Le probabilità di chiudere il set al servizio

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 28 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Servire per il set è difficile…almeno così dicono. Come altre note supposizioni nel tennis, anche questa è soggetta al fenomeno cognitivo umano del bias di conferma. Ogni volta che vediamo un giocatore faticare per chiudere il set al servizio, siamo propensi a enfatizzare le insidie che ha dovuto affrontare nel game. Se chiude con facilità, ignoriamo la cosa o, peggio, sottolineiamo come sia riuscito in una tale prodezza.

Se l’effetto esiste è marginale

Le mie analisi sull’argomento, che raccolgono punto per punto i dati di decine di migliaia di partite delle ultime stagioni, mostrano in questo senso una continuità di risultato: se un effetto esiste, è marginale. Per molti giocatori, e per alcuni sostanziali sottoinsiemi di partite, i break in situazioni di punteggio come 5-4, 5-3 e simili sembrano essere meno probabili, nonostante si tratti di game in cui apparentemente si serve sotto maggiore pressione.   

Uomini

Nelle partite del circuito maggiore maschile, un giocatore tiene il servizio quando sta servendo per il set quasi esattamente spesso come negli altri momenti della partita. Per ogni partita del campione, ho calcolato la percentuale con cui un giocatore tiene il servizio durante la partita. Se servire per il set fosse più difficile che servire in altre situazioni, troveremmo che le percentuali “medie” con cui un giocatore tiene il servizio nelle altre situazioni sarebbero più alte della frequenza con cui lo stesso tiene il servizio quando sta servendo per il set.    

Ma non è così. Su più di 20.000 game di battuta per chiudere il set, il giocatore al servizio ha tenuto il servizio solo lo 0.7% delle volte in meno di quanto atteso, una differenza che si manifesta solo una volta su 143 game di servizio. Il risultato è lo stesso anche limitando il campione sulle situazioni di punteggio molto equilibrate come quelle in cui il giocatore al servizio ha un solo break di vantaggio.   

Pochi giocatori si sono distinti in positivo (o in negativo). Andy Murray chiude il set al servizio circa il 6% più spesso di quanto tenga il servizio in media durante la partita, abilità che lo rende uno di quattro giocatori (tra i 99 che ho analizzato con almeno 1000 game di servizio) a fare meglio della sua stessa media di più del 5%.

Donne

Sul circuito WTA, servire per il set sembra essere un po’ più difficile. In media, una giocatrice chiude il set al servizio il 3.4% meno spesso della sua media di servizi tenuti durante la partita, una differenza che si manifesta circa una volta su 30 game di servizio. Sette di 85 giocatrici analizzate con 1000 game di servizio hanno chiuso il set al servizio almeno il 10% delle volte in meno rispetto al loro standard realizzativo al servizio.

Tra le giocatrici si mette in mostra Maria Sharapova, che chiude il set al servizio il 3% più spesso di quanto tenga il servizio in media durante la partita e chiude il set al servizio quando ha un solo break di vantaggio il 7% più spesso della sua media realizzativa durante la partita. Sharapova è una di 30 giocatrici tra quelle analizzate con a disposizione almeno 100 opportunità per chiudere il set al servizio con un break di vantaggio e l’unica tra queste a eccedere il rendimento atteso al servizio di più del 5%.

Considerata la dimensione del campione – circa 20.000 tentativi di chiudere il set al servizio, di cui quasi 12.000 con un vantaggio di un solo break – questo sembra essere un effetto reale, per quanto ridotto. Sorprendentemente, è nei circuiti minori del tennis femminile che si ottengono risultati diversi. 

ITF femminile

Per le partite di tabellone principale nel circuito ITF, ho analizzato altre 30.000 opportunità di chiudere il set con il servizio, nelle quali le giocatrici hanno tenuto il servizio il 2.4% in più delle volte rispetto alla loro media durante la partita. Nei set a punteggio ravvicinato, quelli con un solo break, la differenza è stata ancora superiore: le giocatrici al servizio per il set hanno tenuto il servizio il 3.5% in più degli altri game di servizio.

