Si dovrebbe includere Serena Williams tra le teste di serie?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 25 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo più di un anno di maternità e successivo recupero, Serena Williams è tornata questo mese al tennis professionistico, grazie a wild card sia a Indian Wells che a Miami ed entrando in tabellone, per la prima volta da agosto 2011, come giocatrice fuori dalle teste di serie.

In California ha raggiunto il terzo turno perdendo poi dalla sorella Venus Williams. Pochi giorni fa a Miami il sorteggio l’ha messa al primo turno contro la vincitrice dell’Indian Wells Masters 2018 Naomi Osaka, in cui ha perso 6-3 6-2 abbandonando quindi il torneo anticipatamente.

Vedere il nome di Serena senza il numero della testa di serie accanto sembra quasi un errore. Si è assentata dalle competizioni per la gravidanza subito dopo aver vinto gli Australian Open 2017 ed essere ritornata numero 1 del mondo.

Maternità e assegnazione delle teste di serie

Sebbene il suo gioco sia evidentemente ancora arrugginito – come in altre occasioni di rientro al professionismo – non ci sono dubbi che tornerà velocemente al livello delle prime 32 (a cui è garantita la testa di serie a Indian Wells e Miami), o ancora più in alto.

Un tabellone decisamente sfavorevole a Miami e l’immediata sconfitta contro Osaka hanno generato commenti di ogni tipo, tra cui molti che invitavano a una modifica del regolamento e altri che criticavano la WTA per la mancanza di una direttiva sull’assenza dovuta a maternità.

Quest’ultima osservazione non è del tutto corretta: le regole della WTA considerano la maternità e il rientro alle competizioni quasi alla stregua del rientro da un infortunio. Ciononostante, casi limite come quello della più forte di sempre che torna sul circuito senza un solo punto della classifica ufficiale tendono a esercitare intensa pressione sulle regole.

L’assegnazione delle teste di serie non è solo un modo rapido per identificare le giocatrici di vertice del tabellone di un torneo, ma incide anche sull’esito finale. Nei tornei in calendario a marzo, le teste di serie ricevono un bye per il passaggio al secondo turno.

In qualsiasi altro torneo, essere una testa di serie permette di evitare lo scontro diretto con le giocatrici più forti fino agli ultimi turni. Anche differenze marginali, come quella tra la quarta e la quinta testa di serie, possono avere conseguenze importanti per la corsa al titolo di entrambe le giocatrici.

Benefici distribuiti

In sintesi: le teste di serie contano, non solo per giocatrici al rientro come Serena, ma per tutte le altre in tabellone. Se assegnare una testa di serie a Serena ora potrebbe essere la cosa giusta da fare, toglierebbe però quel privilegio a un’altra giocatrice, alterandone la possibilità di conquista di punti classifica e premi partita associati ai turni finali. È importante capire che le regole riguardano l’intero campo delle partecipanti a un torneo.

Illustrerò a breve varie modalità di con cui la WTA potrebbe gestire future assenze per maternità delle giocatrici. Non ho una preferenza per una o per l’altra, perché, come proverò a spiegare, tutte hanno una loro razionalità.

L’aspetto per me più importante, da appassionato, è che qualsiasi modifica introdotta sia a beneficio di tutto il circuito, senza diventare invece un rattoppo disegnato in presenza di una giocatrice che ha fatto la storia. Serena merita un trattamento equo dalla WTA, ma come lei anche le altre giocatrici.

Ritoccare la regola in vigore

A prescindere dalla partita con Osaka, il risultato che si otterrebbe è quasi sempre la situazione attuale, e la situazione attuale non è poi così malvagia. Le regole della WTA prevedono la possibilità per giocatrici al rientro (da infortunio o maternità) di usufruire di una Classifica Speciale in otto tornei, tra cui due Slam.

La Classifica Speciale corrisponde alla classifica della giocatrice al momento dell’assenza e stabilisce la sua idoneità ad accedere al tabellone principale al rientro. Pur avendo sinora beneficiato di due wild card, Serena avrebbe potuto fare affidamento sulla Classifica Speciale per uno o entrambi i tornei (ne parlo a breve).

In altre parole, le giocatrici che diventano madri possono già riprendere da dove avevano lasciato…con l’importante eccezione delle teste di serie. A titolo di esempio, la Classifica Speciale di Serena le permetterebbe di presentarsi al Roland Garros come se fosse la numero 1 del mondo.

Ma, a meno che gli organizzatori non si appellino al diritto di modificare le teste di serie (come succede a Wimbledon), la sua testa di serie verrà determinata dall’effettiva classifica del momento. Visto che mancano due mesi, è molto probabile che non sarà tra le teste di serie nemmeno a Parigi, rendendo possibile un’altra partita di primo turno al vetriolo come è stato agli US Open 2017 tra Simona Halep e Maria Sharapova.

Rispetto verso praticità

La discussione sulle teste di serie si riduce a una questione di “rispetto” verso “praticità”. La carriera di Serena e il suo probabile veloce ritorno al vertice suggeriscono che “meriti” di essere inclusa tra le teste di serie. Di converso, molte giocatrici (come ad esempio Sharapova, pur da una situazione ben diversa) hanno avuto difficoltà a tornare alla forma precedente.

I risultati di Sharapova da quando è rientrata, o più recentemente quelli di Novak Djokovic, evidenziano che la classifica di dodici mesi fa di una giocatrice di vertice potrebbe non essere indicativa del suo livello di gioco attuale.

Il sistema di teste di serie esiste in parte per forzare le giocatrici di vertice a partecipare ai tornei, ma anche per aumentare la probabilità che le migliori giochino contro nei turni finali. Sulla base di questo assunto, non sembra così chiaro che Serena (o qualsiasi altra giocatrice al rientro) debba immediatamente ricevere una delle prime teste di serie.

Se la WTA decide di attenersi a questo principio di base, si potrebbero prevedere più tornei con accesso tramite la Classifica Speciale, magari 12 invece di 8, e 3 Slam invece di 2. La maternità necessità di più tempo lontano dal gioco rispetto a un’interruzione di sei mesi per infortunio – il prerequisito per l’applicazione della regola della Classifica Speciale – e potrebbe richiedere più tempo ancora per tornare in forma.

La WTA potrebbe anche convincere la Federazione Internazionale a offrire accessi tramite la Classifica Speciale a più eventi di livello inferiore. Kei Nishikori ha recuperato dall’infortunio giocando un paio di Challenger; le donne potrebbero preferire di recuperare la condizione nei tornei $100K prima di usare l’accesso tramite la Classifica Speciale negli eventi di prima fascia.

Collegare le teste di serie alla Classifica Speciale

La seconda modalità è essenzialmente quella richiesta da appassionati e tifosi nel momento in cui si sono accorti che Serena avrebbe potuto perdere al primo turno a Miami. Invece di fare riferimento alla classifica per determinare le teste di serie, gli organizzatori potrebbero usare la Classifica Speciale per le giocatrici che ne hanno fatto ricorso per iscriversi al torneo.

Esiste un precedente: Monica Seles ricevette la testa di serie al rientro nel 1993 dopo essere stata vittima di un accoltellamento a bordo campo. Dopo più di due anni, tornò come testa di serie numero uno in Canada e poi come numero due agli US Open 1995, rendendo giustizia alla posizione ricevuta in entrambi i tabelloni con undici vittorie di fila, prima di cedere in finale a New York a Steffi Graf.

Gli elementi a favore e sfavore di questa opzione sono opposti a quelli della prima proposta. Assegnare alle giocatrici la testa di serie che avevano prima dell’interruzione è una forma di rispetto per i risultati ottenuti.

Considerando però che la maggior parte delle giocatrici non rientra da una lunga pausa con la stessa efficacia di Seles, è possibile che l’assegnazione delle teste di serie diventi eccessivamente favorevole (non sfugge certo l’ironia di questa situazione se letta rispetto a quanto accaduto a Miami, in cui Caroline Wozniacki, testa di serie numero 2, è uscita al secondo turno – la sua prima partita – e Halep, testa di serie numero 1, è uscita al terzo).

Escogitare un algoritmo che rifletta la durata dell’interruzione

Alle giocatrici serve solitamente del tempo prima di ritornare alla forma precedente, ma il livello al rientro è in parte legato a come stavano giocando.

