Fate attenzione a Tomas Berdych

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 15 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Per anni, Tomas Berdych è rimasto dietro le quinte. Anche nelle molte stagioni passate tra i primi 10, raramente ha messo in difficoltà i Fantastici Quattro, vincendo i suoi 13 tornei contro avversari più deboli.

Il quarto di finale raggiunto agli Australian Open 2018 è stato sorprendente, ma rappresenta anche il compendio di una carriera: un paio di vittorie brillanti e una sconfitta in tre set da Roger Federer.

Da quel momento il resto della stagione è andato a rotoli. Ha vinto due partite di fila solo due volte (di cui una a Marsiglia grazie al ritiro di Damir Dzumhur), ne ha perse cinque di fila tra il Miami Masters e il Roland Garros, per poi arrendersi definitivamente a un infortunio alla schiena prima di Wimbledon.

Con 33 anni compiuti lontano dai campi, sarebbe stato comprensibile vederlo faticare al rientro o decidere che il 2019 sarà l’ultima stagione da professionista. Nessuna delle due possibilità sembra essere quella giusta.

Berdych ha raggiunto la finale nel primo torneo dal quando è tornato, a Doha contro Roberto Bautista Agut, arrivando a un set dal primo titolo dal 2016.

Nel primo turno degli Australian Open 2019, ha facilmente sconfitto in tre set la testa di serie numero 13 e semifinalista nel 2018 Kyle Edmund. È poco probabile che un giocatore di 33 anni si riprenda il quarto posto in classifica – il massimo in carriera – dopo un infortunio alla schiena.

Dovesse evitare altri problemi, i primi 10 non sembrano irraggiungibili, specialmente contro avversari un po’ più deboli di quelli della prima parte degli anni ’00. Dopotutto, giocatori che riescono a rimanere nel circuito, come ad esempio Ivo Karlovic, possono migliorare anche intorno ai 35 anni.

Più sfortuna che altro

La ridotta stagione 2018 di Berdych non è stata così malvagia come può sembrare, e questo è gran parte del motivo della sua rinascita. Vero, ha perso tante partite quante ne ha vinte, e solo una volta ha battuto un giocatore tra i primi 20.

Pur non considerando gli infortuni, la sorte non è stata dalla sua parte. In cinque delle undici sconfitte ha giocato altrettanto bene del suo avversario, stando all’indice di dominio o Dominance Ratio (DR), cioè il rapporto tra la percentuale di punti vinti alla risposta e la percentuale di punti vinti alla risposta dall’avversario.

Si tratta solo di sfortuna: in carriera fino al 2017, Berdych ha perso 35 di quelle partite, ma ne ha vinte 35 quando gli avversari hanno giocato leggermente meglio. Invertiamo alcuni di quei risultati, e il suo record di 11 vinte e 11 perse si trasforma, per quel tipo di partite, in almeno 14-8, consentendogli di arrivare più spesso nei turni finali, tenuta fisica permettendo.

Un metodo più preciso per valutare il rendimento di Berdych nel 2018 si basa su statistiche corrette per il livello degli avversari, di cui ho parlato in un precedente articolo. Il grafico dell’immagine 1 mostra l’indice di dominio per ciascuna stagione, con l’età sull’asse delle ascisse.

IMMAGINE 1 – Indice di dominio nella carriera di Berdych

Indice di dominio di Berdych - settesei.it

La scorsa stagione, quella dei 33 anni, il suo indice di dominio corretto è stato di 1.22, il valore più alto per il singolo anno dal 2012, quando ha terminato da numero 6 del mondo. Potrebbe però essere un risultato casuale dovuto a un campione limitato, sono solo 22 le partite giocate.

D’altro canto un Berdych più in salute dovrebbe giocare ancora meglio. Una schiena più solida e resistente dovrebbe consentirgli di compensare le conseguenze di alcuni scambi che non girano a suo favore.

Ritorno di forza

E “forte” sembra essere la parola esatta, almeno stando ad alcuni dati preliminari. Nelle cinque partite agli Australian Open 2018, la velocità media della prima di servizio è oscillata tra 191 e 198 km/h, tra cui il valore medio di 195 km/h al primo turno.

Nella prima partita degli Australian Open 2019 contro Edmund, la media è stata di 201 km/h. Il servizio più veloce a Melbourne nel 2018 è stato di 212 km/h al terzo turno, rispetto ai 211 km/h dell’altro giorno.

Nel 2018, la frequenza complessiva di punti vinti al servizio è stata la più bassa dal 2009, e quindi il solido rendimento ottenuto arriva da una migliore prestazione alla risposta. Se riuscirà a servire meglio dello scorso anno, siamo di fronte a un altro segnale positivo.

Il proseguo del torneo offre un valido banco di prova della forma di Berdych. Al secondo turno trova Robin Haase, un avversario che un potenziale giocatore da primi 10 dovrebbe battere agilmente (Berdych ha vinto 6-1 6-3 6-3, n.d.t.). Al terzo turno lo aspetta Diego Schwartzman, contro cui è leggermente favorito sul cemento ma che richiede uno sforzo di ben altro tipo rispetto alla partita con Edmund.

