Un avvio inatteso della stagione europea sulla terra

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 22 aprile 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nell’episodio numero 58 del Podcast di Tennis Abstract, Jeff Sackmann (JS) e Carl Bialik (CB) si soffermano sul titolo di Fognini al Monte Carlo Masters e sulla prestigiosa vittoria contro Nadal in semifinale. La conversazione è stata rivista per una maggiore fruibilità e adattata in forma di articolo.

JS:

[…]

La settimana scorsa si è conclusa con il primo Master 1000 sulla terra a Monte Carlo. Ha generato clamore non tanto chi ha vinto, quanto i giocatori che hanno perso, in particolare quelli che ritenevamo, e che comunque probabilmente ancora lo sono, i favoriti della stagione sulla terra, cioè Rafael Nadal e Novak Djokovic. Nessuno dei due ha raggiunto la finale, risultato particolarmente sorprendente nel caso di Nadal, vincitore ben undici volte del torneo. Nadal ha perso in semifinale contro Fabio Fognini.

Carl, abbiamo visto entrambi la partita, come ha fatto Fognini a battere Nadal? Ci era già riuscito sulla terra in passato, e anche sul cemento, ma è più spesso dalla parte dello sconfitto ed è obbligatorio considerare Nadal favorito in qualsiasi partita che gioca sulla terra battuta. Cosa ha reso questa semifinale diversa?

CB:

Credo, in buona parte, l’atteggiamento abbastanza passivo di Nadal, già mostrato in qualche occasione negli ultimi anni. Anche se è molto raro che accada sulla terra in una partita così importante, nel corso della carriera ci sono state circostanze in cui Nadal si presenta in campo con dei colpi corti e alti, lasciando molto tempo di manovra all’avversario, mettendosi ampiamente oltre la linea di fondo alla risposta e commettendo troppi errori che non hanno giustificazione.

Contro Fognini, la passività di Nadal è rimarchevole per due ragioni. Da una parte, è più difficile recuperare da una posizione di svantaggio. Con più tempo e spazio, due elementi accentuati dalla terra, Fognini è in grado di chiudere il punto o quantomeno prendere il sopravvento sui colpi a rimbalzo da entrambi i lati. Questa è la sua forza. Dall’altra, si aggiunge il gioco a rete. Nadal è in grado di neutralizzare la posizione a rete della maggior parte degli avversari, costringendoli a chiudere il punto con una volée scomoda perché altrimenti rischiano di venire superati, nel colpo successivo, dal suo passante di dritto. Fognini possiede la tecnica a rete per vincere quel tipo di scambio.

C’è poi una terza ragione. Fognini non ha un servizio incisivo, forse uno tra i peggiori cinque o dieci dei primi 50, non sei d’accordo?

JS:

Forse tra i peggiori 10? Non mi sono fatto un’idea precisa, ma certamente è un colpo da cui non stava ottenendo molto nella semifinale contro Nadal.

CB:

Esattamente, nonostante Nadal gli stesse dando un grande vantaggio rispondendo lontano dalla linea di fondo. Questo perché Fognini ha un’ottimo piazzamento del servizio, dal quale ricavare una posizione in campo più favorevole all’inizio del punto grazie a servizi molto angolati. E Nadal non ha modificato la strategia. Un punteggio di 6-4 6-2 suggerisce che sia stato Fognini a riprendere al meglio nel secondo set, nel quale è andato a servire per la partita sul 5-0. È stato davvero sconcertante, non tanto perché Fognini non abbia il talento per dominare Nadal e vincergli un set, quanto per il fatto che il secondo set sia stato ancora più a senso unico.

JS:

Anche io ne sono rimasto sorpreso, mi ha colpito soprattutto la dinamica sul 4-4 nel primo set, in cui nessuno sembrava avere un margine sull’avversario. Era quel tipo di partita già vista in precedenza, in cui Nadal ha un avvio lento che può far pensare a una qualche possibilità per l’avversario e poi d’un tratto si accende e non c’è più storia. Non avrei battuto ciglio se la partita fosse terminata in modo del tutto simmetrico, cioè 6-4 6-2 per Nadal, il quale invece è davvero crollato. Mi incuriosisce un’ipotesi. Nadal ha cercato di recuperare, vincendo due game e salvando un paio di match point. In molti si sono chiesti se, avendo visto la rimonta di Nadal e senza un dominio totale di Fognini, in una partita al meglio dei cinque set Fognini avrebbe vinto comunque.

CB:

Sono convinto di sì. È possibile che Nadal vincesse tre set di fila, ma le condizioni sarebbero rimaste inalterate in tutto e per tutto, e Fognini è stato ampiamente il migliore. Non si parla di un punteggio equilibrato tipo 6-4 7-6.

