Rafael Nadal e i risultati migliori di sempre in un singolo torneo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nelle ultime due settimane, Rafael Nadal ha ottenuto l’undicesimo titolo al Monte Carlo Masters e a Barcellona. I record ottenuti in carriera in questi due eventi, insieme alle dieci vittorie al Roland Garros, riflettono un predominio su una specifica superficie mai visto prima. Devono essere considerati tra i risultati più importanti di sempre nel tennis, e forse in qualsiasi sport.

Da appassionato, mi accontento di ipotizzare se esista davvero qualcuno in grado di fermarlo. Da analista, voglio andare più a fondo: quanto i risultati ottenuti da Nadal in uno dei tornei citati sono migliori di quelli di altri giocatori?

Cosa, cioè, emerge dal confronto tra le vittorie in un singolo torneo e altri exploit della stessa natura, come i trofei accumulati da Roger Federer a Wimbledon o la carriera di Bjorn Borg al Roland Garros, praticamente senza sconfitte?

I numeri di Barcellona

Iniziamo da Barcellona. Non tenendo conto della wild card del 2003, quando era ancora sedicenne, dal 2005 Nadal ha partecipato a 13 edizioni, vincendone 11, con 57 vittorie e 2 sconfitte complessive.

Normalmente, calcolerei la probabilità di un giocatore di vincere così tanti tornei in altrettante opportunità per poi ottenere una percentuale ridotta che rappresenti quanto un risultato del genere sia realistico.

In questo caso però vorrebbe dire andare fuori tema. Invece, voglio affrontare il problema dalla prospettiva opposta: per vincere così tanti titoli, quanto deve essere forte Nadal?

Sappiamo già che, in generale, Nadal è il più forte giocatore sulla terra battuta di tutti i tempi.

Utilizzando il sistema di valutazione Elo, il suo massimo specifico per superficie – vale a dire il punteggio Elo calcolato considerando solo i risultati sulla terra – supera i 2500 punti, meglio di chiunque altro..anche prescindendo dal tipo di superficie (al momento, la valutazione Elo di Nadal su terra è intorno a 2400, e i suoi rivali più accreditati – Dominic Thiem e Kei Nishikori – si trovano rispettivamente a 2190 e 2150. La valutazione di Stefanos Tsitsipas, finalista a Barcellona, è di 1865).

Visto che Nadal ha dato il meglio di sé in questi tre tornei, è ragionevole pensare che, in ciascuno di essi, abbia toccato una valutazione Elo ancora più alta.

Possiamo scoprirlo usando il seguente metodo. Iniziamo calcolando, per ogni edizione del torneo in cui ha giocato, il tabellone di Nadal verso il titolo (per le undici vittorie si fa in fretta; per le altre due, si considerano i giocatori che avrebbe affrontato andando avanti nel torneo).

Con la valutazione pre-partita Elo specifica sulla terra di ciascun avversario, possiamo stabile la probabilità con cui vari ipotetici (e dominanti) giocatori sarebbero avanzati nel tabellone, vincendo il titolo.

Elo sottovaluta Nadal?

La tabella mostra il percorso di Nadal verso il titolo del 2018, con la valutazione pre-partita Elo specifica sulla terra di ciascun avversario, insieme alla probabilità (data la sua valutazione attuale) che Nadal lo avesse battuto (da qui in avanti, le valutazioni Elo specifiche sulla terra tengono conto anche delle valutazioni Elo complessive, con un apporto paritetico al 50%. La valutazione che se ne ottiene si è dimostrata la più accurata nella previsione dei risultati delle partite. Nadal è il primo di sempre anche in questa categoria, con una valutazione Elo su terra al 50% che ha raggiunto il massimo valore a 2510).

Turno  Avversario       Elo avv   p(V Nadal)  
R32    Carballes Baena  1767      97.3%  
R16    Garcia Lopez     1769      97.2%  
QF     Klizan           1894      94.5%  
SF     Goffin           2079      84.5%  
F      Tsitsipas        1900      94.3%

In funzione delle cinque partite giocate, la probabilità che Nadal vincesse il torneo era poco sopra il 70%. Significa sicuramente predominio, ma non tale da giustificare undici vittorie su tredici partecipazioni.

E se Nadal fosse sottovalutato dal sistema Elo, almeno a Barcellona? La tabella mostra la probabilità con cui giocatori con varie valutazioni Elo avrebbero battuto i cinque avversari di Nadal della scorsa settimana.

Elo su terra    p(Titolo 2018)  
2200            41.2%  
2250            50.4%  
2300            59.1%  
2350            66.9%  
2400            73.6%  
2450            79.3%  
2500            83.9%  
2550            87.6%  
2600            90.5%

Si scopre che il tabellone di quest’anno è stato uno dei più deboli dal 2005, all’incirca equivalente ai giocatori che Nadal ha dovuto battere nel 2006 (con Nicolas Almagro in semifinale e Tommy Robredo in finale), e leggermente più duro del 2017, edizione nella quale – a eccezione di Thiem in finale – Nadal non ha affrontato nessun giocatore tra i primi 50.

Il più difficile è il tabellone ipotetico del 2015, quando ha perso al secondo turno da Fabio Fognini: fosse andato avanti, avrebbe incontrato David Ferrer in semifinale e Nishikori in finale.

Una volta stabilito il livello di bravura degli avversari di Nadal (e di quelli ipotetici per le due volte in cui ha perso nei primi turni), possiamo calcolare la probabilità con cui un giocatore – dati quei tabelloni – avrebbe vinto ciascuna edizione del torneo.

Ipotizzando che il livello medio di Nadal dal 2005 sia lo stesso che possiede al momento – una valutazione Elo di circa 2400 – la probabilità di vincere undici volte Barcellona in tredici tentativi è del 13.0%.

Sempre vicino al suo massimo di carriera

Non abbiamo il lusso di poter rigiocare quei tredici tabelloni qualche migliaio di volte in un universo parallelo, quindi non sono del tutto chiare le indicazioni da trarre da questo valore: Nadal è stato fortunato? Lo farebbe di nuovo, se ne avesse possibilità? Il suo livello di gioco è in realtà molto migliore di una valutazione Elo di 2400 a Barcellona?

Queste domande non hanno risposta, perché conosciamo solo quello che è effettivamente avvenuto. Per confrontare i decimi o undicesimi titoli di Nadal (e traguardi simili raggiunti da altri giocatori), prendiamo a riferimento la valutazione Elo a cui si sarebbe arrivati nell’ipotesi di un 50% di vittoria.

In altre parole, quanto forte avrebbe dovuto essere stato Nadal per pensare di avere un possibilità del 50% di vincere undici volte a Barcellona in tredici tentativi?

La tabella mostra la probabilità con cui, a diversi livelli di valutazione Elo, Nadal avrebbe tagliato il traguardo degli undici titoli a Barcellona.

Elo su terra    p(11 su 13)  
2300            1.0%  
2350            4.6%  
2400            13.0%  
2450            28.0%  
2500            47.2%  
2550            64.2%  
2600            77.7%  
2650            87.3%  
2700            93.1%

Un giocatore con una valutazione Elo di circa 2505 avrebbe avuto il 50% di probabilità di replicare la vittoria di Nadal nel torneo di casa. Detto in altri termini, in un periodo di quattordici anni, Nadal ha giocato a dei livelli all’incirca equivalenti al suo massimo di carriera che, incidentalmente, è anche la valutazione Elo più alta mai raggiunta da un giocatore del circuito maggiore.