Dovesse raggiungere la seconda settimana, il probabile quarto turno è contro Rafael Nadal. Naturalmente le aspettative saranno limitate ma, in fondo, non è molto diverso da tutte le volte in cui hanno giocato in passato. E la speranza è l’ultima a morire: Nadal ha vinto 18 partite su 19, ma l’unica sconfitta è arrivata proprio quattro anni fa, agli Australian Open.

Watch Out For Tomas Berdych

Una riattribuzione delle teste di serie agli Australian Open 2019

di Chapel Heel // HiddenGameOfTennis

Pubblicato l’11 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo, ho illustrato la differenza di risultato tra la simulazione del tabellone effettivo degli Australian Open basato sulle valutazioni Elo e 100.000 simulazioni casuali. In questo caso, invece di limitarmi a rimescolare il tabellone secondo le regole dell’ATP ma mantenendo le teste di serie assegnate dagli organizzatori, ho riattributo le teste di serie sulla base delle valutazioni Elo specifiche per il cemento.

Come ormai certamente saprete, le valutazioni Elo specifiche per superficie determinano una classifica diversa, e probabilmente più accurata, rispetto a quella ufficiale.

Pur avendo la mia variante delle valutazioni Elo, non ne pubblico gli esiti perché la disponibilità di classifiche Elo generate da una manciata di siti e tra loro solo leggermente divergenti non ha per me molto senso. Ho usato quindi le valutazioni Elo specifiche per il cemento di Tennis Abstract, che ritengo superiori a tutte le altre.

Tuttavia, avendo utilizzato la mia variante Elo per prevedere il tabellone effettivo, ho eseguito le simulazioni con le teste di serie riattribute mediante lo stesso criterio, per garantire un confronto omogeneo.

Riattribuzione mantenendo intatte le altre posizioni

La tabella mostra ciò che accade con le nuove teste di serie basate su Elo ma con le altre posizioni nel tabellone che rimangono immutate.

In altre parole, la testa di serie nel sedicesimo di Novak Djokovic è sempre la numero 25, ma appartiene a un altro giocatore (Martin Klizan al posto di Denis Shapovalov). Non ci sono problemi per i giocatori che da teste di serie effettive rimangono teste di serie anche con Elo. È solo la loro posizione che cambia tra le teste di serie.

Ci sono però cinque giocatori a cui Elo darebbe la testa di serie che non lo sono nel tabellone effettivo: Stanislas Wawrinka, Nick Kyrgios, Tomas Berdych, Klizan e John Millman. Questo comporta che cinque teste di serie reali perdono il loro vantaggio, e cioè Marco Cecchinato, Diego Schwartzman, Pablo Carreno Busta, Hyeon Chung e Steve Johnson.

Cecchinato è l’esempio più eclatante, avendo la testa di serie numero 17 a fronte di una valutazione Elo sul cemento fuori dai primi 100. Ai fini dell’analisi, ho invertito il posto dei cinque giocatori che hanno perso la testa di serie con quello dei giocatori che li hanno sostituiti (ad esempio, Cecchinato va al posto di Wawrinka, Schwartzman al posto di Kyrgios, etc).

Si può vedere l’effetto della riattribuzione delle teste di serie rispetto al tabellone effettivo. Il colore rosso indica un esito sfavorevole per il giocatore, quello verde un esito favorevole. I numeri tra parentesi sono le nuove teste di serie.

Riattribuzione del tabellone degli Australian Open 2019_1 - settesei.it
Riattribuzione del tabellone degli Australian Open 2019_2 - settesei.it
Riattribuzione del tabellone degli Australian Open 2019_3 - settesei.it
Riattribuzione del tabellone degli Australian Open 2019_4 - settesei.it

Da cosa nasce cosa

La maggior parte dei risultati erano prevedibili e essenzialmente senza conseguenze (una variazione di +/- 0.5%). Anche l’effetto su quei giocatori che ci si aspetta in finale o per la vittoria del titolo è molto ridotto.

Non sorprende che per i cinque giocatori che da non teste di serie sono diventati teste di serie la possibilità di raggiungere i quarti di finale è aumentata in media del 4.1%, anche se quella di Wawrinka in realtà e diminuita di poco.

Per i cinque giocatori che hanno invece perso la testa di serie la possibilità di un quarto di finale è diminuita in media del 3.2%, tranne che per Johnson, per il quale non è variata.

I giocatori che hanno conservato la testa di serie e che ricevono una valutazione ben più favorevole da Elo che dalla classifica ufficiale, come ad esempio Daniil Medvedev, hanno beneficiato di una spinta importante, ma vale anche il viceversa (come per John Isner).

Forse ancora più interessante è il concatenamento di conseguenze che una modifica genera sui giocatori. La testa di serie di Borna Coric non è cambiata (numero 11) e nemmeno il suo posto nel tabellone, eppure la sua probabilità di arrivare ai quarti è diminuita del 10%, perché sia Kevin Anderson che Daniil Medvedev si sono spostati nella sua zona, e anche Kyrgios si è ritrovato in quel sedicesimo.

