Salite e discese nelle prime settimane di terra battuta

di Stephanie Kovalchik // StatsOnTheT

Pubblicato il 26 aprile 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo le prime settimane sulla terra battuta europea, quali sono i giocatori e le giocatrici che si sono fatti notare e quali invece sono rimasti nelle retrovie? Vediamo i venti che più hanno fatto aumentare e diminuire il loro valore sulla terra. 

Con l’avvicinarsi della fine del mese, sono diversi i tornei sulla terra di entrambi i circuiti da cui ricavare prestazioni inattese o rendimenti negativi. Sulla base della variazione del margine di vittoria associato alla valutazione Elo specifica per la terra per i primi 23 giorni di aprile, ho classificato i dieci giocatori e giocatrici con il maggior guadagno e i dieci giocatori e giocatrici che più hanno faticato a tenere il passo.  

Uomini

Benoit Paire si prende il primo posto con un guadagno totale di +100 punti di valutazione Elo specifica, soprattutto grazie alla vittoria a sorpresa a Marrakech, in cui ha battuto Jaume Munar e Jo-Wilfried Tsonga. Oltre a Paire, tra i giocatori con la classifica più alta nei dieci che più si sono migliorati troviamo Fabio Fognini, il cui titolo a Monte Carlo, battendo Rafael Nadal in semifinale, gli ha fatto guadagnare +91 punti. C’è poi il connazionale Lorenzo Sonego, che ha superato almeno tre turni sia a Marrakech che a Monte Carlo.

IMMAGINE 1 – Variazioni nella valutazione Elo specifica per la terra tra gli uomini

L’ultimo e terzultimo posto dei peggiori è occupato rispettivamente da Mischa Zverev e Alexander Zverev, alimentando, specialmente per Alexander, i dubbi sulle possibilità di titolo al Roland Garros.

Donne

Anche se sono poche le giocatrici a essere scese in campo nei primi eventi sulla terra battuta del circuito, qualche nome conosciuto compare tra le dieci con la maggiore variazione Elo specifica. Dopo gli ottimi risultati sul cemento, Belinda Bencic e Amanda Anisimova stanno facendo vedere di essere in forma anche sulla terra.

IMMAGINE 2 – Variazioni nella valutazione Elo specifica per la terra tra le donne

Non ci sono grosse sorprese tra le giocatrici che hanno fatto peggio al momento sulla terra, e questo lascia intendere di potersi aspettare molte contendenti per la vittoria finale al Roland Garros.

Early Ups and Downs on Clay

Un confronto tra i tornei sulla terra battuta della stagione 2018

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 13 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo, ho analizzato alcuni dati che indicano la bravura dei giocatori nel tabellone principale per ogni torneo sull’erba della stagione 2018 e la competitività complessiva del campo partecipanti. In questo articolo, seguirò la stessa metodologia per i tornei sulla terra battuta del 2018.

Come visto per l’erba, la parte relativa alla bravura è composta dalle mie valutazioni Elo specifiche per superficie ottenute secondo tre metodi di calcolo: 1) la media Elo dei giocatori nel tabellone principale, 2) la differenza tra il giocatore con la valutazione Elo più alta e quello con la più bassa (Max – Min) e 3) la deviazione standard delle valutazioni Elo nel tabellone principale.

La parte relativa alla competitività pone le seguenti domande alle mie previsioni del torneo: quale percentuale di giocatori del tabellone principale 1) ha una probabilità di almeno il 20% di arrivare ai quarti di finale, 2) ha una probabilità di almeno il 15% di raggiungere le semifinali, 3) ha una probabilità di almeno il 10% di arrivare in finale, 4) ha una probabilità di almeno il 5% di vincere il titolo e 5) ha una probabilità inferiore all’1% di raggiungere le semifinali?

Slam

Iniziamo dal Roland Garros, l’unico Slam che si gioca sulla terra. Visto che è solo un torneo, si può ignorare la colonna di mezzo, perché esprime semplicemente la media.

Best Clay 2018_1

La qualità dei giocatori al Roland Garros sembra essere inferiore di quella di Wimbledon, con una valutazione Elo media di 1684 rispetto ai 1803. Non sento di trarre conclusioni, perché i numeri di un solo anno possono essere influenzati dai giocatori che arrivano dalle qualificazioni e da quelli che ricevono una wild card. Sia la differenza tra il giocatore con la valutazione Elo più alta e quello con la più bassa che la deviazione standard sono più alte al Roland Garros che a Wimbledon. La competitività è simile a quella espressa a Wimbledon.

Master 1000

La tabella riepiloga i numeri per i Master 1000 sulla terra.

Best Clay 2018_2

I Master 1000 hanno avuto una valutazione Elo media più alta (dovuta a un campo partecipanti più ridotto) del Roland Garros e un Max – Min abbastanza più basso, ma anche una deviazione standard più alta, a indicazione di una maggiore variabilità del campo partecipanti, aspetto che sorprende. Come ci si attende, più giocatori hanno una possibilità di raggiungere i quarti di finale o le semifinali o la finale, rispetto a uno Slam, ma comunque solo un gruppo ristretto si pone come serio contendente al titolo. Sembra che complessivamente siano stati gli Internazionali d’Italia il miglior torneo sulla terra del 2018.

500

La tabella riepiloga i numeri per gli ATP 500 sulla terra.

Best Clay 2018_3

La valutazione media Elo di un 500 dovrebbe essere leggermente più alta che in uno Slam, per la presenza di meno giocatori, ma un passo indietro nei confronti dei Master 1000. E si osserva esattamente questo. La deviazione standard diminuisce sensibilmente dagli Slam o Master 1000. E anche in numeri relativi alla competitività aumentano. C’è un salto significativo nella percentuale di giocatori che hanno una probabilità di almeno l’1% di raggiungere le semifinali: nello Slam è il 62%, nei Master 1000 è il 55% e nei 500 è l’83%.

In questa categoria, il premio per miglior torneo complessivo spetta ad Amburgo. La media Elo a Barcellona è aiutata dalla partecipazione di Rafael Nadal, che però domina totalmente la parte di competitività.

250

A differenza dell’erba, su cui si giocano solo cinque tornei, sulla terra ce ne sono il triplo, motivo per cui mi serve fare tre tabelle. Le ho impostate secondo un ordine cronologico. La colonna “media” rappresenta la media dei quindici tornei.