Un confronto tra decimi e undicesimi

Spero che questo metodo abbia senso e sia uno strumento appropriato per quantificare dei risultati straordinari. Algoritmo alla mano, possiamo ora confrontare il record di Nadal a Barcellona con le sue vittorie a Monte Carlo e Parigi.

Monte Carlo Masters

Dal 2005, Nadal ha partecipato al Monte Carlo Masters 14 volte (anche in questo caso escludendo l’edizione 2003), vincendone 11. È leggermente meno impressionante di 11 su 13, ma la qualità degli avversari è decisamente più alta.

Solo nel 2017, in cui in finale è arrivato Albert Ramos, il campo partecipanti si è attestato al livello della maggior parte dei tabelloni di Barcellona.

Le undici vittorie a Monte Carlo sono sicuramente più incredibili. Avere il 50% di probabilità di vincere undici volte in quattordici tentavi significa per un giocatore raggiungere una valutazione Elo specifica per la terra di circa 2595, di quasi 100 punti maggiore dell’equivalente numero per Barcellona, e ben al di sopra del livello mai raggiunto da qualsiasi altro giocatore, anche al suo massimo.

Roland Garros

A Parigi, Nadal ha vinto 10 volte su 13 partecipazioni. Il livello è qui ancora più alto che a Monte Carlo, ma è pur vero che nelle partite al meglio dei cinque set i favoriti hanno un margine superiore, elemento che tende a ridurre la possibilità di un risultato a sorpresa da parte del giocatore sfavorito, al quale non basta produrre gioco per due set magici di fila.

Il record del Roland Garros non è strabiliante come quello di Monte Carlo. La valutazione Elo specifica su terra richiesta a un giocatore per avere il 50% di probabilità di ottenere le vittorie di Nadal a Parigi è di “soli” 2570 punti – mai comunque ottenuta da alcun giocatore – ma inferiore rispetto all’equivalente numero per Monte Carlo.

Un momento però…cosa ne è del Roland Garros 2016? Nadal ha superato i primi due turni per poi ritirarsi prima del terzo turno contro Marcel Granollers. Forse è una considerazione che lascia il tempo che trova ma, almeno ai fini della tesi che sto sostenendo, ipotizziamo che Nadal abbia vinto dieci Roland Garros su dodici partecipazioni, non tredici.

Così facendo la valutazione Elo che assegna il 50% di probabilità di pareggiare il record di Nadal sale a 2595, lo stesso numero di Monte Carlo.

Per il momento, il Monte Carlo Masters sembra essere il torneo in cui Nadal ha giocato il miglior tennis. Con il Roland Garros 2018 quasi alle porte, potrebbe però trattarsi di una dimostrazione della tesi solo temporanea.

Nadal e altri possessori di record

Seppur pochi, ci sono altri giocatori ad aver accumulato vittorie in quantità rilevanti in un singolo torneo, e un comodo elenco dei nomi è disponibile su Wikipedia.

Ne troviamo alcuni che si distinguono, come Federer a Wimbledon, Basilea e Halle o Guillermo Vilas a Buenos Aires dove ha vinto 8 volte, o ancora Borg al Roland Garros con 6 titoli in sole 8 partecipazioni.

La tabella mostra il confronto tra prestazioni, in ordine di valutazione Elo specifica per superficie che darebbe a un giocatore il 50% di probabilità di eguagliare quel risultato.

Giocatore  Torneo           V    Part   Part 50% Elo  
Nadal      Monte Carlo      11   14     2595  
Nadal      Roland Garros*   10   12     2595  
Nadal      Roland Garros    10   13     2570  
Borg       Roland Garros**  6    7      2550  
Nadal      Barcelona        11   13     2505  
Borg       Roland Garros    6    8      2475  
Vilas      Buenos Aires***  8    10     2285  
Federer    Wimbledon        7    18     2285  
Federer    Halle            8    15     2205  
Federer    Basilea          8    15     2180

* escluso il 2016
** escluso il 1973, quando Borg aveva 16 anni
   e perse al quarto turno
*** esclusi gli anni 1969-71, sia perché Vilas
    era molto giovane, sia perché i dati
    a disposizione non sono completi

L’unica prestazione in un singolo torneo all’altezza di quanto realizzato da Nadal è il record di Borg al Roland Garros, ma anche in quel caso se non viene considerata la sconfitta del 1973 quando era sedicenne.

I record di Federer a Wimbledon, Basilea e Halle sono rimarchevoli, ma non raggiungono il livello di Nadal dato il più alto numero di partecipazioni di Federer, il quale, a differenza di Nadal, non è arrivato sul circuito maggiore pronto per vincere tutto sulla sua superficie preferita. Le sconfitte conseguite agli inizi sono parte della ragione per cui il record di Federer in questi tornei è inferiore.

Non avevamo certo bisogno di una conferma numerica del fatto che i risultati di Nadal nei tre tornei preferiti sono tra i migliori di sempre.

Abbiamo però visto quanto sia netto il suo predominio e come pochi altri traguardi nella storia del tennis possano lontanamente reggere il paragone.

C’è un pensiero che mette i brividi: fra un mese, è possibile che debba aggiornare i dati dell’articolo con numeri più sbalorditivi, perché il più grande spettacolo sulla terra battuta non è ancora finito.

Rafael Nadal and the Greatest Single-Tournament Performances

Quanto è offensivo il gioco di Jelena Ostapenko?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 16 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Se vi sono rimaste impresse solo due statistiche riguardo a Jelena Ostapenko, la sorprendente vincitrice del Roland Garros 2017, probabilmente per prima è la sua velocità con il dritto – che è in media superiore a quella di Andy Murray – e poi i 299 vincenti che ha colpito durante le sette partite giocate a Parigi. Non sono del tutto sicuro di quanta enfasi dovremmo riporre sulla velocità dei colpi e, istintivamente, non ho una grande passione per le statistiche secche. Nonostante questo, è comunque difficile non rimanere colpiti.

Rispetto a Simona Halep, Timea Bacsinszky e Caroline Wozniacki, le ultime tre giocatrici che ha sconfitto per arrivare al titolo, Ostapenko stava giocando praticamente un altro sport. Il suo stile ricorda di più quello di altre campionesse Slam come Petra Kvitova e Maria Sharapova, che più che costruire il punto lo distruggono. Quello che mi preme scoprire quindi è come Ostapenko si posizioni nei confronti delle giocatrici più offensive sul circuito femminile.

La propensione offensiva con l’indice di offensività

Fortunatamente, esiste già una statistica per misurarlo, che prende il nome di Aggression Score o indice di offensività e che abbrevio in AGG. È una statistica che richiede la conoscenza di tre informazioni per ciascun punto: quanti colpi sono stati giocati, chi ha vinto il punto e come. Con questi dati a disposizione, siamo in grado di calcolare le percentuali relative a vincenti, errori non forzati o errori forzati dell’avversaria sul totale dei colpi di una giocatrice (tecnicamente, il denominatore raccoglie le “opportunità da colpo”, che comprendono i colpi che una giocatrice non è riuscita a giocare dopo che la sua avversaria ha siglato un vincente, ma a scarsa influenza sul risultato finale). Ai fini del calcolo, considero l’AGG senza i servizi della giocatrice – sia ace che servizi vincenti – in modo da isolare la propensione offensiva specifica dello scambio.

