L’efficienza nelle vittorie di Sloane Stephens

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 6 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Per conquistare il Premier Mandatory di Miami, Sloane Stephens ha ottenuto diverse vittorie impressionanti  contro – nell’ordine – Garbine Muguruza, Angelique Kerber, Victoria Azarenka e Jelena Ostapenko.

Non è un torneo che altera il corso di una carriera quanto gli US Open, vinti da Stephens nel 2017, ma non è poi così distante, e la competizione che ha dovuto affrontare non è stata da meno.

Con il titolo a Miami sono arrivati anche 1000 punti validi per la classifica ufficiale, che hanno consentito a Stephens di entrare tra le prime 10, raggiungendo con la nona posizione il massimo in carriera.

Avendo vinto due dei tornei più importanti ed essendo arrivata in semifinale anche a Toronto e Cincinnati l’anno scorso, non ci sono dubbi che meriti questo traguardo.

La conversione delle vittorie in punti classifica

Il sistema Elo non ne è convinto allo stesso modo, ma l’algoritmo più sofisticato su cui si basa (che non tiene conto della grandezza delle vittorie agli US Open e Miami) la vede comunque poco dietro le prime 10.

L’aspetto più significativo dell’ascesa di Stephens è l’efficienza nella conversione delle vittorie in punti classifica. Dopo il rientro dall’infortunio a Wimbledon 2017 ha giocato solo 38 partite, vincendone 24. Ci sono state 6 sconfitte al primo turno, altre due sconfitte nel girone eliminatorio dello Zhuhai Elite Trophy e due nella finale di Fed Cup contro la Bielorussia.

Negli ultimi nove mesi, ha vinto partite solamente in sei tornei. Il suo insolito record evidenzia alcune lacune nella classifica ufficiale e come una giocatrice che raggiunge il massimo della forma in un determinato momento possa sfruttarle a proprio vantaggio.

Per un ambìto posto tra le prime 10, vincere 24 partite non è quasi mai sufficiente. Dal 1990 al 2017, solo in sette occasioni una giocatrice ha terminato la stagione tra le prime 10 con meno di 30 vittorie.

E solo due volte ha vinto meno delle 24 partite di Stephens: sto parlando di Monica Seles nel 1993 e nel 1995, cioè il periodo trascorso dal momento in cui ha subito l’aggressione a bordo campo al suo rientro alle competizioni.

La tabella riepiloga le prime 10 stagioni con il minor numero di vittorie, e comprende anche il record delle ultime 52 settimane di alcune giocatrici attualmente nella zona più alta della classifica femminile.

Anno  Giocatrice   Class FA   V    S    % V-S           
1995  Seles*              1   11   1    92%  
1993  Seles               8   17   2    89%  
2018  Stephens**          9   24   14   63%  
2010  S. Williams         4   25   4    86%  
1993  Capriati            9   28   10   74%  
2015  Pennetta            8   28   20   58%  
2000  Pierce              7   29   11   73%  
2004  Capriati           10   29   12   71%  
1993  MJ Fernandez        7   31   12   72%  
1995  I. Majoli           9   31   13   70%  
2018  V. Williams**       8   31   14   69%  
1995  MJ Fernandez        8   31   15   67%  
2015  Safarova            9   32   21   60%  
2008  Sharapova           9   33   6    85%  
1998  Graf                9   33   9    79%  
2018  Kvitova**          10   33   14   70%

*  classifica congelata dopo essere stata assalita
** classifica al 2 aprile 2018; 
   V e S delle precedenti 52 settimane

Rendimento eccezionale negli Slam

La caratteristica che accomuna quasi tutte queste stagioni è un rendimento eccezionale nelle prove dello Slam. Stephens ha vinto gli US Open 2017, Seles gli Australian Open 2013, Serena Williams vinse due Slam nel 2010, Flavia Pennetta ha ribaltato un altrimenti anonimo 2015 vincendo gli US Open. Del resto, gli Slam sono i tornei che offrono i punti classifica più pesanti.

Pur in un gruppo così nutrito di vincitrici Slam, Stephens riesce a distinguersi. Delle sedici giocatrici nella lista, solo due – Pennetta e Lucie Safarova – hanno vinto partite con una frequenza inferiore a Stephens, dal quando è rientrata.

In altre parole, la maggior parte delle giocatrici con questo livello di efficienza di vittorie non perde così facilmente ai primi turni o in tornei minori, come ha fatto Stephens. Il suo 63% di partite vinte è ancora più estremo di quanto il precedente elenco non faccia trasparire.

Dal 1990, solo otto giocatrici delle quasi trecento che hanno terminato la stagione tra le prime 10 hanno avuto una percentuale di vittorie più bassa. La tabella che segue è allargata alle prime 11 per includere un’altra recente stagione degna di nota.

Anno  Giocatrice  Class FA   V    S    % V-S  
2014  Cibulkova         10   33   24   58%  
2000  Tauziat           10   36   26   58%  
2015  Pennetta           8   28   20   58%  
1999  Tauziat            7   37   25   60%  
2007  Bartoli           10   47   31   60%  
2015  Safarova           9   32   21   60%  
2000  Kournikova         8   47   29   62%  
2010  Jankovic           8   38   23   62%  
2018  Stephens*          9   24   14   63%  
2004  Dementieva         6   40   23   63%  
2016  Muguruza           7   35   20   64%

* classifica al 2 aprile 2018; 
  V e S delle precedenti 52 settimane

C’è scarsa sovrapposizione tra i due elenchi: in genere, le giocatrici del primo gruppo hanno recuperato dall’interruzione per infortunio con una grande prova negli Slam, mentre quelle del secondo gruppo si sono trascinate in una lunga stagione per poi dare il colpo finale con uno o due risultati di prestigio in uno Slam.

Una tipica giocatrice con una percentuale di vittorie del 63% non arriva a chiudere la stagione tra le prime 10 ma, in media, intorno alla 25esima posizione, comunque meglio di una stagione da 24 vittorie che, in media, garantiscono una classifica intorno alla 40esima posizione.

Grandi occasioni ma discontinuità

Stephens è sempre stata una giocatrice delle grandi occasioni. È salita alla ribalta a 19 anni agli Australian Open 2013, arrivando in semifinale dopo aver battuto la numero 1 Serena nei quarti. Il suo record negli Slam (66%) è di quasi dieci punti percentuali superiore a quello negli altri tornei del circuito (57%).