Quando l’anno scorso ho parlato del ritorno di Sharapova dopo la squalifica per doping, ho mostrato come le giocatrici di vertice rimaste uno o più anni lontano dal circuito (qualsiasi la ragione) avevano la tendenza a giocare molto peggio del livello pre-interruzione per le prime cinque partite circa, e a un livello leggermente inferiore nelle successive 50. L’ho misurato tramite i punti Elo: inizialmente una diminuzione di 200 punti, seguita da una di 100.

Non mi aspetto che la WTA introduca a breve il sistema di valutazioni Elo, ma un algoritmo di questo tipo potrebbe basarsi su qualsiasi sistema di valutazione, e rappresenta un compromesso ragionevole tra le prime due opzioni sopra illustrate.

I tifosi di una giocatrice forte come Serena sarebbero quasi totalmente soddisfatti: 200 punti in meno sul livello pre-interruzione la pone all’incirca alla pari con Halep, il che vuol dire che un sistema di questo tipo le avrebbe assegnato la prima o seconda testa di serie nel tabellone dei tornei di questo mese.

Maggiore elaborazione per un perfetto compromesso

Per una migliore dimostrazione del funzionamento dell’algoritmo bisogna fare riferimento a una giocatrice che non sia così dominante rispetto al resto del gruppo.

Dovesse Wozniacki (Elo al momento di 2156) saltare il prossimo anno, la sua testa di serie al rientro varrebbe l’equivalente di 1956 punti, cioè 200 in meno, intorno quindi alla 30esima (nell’ipotesi che tutte le altre rimangano regolarmente nel circuito).

Dopo le prime cinque partite, quando una giocatrice inizia a ritrovare il ritmo, la sua testa di serie salirebbe intorno alla quindici. Passati diversi mesi, la classifica sarebbe salita al punto da non necessitare più di un aggiustamento nella testa di serie.

Il difetto più ovvio in questo caso è dato dal livello di complessità. Il mio algoritmo è, nel migliore dei casi, un’approssimazione e avrebbe bisogno di essere elaborato per ricoprire un ruolo così importante.

Il vantaggio però è che se si riuscisse a trovare una formula, la WTA sarebbe in grado di offrire il perfetto compromesso tra le necessità delle giocatrici madri al rientro e i diritti maturati dal resto delle giocatrici.

E su quelle wild card…

Come detto, pur potendo fare leva sulla sua Classifica Speciale, Serena ha usato una wild card per accedere al tabellone di Indian Wells e Miami. Praticamente tutti i tornei del circuito sarebbero ben contenti di concederle una wild card, così come dovrebbe essere.

Nel caso di Serena quindi la regola della Classifica Speciale è di fatto irrilevante: se anche non fosse in vigore, potrebbe comunque riprendere a giocare immediatamente a pieno regime.

Ho scritto anche che, come appassionato, vorrei veder applicato un trattamento equo a tutte le giocatrici. L’accesso al tabellone di un torneo è un’opportunità per guadagnare punti per la classifica, che a loro volta contribuiscono a determinare il campo delle partecipanti e le teste di serie, che incidono sulla probabilità di ottenere vittorie e titoli.

Spesso si considera le wild card dei regali, ma raramente si evidenzia l’effetto che quei regali hanno sulle giocatrici che solo saltuariamente li ricevono.

Siccome i tornei, comprensibilmente, tendono ad assegnare ingressi gratuiti ai giocatori locali (come Donald Young) o a giocatrici di richiamo (come Eugenie Bouchard), il sistema delle wild card è responsabile di alterazioni sostanziali alla classifica e ai risultati.

Le wild card rendono la Classifica Speciale irrilevante

Le wild card non possono trasformare una giocatrice navigata in una stella, ma sono certamente in grado di far salire una giocatrice dalle prime 200 alle prime 100 e poi dalla posizione 70 alla 50. Per alcune giocatrici regolarmente attive sul circuito, questo fa la differenza.

Quando una stella o una giocatrice che sposta gli equilibri mediatici – o semplicemente una di un paese in cui si organizzano molti tornei, come gli Stati Uniti – ritorna dalla maternità, da un infortunio o da una squalifica, le regole tradizionali non si applicano.

L’anno scorso Sharapova ha ricevuto wild card per la maggior parte dei tornei che ha voluto giocare, mentre Sara Errani ha trascorso gli ultimi sei mesi in eventi di fascia minore, come gli ITF, i $125K o le qualificazioni. Sharapova gioca singole partite con 100 punti in palio per la classifica, Errani gioca tornei con ammontare complessivo inferiore.

Per quanto le circostanze siano estremamente diverse, la situazione di Serena e di Sharapova riguardo alle wild card è la medesima: la distribuzione di accessi tramite Classifica Speciale smette di essere rilevante.

Ipotizziamo però che una giocatrice come, ad esempio, Anastasija Sevastova, o Magdalena Rybarikova, siano state assenti per maternità. Potrebbero ricevere una wild card in tornei di livello International in Europa, o magari in tornei che hanno vinto in passato.

Nella maggior parte dei casi però, una Sevastova o una Rybarikova – pur interrompendo ipoteticamente la carriera per avere un figlio con una classifica tra le prime 20 – sarebbe gelosa dei suoi otto accessi tramite Classifica Speciale, perché ne avrebbe bisogno.

La mia proposta

Non vorrei essere frainteso, non sto sostenendo che Serena non “meriti” le wild card che riceverà, perché il suo curriculum le rende inevitabili. In un circuito nel quale gli organizzatori sono liberi di assegnare a discrezione posti in tabellone, nessuna giocatrice merita wild card più di Serena.

Però, l’esistenza stessa di questa discrezione si riflette in un significato profondamente diverso di maternità per una giocatrice come Serena rispetto a una meno nota che staziona nelle vicinanze del vertice della classifica femminile.

Questa è la mia proposta. Per le giocatrici al rientro dalla maternità, aumentare il numero di accessi tramite Classifica Speciale da 8 a 12, agganciandoci anche altri 4 ingressi liberi a tornei ITF, in modo che chi desidera avere un figlio possa contare al rientro sul fatto di competere ai massimi livelli per quasi un’intera stagione. Ma – in quel periodo – non possono accettare eventuali wild card, altrimenti perdono la Classifica Speciale.

È una proposta che pone tutte le giocatrici sullo stesso piano, cioè quello di beneficiare di un anno di accessi al tabellone dei tornei con la classifica precedente all’interruzione.

Una futura stella del calibro di Serena avrebbe in questo modo molto tempo a disposizione per recuperare il suo status e, ancora meglio, la stessa opportunità sarebbe concessa anche a giocatrici meno note al grande pubblico.

Should Serena Be Seeded?

Quanto è davvero forte Serena Williams come giocatrice di tennis?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT (su TheConversation)

Pubblicato l’8 settembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Pur avendo perso in semifinale nelle ultime due edizioni degli US Open in cui ha giocato (avendo saltato poi gli US Open 2017 per via della gravidanza, n.d.t.), Serena Williams è già entrata nella storia del torneo.

Nuovo record

Raggiungendo i quarti di finale nel 2016 e conquistando la 308esima vittoria, Williams ha sorpassato il record di Roger Federer per numero di partite vinte negli Slam da un giocatore o giocatrice (Federer ha di nuovo allungato arrivando a 332 vittorie contro le 316 di Williams. La successiva vittoria agli Australian Open del 2017 porterà il totale degli Slam di Williams a 23, uno in più di Steffi Graf e record assoluto per una giocatrice nell’era Open, n.d.t.).

Nel tennis moderno, i tornei dello Slam – i quattro più prestigiosi della stagione – rappresentano lo standard valutativo della grandezza di una giocatrice. Solo tre donne nell’era Open, oltre a Williams e Graf, hanno vinto più di dieci Slam nel singolare: le rivali Chris Evert e Martina Navratilova, entrambe arrivate a 18, e Billie Jean King, che ne ha vinti 12.

Il fatto che Williams sia a 23 e continui a essere considerata tra le favorite in ogni Slam a cui partecipa ha indotto più di un commentatore a definirla la più grande di tutti i tempi.

Ci si chiede però se i tornei dello Slam siano davvero la modalità più efficace per misurare la grandezza di una giocatrice.

Per riepilogare i traguardi raggiunti in una carriera, l’attenzione esclusiva sui tornei dello Slam ha delle forti limitazioni. Non considera ad esempio i risultati di tutti gli altri tornei, che costituiscono la gran parte del calendario.