JS:

Dal ritiro prima della semifinale contro Roger Federer all’Indian Wells Masters, Nadal non ha giocato per un po’, saltando anche il Miami Masters. Forse l’infortunio era più pesante del solito e magari lo si può perdonare per un po’ di ruggine al rientro. Quanto secondo te ha inciso sulla sconfitta? Pensi che dopo Barcellona possa tornare al pieno della forma e al Nadal dei bei tempi, e quindi quella di Fognini è solo un’altra vittoria a sorpresa da aggiungere all’elenco di quelle inaspettate?

CB:

Temo sia davvero difficile esprimere un giudizio in presenza di prove così contrastanti. Abbiamo parlato spesso di quanto poco si possa pronosticare che il livello atteso di un giocatore rimanga stabile da una partita all’altra, anche nello stesso torneo e sullo stesso campo. Ed è ancora più complicato perché, se avessimo provato, appena prima della semifinale con Fognini, a fare una valutazione dei risultati di Nadal al rientro sul circuito, avremmo trovato tre vittorie senza perdere un set contro tre avversari di livello, tra cui Guido Pella, che ha una classifica Elo specifica per la terra al sesto posto, proprio davanti a Fognini, e molte vittorie su questa superficie.

Nadal lo ha battuto nei quarti di finale, oltre ad aver superato in modo enfatico Grigor Dimitrov e Roberto Bautista Agut, che non sono definibili degli specialisti, ma comunque dei giocatori di tutto rispetto. Con tre partite come queste, non si può leggere la sconfitta attribuendola solamente a un processo di adattamento di Nadal non ancora conclusosi.

Nel corso degli anni abbiamo visto Nadal arrivare a Monte Carlo dopo un’avvio di stagione non esaltante per infortuni o delusioni e dominare il torneo senza esitazione. Molto è legato a questo specifico scontro diretto. Quando Fognini gioca al meglio, può battere chiunque sulla terra, come ha dimostrato in carriera anche in Coppa Davis, dove le partite sono al meglio dei cinque set. Penso che Fognini non sia mai un avversario facile per Nadal, che preferisce non doverlo affrontare.

JS:

Ci sono alcuni giocatori che danno poco filo da torcere a Nadal, e sembra quasi un po’ ridicolo parlare della contrapposizione di stili visto il controllo quasi assoluto di Nadal sulla terra, ma Fognini è sicuramente tra quelli con cui non si trova così a suo agio. Mi chiedo se anche altri incomincino a vedere che serve essere più aggressivi e più imprevedibili. E Fognini è il giocatore che ha avuto risultati, se non continui, quantomeno inattesi contro Nadal con una mentalità offensiva, fatta di colpi a rimbalzo d’anticipo giocati dalla linea di fondo. Molti giocatori della generazione di Fognini si tengono alla larga da questo tipo di gioco, ma sembra che sia quello con cui, sulla terra, è possibile restare almeno in partita con Nadal.

[…]

JS:

Fognini è ora al dodicesimo posto della classifica, il più alto mai raggiunto e, a quasi 32 anni, è il secondo più vecchio vincitore del primo Master 1000 dopo John Isner. Inoltre, e ne abbiamo parlato brevemente riguardo a Pella, è al settimo posto delle valutazioni Elo specifiche per la terra. Ho l’impressione di farti ogni settimana una variante della stessa domanda: abbiamo un’altra differenza decisamente evidente tra la classifica ufficiale e quella Elo, con Fognini numero 12 nella prima e 23 nella seconda. Quale delle due pensi rifletta il suo livello attuale con più precisione?

CB:

È divertente che me lo chiedi perché il suo livello attuale e per i prossimi due mesi circa sarà sulla terra e credo che Elo specifico per la terra sia abbastanza adeguato. Certamente lo vedo tra i primi 10 pretendenti al titolo nei prossimi tornei. Ultimamente però, Fognini non è stato un fattore sulle altre superfici, arrivando in semifinale a Pechino in un tabellone debole e in finale a Chengdu in uno ancora più debole, ma nei tornei che contano al di fuori della terra non ha ottenuto risultati di rilievo.

Non riesco quindi a trovare un modo intuitivo per riconciliare la classifica ufficiale e la valutazione Elo sulla terra con quella Elo complessiva. So che Elo complessivo considera tutti i risultati, ma una decisa preferenza di un giocatore per una superficie dovrebbe avere un impatto su Elo complessivo, e penso sia quello che succeda nel caso di Fognini. Mi fido della valutazione Elo complessiva e di quella specifica sulla terra.