Nonostante questo, è probabile che non concluda il 2018 con percentuali così estreme nel record di vinte e perse. Dovrebbe infatti vincere uno Slam per rimpiazzare gli US Open 2017 e perdere nei primi turni nella maggior parte degli altri tornei.

Ora che sembra aver recuperato definitivamente dall’infortunio, è poco probabile che continui ad alternare vette e abissi, pur mantenendo, per sua natura, prestazioni discontinue.

Feast, Famine, and Sloane Stephens

Il cambio della guardia è imminente?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 31 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

I giocatori della così detta Next Gen sono stati al centro dell’attenzione per tutta la durata dei due Master di Indian Wells e Miami 2018. Come possiamo sintetizzare i risultati positivi ottenuti dalle giovani promesse? E che significato assumono per il resto della stagione?

Alexander Zverev, 20 anni di età, ha battuto Pablo Carreno Busta a Miami per un posto in finale (poi persa contro John Isner, n.d.t.), la sua terza in un Master 1000. È solo una delle evidenze, nelle ultime settimane, che la Next Gen sta rispondendo con prestazioni degne di nota alla pressione mediatica su di essa riposta.

La variazione di punti in termini di valutazioni Elo

Quanto sono impressionanti questi risultati? Un modo utile per misurare la crescita di un giocatore in un determinato periodo di tempo è osservare la variazione di punti guadagnati in termini di valutazioni Elo. Nel sistema Elo, più si vince più si ottengono punti, e se ne guadagnano ancora di più se si tratta di vittorie inattese.

Dall’inizio di Indian Wells 2018 fino alla semifinale del Miami Open, l’aumento complessivo dei punti Elo tra i giocatori non più grandi di 23 anni è stato di +327.

Anche senza la finale di Miami, siamo già di fronte al miglioramento più consistente – relativo a i due tornei e a partire dal 2000 – per i giocatori più giovani del circuito.

È interessante come gli altri anni con più di 250 punti di miglioramento tra i giocatori più giovani sono stati solamente il 2004, 2005 e 2007, cioè il periodo in cui giovanissimi del calibro di Andy Murray, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Juan Martin Del Potro iniziavano a fare passi da gigante sul circuito maggiore (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Miglioramento Elo dei giocatori al di sotto dei 23 anni durante Indian Wells e Miami

Chi ha ottenuto prestazioni più rilevanti?

Sono statistiche che contribuiscono a far aumentare le aspettative per una solida stagione da parte della Next Gen. Quali sono stati i giocatori che hanno ottenuto prestazioni di maggior rilievo nei primi due Master del calendario?

La tabella riepiloga i 10 giocatori che più sono migliorati fino ai quarti di finale di Miami. Con 8 vittorie, Borna Coric è quello che ha vinto di più, seguito da Hyeon Chung con 6, Zverev con 5 e Shapovalov con 4.

Sono tutti nomi noti ormai da tempo. I risultati più sorprendenti sono arrivati da giocatori meno conosciuti come Michael Mmoh e Maximilian Marterer, i due che più sono migliorati secondo questo criterio di valutazione.

Sono infatti gli unici sotto i 23 anni ad aver guadagnato più di +100 punti Elo, entrando nei tabelloni principali dei due tornei, esito che nessuno si sarebbe aspettato.

Is the Changing of the Guard Coming?

La WTA è diventata più competitiva

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’1 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ha dovuto battere tre ex numero 1 e quattro vincitrici Slam Sloane Stephens per vincere l’edizione 2018 del torneo di Miami.

È diventato più difficile raggiungere la finale di un Premier?

Sconfiggendo Jelena Ostapenko a Miami, Stephens ha fatto del suo meglio per smentire chi dubitava della continuità di gioco dopo la vittoria agli US Open 2017. Ma la strada verso il suo secondo titolo Premier è stata tutt’altro che semplice.

Non solo ha trovato in finale un’altra recente vincitrice Slam (Ostapenko ha trionfato al Roland Garros 2017), ma nei tre turni precedenti ha dovuto affrontare tre ex numero 1.

Si potrebbe considerare il tabellone di Stephens particolarmente sfortunato, ma la realtà è più complessa, vale a dire che il circuito femminile è semplicemente diventato più competitivo.

L’analisi della mediana delle previsioni per le partite delle giocatrici favorite a Indian Wells e Miami nel periodo dal 2000 al 2018 mostra una chiara tendenza ribassista.

Nel 2000, la previsione mediana era del 73%; nel 2018, lo stesso valore è sceso al 69%. Quel 5% in meno significa che il margine che separa vincitrici da sconfitte si è ridotto (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Dinamiche di competitività nel circuito femminile a Indian Wells e Miami

Se consideriamo nello specifico gli ultimi turni – a partire dal quarto in avanti – la tendenza subisce un declino ancora più marcato.

Per via del campione più ridotto di partite si tratta di un dato alterato da rumore di fondo, ma sono cinque gli anni di fila nei quali la mediana della previsione di vittoria è stabile al di sotto del 75% per i due eventi che compongono il Sunshine Double.

I tornei più importanti del circuito femminile del 2018 sono ben posizionati per ottenere un livello di competitività da record.

How the WTA Has Gotten More Competitive

A Indian Wells e Miami, le teste di serie non perdono la testa

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 25 marzo 2012 – Traduzione di Edoardo Salvati

A meno di ritiri dell’ultimo minuto, tutte le partite di secondo turno all’Indian Wells Masters e al Miami Masters sono sempre tra un giocatore testa di serie e un giocatore fuori dalle teste di serie.

L’utilizzo del bye non è naturalmente circoscritto a questi due tornei, ma solamente a Indian Wells e Miami 32 teste di serie favorite giocano contro giocatori non teste di serie e sfavoriti dal pronostico.

Ovviamente, per una serie di motivi – dalla superficie alla condizione fisica a un rimbalzo fortunato – i favoriti non vincono tutte le volte. Così non è sembrato però nel Miami Masters 2012, a cui tutte le 32 teste di serie sono arrivate in forma e 29 hanno raggiunto il terzo turno.

Sento già il coro di voci in sottofondo: deve essere un qualche tipo di record, giusto?