E, nel caso di Williams, il conteggio degli Slam non è in grado di far emergere due aspetti della carriera che in molti giudicano meritevoli di speciale menzione: la portata e la longevità del suo predominio.

Sistema Elo superiore agli Slam

Una metodologia più esaustiva per misurare la grandezza della carriera di una giocatrice è il sistema Elo, basato sull’approccio statistico nella valutazione della bravura di un’atleta e nella previsione di rendimento contro una specifica avversaria.

Versioni del sistema di valutazione Elo sono disponibili per molti degli sport professionistici in tutto il mondo, e anche nel tennis siti come TennisAbstract, FiveThirtyEight, OnTheT o TennisEloRanking stanno da tempo promuovendone la causa.

La valutazione Elo nel tennis è un numero che varia costantemente in funzione dei risultati ottenuti da una giocatrice, come una sorta di indice azionario il cui obiettivo è la misurazione del rendimento.

A differenza della classifica ufficiale, la valutazione Elo è basata su un modello statistico che rileva lo scostamento positivo o negativo della prestazione di una giocatrice rispetto alle attese.

La valutazione si aggiorna dopo ogni partita – tenendo in considerazione la bravura dell’avversaria – così che la vittoria contro giocatrici più forti assegni più punti.

In questo modo la valutazione Elo è in grado di integrare il contesto di riferimento di una giocatrice, rendendo il confronto tra epoche molto più significativo rispetto al mero computo degli Slam vinti.

IMMAGINE 1 – Valutazioni Elo in carriera per le dieci giocatrici con il maggior numero di Slam nell’era Open

L’unicità di Serena

Osservando l’andamento delle valutazioni Elo delle dieci giocatrici con il più alto numero di Slam nell’era Open, si può notare l’unicità della carriera di Williams. Dopo Navratilova, è infatti la sola del gruppo ad aver raggiunto una valutazione Elo superiore a 2400 una volta superati i 34 anni. E ci sono altri indicatori di longevità del suo predominio.

Se di norma la bravura di una giocatrice raggiunge un punto di massimo per poi gradualmente recedere, nel caso di Williams si è assistito a due momenti di picco: all’età di 21 anni, quando la sua valutazione Elo ha raggiunto i 2578 punti e all’età di 33 anni, con 2486 punti.

Sebbene Monica Seles, Graf e Navratilova abbiano raggiunto valutazioni Elo individuali superiori a quella di Williams, nessun’altra giocatrice è tornata a essere la più forte varcata la soglia dei trent’anni.

L’immagine 2 mostra il numero di anni di massima valutazione Elo per una giocatrice e – in presenza di massima valutazione – l’ampiezza del distacco dalla seconda giocatrice più forte in quello stesso anno.

Solo due donne dall’inizio degli anni ’70 sono state per almeno otto anni le giocatrici con massima valutazione Elo, appunto Williams e Graf.

L’orizzonte temporale di Graf si è esteso per 11 anni (dal 1988 al 1999), mentre quello di Williams è durato 13 (dal 2002 al 2015), ma non si è interrotto (alla fine di febbraio 2018, Williams era al primo posto con una valutazione Elo di 2418.5 punti davanti a Victoria Azarenka a 2263.7, n.d.t).

Ancora più impressionante è il fatto che, in media, la differenza tra il massimo di Williams e la sua diretta inseguitrice negli anni in cui è stata la prima giocatrice per valutazione Elo è stata di 80 punti, mentre quella di Graf si è fermata a 60 punti (tra Williams e Azarenka ci sono al momento 155 punti, n.d.t.).

IMMAGINE 2 – Massime valutazioni Elo per anno delle dieci giocatrici con il maggior numero di Slam nell’era Open e differenza con la massima valutazione della seconda migliore giocatrice

Un dominio senza rivali

Quasi incredibile a credersi è la capacità di rendimento assoluto di Williams dopo i trent’anni. In ciascun anno successivo, Williams ha ottenuto la valutazione Elo più alta con un distacco medio sulla seconda migliore di 150 punti. Questo vuol dire che, dopo i trent’anni, Williams è partita da favorita sulla seconda migliore per 3 a 1.

In altre parole, nel suo recente periodo di predominio, Williams non ha avuto rivali. Nessuna giocatrice l’ha mai messa costantemente in difficoltà e solo di rado ha subito importanti sconfitte. Ulteriore prova di come la sua carriera si sia distinta anche tra quella delle più grandi del tennis.

Campionesse del passato come Evert e Graf hanno avuto accesa rivalità rispettivamente da Navratilova e Seles, e sono state costrette ad alzare il livello di gioco. Williams invece ha espresso il massimo in una situazione in cui era la sua sola rivale.

Williams è arrivata a un’età in cui la maggior parte delle giocatrici si è ritirata o ha subito un profondo calo di rendimento: il suo regno continua (con la vittoria degli Australian Open 2017, prima di doversi fermare per la gravidanza, n.d.t.).

Se il dibattito su come valutare la grandezza nel tennis non sembra ancora trovare un approdo condiviso, l’eccellenza dei traguardi raggiunti da Williams non è oggetto di discussione.

Just how great a tennis player is Serena Williams?

Vale la pena perdere una partita per fare le qualificazioni di uno Slam?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 13 gennaio 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel torneo di Hobart 2016, Naomi Osaka ha perso al secondo turno contro Mona Barthel. Prima della partita, la sua era una posizione scomoda: se avesse vinto, non avrebbe poi potuto giocare le qualificazioni agli Australian Open.

Per una giovane giocatrice fuori dalle prime 100, i quarti di finale in un evento del circuito maggiore sono un risultato positivo, ma è presumibile che entrare nel tabellone principale di Melbourne fosse il vero obiettivo della trasferta in Australia.

Vista la sconfitta, Osaka potrà giocare le qualificazioni. Se non avesse perso? È questa l’occasione in cui una giocatrice trarrebbe beneficio dal perdere, piuttosto che vincere, una partita?

In altri termini: nella situazione di Osaka, quale incentivo interviene? Se potesse, quale sceglierebbe tra i quarti di finale di un torneo del circuito maggiore e un posto nelle qualificazioni di uno Slam? In parole povere, trovandosi nella circostanza, una giocatrice dovrebbe volutamente perdere?

Scenario A

Analizziamo gli scenari a disposizione. Nello scenario A, Osaka vince il secondo turno di Hobart, raggiunge i quarti di finale con la possibilità di andare oltre, precludendosi però di fatto di giocare gli Australian Open. Nello scenario B, perde al secondo turno, si presenta alle qualificazioni a Melbourne e ha l’opportunità di entrare nel tabellone principale.

Prima di fare i calcoli, provate a indovinare: quale è lo scenario che probabilmente darà a Osaka più punti? E per quanto riguarda i premi partita?

Lo scenario A è più semplice. Raggiungendo i quarti di finale, Osaka prende 30 punti e 2590 dollari addizionali rispetto a una sconfitta al secondo turno. Dovesse proseguire, serve considerare punti e premi attesi, utilizzando l’ammontare di entrambi previsto per ogni turno e raccordandolo alle probabilità di Osaka di raggiungere quel determinato turno.

Stimiamo che Osaka abbia circa il 25% di probabilità di vincere il quarto di finale, aggiungendo altri 50 punti e 5400 dollari. In termini attesi, si tratta di 12.5 punti e 1350 dollari. Se continua nel torneo, le diamo un 25% di probabilità di arrivare in finale, e poi un 15% di probabilità di vincere il titolo.

48 punti e 4800 dollari

Mettendo insieme queste varie possibilità, dai punti garantiti del quarto di finale fino allo 0.94% di probabilità di vincere il torneo (25% * 25% * 15%), si ottiene che la “ricompensa” attesa nello scenario A corrisponde a circa 48 punti e poco meno di 4800 dollari.

Scenario B

Lo scenario B ha inizio da un punto ben diverso. Grazie al recente incremento dei premi partita nei tornei dello Slam, a ogni giocatore delle qualificazioni spettano almeno 3150 dollari, una cifra già simile al possibile guadagno atteso di Osaka nel caso fosse andata avanti nel torneo di Hobart. La situazione dei punti però è di tutt’altro tipo, perché chi perde al primo turno delle qualificazioni prende solo 2 punti validi per la classifica della WTA.

