci sono otto appuntamenti a stagione su questa superficie: cinque ATP 250, due ATP 500 e una prova dello Slam. Per ciascun torneo del calendario elaboro durante l’anno alcuni numeri sulla base della bravura dei giocatori nel tabellone principale e della competitività del tabellone principale.

Bravura negli Slam

La parte relativa alla bravura è composta dalle mie valutazioni Elo specifiche per superficie ottenute secondo tre metodi di calcolo: 1) La media Elo dei giocatori nel tabellone principale, 2) la differenza tra il giocatore con la valutazione Elo più alta e quello con la più bassa (Max – Min) e 3) la deviazione standard delle valutazioni Elo nel tabellone principale.

Va detto che le mie valutazioni Elo specifiche per erba contengono in realtà anche qualche risultato sul cemento, perché per l’erba i dati a disposizione sono estremamente ridotti, si tratta di superfici più con similarità che differenze, e ci sono più partite recenti sul cemento che aiutano a individuare lo stato di forma attuale di un giocatore. Le prestazioni sull’erba sono più datate di quelle sul cemento che utilizzo nel calcolo delle valutazioni Elo specifiche per l’erba.

Competitività negli Slam

La parte relativa alla competitività pone le seguenti domande alle mie previsioni del torneo: quale percentuale di giocatori del tabellone principale 1) ha una probabilità di almeno il 20% di arrivare ai quarti di finale, 2) ha una probabilità di almeno il 15% di raggiungere le semifinali, 3) ha una probabilità di almeno il 10% di arrivare in finale, 4) ha una probabilità di almeno il 5% di vincere il titolo e 5) ha una probabilità inferiore all’1% di raggiungere le semifinali?

Per avere un termine di paragone, iniziamo da Wimbledon, anche se è l’unico Slam sull’erba.

Direi che non servono spiegazioni, aggiungo solo che sono valori normali per uno Slam: una media Elo alta ma non fuori misura, un grande divario tra il migliore e il peggiore e un’alta deviazione standard. Dipende tutto dal fatto che ci sono 128 giocatori. Inoltre, gli Slam solitamente deprimono il numero di giocatori con probabilità di arrivare fino in fondo.

Vale la pena notare infatti che ci sono tipicamente quattro o cinque giocatori con quella che definiamo una buona possibilità di arrivare in finale o vincere il titolo, e circa il 75% dei partecipanti con praticamente nessuna possibilità di arrivare in semifinale. 

Quale 500? 

La tabella riepiloga i tornei ATP 500 sull’erba.

Rispetto agli Slam, ci si attende che la valutazione Elo media di un giocatore in un ATP 500 sia più alta, specialmente quando c’è la possibilità di guadagnare 500 punti in un tabellone a trentadue giocatori. La deviazione standard può non essere di molto inferiore a quella di uno Slam, perché spesso vengono assegnate wild card in modo generoso ed è più facile superare le qualificazioni di un 500 che in uno Slam.

Quindi, solitamente, ci saranno più giocatori con probabilità concreta di raggiungere i quarti di finale anche se, con solo quattro posti in semifinale (e dei giocatori forti che ci arriveranno), sono posizioni comunque ad accesso abbastanza limitato. Si fa notare la differenza tra gli Slam e i 500 nella percentuale di giocatori con praticamente nessuna possibilità di arrivare in semifinale, il 73% contro il 3%.

Credo si possa affermare che, dall’inizio come alla fine, nel 2018 il Queen’s Club è stato un torneo qualitativamente più solido di Halle.

Quale 250?

Passiamo ora agli ATP 250.

Sono i tornei in cui, di solito, la valutazione Elo è in media la più bassa, perché rientrano marginalmente o per nulla nel calendario dei giocatori di vertice. La varietà nella programmazione crea poi maggiore varietà nella differenza Max – Min e nella deviazione standard.

Sono molti di più i giocatori con possibilità di raggiungere i quarti di finale rispetto ai tornei più prestigiosi, ma anche qui le semifinali sono il collo di bottiglia. Inoltre, la gran parte dei giocatori ha probabilità di almeno l’1% di arrivare in semifinale (tranne a Stoccarda, e indovinate perché…)

Se non è stato particolarmente difficile capire che tra i 500 il Queen’s Club era meglio di Halle, su quale dei 250 ricade la scelta? Ben lontano dall’essere così ovvio. Se potreste essere sorpresi, io lo sono certamente stato, perché qualche volta dando un occhio ai partecipanti mi viene da pensare che sia un tabellone debole.

I numeri mostrano che tornei di una specifica categoria di punteggio sono, in termini di difficoltà, tra loro molto equilibrati. Se dovessi scegliere tra i 250 del 2018, prenderei s’Hertogenbosch. 

Farò una simile analisi a conclusione della stagione della terra battuta, e si potranno mettere a confronto anche i Masters.

Evaluating the Grass Tournaments

La competitività del circuito femminile può spiegare il bizzarro andamento di Wimbledon 2018?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 20 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le teste di serie del tabellone di singolare femminile non hanno mai ottenuto risultati così negativi come a Wimbledon 2018. Si è trattato di semplice sfortuna o è un riflesso dell’equilibrio competitivo sul circuito femminile?