Best Clay 2018_4

Solitamente, i 250 hanno la media Elo più bassa, perché entrano con parsimonia nel calendario dei giocatori, o vengono ignorati completamente. Anche la parte competitiva generalmente aumenta (nella maggior parte dei casi). La media Elo è leggermente inferiore rispetto all’erba, ma la differenza Max – Min e la deviazione standard è simile. L’aspetto forse più interessante di questi tornei è la continuità nei numeri. Tipicamente, Buenos Aires si differenzia dagli altri 250 in termini di qualità, e anche nel 2018 è andata esattamente così, per quanto non erano in molti ad avere una possibilità di vittoria effettiva.

Kitzbuhel supera abbondantemente le mie attese, sulla base dello storico, in parte anche perché Dominic Thiem è ormai una presenza fissa. Forse è stato Lione il peggiore nel 2018. Budapest ha avuto una valutazione Elo media più scarsa, ma la qualità dei giocatori era raggruppata sullo stesso livello e in molti avevano opportunità di arrivare fino in fondo.

Se dovessi dare una risposta – senza avere numeri alla mano – sui due tornei peggiori da un anno all’altro direi di norma Quito e Houston. Quito però si difende molto bene. Continuo a non comprendere bene la logica di Houston, che rimane il torneo sulla terra che deve fare il maggior salto di qualità.

Evaluating the Clay Court Tournaments

Lo Slam felice è anche quello veloce

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 19 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Due anni fa, durante gli Australian Open 2017, ho dato una spiegazione parziale dei molti risultati a sorpresa nel primo Slam di quella stagione. Novak DjokovicAndy MurrayAngelique KerberSimona Halep e molti altri avevano perso prima dei quarti di finale, da giocatori e giocatrici con uno stile più offensivo e votato a rete.

Si è scoperto che in quell’edizione la superficie era estremamente veloce, più rapida anche degli altri Slam, compreso Wimbledon, e quasi quanto la maggior parte dei tornei sul cemento.

I più veloci almeno dal 2011

Gli Australian Open 2019 sono ancora più veloci. Dopo tre turni di gioco, circa il 90% delle partite di singolare maschile è stato completato. Sulla base della mia statistica di velocità della superficie, che misura il numero di ace serviti in ciascun torneo controllando per la composizione dei giocatori al servizio e alla risposta, gli Australian Open 2019 possono vantare la superficie più veloce almeno dall’edizione 2011* e la seconda di qualsiasi Slam in quel periodo.

(*anche i dati più semplici di una partita, come i punti al servizio e gli ace, sono incredibilmente difficili da trovare per il circuito femminile prima del 2011.)

La media dei valori della mia statistica per il tabellone maschile e femminile del 2019 è di 1.28, vale a dire che c’è stato il 28% di ace in più di quelli attesi, considerata la tipologia di giocatori al servizio e alla risposta nelle partite giocate sino a questo momento.

L’edizione del 2017, particolarmente rapida, si è fermata a 1.23, quella più veloce degli US Open negli ultimi otto anni a 1.14 (nel 2015) e Wimbledon 2018 solamente a 1.06, pur sulla superficie che dovrebbe essere la più veloce in assoluto.

La tabella riepiloga i primi 10 Slam più veloci per superficie dal 2011 a oggi.

Velocità   Torneo       
1.31 2011 Wimbledon
1.28 2019 Australian Open*
1.27 2014 Wimbledon
1.27 2016 Australian Open
1.23 2017 Australian Open
1.20 2015 Australian Open
1.18 2015 Wimbledon
1.17 2013 Wimbledon
1.17 2012 Wimbledon
1.15 2014 Australian Open

* primi tre turni

Gli Australian Open 2018 hanno rappresentato un estremo, eppure sono rimasti fuori dall’elenco per poco, al dodicesimo posto con un valore di 1.12.

Auckland e Brisbane tra i più veloci

Va detto che la maggior parte dei giocatori almeno è arrivata nella giusta condizione. I tornei preparatori di Brisbane e Auckland si sono giocati in condizioni tra le più veloci dall’inizio della stagione 2018. Brisbane ha ottenuto un valore di 1.29, Auckland di 1.35, cioè batti le ciglia e hai mancato la pallina.

Nel 2018, solo quattro tornei del circuito sono stati più veloci. In teoria, una superficie così rapida dovrebbe andare a beneficio di giocatori dal grande servizio e con uno stile aggressivo. Per ora non è andata così.

A differenza del 2017, Djokovic, Halep e Kerber sono ancora nel torneo (Kerber ha in realtà poi perso al quarto turno, n.d.t.) e quella di Kevin Anderson è stata solo una sconfitta anticipata. Di converso, la velocità della superficie ha prodotto alcuni risultati inattesi, come la vittoria a sorpresa di Maria Sharapova contro la campionessa in carica Caroline Wozniacki.

Sono però le partite ancora da giocare che eventualmente mostreranno l’impatto delle condizioni di gioco. Una superficie così rapida tende a favorire Roger Federer (che, come Kerber, ha però poi perso al quarto turno, n.d.t.), anche se Djokovic rimane la scelta più gettonata per la vittoria finale.

Prima ancora in calendario, una superficie veloce non aiuta la posizione di Halep negli ottavi contro Serena Williams. Dover giocare contro Williams è già abbastanza complicato anche quando le condizioni sono favorevoli, a maggior ragione quando non lo sono (Halep ha infatti poi perso in tre set, n.d.t.).

The Happy Slam is the Speedy Slam

Quanto era veloce la superficie della Laver Cup?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 27 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

La Laver Cup ha dato nuova interpretazione alle esibizioni nel tennis e, per il momento, uno degli aspetti di maggiore cambiamento sembra essere la velocità di superficie. L’anno scorso ci sono stati nove tiebreak su diciotto set a punteggio tradizionale, oltre a un paio di super-tiebreak terminati 11-9.

L’edizione 2018 non è stata così estrema, visto che solo cinque set sono andati al tiebreak su sedici a punteggio tradizionale, ma comunque più equilibrata di un tipico torneo del circuito nel quale mediamente un tiebreak si verifica meno di una volta ogni cinque set.

La misurazione della velocità di superficie

Come al solito, appurare la velocità di superficie presenta diversi ostacoli. Se da una parte ci sono stati indubbiamente molti tiebreak e molti ace, dall’altra tra i convocati c’erano grandi giocatori al servizio: John Isner, Nick Kyrgios e Roger Federer hanno giocato due partite di singolare in entrambe le edizioni, e a Chicago Kevin Anderson ha contribuito per il 25% dei singolari del Resto del Mondo. A prescindere dalla superficie, ci si attende da questi giocatori partite in cui il servizio è dominante in misura superiore di quanto lo sia nella media del circuito.