Vi risparmio i calcoli dello scenario B, ma ho ipotizzato che Osaka abbia un 70% di probabilità di superare il primo turno di qualificazioni, un 60% per il secondo e un 50% per il terzo, qualificandosi quindi per gli Australian Open.

Se vi sembrano probabilità leggermente alte, consideratele una compensazione per la possibilità che Osaka raggiunga il tabellone principale come ripescata o lucky loser (inoltre, si ottiene lo stesso risultato finale diminuendo le probabilità rispettivamente fino al 50%, 45% e 40%, anche se punti e premi partita dello scenario B sono un po’ più bassi).

Una stima delle probabilità così definita si traduce in un’attesa di circa 23 punti classifica e 11.100 dollari. Oltre agli iniziali 3150 dollari, a Osaka non è automaticamente garantita alcuna somma, ma la potenziale ricompensa per l’ingresso nel tabellone principale è enorme, specialmente se raffrontata ai premi partita di Hobart. Una sconfitta al primo turno agli Australian Open vale infatti più di una finale persa a Hobart.

E, naturalmente, dovesse qualificarsi, ha la possibilità di vincere altre partite. Dal 2000, le giocatrici uscite dalle qualificazioni in uno Slam hanno raggiunto il secondo turno il 41% delle volte, il terzo turno il 9%, il quarto turno l’1.8% e i quarti di finale lo 0.3%. Queste probabilità, collegate al 21% di probabilità per Osaka di entrare effettivamente nel tabellone principale, si traducono in ulteriori 7 punti classifica e 2600 dollari di premi partita attesi.

30 punti e 13.600 dollari

In sintesi, lo scenario B restituisce 30 punti attesi e 13.600 dollari in premi partita attesi.

Logiche decisionali

In questo confronto, l’alternativa Slam è largamente più remunerativa, mentre il torneo del circuito maggiore assegna un numero più alto di punti. Nel lungo periodo, sono punti che avranno un peso economico, perché potrebbero consentire a Osaka l’ingresso diretto in eventi di livello superiore per i quali altrimenti dovrebbe qualificarsi. Probabilmente, però, non è sufficiente a respingere il richiamo che quasi 9000 dollari in più di premi partita immediati esercitano (Osaka ha poi perso al terzo turno degli Australian Open da Victoria Azarenka, guadagnando 130 punti classifica e circa 86.000 dollari in premi partita, n.d.t.).

Spero davvero che nessuna giocatrice, o giocatore, perdano mai una partita volontariamente in modo da riuscire a giocare le qualificazioni di uno Slam. Dovesse accadere, almeno comprenderemo la logica che li spinge a farlo.

Is Grand Slam Qualifying Worth Tanking For?

Perché Serena Williams non è in nessun modo la numero 700 della classifica maschile

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Mentre i professionisti ultimavano la loro preparazione nei vari tornei sull’erba per l’inizio imminente di Wimbledon 2017, John McEnroe, vincitore di sette Slam e commentatore televisivo, alimentava la polemica con una recente intervista a NPR, in cui inspiegabilmente attaccava Serena Williams, vincitrice di 23 Slam, sostenendo che, se partecipasse al circuito maschile, la sua classifica sarebbe intorno alla posizione 700, cioè quella di un giocatore di Future.

Comportamenti sciovinisti

Le parole di McEnroe prolungano una sequenza di comportamenti sciovinisti da parte di alcune figure ben conosciute tra cui l’ex giocatore Ilie Nastase e l’ex giocatore e direttore dell’Indian Wells Masters Raymond Moore. Il fatto che a esprimersi in questi termini sia stato uno dei commentatori più famosi è un triste richiamo alla strada che ancora deve percorrere il tennis per eliminare la discriminazione sessuale, nonostante in questo senso sia considerato uno degli sport più paritari.

Se possibile, più frustrante è una realtà in cui molti appassionati sosterranno probabilmente le affermazioni di McEnroe, per quanto infondate e prive di logica possano essere. Quindi, sebbene la maggior parte delle persone desideri che la “Battaglia dei Sessi” sia e rimanga un fantasma del passato, la posizione di McEnroe ha riacceso il dibattito e necessita di una reazione.

Il punto di vista di McEnroe è basato sul presupposto che la fisicità del tennis maschile è talmente superiore a quella del tennis femminile che nemmeno la giocatrice indiscutibilmente più forte di tutti i tempi sarebbe in grado di ottenere risultati di rilievo sul circuito maschile.

Esiste giustificazione a questa convinzione?

L’aspetto più ovvio da verificare è il servizio, perché non solo è il colpo più importante del tennis, ma è anche quello in cui le differenze fisiche tra uomini e donne sono evidenti in maggior misura. Se molte giocatrici hanno colpi a rimbalzo con velocità simile o a volte superiore a quella dei giocatori, la potenza sul servizio è generalmente inferiore del 15% rispetto a quella di giocatori di equivalente livello di classifica.

Serena però è su un pianeta a parte. L’immagine 1 mostra il raffronto tra la velocità del suo servizio agli Australian Open nel periodo tra il 2013 e il 2017 con la velocità del servizio dei giocatori di primo turno per gli stessi anni, che rappresentano i primi 100 della classifica (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Sulla prima di servizio, gli uomini hanno una velocità media di 180 km/h, contro una media per Serena di 170 km/h, quindi solo il 5% in meno del tipico giocatore nei primi 100.

IMMAGINE 1 – Raffronto tra la velocità del servizio di Serena Williams e dei giocatori di primo turno agli Australian Open nel periodo 2013-2017

Inoltre, il 90% dell’intervallo di Serena al servizio si sovrappone a quello dei primi 100 giocatori. Questo ci dice che raramente un suo servizio non sarebbe competitivo rispetto a quello dei migliori giocatori del mondo.

Si potrebbe correttamente obiettare che la velocità è solo uno degli elementi di un servizio efficace. Il posizionamento della pallina è altrettanto fondamentale.

Il dizionario dei colpi

Grazie al Game Insight Group di Tennis Australia, la federazione australiana di tennis, abbiamo creato un dizionario di colpi definiti da parametri come velocità, punto del campo e forma, partendo da una base dati di anni di attività di tracciatura. È un dizionario che fornisce una descrizione precisa dei colpi distintivi del tennis professionistico. La modalità applicativa tra le più interessanti è quella con cui si elabora un profilo dello stile di gioco dal “vocabolario di colpi” del giocatore, in funzione della frequenza con cui appunto utilizza ogni tipo di colpo.

Si può anche vedere quanto spesso una giocatrice usi la tipologia di colpi del tennis maschile e determinare in questo modo la somiglianza del suo stile con quello di qualsiasi giocatore tenendo conto delle dettagliate caratteristiche fisiche dei suoi colpi.

Che indicazioni fornisce questo metodo relativamente alla somiglianza dello stile sulla prima di servizio di Serena rispetto a quella dei giocatori di vertice?

L’immagine 2 mostra raggruppamenti di stili di servizio tra giocatori di vertice. Più ravvicinati sono due giocatori nel diagramma e più in profondità si trovano nella sezione che li separa, maggiore la somiglianza nel loro stile di gioco. Si nota ad esempio che Roger Federer, Novak Djokovic e Stanislas Wawrinka appartengono tutti allo stesso raggruppamento di stile.

IMMAGINE 2 – Tipologia di stile sulla prima di servizio

In questo contesto, interessa conoscere la posizione di Serena. Una giocatrice non in grado di competere con questi giocatori si troverebbe all’estremità superiore del grafico ancora di più di quanto non lo sia, diciamo, Dudi Sela. Serena però è esattamente al centro di un raggruppamento che include Andreas Seppi e Richard Gasquet, entrambi giocatori entrati nei primi 20. Questa è la confutazione più convincente delle parole di McEnroe. Lontana dall’essere una giocatrice da numero 700 della classifica maschile, Serena ha la potenza e lo stile di servizio al pari di quelli di un giocatore tra i primi 30.

Questi numeri dimostrano in maniera soddisfacente che la posizione di McEnroe è priva di fondamento. Aspetto il giorno in cui non sarà più necessario dover respingere al mittente accuse di questo tipo. Nessuno oserebbe mettere in discussione la carriera di Federer perché probabilmente non riesce a schiacciare in faccia a LeBron James. Se il tennis maschile viene giudicato sul merito, lo stesso deve accadere con quello femminile.