Trenta edizioni da confrontare

Giusto, almeno dal 1991, il primo anno con dati completi a disposizione. A Miami si gioca con il tabellone da 96 giocatori e 32 teste di serie (quindi 32 bye al primo turno) dal 1986, mentre Indian Wells si è allargato a questo format nel 2004. Abbiamo quindi 30 edizioni nel database da mettere a confronto.

In media, le teste di serie vincono circa i due terzi delle loro partite di secondo turno di questo tipo di tabelloni (negli altri tornei del circuito, le teste di serie vincono il 70% delle partite contro giocatori fuori dalle teste di serie). Tipicamente quindi 21 o 22 teste di serie raggiungono il terzo turno. Ed è quello che è successo a Indian Wells 2012, con 21 vittorie, 10 sconfitte e un ritiro.

Le 29 vittorie delle teste di serie non rappresentano semplicemente un nuovo record, ma distruggono il precedente. Nel 2009, 25 teste di serie sono arrivate al terzo turno a Miami. Nel 2008 è accaduto lo stesso a Indian Wells, il miglior risultato per il torneo. In altre cinque occasioni, sono passate al terzo turno 24 teste di serie. Sul fronte opposto, il Miami Masters 1997 è stato un’ecatombe, con solo 16 teste di serie al terzo turno.

Il fatto che per la prima volta in 31 tornei (tra Indian Wells e Miami) così tante teste di serie abbiano raggiunto il terzo turno è degno di nota, considerando anche che la probabilità che questo si verifichi è decisamente più bassa.

Utilizzando le mie previsioni di vittoria per il secondo turno – che non sono chiaramente perfette e tendono a sottostimare la probabilità associata ai più forti – la probabilità di un passaggio del turno per almeno 29 teste di serie era solo dello 0.37%, cioè di una su 270.

Chi ha seguito il torneo si è trovato di fronte a un evento storico. Una storia piuttosto noiosa, ma sempre e comunque qualcosa che accade raramente.

Aggiornamento 2012-2018

Dalla stesura di questo articolo – quindi dal 2012 al 2018 – ci sono stati altri 12 tornei complessivi (incluso il Miami Masters 2018 in corso di svolgimento).

A Indian Wells, hanno superato il secondo turno in media 22 teste di serie con le ultime due edizioni che hanno segnato rispettivamente il numero massimo, 25 nel 2017, e minimo, 18 nel 2018. Solo nel 2012 (31) e 2014 (30) le teste di serie non erano al completo a inizio torneo.

A Miami, dopo il record del 2012, si è arrivati nelle edizioni 2015 e 2016 ad avere 24 teste di serie al terzo turno, con una media di circa 23 teste di serie vincenti nella loro prima partita, con il minimo a 18 nel 2017.

Nel torneo in corso le teste di serie al terzo turno sono state 21 sulle 32 al via, e solo nel 2014 (30) e 2016 (31) le teste di serie non erano al completo. 

Seeds Firmly Planted

Previsioni per il Miami Masters 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 21 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo un avvio di stagione praticamente perfetto, con 17 partite vinte e 1 sconfitta, Roger Federer si presenta al Miami Masters con una probabilità di vittoria superiore al 50%, grazie anche a un tabellone favorevole. Chi sono gli altri pretendenti al titolo meglio posizionati, nel singolare maschile e in quello femminile?

Pronostici maschili

Con l’ausilio delle valutazioni Elo elaborate dal Game Insight Group, siamo in grado di pronosticare l’esito più probabile per il Miami Masters 2018, sulla base di 5000 simulazioni del tabellone del torneo.

Pur avendo mancato l’opportunità di vincere il suo primo Master della stagione solo qualche giorno fa a Indian Wells, Federer è il favorito indiscusso per la vittoria finale.

Con una probabilità del 55%, tiene a larga distanza – quasi tre volte tanto – il secondo tra i favoriti, Novak Djokovic. Sono numeri riflettono il predominio di Federer sul cemento a partire dagli Australian Open 2017 e il rendimento sotto le attese, per via di infortuni o assenze, di alcuni dei giocatori più forti del circuito.

Juan Martin Del Potro è al terzo posto e la probabilità di replicare il successo di Indian Wells è a un solido 11%. Per gli altri le previsioni sono meno generose, ma tra i nomi più accreditati troviamo alcuni dei giovanissimi più noti, vale a dire Nick Kyrgios, Alexander Zverev e Hyeon Chung.

Il quarto più duro

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria in percentuale per i maggiori pretendenti al titolo

Non aveva certamente bisogno di fortuna, ma finendo nel primo quarto di finale (il più in alto della parte alta del tabellone) Federer ne ha ricevuta una buona dose. Nessun giocatore del quarto è tra i primi 10 favoriti e il più forte, Kevin Anderson, contro il quale Federer potrebbe giocare in semifinale se entrambi vincono i rispettivi turni, ha meno dell’1% di pronostico per la vittoria finale.

Qualsiasi altro giocatore di vertice aiutato dalla fortuna a finire nel primo quarto avrebbe visto il suo pronostico guadagnare dieci punti percentuali.

IMMAGINE 2 – Variazione della probabilità di vittoria del torneo in punti percentuali in funzione del quarto di riferimento

Il terzo quarto invece è sovraffollato di potenziali vincitori, a renderlo di gran lunga il più difficile. Vi sono finiti infatti tre dei quattro maggiori aspiranti al titolo, Djokovic, Del Potro e Grigor Dimitrov. Se Miami poteva essere il torneo per Djokovic per far vedere di essere tornato in piena forma, la sfortuna gli ha reso il compito molto più complicato di quanto avrebbe potuto essere.

Pronostici femminili

È difficile ipotizzare per il tabellone femminile dei pronostici più diversi da quelli visti in campo maschile. Se è consentito riassumere la situazione degli uomini con la parola “a senso unico”, per le donne le previsioni sono di un torneo estremamente equilibrato, in special modo tra le più forti, così da aumentare le attese per un finale al cardiopalmo.

IMMAGINE 3 – Probabilità di vittoria in percentuale per le maggiori pretendenti al titolo

Con una probabilità del 14% Simona Halep è la favorita, appena sopra a Caroline Wozniacki, che l’ha battuta agli Australian Open 2018 negandole il suo primo Slam.

Le rimanenti giocatrici tra le prime otto teste di serie sono sperate solo da qualche punto percentuale, compresa Serena Williams, che, prima del 2017, raramente avrebbe avuto un pronostico di settima favorita per il torneo. Un altro elemento che sottolinea la competitività e l’equilibrio del circuito femminile nel 2018.