Analizziamo i risultati ottenuti applicando il mio indice di misurazione della velocità di superficie, che mette a confronto i campi dei tornei utilizzando la frequenza di ace, corretta per le dinamiche al servizio e alla risposta di ciascun giocatore in uno specifico torneo.

La tabella mostra la frequenza grezza di ace (“Ace%”) e l’indice di velocità (“Vel”) per dieci tornei delle ultime 52 settimane, vale a dire i quattro tornei dello Slam 2018, il torneo più veloce (Metz) e quello più lento del circuito (Estoril), le due edizioni della Laver Cup e due tornei con l’indice più vicino alla Laver Cup (Antalya e New York).

Anno  Torneo           Superficie  Ace%    Vel  
2018  Metz             Cemento     10.6%   1.57  
2018  Antalya          Erba        9.9%    1.28  
2017  Laver Cup        Cemento     17.0%   1.26  
2018  Australian Open  Cemento     11.7%   1.17  
2018  Wimbledon        Erba        12.9%   1.16  
2018  Laver Cup        Cemento     13.3%   1.09  
2018  New York         Cemento     15.7%   1.09  
2018  US Open          Cemento     10.8%   1.02  
2018  Roland Garros    Terra       7.7%    0.74  
2018  Estoril          Terra       5.2%    0.55

L’indice di velocità varia dallo 0.5 delle superfici più lente all’1.5 delle più veloci, significa cioè che sulla terra più viscosa un giocatore mette a segno la metà degli ace che farebbe su una superficie neutra, mentre sull’erba più scivolosa o sul Plexipave lo stesso giocatore farebbe circa il 50% in più di ace rispetto una superficie neutra.

Qualche caveat

La Laver Cup 2017, nonostante un incredibile 17% di frequenza di ace, è a malapena entrata tra le dieci superfici più veloci dei 67 tornei che sono riuscito a misurare. A Chicago invece, la superficie aveva una velocità vicina al primo terzo dei tornei analizzati, dietro alla veloce terra battuta di Quito ma considerevolmente più lenta degli Australian Open.

Servono come sempre un po’ di avvertimenti. In primo luogo, la velocità della superficie ha un significato più ampio della frequenza di ace. Mi sono soffermato su questa statistica perché è una delle poche a disposizione per ciascun torneo del circuito maggiore e perché, a dispetto della sua semplicità, è facilmente intuibile e va di pari passo con altri parametri di misurazione e con i commenti dei giocatori.

In secondo luogo, non siamo esattamente subissati da informazioni su entrambe le edizioni della Laver Cup. Nel 2017 ci sono state nove partite di singolare, quest’anno otto. E le cose peggiorano con i super-tiebreak al terzo set, che di fatto tolgono dati. Di contro, pur non avendo molte partite da analizzare, conosciamo approfonditamente i giocatori protagonisti, a differenza di alcuni tornei, come ad esempio Newport o Shenzhen, in cui molte partite vedono scontrarsi giocatori che non hanno una presenza regolare sul circuito.

Conclusioni

La superficie delle due edizioni della Laver Cup rientra tra quelle veloci, ma non più di quanto non lo siano altri campi indoor in cemento sul circuito maggiore. Ci saranno sempre molti tiebreak e ace con Isner e Anderson, non importa quali siano le condizioni di gioco.

How Fast Was the Laver Cup Court?

L’enigma della velocità di superficie agli US Open 2018

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 13 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Quasi tutti concordano nel dire che agli US Open 2018 i campi erano più lenti. È quello che hanno pensato i giocatori, che poi hanno ripreso i giornalisti e che il direttore del torneo ha confermato spiegando che la composizione fisica della superficie è stata leggermente alterata in modo da rallentarne la velocità. Anche Dominic Thiem, specialista della terra battuta, è arrivato a due punti dalla semifinale, quindi qualcosa è chiaramente cambiato.

E non lo metto in discussione ma, quando ho provato a misurare eventuali conseguenze per avere un’idea di chi potrebbe esserne stato favorito, ho trovato solo risultati contrastanti. Nessun metodo ha rivelato un incontrovertibile rallentamento della superficie e, secondo alcuni indici, i campi erano più veloci quest’anno. Forse era solo per caldo e umidità, anche se i numeri non forniscono indizi nemmeno su questo.

Risultati contrastanti

Per questo tipo di analisi parto di solito dal mio indice di velocità di superficie, che confronta la frequenza di ace in ogni torneo tenendo conto del tipo di giocatori al servizio e alla risposta. La carenza di statistiche avanzate ne limita l’applicazione solo ad alcuni dati di base, ma generalmente è in linea con quanto suggerisce l’intuito e non si discosta eccessivamente dal Court Pace Index (CPI), un valore basato su misurazione diretta che però non è sempre disponibile.

Utilizzando il mio algoritmo, si ottiene che la superficie degli US Open era il 5% più veloce della superficie media di un torneo del circuito maschile delle ultime 52 settimane, rispetto al 2017, quando invece era più lenta del 4%. Per quanto riguarda la velocità di superficie media di un torneo del circuito femminile, gli US Open erano più lenti del 5%, rispetto a una maggiore lentezza del 19% nel 2017. Le superfici più lente in entrambi i circuiti maggiori hanno in media il 50% di ace in meno, mentre le più veloci hanno in media il 50% di ace in più.

La durata media dello scambio è diminuita

Il 2017 non è stata solo una casualità, sia per le misurazioni effettive che per il mio indice, ma si è avvicinato al 2016, un altro anno che figura considerevolmente più lento della superficie del 2018. Si tratta di una discrepanza dovuta probabilmente a un algoritmo che si affida troppo agli ace: magari i giocatori, stremati dall’afa, hanno cercato di accorciare gli scambi più del solito o semplicemente evitare lo sforzo di rispondere alla prima di servizio con la stessa frequenza.