Why Serena Williams Isn’t the 700th Player By Any Measure

Quanto è offensivo il gioco di Jelena Ostapenko?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 16 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Se vi sono rimaste impresse solo due statistiche riguardo a Jelena Ostapenko, la sorprendente vincitrice del Roland Garros 2017, probabilmente per prima è la sua velocità con il dritto – che è in media superiore a quella di Andy Murray – e poi i 299 vincenti che ha colpito durante le sette partite giocate a Parigi. Non sono del tutto sicuro di quanta enfasi dovremmo riporre sulla velocità dei colpi e, istintivamente, non ho una grande passione per le statistiche secche. Nonostante questo, è comunque difficile non rimanere colpiti.

Rispetto a Simona Halep, Timea Bacsinszky e Caroline Wozniacki, le ultime tre giocatrici che ha sconfitto per arrivare al titolo, Ostapenko stava giocando praticamente un altro sport. Il suo stile ricorda di più quello di altre campionesse Slam come Petra Kvitova e Maria Sharapova, che più che costruire il punto lo distruggono. Quello che mi preme scoprire quindi è come Ostapenko si posizioni nei confronti delle giocatrici più offensive sul circuito femminile.

La propensione offensiva con l’indice di offensività

Fortunatamente, esiste già una statistica per misurarlo, che prende il nome di Aggression Score o indice di offensività e che abbrevio in AGG. È una statistica che richiede la conoscenza di tre informazioni per ciascun punto: quanti colpi sono stati giocati, chi ha vinto il punto e come. Con questi dati a disposizione, siamo in grado di calcolare le percentuali relative a vincenti, errori non forzati o errori forzati dell’avversaria sul totale dei colpi di una giocatrice (tecnicamente, il denominatore raccoglie le “opportunità da colpo”, che comprendono i colpi che una giocatrice non è riuscita a giocare dopo che la sua avversaria ha siglato un vincente, ma a scarsa influenza sul risultato finale). Ai fini del calcolo, considero l’AGG senza i servizi della giocatrice – sia ace che servizi vincenti – in modo da isolare la propensione offensiva specifica dello scambio.

L’intervallo tipico di questa versione dell’AGG è tra 0.1 – molto passivo – e 0.3 – estremamente offensivo. Sulla base delle quasi 1600 partite femminili nel database del Match Charting Project, Kvitova e Julia Goerges rappresentano la parte offensiva, con una AGG media intorno allo 0.275. Nonostante vi siano solo quattro partite di Samantha Crawford, i primi indizi suggeriscono che potrebbe diventare lei la più offensiva, con una media al momento di 0.312. Dal lato opposto dell’intervallo troviamo Madison Brengle con 0.11, Wozniaki e Sara Errani a 0.12. Nel campione ci sono prestazioni singole che raggiungono addirittura lo 0.44 (Serena Williams contro Errani al Roland Garros 2013) o scendono fino allo 0.06. Nella finale contro Ostapenko, l’indice di offensività di Halep è stato di 0.08, esattamente la metà della sua media di 0.16.

Dove si colloca Ostapenko

Definito il contesto, vediamo dove si colloca Ostapenko, iniziando dalla finale del Roland Garros 2017. Contro Halep, il suo AGG è stato un incredibile 0.327, cioè il terzo valore più alto per qualsiasi giocatrice in una finale Slam dopo lo 0.344 di Kvitova a Wimbledon 2014 e lo 0.328 di Serena agli Australian Open 2007 (abbiamo nel database dati relativi a tutte le finali Slam fino al 1999 e alla maggior parte per gli anni precedenti).

Servendosi dei dati di IBM Pointstream, che comprendono quasi tutte le partite del Roland Garros 2017, l’offensivitò di Ostapenko in finale è stata la settima più alta di tutte le partite del torneo – tra 188 partite-giocatrice con i dati a disposizione – dietro a due di Bethanie Mattek Sands, una a testa tra Goerges, Madison Keys e Mirjana Lucic…e dietro al primo turno di Ostapenko contro Louisa Chirico. Si è trattato anche del terzo valore più alto contro Halep tra le più di 200 partite della stessa nel database.

Vi siete fatti un’idea: la finale del Roland Garros 2017 è stata una seria manifestazione di gioco offensivo, almeno da un lato del campo. Anche il livello dell’intensità dei colpi non è stato una novità per Ostapenko. Per la stagione 2017 sulla terra, abbiamo dati punto per punto delle sue ultime tre partite al Roland Garros, insieme a due partite al torneo di Charleston e a una al torneo di Praga. In queste sei occasioni, l’AGG più basso di Ostapenko è stato 0.275 contro Wozniaki nei quarti di finale a Parigi. La media delle sei partite è stata di 0.303.

Conclusioni

Se queste recenti prestazioni sono preludio a quanto assisteremo in futuro, è molto probabile che Ostapenko diventerà la giocatrice più offensiva sul circuito femminile. Avendo giocato meno in attacco nelle partite iniziali della sua carriera, la sua media è ancora dietro a quella di Kvitova e Goerges, anche se non di molto e probabilmente ancora per poco. Mette un certo timore pensare a cosa possa succedere all’aumentare della sua forza fisica. Dovremo anche aspettare di vedere come evolve il suo gioco tattico.

Il Match Charting Project contiene almeno 15 partite per 62 diverse giocatrici. La tabella elenca l’indice di offensività specifico dello scambio per ciascuna di esse:

Giocatrice       Partite   AGG Scambio  
Goerges          15        0.277  
Kvitova          57        0.277  
Ostapenko        17        0.271  
Keys             35        0.261  
Giorgi           17        0.257  
Lisicki          19        0.246  
Garcia           15        0.242  
Vandeweghe       17        0.238  
S. Williams      108       0.237  
Siegemund        19        0.235  
Pavlyuchenkova   17        0.230  
Kovinic          15        0.223  
Mladenovic       28        0.222  
Li               15        0.218  
Sharapova        73        0.217  
                                              
Giocatrice       Partite   AGG Scambio  
Bouchard         52        0.214  
Ivanovic         46        0.211  
Muguruza         57        0.210  
Safarova         29        0.209  
Pliskova         42        0.207  
Vesnina          20        0.207  
V. Williams      46        0.205  
Konta            31        0.205  
Puig             15        0.203  
Cibulkova        38        0.198  
Navratilova      25        0.197  
Graf             39        0.196  
Sevastova        17        0.194  
Stosur           19        0.193  
Stephens         15        0.190  
                                              
Giocatrice       Partite   AGG Scambio  
Makarova         23        0.189  
Davis            16        0.186  
Watson           16        0.185  
Gavrilova        20        0.183  
Henin            28        0.183  
Bertens          15        0.181  
Seles            18        0.179  
Kuznetsova       28        0.174  
Bacsinszky       28        0.174  
Azarenka         55        0.170  
Petkovic         24        0.166  
Vinci            23        0.164  
Strycova         16        0.163  
Bencic           31        0.163  
Jankovic         24        0.162  
                                              
Giocatrice       Partite   AGG Scambio
Riske            15        0.161  
Kerber           83        0.161  
Pennetta         23        0.160  
Halep            218       0.160  
Suarez Navarro   31        0.159  
Hingis           15        0.157  
Evert            20        0.152  
Kasatkina        18        0.148  
Svitolina        46        0.141  
Putintseva       15        0.137  
Cornet           18        0.136  
Radwanska        90        0.130  
Beck             16        0.126  
Niculescu        25        0.124  
Wozniacki        62        0.122  
Errani           23        0.121

(Il numero di partite per qualche giocatrice differisce da quello del database. Questo perché ho eliminato quelle con troppe informazioni mancanti o in formati che non riconciliavano con il codice che ho utilizzato per calcolare l’indice di offensività.)

Just How Aggressive is Jelena Ostapenko?

Jelena Ostapenko promette di diventare più della prossima Iva Majoli?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 14 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Vincere un torneo dello Slam da giovanissima – o nel caso della campionessa del Roland Garros 2017 Jelena Ostapenko da appena ventenne – è un’impresa eccezionale. Ma non è sempre garanzia di futura grandezza.