Se non altro, mi sarei aspettato che giocatrici di tornei del circuito minore subissero maggiormente le conseguenze declamate dalla saggezza popolare tennistica. Se è difficile servire in situazioni di forte pressione ad alti livelli, dovrebbe esserlo ancora di più per giocatori o giocatrici di caratura inferiore (i quali, presumibilmente, hanno meno esperienza o sono meno abituati a trovarsi in queste circostanze). E invece sembra vero il contrario. 

Challenger

Anche le medie nei circuiti minori del tennis maschile non sistemano definitivamente la questione. Nelle partite del tabellone principale dei Challenger, quando un giocatore serve per il set tiene la battuta l’1.4% in meno rispetto agli altri game di servizio e l’1.8% in meno quando ha il vantaggio aggiuntivo di un break.

Future

Nel tabellone principale dei tornei Future, un giocatore ha le stesse percentuali di successo quando serve per il set degli altri turni in battuta, a prescindere dal vantaggio a disposizione. In tutti i campioni analizzati, ci sono solo una manciata di giocatori il cui record è migliore o peggiore del 10% quando servono per il set, e ancor meno che eccedono, in positivo o in negativo, il rendimento atteso anche solo del 5%. 

Conclusioni

Maggiore è il dettaglio derivante dalle analisi, più l’evidenza dimostra che game e punti sono, per larga parte, indipendenti, vale a dire che i giocatori hanno all’incirca le stesse prestazioni in qualsiasi situazione di punteggio, non importa più di tanto quale tipo di sequenza di punti o di game l’abbia determinata. Per quanto ci siano ancora molte dinamiche di punteggio da analizzare, se quelle di cui più si discute non generano gli effetti sostanziali che a loro si attribuiscono è ipotizzabile che anche altrove questo non accada.      

Se c’è un fondo di verità in affermazioni che sottolineano la difficoltà di chiudere un set al servizio, forse deriva dal fatto che la pressione è sentita allo stesso modo da entrambi i giocatori. Dopotutto, se un giocatore deve tenere il servizio sul 5-4 per chiudere il set, per chi è in risposta il game rappresenta l’ultima opportunità per salvare il set. È possibile che cali il livello di gioco di entrambi i giocatori, ma servono maggiori analisi per capire come questi punti vengano gestiti.

Per il momento, possiamo concludere che i giocatori, a prescindere dal genere o dal livello, chiudono il set al servizio quasi spesso quanto tengono il servizio sull’1-2 o sul 3-3 in qualsiasi altra situazione di punteggio.

The Odds of Successfully Serving Out the Set

Quanto è importante il settimo game del set?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 24 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Poche espressioni di saggezza popolare tennistica sono più scontate dell’idea che il settimo game di ogni set sia particolarmente importante. Anche se è spesso difficile comprenderne la natura, una supposizione ormai così diffusa sembra mettere insieme due diverse convinzioni. 

La prima è che se il punteggio di un set è arrivato sul 3-3, la pressione inizia a farsi sentire ed è meno probabile che il giocatore al servizio tenga la battuta.

 La seconda è che l’esito del settimo game ha conseguenze maggiori rispetto all’immediata variazione di punteggio, forse perché il giocatore che lo vince acquisisce un vantaggio psicologico (comunemente chiamato anche “momentum” o “inerzia”, n.d.t.) derivante dall’aver vinto un game così cruciale.

Mettiamole entrambe alla prova.

Tenere il servizio sul 3-3

Cercando nel mio database di più di 11.000 partite degli ultimi anni di circuito maggiore maschile, ho trovato 11.421 set che hanno raggiunto il punteggio di 3-3. Per ciascuno, ho calcolato la probabilità teorica che il giocatore al servizio tenesse la battuta (in funzione della frequenza di punti ottenuti al servizio durante tutta la partita) e la sua percentuale di game al servizio vinti nella partita. Se la saggezza popolare tennistica ha ragione, la percentuale di game vinti dal giocatore al servizio sul 3-3 dovrebbe essere inferiore di un ampio margine.