Ci sono prove più evidenti dell’offensività dei giocatori nel 2018 rispetto al 2017. Sui campi con lo Slamtracker (179 partite del tabellone di singolare maschile sulle 254 giocate), in media la durata di uno scambio – escludendo i doppi falli – è scesa da 4.28 colpi dello scorso anno ai 4.17 del 2018, un calo del 2.6%. La combinazione di giocatori in tabellone potrebbe incidere su questo dato (così come anche l’assegnazione dei campi più importanti a determinati giocatori), ho quindi isolato i 27 giocatori con statistiche di almeno due partite per il 2017 e il 2018. Qui, la lunghezza dello scambio è scesa, anno su anno, di circa il 3%.

Nel 2018 un tennis più aggressivo

Iniziamo ad avere un principio di spiegazione. In caso di gioco più aggressivo – magari imposto dalla necessità di adottare per il caldo estremo una tattica di precedere l’avversario nell’attaccare – gli effetti di una superficie più lenta si compensano. Possiamo approfondire l’analisi attraverso l’Indice di Offensività, che misura il rapporto tra vincenti ed errori non forzati per numero di colpi. Su tutte le partite considerate, l’Indice di Offensività è salito dal 15.3% nel 2017 al 16.1% quest’anno, un aumento del 5.7%. Nel campione di 27 giocatori con più partite in entrambi gli anni, la differenza è ancora più marcata, con un aumento dell’8.7%.

È chiaro quindi che si è visto un tennis più aggressivo nel 2018 che nella precedente edizione degli US Open. Se diamo per assodato che i campi erano più veloci, il caso è chiuso: la tattica, probabilmente forzata dalle temperature, ha surclassato la superficie. Ma se affrontiamo il problema ignorando i commenti di giocatori, giornalisti e organizzatori, gli stessi numeri conducono inequivocabilmente a una conclusione ancora più semplice, che cioè i campi erano più veloci.

Questione di tattica?

Se è la tattica a spiegare la discrepanza, un altro aspetto da valutare è la prima di servizio. Forse chi era al servizio ha rischiato di più, incrementando la frequenza di ace a discapito della percentuale di prime di servizio. I dati però non sono di conforto, visto che complessivamente la prima di servizio nelle partite seguite dallo Slamtracker è diminuita solo dello 0.07%. Nel confronto anno su anno del campione di 27 giocatori, la differenza è maggiore, ma di un trascurabile 0.3%. Se la soluzione sta nella tattica, deve trovarsi nella risposta al servizio, non nel servizio stesso.

Il processo deduttivo però ha ora qualche tentennamento, perché la tattica in risposta è più difficile da quantificare della strategia al servizio e i dati a disposizione hanno un limite applicativo intrinseco. Possiamo conteggiare le risposte vincenti e gli errori forzati indotti, cioè i punti in cui lo scambio è terminato grazie a una solida risposta. Se i giocatori alla risposta hanno concesso più ace, dovrebbe essere per via di una maggiore aggressività, preferendo a minori opportunità di scambio una migliore probabilità di vincere il punto quando effettivamente riescono a colpire la pallina.

Non è andata così, perché le risposte vincenti e gli errori forzati indotti sono scesi di un incredibile 7% anno su anno. Questo dato è a supporto della teoria di una superficie più lenta, e soddisfa le attese di quei giocatori che adottano una posizione alla risposta molto conservativa, come ad esempio Rafael Nadal, il cui rapporto risposte vincenti su errori forzati indotti è calato del 3% e Thiem, per il quale invece è sceso del 7%. Ma una superficie più lenta e un valore più basso del rapporto risposte vincenti su errori forzati indotti dovrebbe portare a meno ace, non il contrario.

Conclusioni

Giunti a questo punto, abbiamo molte più informazioni dell’inizio ma poche risposte in più. Alcuni segnali fanno pensare a una superficie più veloce, altri a una più lenta; alcuni indicano una tattica più offensiva, altri una più conservativa. A prescindere da quanto si conosca sulla composizione fisica dei campi, sono molti i fattori in grado di incidere su quella che definiamo “velocità di superficie”.

Le condizioni di estremo caldo umido degli US Open 2018 hanno certamente complicato lo scenario: uno studio che inserisse tra i parametri l’indice di calore per ogni singola partita aiuterebbe probabilmente a fare chiarezza. Potremmo anche vedere i giocatori adattarsi alle condizioni – che siano il calore o la superficie più lenta – in modi tra loro differenti. Ci può essere unanimità di opinione sul modo in cui superficie e palline hanno interagito quest’anno, ma è molto più difficile capirne esattamente il significato.

The US Open Surface Speed Puzzle

Come la superficie incide sul rendimento dei giocatori

di John McCool // sportsbrain

Pubblicato il 17 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

I tornei della prima parte di stagione danno un’idea su quali siano i giocatori più meritevoli di considerazione per il proseguo del calendario e sulle dinamiche di gioco più intriganti.

I risultati dell’analisi

Ho analizzato alcune statistiche in riferimento a un campione di 3345 partite di fine stagione 2017 e inizio stagione 2018 del circuito maschile. Pur in presenza di risultati a sorpresa, la testa di serie più alta ha vinto il 78.9% delle partite considerate.

I dati suggeriscono che i giocatori più giovani hanno un leggero vantaggio competitivo sulla terra. I vincitori delle partite su questa superficie sono stati in media 0.13 anni più giovani dei loro avversari.

Al contrario, i vincitori sul cemento e sull’erba sono stati rispettivamente 0.31 e 1.27 anni più vecchi dei loro avversari. Un veloce test di analisi di varianza mostra una differenza significativa tra l’età media dei vincitori sull’erba, sulla terra e sul cemento.

La terra è la superficie con in media le partite a più bassa classifica dei due avversari (101.2), seguita dall’erba (100.2) e dal cemento (95.6).

Nel campione considerato, il vincitore ha servito il 58% degli ace rispetto al 42% dello sconfitto. Il vincitore ha anche vinto il 57.9% dei game del primo set, il 54.5% dei game del secondo set e il 56.3% dei game del terzo set (complessivamente, il 55.9% dei game).

IMMAGINE 1 – Istogramma della differenza di game tra il vincitore del primo set e lo sconfitto. Il grafico mostra che il giocatore che ha poi vinto la partita tende a vincere più game nel primo set del giocatore che poi perde la partita

È interessante notare che, mentre il vincitore ha vinto il primo set il 79.3% delle volte, ha vinto il secondo con una frequenza più bassa, del 67.1%. Questo può essere dovuto al fatto che il giocatore che ha perso il primo set deve recuperare nel punteggio o anche che il vincitore della partita subisce un passaggio a vuoto.  Comunque, a parità di condizioni, vincere il primo set aumenta in modo sostanziale la probabilità di vincere la partita. 