Molte delle più grandi di tutti i tempi hanno lanciato la loro carriera vincendo titoli Slam a partire da vent’anni, ma ci sono tre giocatrici che hanno vinto il primo Slam a un’età simile a quella di Ostapenko e il cui successivo percorso funge da ammonimento in senso opposto: Iva Majoli, Mary Pierce e Gabriela Sabatini. Ciascuna di loro non era più grande di vent’anni e tre mesi quanto ha vinto il primo Slam e delle tre solo Pierce è riuscita a vincerne un secondo.

Va detto però che paragonare l’età di Ostapenko a quella di precedenti campionesse Slam non le rende giusto merito. Negli ultimi due decenni il tennis femminile è “invecchiato”: l’età media del tabellone di singolare al Roland Garros 2017 era di 25.6 anni, solo di pochi giorni più bassa del record stabilito al Roland Garros stesso e a Wimbledon lo scorso anno.

Sono due anni in più dell’età media di una giocatrice attiva quindici anni fa, e quattro anni in più della media del tabellone di trent’anni fa. All’inizio del Roland Garros 2017, c’erano solo cinque giovanissime tra le prime 100 del mondo; alla fine del 2004, l’anno in cui Maria Sharapova e Svetlana Kuznetsova hanno vinto il loro primo Slam, ce n’erano quasi il triplo.

Età relativa

Per questo non sembra corretto raggruppare Ostapenko con le precedenti campionesse diciannovenni o ventenni. Invece, dovremmo considerare l’età relativa di Ostapenko – vale a dire la differenza con l’età media delle giocatrici in tabellone – che era inferiore rispetto alle altre di 5.68 anni.

Nell’articolo in cui ho introdotto il concetto di età relativa, il termine di paragone era sulle semifinaliste Slam e, in ogni epoca, ci sono state diverse giocatrici che hanno raggiunto le semifinali per poi spegnersi nel proseguo della carriera con altrettanta rapidità. Non si può dire lo stesso delle giocatrici che invece hanno vinto uno o più Slam.

Negli ultimi trent’anni, solo due giocatrici hanno vinto uno Slam con un’età relativa superiore a quella di Ostapenko: Sharapova, più giovane di 6.66 anni rispetto al campo partecipazione degli US Open 2004 e Martina Hingis, che ha realizzato tre quarti di Slam nel 1997 a sedici anni, cioè tra i 6.3 e i 6.6 anni più giovane del tabellone.

Gruppo esclusivo

Nelle prime cinque di questa speciale classifica figurano giocatrici che danno ulteriore peso all’esclusività del gruppo in cui si trova Ostapenko, tra cui Monica Seles (5.29 anni più giovane al Roland Garros 1990) e Serena Williams (5.26 anni più giovane agli US Open 1999).

Ognuna di queste quattro giocatrici ha poi raggiunto anche il numero 1 della classifica mondiale e vinto almeno cinque Slam, una previsione eccessivamente ottimistica per Ostapenko che, anche dopo aver vinto a Parigi, rimane fuori dalle prime 10.

In quanto a età relativa, Majoli, Pierce e Sabatini non sono un grande termine di paragone, visto che Majoli e Pierce erano solo di 3 anni più giovani della media del tabellone e Sabatini solo di 2 anni più giovane. In confronto, Garbine Muguruza era più giovane di 2 anni e mezzo rispetto alla media del tabellone quando ha vinto il Roland Garros 2016 all’età di 22 anni.

Non c’è una risposta definitiva

C’è una conclusione? Purtroppo non ho una risposta definitiva e probabilmente non riusciremo ad averne una per molti anni. Per la maggior parte dell’era Open, fino a circa dieci anni fa, l’età media sul circuito femminile ha oscillato tra i 21 e i 23 anni. Quindi, per la popolazione aggregata delle prime vincitrici di uno Slam, l’età effettiva e quella relativa sono altamente correlate.

È solo nell’ultima decade che i numeri hanno iniziato a divergere significativamente, per merito di diverse campionesse debuttanti. Dobbiamo ancora vedere che tipo di evoluzione prenderà la carriera di Ostapenko e Muguruza, e forse anche quella di Victoria Azarenka e Petra Kvitova. Al fine di testare l’ipotesi serve un campione più grande per cui ci sarebbe bisogno di altre giovanissime prime vincitrici di Slam, che potrebbero emergere quando Sharapova e Williams si sono ritirate.

Is Jelena Ostapenko More Than the Next Iva Majoli?

Le giocatrici migliori al Roland Garros 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 10 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Manca poco alla finale femminile del Roland Garros 2017. Dopo 126 partite, Simona Halep, 25 anni, e Jelena Ostapenko, 20 anni, sono le ultime due giocatrici rimaste in tabellone. Chiunque vinca, sarà campionessa di Parigi per la prima volta e vincerà il suo primo torneo Slam.

Diversi aspetti rendono l’accoppiamento della finale sorprendente. Halep è la testa di serie numero 3, ma c’erano diversi dubbi sulle sue condizioni e resistenza alla vigilia del torneo, visto il pesante infortunio alla caviglia subito agli Internazionali d’Italia solo qualche giorno prima dell’inizio del primo turno. Ostapenko invece non è tra le teste di serie e non ha mai vinto un titolo del circuito maggiore. Ipotizzare che un giovane talento emergente raggiungesse una finale a soli due anni dopo la prima apparizione in un tabellone principale Slam avrebbe richiesto spiccate doti di chiaroveggenza.

Se nel primo giorno di partite al Roland Garros la probabilità di una finale tra queste due giocatrici era piuttosto remota, non c’è dubbio alcuno che abbia richiesto a entrambe qualità e dedizione straordinarie per raggiungere una pietra miliare delle rispettive carriere. In quest’analisi, voglio ripercorrere le migliori prestazioni femminili al Roland Garros con attenzione speciale al rendimento di Halep e Ostapenko.

Giocatrici migliori al servizio e alla risposta

Come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.), dal primo turno alle semifinali, il rendimento al servizio vede Halep con una media del 62% di punti vinti e Ostapenko poco dietro con il 61.4%. Alla risposta, la differenza è sempre molto ravvicinata, con Halep in leggero vantaggio con una media del 55.1%, rispetto al 54.6% di Ostapenko. È utile ricordare che è possibile confrontare questi numeri anche di fronte a percorsi differenti delle due giocatrici perché si tratta di valori che tengono in considerazione la bravura al servizio e alla risposta di ogni avversaria affrontata.

IMMAGINE 1 – Rendimento al servizio e alla risposta (aggiustato per avversaria)

È interessante come Halep abbia incrementato la sua prestazione al servizio negli ultimi quattro turni, mentre Ostapenko sia rimasta abbastanza stabile, se si esclude il secondo turno in cui ha sconfitto Monica Puig con un rendimento estremamente efficiente. Per quanto riguarda il gioco alla risposta, durante la prima settimana di competizioni non c’è stata praticamente alcuna differenza. Nelle ultime due partite, Halep ha mostrato del cedimento, e questo potrebbe metterla in difficoltà in finale se la tendenza si mantiene tale.

Halep e Ostapenko al secondo e terzo posto per rendimento cumulato

Come mostrato nelle tabelle, il rendimento cumulato al servizio e alla risposta vede Halep e Ostapenko rispettivamente al secondo e terzo posto per il torneo. Il fatto che nessuna giocatrice sia riuscita a classificarsi nella stessa posizione in entrambe le categorie rende la stabilità della prestazione di Halep e Ostapenko ancora più impressionante.

Per arrivare alla finale, sia Halep che Ostapenko hanno dovuto affrontare avversarie molto combattive. Le ultime due partite di Halep sono andate al terzo set. Ostapenko è andata al set decisivo in quattro delle 6 partite, tra cui il primo turno e gli ultimi tre turni. Inevitabilmente, partite così equilibrate rendono ogni punto più critico e il livello di prestazione sui punti più importanti fondamentale.

Halep si avvantaggia al servizio nei punti a maggior pressione

Le statistiche sui momenti chiave si concentrano sul rendimento nei punti più importanti. La prestazione al servizio e alla risposta di Halep e Ostapenko in questo senso aggiunge una dimensione interessante a quanto mostrato dalle statistiche complessive per le due giocatrici. Come mostrato dall’immagine 2, sotto pressione al servizio, Halep si è distanziata da Ostapenko, con una media nei momenti chiave del 61.3%, rispetto al 55.5% di Ostapenko.

Ostapenko si avvantaggia alla risposta nei punti a maggior pressione

Invece, sotto pressione alla risposta è Ostapenko che ha un vantaggio rispetto a Halep, con una media nei momenti chiave del 52.1% rispetto al 51.6% di Halep.