Non lo è. Utilizzando il modello teorico, il giocatore al servizio avrebbe dovuto tenere la battuta l’80.5% delle volte. In funzione della capacità di tenere il servizio durante tutta la partita, avrebbe dovuto tenerlo l’80.2% delle volte. Sul 3-3 ha tenuto il servizio il 79.5% delle volte. Questo è sì un valore più basso, ma non a sufficienza per essere minimamente notato dall’occhio umano. La differenza tra l’80.2% e il 79.5% corrisponde all’incirca a un break in più sul 3-3 non di una singola partita di un torneo del Grande Slam, ma di tutto il torneo!

Quasi spesso come negli altri momenti

In nessun modo la differenza dello 0.7% può essere attribuita al fatto che le palline, dopo sei game, siano ormai consumate [1]. Siccome il primo cambio di palline avviene dopo i primi sette game del set, il giocatore al servizio sul 3-3 nel primo set starà sempre utilizzando palline vecchie, aspetto che, secondo un’altra pillola di saggezza popolare tennistica, dovrebbe andare a suo sfavore. In ogni caso, la differenza sul 3-3 tra servizi effettivamente tenuti e servizi che è previsto vengano tenuti è leggermente maggiore dopo il primo set: 78.9% effettivo contro il 79.8% previsto. Anche questa differenza non è grande abbastanza da attribuire al settimo game il peso che gli viene dato. 

La parte semplice del lavoro è stata svolta: i giocatori al servizio tengono la battuta sul 3-3 quasi spesso come negli altri momenti della partita. 

Il vantaggio psicologico dell’aver vinto il settimo game

Sul punteggio di 3-3, il set è combattuto e ogni game conta. Questo è ancor più vero nel tennis maschile, dove i break sono difficili da ottenere. Contro molti giocatori, perdere il servizio così avanti nel set è quasi sinonimo di perdere il set stesso. Però, l’attenzione sul settimo game è un po’ strana. È un game importante in cui servire, ma non tanto quanto servire sul 3-4, sul 4-4, sul 4-5 o…ho reso l’idea. Più il game è vicino alla conclusione del set, più diventa importante, almeno sul piano teorico. Se il game sul 3-3 vale davvero tutto questo clamore, deve conferire a chi lo vince un vantaggio psicologico addizionale.

Per misurare l’effetto del settimo game, ho analizzato nuovamente l’insieme di più di 11.000 set che hanno raggiunto il punteggio di 3-3. Per ogni set, ho calcolato – in funzione dei punti vinti al servizio da entrambi i giocatori – due tipi di probabilità che il giocatore al servizio vinca il set.

La prima, la probabilità del giocatore al servizio sul 3-3 di vincere il set prima del settimo game.

La seconda, la probabilità del giocatore al servizio sul 3-3 di vincere il set dopo aver vinto o perso il settimo game

In questo campione di partite, il giocatore medio al servizio sul 3-3 aveva una probabilità del 48.1% di vincere il set prima del settimo game. Il giocatore al servizio ha poi effettivamente vinto il 49.4% dei set [2].

Non c’è riscontro di un vantaggio psicologico

In più di 9000 set, il giocatore al servizio ha tenuto la battuta nel settimo game. In media, aveva una probabilità del 51.3% di vincere il set prima di servire sul 3-3, che è salita a una media del 57.3% di probabilità dopo aver tenuto il servizio. In realtà, ha poi vinto il set il 58.6% delle volte.

Negli altri 2300 set, il giocatore al servizio ha subito il break. Prima di servire sul 3-3, aveva il 35.9% di probabilità di vincere il set, che è scesa al 12.6% dopo aver perso il servizio. Ha poi vinto il set il 13.7% delle volte. In tutti questi casi, il modello sottostima leggermente la probabilità che il giocatore al servizio sul 3-3 finisca per vincere il set.    