I record generati dalle sconfitte a sorpresa a Wimbledon 2018 – vinto poi dalla testa di serie numero 11 Angelique Kerber – sono ormai ben noti. Si è già parlato di come solo due delle prime 8 teste di serie, Karolina Pliskova e Simona Halep, siano arrivate al terzo turno, mai in numero così ridotto per qualsiasi Slam da quando le teste di serie sono salite a trentadue.

Con l’uscita poi di Halep al terzo turno e di Pliskova al quarto, nessuna testa di serie delle prime 8 ha raggiunto i quarti di finale, evento inedito in qualsiasi tabellone Slam di singolare femminile o maschile.

L’andamento di Wimbledon 2018 è stato quindi decisamente bizzarro. Quali sono i motivi? Dobbiamo considerarla una rara occorrenza nelle 132 edizioni del torneo o un esito così sorprendente indica la presenza di cause sistematiche?

Riduzione del divario tra giocatrici

La teoria più accreditata richiama il livello di competitività raggiunto nel tennis femminile, che ha determinato una riduzione nel divario tra giocatrici di vertice e altre giocatrici, portandolo a margini ridottissimi. Per questo l’attribuzione delle teste di serie riflette in misura minore rispetto al passato la capacità di una giocatrice di vincere in qualsiasi turno.

Ci sono prove a supporto della teoria della competitività? Per trovarle è necessario guardare oltre le teste di serie e la classifica ufficiale su cui si basano. Fa il suo ingresso il sistema Elo, un metodo statistico ampiamente dibattuto e particolarmente utile.

Il sistema Elo è la misurazione più accurata possibile della bravura di una giocatrice. Se la teoria della competitività è corretta, dovremmo aspettarci valutazioni Elo più raggruppate. In altre parole, la distanza di valutazione tra la settima o l’ottava giocatrice del mondo e la 100esima o 101esima dovrebbe essere più ridotta di quella riscontrata in passato.

È effettivamente così?

Le curve dell’immagine 1 mostrano quanto, nel periodo dal 2010 al 2018, le differenze nelle valutazioni Elo si siano accumulate dalla giocatrice con la classifica più alta a quella più bassa al momento del sorteggio del tabellone di Wimbledon.

Dove la curva ha un’inclinazione meno accentuata all’aumentare della classifica, la differenza tra la valutazione di una giocatrice e la successiva è più ridotta, a indicazione di competitività. Da questo punto di vista, sono gli anni dal 2016 al 2018 a mostrare il più alto livello competitivo.

IMMAGINE 1 – Tendenze nella competitività tra le prime 128 giocatrici del circuito femminile all’inizio di Wimbledon 2018

Ad esempio, dal grafico la differenza totale nelle valutazioni per la prima metà del tabellone era di 404, che significa una differenza media di solo sei punti nella valutazione Elo per giocatrici separate in classifica da una sola posizione. Nel 2017, il gruppo è ancora più ravvicinato in termini di bravura, con una differenza media di 5 punti per le prime 64, rispetto al doppio della differenza nel 2013, la più accentuata negli anni presi in esame.

Variazione non lineare

Va detto che le valutazioni non variano in modo lineare. Ci si attende che siano più vicine a una distribuzione secondo legge di potenza, con le giocatrici di classifica più alta che sono superiori di ordini di magnitudo alle giocatrici a loro appena inferiori in classifica. Ci si potrebbe chiedere se, osservando le differenze cumulate, si stanno semplicemente cogliendo, al vertice del tennis, valutazioni più ravvicinate.

Possiamo farci un’idea al riguardo approfondendo l’analisi sulla crescita della differenza di valutazione tra le prime 32 della classifica. L’immagine 2 mostra che il divario tra le prime 5 negli ultimi anni è diminuito rispetto a quello di cinque anni fa, quando osserviamo ad esempio che la curva del 2013 sale a circa 400 punti alla decima posizione in classifica. Allo stesso tempo dalla decima alla 32esima la curva si appiattisce per il 2017 e il 2018, rispetto agli altri anni.

Questo risultato lascia intendere che le sole differenze al vertice non riescono a spiegare il comportamento di queste curve: anche una maggiore competitività deve essere considerata come forza trainante.

IMMAGINE 2 – Tendenze nella competitività tra le prime 32 giocatrici del circuito femminile all’inizio di Wimbledon 2018

Conclusioni

Le differenze nelle valutazioni Elo forniscono quindi evidenza, quantomeno parziale, a supporto della teoria della competitività. Anche se è interessante notare come, solamente secondo queste statistiche, sarebbe dovuto essere il 2017 (quando tre teste di serie tra le prime 8 hanno raggiunto i quarti di finale) l’anno in cui ci si poteva attendere il più alto numero di vittorie a sorpresa, invece del 2018.

Se la follia del tabellone del 2018 possiede comunque un minimo di razionalità, occorre allora tenere in conto anche altri fattori, come la preparazione dei campi, il percorso di avvicinamento al torneo e un generalizzato abbandono dello stile offensivo, il più remunerativo sull’erba.

Does WTA Depth Explain How Wild 2018 Wimbledon Was?