Il quarto più duro

Anche per le donne, come per gli uomini, è il terzo quarto a rappresentare la parte di tabellone in cui la fortuna è stata assente. Troviamo Elina Svitolina e altre tre giocatrici delle prime 10 favorite, tra cui Petra Kvitova, William e Darya Kasatkina, la finalista a Indian Wells. È il quarto con il maggior numero di pretendenti al titolo.

IMMAGINE 4 – Variazione della probabilità di vittoria del torneo in punti percentuali in funzione del quarto di riferimento

Se Halep fosse finita nel terzo quarto, avremmo visto la sua probabilità di vittoria diminuire di ben 10 punti percentuali. Anche lei, come è stato per Federer, è tra le giocatrici che più hanno beneficiato dei regali della fortuna.

Forecasts for the 2018 Miami Masters Title

Note dal primo hackathon del tennis

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 19 febbraio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo la vittoria di Roger Federer agli Australian Open 2018, è tempo di conoscere i vincitori della prima competizione hackathon “Australian Open vs Intelligenza Artificiale”. Di seguito, esamino i modelli vincenti e mi soffermo sul loro significato per il futuro delle previsioni sull’esito dei punti nel tennis.

Un concorso per cervelli informatici

All’inizio dell’anno il Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, ha indetto un proprio concorso di tennis in cui a sfidarsi non erano colpi di racchetta, ma fantasia cerebrale e destrezza informatica: il primo hackhaton nella storia del tennis.

Sponsorizzato da crowdAnalytix, l’hackathon “Australian Open vs Intelligenza Artificiale” è stata la prima competizione nel tennis basata sull’uso di dati per risolvere una specifica richiesta, l’automatizzazione tramite algoritmo della categorizzazione dei colpi in vincenti, errori forzati e non forzati.

Questo grazie alla possibilità per i partecipanti di analizzare – a partire dal 2 gennaio 2018 – un campione di 10.000 punti delle partite degli Australian Open.

IMMAGINE 1 – Esiti predetti dei punti

Non si trattava solo di un contesto in cui ricercatori e programmatori erano motivati a esplorare i confini del contributo che l’intelligenza artificiale è in grado di dare al tennis, ma anche del primo esempio di condivisione pubblica di un enorme massa di dati contenenti informazioni puntuali sulla disposizione di giocatori e pallina in campo nel corso di un’intera partita. 

I modelli vincenti sono stati scelti alla fine delle tre settimane di competizione. Prima di vedere quali soluzioni hanno prevalso, osserviamo da vicino il campo partecipanti.

Fotografie dall’hackathon

Si sono iscritti 750 partecipanti da 55 paesi, che hanno concorso con un totale complessivo di 2731 soluzioni. Con 223 partecipanti è stata di gran lunga l’India la più rappresentata, seguita dagli Stati Uniti con 78 e dall’Australia con 51.

IMMAGINE 2 – Partecipanti all’hackathon “Australian Open vs Intelligenza Artificiale”

Per il 90% i partecipanti erano singole persone. I due codici di scrittura più comuni nelle soluzioni presentate sono stati R, leggermente più utilizzato, e Python.

I vincitori dell’hackathon

I vincitori finali sono stati selezionati sulla base del rendimento del modello rispetto a un campione di dati prova e in funzione della qualità del prospetto descrittivo dell’approccio metodologico.

Il campione di dati prova non è stato reso disponibile ai partecipanti per evitare il rischio di overfitting – cioè di eccessivo adattamento – e per fornire la valutazione più realistica possibile di come il modello si comporterebbe nell’applicazione concreta. 

Il primo premio è andato a Scott Sobel, che ha battuto gli altri quattro finalisti. Sobel è un programmatore americano che ha raggiunto un livello di accuratezza complessivo del 95% (98% per i vincenti, 89% per gli errori forzati e 95% per i non forzati). In altre parole, Sobel ha costruito un modello automatizzato che ci si attende concordi con i valutatori statistici di una partita sull’esito di 95 punti su 100.

È interessante notare come alcune caratteristiche della soluzione vincente sono comuni a quelle degli altri modelli finalisti, le più significative delle quali sono state:

  • analisi congiunta dei dati delle partite maschili e femminili per una maggiore elaborazione di calcolo
  • ampio ricorso all’ingegnerizzazione di variabili derivate
  • tecnica del potenziamento (boosting).

Nel suo modello, Sobel ha fatto ampio ricorso all’ingegnerizzazione di variabili derivate, includendone più di 1000 rispetto a quelle fornite in partenza. Lo sviluppo è stato portato avanti in R, con uso estremo della tecnica del potenziamento del gradiente (gradient boosting), così come fatto da tre dei cinque modelli finalisti.

Utilizzi futuri

L’hackathon “Australian Open vs Intelligenza Artificiale” ha prodotto uno strumento altamente sofisticato, che potrebbe essere il primo grande passo per automatizzare la categorizzazione degli esiti dei punti delle partite.

Ha contestualmente mostrato il valore potenziale dei dati nel tennis e degli incredibili risultati che si possono ottenere quando informazioni puntuali sono messe a disposizione di super appassionati di tennis con un talento per l’analisi statistica.

AO to AI Hackathon Winners Announced

I 22 miti del tennis di Klaassen & Magnus – Mito 22 (sull’effetto scoraggiamento)

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 6 agosto 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un’analisi del Mito 21 e di tutti i 22 Miti di Klaassen e Magnus.

Con l’attenzione del mondo sportivo rivolta alle Olimpiadi di Rio 2016, un piccolo gruppo di instancabili statistici di sport si è ritrovato ai Joint Statistical Meetings di Chicago per confrontarsi sulle più recenti evoluzioni nel campo dell’analisi statistica sportiva.

Durante la mia permanenza, ho avuto la fortuna di partecipare a un seminario dal titolo “Convogliare lo straordinario potere delle statistiche sportive”, organizzato da Michael Lopez dello Skidmore College – e famoso per il suo account Twitter @StatsByLopez – e presieduto da Michael Schuckers della St. Lawrence University.

Gli altri partecipanti erano Brian Macdonald, uno statistico dei Florida Panthers della NHL; Dennis Lock, che elabora numeri per i Miami Dolphins della NFL; e Dan Cervone, attualmente parte del gruppo Ricerca XY e che diventerà data scientist per gli LA Dodgers della MLB.