L’intervallo tipico di questa versione dell’AGG è tra 0.1 – molto passivo – e 0.3 – estremamente offensivo. Sulla base delle quasi 1600 partite femminili nel database del Match Charting Project, Kvitova e Julia Goerges rappresentano la parte offensiva, con una AGG media intorno allo 0.275. Nonostante vi siano solo quattro partite di Samantha Crawford, i primi indizi suggeriscono che potrebbe diventare lei la più offensiva, con una media al momento di 0.312. Dal lato opposto dell’intervallo troviamo Madison Brengle con 0.11, Wozniaki e Sara Errani a 0.12. Nel campione ci sono prestazioni singole che raggiungono addirittura lo 0.44 (Serena Williams contro Errani al Roland Garros 2013) o scendono fino allo 0.06. Nella finale contro Ostapenko, l’indice di offensività di Halep è stato di 0.08, esattamente la metà della sua media di 0.16.

Dove si colloca Ostapenko

Definito il contesto, vediamo dove si colloca Ostapenko, iniziando dalla finale del Roland Garros 2017. Contro Halep, il suo AGG è stato un incredibile 0.327, cioè il terzo valore più alto per qualsiasi giocatrice in una finale Slam dopo lo 0.344 di Kvitova a Wimbledon 2014 e lo 0.328 di Serena agli Australian Open 2007 (abbiamo nel database dati relativi a tutte le finali Slam fino al 1999 e alla maggior parte per gli anni precedenti).

Servendosi dei dati di IBM Pointstream, che comprendono quasi tutte le partite del Roland Garros 2017, l’offensivitò di Ostapenko in finale è stata la settima più alta di tutte le partite del torneo – tra 188 partite-giocatrice con i dati a disposizione – dietro a due di Bethanie Mattek Sands, una a testa tra Goerges, Madison Keys e Mirjana Lucic…e dietro al primo turno di Ostapenko contro Louisa Chirico. Si è trattato anche del terzo valore più alto contro Halep tra le più di 200 partite della stessa nel database.

Vi siete fatti un’idea: la finale del Roland Garros 2017 è stata una seria manifestazione di gioco offensivo, almeno da un lato del campo. Anche il livello dell’intensità dei colpi non è stato una novità per Ostapenko. Per la stagione 2017 sulla terra, abbiamo dati punto per punto delle sue ultime tre partite al Roland Garros, insieme a due partite al torneo di Charleston e a una al torneo di Praga. In queste sei occasioni, l’AGG più basso di Ostapenko è stato 0.275 contro Wozniaki nei quarti di finale a Parigi. La media delle sei partite è stata di 0.303.

Conclusioni

Se queste recenti prestazioni sono preludio a quanto assisteremo in futuro, è molto probabile che Ostapenko diventerà la giocatrice più offensiva sul circuito femminile. Avendo giocato meno in attacco nelle partite iniziali della sua carriera, la sua media è ancora dietro a quella di Kvitova e Goerges, anche se non di molto e probabilmente ancora per poco. Mette un certo timore pensare a cosa possa succedere all’aumentare della sua forza fisica. Dovremo anche aspettare di vedere come evolve il suo gioco tattico.

Il Match Charting Project contiene almeno 15 partite per 62 diverse giocatrici. La tabella elenca l’indice di offensività specifico dello scambio per ciascuna di esse:

Giocatrice       Partite   AGG Scambio  
Goerges          15        0.277  
Kvitova          57        0.277  
Ostapenko        17        0.271  
Keys             35        0.261  
Giorgi           17        0.257  
Lisicki          19        0.246  
Garcia           15        0.242  
Vandeweghe       17        0.238  
S. Williams      108       0.237  
Siegemund        19        0.235  
Pavlyuchenkova   17        0.230  
Kovinic          15        0.223  
Mladenovic       28        0.222  
Li               15        0.218  
Sharapova        73        0.217  
                                              
Giocatrice       Partite   AGG Scambio  
Bouchard         52        0.214  
Ivanovic         46        0.211  
Muguruza         57        0.210  
Safarova         29        0.209  
Pliskova         42        0.207  
Vesnina          20        0.207  
V. Williams      46        0.205  
Konta            31        0.205  
Puig             15        0.203  
Cibulkova        38        0.198  
Navratilova      25        0.197  
Graf             39        0.196  
Sevastova        17        0.194  
Stosur           19        0.193  
Stephens         15        0.190  
                                              
Giocatrice       Partite   AGG Scambio  
Makarova         23        0.189  
Davis            16        0.186  
Watson           16        0.185  
Gavrilova        20        0.183  
Henin            28        0.183  
Bertens          15        0.181  
Seles            18        0.179  
Kuznetsova       28        0.174  
Bacsinszky       28        0.174  
Azarenka         55        0.170  
Petkovic         24        0.166  
Vinci            23        0.164  
Strycova         16        0.163  
Bencic           31        0.163  
Jankovic         24        0.162  
                                              
Giocatrice       Partite   AGG Scambio
Riske            15        0.161  
Kerber           83        0.161  
Pennetta         23        0.160  
Halep            218       0.160  
Suarez Navarro   31        0.159  
Hingis           15        0.157  
Evert            20        0.152  
Kasatkina        18        0.148  
Svitolina        46        0.141  
Putintseva       15        0.137  
Cornet           18        0.136  
Radwanska        90        0.130  
Beck             16        0.126  
Niculescu        25        0.124  
Wozniacki        62        0.122  
Errani           23        0.121

(Il numero di partite per qualche giocatrice differisce da quello del database. Questo perché ho eliminato quelle con troppe informazioni mancanti o in formati che non riconciliavano con il codice che ho utilizzato per calcolare l’indice di offensività.)

Just How Aggressive is Jelena Ostapenko?

Jelena Ostapenko promette di diventare più della prossima Iva Majoli?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 14 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Vincere un torneo dello Slam da giovanissima – o nel caso della campionessa del Roland Garros 2017 Jelena Ostapenko da appena ventenne – è un’impresa eccezionale. Ma non è sempre garanzia di futura grandezza.

Molte delle più grandi di tutti i tempi hanno lanciato la loro carriera vincendo titoli Slam a partire da vent’anni, ma ci sono tre giocatrici che hanno vinto il primo Slam a un’età simile a quella di Ostapenko e il cui successivo percorso funge da ammonimento in senso opposto: Iva Majoli, Mary Pierce e Gabriela Sabatini. Ciascuna di loro non era più grande di vent’anni e tre mesi quanto ha vinto il primo Slam e delle tre solo Pierce è riuscita a vincerne un secondo.

Va detto però che paragonare l’età di Ostapenko a quella di precedenti campionesse Slam non le rende giusto merito. Negli ultimi due decenni il tennis femminile è “invecchiato”: l’età media del tabellone di singolare al Roland Garros 2017 era di 25.6 anni, solo di pochi giorni più bassa del record stabilito al Roland Garros stesso e a Wimbledon lo scorso anno.

Sono due anni in più dell’età media di una giocatrice attiva quindici anni fa, e quattro anni in più della media del tabellone di trent’anni fa. All’inizio del Roland Garros 2017, c’erano solo cinque giovanissime tra le prime 100 del mondo; alla fine del 2004, l’anno in cui Maria Sharapova e Svetlana Kuznetsova hanno vinto il loro primo Slam, ce n’erano quasi il triplo.

Età relativa

Per questo non sembra corretto raggruppare Ostapenko con le precedenti campionesse diciannovenni o ventenni. Invece, dovremmo considerare l’età relativa di Ostapenko – vale a dire la differenza con l’età media delle giocatrici in tabellone – che era inferiore rispetto alle altre di 5.68 anni.