IMMAGINE 2 – Tendenze nei momenti chiave delle due finaliste

Dall’analisi di ciascuna partita, possiamo osservare che negli ultimi turni Halep ha dominato al servizio nei momenti chiave e Ostapenko ha fatto lo stesso alla risposta. Questo rende la loro partita un confronto tra abilità: se il punteggio sarà equilibrato, non siamo ora in grado di dire chi manterrà il livello migliore al servizio e alla risposta nei momenti chiave.

French Open WTA Leaders

Simona Halep e le rimonte dopo aver annullato uno o più match point

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’8 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Durante il quarto di finale al Roland Garros 2017 tra Elina Svitolina e Simona Halep, Svitolina è arrivata ad avere un vantaggio insormontabile di 6-3 5-1. In quel momento, le sue probabilità di vittoria erano – a seconda dei numeri utilizzati per il calcolo – tra il 97 e il 99%. Halep ha però poi rimontato fino al 5-5, e nel tiebreak del secondo set Svitolina si è ritrovata sul 6-5, a un punto dalla partita. Halep ha annullato il match point, vinto il tiebreak e chiuso con facilità 6-0 al terzo.

È facile trovare una storia per una sequenza di eventi come questa: dopo aver gettato due importanti situazioni di vantaggio, Svitolina si è smarrita e la vittoria del terzo da parte di Halep era praticamente una formalità. Forse è andata proprio così. È impossibile verificarlo sulla base di una sola partita, ma non è esattamente la prima volta in cui una giocatrice non è riuscita a chiudere la partita ed è dovuta ripartire da zero nel terzo set.

Chi vince il secondo set ha un leggero vantaggio all’inizio del terzo

Anche senza un match point annullato, la giocatrice che vince il secondo set ha un leggero vantaggio all’inizio del terzo. Nelle partite di singolare femminile Slam di più degli ultimi sei anni, la giocatrice che ha vinto il secondo set ha poi vinto anche il terzo il 51.3% delle volte. Se invece il secondo set è terminato al tiebreak, la vincitrice ha poi vinto il terzo set il 43.7% delle volte. Anche se può sembrare controintuitivo, rifacciamoci alle nostre conoscenze su quel tipo di set. La vincitrice del secondo set è riuscita a vincerlo a fatica (al tiebreak), mentre la sua avversaria, spesso, ha vinto il primo set più largamente. Il vantaggio psicologico è di aiuto, ma da solo non è in grado di compensare l’eventuale ampia differenza in termini di bravura.

Match point salvati nel secondo set

Esaminiamo più da vicino il caso specifico dei match point salvati nel secondo set. Grazie ai dati resi disponibili da IBM sui siti internet degli Slam tramite Pointstream, abbiamo la successione punto per punto della maggior parte delle partite di singolare Slam dal 2011 (solitamente quelle mancanti sono le partite giocate su campi dove non è previsto il sistema di moviola Hawk-Eye e su alcuni dei campi minori del Roland Garros). Si tratta di più di 2600 partite. In poco più di 1700, una delle due giocatrici ha avuto un match point nel secondo set. Più del 97% delle volte, la giocatrice poi è riuscita a vincere la partita – avendo bisogno in media di 1.7 match point – evitando di dover giocare il set decisivo.

Rimangono quindi 45 partite in cui una giocatrice ha avuto un match point nel secondo set non sfruttato ed è stata costretta ad andare al terzo set. È un campione ridotto e non spiega a tutti gli effetti la sequenza di eventi vista in precedenza, con un crollo nel set finale. Il 60% delle volte – vale a dire 27 partite delle 45 – la giocatrice che non è riuscita a chiudere con il match point nel secondo set, come Svitolina, ha poi perso anche il terzo set, con un punteggio in molti casi netto: in 5 delle 27 partite si è verificato un 6-0 (compreso il quarto di finale con Halep) e il punteggio medio è stato 6-2. Mai un terzo set è andato oltre 6-4.

Non necessariamente un crollo

Anche nelle altre 18 partite – cioè il 40% delle volte in cui la giocatrice con il match point non sfruttato al secondo set si è poi ripresa vincendo il terzo – ci sono stati set piuttosto a senso unico. Infatti, la giocatrice che ha poi perso il terzo set è riuscita a fare in media solo 2.3 game, e anche qui mai meglio di 6-4.

Di fronte a così poche partite, non sembra ragionevole concludere che un margine 60/40 possa essere considerato una legge universale nel tennis. Tuttavia, rappresenta una prova del fatto che le giocatrici non necessariamente crollano dopo aver mancato un match point per una vittoria in due set. Non vi è certezza che quello che è successo a Svitolina possa accadere di nuovo nella prossima partita.

Simona Halep and Recoveries From Match Point Down

Jelena Ostapenko e i risultati eclatanti negli Slam delle giovani promesse

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 7 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Sarà un grande giorno giovedì 8 giugno per Jelena Ostapenko: festeggerà il 20esimo compleanno giocando il suo primo quarto di finale in uno Slam.

Una o due generazioni fa, un risultato così eclatante all’età di vent’anni avrebbe a malapena ottenuto un plauso. Verso la fine degli anni ’90, il tennis femminile era dominato dalle giovani e dalle poco più che giovani: sia Serena Williams che Martina Hingis avevano vinto tornei dello Slam prima di compiere vent’anni, e Venus Williams il suo primo Slam qualche giorno dopo aver iniziato la terza decade.

E non si trattava nemmeno di talenti giovanili che si presentano una volta in una generazione: la diciannovenne Iva Majoli aveva vinto uno Slam, e Mirjana Lucic, Jelena Dokic, e Anna Kournikova avevano raggiunto le semifinali prima di diventare maggiorenni.

I tempi sono però cambiati. L’ultima campionessa adolescente di uno Slam è stata Maria Sharapova nel 2006, e un’adolescente non si è presentata più in finale da quando Caroline Wozniacki ci è riuscita nel 2009. Da allora, solo quattro giocatrici – Ostapenko, Sloane Stephens, Eugenie Bouchard e Madison Keys – hanno raggiunto semifinali Slam prima di compiere vent’anni (per maggiore facilità, calcolo l’età delle giocatrici alla data di inizio del torneo, quindi Ostapenko ha di fatto 19 anni ai fini di questa argomentazione).

Il tennis sta invecchiando

Qualsiasi sia la statistica che vi viene in mente, il tennis sta invecchiando. Nel 1990, l’età media delle giocatrici presenti nel tabellone del singolare al Roland Garros era di 21.8 anni. Nel 2000 era salita a 23.5 anni. Quest’anno, l’età media all’inizio del torneo era di 25.6 anni, appena inferiore al record del 2016 – raggiunto al Roland Garros e a Wimbledon – di 25.7 anni. Le veterane rimangono attive più a lungo e serve più tempo alle giocatrici emergenti per sviluppare il gioco necessario a competere sul circuito maggiore.

È arrivato dunque il momento di rivedere l’idea secondo la quale un risultato eclatante si qualifichi come tale. Vent’anni fa, il debutto in semifinale di una diciannovenne rappresentava senza dubbio un ottimo piazzamento per la giocatrice stessa, ma veniva considerato nulla di sconvolgente.

Oggi, è un evento che si verifica una volta ogni due anni e pone la giocatrice tra un ristretto gruppo di colleghe. Anche se Stephens e Bouchard hanno subito un forte calo, rimangono (insieme a Keys) tra le giovani più promettenti.

Confronto tra età ed età media del resto del tabellone

Per quantificare il risultato di Ostapenko, consideriamo la sua età rispetto alla media di tutte le giocatrici del tabellone principale, valutando la semplice differenza tra questi due numeri. Ostapenko è di 5.68 anni più giovane della giocatrice media al Roland Garros 2017, e questo la rende la settima più giovane semifinalista (rispetto alle partecipanti) di uno Slam dal 2000:

Slam      Più giovane SF  Età    Età media  Diff  
2004 W    Sharapova       17.17  24.17      7.00  
2006 RG   Vaidisova       17.10  23.63      6.53  
2000 W    Dokic           17.21  23.69      6.48  
2005 W    Sharapova       18.17  24.45      6.28  
2005 AO   Sharapova       17.75  23.99      6.24  
2007 AO   Vaidisova       17.73  23.48      5.75  
2017 RG   Ostapenko       19.97  25.65      5.68  
2001 RG   Clijsters       17.97  23.62      5.65  
2005 USO  Sharapova       18.36  23.78      5.42  
2015 AO   Keys            19.92  25.33      5.41

Solo tre giocatrici – Sharapova, Dokic e Nicole Vaidisova – hanno raggiunto una semifinale Slam in questo secolo a un’età così giovane rispetto al resto del tabellone.