Statistiche legate alla superficie

Sulla terra è più difficile fare un ace: in media, 5.17 ace per il giocatore che ha poi vinto la partita, rispetto ai 7.20 sul cemento e ai 9.58 sull’erba.

Inoltre, è più probabile che il giocatore che ha poi vinto la partita commetta doppio fallo sull’erba (2.97 in media) rispetto alla terra (2.80) e al cemento (3.33). Questa differenza può in parte essere dovuta a partite più competitive sull’erba (35.3 game giocati in media), rispetto alla terra (33.1 game) e al cemento (34.0 game). Ovviamente, un maggior numero di game in un set concede più possibilità per ace e doppi falli.   

IMMAGINE 2 – Numero di partite del campione suddivise per superficie

Si potrebbe migliorare l’analisi ampliando il campione a partite delle passate stagioni e considerare partite nel periodo primaverile o in quello estivo. Ad esempio, la stagione o le condizioni meteo hanno più incidenza su una specifica superficie? Ci sono giocatori più esposti di altri al fattore fatica verso la fine della stagione?

La risposta (o la ricerca di una spiegazione) ad alcune di queste domande può aiutare a comprendere il rendimento dei giocatori con un grado di dettaglio più sofisticato.

Il codice per quest’analisi è disponibile qui.

How Tennis Surface Influences Player Performance

Si può dare la colpa al sintetico per l’imprevedibilità della stagione sull’erba?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 20 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo i risultati deludenti di molte delle migliori giocatrici e giocatori a Wimbledon 2018, analizziamo in questo articolo il possibile impatto associato al numero di occasioni a disposizione per giocare sull’erba. 

Di recente, mi sono trovata di fronte a un’interessante statistica relativa all’erba. Quando Thomas Muster è diventato numero 1 del mondo nel 1996 dopo aver conquistato il Roland Garros l’anno precedente, non aveva vinto – fino a quel momento – nemmeno una partita sull’erba, non una, se si esclude la Coppa Davis (il record di Muster sull’erba al momento del ritiro è di otto vittorie e dieci sconfitte).

È un forte richiamo al fatto che anche i professionisti più esperti non possono passare semplicemente da una superficie all’altra aspettandosi di ottenere gli stessi risultati, in modo particolare se si tratta di specialisti della terra battuta che devono poi giocare sull’erba.

Mi sono chiesta allora se le modifiche alla stagione sull’erba siano state uno dei fattori che hanno contribuito all’apparente ruggine dei giocatori di vertice durante Wimbledon 2018.

Il ruolo del sintetico sull’evoluzione dei tornei sull’erba

Se si osserva semplicemente la percentuale dei tornei sull’erba in calendario per il circuito maggiore, si trova che, dall’inizio degli anni ’90, sono cresciuti dal 5 al 12%, in apparente contrasto con l’idea che la stagione sull’erba sia andata riducendosi nel corso degli anni. Si scopre però che non è possibile valutare la stagione sull’erba senza considerare il sintetico. 

IMMAGINE 1 – Andamento negli anni delle occasioni di gioco sull’erba per il circuito maschile

Fino alla fine degli anni ’90, il sintetico era una delle superfici più diffuse sul circuito maggiore, rappresentando circa il 20% dei tornei. Inoltre, per lo scopo di quest’analisi, era una superficie veloce, considerata seconda solo all’erba.

Quando il sintetico è stato abbandonato, sono aumentati i tornei sull’erba ma non in misura tale da avvicinarsi al numero complessivo di quelli in erba e sintetico precedentemente organizzati. Il cemento ha poi progressivamente sostituito il sintetico. È un andamento ancora più marcato per il circuito femminile, in cui negli anni ’90 il 30% dei tornei si giocava sull’erba e sul sintetico, contro i meno del 10% sull’erba attualmente disponibili. 

IMMAGINE 2 – Andamento negli anni delle occasioni di gioco sull’erba per il circuito femminile

Le occasioni vanno però distinte da dove effettivamente si finisce per giocare. La scomparsa del sintetico e il numero ridotto di opportunità sull’erba hanno comportato meno gioco sulle superfici più veloci?

L’impatto sui giocatori di vertice

Al di fuori di Wimbledon, i primi 30 della classifica maschile in realtà giocano complessivamente di più sull’erba. Ma, ancora una volta, non si può ignorare l’impatto del sintetico. Negli anni ’90, giocare sull’erba o sul sintetico per i più forti era una certezza. Con i tornei sull’erba che non hanno colmato il vuoto lasciato dal sintetico, quasi il 30% dei giocatori di vertice non gioca più su superfici così veloci se non a Wimbledon.

IMMAGINE 3 – Andamento di gioco sull’erba per i primi 30 giocatori

L’impatto sulle giocatrici di vertice

Per quanto riguarda le giocatrici più forti, il numero sale a circa il 50%. Questo significa che ancor meno giocatrici tra le migliori, rispetto agli uomini, avrebbe avuto la possibilità di competere sull’erba ad alti livelli in preparazione alle recenti edizioni di Wimbledon.

IMMAGINE 4 – Andamento di gioco sull’erba per le prime 30 giocatrici

Se si vuole assistere a rendimenti più solidi e continui nel torneo più prestigioso del calendario, allungare la stagione potrebbe risultare l’unica strada percorribile in futuro. 

Is Carpet to Blame for an Unpredictable Grass Court Season?

Un confronto tra i tornei sull’erba della stagione 2018

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 18 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il torneo di Newport segna la fine della stagione maschile 2018 sull’erba. Nel calendario attuale ci sono otto appuntamenti a stagione su questa superficie: cinque ATP 250, due ATP 500 e una prova dello Slam. Per ciascun torneo del calendario elaboro durante l’anno alcuni numeri sulla base della bravura dei giocatori nel tabellone principale e della competitività del tabellone principale.

Bravura negli Slam

La parte relativa alla bravura è composta dalle mie valutazioni Elo specifiche per superficie ottenute secondo tre metodi di calcolo: 1) La media Elo dei giocatori nel tabellone principale, 2) la differenza tra il giocatore con la valutazione Elo più alta e quello con la più bassa (Max – Min) e 3) la deviazione standard delle valutazioni Elo nel tabellone principale.