Nell’articolo in cui ho introdotto il concetto di età relativa, il termine di paragone era sulle semifinaliste Slam e, in ogni epoca, ci sono state diverse giocatrici che hanno raggiunto le semifinali per poi spegnersi nel proseguo della carriera con altrettanta rapidità. Non si può dire lo stesso delle giocatrici che invece hanno vinto uno o più Slam.

Negli ultimi trent’anni, solo due giocatrici hanno vinto uno Slam con un’età relativa superiore a quella di Ostapenko: Sharapova, più giovane di 6.66 anni rispetto al campo partecipazione degli US Open 2004 e Martina Hingis, che ha realizzato tre quarti di Slam nel 1997 a sedici anni, cioè tra i 6.3 e i 6.6 anni più giovane del tabellone.

Gruppo esclusivo

Nelle prime cinque di questa speciale classifica figurano giocatrici che danno ulteriore peso all’esclusività del gruppo in cui si trova Ostapenko, tra cui Monica Seles (5.29 anni più giovane al Roland Garros 1990) e Serena Williams (5.26 anni più giovane agli US Open 1999).

Ognuna di queste quattro giocatrici ha poi raggiunto anche il numero 1 della classifica mondiale e vinto almeno cinque Slam, una previsione eccessivamente ottimistica per Ostapenko che, anche dopo aver vinto a Parigi, rimane fuori dalle prime 10.

In quanto a età relativa, Majoli, Pierce e Sabatini non sono un grande termine di paragone, visto che Majoli e Pierce erano solo di 3 anni più giovani della media del tabellone e Sabatini solo di 2 anni più giovane. In confronto, Garbine Muguruza era più giovane di 2 anni e mezzo rispetto alla media del tabellone quando ha vinto il Roland Garros 2016 all’età di 22 anni.

Non c’è una risposta definitiva

C’è una conclusione? Purtroppo non ho una risposta definitiva e probabilmente non riusciremo ad averne una per molti anni. Per la maggior parte dell’era Open, fino a circa dieci anni fa, l’età media sul circuito femminile ha oscillato tra i 21 e i 23 anni. Quindi, per la popolazione aggregata delle prime vincitrici di uno Slam, l’età effettiva e quella relativa sono altamente correlate.

È solo nell’ultima decade che i numeri hanno iniziato a divergere significativamente, per merito di diverse campionesse debuttanti. Dobbiamo ancora vedere che tipo di evoluzione prenderà la carriera di Ostapenko e Muguruza, e forse anche quella di Victoria Azarenka e Petra Kvitova. Al fine di testare l’ipotesi serve un campione più grande per cui ci sarebbe bisogno di altre giovanissime prime vincitrici di Slam, che potrebbero emergere quando Sharapova e Williams si sono ritirate.

Is Jelena Ostapenko More Than the Next Iva Majoli?

I debutti tra finalisti nei tornei Slam

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 10 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ci sono molte “prime” per la ventenne Jelena Ostapenko nella finale del Roland Garros 2017. Con solo otto partecipazioni a tornei Slam, non è mai andata oltre il quarto turno. La sua avversaria, Simona Halep, ha già giocato una finale al Roland Garros, perdendo nel 2014 contro Maria Sharapova, ma condivide con Ostapenko il fatto che si tratti della loro prima partita.

Solitamente, le finali Slam sono riservate a un ristretto gruppo di giocatrici (e giocatori), che tendono a giocare una contro l’altra molto frequentemente.

Donne

Dal 1980, le finaliste Slam avevano giocato in precedenza una media di 12 volte. Le due veterane finaliste degli Australian Open 2017, Serena Williams e Venus Williams, avevano giocato ben 27 volte prima della partita di Melbourne.

Questo rende il debutto tra Halep e Ostapenko inusuale, ma non del tutto inedito. La finale del Roland Garros 2012 è stata la prima partita tra Sharapova e Sara Errani (dopo la quale hanno giocato altre cinque volte). Complessivamente, negli ultimi 35 anni ci sono stati cinque debutti in una finale Slam, come mostrato nella tabella.

Slam       Vincitrice    Finalista               
2012 RG    Sharapova     Errani         
2009 US    Clijsters     Wozniacki  
2007 W     V. Williams   Bartoli      
1988 RG    Graf          Zvereva

(Probabilmente ce ne sono state altre prima, ma ci sono diverse partite mancanti a metà degli anni ’70 nel mio database, quindi non posso esserne certo.)

In tutti questi casi, la giocatrice più navigata ha battuto quella emergente, aspetto che fa ben sperare per Halep (che ha però perso con il punteggio di 6-4 4-6 3-6, n.d.t.). Di converso, Halep è indietro rispetto alle altre vincitrici, tutte già campionesse Slam prima delle finali nell’elenco.

Uomini

Nel circuito maschile i debutti tra finalisti nei tornei Slam sono più frequenti, anche se sono passati quasi dieci anni dall’ultima volta. Ed è probabile che per la prossima aspetteremo ancora a lungo. Rafael Nadal e Stanislas Wawrinka giocheranno contro per la 19esima volta, e dei possibili 45 accoppiamenti tra i primi 10, solo Kei Nishikori e Alexander Zverev non hanno mai giocato tra loro. L’accoppiamento immediatamente più alto in classifica senza uno scontro diretto è quello tra Andy Murray e Jack Sock che, pensandoci bene, potrebbe essere un’interessante finale il mese prossimo a Wimbledon.

L’ultimo debutto su un palco così importante è stata la finale degli Australian Open 2008, tra Novak Djokovic e Jo Wilfried Tsonga. Si è trattata dell’ottava volta negli ultimi 35 anni, come mostrato nella tabella.

Slam       Vincitore    Finalista                
2008 AO    Djokovic     Tsonga   
2003 US    Roddick      Ferrero  
1997 RG    Kuerten      Bruguera       
1997 AO    Sampras      Moya          
1996 W     Krajicek     Washington   
1986 RG    Lendl        Pernfors      
1985 W     Becker       Curren         
1984 AO    Wilander     Curren

Prima del 1982, molti debutti avvenivano agli Australian Open, che a quel tempo erano soliti avere un tabellone più debole degli altri Slam. Ad esempio, la finale del 1979 fu giocata tra Guillermo Vilas e John Sadri. Se Vilas si è poi attestato tra i grandi di sempre, Sadri non è mai andato oltre il quarto turno in tutti gli Slam in cui ha partecipato, dove avrebbe potuto giocare più spesso con Vilas.

Almeno un’altra volta

Una cosa sembra certa: non sarà l’ultima partita tra Halep e Ostapenko. Tutti gli accoppiamenti presenti nell’elenco hanno giocato almeno una volta dopo la loro finale Slam e, con l’eccezione di Mats Wilander contro Kevin Curren, tutti hanno giocato almeno altre due volte.

Halep ha solo 25 anni, quindi se rimane al vertice e Ostapenko continua a scalare la classifica, potrebbe essere un accoppiamento analogo a quello tra Steffi Graf e Natalia Zvereva, che hanno giocato altre venti volte dopo la finale del Roland Garros 1988.

La perdente della finale 2017 vorrà però evitare il destino di Zvereva: di quelle venti partite infatti ne ha vinta una sola.

First Meetings in Grand Slam Finals

I giocatori migliori al Roland Garros 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’11 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo la sorprendente vittoria di Jelena Ostapenko su Simona Halep per il titolo femminile, c’è grande attesa per la finale maschile del Roland Garros 2017, perché tutti si chiedono se Stanislas Wawrinka sarà in grado di fermare Rafael Nadal e impedirgli la conquista del decimo titolo (Nadal ha poi sconfitto Wawrinka con il punteggio di 6-2 6-3 6-1, n.d.t.).