C’è da dire che nomi come Dokic e Viadisova non rappresentano il paragone più incoraggiante per un talento emergente. Entrambe hanno raggiunto le prime 10, ma non hanno mai giocato una finale Slam. E il passato della WTA è pieno di giovani promesse che non si sono poi completamente realizzate.

Eppure, se una tra le giovani giocatrici di oggi volesse arrivare a essere tra le grandi, dovrebbe iniziare a collezionare titoli già adesso. È difficile costruire una carriera da Hall of Fame senza aver vinto qualche torneo importante appena superata la soglia dei vent’anni. Da questo punto di vista, Madison Keys si è messa in evidenza: questa settimana, Ostapenko ha fatto la stessa cosa.

Jelena Ostapenko and Teenage Slam Breakthroughs

Sui punti più importanti, i colpi si accorciano

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 2 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nonostante il nome, gli errori non forzati possono avere un lato positivo. In alcune partite, la giusta tattica prevede un gioco più aggressivo e per colpire più vincenti la maggior parte delle giocatrici (o giocatori) commette anche più errori. Contro alcuni avversari, aumentare il conto dei non forzati – sempre bilanciato da un incremento nei vincenti o in altri colpi a chiusura favorevole del punto – potrebbe essere l’unico modo per vincere.

La settimana scorsa, ho mostrato che uno dei motivi dell’uscita al primo turno di Angelique Kerber al Roland Garros 2017 è stato il numero inusitato di errori nei momenti più importanti.

Come sottolineato da Carl Bialik nel nostro ultimo podcast, non è però tutto qui. Se Kerber infatti avesse giocato in modo più aggressivo nei punti più importanti – una delle possibili cause per l’aumento del numero di errori – anche la sua frequenza di vincenti sarebbe potuta essere più alta. Con un punteggio di 6-2 6-2 in suo sfavore, è difficile pensare che Kerber abbia realizzato più vincenti di non forzati, come infatti non è stato. L’ipotesi di Bialik rimane però valida e vale la pena di sottoporla all’esame numerico.

La leva media di ogni punto in ogni partita

Per farlo, ricapitoliamo i dati a disposizione: 500 partite di singolare femminile degli ultimi quattro Slam e le partite dei primi quattro turni del Roland Garros 2017. Misurando l’importanza di ciascun punto, siamo in grado di determinare la leva (LEV) media di ogni punto in ogni partita, insieme alla LEV media dei punti che sono terminati con un errore non forzato o con un vincente.

Nell’analisi precedente, ho trovato che gli errori non forzati di Kerber nella sua sconfitta al primo turno avevano una LEV media del 5.5%, rispetto a una LEV del 3.8% di tutti gli altri punti. Per lo scopo di questa analisi, utilizziamo la LEV media come parametro di riferimento: la LEV media di 5.5% degli errori non forzati risulta essere maggiore anche della LEV media del 4.1% di tutta la partita.

Per quanto riguarda i vincenti? I 15 vincenti di Kerber sono arrivati su punti con una LEV media del 3.9%, inferiore alla media della partita. Il caso è dunque chiuso: sui punti più importanti, Kerber aveva più probabilità di commettere un errore e meno probabilità di colpire un vincente.

Effetto ridotto

Sull’intero campione, le giocatrici commettono più errori e tirano meno vincenti nei momenti cruciali, ma solo in misura lieve. I punti che terminano con un errore sono circa l’1% più importanti della media (in percentuale e non in termini di punti percentuali, quindi 4.14% invece di 4.1%), mentre i punti che terminano con un vincente sono circa il 2% meno importanti della media.

Nei momenti più significativi, le giocatrici aumentano la frequenza dei vincenti circa il 39% delle volte, e migliorano il rapporto vincenti su non forzati circa il 45% delle volte. Questo a dire che si osserva un effetto a livello di circuito sui punti più importanti, ma di ordine piuttosto ridotto.

Naturalmente, la sconfitta di Kerber al primo turno non è indicativa del modo in cui ha giocato, in generale, negli Slam. Nell’articolo della settimana scorsa, ho citato le quattro giocatrici che meglio sono riuscite a ridurre gli errori nei punti più importanti: Kerber, Agnieszka Radwanska, Timea Bacsinszky, e Kiki Bertens.

Sia Kerber che Radwanska hanno colpito meno vincenti sui punti importanti, ma Bacsinszky e Bertens hanno trovato la giusta combinazione, colpendo qualche vincente in più all’aumentare della pressione. Tra le giocatrici con più di 10 partite Slam giocate dal Roland Garros 2016, Bacsinszky è l’unica a colpire sui punti più importanti un numero maggiore di vincenti rispetto a non forzati più del 75% delle volte.

La passività di Kerber

Rispetto alle sue colleghe, la tattica di Kerber nei momenti che più contano è incredibilmente passiva.

La tabella riepiloga le 21 giocatrici per cui ho a disposizione dati su almeno 13 partite. La colonna “Ind NF” (indice errori non forzati) è simile alla statistica usata in precedenza, e mette a confronto l’importanza media dei punti che terminano con errori con i punti medi.

La colonna “Ind V” (indice vincenti) esprime lo stesso rapporto, ma per i punti che terminano con vincenti, e la colonna “In V+NF” si riferisce – si può immaginare – a una combinazione (ponderata) dei due valori, che serve come estrema approssimazione di una tattica aggressiva sui punti importanti, per la quale valori inferiori a 1 indicano un approccio più passivo di quello tipico di una giocatrice e valori superiori a 1 il contrario.

Giocatrice      Partite  Ind NF  Ind V  Ind V+NF   
Kerber          20       0.92    0.85   0.88  
Cornet          13       0.92    0.87   0.94  
Radwanska       17       0.91    0.95   0.95  
Halep           19       0.93    0.94   0.95  
Stosur          13       0.95    0.98   0.96  
Bacsinszky      14       0.89    1.02   0.97  
Svitolina       15       1.02    0.95   0.97  
Pliskova        18       0.97    0.98   0.97  
Wozniacki       14       0.93    1.00   0.97  
Konta           13       1.00    0.97   0.98  
Garcia          14       0.94    1.02   0.98  
Kuznetsova      17       0.96    0.98   0.99  
Muguruza        20       1.02    0.94   0.99  
V. Williams     25       1.00    0.97   0.99  
Vesnina         13       0.96    1.03   0.99  
Pavlyuchenkova  15       1.03    0.99   0.99  
Vandeweghe      13       1.08    0.95   1.01  
Keys            13       1.01    1.02   1.01  
S. Williams     27       0.99    1.05   1.02  
Suarez Navarro  14       1.00    1.14   1.05  
Cibulkova       14       1.11    1.03   1.07

Il valore combinato di Kerber la separa dal resto del gruppo. I suoi colpi a chiusura del punto – sia vincenti che errori, ma specialmente vincenti – si verificano sproporzionatamente sui punti meno importanti, e l’effetto complessivo ha un valore doppio di quello di Alize Cornet, la giocatrice immediatamente dietro Kerber in quanto a passività nei momenti più importanti. Tutte le altre giocatrici ottengono valori così vicini alla neutralità (valore 1), che eviterei di trarre qualsiasi conclusione sulla loro tattica nei punti a maggiore pressione.

Troppa difesa, poco spazio a errori

Anche quando Kerber vince, ci riesce con un’efficace fase di difesa nei punti chiave. Nelle ultime 20 partite Slam, solo in due occasioni ha colpito vincenti su punti particolarmente importanti (casualmente, una di queste due partite è stata la finale degli US Open 2016).

In generale, il suo stile di gioco più passivo funziona e le ha permesso di vincere 16 delle partite considerate. Ma un tennis basato sulla difesa non lascia troppo spazio per errori, metaforicamente e letteralmente. Nonostante fosse una tattica da tempo codificata, una scarsa esecuzione le è costata la sconfitta contro Makarova.

Smaller Swings In Big Moments