Il primo posto della classifica ATP nella storia valutato rispetto al sistema Elo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 17 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Come ho scritto per l’Economist pochi giorni fa, sebbene Andy Murray abbia raggiunto il primo posto della classifica ATP, probabilmente non è – al momento – il miglior giocatore di tennis. È un onore infatti che spetta ancora a Novak Djokovic, il quale ottiene una valutazione più alta nella classifica secondo il sistema Elo, che utilizza un algoritmo più affidabile nel prevedere i risultati di una partita rispetto alla classifica ATP.

Qualche dissonanza tra Elo e la classifica ufficiale

Non è la prima volta in cui Elo si è trovato in disaccordo con le classifiche ufficiali sulla posizione di un giocatore tra i primi. Dei 26 giocatori che hanno raggiunto il numero uno dell’ATP, solo 18 sono diventati anche numeri uno della classifica Elo. Un 19esimo giocatore, Guillermo Coria, è stato per breve tempo numero uno per Elo, pur non avendo mai raggiunto il primo posto della classifica ATP.

Quattro dei restanti otto giocatori, Murray, Patrick Rafter, Marcelo Rios e John Newcombe, sono arrivati fino al secondo posto nella classifica Elo, mentre gli ultimi quattro, Thomas Muster, Carlos Moya, Marat Safin e Yevgeny Kafelnikov, sono casi estremi di dissonanza tra le due classifiche, visto che non sono mai rimasti nemmeno una stagione intera tra i primi cinque di Elo.

Quale sia il sistema di classifica però, Murray è rimasto a lungo a portata del primo posto. La stranezza associata alla sua ascesa a numero uno del mondo è che, in passato, Elo ha ritenuto che Murray fosse molto più vicino. Nonostante l’imbattibilità del suo gioco degli ultimi mesi, c’è ancora una differenza di 100 punti Elo tra lui e Djokovic. 100 punti sono tanti: la maggior parte delle giocatrici alle Finali WTA 2016 a Singapore era all’interno di un intervallo di poco più di 100 punti.

Per Murray la possibilità migliore è stata a gennaio 2010

Murray ha avuto la sua migliore possibilità a gennaio 2010. Alla fine del 2009, Murray, Djokovic, e Roger Federer si trovavano a stretto contatto in cima alla classifica Elo. A dicembre, Murray era il numero 3, ad appena 25 punti dalla prima posizione di Federer. A gennaio, Djokovic è diventato numero uno e Murray si è avvicinato fino a 16 punti, un margine sufficientemente ridotto che un risultato a sorpresa avrebbe potuto (e potrebbe in generale) ribaltare le posizioni. Complessivamente, Murray è stato 63 settimane a distanza di 100 punti dal numero uno Elo, ma nessuna di queste dopo agosto 2013.

Per la maggior parte dei tre e passa anni intercorsi, Djokovic ha stabilmente preso il largo. Ha raggiunto il suo massimo punteggio Elo ad aprile 2016, con un distacco di quasi 200 punti su Federer, in quel momento il numero 2, e 250 punti su Murray. Dal Roland Garros, Murray ha accorciato in qualche modo le distanze, ma il fatto di aver giocato contro pochi giocatori di alta classifica ha rallentato la sua ascesa.

Se Murray dovesse battere Djokovic in finale a Londra, renderà sicuramente più vivace il dibattito, senza considerare naturalmente la certezza di concludere la stagione da numero uno dell’ATP. La classifica Elo però rimarrà inalterata. Quando le prestazioni di due giocatori possono essere valutate su un periodo così ampio, una singola partita non è in grado di eliminare una differenza di 100 punti. Djokovic terminerà la stagione da numero uno Elo, e si trova ben posizionato per mantenerlo a lungo anche nel 2017.

Factchecking the History of The ATP Number One with Elo

L’impareggiabile talento di Kei Nishikori nei set decisivi

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 29 aprile 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

La vittoria su Roberto Bautista Agut nei quarti di finale del torneo di Barcellona 2015 è stata la settima volta di fila in cui Kei Nishikori ha vinto il set decisivo di una partita. Per i suoi standard, non è niente di speciale. Infatti, è la quinta volta in carriera che mette insieme una striscia di almeno sette vittorie nel set decisivo, tre delle quali sono arrivate dall’inizio della stagione 2014.

Un record straordinario nei set decisivi

Più ampio l’orizzonte temporale considerato, più impressionante diventa il record nei set decisivi di Nishikori. Dall’Australian Open 2014, ha vinto 27 partite su 30 che sono andate al set decisivo, tra cui una striscia vincente di 13 partite dal torneo di Halle alle Finali di stagione. Già nel 2011-12, aveva vinto 16 set decisivi di fila, tra cui 4 contro i primi dieci del mondo.

Nella sua carriera sul circuito maggiore, Nishikori ha vinto 75 set decisivi e ne ha persi 20, pari a una percentuale del 79%. Se si utilizza un numero ragionevole di partite per il confronto, nessun altro giocatore si è mai avvicinato a questo livello. Alcuni nomi di questa lista sono facilmente riconoscibili, ordinati per record nei set decisivi (minimo 80 partite).

Giocatore  % Vittorie
Nishikori  78.9%
Borg       74.7%
Djokovic   74.1%
Connors    69.8%
Nadal      69.5%
Murray     69.4%
Laver      68.4%
McEnroe    68.1%
Sampras    68.0%

La carriera di Nishikori non è ancora paragonabile a quanto ottenuto da questo prestigioso insieme di giocatori, ma in termini di risultati nel set decisivo, siamo di fronte a molto più di una stranezza statistica.

Anche se i suoi numeri riflettono in parte la presenza di partite che non si sarebbero dovute concludere nel set decisivo (ad esempio le incertezze nei primi turni del torneo di Memphis 2016 contro Ryan Harrison e Austin Krajicek), Nishikori ha mostrato però grande risolutezza contro i giocatori migliori: contro i primi dieci ha un record di 17-6, pari al 74% di vittorie, un livello che sarebbe sufficiente a farlo figurare tra i primi posti della lista.

Per tornare al suo straordinario record di 27-3 nelle ultime 30 partite, nessuno ha mai fatto di meglio. Nove altri giocatori hanno raggiunto quel record nel corso della loro carriera, tra cui Novak Djokovic, Rafael Nadal, Roger Federer e Michael Chang. Incredibilmente, Nishikori lo aveva già fatto anche nel 2011-12.

Il confronto con i primi 10

Per stabilire una graduatoria di questi risultati, si può analizzarne la difficoltà verificando in quante partite, sulle 30 giocate, i set decisivi sono stati vinti contro i primi 10giocatori.

Quando Djokovic ha realizzato il suo 27-3 tra il torneo di Dubai 2011 e il Canada Masters 2012, ha giocato 15 di quelle partite contro giocatori tra i primi dieci, vincendone 14 (Djokovic è 27-3 anche negli ultimi 30 set decisivi, tra cui 15 vinti su 17 contro i primi dieci).

Quando Nadal ha infilato la sua striscia tra Dubai 2008 e il Master di Parigi Bercy 2009, ha giocato contro 12 giocatori dei primi 10, vincendo 10 volte. Nishikori ne ha incontrati solo 6 vincendo 5 volte.

Un vero talento

Rimane evidente che l’abilità di Nishikori nei set decisivi è un talento, non semplicemente una stranezza statistica basata su un tabellone facile o su circostanze fortuite. Stando alle prestazioni di altri giocatori che hanno messo insieme strisce nei set decisivi altrettanto clamorose, ci si può aspettare che Nishikori vinca la maggior parte delle partite nel set decisivo che giocherà in futuro, siano esse al meglio dei 3 o dei 5 set.

Comprese strisce che si sovrappongono, nella storia dell’ATP ci sono stati 27 casi di giocatore ha vinto 27 partite su 30 andate al set decisivo, senza contare quelle di Nishikori e di Djokovic. Nelle dieci partite successive a quelle strisce, in ciascuna circostanza il giocatore ne ha vinte almeno 5, e la media è stata appena sotto 7 partite.

Solo una volta nella storia dell’ATP un giocatore è andato 27-3 nei set decisivi e ha poi vinto 9 dei successivi 10. Se Nishikori intende raggiungere quel record o migliorarlo, sicuramente si è circondato delle persone giuste: il giocatore che sta inseguendo è Chang, cioè il suo attuale allenatore.