Nadal è già l’indiscusso Re della Terra Battuta con il record di nove titoli vinti al Roland Garros. E, rispetto a Wawrinka, ha avuto un cammino molto più agevole fino alla finale, non avendo perso nemmeno un set e avvantaggiandosi anche del ritiro di Pablo Carreno Busta nei quarti di finale. Wawrinka invece è arrivato in finale dopo un’estenuante maratona al quinto set con un ritrovato Andy Murray.

Sono tutti elementi che fanno pensare che la probabilità di Wawrinka di una vittoria a sorpresa come quella di Ostapenko sia piuttosto ridotta. Anche se non deve essere sottovalutato il record immacolato di Wawrinka nelle finali Slam che, con tre titoli su altrettanti tentativi, lo rende uno dei giocatori migliori nei momenti chiave delle finali Slam. Questo suggerisce che, con l’avanzare del torneo, Wawrinka sia in grado di alzare il proprio gioco, forse anche stimolato dall’intensità crescente del livello competitivo. Se fosse vero, il pronostico per una vittoria di Wawrinka dovrebbe riflettere maggiore ottimismo.

È possibile trovare evidenza del fatto che Wawrinka sia migliorato turno dopo turno al Roland Garros 2017?

Possiamo farci un’idea esaminando le tendenze sul rendimento al servizio e alla risposta in ciascun turno. L’immagine 1 mostra le prestazioni aggiustate al servizio e alla risposta fino alle semifinali di entrambi i contendenti, che tengono in considerazione la bravura al servizio e alla risposta di ogni avversario affrontato e permettono un confronto omogeneo (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Una delle statistiche più sorprendenti quest’anno è la prestazione al servizio di Nadal, con cui ha ottenuto una media aggiustata di punti vinti del 75.6%. Avesse potuto completare la partita con Carreno Busta, sarebbe al primo posto per il torneo. Si tratta di un numero sconvolgente, considerando che il servizio non è la sua arma migliore e che è conosciuto per essere stato in passato abbastanza prevedibile. Questo cambiamento potrebbe essere un fattore decisivo per la finale.

IMMAGINE 1 – Rendimento al servizio e alla risposta (aggiustato per avversario)

Nadal è in vantaggio anche alla risposta con una media aggiustata del 53.9%. In media Wawrinka è dietro di più di 5 punti percentuali, ma ha fatto vedere una tendenza positiva sulla prestazione alla risposta, forse il segno più evidente della sua progressione partita dopo partita.

Numeri nei momenti chiave non a favore di Wawrinka

Se analizziamo il rendimento nei momenti chiave per avere un’idea più precisa della capacità di gestire la pressione di entrambi i finalisti, i numeri non depongono a favore di Wawrinka. Infatti, in situazioni di momenti chiave al servizio e alla risposta, Wawrinka insegue Nadal con in media uno scarto di diversi punti percentuali. Lo scenario si fa però migliore quando consideriamo che raramente Nadal è stato messo davvero in difficoltà, riuscendo ad andare avanti con così tanta facilità da non figurare nemmeno tra le prime 10 prestazioni migliori nei momenti chiave del Roland Garros 2017.

IMMAGINE 2 – Tendenze nei momenti chiave dei due finalisti

Come Nadal riuscirà a gestire la pressione nel caso Wawrinka dovesse trovare un modo per metterlo alle strette è tutto da scoprire. Wawrinka, d’altro canto, ha dato prova di aumentare la qualità del gioco nei momenti che più contano. Questo non ha evidenza solo nel suo record per le finali Slam, ma anche nel differenziale di rendimento nei momenti chiave al servizio e alla risposta, con una prestazione sotto pressione superiore del +0.6% e del +3.9%. Potremmo quindi assistere a una partita più equilibrata di quella che le quote degli scommettitori ritengono non possa essere.

French Open ATP Leaders

Le giocatrici migliori al Roland Garros 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 10 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Manca poco alla finale femminile del Roland Garros 2017. Dopo 126 partite, Simona Halep, 25 anni, e Jelena Ostapenko, 20 anni, sono le ultime due giocatrici rimaste in tabellone. Chiunque vinca, sarà campionessa di Parigi per la prima volta e vincerà il suo primo torneo Slam.

Diversi aspetti rendono l’accoppiamento della finale sorprendente. Halep è la testa di serie numero 3, ma c’erano diversi dubbi sulle sue condizioni e resistenza alla vigilia del torneo, visto il pesante infortunio alla caviglia subito agli Internazionali d’Italia solo qualche giorno prima dell’inizio del primo turno. Ostapenko invece non è tra le teste di serie e non ha mai vinto un titolo del circuito maggiore. Ipotizzare che un giovane talento emergente raggiungesse una finale a soli due anni dopo la prima apparizione in un tabellone principale Slam avrebbe richiesto spiccate doti di chiaroveggenza.

Se nel primo giorno di partite al Roland Garros la probabilità di una finale tra queste due giocatrici era piuttosto remota, non c’è dubbio alcuno che abbia richiesto a entrambe qualità e dedizione straordinarie per raggiungere una pietra miliare delle rispettive carriere. In quest’analisi, voglio ripercorrere le migliori prestazioni femminili al Roland Garros con attenzione speciale al rendimento di Halep e Ostapenko.

Giocatrici migliori al servizio e alla risposta

Come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.), dal primo turno alle semifinali, il rendimento al servizio vede Halep con una media del 62% di punti vinti e Ostapenko poco dietro con il 61.4%. Alla risposta, la differenza è sempre molto ravvicinata, con Halep in leggero vantaggio con una media del 55.1%, rispetto al 54.6% di Ostapenko. È utile ricordare che è possibile confrontare questi numeri anche di fronte a percorsi differenti delle due giocatrici perché si tratta di valori che tengono in considerazione la bravura al servizio e alla risposta di ogni avversaria affrontata.

IMMAGINE 1 – Rendimento al servizio e alla risposta (aggiustato per avversaria)

È interessante come Halep abbia incrementato la sua prestazione al servizio negli ultimi quattro turni, mentre Ostapenko sia rimasta abbastanza stabile, se si esclude il secondo turno in cui ha sconfitto Monica Puig con un rendimento estremamente efficiente. Per quanto riguarda il gioco alla risposta, durante la prima settimana di competizioni non c’è stata praticamente alcuna differenza. Nelle ultime due partite, Halep ha mostrato del cedimento, e questo potrebbe metterla in difficoltà in finale se la tendenza si mantiene tale.

Halep e Ostapenko al secondo e terzo posto per rendimento cumulato

Come mostrato nelle tabelle, il rendimento cumulato al servizio e alla risposta vede Halep e Ostapenko rispettivamente al secondo e terzo posto per il torneo. Il fatto che nessuna giocatrice sia riuscita a classificarsi nella stessa posizione in entrambe le categorie rende la stabilità della prestazione di Halep e Ostapenko ancora più impressionante.

Per arrivare alla finale, sia Halep che Ostapenko hanno dovuto affrontare avversarie molto combattive. Le ultime due partite di Halep sono andate al terzo set. Ostapenko è andata al set decisivo in quattro delle 6 partite, tra cui il primo turno e gli ultimi tre turni. Inevitabilmente, partite così equilibrate rendono ogni punto più critico e il livello di prestazione sui punti più importanti fondamentale.