Non c’è riscontro qui di un vantaggio psicologico. I giocatori che tengono il servizio sul 3-3 hanno una lieve probabilità in più di vincere il set rispetto alle previsioni del modello, ma la differenza non è maggiore di quella tra il modello e quanto succede sul campo prima del settimo game. In ogni caso, la differenza è minima e riguarda appena un set su cento.

Quando un giocatore perde il servizio sul 3-3, l’evidenza contraddice direttamente l’ipotesi del vantaggio psicologico. Certamente, il giocatore al servizio ha molte meno probabilità di vincere il set, ma è perché ha appena subito il break! Otterremmo lo stesso risultato se analizzassimo il giocatore al servizio sul 3-4, 4-4, 4-5, o 5-5. Una volta considerate le implicazioni matematiche di un break subito nel settimo game, il giocatore al servizio ha una probabilità di vincere il set leggermente superiore a quella del modello. In questo senso il break non comporta un vantaggio psicologico decisivo nella direzione del giocatore che lo ha ottenuto in risposta.    

Conclusioni

Siamo arrivati alla conclusione.Un giocatore tiene il servizio sul 3-3 quasi spesso come negli altri turni di servizio (a prescindere dal fatto che stia usando palline nuove) e vincere o perdere il settimo game non ha un vantaggio psicologico degno di nota sul resto del set [3]. Tenetelo a mente nelle vostre discussioni con il vicino di casa opinionista di tennis.

Note:

[1] Utilizzando un insieme di partite più ridotto, Klaassen e Magnus hanno visto che servire con palline nuove non si traduce in un maggior numero di servizi tenuti. 

[2] Non è esattamente chiaro il motivo per cui questi numeri non sono il 50%. Mi sono fatto l’idea che gli sfavoriti riescono a non rimanere indietro nel punteggio arrivando sul 3-3 un po’ più spesso di quanto il modello preveda.

[3] Ho fatto lo stesso test su partite WTA, sul circuito ITF femminile, sui Challenger e Future per vedere se dessero risultati diversi per livello o genere. I numeri del circuito ITF sono invertiti rispetto a molti degli altri gruppi ma, complessivamente, nessuno di questi sottoinsiemi è in contraddizione con le conclusioni ottenute sulle partite ATP.

Circuito                           WTA    ITF  CHALL    FUT  
Partite                          11203  17143  18717  14052  
                                                  
% serv. tenuti                   64.3%  54.9%  75.8%  69.9%  
Serv. tenuto sul 3-3             63.4%  57.1%  74.6%  69.4%  
% Serv. tenuto (no primo set)    63.9%  54.4%  75.4%  69.6%  
Serv. tenuto sul 3-3 (no primo)  64.0%  56.4%  73.6%  68.4%  
                                                  
Prob. sul 3-3                    49.2%  49.1%  47.8%  48.2%  
Server set%                      50.0%  49.4%  48.0%  48.7%  

VINCERE game sul 3-3:                                       
Prob. sul 3-3                    54.6%  56.6%  51.8%  53.2%  
Prob. sul 4-3                    65.0%  69.2%  58.8%  61.5%  
% set vinto                      65.8%  68.7%  58.9%  61.2%  

PERDERE game sul 3-3:                                      
Prob. sul 3-3                    40.0%  39.1%  36.1%  36.8%  
Prob. sul 3-4                    21.5%  24.2%  14.9%  17.8%  
% set vinto                      22.8%  23.8%  16.1%  20.3%

How Important is the Seventh Game of the Set?

Quanto è importante il primo punto del game?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 15 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un’opinione diffusa tra giocatori, allenatori e commentatori tv è quella per cui il primo punto di ogni game riveste particolare importanza perché, viene spesso sottolineato, determina poi l’andamento dell’intero game.   

Vincere il primo punto è sicuramente meglio che perderlo, ma non è questo di cui sto parlando, perché altrimenti è meglio vincere tutti i punti piuttosto che perderli, non solo il primo.