Kei Nishikori’s Unbeatable Run in Deciding Sets

Dominic Thiem e i record nel set decisivo per le migliori stagioni nella storia dell’ATP

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 16 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella seconda giornata delle Finali ATP, Dominic Thiem ha vinto la sua partita con Gael Monfils nel set decisivo, la 22esima volta nel 2016 che ottiene un risultato come questo. Nonostante abbia perso da Novak Djokovic nel primo incontro del girone eliminatorio, sempre al terzo set, il record di Thiem nel set decisivo per la stagione in corso lo pone tra i migliori di sempre in questa speciale classifica.

La sconfitta contro Djokovic è stata per Thiem solo la terza di 25 partite che ha disputato nel 2016 e che sono andate al set decisivo. Ha iniziato la stagione con una striscia di 14 vittorie, tra cui le due consecutive con Rafael Nadal e Nicolas Almagro nel torneo di Buenos Aires. Ha poi messo insieme altre 7 vittorie tra maggio e settembre, tra cui quella a sorpresa contro Roger Federer sull’erba del torneo di Stoccarda.

Il quinto miglior record nell’era moderna

Tra i giocatori con almeno 20 partite terminate nel set decisivo, l’88% di vittorie di Thiem si traduce nel quinto migliore record dell’era moderna del tennis. Non sono molti i giocatori ad aver raggiunto il limite minimo di 20 partite. Giocatori come Djokovic ad esempio vincono la maggior parte delle partite evitando l’ultimo set, ma non è una stranezza statistica. Dal 1970, sono stati quasi 1000 i giocatori con almeno 20 partite in una stagione terminate nel set decisivo, tra cui anche il record, al momento, di 17-5 di Andy Murray nel 2016.

Una singola stagione con un record stellare di questo tipo non è garanzia di una carriera di successo. In nomi che compaiono in questa lista accanto a quello di Thiem rappresentano un misto di giocatori famosi e meno famosi, da Federer a Onny Parun.

Giocatore Anno Set decisivi Vittorie % Vittorie
Ancic     2006 24           22       91.7%
Nastase   1971 23           21       91.3%
Okker     1974 20           18       90.0%
Federer   2006 20           18       90.0%
Thiem     2016 25           22       88.0%
Nishikori 2014 24           21       87.5%
Smith     1972 22           19       86.4%
Nystrom   1984 22           19       86.4%
Vilas     1977 29           25       86.2%
Parun     1975 34           29       85.3%

La stagione 1975 di Parun si fa notare, perché nessun altro giocatore ha mai vinto così tante partite nel set decisivo. Nel 1996, Yevgeny Kafelnikov ci è andato vicino, vincendone 28. Avendo giocato 105 partite, di cui quaranta andate al set decisivo, il dubbio che stesse provando a battere il record di Parun è legittimo. In anni più recenti, i giocatori più forti hanno giocato molte meno partite, e Thiem è l’unico ancora in attività ad aver vinto almeno 22 set decisivi in una sola stagione. Nel 2006 ci ha provato Dmitry Tursunov, giocando 37 partite al set decisivo, vincendone però solo 20.

Frutto del caso?

Come molte altre statistiche nel tennis, anche questa può essere frutto del caso. Di fronte alla costanza di un Kei Nishikori – che ha vinto un incredibile 77% di set decisivi sul circuito, stabilendo anche dei record – c’è un Grigor Dimitrov che nel 2004 ha vinto 18 partite su 22 terminate nel set decisivo, per poi raggiungere a malapena il pareggio l’anno successivo, vincendone 11 su 21. Dei 27 giocatori con una stagione da 20 set decisivi e l’80% di vittorie in quelle partite, nessuno è riuscito a replicare un 80% di vittorie nella stagione successiva.

Nonostante il suo grande talento, è probabile che Thiem non riesca a mantenere i livelli di Nishikori. Prima del 2016, Thiem aveva vinto solo metà dei 40 set decisivi giocati. Ma un record più modesto in questo tipo di partite può essere più facilmente superato. Nel 1996, Pete Sampras ha collezionato la sua migliore stagione in partite al set decisivo, vincendo l’83% delle 24 che ha giocato. L’anno successivo, la sua percentuale è scesa al 56%, che non gli ha impedito però di vincere due Slam e chiudere l’anno al numero uno mondiale.

Meglio vincere il set decisivo ma giocarne pochi

Dovesse Thiem continuare a scalare la classifica, farebbe meglio a seguire la strada di Djokovic, cioè vincere la maggior parte dei set decisivi, ma giocarne complessivamente pochi. Negli ultimi dieci anni, Djokovic ha avuto solo 3 stagioni da 20 set decisivi, e nel 2016 è andato al set decisivo solo 10 volte. Anche Nishikori sarebbe d’accordo: il metodo di Djokovic funziona molto bene.

Dominic Thiem and The Best Deciding-Sets Seasons in ATP History

Le tattiche del tennis femminile misurate in termini di gioco offensivo

di Lowell West // TennisAbstract

Pubblicato il 31 agosto 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il problema

Quantificare il gioco offensivo nel tennis presenta, per un osservatore esterno, dubbio e incertezza. Un colpo può essere allo stesso tempo offensivo e difensivo nella stessa zona di campo e nello stesso momento di uno scambio. Per sapere di quale colpo si tratti, servono informazioni sulla posizione in campo e la velocità, non solo del colpo in questione ma anche di quelli che lo hanno preceduto.

Siccome questi dati esistono solo per un numero ridotto di partite (attraverso Hawk-Eye) e non sono resi disponibili, non è possibile utilizzare il gioco offensivo per fare analisi statistiche. In una diversa era, i punti giocati a rete avrebbero potuto essere una statistica valida, ma quasi tutto il tennis moderno, specialmente quello femminile, viene giocato da fondo.

I punti a rete inoltre possono nascere da situazioni di gioco casuali e quindi non riflettere necessariamente una propensione offensiva. Sulla base dei dati del Match Charting Project, nella sua partita contro Yulia Putintseva al Roland Garros 2015, Elina Svitolina ha giocato 41 punti a rete. Tuttavia, questo non è stato indice dell’offensività di Svitolina, quanto piuttosto delle 51 palle corte giocate da Putintseva.

I dati raccolti dal Match Charting Project aiutano però per questo tipo di problema, perché comprendono punti per i quali è indicata sia la lunghezza di uno scambio sia la modalità con cui si è concluso il punto, ad esempio con un vincente o un errore non forzato di una giocatrice o con un errore forzato dell’avversaria. Se ipotizziamo che una giocatrice offensiva sia quella che più probabilmente concluda il punto o che cerchi di chiudere il punto più velocemente in uno scambio, possiamo costruire una statistica.

La statistica

Per calcolare la propensione offensiva sulla base di queste ipotesi, abbiamo bisogno di conoscere quanto spesso una giocatrice abbia concluso il punto e quante opportunità abbia avuto di chiudere il punto, vale a dire il numero di volte in cui ha avuto la palla in gioco dal proprio lato di campo.

Punti sulla Racchetta

Per calcolare il numero di volte in cui una giocatrice ha concluso il punto, sommiamo il numero dei punti in cui ha colpito un vincente o un errore non forzato o in cui l’avversaria ha colpito un errore forzato. Per brevità, definisco questi i “Punti sulla Racchetta”.

Per calcolare quante opportunità una giocatrice abbia avuto di chiudere il punto, determiniamo il numero di volte in cui la palla è stata in gioco nel lato di campo di ciascuna giocatrice.

Opportunità da Colpo

Per i punti sul servizio, aggiungiamo 1 alla lunghezza di ogni scambio e lo dividiamo per 2, arrotondando il risultato in caso di numero non intero.

Per i punti alla risposta, dividiamo ogni scambio per 2, sempre arrotondando in caso di non intero. Questi aggiustamenti consentono di conteggiare accuratamente quanto spesso una giocatrice ha avuto la palla in gioco dal proprio lato di campo. Per brevità, definisco questi valori le “Opportunità da Colpo”.

Indice di Offensività

Se dividiamo i Punti sulla Racchetta per le Opportunità di Colpo, otteniamo un valore tra 0 e 1. Se una giocatrice si posiziona sul valore 0, significa che non conclude mai il punto quando la palla è dal proprio lato di campo. Se invece si posiziona sul valore 1, colpisce solo colpi che chiudono il punto. Maggiore è il valore, più una giocatrice è considerata offensiva. Per brevità, definisco questa misura “Indice di Offensività”.

I dati

Sulla base degli ultimi dati disponibili dal Match Charting Project, ho considerato 18 giocatrici con almeno 2000 punti completi (vale a dire tutti i punti che non sono arrivati da penalità o che non sono stati registrati).

Il Match Charting Project non è purtroppo un campione casuale di partite, quindi ho avuto esitazione a trarre delle conclusioni che non fossero associate a un numero molto grande di dati su punti specifici.