Halep si avvantaggia al servizio nei punti a maggior pressione

Le statistiche sui momenti chiave si concentrano sul rendimento nei punti più importanti. La prestazione al servizio e alla risposta di Halep e Ostapenko in questo senso aggiunge una dimensione interessante a quanto mostrato dalle statistiche complessive per le due giocatrici. Come mostrato dall’immagine 2, sotto pressione al servizio, Halep si è distanziata da Ostapenko, con una media nei momenti chiave del 61.3%, rispetto al 55.5% di Ostapenko.

Ostapenko si avvantaggia alla risposta nei punti a maggior pressione

Invece, sotto pressione alla risposta è Ostapenko che ha un vantaggio rispetto a Halep, con una media nei momenti chiave del 52.1% rispetto al 51.6% di Halep.

IMMAGINE 2 – Tendenze nei momenti chiave delle due finaliste

Dall’analisi di ciascuna partita, possiamo osservare che negli ultimi turni Halep ha dominato al servizio nei momenti chiave e Ostapenko ha fatto lo stesso alla risposta. Questo rende la loro partita un confronto tra abilità: se il punteggio sarà equilibrato, non siamo ora in grado di dire chi manterrà il livello migliore al servizio e alla risposta nei momenti chiave.

French Open WTA Leaders

Simona Halep e le rimonte dopo aver annullato uno o più match point

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’8 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Durante il quarto di finale al Roland Garros 2017 tra Elina Svitolina e Simona Halep, Svitolina è arrivata ad avere un vantaggio insormontabile di 6-3 5-1. In quel momento, le sue probabilità di vittoria erano – a seconda dei numeri utilizzati per il calcolo – tra il 97 e il 99%. Halep ha però poi rimontato fino al 5-5, e nel tiebreak del secondo set Svitolina si è ritrovata sul 6-5, a un punto dalla partita. Halep ha annullato il match point, vinto il tiebreak e chiuso con facilità 6-0 al terzo.

È facile trovare una storia per una sequenza di eventi come questa: dopo aver gettato due importanti situazioni di vantaggio, Svitolina si è smarrita e la vittoria del terzo da parte di Halep era praticamente una formalità. Forse è andata proprio così. È impossibile verificarlo sulla base di una sola partita, ma non è esattamente la prima volta in cui una giocatrice non è riuscita a chiudere la partita ed è dovuta ripartire da zero nel terzo set.

Chi vince il secondo set ha un leggero vantaggio all’inizio del terzo

Anche senza un match point annullato, la giocatrice che vince il secondo set ha un leggero vantaggio all’inizio del terzo. Nelle partite di singolare femminile Slam di più degli ultimi sei anni, la giocatrice che ha vinto il secondo set ha poi vinto anche il terzo il 51.3% delle volte. Se invece il secondo set è terminato al tiebreak, la vincitrice ha poi vinto il terzo set il 43.7% delle volte. Anche se può sembrare controintuitivo, rifacciamoci alle nostre conoscenze su quel tipo di set. La vincitrice del secondo set è riuscita a vincerlo a fatica (al tiebreak), mentre la sua avversaria, spesso, ha vinto il primo set più largamente. Il vantaggio psicologico è di aiuto, ma da solo non è in grado di compensare l’eventuale ampia differenza in termini di bravura.

Match point salvati nel secondo set

Esaminiamo più da vicino il caso specifico dei match point salvati nel secondo set. Grazie ai dati resi disponibili da IBM sui siti internet degli Slam tramite Pointstream, abbiamo la successione punto per punto della maggior parte delle partite di singolare Slam dal 2011 (solitamente quelle mancanti sono le partite giocate su campi dove non è previsto il sistema di moviola Hawk-Eye e su alcuni dei campi minori del Roland Garros). Si tratta di più di 2600 partite. In poco più di 1700, una delle due giocatrici ha avuto un match point nel secondo set. Più del 97% delle volte, la giocatrice poi è riuscita a vincere la partita – avendo bisogno in media di 1.7 match point – evitando di dover giocare il set decisivo.

Rimangono quindi 45 partite in cui una giocatrice ha avuto un match point nel secondo set non sfruttato ed è stata costretta ad andare al terzo set. È un campione ridotto e non spiega a tutti gli effetti la sequenza di eventi vista in precedenza, con un crollo nel set finale. Il 60% delle volte – vale a dire 27 partite delle 45 – la giocatrice che non è riuscita a chiudere con il match point nel secondo set, come Svitolina, ha poi perso anche il terzo set, con un punteggio in molti casi netto: in 5 delle 27 partite si è verificato un 6-0 (compreso il quarto di finale con Halep) e il punteggio medio è stato 6-2. Mai un terzo set è andato oltre 6-4.

Non necessariamente un crollo

Anche nelle altre 18 partite – cioè il 40% delle volte in cui la giocatrice con il match point non sfruttato al secondo set si è poi ripresa vincendo il terzo – ci sono stati set piuttosto a senso unico. Infatti, la giocatrice che ha poi perso il terzo set è riuscita a fare in media solo 2.3 game, e anche qui mai meglio di 6-4.

Di fronte a così poche partite, non sembra ragionevole concludere che un margine 60/40 possa essere considerato una legge universale nel tennis. Tuttavia, rappresenta una prova del fatto che le giocatrici non necessariamente crollano dopo aver mancato un match point per una vittoria in due set. Non vi è certezza che quello che è successo a Svitolina possa accadere di nuovo nella prossima partita.

Simona Halep and Recoveries From Match Point Down

Sui punti più importanti, i colpi si accorciano

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 2 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nonostante il nome, gli errori non forzati possono avere un lato positivo. In alcune partite, la giusta tattica prevede un gioco più aggressivo e per colpire più vincenti la maggior parte delle giocatrici (o giocatori) commette anche più errori. Contro alcuni avversari, aumentare il conto dei non forzati – sempre bilanciato da un incremento nei vincenti o in altri colpi a chiusura favorevole del punto – potrebbe essere l’unico modo per vincere.

La settimana scorsa, ho mostrato che uno dei motivi dell’uscita al primo turno di Angelique Kerber al Roland Garros 2017 è stato il numero inusitato di errori nei momenti più importanti.

Come sottolineato da Carl Bialik nel nostro ultimo podcast, non è però tutto qui. Se Kerber infatti avesse giocato in modo più aggressivo nei punti più importanti – una delle possibili cause per l’aumento del numero di errori – anche la sua frequenza di vincenti sarebbe potuta essere più alta. Con un punteggio di 6-2 6-2 in suo sfavore, è difficile pensare che Kerber abbia realizzato più vincenti di non forzati, come infatti non è stato. L’ipotesi di Bialik rimane però valida e vale la pena di sottoporla all’esame numerico.

La leva media di ogni punto in ogni partita

Per farlo, ricapitoliamo i dati a disposizione: 500 partite di singolare femminile degli ultimi quattro Slam e le partite dei primi quattro turni del Roland Garros 2017. Misurando l’importanza di ciascun punto, siamo in grado di determinare la leva (LEV) media di ogni punto in ogni partita, insieme alla LEV media dei punti che sono terminati con un errore non forzato o con un vincente.

Nell’analisi precedente, ho trovato che gli errori non forzati di Kerber nella sua sconfitta al primo turno avevano una LEV media del 5.5%, rispetto a una LEV del 3.8% di tutti gli altri punti. Per lo scopo di questa analisi, utilizziamo la LEV media come parametro di riferimento: la LEV media di 5.5% degli errori non forzati risulta essere maggiore anche della LEV media del 4.1% di tutta la partita.