Se vincere il primo punto del game è più importante che vincere gli altri, questo dovrebbe dare un vantaggio al giocatore che va oltre il semplice fatto di trovarsi sul 15-0 invece che sullo 0-15. 

Quella tra il 15-0 e lo 0-15, al di là di quale sia l’effetto positivo che può generare, è una differenza sostanziale. Usando un modello teorico che considera ciascun punto indipendentemente, un giocatore che vince tipicamente il 60% dei punti al servizio terrà il servizio circa il 74% delle volte.

Questo vuol dire che sul punteggio di 0-0 il giocatore al servizio ha il 74% di probabilità di vincere il game. Sul 15-0, la probabilità sale all’84%. Sullo 0-15 la probabilità è solo del 58%.

Affermare quindi che il primo punto del game è particolarmente importante significa dire che il divario tra vincere e perdere il primo punto è maggiore di quanto queste percentuali indichino.

Più di 20 mila recenti partite ATP e WTA, in cui sono stati giocati quasi mezzo milione di game, mostrano però che il primo punto non ha più importanza di quella che gli viene attribuita.

Se si escludono, forse, alcuni giocatori e qualche specifico momento di gioco durante la partita, il primo punto non determina un impulso addizionale per nessuno dei due giocatori. 

L’assunzione di base

La prima evidenza è anche forse quella più sorprendente: il giocatore al servizio riceve un vantaggio se perde il primo punto del game, mentre se lo vince non ne riceve alcuno. Questo accade ugualmente per le partite ATP e per quelle WTA. Se il giocatore/giocatrice al servizio perde il primo punto, è circa l’1% più probabile che vinca poi il game rispetto al caso in cui i punti fossero davvero indipendenti l’uno con l’altro.   

Ovviamente, questo non è un invito per il giocatore al servizio a perdere il primo punto di ogni game! Per chi vince mediamente il 60% dei punti al servizio, vincere il primo punto comunque aumenta le probabilità di tenere il servizio all’84%. Ma invece del 58% di probabilità di vincere il game dallo 0-15 come previsto dal modello teorico, nella realtà si tratta di una percentuale tra il 58.5 e il 59%. 

Un effetto di questo tipo non lo si nota certamente guardando partite di tennis in tv e probabilmente non ha nemmeno conseguenze pratiche. Ma su campioni molto ampi di recenti partite professionistiche, è dimostrato che il primo punto del game non conferisce al giocatore che lo conquista alcun beneficio aggiuntivo.

Circostanze in cui vincere il primo punto del game conta davvero

Di fondo, il primo punto ha validità solo in termini di effetto immediato sul punteggio. Ci sono però determinate circostante in cui vincere il primo punto sembra poter dare al giocatore al servizio un vantaggio extra, o nelle quali perderlo non rappresenta lo svantaggio che dovrebbe rappresentare.   

Quest’ultima situazione è la più evidente delle due. Sia nel tennis maschile che in quello femminile, chi è al servizio ha una prestazione migliore di quanto indicato dal modello teorico quando è indietro di due break, su punteggi come 0-4, 0-5 e 1-5.

Invece, chi serve in svantaggio di un solo break, fa meglio del modello in misura molto minore, per quanto sempre concreta. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che il giocatore/giocatrice riconosce che quel tipo di game sono assolutamente da vincere (must win games) o, in situazioni di doppio break, a un impegno minore da parte di chi è alla risposta.

A prescindere dal motivo, con un doppio break di svantaggio, le conseguenze dello 0-15 sono molto inferiori rispetto a quanto previsto dal modello. Il giocatore che vince mediamente il 60% dei punti al servizio, invece di trovarsi di fronte a un bivio tra l’84% di probabilità di tenere il game dal 15-0 o il 58% sullo 0-15, può aspettarsi il 91% di probabilità di tenere il game dal 15-0 o il 71% di probabilità dallo 0-15. 