Kei Nishikori è sceso dalla testa di serie 5 alla numero 8, e ne ha tratto svantaggio per il movimento degli altri giocatori intorno a lui.

Il gemello malefico degli Australian Open

In questa versione del tabellone, le teste di serie sono state riassegnate usando le valutazioni Elo di Tennis Abstract. Ho eseguito anche 100.000 simulazioni facendo muovere tutte le teste di serie (tranne la numero 1 e 2) e altri giocatori, secondo le regole previste dall’ATP. La mia speranza è di ottenere, in questo universo alternativo, il caos totale.

Come in precedenza, rosso e verde indicano miglioramento e peggioramento e i numeri tra parentesi sono le nuove teste di serie.

Riattribuzione del tabellone degli Australian Open 2019_5 - settesei.it
Riattribuzione del tabellone degli Australian Open 2019_6 - settesei.it
Riattribuzione del tabellone degli Australian Open 2019_7 - settesei.it
Riattribuzione del tabellone degli Australian Open 2019_8 - settesei.it

Teoria del caos (fallita)

In parole semplici, non siamo in presenza di caos. Ci sono sicuramente conseguenze di rilievo per alcuni giocatori, la quasi totalità teste di serie (o teste di serie prima della riattribuzione), ma si manifestano nei primi turni, fino ai quarti di finale.

Questo tipo di scenario potrebbe aver effetto cumulato di maggior peso nel corso di un’intera stagione. In un articolo di fine dicembre 2018 è emerso che durante una stagione la fortuna (o sfortuna) cumulata del tabellone effettivo nei confronti di tabelloni casuali non ha avuto impatto determinante, si è in larga parte annullata.

Sembra che riattribuire le teste di serie con un metodo che non sia la classifica determini un effetto cumulato maggiore, del quale però non c’è assoluta chiarezza. Potrebbe fare di Medvedev un esperto di analisi di tennis, anche se temo di non potermi offrire volontario per essere il suo interlocutore sull’argomento.

Reseeding the Australian Open

La fortuna del sorteggio: Australian Open 2019

di Chapel Heel // HiddenGameOfTennis

Pubblicato l’11 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Come solitamente faccio alla vigilia di uno Slam, ho eseguito una simulazione (sulla base di una mia variante alle valutazioni Elo) del tabellone per come è effettivamente definito in modo da ottenere delle previsioni.

Confronto tra tabellone effettivo e simulazioni

Ho poi eseguito la stessa simulazione su 100.000 variazioni del tabellone, seguendo la metodologia ufficiale dell’ATP per posizionare i giocatori all’interno del tabellone.

Successivamente, ho confrontato le previsioni effettive con i risultati emersi dalle simulazioni, così da avere un’indicazione su quanto il tabellone sia di fatto accomodante, rispetto all’insieme delle altre possibili configurazioni.

Le sfumature di rosso indicano che il tabellone effettivo non è stato fortunato per il giocatore in questione rispetto a uno specifico turno, mentre vale il contrario per le sfumature di verde. È possibile che la fortuna sia avversa nel raggiungere quarti di finale e semifinali e che invece sia più benevola per la finale o il titolo.

È ad esempio il caso di Novak Djokovic, i cui primi turni sono leggermente più difficili di un tabellone casuale, ma incrociando potenzialmente Alexander Zverev sul percorso invece di Roger Federer, la sua probabilità per la finale è di poco più favorevole di quella casuale. Variazioni dello 0.5% o meno non determinano conseguenze.

Sembra che sia Borna Coric ad aver ricevuto il tabellone più favorevole e Daniil Medvedev o David Goffin quello forse più duro.

Simulazioni tabellone Australian Open 2019_2 - settesei.it

Luck of the Draw Australian Open 2019

Cose di tennis che non sapevo su Luca Vanni

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 20 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il nome di Luca Vanni compare frequentemente tra i giocatori di Challenger e nei tabelloni di qualificazione, e si ha l’impressione che sia sul circuito da sempre. Compiuti ormai i 33 anni, fa parte della classifica ufficiale dal 2006, avendo raggiunto la massima posizione al numero 100 nel 2015. L’immagine 1 mostra l’andamento della sua classifica (su scala logaritmica).

IMMAGINE 1 – Andamento della classifica ufficiale di Vanni dal 2006

Pur essendo ben noto agli appassionati più accaniti, ha collezionato solo 22 partite sul circuito maggiore (l’ultima al torneo di San Pietroburgo, sconfitto al primo turno da Roberto Bautista Agut). Ha vinto solo cinque volte, di cui tre a San Paolo, quando è arrivato in finale nel 2015.

Il sogno brasiliano

Per un giocatore di questo tipo, la finale a San Paolo è stato un vero e proprio sogno. Dopo essersi qualificato per il tabellone principale ma prima dell’assegnazione dei turni, Feliciano Lopez, testa di serie numero 1, si è ritirato. I qualificati e i lucky loser sono quindi stati sorteggiati insieme per il tabellone principale e a Vanni è capitato il posto di Lopez, che ha voluto dire un bye al primo turno.