Utilizzando però dati su 2000 o più punti specifici, servirebbe un numero di dati enorme per ribaltare queste conclusioni, nella confidenza che, per quanto esista della distorsione, siano comunque rappresentative della propensione offensiva di una giocatrice.

I risultati

Le tabelle mostrano i risultati dell’analisi. In particolare, le tabelle 1-3 forniscono per ciascuna giocatrice l’Indice di Offensività complessivo, per gioco al servizio e alla risposta e per la prima e la seconda di servizio. Inoltre, evidenziano le situazioni in cui ci aspetteremmo una maggiore offensività da parte delle giocatrici (Servizio rispetto a Risposta, Prima di Servizio rispetto a Seconda di Servizio e Risposta alla Seconda di Servizio rispetto a Risposta alla Prima di Servizio).

TABELLA 1 – Indice di Offensività

Giocatrice Complessivo Al Servizio  Alla Risposta Diff. S-R
SWilliams  0.281       0.3114       0.2476        0.0638
Halep      0.1818      0.2058       0.1537        0.0521
Sharapova  0.2421      0.2471       0.2358        0.0113
Wozniacki  0.1526      0.1788       0.1185        0.0603
Kvitova    0.3306      0.347        0.309         0.038
Safarova   0.2475      0.2694       0.2182        0.0512
Ivanovic   0.2413      0.247        0.2335        0.0135
Pliskova   0.256       0.2898       0.2095        0.0803
Muguruza   0.231       0.238        0.2214        0.0166
Kerber     0.1766      0.2044       0.1433        0.0611
Bencic     0.1742      0.1784       0.1687        0.0097
Radwanska  0.1473      0.1688       0.1207        0.0481
Errani     0.1232      0.1184       0.1297       -0.0113
Svitolina  0.1654      0.1769       0.1511        0.0258
Keys       0.3017      0.3284       0.2677        0.0607
Azarenka   0.1892      0.1988       0.1762        0.0226
VWilliams  0.2251      0.247        0.1944        0.0526
Bouchard   0.2458      0.2695       0.2157        0.0538
WTA Tour   0.209       0.2254       0.1877        0.0377

TABELLA 2 – Indice di Offensività al Servizio

Giocatrice Servizio Prima  Seconda Diff. 1a-2a
SWilliams  0.3114   0.3958 0.2048  0.191
Halep      0.2058   0.2298 0.1587  0.0711
Sharapova  0.2471   0.2715 0.1989  0.0726
Wozniacki  0.1788   0.2016 0.121   0.0806
Kvitova    0.347    0.3924 0.2705  0.1219
Safarova   0.2694   0.3079 0.1983  0.1096
Ivanovic   0.247    0.2961 0.1732  0.1229
Pliskova   0.2898   0.3552 0.1985  0.1567
Muguruza   0.238    0.2906 0.1676  0.123
Kerber     0.2044   0.2337 0.1384  0.0953
Bencic     0.1784   0.2118 0.1218  0.09
Radwanska  0.1688   0.2083 0.0931  0.1152
Errani     0.1184   0.1254 0.0819  0.0435
Svitolina  0.1769   0.2196 0.105   0.1146
Keys       0.3284   0.3958 0.2453  0.1505
Azarenka   0.1988   0.2257 0.1347  0.091
VWilliams  0.247    0.3033 0.1716  0.1317
Bouchard   0.2695   0.3043 0.2162  0.0881
WTA Tour   0.2254   0.2578 0.1679  0.0899

TABELLA 3 – Indice di Offensività alla Risposta

Giocatrice Servizio Risposta 1a Risposta 2a Diff.
SWilliams  0.2476   0.2108      0.3116      0.1008
Halep      0.1537   0.1399      0.1778      0.0379
Sharapova  0.2358   0.2133      0.2774      0.0641
Wozniacki  0.1185   0.1098      0.132       0.0222
Kvitova    0.309    0.2676      0.3803      0.1127
Safarova   0.2182   0.1778      0.2725      0.0947
Ivanovic   0.2335   0.1952      0.3027      0.1075
Pliskova   0.2095   0.1731      0.2715      0.0984
Muguruza   0.2214   0.1888      0.2855      0.0967
Kerber     0.1433   0.1127      0.191       0.0783
Bencic     0.1687   0.1514      0.197       0.0456
Radwanska  0.1207   0.1049      0.1464      0.0415
Errani     0.1297   0.1131      0.1613      0.0482
Svitolina  0.1511   0.1175      0.1981      0.0806
Keys       0.2677   0.2322      0.3464      0.1142
Azarenka   0.1762   0.1499      0.2164      0.0665
VWilliams  0.1944   0.1586      0.255       0.0964
Bouchard   0.2157   0.1757      0.2837      0.108
WTA Tour   0.1877   0.1609      0.2341      0.0732

L’immagine 1 mostra il rapporto tra l’indice di offensività al servizio e alla risposta, e la retta di regressione con un intervallo di confidenza (nota: visto il campione limitato di 18 giocatrici, questa retta di regressione e le successive sono da interpretare con cautela).

IMMAGINE 1 – Indice di Offensività al Servizio e alla Risposta

L’immagine 2 e l’immagine 3 mostrano il rapporto tra l’indice di offensività delle giocatrici sulla prima di servizio e sulla seconda di servizio, rispettivamente per i punti al servizio e per i punti alla risposta, e le relative rette di regressione con gli intervalli di confidenza.

IMMAGINE 2 – Indici di Offensività al Servizio

IMMAGINE 3 – Indice di Offensività alla Risposta

L’immagine 4 e l’immagine 5 mostrano il rapporto tra il differenziale (spread) tra l’indice di offensività al servizio e alla risposta tra la prima e la seconda di servizio, e il punto su cui una giocatrice è più offensiva, ad esempio la prima di servizio per i punti al servizio e la seconda di servizio per i punti alla risposta, e le relative rette di regressione con gli intervalli di confidenza.

IMMAGINE 4 – Spread tra l’Indice di Offensività sulla Prima di Servizio e l’Indice di Offensività al Servizio

IMMAGINE 5 – Spread tra l’Indice di Offensività alla Risposta sulla Seconda di Servizio e l’Indice di Offensività alla Risposta

Si possono fare cinque osservazioni preliminari.

Sara Errani sa dove può vincere i suoi punti

Notoriamente, la WTA è pessima nel fornire statistiche, anche se mette a disposizione le classifiche di alcune particolari categorie, come ad esempio i punti alla risposta e i game vinti. Nel 2015 Errani è al primo posto in entrambe. Inoltre, unica tra le giocatrici, ha un indice di offensività più alto nei punti alla risposta rispetto a quelli al servizio. Sulla base di queste informazioni, possiamo dedurre che Errani giochi con propensione più offensiva i punti alla risposta perché ha una maggiore consapevolezza di poterli vincere o perché vi fa affidamento per vincere.

Maria Sharapova non subisce il contesto; Svitolina è molto sensibile al contesto

Sharapova esce dall’intervallo di confidenza in tutte e cinque i parametri di analisi. Più specificamente, Sharapova è costantemente più offensiva nei punti alla risposta, nei punti sulla seconda di servizio e nei punti alla risposta sulla prima di servizio di quanto il suo punteggio rispettivamente nei punti sul servizio, nei punti sulla prima di servizio e nei punti alla risposta sulla seconda di servizio farebbe pensare. Ha anche uno spread minore tra servizio e risposta di quanto i suoi punti più offensivi farebbero pensare.

Questi risultati suggeriscono che Sharapova ha un atteggiamento offensivo simile a prescindere se è al servizio o alla risposta, o se è la prima o la seconda di servizio. Per Svitolina il trend è esattamente opposto. Se ci si ricorda di come giochino queste due giocatrici, questi risultati hanno senso. Il servizio di Sharapova non sembra variare tra la prima e la seconda e assistiamo a molti doppi falli. Svitolina può variare tra colpi offensivi e grandi prime di servizio, e un gioco più conservativo. Le impressioni a caldo non sono sempre sbagliate.

Lucie Safarova, ti presento Eugenie Bouchard; Ana Ivanovic, ti presento Garbine Muguruza

Guardando i risultati, è interessante notare come Safarova e Bouchard sembrano inseguirsi nei vari parametri di analisi. Lo stesso vale per Ivanovic e Muguruza. Una potenziale applicazione dell’Indice di Offensività è quella che segnala giocatrici che possono essere messe a confronto e che potrebbero avere risultati simili. Giocatrici con buoni risultati contro Safarova e Ivanovic potrebbero conseguire buoni risultati anche contro Bouchard e Muguruza, due giocatrici più giovani che probabilmente non hanno ancora affrontato.