Non ci sono altri effetti se non il vantaggio del punteggio

La situazione si capovolge servendo in vantaggio di un break, ma con effetti minori. Su punteggi come 6-5 e 3-2, il modello ha una buona capacità predittiva della probabilità di tenere il game dal 15-0, ma chi è al servizio ha prestazioni inferiori al modello dallo 0-15.

La differenza è però solo di pochi punti percentuali e può essere dovuta a una maggiore aggressività o concentrazione dal giocatore in risposta, o al fatto che chi è al servizio percepisce la tensione di un punteggio importante.

Tuttavia, nella maggior parte delle situazioni di punteggio l’effetto del primo punto del game non è diverso da quanto visto in aggregato, con il primo punto che non genera effetti se non quelli in termini di vantaggio immediato sul punteggio.

Quanto il giocatore al servizio è condizionato dal primo punto del game

Ci sono alcuni giocatori che sembrano avere una marcia in più dopo la conquista del primo punto. Si raggruppano in due categorie: i giocatori che confermano l’opinione diffusa di riuscire a giocare molto meglio (rispetto alle previsioni del modello) dal 15-0 invece che dallo 0-15, e quelli che sono all’estremo opposto, in grado cioè di ridurre la differenza tra i probabili esiti associati al trovarsi sul 15-0 piuttosto che sullo 0-15. 

Tra i 38 giocatori ATP di cui possiedo dati per più di 2000 game di servizio, quello della prima categoria che riceve maggiori benefici dal primo punto è Richard Gasquet. Dal 15-0, supera il modello di circa l’1%, ma dallo 0-15 gioca peggio del 5%. È l’unico giocatore del lotto per cui la differenza tra i due eventi è maggiore del 5%. 

Dall’altro lato dell’intervallo si trova Santiago Giraldo, che dal 15-0 ha una prestazione peggiore del modello del 2%, ma dallo 0-15 lo supera del 7%.

Le cose diventano interessanti per il resto della categoria di Giraldo. Gli altri quattro giocatori con una differenza uguale o superiore al 4% sono Feliciano Lopez, John Isner, Juan Martin Del Potro e Rafael Nadal. Non sorprende trovare due giocatori mancini, visto che tipicamente vincono più punti dal lato di campo dei vantaggi. È così anche per gli altri mancini del campione considerato, anche se con differenze minori.

La presenza di giocatori dal servizio bomba alla fine di questo elenco si spiega meno facilmente. Forse perché riescono agevolmente a tenere il servizio ogni volta che servono, possono delle volte perdere la concentrazione nel primo punto del game e ritrovarla dopo essere andati sullo 0-15.

Identica distribuzione tra le donne

Tra le giocatrici WTA, la distribuzione è identica. L’effetto più estremo è sul servizio di Sorana Cirstea che, come Giraldo, è molto più efficace (rispetto al modello) se è sullo 0-15 anziché sul 15-0. Le altre giocatrici con una differenza maggiore del 5% sono Flavia Pennetta, Ekaterina Makarova, e Ana Ivanovic.

All’altro estremo, nella categoria di Gasquet, si trovano Francesca Schiavone, Li Na, Julia Goerges e Eugenie Bouchard, tutte giocatrici che sono più efficaci delle attese del 2% da 15-0 e del 4% in meno da 0-15.

Diffusa esagerazione

Come spesso accade, la saggezza popolare tennistica dimostra di possedere un fondo di verità…qualche volta, forse e in misura decisamente minore di quanto generalmente accettato! Anche nelle situazioni di maggiore condizionamento, come quelle di Gasquet o Cristea, il risultato del game non cambia più spesso di una volta ogni due o tre partite.   

Il primo punto del game è molto importante, perché andare sul 15-0 è molto meglio dello 0-15. Detto questo, a eccezione di alcuni giocatori e in poche situazioni di gioco – alcune delle quali di fatto riducono la differenza tra il 15-0 e lo 0-15 – c’è poca evidenza all’opinione diffusa che il primo punto del game rivesta più importanza del suo mero ruolo di iniziatore del punteggio. 

How Important is the First Point of Each Game?