Al secondo turno ha giocato contro Thiemo De Bakker, anche lui qualificato e vincitore a sorpresa contro Juan Monaco nella partita precedente. Vanni ha sconfitto De Bakker in quasi due ore di gioco, servendo 14 ace. Nei quarti di finale ha evitato una testa di serie, vincendo due tiebreak contro Dusan Lajovic (e sempre con ace in doppia cifra).

Anche in semifinale ha evitato una testa di serie, perché Joao Souza aveva battuto in precedenza Leonardo Mayer. Questa volta in tre ore, Vanni ha battuto Souza per raggiungere la finale, di nuovo con ace in doppia cifra.

In finale però la strada si è fatta più dura. Ha infatti trovato Pablo Cuevas, che in quel periodo era il numero 30 del mondo, perdendo al tiebreak del terzo set. Quattro partite, 47 ace, sulla terra battuta. Non male e non il profilo che mi sarei aspettato di un giocatore italiano con una sola vittoria sul cemento, anche se ha sempre detto che il suo idolo era Marat Safin. Ho già ricordato che Vanni è alto 198 cm?

Nel tennis serve anche rispondere

Se escludiamo il torneo di San Paolo, il record di Vanni sul circuito maggiore è 2-16, sorprendete se si pensa alle sue statistiche al servizio. In carriera, ha vinto il 79% dei game alla risposta, una percentuale da primi 50 del mondo. Pensate a Gael Monfils o Jack Sock. Sfortunatamente, a Vanni è richiesto di competere anche nei game alla risposta, che vince solo l’11% delle volte. Siamo in zona Ivo Karlovic, John Isner e Gilles Muller, i quali però vincono l’85-95% dei game al servizio.

In dodici anni, Vanni ha guadagnato quasi 700 mila dollari di premi partita, poco più di 58.000 dollari a stagione, al lordo di spese per spostamenti, pernottamenti e altre voci. Come ci riesce? Per prima cosa, non fa molti viaggi lunghi. Ha la residenza a Foiano della Chiana, tra Firenze e Roma. Nei 16 Challenger a cui ha preso parte nel 2018, tredici erano in Italia, Francia, Spagna e Slovenia, cioè a distanza ravvicinata. Un altro è stato a Glasgow, che è comunque facilmente raggiungibile (gli altri due erano decisamente lontani, in Uzbekistan e Tailandia).

Nei Challenger, il suo record è di 23 vittorie e 15 sconfitte, e 4-1 nelle partite di qualificazione, con un torneo conquistato e una finale (aggiornati a fine stagione 2018, n.d.t.). Ma è arrivato solo sette volte in finale di Challenger (con 5 vittorie e 2 sconfitte), non è quindi un Rendy Lu o un Ricardas Berankis. Un po’ una sorpresa per Vanni, visti i 16 titoli di Future vinti.

Tennis Stuff I Didn’t Know (about) Luca Vanni

Finali di stagione Gruppo Hewitt, le probabilità delle semifinali

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 15 novembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le probabilità delle semifinali del Gruppo Kuerten.

Ho calcolato 21 scenari di semifinale per il Gruppo Hewitt, con quattro differenti combinazioni di giocatori che possono arrivare in semifinale. Esattamente…21! Non posso affermare con certezza di aver inserito anche la strana circostanza in cui un giocatore vince sette game in un set, ma penso di averle prese tutte o la maggior parte.

Più della metà degli scenari riguardano Kevin Anderson e Dominic Thiem che vincono in due set, con Anderson che finisce al primo posto del Gruppo Hewitt e gli altri a pari merito con una vittoria e due sconfitte e 2-4 nei set. Se così fosse, il numero di game vinti da Roger Federer, Thiem e Kei Nishikori assume importanza. E il Gruppo Hewitt è il primo tra quelli analizzati – comprese le Finali Next Gen – in cui le probabilità di vittoria del game fanno la differenza. In sostanza, significa quanto è probabile che un giocatore vincerà un set con un determinato punteggio.

La tabella elenca le probabilità di vittoria della partita, del game e del set e le probabilità di vittoria in 2 set o 3 set.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria partita / game / set per il Gruppo Hewitt

La tabella che segue mostra la probabilità che ciascuno scenario si verifichi e, nel caso, quali sono i due giocatori che ci si attende si qualifichino come numero 1 e numero 2. Potete vedere che Anderson ha già raggiunto le semifinali, ma esiste ancora una possibilità che si qualifichi da secondo.

Potete anche vedere che tutte le probabilità Anderson-Thiem sono riportate come 0,0%, anche se in realtà sono appena positive, solo un tema di arrotondamento dei decimali. Nella tabella successiva si osserva come non contino più di tanto.