Va detto che le mie valutazioni Elo specifiche per erba contengono in realtà anche qualche risultato sul cemento, perché per l’erba i dati a disposizione sono estremamente ridotti, si tratta di superfici più con similarità che differenze, e ci sono più partite recenti sul cemento che aiutano a individuare lo stato di forma attuale di un giocatore. Le prestazioni sull’erba sono più datate di quelle sul cemento che utilizzo nel calcolo delle valutazioni Elo specifiche per l’erba.

Competitività negli Slam

La parte relativa alla competitività pone le seguenti domande alle mie previsioni del torneo: quale percentuale di giocatori del tabellone principale 1) ha una probabilità di almeno il 20% di arrivare ai quarti di finale, 2) ha una probabilità di almeno il 15% di raggiungere le semifinali, 3) ha una probabilità di almeno il 10% di arrivare in finale, 4) ha una probabilità di almeno il 5% di vincere il titolo e 5) ha una probabilità inferiore all’1% di raggiungere le semifinali?

Per avere un termine di paragone, iniziamo da Wimbledon, anche se è l’unico Slam sull’erba.

Direi che non servono spiegazioni, aggiungo solo che sono valori normali per uno Slam: una media Elo alta ma non fuori misura, un grande divario tra il migliore e il peggiore e un’alta deviazione standard. Dipende tutto dal fatto che ci sono 128 giocatori. Inoltre, gli Slam solitamente deprimono il numero di giocatori con probabilità di arrivare fino in fondo.

Vale la pena notare infatti che ci sono tipicamente quattro o cinque giocatori con quella che definiamo una buona possibilità di arrivare in finale o vincere il titolo, e circa il 75% dei partecipanti con praticamente nessuna possibilità di arrivare in semifinale. 

Quale 500? 

La tabella riepiloga i tornei ATP 500 sull’erba.

Rispetto agli Slam, ci si attende che la valutazione Elo media di un giocatore in un ATP 500 sia più alta, specialmente quando c’è la possibilità di guadagnare 500 punti in un tabellone a trentadue giocatori. La deviazione standard può non essere di molto inferiore a quella di uno Slam, perché spesso vengono assegnate wild card in modo generoso ed è più facile superare le qualificazioni di un 500 che in uno Slam.

Quindi, solitamente, ci saranno più giocatori con probabilità concreta di raggiungere i quarti di finale anche se, con solo quattro posti in semifinale (e dei giocatori forti che ci arriveranno), sono posizioni comunque ad accesso abbastanza limitato. Si fa notare la differenza tra gli Slam e i 500 nella percentuale di giocatori con praticamente nessuna possibilità di arrivare in semifinale, il 73% contro il 3%.

Credo si possa affermare che, dall’inizio come alla fine, nel 2018 il Queen’s Club è stato un torneo qualitativamente più solido di Halle.

Quale 250?

Passiamo ora agli ATP 250.

Sono i tornei in cui, di solito, la valutazione Elo è in media la più bassa, perché rientrano marginalmente o per nulla nel calendario dei giocatori di vertice. La varietà nella programmazione crea poi maggiore varietà nella differenza Max – Min e nella deviazione standard.

Sono molti di più i giocatori con possibilità di raggiungere i quarti di finale rispetto ai tornei più prestigiosi, ma anche qui le semifinali sono il collo di bottiglia. Inoltre, la gran parte dei giocatori ha probabilità di almeno l’1% di arrivare in semifinale (tranne a Stoccarda, e indovinate perché…)

Se non è stato particolarmente difficile capire che tra i 500 il Queen’s Club era meglio di Halle, su quale dei 250 ricade la scelta? Ben lontano dall’essere così ovvio. Se potreste essere sorpresi, io lo sono certamente stato, perché qualche volta dando un occhio ai partecipanti mi viene da pensare che sia un tabellone debole.

I numeri mostrano che tornei di una specifica categoria di punteggio sono, in termini di difficoltà, tra loro molto equilibrati. Se dovessi scegliere tra i 250 del 2018, prenderei s’Hertogenbosch. 

Farò una simile analisi a conclusione della stagione della terra battuta, e si potranno mettere a confronto anche i Masters.

Evaluating the Grass Tournaments

L’avversione di Pablo Carreno Busta per l’erba

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 3 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

È passato poco più di un anno da quando Pablo Carreno Busta è entrato nei primi 20 della classifica e, forse più di qualsiasi altro sul circuito, continua a manifestare i sintomi di una profonda avversione per l’erba. Con l’eliminazione al primo turno di Wimbledon 2018, il suo record su questa superficie è salito a 0 vittorie e 6 sconfitte.

Si è parlato molto di Paolo Lorenzi come metro di paragone, ma è tutta un’altra storia. È vero che nello stesso arco temporale di attività di Carreno Busta sull’erba, Lorenzi ha vinto una partita e ne ha perse undici. Sono convinto però che non sia la stessa cosa.

Le aspettative su Lorenzi, la cui classifica oscilla per la maggior parte delle volte tra il numero 50 e il numero 80 del mondo, dovrebbero essere più moderate rispetto a quelle di un giocatore dei primi 20. Lorenzi ha giocato la prima partita in un tabellone principale nel 2009. Non è arrivato ad alti livelli se non quando aveva già 28 anni e, da quel momento, ha vinto un torneo e ha raggiunto tre finali.

Carreno Busta ha giocato per la prima volta nel tabellone principale di un torneo nel 2011, all’età di 19 anni, vincendo poi tre tornei e perdendo tre finali. Carreno Busta era una promessa, non si può dire lo stesso di Lorenzi.

Uno specialista della terra battuta?

Un spiegazione diffusa dell’inettitudine sull’erba di Carreno Busta è che in realtà è uno specialista della terra (una giusta caratterizzazione per Lorenzi). Ma lo è davvero? Credo che arrivi principalmente dal fatto che è spagnolo, ma vediamo più in dettaglio se la teoria è fondata.

Dall’ingresso nei primi 100 nell’autunno del 2013, Carreno Busta ha un record di 68-56 sulla terra (54.8%). Nello stesso periodo, il suo record sul cemento è di 58-56 (50.8%). Quattro delle sei finali sul circuito maggiore le ha giocate sulla terra, ma due delle tre vittorie sono arrivate sul cemento.

Prendiamo le valutazioni Elo specifiche per superficie fornite da TennisAbstract. Carreno Busta ha 1779.7 sulla terra, 1743.7 sul cemento e – copritevi gli occhi – 1376.2 sull’erba. Sulla base delle valutazioni Elo, dovrebbe vincere contro giocatori con valutazione Elo di 1500 circa il 3% più spesso sulla terra che sul cemento, aspetto coerente con vittorie e sconfitte effettivamente conseguite su entrambe le superfici.