Intervenendo come sola rappresentate di uno sport individuale, mi è stato chiesto di spiegare cosa rende l’analisi statistica unica rispetto a quella applicata agli sport di squadra. Ho risposto dicendo che, da un lato, è un tipo di analisi più facile perché, coinvolgendo meno giocatori, determinare il contributo del singolo agli esiti della partita è meno complesso.

Dall’altro, sport individuali come il tennis, il golf o i tuffi, prevedono tipicamente più momenti di pausa all’interno del gioco, nei quali l’atleta si prepara per l’azione successiva ed è lasciato ai suoi pensieri. Anzi, l’80% di una partita di tennis è occupato da questi momenti di pausa dall’azione (che potrebbe spingere a chiedersi come mai si è pagato così tanto il biglietto di un torneo dello Slam!). 

L’impostazione mentale 

Cosa c’entra il momento di pausa di uno sport individuale con le statistiche? Credo che la risposta sia, semplicemente, che non lo sappiamo. Quanto i pensieri di un giocatore, la routine mentale e, in generale, l’attitudine in campo incidano sul rendimento è una domanda aperta.

La diversa impostazione mentale di giocatori come Ivan Lendl o Fabio Fognini suggerisce che l’atteggiamento interiore non solo esiste ma fa anche la differenza. Le statistiche sportive però hanno solo da poco iniziato a fare progressi nel valutare l’aspetto mentale del gioco. 

È un argomento questo che si inserisce perfettamente nel mito conclusivo dei 22 che Klaassen e Magnus hanno affrontato. Nel quale si interrogano sulla possibilità che una mancata opportunità di break crei un effetto scoraggiamento per i giocatori al servizio nel game immediatamente successivo. Se dopo un’opportunità di break mancata il rendimento è sistematicamente negativo, si può pensare che sia uno dei modi in cui l’atteggiamento interiore influisce sulla prestazione di un giocatore.

Mito 22: “Dopo aver mancato una o più palle break, aumenta la probabilità di subire il break nel game successivo”

Come nella maggior parte delle analisi che abbiamo visto occupandoci dei miti di Analyzing Wimbledon, per testare le loro teorie i due autori preferiscono utilizzare un modello di base che ricomprenda sia la differenza che la somma delle classifiche del giocatore al servizio e alla risposta, come strumento per controllare la bravura dei giocatori.

Per verificare la teoria dello scoraggiamento del Mito 22, il modello di base viene ampliato per includere un indicatore dell’opportunità mancata nel game precedente. L’opportunità mancata è definita dalle palle break non trasformate nel game precedente dal giocatore al servizio in quel momento.

Applicando questo modello a un campione di partite di Wimbledon, Klaassen e Magnus non hanno trovato evidenza di un effetto scoraggiamento per gli uomini, mentre significativo è stato l’effetto trovato per le donne, soggette a una diminuzione media della probabilità di vincere un punto al servizio del 4% dopo aver mancato il break.

Una rivisitazione del Mito 22

Oltre a includere più tornei nell’analisi, ero interessata anche a verificare quali risultati sarebbero emersi applicando la metodologia statistica del matching.

Visto che le opportunità di break mancate potrebbero essere più frequenti per alcuni tipi di giocatori rispetto ad altri, si potrebbe verificare uno squilibrio in termini di bravura dei giocatori nel confronto tra i game al servizio dopo un’opportunità di break mancata e tutti gli altri game al servizio.

Nel timore che un modello regressivo basato sulla classifica non riesca a tenere adeguatamente conto dell’effetto di selezione, volevo appunto affrontare la questione utilizzando la metodologia del matching. 

La tabella riepiloga la base dati da cui sono partita. I numeri si riferiscono ai game al servizio di diverse migliaia di partite degli ultimi cinque anni per gli uomini e per le donne.

Le prime due colonne di entrambi i circuiti (‘Mancate’ e ‘Percentuale’) rappresentano la distribuzione delle opportunità di break precedenti ai game al servizio che il giocatore al servizio ha poi perso, mentre le ultime due colonne (‘Break’ e ‘Percentuale’) rappresentano la distribuzione dei game alla risposta che precedono quelli al servizio in cui non ci sono break.

Si osserva come le opportunità di break siano più frequenti per i giocatori che riescono a tenere il servizio più spesso, a indicazione dell’effetto generato dalla bravura del giocatore. Si osserva anche una probabilità superiore al 10% di due o più break. 

Effetto dose nello scoraggiamento

Per testare il Mito 22 con la metodologia del matching, ho iniziato trovando tutti quei game in cui un giocatore ha avuto opportunità di break che non ha però trasformato (la popolazione “trattata”, cioè quella su cui stimare gli effetti del trattamento).

Successivamente, ho trovato un equivalente game alla risposta per lo stesso giocatore nella stessa partita, in cui non ha mai avuto opportunità di break (la popolazione “non trattata”, cioè quella che permette di verificare gli effetti del trattamento sulla popolazione trattata).

In questo modo, per ogni opportunità di break mancata ho individuato un equivalente game alla risposta nella stessa partita che servisse da parametro di controllo. 

Considerate le soglie di opportunità di break come espresse in tabella, ho cercato di capire se ci fosse un effetto dose nello scoraggiamento. In altre parole, se lo scoraggiamento crescesse all’aumentare delle opportunità di break mancate.

Quindi se un giocatore che non ha sfruttato cinque opportunità di break riesca a tenere il servizio successivo con ancora meno probabilità rispetto ad aver sprecato una sola opportunità di break. Per trovare una risposta ho applicato lo stesso tipo di analisi su differenti soglie di palle break (ad esempio almeno una, almeno due, etc).

Altri elementi di analisi

Ci sono altri due aspetti che rendono la mia analisi diversa dall’approccio adottato da Klaassen e Magnus. In primo luogo, mi interessa valutare la vittoria del game successivo al servizio, non solamente vincere dei punti nel medesimo game.

Sebbene una riduzione del numero di punti vinti al servizio implichi una contestuale diminuzione nella vittoria del game al servizio, ritengo che abbia più senso analizzare direttamente la probabilità di tenere il servizio, visto che si tratta della questione di fondo del Mito 22.

In secondo luogo, considero anche l’effetto che la trasformazione di un’opportunità di break genera sul tenere il turno di servizio successivo, così da valutare se esista un effetto incoraggiamento simmetrico legato ai break ottenuti. 