IMMAGINE 2 – Scenari Gruppo Hewitt

Si possono sommare queste probabilità per vedere chi può arrivare arrivare in semifinale, oltre alla probabilità che si verifichi una delle quattro combinazioni. La tabella riepiloga i risultati.

IMMAGINE 3 – Probabilità di giocatori in semifinale dal Gruppo Hewitt

Un piccolo errore di arrotondamento determina il 99,9% che si legge in tabella. Probabile che si trovi seppellito in una delle probabilità Anderson-Thiem e non ho il coraggio di andare a scovarlo.

Mettendo insieme le informazioni dei due Gruppi, si ottengono 14 possibili combinazioni per le semifinali. Le più probabili sono Novak Djokovic (#1 Gruppo Kuerten) e Nishikori (#2 Gruppo Hewitt) da un lato e Anderson (#1 Gruppo Hewitt) e Alexander Zverev (#2 Gruppo Kuerten) dall’altro.

Aggiornamento: gli scenari possibili sono in realtà 23 (nell’articolo originario ne ho saltati due) ma la loro infinitesimale probabilità di accadimento e la vittoria di Thiem su Nishikori li rendono ininfluenti.

IMMAGINE 4 – Combinazioni semifinali Gruppo A e Gruppo B

Tour Finals Group Hewitt – The Gory Probabilities…and I Mean Gory!

Finali di stagione Gruppo Kuerten, le probabilità delle semifinali

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 15 novembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

A differenza delle Finali Next Gen a Milano, non ho ancora visto sul sito dell’ATP l’elenco dei possibili scenari per le semifinali delle Finali di stagione. Ci provo io.

Dei due, è il Gruppo Kuerten il più semplice, ho trovato infatti solo 5 scenari per 3 combinazioni massime. Come per le Finali Next Gen, ho utilizzato la stessa tecnica di Markov, prendendo in questo caso una probabilità di vittoria del punto al servizio in partita più vicina alle probabilità effettive di singoli giocatori, invece della media del circuito. Ma il risultato è praticamente identico.

Dalla probabilità di vittoria del punto al servizio, si può calcolare la probabilità di vittoria dell’intero game e, a seguire, la probabilità di vincere un set. Con queste informazioni, si può ottenere la probabilità che un giocatore vinca la partita finale del girone in due o tre set.

Rispetto al torneo di Milano, la probabilità di vittoria del game ha qui importanza, perché nel Gruppo Hewitt c’è la seria possibilità che la percentuale di game vinti sia la discriminante per il passaggio alle semifinali. Non è così per il Gruppo Kuerten, ma l’ho inserita comunque nella tabella, che elenca le probabilità secondo i miei calcoli.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria partita / game / set per il Gruppo Kuerten

Partendo da questi numeri, è possibile stimare la probabilità di ciascuno dei 5 scenari a cui sono arrivato. La tabella che segue mostra la probabilità che ciascuno scenario si verifichi e, nel caso, quali sono i due giocatori che ci si attende si qualifichino come numero 1 e numero 2.

Potete vedere che Novak Djokovic ha già raggiunto le semifinali, ma esiste ancora una possibilità che si qualifichi da secondo, se Marin Cilic e John Isner vincono entrambi le loro partite (Djokovic avrebbe lo stesso record di Cilic di 2-1, ma Cilic sarebbe davanti per aver vinto lo scontro diretto).

IMMAGINE 2 – Scenari Gruppo Kuerten

Si possono sommare queste probabilità per vedere chi può arrivare arrivare in semifinale, oltre alla probabilità che si verifichi una delle tre combinazioni. La tabella riepiloga i risultati.

IMMAGINE 3 – Probabilità di giocatori in semifinale dal Gruppo Kuerten

È interessante notare che Cilic ha la possibilità di arrivare al primo posto ma non al secondo. Per Isner è valido il contrario. Segue la stessa analisi per il Gruppo Hewitt, un vero e proprio incubo…

Tour Finals Group Kuerten – The Gory Probabilities

Finali Next Gen Gruppo B, le probabilità delle semifinali

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 7 novembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le probabilità delle semifinali del Gruppo A.

L’ATP ha 9 possibili scenari per le semifinali del Gruppo B delle Finali Next Gen. Come spiegato nell’articolo per il Gruppo A. si tratta dell’insieme di tutte le combinazioni delle partite dell’ultimo giorno del Gruppo B in grado di produrre un esito che conti. Nel Gruppo B, ci sono tre differenti combinazioni di giocatori in grado di arrivare in semifinale.

La tabella riepiloga le probabilità di vincere la partita e il singolo set e le probabilità di una vittoria in tre, quattro o cinque set.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria partita / set per il Gruppo B

La tabella che segue mostra la probabilità che ciascuno scenario si verifichi e, nel caso, quali sono i due giocatori che ci si attende si qualifichino come numero 1 e numero 2. Si può notare che Alex De Minaur ha già raggiunto le semifinali, ma non si è ancora assicurato il primo posto del Gruppo B.