Dunque sì, è più forte sulla terra, ma non è così tanto più forte, almeno non da attendersi dei risultati decisamente negativi sull’erba. È possibile che abbia una tipologia di gioco da terra che si adatta bene anche sul cemento ma non sull’erba? Non si può più dire che i giocatori da fondo abbiano un gioco specifico per la terra, perché quasi tutti – tranne Ivo Karlovic, Mischa Zverev e John Isner – rimangono più spesso a fondo campo.

Definiamo il gioco da terra battuta quello che si basa meno sul servizio e più sulla risposta, non particolarmente efficace a rete e con una preferenza per la costruzione del punto (ad esempio con scambi lunghi).

Carreno Busta rientra in questa descrizione? Lasciatevi condurre da qualche numero alla Rino Tommasi per dimostrare se Carreno Busta può essere considerato uno specialista della terra.

Nelle ultime 52 settimane è 62esimo per game al servizio vinti sul cemento. Nel 2017 è stato 58esimo e nel 2016 38esimo. Naturalmente, questo presuppone anche come gioca Carreno Busta dopo il servizio, quindi non dovremmo giudicarlo solo sul cemento. Nello stesso periodo, sulla terra è stato rispettivamente 73simo, 50esimo e 53esimo.

Anche utilizzando una statistica diversa, cioè i punti vinti sulla prima di servizio, la conclusione è la medesima. Rispetto agli altri giocatori, il servizio non è un suo punto di forza. Al contrario, nelle ultime 52 settimane Carreno Busta è 21esimo nei game vinti alla risposta sul cemento e 24esimo sulla terra (15esimo complessivamente).

Il gioco a rete non è un punto debole

Cosa si può dire del gioco a rete? I risultati promuovono Carreno Busta, il suo gioco a rete non è un punto debole. Ha infatti vinto tre tornei in doppio e raggiunto altre cinque finali, sempre con un compagno diverso. Anche fosse stato il più debole (come in alcuni casi si è verificato, mentre in altri era lui il più forte), non è in grado di arrivare a otto finali, tra cui uno Slam e un Master 1000, nei sette anni di presenza regolare sul circuito maggiore senza possedere un eccellente gioco di volo.

Nel Match Charting Project ci sono 26 partite di singolare giocate da Carreno Busta, 22 delle quali hanno dati aggregati che indicano una discesa a rete di circa solo la metà delle volte della media degli altri giocatori di cui si hanno partite punto per punto. Inoltre, ottiene meno vincenti a rete della media del campione considerato. Delle 22 partite, dodici sono sul cemento e dieci sulla terra. A rete, Carreno Busta vince il 71% dei punti contro una media del 68%. In sintesi, i numeri evidenziano che è un buon giocatore di rete, ma che in singolare tende a rimanere più spesso a fondo campo.

Probabilmente Carreno Busta preferisce gli scambi lunghi. Sempre sulla base dei dati del Match Charting Project, è meno probabile che abbia scambi inferiori ai sei colpi e appena poco più probabile che abbia scambi di almeno dieci colpi rispetto alla media degli altri giocatori. Tuttavia, le percentuali di vittoria in scambi con lunghezza diversa sono in linea con la media degli altri giocatori più o meno in tutti gli intervalli, tranne che negli scambi da 4-6 colpi quando Carreno Busta è al servizio (una curiosa anomalia).

Conclusioni

Complessivamente, non credo ci siano prove sufficienti per etichettare Carreno Busta uno specialista della terra. Penso però che in singolare abbia una mentalità da gioco sulla terra, che potrebbe rappresentare un limite quando si presentano i tornei sull’erba.

È ragionevole chiedersi come mai non faccia leva sull’esperienza da doppista per sviluppare una strategia sull’erba di maggiore successo. Anche se non riesce ad andare a rete seguendo il servizio, probabilmente è in grado di farlo attaccando con colpi da fondo carichi di effetto, con i quali è superiore alla media dei giocatori del campione del Match Charting Project da entrambi i lati del campo.

E comunque, se possiede un gioco da terra, perché la transizione vittoriosa sul cemento e non sull’erba? Forse è solo una questione di basso rimbalzo della pallina sull’erba. Quando Carreno Busta utilizza i colpi tagliati è considerevolmente meno efficace della media dei giocatori del campione. Si può dire che di fatto non possieda un gioco di taglio degno di nota: di fronte un basso rimbalzo che non riesce ad anticipare, non ha valide risposte.

Nota a margine: è interessante notare come Radu Albot, che ha battuto Carreno Busta a Wimbledon 2018, ha ora un record sull’erba di cinque vittorie e tre sconfitte. Albot gioca più tornei sul cemento che sulla terra, ma vince solo il 31% delle partite su quella superficie. Quindi, nonostante il campione ridotto di partite, è riuscito ad adattare il suo gioco anche alle idiosincrasie dell’erba.

Pablo Carreno-Busta’s Grass Allergy

Gli specialisti sono una razza in via di estinzione?

di Graeme Spence // OnTheT

Pubblicato l’1 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Storicamente, il passaggio dal Roland Garros a Wimbledon ha offerto agli appassionati il più accentuato contrasto di stili di gioco. A breve distanza dal culmine a Parigi della stagione sulla terra battuta – in cui i migliori hanno mostrato tutto il loro arsenale di colpi carichi di effetto e di scambi interminabili – l’erba di Wimbledon diventa il palcoscenico per la potenza dei grandi battitori e per il tocco leggero dei migliori colpitori a rete.

Come il contrasto cromatico tra il rosso della terra e il verde dell’erba, anche la contrapposizione di stili è stata parte essenziale del calendario tennistico.

Un recente articolo di ESPN in cui si criticava questa tradizione sostenendo che ci sono troppi tornei sulla terra ha generato un mini ciclone su Twitter. A prescindere dalla ragionevolezza argomentativa dell’articolo, la tesi di fondo presuppone che il gioco sulla terra è sostanzialmente differente da quello sul cemento, la superficie di gioco più diffusa nel circuito.

Seguendo da vicino il tennis negli ultimi dieci anni non si può fare a meno di pensare che, con il predominio del gioco da fondo, la prevalenza degli specialisti di una superficie sembra aver perso trazione. I numeri confermano questa sensazione?