Quali sono stati i risultati per il circuito maschile?

L’immagine 1 mostra la percentuale con cui i giocatori nel gruppo di controllo hanno tenuto il servizio dopo diversi tipi di game alla risposta (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

In generale, si osserva la media più bassa per game al servizio che seguono game alla risposta in cui  il giocatore non ha mai avuto un’opportunità di break.

Troviamo poi a aumento generalizzato nella probabilità di tenere il servizio dopo un’opportunità di break non sfruttata, circa un punto percentuale in grandezza rispetto alla situazione di assenza di opportunità di break.

È curioso perché è la direzione opposta dell’effetto previsto dalla teoria dello scoraggiamento, visto che sembra che i giocatori tengano con un po’ più di facilità il servizio dopo aver sprecato un’opportunità di break.

IMMAGINE 1 – Effetti generati da opportunità di break mancate e convertite per il circuito maschile

L’ultimo insieme di punti è quello dei game al servizio dopo aver convertito un’opportunità di break, nel quale si nota una probabilità ancora più alta di tenere il servizio (in media, due punti percentuali), anche se gli intervalli di confidenza si sovrappongono all’aumentare della soglia delle palle break da 1 a 4 e la dimensione il campione di game al servizio diminuisce.

Pur in presenza di una tendenza generale con anche una sola opportunità di break, sembra riscontrarsi una dinamica incrementale nell’effetto al crescere del numero di opportunità di break.

Per il circuito femminile?

Le dinamiche sono significativamente diverse. Esiste una differenza meno accentuata tra i game alla risposta senza opportunità di break e quelli con una o più palle break non trasformate. Però, l’effetto va in direzione negativa, a segnalare un limitato ma continuativo effetto scoraggiamento.

Per i servizi tenuti dopo aver ottenuto il break, il risultato è opposto: come per gli uomini, anche per le donne è in genere più probabile tenere il servizio. Le differenze nelle medie sono però più ridotte rispetto a quanto trovato per gli uomini e anche l’evidenza di un effetto dose è meno chiara.

IMMAGINE 2 – Effetti generati da opportunità di break mancate e convertite per il circuito femminile

Riepilogo

La rivisitazione dell’ultimo dei 22 miti di Klaassen e Magnus ha fornito altri esempi di come il rendimento di un giocatore possa o non possa essere influenzato dal punteggio.

Nel caso in esame, un’analisi comparativa ha evidenziato che – contrariamente all’opinione comune – gli uomini cercano di tenere il servizio con maggiore determinazione dopo aver mancato un’opportunità di break, e cercano con ancora più determinazione di mantenere il vantaggio dopo aver ottenuto il break.

Per le donne non si sono manifestate le stesse caratteristiche. Come già riscontrato da i due autori, le giocatrici mostrano di essere scoraggiate dall’aver mancato l’opportunità di break in misura maggiore. Allo stesso tempo, strappare il servizio sembra conferire un vantaggio psicologico meno pronunciato nel tenere il successivo game al servizio.

Se si può trarre un insegnamento dalla rivisitazione dei miti di Klaassen e Magnus è quello di non accettare mai come verità rivelata – in assenza di una solida validazione numerica – la saggezza popolare tennistica.

Esempi su esempi hanno mostrato che in molti casi le risultanze sono contrarie all’opinione diffusa. Contestualmente, si è visto che i risultati raggiunti possono essere legati ai dati a disposizione e alle metodologie per analizzarli.

Conclusioni

Sono tutte motivazioni per spingere nuovi analisti o ricercatori a rivolgere l’attenzione al tennis e unirsi ai tentativi di migliorare le metodologie e la qualità e disponibilità dei dati utilizzati. 

Spero che il ciclo dei 22 Miti di Klaassen e Magnus su StatsOnTheT abbia contribuito nel suo piccolo a raggiungere l’obiettivo.

Klaassen & Magnus’s 22 Myths of Tennis— Myth 22

La striscia vincente in uno Slam dà un vantaggio effettivo?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 25 gennaio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con due giocatori nelle semifinali maschili degli Australian Open 2018 fuori dai primi 49 del mondo, possiamo dare per scontato quali siano i nomi dei finalisti? O il vantaggio derivante da una striscia vincente deve far aumentare le attese per i due semifinalisti, sulla carta, non favoriti?

Uno dei temi più intriganti di questa edizione degli Australian Open è stata la ribalta conquistata da molti giocatori e giocatrici esclusi dal novero dei favoriti per raggiungere i turni finali.

Alcune di queste sorprese, come Tennys Sandgren e Hsieh Su-Wei, hanno poi perso, altri invece sono ancora in corsa per il titolo. Nel tabellone maschile, Hyeon Chung e Kyle Edmund, fuori dalle teste di serie, sono arrivati in semifinale (Marin Cilic ha poi battuto Edmund, numero 50 della classifica, nella prima semifinale, n.d.t.), entrambi per la prima volta in uno Slam.

Nel tabellone femminile, è stata Elise Mertens a giocarsi la semifinale (persa poi contro Caroline Wozniacki, n.d.t.), come unica fuori dalle prime 30.

I non favoriti dal pronostico devono collezionare una striscia vincente incredibile per arrivare in fondo a uno Slam, e la probabilità suggerisce trattarsi di una sequenza più facilmente destinata a interrompersi, invece che proseguire, così da rendere la posizione dei favoriti all’inizio del torneo ancora più solida.

Ascoltando le telecronache però sembrerebbe vero il contrario, visto che ai commentatori piace sostenere la candidatura (o quantomeno aumentare la probabilità di vittoria) del giocatore che possiede il vantaggio psicologico derivante da una striscia vincente.

Qual è dunque la prospettiva corretta? Analizzare vittorie e sconfitte passate di un giocatore è sufficiente a predire il rendimento futuro o dovremmo considerare la mano calda dell’ultimo periodo e far crescere ulteriormente le attese?

Chi ha il vantaggio della striscia vincente

Se confrontiamo l’andamento delle valutazioni Elo tra i semifinalisti uomini, possiamo osservare che se ci sono due giocatori per cui sembra valida la spinta del fattore psicologico sono proprio Chung ed Edmund.

Dall’inizio dell’anno infatti hanno incrementato la loro valutazione Elo di più di 100 punti, la maggior parte dei quali è arrivata dagli exploit a Melbourne.