IMMAGINE 2 – Scenari Gruppo B

Si possono sommare queste probabilità per vedere chi può arrivare arrivare in semifinale, oltre alla probabilità che si verifichi una delle quattro combinazioni. La tabella riepiloga i risultati.

IMMAGINE 3 – Probabilità di giocatori in semifinale dal Gruppo B

Unendo queste informazioni con quelle del Gruppo A, si ottengono 14 possibili combinazioni per le semifinali, otto delle quali relative al Gruppo B e le restanti sei relative al Gruppo A. Le semifinali più probabili sono Stefanos Tsitsipas (#1 Gruppo A) e Andrey Rublev (#2 Gruppo B), e De Minaur (#1 Gruppo B) e Francis Tiafoe (#2 Gruppo A).

IMMAGINE 4 – Combinazioni semifinali Gruppo A e Gruppo B

Aggiornamento: con tre vittorie e nove set vinti e uno perso, De Minaur è arrivato al primo posto del Gruppo B, seguito da Rublev che, con un record di due vittorie e una sconfitta, si è qualificato per secondo. Le semifinali sono dunque Tsitsipas contro Rublev, e De Minaur contro Jaume Munar, n.d.t.

Milan Singles Group B – The Gory Probabilities

Finali Next Gen Gruppo A, le probabilità delle semifinali

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 7 novembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’ATP ha 11 possibili scenari per le semifinali del Gruppo A delle Finali Next Gen in corso di svolgimento a Milano. Per chiarezza, s’intende l’insieme di tutte le combinazioni delle partite dell’ultimo giorno del Gruppo A in grado di produrre un esito che conti. Naturalmente, non ci sono undici differenti combinazioni di giocatori che possono raggiungere le semifinali dal Gruppo A, perché sono ovviamente solo 4, ma ci sono undici modalità univoche per arrivarci.

Ci sono 11 scenari per quattro combinazioni massime perché molte dipendono dal fatto che un giocatore vinca in tre, quattro o cinque set. Di conseguenza, serve determinare la probabilità di ciascun giocatore di vincere un set.

Possiamo procedere a ritroso stimando in primo luogo la probabilità di vittoria della partita per ogni giocatore. A tal proposito, ho utilizzato da un lato (al 90%) le mie previsioni basate sulle statistiche della singola partita e dall’altro (al 10%) le mie previsioni basate sulle valutazioni Elo specifiche per il cemento.

Con un modello Markov, si può puoi matematicamente ricavare, per ogni giocatore, la probabilità di vittoria di un punto al servizio. Dalla probabilità al servizio, è possibile calcolare la probabilità di vincere un game (nella formula “punto decisivo sulla parità”), da cui la probabilità di vincere un set (breve).

Con queste informazioni, si può ottenere la probabilità che un giocatore vinca la partita finale del girone in tre, quattro o cinque set. La tabella elenca le probabilità, secondo i miei calcoli.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria partita / set per il Gruppo A

Partendo da questi numeri, è possibile stimare la probabilità di ciascuno degli 11 scenari ATP. La tabella che segue mostra la probabilità che ciascuno scenario si verifichi e, nel caso, quali sono i due giocatori che ci si attende si qualifichino come numero 1 e numero 2. Si può notare che Stefanos Tsitsipas ha già raggiunto le semifinali, ma non si è ancora assicurato il primo posto del Gruppo A.

IMMAGINE 2 – Scenari Gruppo A

Si possono sommare queste probabilità per vedere chi può arrivare arrivare in semifinale, oltre alla probabilità che si verifichi una delle quattro combinazioni. La tabella riepiloga i risultati.

IMMAGINE 3 – Probabilità di giocatori in semifinale dal Gruppo A

Aggiornamento: con tre vittorie e nove set vinti e uno perso, Tsisipas è arrivato al primo posto del Gruppo A, seguito da Jaume Munar che, con un record di una vittoria e due sconfitte, si è qualificato per migliore percentuale di set vinti (50%), n.d.t.

Milan Singles Group A – The Gory Probabilities

Quanto era veloce la superficie della Laver Cup?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 27 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

La Laver Cup ha dato nuova interpretazione alle esibizioni nel tennis e, per il momento, uno degli aspetti di maggiore cambiamento sembra essere la velocità di superficie. L’anno scorso ci sono stati nove tiebreak su diciotto set a punteggio tradizionale, oltre a un paio di super-tiebreak terminati 11-9.

L’edizione 2018 non è stata così estrema, visto che solo cinque set sono andati al tiebreak su sedici a punteggio tradizionale, ma comunque più equilibrata di un tipico torneo del circuito nel quale mediamente un tiebreak si verifica meno di una volta ogni cinque set.

La misurazione della velocità di superficie

Come al solito, appurare la velocità di superficie presenta diversi ostacoli. Se da una parte ci sono stati indubbiamente molti tiebreak e molti ace, dall’altra tra i convocati c’erano grandi giocatori al servizio: John Isner, Nick Kyrgios e Roger Federer hanno giocato due partite di singolare in entrambe le edizioni, e a Chicago Kevin Anderson ha contribuito per il 25% dei singolari del Resto del Mondo. A prescindere dalla superficie, ci si attende da questi giocatori partite in cui il servizio è dominante in misura superiore di quanto lo sia nella media del circuito.