Serena Williams e Karolina Pliskova servono come Madison Keys e Petra Kvitova, ma sono molto diverse

Serena, Pliskova, Keys e Kvitova sono tutte giocatrici famose per avere nel servizio un’arma vincente. Serena e Pliskova hanno rispettivamente il terzo e il quarto valore di offensività. Tuttavia, hanno anche un grande spread tra punteggi al servizio e alla risposta e hanno un punteggio molto più basso sulla seconda di servizio di quanto il punteggio sulla loro prima farebbe pensare, mentre Keys è abbastanza in linea su come si preveda che giochi e Kvitova è molto più offensiva di quanto il suo punteggio sulla prima di servizio farebbe pensare.

Mentre Serena rimane sempre relativamente offensiva alla risposta, ha un punteggio inferiore nell’offensività sulla risposta alla prima di servizio di Sharapova. Sull’offensività in risposta Pliskova finisce a metà del gruppo. Invece, Kvitova e Keys sono molto offensive sui punti alla risposta. La mia idea sul perché di questa differenza è che mentre Serena e Pliskova sono giocatrici offensive, i loro punteggi sono gonfiati dal fatto di utilizzare la prima di servizio come arma e sono solo leggermente più offensive in generale delle giocatrici che hanno punteggi inferiori. Di converso, Kvitova e Keys sono giocatrici eccezionalmente offensive.

La WTA ha poca considerazione di Victoria Azarenka e Keys. Eppure, stranamente, le giocatrici che sembra abbiano meglio espresso l’essenza del rapporto tra tutte le categorie di indice di offensività e spread tra indici di offensività sono state proprio Azarenka e Keys. Nessuna è uscita dall’intervallo di confidenza ed entrambe spesso sono finite nella retta di miglior adattamento da quella di regressione. Sono la rappresentazione della media per le prime venti giocatrici della WTA.

Conclusioni

Queste sono solo osservazioni preliminari e qualsiasi suggerimento su come potrebbero essere utilizzate o migliorate è ben accetto. Vi invito a contribuire al Match Charting Project per aumentare il numero di giocatrici oltre la soglia dei 2000 punti e ottenere più punti per le giocatrici di questa lista finalizzati a migliorare la valutazione dei loro indici di offensività.

Measuring WTA Tactics With Aggression Score

Pronostici di singolare e doppio per le Finali ATP 2016

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 13 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Andy Murray è la testa di serie numero 1 a Londra ma, come ho scritto per Game Theory, il blog di analisi sportive dell’Economist, è probabile che Novak Djokovic rimanga il migliore giocatore del mondo. Secondo le mie valutazioni Elo infatti, nel caso di scontro diretto Djokovic avrebbe il 63% di probabilità di vittoria. E con il beneficio aggiuntivo di un girone sulla carta più facile, la matematica lo vede come indiscusso favorito per la vittoria finale.

Simulazione Monte Carlo

Questi sono i risultati di una simulazione Monte Carlo per il torneo.

Giocatore SF    F     V
Djokovic  95.3% 73.9% 54.6%
Murray    86.3% 58.3% 29.7%
Nishikori 60.4% 24.9% 7.8%
Raonic    50.9% 16.3% 3.3%
Wawrinka  29.4% 7.8%  1.6%
Monfils   33.2% 8.7%  1.4%
Cilic     23.9% 5.8%  1.1%
Thiem     20.7% 4.1%  0.5%

Non ricordo in passato di un giocatore così clamorosamente favorito per il superamento del girone eliminatorio. Anche l’86% di probabilità di Murray è piuttosto alto, ma il 95% di Djokovic è di un altro pianeta. Anche nel punteggio Elo, Djokovic è nettamente favorito negli scontri diretti con gli avversari del suo girone: ad esempio Dominic Thiem è nella parte bassa della classifica Elo al 15esimo posto, che si traduce solo in un 7.4% di probabilità di battere Djokovic.

Se Milos Raonic è costretto al ritiro dal torneo, le probabilità di Djokovic diventano ancora più alte. Queste sono le probabilità nel caso in cui David Goffin sostituisca Raonic nel girone eliminatorio.

Giocatore SF    F     V
Djokovic  96.8% 75.2% 55.4%
Murray    86.2% 60.7% 30.6%
Nishikori 60.7% 26.3% 8.1%
Monfils   47.7% 12.4% 1.8%
Wawrinka  29.3% 8.5%  1.7%
Cilic     23.8% 6.2%  1.1%
Thiem     29.5% 5.8%  0.7%
Goffin    26.0% 4.9%  0.5%

La fortuna del sorteggio è stata sicuramente dalla parte di Djokovic. Ho provato a scambiare Djokovic e Murray di gironi: Djokovic rimane comunque nettamente favorito per vincere il torneo, ma le possibilità di Murray in semifinale aumentano considerevolmente.

Giocatore SF    F     V
Djokovic  92.8% 75.1% 54.9%
Murray    90.9% 58.1% 29.8%
Nishikori 58.4% 26.9% 7.5%
Raonic    52.3% 14.3% 3.3%
Wawrinka  26.9% 8.4%  1.6%
Monfils   35.3% 7.5%  1.4%
Cilic     21.9% 6.2%  1.0%
Thiem     21.6% 3.4%  0.5%

Le valutazioni Elo danno Djokovic super favorito a prescindere dal girone e dalle semifinali, ma sicuramente il sorteggio gli ha dato una mano.

Il doppio!

Finalmente sono riuscito a raccogliere dati a sufficienza da generare valutazioni Elo e previsioni anche per il torneo di doppio. Anche se per il momento non sono in grado di scendere in maggiori dettagli, posso dire che, utilizzando l’algoritmo Elo e assegnando una valutazione al singolo giocatore (di ciascuna coppia), si ottengono risultati migliori rispetto alla classifica ATP quasi come accade per le valutazioni Elo al singolare.

Questi sono i pronostici per il doppio alle Finali ATP.

Coppia         SF    F     V
Herbert/Mahut  76.4% 49.5% 32.1%
Bryan/Bryan    68.7% 36.8% 19.9%
Kontinen/Peers 55.7% 29.1% 13.8%
Dodig/Melo     58.4% 28.1% 13.2%
Murray/Soares  48.3% 20.8% 8.6%
Lopez/Lopez    37.7% 16.4% 6.2%
Klaasen/Ram    30.2% 11.9% 4.0%
Huey/Mirnyi    24.6% 7.3%  2.2%

Questa distribuzione è più simile alle previsioni solitamente associate ai giorni eliminatori, senza che vi sia una significativa differenza tra i giocatori al vertice e gli altri. Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut sono la coppia al primo posto, seguiti da vicino da Bob Bryan e Mike Bryan. All’apice della sua carriera, Max Mirnyi aveva una delle valutazioni Elo più alte per un giocatore di doppio, ma in coppia con Treat Huey sono ora all’ultimo posto.

Il tabellone di doppio ha dei giocatori leggendari accanto ad altri che potrebbero avere una carriera di successo, come Herbert e Henri Kontinen, ma non ci sono posizioni di dominio come quelle che hanno Murray e Djokovic al singolare.

Forecasting The 2016 ATP World Tour Finals

La palla corta: vale la pena giocarla?

di Isaac Brute // TheTennisNotebook

Pubblicato il 22 giugno 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

C’è un colpo nel tennis che richiede la delicatezza di tocco necessaria per il cristallo più fragile: è la palla corta. Dopo aver letto l’ottima analisi di Jeff Sackmann sull’utilizzo della palla corta, ho pensato che fosse un colpo meritevole di ulteriore approfondimento. L’allenatore di lungo corso Bob Brett ha affermato: “Chi di palla corta ferisce, di palla corta perisce”.

I giocatori si penalizzano da soli con la palla corta o dovrebbero farvi ricorso più spesso? La palla corta fa vincere punti o li fa perdere? E ancora: c’è una preferenza per le palle corte giocate con il dritto o con il rovescio? Fa differenza da quale lato viene giocata la palla corta? Da ultimo, la palla corta serve davvero a concludere il punto?

Visto che molte delle analisi riguardano il tennis maschile, ho preferito in questa circostanza affrontare la questione dalla prospettiva femminile. Per trovare risposta alle domande, grazie al Match Charting Project ho raccolto dati punto per punto relativi a 42 partite WTA sulla terra, con 53 diverse giocatrici coinvolte e 361 palle corte complessive.