IMMAGINE 1 – Andamento della valutazione Elo per i semifinalisti degli Australian Open 2018

La situazione è ben diversa per Roger Federer e Cilic, entrambi considerati favoriti (e spesso con largo margine) in tutte le partite giocate fino a questo momento. Pur avendo raccolto punti con ogni vittoria, la variazione Elo è stata più ridotta perché hanno giocato al livello che da loro si attendeva.

Tra le donne, Mertens è la giocatrice che più è arrivata dal nulla, con una striscia simile a quella di Edmund e Chung.

IMMAGINE 2 – Andamento della valutazione Elo per le semifinaliste degli Australian Open 2018

Anche Angelique Kerber (sconfitta poi da Simona Halep, n.d.t.), l’unica semifinalista con uno Slam in bacheca, ha guadagnato molti punti Elo grazie alle sue vittorie, facendo del suo percorso la rinascita dell’inizio del 2018.

Il record nei vantaggi derivanti da strisce vincenti

Le precedenti tabelle mostrano che la valutazione Elo di un giocatore beneficia in modo naturale di un’importante striscia vincente, con la curva che assume un’angolazione più acuta quanto più è sorprendente ogni vittoria rispetto alle attese iniziali. Di fatto è questo il tentativo di riallineare con maggiore precisione le attese pre-partita con l’esito della partita.

In presenza di una striscia vincente, i giocatori maturano un vantaggio tale da portarci a rivedere ulteriormente le loro valutazioni?

Gli studi sul vantaggio psicologico nello sport, chiamato anche mano calda, non hanno mai generato conclusioni definitive. Molto dipende dal fatto che benefici di questo tipo sono difficili da misurare, specialmente in presenza di campioni di piccole dimensioni come quelli degli effetti in gioco in uno Slam.

Anche se non si riesce a trarre una vera conclusione, vale comunque la pena analizzare come si siano comportati, storicamente, giocatori sfavori con strisce vincenti altrettanto sorprendenti nei passati Slam.

La tabella riepiloga i dieci semifinalisti con il percorso più spettacolare negli Slam dal 1990 al 2017 in funzione dell’aumento della valutazione Elo fino alle semifinali. Solo due sono poi riusciti a vincere il torneo, Gustavo Kuerten e Pete Sampras, la prima di diversi titoli Slam per entrambi.

Nel singolare femminile, le dieci strisce più sorprendenti non hanno portato ad alcun titolo, anche se quattro giocatrici sono riuscite a vincere uno Slam a distanza di pochi anni da quella specifica striscia di vittorie.

Ci sono giocatori e giocatrici che, pur non avendo vinto il torneo durante quel periodo di mano calda, hanno avuto a tutti gli effetti una carriera di successo, diventando nomi noti alla maggior parte degli appassionati di tennis.

Raggiungendo il medesimo storico risultato con un analogo rapido aumento della valutazione Elo, Edmund, Chung e Mertens sono già entrati a far parte dell’élite, gettando le fondamenta per una brillante carriera.

Is Slam Momentum a Thing?

Previsioni per il singolare femminile degli Australian Open 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 13 gennaio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

La vittoria a Brisbane e un po’ di fortuna fanno di Elina Svitolina la prima contendente alla vittoria degli Australian Open 2018. Quali sono le altre giocatrici favorite per la vittoria del primo Slam dell’anno?

Con l’assenza di Serena Williams, l’opportunità è ghiotta per le altre stelle del circuito femminile. Ora che il tabellone si è definito, quali sono le giocatrici che ci si aspetta di vedere nei turni conclusivi del torneo?

Come per il tabellone maschile, anche in quest’analisi utilizzerò le valutazioni Elo specifiche per il cemento, corrette per tenere conto degli infortuni, così da ottenere previsioni sul probabile andamento dei turni di singolare femminile nelle prossime due settimane.

Le prime 8

Solo due delle 8 giocatrici che più probabilmente raggiungeranno i quarti di finale hanno già vinto almeno uno Slam – Venus Williams e Jelena Ostapenko – aumentando la probabilità di avere una prima vincitrice Slam. Le tre giocatrici meglio posizionate in questo senso sono Svitolina, Simona Halep e Caroline Wozniacki.

IMMAGINE 1 – Probabilità di approdo ai quarti di finale e di vittoria del torneo per le prime 8 favorite

La probabilità di conquista del titolo per queste tre giocatrici si discosta di pochissimi punti percentuali – una situazione ben diversa da quella in campo maschile dove Roger Federer è il favorito con ampio margine sugli altri giocatori – a conferma del forte equilibrio sul circuito femminile e dell’opportunità per una di queste giocatrici di salire alla ribalta.

La fortuna del tabellone

Potrebbe sorprendere non trovare Halep come prima favorita per il titolo, ma è Svitolina ad avere la meglio grazie a una valutazione Elo più alta a inizio del torneo (2240 punti contro i 2228 di Halep) e a un tabellone più abbordabile.

Analizzando il possibile rendimento della testa di serie più alta di ciascun quarto di finale, troviamo in media un decremento di 5 punti percentuali nel quarto di Halep (per la maggiore difficoltà dovuta alle giocatrici presenti). Di converso il quarto di Svitolina (il numero 3 nell’ordine del tabellone) è il secondo più facile dei quattro.

IMMAGINE 2 – Variazione nella probabilità di semifinale in funzione del quarto di finale di appartenenza

Wozniacki e Ostapenko sono nel quarto di finale più facile, motivo per il quale Wozniacki gode di una probabilità così alta di raggiungere le semifinali. Superare quel turno però sarà molto più complicato.

Migliori partite al primo turno

Due stelle locali, Ashleigh Barty e Samantha Stosur, sono nelle cinque partite di primo turno che potrebbero regalare più emozioni. Si profilano due turni molto duri, anche se è Stosur ad attendersi una partita più difficile contro Monica Puig. Anche le partite tra Kaia Kanepi e Dominika Cibulkova, Varvara Lepchenko e Anastasija Sevastova, Irina Begu e Ekaterina Makarova dovrebbero tenere gli appassionati incollati alla sedia nei primi giorni degli Australian Open.