Analizziamo i risultati ottenuti applicando il mio indice di misurazione della velocità di superficie, che mette a confronto i campi dei tornei utilizzando la frequenza di ace, corretta per le dinamiche al servizio e alla risposta di ciascun giocatore in uno specifico torneo.

La tabella mostra la frequenza grezza di ace (“Ace%”) e l’indice di velocità (“Vel”) per dieci tornei delle ultime 52 settimane, vale a dire i quattro tornei dello Slam 2018, il torneo più veloce (Metz) e quello più lento del circuito (Estoril), le due edizioni della Laver Cup e due tornei con l’indice più vicino alla Laver Cup (Antalya e New York).

Anno  Torneo           Superficie  Ace%    Vel  
2018  Metz             Cemento     10.6%   1.57  
2018  Antalya          Erba        9.9%    1.28  
2017  Laver Cup        Cemento     17.0%   1.26  
2018  Australian Open  Cemento     11.7%   1.17  
2018  Wimbledon        Erba        12.9%   1.16  
2018  Laver Cup        Cemento     13.3%   1.09  
2018  New York         Cemento     15.7%   1.09  
2018  US Open          Cemento     10.8%   1.02  
2018  Roland Garros    Terra       7.7%    0.74  
2018  Estoril          Terra       5.2%    0.55

L’indice di velocità varia dallo 0.5 delle superfici più lente all’1.5 delle più veloci, significa cioè che sulla terra più viscosa un giocatore mette a segno la metà degli ace che farebbe su una superficie neutra, mentre sull’erba più scivolosa o sul Plexipave lo stesso giocatore farebbe circa il 50% in più di ace rispetto una superficie neutra.

Qualche caveat

La Laver Cup 2017, nonostante un incredibile 17% di frequenza di ace, è a malapena entrata tra le dieci superfici più veloci dei 67 tornei che sono riuscito a misurare. A Chicago invece, la superficie aveva una velocità vicina al primo terzo dei tornei analizzati, dietro alla veloce terra battuta di Quito ma considerevolmente più lenta degli Australian Open.

Servono come sempre un po’ di avvertimenti. In primo luogo, la velocità della superficie ha un significato più ampio della frequenza di ace. Mi sono soffermato su questa statistica perché è una delle poche a disposizione per ciascun torneo del circuito maggiore e perché, a dispetto della sua semplicità, è facilmente intuibile e va di pari passo con altri parametri di misurazione e con i commenti dei giocatori.

In secondo luogo, non siamo esattamente subissati da informazioni su entrambe le edizioni della Laver Cup. Nel 2017 ci sono state nove partite di singolare, quest’anno otto. E le cose peggiorano con i super-tiebreak al terzo set, che di fatto tolgono dati. Di contro, pur non avendo molte partite da analizzare, conosciamo approfonditamente i giocatori protagonisti, a differenza di alcuni tornei, come ad esempio Newport o Shenzhen, in cui molte partite vedono scontrarsi giocatori che non hanno una presenza regolare sul circuito.

Conclusioni

La superficie delle due edizioni della Laver Cup rientra tra quelle veloci, ma non più di quanto non lo siano altri campi indoor in cemento sul circuito maggiore. Ci saranno sempre molti tiebreak e ace con Isner e Anderson, non importa quali siano le condizioni di gioco.

How Fast Was the Laver Cup Court?

Il dominio europeo attraverso simulazioni di Laver Cup fittizie

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 21 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Non importa quale sia la conclusione della Laver Cup 2018 a Chicago, gli appassionati possono affermare con sicurezza che nel tennis attuale l’Europa ha un vantaggio incolmabile sul resto del mondo. Stando al mio pronostico, la seconda edizione della Laver Cup è appannaggio dell’Europa (che ha infatti poi vinto per 13-8, n.d.t.), e questo anche in assenza di Rafael Nadal, il numero uno della classifica di singolare (e anche eccellente giocatore di doppio).

Non è stato sempre così. Nel 1999, due americani, Pete Sampras e Andre Agassi, dominavano la scena e un australiano, Patrick Rafter, era in uno stato di forma migliore di quello di qualsiasi giocatore che l’Europa avrebbe potuto schierare in un’ipotetica antenata della Laver Cup. All’inizio degli anni ’90, Sampras e Agassi si contendevano il vertice della classifica con altri americani, come Jim Courier e Michael Chang. Gli europei hanno sempre mantenuto una presenza tra i migliori, ma il resto del mondo ha spesso avuto la meglio.

Scontri immaginari

Il format della Laver Cup permette di fare un confronto plausibile tra continenti. Si tratta però di paragoni virtualmente impossibili da quantificare, perché non c’è accordo su cosa significhi per una determinata regione dominarne un’altra. La Laver Cup è un compromesso. Le partite di singolare valgono più di quelle di doppio, ma anche il doppio può incidere sul risultato finale. È richiesta qualità di gioco – almeno da sei dei convocati – ma i tre più forti possono avere un impatto maggiore.