Torneo                         Numero Partite
Roland Garros 2015             12
Stuttgart 2015                 8
Roland Garros 2014             6
Madrid Masters 2014            4
Madrid Masters 2013            3
Internazionali d'Italia 2013   3
Marrakech 2015                 2
Internazionali d'Italia 2015   1
Madrid Masters 2015            1 
Charleston 2015                1  
Marrakech 2014                 1

Ci sono diverse ragioni che mi hanno indotto a selezionare partite giocate sulla terra. Su questa superficie infatti, le giocatrici tendono a stare più lontane dalla linea di fondo, avendo quindi meno tempo a disposizione per raggiungere la palla corta, perché maggiore è la quantità di campo da coprire. Inoltre,  si presentano ai tornei sulla terra sapendo di poter utilizzare la palla corta come arma tattica. Per questo, c’è un numero più alto di partite in cui la palla corta viene effettivamente utilizzata (si potrebbe estendere quest’analisi anche all’erba, superficie sulla quale la palla corta è altrettanto efficace).

Quanto sono state efficaci le palle corte?

IMMAGINE 1 – Efficacia della palla corta

drop_1

Come mostrato nell’immagine 1, la giocatrice sbagliato 61 palle corte su 361 (il 16.9%), 119 (il 33%) sono state vincenti diretti, 36 (il 10%) sono risultate in un errore forzato che ha concluso immediatamente il punto. Infine, il 40.2% delle volte l’avversaria è riuscita a rimettere la palla in gioco. Di queste, la giocatrice che ha colpito la palla corta ha vinto solo 53 punti (il 36.6%)…e una percentuale di realizzazione così bassa non deve essere stata piacevole!

Ma non è ancora il momento di seppellire la palla corta. Complessivamente, i numeri sono validi. Le giocatrici che colpiscono la palla corta vincono il punto il 57.6% delle volte (208/361). Se si guarda alle palle corte che sono finite in campo, la percentuale sale al 69.3%. 

È possibile trarre due conclusioni. La prima è che se l’avversaria rimette in gioco la palla corta, le probabilità di vincere il punto sono in suo favore. La seconda è che, complessivamente, le palle corte giocate sono risultate vincenti il 58% delle volte.

Entriamo ora più nel dettaglio.

Palla corta di dritto o di rovescio?

La prima differenza evidente è che le giocatrici tipicamente preferiscono giocare la palla corta di rovescio. Non a caso il 60.7% di tutte le palle corte giocate sono arrivate dal rovescio. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la maggior parte delle giocatrici colpisce con il rovescio di taglio e quindi è portata a utilizzare la palla corta come complemento di quel colpo. La somiglianza del movimento tra rovescio tagliato e palla corta consente alla giocatrice di rinviare la scelta del colpo fino all’ultimo momento disponibile e a mascherare così la palla corta.

IMMAGINE 2 – Palla corta di dritto e palla corta di rovescio

drop_2

Nonostante la preferenza per la palla corta di rovescio, la percentuale di riuscita della palla corta tra dritto e rovescio è abbastanza simile: il 58.5% nel primo caso e il 57.1% nel secondo. Questo suggerisce che non ci sia un effettivo vantaggio a colpire la palla corta di rovescio.

Confrontiamo ulteriormente i due colpi. La palla corta di dritto supera la rete l’83.8% delle volte rispetto all’82.6% della palla corta di rovescio. Inoltre, la palla corta di dritto è un vincente diretto il 37.3% delle volte rispetto al 30.1% della palla corta di rovescio.

IMMAGINE 3 – Efficacia della palla corta di dritto e di rovescio

drop_3

Una differenza significativa nella prosecuzione del punto

Per la palla corta che rimane in gioco (cioè il totale delle palle corte a esclusione degli errori non forzati) sul lato del dritto dell’avversaria, il punto prosegue il 44.5% delle volte rispetto al 50.8% sul lato del rovescio. Questa è una differenza significativa. Se una giocatrice colpisce una palla corta di rovescio in campo più del 50% delle volte, l’avversaria è in grado di raggiungerla e si passa da una situazione di 50% di probabilità di vincere il punto a una in cui si perde il punto circa due terzi delle volte.

La conseguenza è nefasta perché la palla corta è utilizzata solo in circostanze specifiche. Come evidenziato nell’articolo di Sackmann per gli uomini, di solito anche la giocatrici che colpiscono la palla corta godono di una posizione in campo ben più favorevole delle loro avversarie, la quali si trovano lontano dalla linea di fondo o in recupero dal colpo precedente. Perché quindi usare un colpo che potrebbe far perdere questa condizione di vantaggio? Sembrerebbe meglio giocare un colpo normale in campo aperto seguito magari da un approccio a rete, visto che la possibilità di vincere il punto in quel caso è ben sopra il 55% (per i dati raccolti dal Match Charting Project, l’approccio a rete a seguito della palla corta fa vincere il punto circa il 64% delle volte).         

Tre colpi o meno

Molte giocatrici utilizzano la palla corta per concludere il punto. Il motivo? Forse perché sembra una buona scelta in una determinata situazione di gioco, oppure cercano di concludere il punto perché lo scambio si sta facendo troppo lungo. Quale esso sia, la palla corta è il colpo giusto. Nell’87.6% (127/145) dei punti in cui l’avversaria ha recuperato la palla corta, lo scambio a seguire è durato solamente da 1 a 3 colpi. Dopo aver fattorizzato la probabilità di sbagliare la palla corta e quella di colpire un vincente, la percentuale dei punti che terminano nell’arco di 0-3 colpi è del 95%. La palla corta è servita al suo scopo: concludere il punto.

IMMAGINE 4 – La palla corta come colpo per concludere il punto

drop_4

Conclusioni

Abbiamo visto che, rispetto al campione di partite analizzato, non è consigliabile ricorrere spesso alla palla corta. Fa differenza se la palla corta è di dritto o di rovescio? Assolutamente! Le giocatrici preferiscono colpire la palla corta di rovescio vincendo poi il punto il 57.6% delle volte. Tuttavia, la palla corta di rovescio è un colpo molto più rischioso della palla corta di dritto e l’utilizzo della palla corta potrebbe essere molto costoso se non viene eseguita nel modo giusto. Infine, a prescindere dal risultato, la palla corta è il modo perfetto per concludere lo scambio.

Martina Hingis ha detto: “Molti di queste giovani giocatrici non hanno idea di cosa sia davvero il gioco del tennis. Non hanno mai visto una palla corta, un colpo tagliato e la varietà e combinazione che possiedo.” 

Anche se a volte la palla corta potrebbe mettere la giocatrice in una situazione sfavorevole, è comunque un colpo del bagaglio tennistico da possedere, perché potrebbe tornare utile in qualsiasi momento.

The Drop Shot, Is It Worth Using in Tennis?

Come mantenere alto l’interesse per le partite di Round Robin, seconda parte

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 2 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo, ho analizzato nel dettaglio i possibili esiti di un round robin a quattro giocatori e presentato un ipotetico programma che renderebbe minima la probabilità di partite ininfluenti all’ultima giornata. Alcuni lettori hanno commentato evidenziando due punti:

  • si potrebbe fare di meglio se si definissero le partite della seconda giornata dopo aver saputo il risultato delle prime due partite
  • i tornei più importanti come le Finali di stagione ATP e WTA adottano già questa pratica, accoppiando tra loro alla seconda giornata rispettivamente vincitori e sconfitti delle prime due partite. 

Questa è un’idea interessante, perché garantisce che al termine della seconda giornata vi sia un giocatore imbattuto (con record 2-0), due giocatori con record 1-1 e l’ultimo sullo 0-2. I due giocatori con record 1-1 si giocano il tutto e per tutto e, in funzione del programma della terza e ultima giornata e le discriminanti adottate, il giocatore sullo 0-2 potrebbe ancora nutrire speranze di qualificazione.

Più importante ancora, si evita lo scenario da incubo di due giocatori imbattuti e due giocatori eliminati, in cui quindi le ultime due partite sono quasi ininfluenti.   

Tuttavia, questa modalità “programma condizionato” non è perfetta.

Sopresa!

Abbiamo imparato che, se l’intero programma viene stabilito prima dell’inizio del torneo, la probabilità di una partita ininfluente all’ultima giornata è pari al 17%, mentre se scegliamo il programma ottimale, facendo giocare all’ultima giornata il quarto giocatore contro il primo e il terzo contro il secondo, la probabilità scende al 10.7%.

(I calcoli si basano su una distribuzione di livello di bravura equivalente a 200 punti del sistema di valutazione Elo. Maggiore è l’intervallo di distribuzione – per esempio le Finali ATP probabilmente avranno un girone ben al di sopra di 300 punti – più marcate sono le differenze di questi numeri.)