Valutazioni Elo specifiche per superficie

Ci sono diversi modi per definire la specializzazione rispetto a una superficie. Nel tentativo di un’analisi di ampia portata, con il Game Insight Group di Tennis Australia – la Federazione australiana – ci siamo concentrati nelle differenze di bravura su ogni superficie dei primi 100 della classifica dal 1990 al 2017. In particolare, la valutazione Elo specifica per superficie di ciascun giocatore è stata confrontata con la valutazione media dei primi 100 giocatori nell’anno di riferimento.

È una metodologia che permette di attestare la bravura di un giocatore su superfici diverse rispetto a quella dei suoi avversari, confrontando, ad esempio, la valutazione Elo relativa sulla terra verso la valutazione Elo relativa sul cemento.

Per correttezza, sono state eliminate dal campione le valutazioni di quei giocatori che, nello specifico anno, non hanno giocato nemmeno una partita su quella superficie.

Relativamente agli uomini, questo vuol dire ogni anno togliere in media le valutazioni di due giocatori per il cemento, quattro per la terra e sedici per l’erba.

Rispetto alle donne, la frequenza di esclusione annua è della valutazione di meno di una giocatrice per il cemento, di tre per la terra e di dieci per l’erba.

Dinamiche nella specializzazione per superficie tra gli uomini

Osservando la media delle differenze assolute tra le valutazioni Elo relative sulla terra e quelle sul cemento anno per anno, si evidenzia una marcata riduzione nella distanza tra la bravura dei giocatori sulla terra e sul cemento.

È una tendenza continua nell’arco degli ultimi 28 anni, con una differenza di valutazione che in media inizia intorno ai 175 punti per scendere al livello attuale di circa 110 punti. E questo vale sia per i giocatori con una valutazione Elo sulla terra più alta del cemento, sia per quelli che sono più forti sul cemento che sulla terra.

Per avere un termine di paragone, una differenza di 175 punti nella valutazione Elo corrisponde a una probabilità di vittoria del 73% nella singola partita per il giocatore migliore, mentre una differenza di 110 punti corrisponde a una probabilità del 65%, sempre per il giocatore migliore.

Sembra esserci una riduzione anche nella differenza media tra le valutazioni relative sull’erba e sul cemento, seppur con dinamiche più deboli rispetto a quelle sulla terra. La differenza media tra la bravura sull’erba e sul cemento era di 130 punti nel 1990, considerevolmente più bassa della differenza tra terra e cemento (175 punti). Anche l’attuale differenza di circa 100 punti arriva da una diminuzione più graduale nel tempo (30 punti contro i 65 punti tra terra e cemento).

IMMAGINE 1 – Dinamiche nella specializzazione sulla terra e sull’erba per il circuito maschile

Dinamiche nella specializzazione per superficie tra le donne

Per quanto riguarda le donne, si osservano simili dinamiche di riduzione della differenza sia per la terra che per l’erba. Su entrambe le superfici infatti, si assiste in media a una riduzione nella bravura relativa da 130 punti a circa 100-110 punti. Ricordiamo che una differenza di 130 punti corrisponde a una percentuale di vittoria del 68% nella singola partita per la giocatrice migliore, mentre una differenza di 100 punti corrisponde al 64%.

IMMAGINE 2 – Dinamiche nella specializzazione sulla terra e sull’erba per il circuito femminile

Effetto delle variazioni di calendario

Emergono però complicazioni nel momento in cui si interpreta la bravura specifica per superficie rispetto alle differenze nel calendario dei giocatori e nella variazione della tipologia di tornei nel tempo.

In primo luogo, con più giocatori che saltano la stagione sull’erba di quelli che saltano la stagione sulla terra, dovremmo aspettarci una maggiore incertezza in merito alle dinamiche sull’erba.

In secondo luogo, se il numero dei primi 100 che salta la stagione sulla terra rimane abbastanza stabile in entrambi i circuiti nel periodo considerato, il numero di giocatori e giocatrici che salta la stagione sull’erba si riduce significativamente: da un massimo di 29 nel 1990 a un minimo di 7 nel 2011 per gli uomini, e da 19 nel 1991 a due nel 2015 per le donne.

Quali sono le conseguenze sulle dinamiche osservate in precedenza? Se in passato i giocatori con rendimento peggiore sull’erba hanno saltato la stagione su quella superficie, la vera differenza media di bravura tra erba e cemento sarebbe maggiore di quanto stimato, comportando di fatto una sottostima dell’intensità del declino nella specializzazione sull’erba sia per gli uomini che per le donne.

La decisione di Roger Federer di saltare i tornei sulla terra per il 2017 e il 2018 è un interessante esempio di moderno giocatore che decide di non competere sulla sua “peggiore” superficie, anche se nel caso di Federer “peggiore” è un livello invidiabile per la maggior parte dei giocatori del circuito.

Sfortunatamente, è difficile trarre conclusioni scolpite nella pietra riguardo sia alla potenziale sottostima nella parte iniziale delle dinamiche studiate, sia alla differenza tra generi, per via dell’incertezza circa l’ampiezza dell’effetto di selezione.

Nadal: lo specialista per definizione della terra battuta, ma certamente non un giocatore da una sola superficie

Anche se il livello medio di specializzazione di superficie sembra essersi ridotto negli anni e tra i generi – in modo più consistente sulla terra per il circuito maschile – questo non vuol dire che non esistano singoli specialisti.

Le incredibili vittorie di Rafael Nadal sulla terra lo identificano come specialista assoluto della superficie, e questo è rimarcato da una valutazione Elo specifica sempre ai massimi livelli nelle ultime due decadi.

È noto però che negli anni Nadal si sia allenato duramente per migliorare anche il suo gioco sul cemento. Dopo il 2005, quando si è imposto sulla scena vincendo per la prima volta il Roland Garros da diciannovenne, la differenza tra la valutazione Elo relativa sulla terra e quella sul cemento è diminuita in modo costante, dando credito alla tendenza diffusa di riduzione della specializzazione per superficie.

IMMAGINE 3 – Dinamiche di specializzazione sulla terra di Rafael Nadal

Con l’undicesimo titolo al Roland Garros da poco in bacheca, si fatica a sostenere che il livello di Nadal sulla terra sia in qualche modo diminuito. Più probabile invece che si sia stato un netto miglioramento sul cemento, testimoniato anche dai quattro titoli Slam vinti tra il 2009 e il 2017.

Are Surface Specialists a Dying Breed?