Utilizzando per il singolare le valutazioni Elo (senza considerare la superficie) e per il doppio la classifica ATP a fine anno, ho generato squadre da sei giocatori per l’Europa e per il Resto del Mondo per ciascuna stagione a partire dal 1983. Ho seguito la logica illustrata in un precedente articolo sul valore dello specialista di doppio, in modo che ogni squadra abbia i cinque migliori giocatori del momento e il giocatore di doppio con la classifica più alta. Nel caso quest’ultimo fosse già tra i singolaristi, ho scelto il successivo in classifica.

Ho imposto come requisito che ogni singolarista abbia vinto almeno 20 partite in quella stagione, in modo da escludere chi ha subito infortuni di peso (come Andy Murray, che non è rientrato nell’ipotetica squadra europea del 2018), dando per certo che ogni altro giocatore fosse fisicamente in ordine e desideroso di partecipare.

Esiti delle simulazioni

A titolo di esempio prendiamo la fittizia Laver Cup del 1983. Nel Resto del Mondo figuravano John McEnroe, Jimmy Connors, Jimmy Arias, Guillermo Vilas, Jose Luis Clerc e Peter Fleming, mentre l’Europa schierava Mats Wilander, Ivan Lendl, Jose Higueras, Anders Jarryd, Yannick Noah e Pavel Slozil (Lendl ha iniziato a rappresentare gli Stati Uniti dal 1992, quando l’immaginario Resto del Mondo, capitanato da Rod Laver stesso, lo ha inserito tra le proprie fila). Si tratta di una delle ipotetiche edizioni più equilibrate, con il Resto del Mondo vittorioso nel 55% delle simulazioni di partita.

La fortuna per il Resto del Mondo però è poi girata. Dopo il 1984 da favoritissimi, per i nove anni successivi l’Europa è stata sempre avanti. L’immagine 1 mostra la probabilità di vittoria della Laver Cup fittizia per entrambe le squadre per ogni anno dal 1983 a oggi.

Immagine 1 – Probabilità di vittoria della Laver Cup fittizia per il periodo 1983 – 2018

Va ricordato che i dati per il 2017 e 2018 prevedono che abbiano giocato tutti i migliori giocatori. in precedenza ho dato all’Europa una probabilità di vittoria del 67.6% con i convocati effettivi; se si aggiunge Nadal e ci si sposta dal cemento a una superficie neutrale, le possibilità dell’Europa aumentano al 75%, anche con Juan Martin Del Potro e Kei Nishikori a disposizione del Resto del Mondo.

Difficile immaginare all’orizzonte il sopravvento del Resto del Mondo

Il massimo distacco tra Europa e Resto del Mondo si è verificato nel 2012, quando i Fantastici Quattro e David Ferrer avevano valutazioni Elo al singolare più alte di qualsiasi giocatore non europeo. In realtà, la situazione era ancora più netta: tutti gli europei avevano valutazioni Elo di circa 2200 e tra i potenziali membri del Resto del Mondo solo Del Potro superava i 2000 punti. Inserendo questi dati nel pronostico per quell’anno, l’ipotetica squadra europea aveva l’87.5% di probabilità di vittoria.

Anche il 1987 – appena tre anni dopo l’edizione in cui il Resto del Mondo era favorito – sembra essere a senso unico. McEnroe e Connors erano ancora i due condottieri del Resto del Mondo, ma il loro livello era calato, contro l’ascesa di Lendl. Inserendo Stefan Edberg e Boris Becker nel gruppo, l’Europa arriva all’86.3% di probabilità di vittoria. Il Resto del Mondo ha avuto pronostici positivi durante gli anni ’90, ma in nessun momento la probabilità di vincere una competizione del tipo Laver Cup è andata oltre il 75%.

Dal 2012, la presa dell’Europa si è allentata, anche se è difficile immaginare all’orizzonte il sopravvento del Resto del Mondo. Quattro dei primi cinque giocatori sotto i 23 anni arrivano dal continente europeo. C’è un po’ più di speranza tra i giovanissimi, con Denis Shapovalov e Alex de Minaur (entrambi potenziali candidati a entrare in squadra) gli unici sotto i vent’anni tra i primi 100. Ma anche qui l’ampiezza di talento dell’Europa è incontrastata: dei primi 10 giovanissimi della classifica maschile, sei sono europei.

Conclusioni

Rispetto ai miei ipotetici schieramenti, l’Europa sarebbe stata favorita in 24 delle ultime 36 Laver Cup, e ne avrebbe vinte 23 su 36. Il format con cui è impostato l’evento consente sufficiente casualità da fare in modo che anche il Resto del Mondo prima o poi ne vinca una. Ma dovrà passare probabilmente molto più tempo prima che l’Europa abbandoni il vertice del tennis mondiale, anche sotto la spinta di forze congiunte degli altri continenti.

Tracking European Dominance With Fictional Laver Cups