Inoltre, abbiamo scoperto che le partite “posizione/ininfluente”, quelle in cui un giocatore è già stato eliminato e l’altro può solo cercare di determinare il suo accoppiamento per la semifinale, sono ancora più frequenti. Quando il programma è stabilito in anticipo, la probabilità di una partita ininfluente o del tipo “posizione/ininfluente” è sempre intorno al 40%.

Se il programma della seconda giornata è determinato dagli esiti della prima, la probabilità complessiva di queste partite “per lo più ininfluenti” (ininfluenti o “posizione/ininfluente”) scende al 30%. E questo è un grande passo nella giusta direzione.

Aumentano le possibilità di una partita ininfluente

C’è però un inconveniente: le possibilità di una partita ininfluente aumentano! Con il programma della seconda giornata condizionato, esiste una probabilità di circa il 20% di una partita totalmente ininfluente alla terza giornata.

L’intuizione dovrebbe confermarlo. Dopo la seconda giornata, ci sarà sicuramente un giocatore sul 2-0 e uno sullo 0-2. È in qualche modo probabile che questi due giocatori si siano già affrontati, ma rimane comunque una ragionevole possibilità che giocheranno contro alla terza giornata. Se così fosse, il giocatore sullo 0-2 sarebbe già eliminato – ci saranno 2 giocatori sul 2-1 alla fine della terza e ultima giornata. Il giocatore sul 2-0 sarebbe già qualificato per le semifinali, quindi al massimo si giocherebbe l’accoppiamento in semifinale.

In altre parole, se il programma “vincente contro vincente” determina una partita alla terza e ultima giornata tra un giocatore sul 2-0 e uno sullo 0-2, si tratta probabilmente di una partita ininfluente. E in questo tipo di programma accade spesso.

Il programma condizionato ideale

Se l’obiettivo è quello di eliminare le partite insignificanti ad ogni costo, il programma condizionato non è lo strumento giusto. Si possono ottenere risultati migliori modificando il programma in anticipo. Tuttavia, è ragionevole pensare che vi siano sostenitori del programma condizionato perché elimina completamente il rischio – per quanto poco probabile – dello “scenario incubo” che ho descritto in precedenza, cioè di due partite completamente ininfluenti all’ultima giornata.     

Comunque, anche il programma condizionato lascia spazio ad un’ottimizzazione. Se alla prima giornata figurano  le partite tra il primo giocatore contro il terzo e il secondo contro il quarto (in funzione della classifica), la probabilità di una partita ininfluente all’ultima giornata è nella media. Se invece le partite alla prima giornata sono il primo giocatore contro il secondo e il terzo contro il quarto, le probabilità sono ancora più alte: circa il 21% di avere una partita ininfluente e un altro 11% di una partita “posizione/ininfluente”.

Rimane quindi il programma ottimale alla prima giornata con la partita tra il primo giocatore e il quarto e la partita tra il secondo giocatore e il terzo. In questo modo, le probabilità di una partita ininfluente scendono al 19% e quelle di una partita “posizione/ininfluente” al 9.7%. Non sono certamente grandi differenze, ma in torneo in cui ogni partita è al centro dell’attenzione del mondo tennistico, sembra sciocco non introdurre un piccolo cambiamento finalizzato a massimizzare la probabilità che entrambe le partite all’ultima giornata abbiano qualcosa da dire.

How To Keep Round Robin Matches Interesting, Part Two

Come mantenere alto l’interesse per le partite di Round Robin

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 31 ottobre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

I round robin, i gironi eliminatori utilizzati dall’ATP e dalla WTA per le Finali di stagione, presentano molti aspetti positivi. Gli appassionati hanno la certezza di poter assistere ad almeno tre partite dei propri idoli, e i giocatori sono eventualmente in grado di recuperare uno (o anche due) passi falsi. Soprattutto, rispetto alla tradizionale eliminazione diretta, si gioca molto più tennis.

Di contro però, i round robin hanno una seria limitazione: possono produrre partite prive di valore. È abbastanza frequente che, dopo due partite, un giocatore si qualifichi alle semifinali (a volte sapendo già chi dovrà affrontare) o perda l’opportunità di proseguire nella competizione. E in un torneo così importante come le Finali di stagione, con i prezzi dei biglietti alle stelle, vogliamo davvero correre il rischio di una partita ininfluente?     

Non pretendo di avere la risposta a questa domanda. Tuttavia, possiamo analizzare i round robin nel dettaglio e trovare invece risposte ad altri rilevanti interrogativi. Ad esempio, qual è la probabilità che all’ultima giornata di un girone a quattro giocatori vi sia almeno una partita ininfluente? Che sia proprio la partita conclusiva? E, ancora più importante, è possibile organizzare il programma delle partite prima dell’inizio del torneo in modo da rendere minima la probabilità che ve ne siano di ininfluenti?

L’intervallo delle possibilità

Come primo passo, calcoliamo tutti i possibili esiti delle prime quattro partite di un round robin a quattro giocatori. Per convenienza, chiamerò i giocatori A, B, C e D. Nella prima giornata si giocano due partite, A contro B e C contro D. La seconda giornata le partite sono A contro C e B contro D, così da avere all’ultima giornata A contro D e B contro C.

Ogni partita ha quattro possibili esiti: il primo giocatore vince in due set, il primo giocatore vince in 3 set, il secondo giocatore vince in due set o il secondo giocatore vince in 3 set (i set sono importanti perché determinano la discriminante quando, ad esempio, tre giocatori vincono due partite ciascuno). Quindi, ci sono 4 x 4 x 4 x 4 = 256 possibili combinazioni di classifica prima dell’ultima giornata del girone eliminatorio.

Di queste 256 permutazioni, 32 (il 12.5%) comprendono una partita ininfluente all’ultima giornata. In quelle circostanze, l’altra partita viene giocata solamente per decidere l’assegnazione delle semifinali tra i giocatori che si qualificano. Altre 32 delle 256 permutazioni comprendono una partita “quasi-ininfluente”, tra un giocatore che è stato già eliminato e un altro che gioca solo per stabilire gli accoppiamenti delle semifinali.

In altre parole, uno di ciascuno dei quattro possibili esiti delle prime due giornate determina una partita all’ultimo giorno che è totalmente ininfluente o per lo più ininfluente. A breve entrerò nello specifico delle probabilità che questi esiti si verifichino, che dipendono dal livello relativo di bravura dei quattro giocatori del girone.

Le sei categorie da fondamentale a ininfluente

Prima però, facciamo una breve ma necessaria parentesi per definire la terminologia in uso. Vista l’importanza dell’accoppiamento in semifinale, alcune partite ininfluenti sono meno ininfluenti di altre. Inoltre, succede spesso che un giocatore abbia ancora una possibilità di raggiungere la semifinale mentre l’altro è già stato eliminato. Complessivamente, ci sono sei categorie nella graduatoria da “fondamentale” a “ininfluente”.

Fondamentale/fondamentale

Entrambi i giocatori cercano di rimanere in corsa nel torneo

Fondamentale/posizione

Un giocatore potrebbe andare avanti; l’altro andrà avanti sicuramente e cerca di finire il girone al primo posto

Fondamentale/ininfluente

Un giocatore cerca di rimanere in corsa; l’altro è già stato eliminato

Posizione/posizione

Entrambi i giocatori si sono qualificati; chi vince finisce il girone al primo posto

Posizione/ininfluente

Un giocatore cerca di finire il girone al primo posto; l’altro è già stato eliminato

Ininfluente/ininfluente

Entrambi i giocatori sono già stati eliminati.

A parità di condizioni, più in alto si trova una partita in questa graduatoria, maggiore la posta in palio emozionale per il torneo. Nel resto dell’articolo, per partite ininfluenti intenderò solo quelle della categoria “ininfluente/ininfluente”, anche se occasionalmente parlerò delle probabilità anche delle partite “posizione/ininfluente”. Inoltre, darò per scontato che ottenere il primo posto del girone è sempre meglio che arrivare secondi, evitando di prendere in considerazione le affascinanti ma eccessivamente complesse ramificazioni delle circostanze in cui un giocatore possa preferire la seconda posizione.   

La sesta partita

Come abbiamo visto, esistono molteplici sequenze di vittorie e sconfitte che generano una partita ininfluente all’ultimo giorno. Una volta giocata la quinta partita, è ancora più probabile che le semifinali siano già state determinate, rendendo la sesta partita appunto ininfluente.