Giocatrice 1  Giocatrice 2    V. 1 (%)   V. 2 (%)
Sabalenka     Barty           38.2       61.8
Kanepi        Cibulkova       33.0       67.0
Lepchenko     Sevastova       33.1       66.9
Begu          Makarova        25.5       64.5
Puig          Stosur          49.2       50.8

Il codice e i dati dell’analisi sono disponibili qui.

Forecasting the Women’s 2018 Australian Open

Previsioni per il singolare maschile degli Australian Open 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 12 gennaio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Pur avendo ricevuto dal sorteggio il quarto di tabellone più impegnativo degli Australian Open 2018, Roger Federer è comunque il favorito per difendere il titolo vinto lo scorso anno. Quali sono gli altri giocatori favoriti per la vittoria finale?

Ogni appassionato si sta domandando chi abbia più probabilità per la vittoria agli Australian Open. Ora che il tabellone si è definito, quale sarà il suo più probabile andamento nelle prossime due settimane di gioco?

Una delle metodologie più affidabili per determinare le aspettative rispetto a un possibile risultato nel tennis sono le valutazioni Elo, che esprimono il livello di forma di un giocatore in uno specifico momento – tenendo conto dei risultati passati e della qualità degli avversari – e che rappresentano una delle misure in assoluto più predittive del rendimento futuro di un giocatore.

Per questa analisi, utilizzerò le valutazioni Elo specifiche per il cemento, introducendo un correttivo per infortunio a quei giocatori che hanno dovuto interrompere la stagione 2017, in modo da ottenere una previsione ancora più precisa del loro possibile rendimento a ogni turno. Si tratta di valutazioni aggiornate alle ultime partite giocate nei tornei di preparazione agli Australian Open 2018.

I primi 8

Tra i giocatori che più probabilmente raggiungeranno i quarti di finale ne troviamo tre che hanno già vinto il torneo – Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic – e cinque che cercano di vincerlo per la prima volta, tra cui il beniamino dei tifosi Juan Martin Del Potro, l’astro di casa e recente vincitore a Brisbane Nick Kyrgios, e il fenomeno della Next Gen Alexander Zverev.

IMMAGINE 1 – Probabilità di approdo ai quarti di finale e di vittoria del torneo per i primi 8 favoriti

Federer ha una buona probabilità di rivincere il torneo, la più alta tra tutti con il 38.9%. Nonostante un 2017 claudicante, il rendimento a oggi sui campi in cemento di Djokovic lo mette comunque al secondo posto tra i favoriti con una probabilità del 20%, quasi la metà di quella di Federer.

Al terzo posto c’è il finalista dell’edizione 2017, Nadal, con un 8.4% di probabilità, tallonato da Del Potro. Dimitrov e Kyrgios sono gli ultimi due con una probabilità maggiore del 2%, rendendo improbabile ma non impossibile la vittoria degli Australian Open da parte di un giocatore che non ha ancora vinto uno Slam.

La fortuna del tabellone

Sulla probabilità di ogni giocatore incide la sua posizione nel tabellone. Quale percorso verso la finale è stato più accomodato dalla fortuna? E quale ha ricevuto sorte più avversa?

Definire un tabellone ‘duro’ significa affermare che il percorso verso la finale di qualsiasi tra le prime teste di serie sarebbe stato più semplice da affrontare se si fosse trovata a giocare in un altro quarto. Possiamo simulare tabelloni ipotetici per la testa di serie più alta di ogni quarto verificando statisticamente come si sarebbe comportato quel giocatore se fosse stato la testa di serie più alta in ciascuno degli altri quarti.

L’immagine 2 mostra la variazione nella probabilità di raggiungere la semifinale per ciascun giocatore con la maggiore probabilità di superare il quarto se si fosse trovato in un altro quarto del tabellone. In media, un valore positivo indica che il giocatore avrebbe maggiore facilità di superare i propri turni, un valore negativo invece che dovrebbe faticare di più.

IMMAGINE 2 – Variazione nella probabilità di semifinale in funzione del quarto di finale di appartenenza

La difficoltà aumenta muovendosi verso la parte bassa del tabellone

Troviamo che la progressione da più facile a più difficile rispecchia l’ordine effettivo dei quarti del tabellone. Il quarto di Nadal concede a ognuna delle prime 4 teste di serie la maggiore probabilità di raggiungere la semifinale (con un incremento di 8.5 punti percentuali), il quarto di Federer concede la probabilità più bassa (con un decremento di 5 punti percentuali).

Nadal è solamente al terzo posto tra i giocatori con maggiore probabilità di raggiungere i quarti di finale e, se fosse nel quarto di Federer, subirebbe un’ulteriroe diminuzione di 15 punti percentuali per la presenza di altri due contendenti con una valutazione Elo superiore ai 2000 punti, cioè Del Potro e David Goffin, rispetto a un solo giocatore di quel livello nel suo quarto, cioè Marin Cilic.

Fosse stato sufficientemente fortunato da finire nel quarto in cui si trova Nadal, di converso Federer avrebbe visto salire la sua probabilità di raggiungere la semifinale al 73%.

Ci si potrebbe chiedere come mai, con un tabellone più facile e avendo sfiorato la vittoria agli Australian Open 2017, Nadal non abbia un pronostico migliore per aggiudicarsi il titolo. Pur beneficiando del tabellone più facile tra le prime quattro teste di serie, gli infortuni di Nadal e le sconfitte sul cemento alla fine del 2017 hanno abbassato la sua valutazione all’inizio degli Australian Open rispetto a quella di Federer, Djokovic e Del Potro. Ma una probabilità di quasi il 10% pone comunque Nadal tra i super favoriti.

Migliori partite al primo turno

La particolare struttura del tabellone di un torneo di tennis a volte può rendere poco interessanti i primi turni. Ci si può comunque attendere che qualche partita sia estremamente competitiva. Mettendo insieme la vittoria attesa e la valutazione Elo dei due giocatori che dovranno affrontarsi, la tabella riepiloga le cinque partite nei primi giorni degli Australian Open che potrebbero regalare molte emozioni.

Giocatore 1   Giocatore 2      V. 1 (%)   V. 2 (%)
Rublev        Ferrer           42.9       57.1
Verdasco      Bautista Agut    29.7       70.3
Edmund        Anderson         44.3       55.7
Pella         Thiem            30.6       69.4
Nishioka      Kohlschreiber    41.7       58.3

Il codice e i dati dell’analisi sono disponibili qui.

Forecasting the Men’s 2018 Australian Open