Per quanto riguarda i vincenti? I 15 vincenti di Kerber sono arrivati su punti con una LEV media del 3.9%, inferiore alla media della partita. Il caso è dunque chiuso: sui punti più importanti, Kerber aveva più probabilità di commettere un errore e meno probabilità di colpire un vincente.

Effetto ridotto

Sull’intero campione, le giocatrici commettono più errori e tirano meno vincenti nei momenti cruciali, ma solo in misura lieve. I punti che terminano con un errore sono circa l’1% più importanti della media (in percentuale e non in termini di punti percentuali, quindi 4.14% invece di 4.1%), mentre i punti che terminano con un vincente sono circa il 2% meno importanti della media.

Nei momenti più significativi, le giocatrici aumentano la frequenza dei vincenti circa il 39% delle volte, e migliorano il rapporto vincenti su non forzati circa il 45% delle volte. Questo a dire che si osserva un effetto a livello di circuito sui punti più importanti, ma di ordine piuttosto ridotto.

Naturalmente, la sconfitta di Kerber al primo turno non è indicativa del modo in cui ha giocato, in generale, negli Slam. Nell’articolo della settimana scorsa, ho citato le quattro giocatrici che meglio sono riuscite a ridurre gli errori nei punti più importanti: Kerber, Agnieszka Radwanska, Timea Bacsinszky, e Kiki Bertens.

Sia Kerber che Radwanska hanno colpito meno vincenti sui punti importanti, ma Bacsinszky e Bertens hanno trovato la giusta combinazione, colpendo qualche vincente in più all’aumentare della pressione. Tra le giocatrici con più di 10 partite Slam giocate dal Roland Garros 2016, Bacsinszky è l’unica a colpire sui punti più importanti un numero maggiore di vincenti rispetto a non forzati più del 75% delle volte.

La passività di Kerber

Rispetto alle sue colleghe, la tattica di Kerber nei momenti che più contano è incredibilmente passiva.

La tabella riepiloga le 21 giocatrici per cui ho a disposizione dati su almeno 13 partite. La colonna “Ind NF” (indice errori non forzati) è simile alla statistica usata in precedenza, e mette a confronto l’importanza media dei punti che terminano con errori con i punti medi.

La colonna “Ind V” (indice vincenti) esprime lo stesso rapporto, ma per i punti che terminano con vincenti, e la colonna “In V+NF” si riferisce – si può immaginare – a una combinazione (ponderata) dei due valori, che serve come estrema approssimazione di una tattica aggressiva sui punti importanti, per la quale valori inferiori a 1 indicano un approccio più passivo di quello tipico di una giocatrice e valori superiori a 1 il contrario.

Giocatrice      Partite  Ind NF  Ind V  Ind V+NF   
Kerber          20       0.92    0.85   0.88  
Cornet          13       0.92    0.87   0.94  
Radwanska       17       0.91    0.95   0.95  
Halep           19       0.93    0.94   0.95  
Stosur          13       0.95    0.98   0.96  
Bacsinszky      14       0.89    1.02   0.97  
Svitolina       15       1.02    0.95   0.97  
Pliskova        18       0.97    0.98   0.97  
Wozniacki       14       0.93    1.00   0.97  
Konta           13       1.00    0.97   0.98  
Garcia          14       0.94    1.02   0.98  
Kuznetsova      17       0.96    0.98   0.99  
Muguruza        20       1.02    0.94   0.99  
V. Williams     25       1.00    0.97   0.99  
Vesnina         13       0.96    1.03   0.99  
Pavlyuchenkova  15       1.03    0.99   0.99  
Vandeweghe      13       1.08    0.95   1.01  
Keys            13       1.01    1.02   1.01  
S. Williams     27       0.99    1.05   1.02  
Suarez Navarro  14       1.00    1.14   1.05  
Cibulkova       14       1.11    1.03   1.07

Il valore combinato di Kerber la separa dal resto del gruppo. I suoi colpi a chiusura del punto – sia vincenti che errori, ma specialmente vincenti – si verificano sproporzionatamente sui punti meno importanti, e l’effetto complessivo ha un valore doppio di quello di Alize Cornet, la giocatrice immediatamente dietro Kerber in quanto a passività nei momenti più importanti. Tutte le altre giocatrici ottengono valori così vicini alla neutralità (valore 1), che eviterei di trarre qualsiasi conclusione sulla loro tattica nei punti a maggiore pressione.

Troppa difesa, poco spazio a errori

Anche quando Kerber vince, ci riesce con un’efficace fase di difesa nei punti chiave. Nelle ultime 20 partite Slam, solo in due occasioni ha colpito vincenti su punti particolarmente importanti (casualmente, una di queste due partite è stata la finale degli US Open 2016).

In generale, il suo stile di gioco più passivo funziona e le ha permesso di vincere 16 delle partite considerate. Ma un tennis basato sulla difesa non lascia troppo spazio per errori, metaforicamente e letteralmente. Nonostante fosse una tattica da tempo codificata, una scarsa esecuzione le è costata la sconfitta contro Makarova.

Smaller Swings In Big Moments

Ripensare l’assegnazione delle teste di serie per il singolare femminile del Roland Garros

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 3 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Sono bastati pochi giorni di partite del tabellone di singolare al Roland Garros 2017 per alimentare il dibattito sull’imprevedibilità del circuito femminile per la stagione in corso. Solo 9 delle 32 teste di serie sono approdate al terzo turno, 23 in meno di quanto ci si attendesse. Sono numeri che hanno spinto il sito tennis.com a parlare di tabellone “decimato”.

Prima dell’inizio del torneo, ho ipotizzato che una delle cause per l’evidente situazione di caos nel circuito femminile fosse il cattivo funzionamento della classifica ufficiale. Con un sistema basato sull’accumulo di punti anziché sulla facoltà predittiva dei risultati delle partite, l’assegnazione delle teste di serie per i tornei del 2017 è stata ripetutamente soggetta a meccanismi difettosi che hanno condotto a una percezione esagerata sull’incapacità delle giocatrici più forti di tenere fede alle attese riposte su di loro.

In replica a questa ipotesi, Jeff Sackmann di TennisAbstract ha sottolineato che, se da un lato la classifica WTA storicamente ha prodotto risultati inferiori a sistemi di valutazione alternativi come Elo (e specialmente Elo specifico per superficie), dall’altro qualsiasi metodo quest’anno avrebbe fatto fatica. Si è infatti assistito a una diminuzione generalizzata dei rendimenti predittivi della classifica e di sistemi più probabilistici, a indicazione che il 2017 è diventato sempre meno pronosticabile.

Periodo di transizione

Anche se la classifica ha contribuito a dare l’impressione di un circuito femminile sottosopra, non è l’unico fattore. Sackmann suggerisce infatti che potremmo essere di fonte a un periodo di transizione per il circuito femminile, nel quale la nuova generazione sta cercando di emergere in un contesto in cui il futuro delle giocatrici precedentemente dominanti, come Serena Williams e Victoria Azarenka, è incerto.

Se effettivamente si è in presenza di una fase di transizione, allora il modo in cui consideriamo lo storico nelle prestazioni delle giocatrici potrebbe essere particolarmente cruciale per fare pronostici. Se alcune giocatrici si trovano in un momento di grande ascesa mentre altre sono nel mezzo di un periodo di calo considerevole, il rendimento di 12 mesi fa o anche di 6 mesi fa potrebbe avere poco valore nel definire oggi le nostre attese.