Dopo cinque partite giocate, ci sono 1024 possibili combinazioni di classifica del girone (256 permutazioni dopo le prime quattro partite, moltiplicate per i quattro possibili esiti della quinta partita). Di queste, 145 (il 14.1%) portano a una sesta partita ininfluente, e altre 120 (l’11.7%) presentano una sesta partita della categoria “posizione/ininfluente”. 

Non abbiamo ancora calcolato la probabilità che si determinino classifiche specifiche per cui si assista poi a una sesta partita ininfluente. Per ora, l’aspetto principale è che le partite ininfluenti all’ultima giornata non sono semplicemente un caso fortuito. In un girone eliminatorio a quattro giocatori c’è sempre una concreta possibilità che questo accada e, se esiste un modo per renderne minima la possibilità, non dovremmo lasciarcelo sfuggire. 

Scenari reali, partite davvero ininfluenti

Per calcolare la probabilità di partite ininfluenti in circostanze reali, come le Finali ATP o WTA, ho utilizzato un ipotetico girone a quattro giocatori con valutazioni Elo suddivise su un intervallo di 200 punti.

Perché proprio 200 punti? Nelle Finali WTA di Singapore terminate qualche giorno fa, le partecipanti rientravano in un intervallo molto ravvicinato di poco più di 100 punti, vale a dire che la giocatrice migliore, Angelique Kerber, aveva circa il 65% di probabilità di battere la più debole, Svetlana Kuznetsova.

Al contrario, nelle Finali ATP di Londra i partecipanti saranno suddivisi su un intervallo di 400 punti, dando a Novak Djokovic, il giocatore più forte, un margine di almeno il 90% sul più debole.

Ho dato all’ipotetico miglior giocatore una valutazione di 2200, seguito da un secondo giocatore con valutazione di 2130, un terzo di 2060 e il quarto di 2000. In questo esempio, quindi, il favorito ha il 60% di probabilità di battere il numero 2, il 69% di probabilità di battere il numero 3 e il 76% di probabilità di battere il numero 4.

Per ciascuna combinazione casuale del programma di partite, dopo le prime due giornate questo girone ha una probabilità del 17% di generare una partita ininfluente alla terza giornata, oltre a una probabilità del 23% di una partita “posizione/ininfluente” sempre alla terza giornata.

Dopo che la quinta partita è stata giocata, c’è una probabilità del 16% che la sesta partita sia ininfluente, con una probabilità aggiuntiva del 12% che la sesta partita sia della categoria “posizione/ininfluente”. 

Più ampia la distribuzione del livello di bravura, maggiore la probabilità di assistere a partite ininfluenti

Questo è un concetto intuitivo: maggiore la differenza tra il più forte e il più debole, più alta la probabilità che il più forte vincerà le prime due partite e che lo farà in due set. Allo stesso modo, sono più alte le probabilità che il giocatore più debole perderà le proprie. Maggiore quindi la probabilità che i giocatori arrivino all’ultima giornata con i record 2-0 e 0-2, minore la probabilità che le partite dell’ultima giornata abbiano rilevanza sull’esito del girone. 

Come programmare un girone di round robin

Una probabilità pari al 17% di una partita ininfluente all’ultima giornata è piuttosto fastidiosa. Ma la mia analisi evidenzia la possibilità di un correttivo: riconfigurando il programma delle partite, questa probabilità può aumentare fino al 24.7%…o scendere fino al 10.7%.

Ricordiamo che il nostro programma è il seguente: 

  • Prima giornata – A contro B, C contro D
  • Seconda giornata – A contro C, B contro D
  • Terza e ultima giornata – A contro D, B contro C

La probabilità più bassa di una partita ininfluente nell’ultima giornata si ottiene determinando gli accoppiamenti con un ordine inverso, dal più debole al più forte: A è il numero 4, B il 3, e così via. 

Abbiamo quindi:

  • Prima giornata – 4 contro 3, 2 contro 1
  • Seconda giornata – 4 contro 2, 3 contro 1
  • Terza e ultima giornata – 4 contro 1, 3 contro 2

Il problema, per quanto piccolo, di questa riorganizzazione più favorevole è che aumenta le probabilità di una partita della categoria “posizione/ininfluente”. Purtroppo non esiste una combinazione ottimale: a prescindere dagli accoppiamenti, la probabilità di una partita “ininfluente/ininfluente” o una “posizione/ininfluente” all’ultima giornata rimane circa la stessa, tra il 39.7% e il 41.7%. Sebbene nessuno voglia assistere a una di queste partite, non si può eliminare la probabilità che si verifichino, e quindi si è sereni nella convinzione che una partita “posizione/ininfluente” sia preferibile a una totalmente ininfluente.

La programmazione può fare la differenza

Considerata l’importanza del torneo, la mia speranza è che gli organizzatori prestino attenzione a questi ragionamenti e programmino le partite in modo da rendere minime le probabilità che ve ne siano di ininfluenti. Se la matematica può apparire complicata, sicuramente non lo sono le conclusioni, che anzi si presentano sufficientemente chiare e dirette da far capire che la programmazione può fare la differenza. Durante l’anno, praticamente tutte le partite sono fondamentali: sarebbe bello se lo fossero anche alle Finali di stagione.       

How To Keep Round Robin Matches Interesting

Lasciar giocare sui nastri è privo di senso

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 21 ottobre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ci sono persone che preferirebbero partite di tennis più corte. Tra le tante proposte che tornano periodicamente, la regola che prevede di non ripetere il servizio se la pallina colpisce il nastro è stata adottata in alcune circostanze. In questo caso, i servizi sono considerati alla pari di qualsiasi altro colpo: se il servizio tocca il nastro e la pallina atterra nel rettangolo del servizio, lo scambio prosegue.    

La regola di lasciar giocare sul nastro è stata adottata nel World Team Tennis e nelle competizioni universitarie americane. In quest’ultimo caso, l’esigenza è quella di assicurare imparzialità di gioco in assenza del giudice di sedia. Nel 2013, l’ATP ha introdotto la modifica nel circuito Challenger per i primi 3 mesi dell’anno. 

Sul circuito professionistico, con un arbitro in ogni campo e sensori appoggiati alla rete, l’imparzialità (o evitare di imbrogliare) non è in discussione. Il motivo per cui se ne parla è che i nastri sul servizio rubano tempo e, come recita il detto, il tempo è denaro.

Quanto tempo?

Attraverso il Match Charting Project è stato possibile tenere evidenza dei nastri in molte delle più di 2500 partite per cui sono disponibili dati completi punto per punto. Abbiamo quindi informazioni concrete sulla frequenza dei nastri sul servizio. Per questa analisi ho limitato il campione alle più di 2000 partite disponibili dal 2010.

Su 151 punti di media per una partita degli uomini, ci sono stati 6 nastri sulla prima di servizio e meno di uno (0.875) sulla seconda. Per le donne il risultato è simile: su 139 punti di media, ci sono stati 4.5 nastri sulla prima di servizio e 0.8 sulla seconda.

Proviamo a stimare il tempo aggiuntivo richiesto da tutti quei nastri. Dopo il nastro sulla prima, molti giocatori ripetono la routine pre-servizio, prendendosi, diciamo, altri 20 secondi. Quando il nastro è sulla seconda, la procedura è più rapida, diciamo 10 secondi.

In media, per una partita degli uomini questo vuol dire altri 128 secondi, cioè poco più di due minuti. Per le donne, sono altri 99 secondi a partita. In entrambi i casi, il tempo rubato dai nastri sul servizio è meno di un secondo a punto. Qualsiasi altra regola per velocizzare il gioco sarebbe senza dubbio più efficace di questa.

Anche nelle situazioni limite, è difficile pensare che i nastri sul servizio sottraggano così tanto tempo. Di tutte le partite del campione, nessuna ha superato i 24 nastri sul servizio, ed è capitato alle Olimpiadi di Londra 2012 per la semifinale maratona tra Roger Federer e Juan Martin Del Potro. Utilizzando le precedenti stime, i 20 nastri sulla prima di servizio e i 4 sulla seconda hanno totalizzato poco più di 7 minuti in una partita che è durata 4 ore e 26 minuti.

Solo una delle 1000 partite delle donne presenti nel campione ha avuto più di 17 nastri sul servizio o più di 5 minuti extra per i nastri, la vittoria a sorpresa in tre set di Petra Cetkovska su Angelique Kerber agli Internazionali d’Italia 2014. In quella partita ci sono stati 22 nastri sul servizio, per un totale appena inferiore a 7 minuti addizionali.

Lasciar giocare sui nastri non mina le basi del tennis come lo conosciamo, ma non accorcia significativamente le partite. L’introduzione della regola del nastro sarebbe solo uno di quei cambiamenti che infastidiscono giocatori e appassionati, senza benefici degni di nota.

The Pointlessness of Playing the Lets

Cosa succederebbe se la WTA introducesse il super-tiebreak nei singolari?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 12 ottobre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

È di nuovo di attualità: alcuni dirigenti pensano che le partite siano eccessivamente lunghe, l’attenzione degli appassionati è troppo volatile e il formato tradizionale delle partite di tennis va modificato. Visto che l’ATP e la WTA hanno già introdotto il super-tiebreak a 10 punti nel set decisivo, sarebbe logico aspettarsi una simile proposta per limitare la durata anche dei singolari.

Vediamo, con l’aiuto dei numeri, quanto tempo verrebbe risparmiato se la WTA decidesse di sostituire un normale terzo set con un super-tiebreak.

Occorre resistere alla tentazione di usare la durata delle partite di doppio perché, da un lato, i dati relativi ai doppi non sono strutturati a sufficienza per un’analisi statistica, dall’altro, i fattori che influenzano la durata di una partita – come ad esempio la durata media di un punto e il tempo trascorso fra un punto e l’altro – sono diversi a seconda che si stia giocando un singolare o un doppio.    

Utilizzando quindi i dati relativi solo ai singolari femminili, vogliamo procedere in questo senso:

  • determinare il numero di partite che verrebbero coinvolte nella sostituzione
  • stimare quanto tempo viene impiegato dai terzi set giocati
  • stimare la durata dei super-tiebreak per i singolari
  • calcolare l’impatto (come tempo risparmiato) del cambiamento

Il problema: le partite che vanno al terzo set

Per la stagione WTA 2016 fino ai tornei della settimana scorsa, possiedo la durata (in minuti) di 1915 partite di singolare. Ho escluso i tornei dello Slam perché in tre di essi i terzi set possono proseguire oltre il 6-6, alterando di fatto la durata “tipica” di un terzo set.

La durata media di una partita di singolare femminile è di circa 97 minuti, all’interno di una forbice di 40-225 minuti. Il grafico mostra la distribuzione della durata delle partite di quest’anno:

wta-super-tiebreak_1

Le durate più frequenti sono tra i 70 e i 90 minuti. Alcuni dirigenti vorrebbero accorciare tutte le partite, passando ai game senza vantaggi o a un formato radicalmente diverso, come il Fast4, ma per il momento credo sia ragionevole ritenere che le partite di 90 minuti non debbano temere tagli indiscriminati. 

Se esiste un “problema” con le partite lunghe, in termini di coinvolgimento degli spettatori e di programmazione, questo nasce principalmente dalle partite che finiscono al terzo set. Sono queste, circa un terzo di tutti i singolari femminili, a rappresentare la quasi totalità delle partite che superano le due ore di gioco. In questa stagione, 460 partite sono andate oltre la soglia delle due ore e, ad eccezione di 24, tutte si sono concluse al terzo set.   

Il grafico mostra la distribuzione della durata delle partite di singolare femminile che sono andate al terzo set:

wta-super-tiebreak_2

Se banalmente togliessimo il terzo set, quasi tutte le partite finirebbero entro le due ore. Naturalmente, se così facessimo, avremmo moltissime situazioni di parità sull’1-1 da dover gestire. Quello che vogliamo invece è sostituire il terzo set con qualcosa di più breve.

Arrivederci, terzo set

Nelle partite che vanno al terzo set, i terzi set sono leggermente più brevi del primo e del secondo. Se consideriamo i set che vanno al tiebreak come set da 14 game, il numero medio di game in un terzo set è di 9.5, rispetto ai tipici 9.7 game del primo e del secondo set di una partita che va al terzo.

Vista la poca differenza tra questi due numeri, possiamo stimare la durata di ciascun set semplicemente come un terzo della durata complessiva della partita. Ci sono altri elementi minori da considerare, come ad esempio la frequenza della pausa bagno prima dei terzi set o il numero delle interruzioni per intervento del medico nei diversi set, per i quali però i dati a disposizione sono davvero ridotti per giungere a qualsiasi valida conclusione.

La durata di un super-tiebreak

La tipica partita WTA che va al terzo set è fatta di circa 189 punti individuali, da cui stimiamo grosso modo che, facendo a meno del terzo set, si risparmiano circa 63 punti. Quanti sono i punti che vengono invece aggiunti giocando un super-tiebreak?

Vi esento dall’addentrarsi in oscuri calcoli matematici, ma usando la tipica frequenza di punti vinti al servizio e in risposta da ciascuna giocatrice in una partita di tre set (58% al servizio e 46% in risposta per la giocatrice migliore in una specifica partita), possiamo usare il mio modello di calcolo probabilistico per i tiebreak per determinare la distribuzione delle possibili risultanze, come ad esempio i punteggi finali di 10-7 o 12-10.

In sintesi, un super-tiebreak medio richiederebbe circa 19 punti, meno di un terzo dei punti che servono per un terzo set di durata media.

Questo però non dà una risposta definitiva. Siamo infatti interessati al tempo risparmiato, non alla riduzione del numero dei punti. Il terzo set di una tipica partita di singolare femminile dura circa 44 minuti, vale a dire 42 secondi per punto. Il super-tiebreak verrebbe giocato alla stessa velocità?

La velocità del tiebreak

Mentre i tiebreak a 10 punti al singolare sono ancora territorio inesplorato, sui tiebreak classici a 7 punti abbiamo parecchio materiale di analisi. Sembra ragionevole estendere le conclusioni sui tiebreak a 7 punti ai loro cugini a 10 punti, considerando che le regole sono molto simili – alternanza di servizio ogni due punti, cambio campo ogni sei punti – e simile è il livello di pressione aggiuntiva quando il punteggio si fa più delicato. 

Utilizzando dati IBM punto per punto relativi ai singolari femminili degli Slam 2016, abbiamo misure temporali per circa 700 punti dai tiebreak. Sebbene la stima dei 42 secondi a punto di un intero set includa i cambi di campo, i tiebreak sono giocati ancora più lentamente. Comprendendo anche i mini-cambi di campo previsti nei tiebreak, per un punto di un tiebreak occorrono circa 54 secondi, quasi il 30% in più della media di un normale set.    

L’impatto conclusivo dei super-tiebreak al terzo set

Come detto, la durata media di un terzo set è di 44 minuti. Nell’ipotesi in cui servano 54 secondi per punto, un super tie-break a 19 punti durerebbe circa 17 minuti, che si traducono in una riduzione superiore al 60% della durata di un tipico terzo set, o di circa il 20% dell’intera partita. 

Se accorciamo le partite di singolare femminile della stagione in corso secondo questa logica, riducendo quindi la durata di tutti i terzi set di un quinto del tempo impiegato, otteniamo dei risultati che alcuni dirigenti apprezzeranno sicuramente. La durata media di una partita si riduce da 97 a 89 minuti e, ancora più significativo, molte meno partite superano la soglia delle due ore.   

L’introduzione del super-tiebreak eliminerebbe più di due terzi delle delle 460 partite di questa stagione che sono andate oltre le due ore, portandone il totale a 147. Il grafico mostra la distribuzione della durata delle partite rivista sulla base delle ipotesi sin qui fatte:

wta-super-tiebreak_3

Il maggior beneficio derivante dall’introduzione del super-tiebreak nel set decisivo è forse quello legato alla programmazione. Riducendo significativamente il numero delle partite maratona, è meno probabile che giocatori e spettatori debbano attendere le 23 per l’inizio della partita. 

Tra le varie proposte che sono circolate per la riduzione della durata delle partite – i super-tiebreak al terzo set, game senza vantaggi, servizi sul nastro che non si ripetono e il Fast4 – la modifica al formato del terzo set esprime il miglior equilibrio tra la necessità di ridurre la durata delle partite più lunghe e la volontà di non alterare in modo sostanziale la natura dello sport.    

Conclusioni

Personalmente, spero che la WTA o l’ATP non introducano mai cambiamenti di questo tipo nelle partite di singolare. Dopotutto, mi piace il tennis e vorrei vederne di più, non di meno. Se proprio deve essere fatto qualcosa, preferirei che venissero selezionati nuovi dirigenti che smettano di cercare di rattoppare il tennis con tentativi maldestri.

Ma di fronte all’esigenza di ridurre la durata delle partite per venire incontro ai vincoli imposti dalla programmazione televisiva, l’introduzione del super-tiebreak al terzo set è probabilmente il cambiamento più facile da mandare giù.

What Would Happen If the WTA Switched to Super-Tiebreaks?