Variazione delle attese in funzione delle partite passate

Mi è venuta quindi la curiosità di andare a vedere quanto le attese di vittoria per la stagione corrente varierebbero in funzione del periodo temporale di partite passate considerato. Ho quindi calcolato un Elo per superficie, o sElo, e le relative teste di serie che ne deriverebbero per il Roland Garros 2017 utilizzando quattro diversi intervalli temporali di partite passate: 12, 9, 6 e 3 mesi. L’immagine 1 mostra i risultati per tutte le giocatrici che sono entrate nelle prime 32 in almeno uno dei periodi considerati (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Andamento in termini di stabilità nelle valutazioni Elo delle teste di serie femminili al Roland Garros per intervalli temporali considerati

Se durante l’ultimo anno la bravura di una giocatrice è rimasta costante, dovremmo aspettarci un grafico con linee piatte per ognuna di esse. In realtà però, le linee che osserviamo sono tutt’altro che piatte. In termini di teste di serie, il cambiamento mediano per giocatrice da un periodo all’altro è stato di 4 posizioni. Solo otto giocatrici hanno mantenuto una buona stabilità nel livello di rendimento a prescindere dalla durata considerata, tra cui Elina Svitolina, Kristina Mladenovic, Simona Halep e Venus Williams.

L’immagine 2 mostra le 32 teste di serie che sarebbero state selezionate per il Roland Garros se si fosse utilizzato il sistema sElo per ciascuno dei quattro periodi di tempo. L’ultima colonna invece riporta la testa di serie ufficiale del torneo. Le giocatrici che sono ancora in tabellone alla stesura di questo articolo sono evidenziate in verde.

Scostamento tra sElo e le teste di serie ufficiali

È interessante notare come sElo si discosti in misura importante rispetto all’assegnazione ufficiale delle teste di serie, a prescindere dal periodo di tempo considerato. Lo si nota specialmente per la testa di serie numero 1, che in nessun caso viene assegnata ad Angelique Kerber ma per ben tre volte a Svitolina.

Rispetto alle prime 8 teste di serie, il risultato migliore in questa fase è forse ottenuto dalla valutazione Elo a 3 mesi, con 6 delle 8 teste di serie ancora in tabellone e con Laura Siegemund una delle due assenti per via di un infortunio che ne ha impedito la partecipazione. Il fatto che una metodologia predittiva che considera solo i risultati degli ultimi 3 mesi abbia un margine – per quanto minimo – sulle altre, è ulteriore indicazione della volatilità di prestazioni sul circuito femminile nella stagione in corso.

IMMAGINE 2 – Selezione delle teste di serie con sistema sElo rispetto agli intervalli di tempo considerati

Rethinking Women’s French Open Seedings

Il comportamento sulla terra, nel corso degli anni, dei quattro maggiori contendenti al Roland Garros

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 maggio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nelle fasi iniziali del Roland Garros 2017 che ha preso il via in questi giorni, i quattro giocatori sotto i riflettori sono certamente il nove volte campione Rafael Nadal, il campione uscente Novak Djokovic, il finalista della scorsa edizione Andy Murray e l’aspirante al titolo Dominic Thiem.

In due precedenti articoli, ho analizzato il rendimento di questi giocatori per la stagione in corso sulla terra battuta. In questa sede, voglio dare uno sguardo sul passato e aggiungere delle informazioni che inquadrano con maggiore dettaglio la prestazione di ciascun giocatore sulla terra.

La prima vittoria di Nadal al Roland Garros nel 2005 sembra un valido punto di partenza per definire un orizzonte temporale di riferimento.

L’immagine 1 mostra la prestazione al servizio dei quattro giocatori considerati dal 2005 al 2017 (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Per ciascun anno, ho riassunto i risultati al servizio calcolando rispettivamente la mediana, il minimo e il massimo in tutte le partite giocate sulla terra. Come già visto, la prestazione al servizio è aggiustata per il livello di bravura dell’avversario, in modo da dare più merito al giocatore che serve meglio contro un avversario forte, e viceversa.

Cosa dicono i numeri?

Nel periodo considerato, tutti e quattro hanno fatto progressi duraturi, ma sono Murray e Thiem ad aver ottenuto la variazione positiva più significativa.

Al servizio

Tra il 2007 e il 2016, Murray ha migliorato la sua prestazione al servizio di 2 punti percentuali all’anno. Nel 2017 però, il suo rendimento è stato quasi catastrofico, servendo con una media del 60% che lo ha riportato ai livelli del 2007.

Thiem, il neofita del gruppo se così lo si può definire, è emerso negli ultimi tre anni, nei quali anche lui ha migliorato di 2 punti percentuali all’anno senza dare segnali di rallentamento.

IMMAGINE 1 – Rendimento al servizio sulla terra per i quattro giocatori considerati nel periodo tra il 2005 e il 2017

È interessante notare un’evoluzione molto simile tra Djokovic e Nadal. Quest’ultimo è riuscito in media a stare davanti a Djokovic di diversi punti percentuali per gran parte della carriera, fino a quando nel 2015 e 2016 Djokovic ha servito ai livelli di Nadal del 2012 e 2013. Nell’anno in corso Nadal ha ripreso il comando, riuscendo a raggiungere un incredibile 75%, con i passaggi a vuoto di Djokovic che lo hanno fatto scendere al 67%, la sua prestazione media al servizio più bassa dal 2010.

Alla risposta

Alla risposta, è curioso come Murray sia l’unico dei quattro giocatori ad aver mostrato un miglioramento continuo, anche se in misura minore anno su anno, in media, rispetto a quanto ottenuto con il servizio.

IMMAGINE 2 – Rendimento alla risposta sulla terra per i quattro giocatori considerati nel periodo tra il 2005 e il 2017

Tra il 2008 e il 2016, Djokovic è stato estremamente solido alla risposta, riuscendo a mantenere una media tra il 49 e il 50% quasi ogni anno. E’ per questo che per lui il 2017 si distingue dagli altri anni, per due motivi: da un lato, una media di solo il 44% di punti vinti alla risposta è un livello minimo mai raggiunto recentemente; dall’altro, la variazione di prestazione alla risposta è stata considerevole, con dei minimi molto bassi e dei massimi molto alti, come non gli era mai successo nella carriera.

L’immagine 2 autorizza a definire Nadal il re della terra, senza restrizioni. Non solo ha mantenuto la prestazione media alla risposta più alta dei quattro, ma raramente è sceso sotto al 40%, come nessuno degli altri è riuscito a fare. Inoltre, sono moltissime le partite di Nadal negli anni in cui ha vinto la maggior parte dei punti alla risposta. Anche in presenza di un lieve calo, le sue statistiche alla risposta nel 2017 lo posizionano sui livelli del periodo dal 2010 al 2012, quando ha sempre vinto il titolo al Roland Garros.

Thiem invece deve fare ancora molta strada per ricucire la distanza da Nadal, anche se nel 2017 ha fatto vedere di essere in grado di rispondere al pari di Nadal.

Il re della terra battuta

In virtù di questi rendimenti anno per anno, possiamo rinnovare la nostra ammirazione per il predominio e la continuità di Nadal sulla terra in un periodo di tempo così lungo, e riporre qualche dubbio sullo stato di forma di Murray e Djokovic, il primo con pochi aspetti positivi su cui fare affidamento, il secondo con risultati sulla terra mai altrettanto altalenanti in carriera, che potrebbero in parte spiegare la decisione di abbandonare la sua squadra storica e iniziare a collaborare con Andre Agassi. Sarà interessante seguire il cammino di Murray e Djokovic al Roland Garros e vedere se riusciranno ad arrivare fino in fondo.

Clay Court Performance Trends Of French Open Title Men’s Top 4