JS:

E anche sulla terra, prima di Monte Carlo, il rendimento di Fognini è stato negativo. Ha perso sempre al primo turno in tre tornei in Sud America e a Marrakech e, come segnalato nel secondo Around the Net, è la prima volta negli ultimi dieci anni (tranne uno) che non vince nemmeno una partita della tournée sudamericana. Almeno rispetto a quanto visto sulla terra, non avremmo mai immaginato un finale simile, ma con Fognini questa è la storia, come gioca in un determinato giorno non ha un particolare potere predittivo sulla volta successiva.

CB:

In sostanza, credo si possa sfatare l’idea che i giocatori riescano a sfruttare con continuità il vantaggio psicologico per cui se vincono alcune partite di un torneo allora arrivano fino in fondo, ma spesso perdono nei primi turni. È stato questo più o meno il profilo di Fognini per un certo periodo, e gli ha dato una mano in classifica più che nelle valutazioni Elo.

JS:

Non so quanto sia possibile invocare qui la teoria del vantaggio psicologico, ricordiamo che Fognini era a un passo dalla sconfitta contro Andrey Rublev al primo turno e a un certo punto con una probabilità di vittoria non più alta del 6%. Se sei con le spalle al muro contro Rublev, generalmente non ci si aspetta che tu sia competitivo contro Nadal qualche giorno dopo. Non so se questo significhi sfruttare il vantaggio psicologico maturato nel recupero o che non stava giocando bene quel giorno e quindi non ci saremmo aspettati che avesse un vantaggio psicologico. Non mi è chiaro quale nozione sia stata sfatata o confermata o altro con il percorso di Fognini nel tabellone di Monte Carlo.

CB:

Va detto però che dopo Rublev ha battuto Alexander Zverev e Borna Coric, quindi deve aver accumulato un po’ di quell’inesistente e finto vantaggio psicologico prima della semifinale con Nadal.

Podcast Episode 58: An Unexpected Introduction to the European Clay Season

L’impatto del nuovo servizio di Rafael Nadal

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 26 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un paio di anni fa, il nuovo rovescio di un certo svizzero veterano del circuito aveva monopolizzato la conversazione agli Australian Open. Roger Federer vinceva il torneo, e recuperava posizioni in classifica fino a riconquistare il numero 1 del mondo. Il 2019 è iniziato con un’altra mega stella, Rafael Nadal, impegnata a perfezionare la propria relativa debolezza con la ricerca della massima efficenza al servizio.

I primi risultati sono decisamente positivi. Fino alla semifinale, la prima di servizio di Nadal agli Australian Open 2019 ha raggiunto in media i 185 km/h (115 mph), rispetto ai 177 km/h (110 mph) degli US Open 2018. Non ha subito un break in cinque partite di fila, indietro fino al secondo turno, e ha dovuto salvare solo 13 palle break negli ultimi 15 set.

Va detto che non ha affrontato avversari di grande spessore, visto che il tabellone gli ha messo contro solo due teste di serie fuori dai primi 10. Risultati così a senso unico però possono equamente ascriversi al suo dominio. In fondo, ha demolito Stefanos Tsitsipas poco dopo che la promessa greca aveva eliminato Federer.

Alcuni dei numeri al servizio migliori di sempre negli Slam

Le velocità al servizio sono incoraggianti e le vittorie a senso unico un toccasana per il fisico, ma l’attenzione dovrebbe essere sempre rivolta ai punti, e a quanti Nadal ne vince. Su questa base, con il nuovo servizio Nadal ha raggiunto livelli di eccellenza, con alcuni dei numeri al servizio migliori di sempre negli Slam.

In sei partite Nadal ha vinto l’80.9% dei punti sulla prima di servizio (l’altro finalista, Novak Djokovic, ne ha vinti il 77.5%. Sono entrambi numeri superlativi, visto che la media del circuito sul cemento è inferiore al 75%, un valore che comprende il contributo di giocatori molto più dominanti al servizio). Solo due volte Nadal ha fatto meglio in uno Slam sull’erba o sul cemento: agli US Open 2010 con l’83.6% e a Wimbledon 2008 con l’81.3%.

La tabella riepiloga i primi 10 rendimenti al servizio in uno Slam su una superficie veloce fino alle semifinali.

Torneo                 Pt 1^   Pt 2^             
2010 US Open 83.6% 66.9%
2008 Wimbledon 81.3% 64.3%
2019 Australian Open 80.9% 58.0%
2013 US Open 79.5% 64.7%
2017 Wimbledon 79.4% 58.6%
2011 Wimbledon 79.4% 59.4%
2010 Wimbledon 79.3% 61.6%
2006 Wimbledon 77.9% 62.1%
2012 Wimbledon 77.3% 61.5%
2012 Australian Open 76.8% 56.7%

Si può notare una tendenza in cima all’elenco, vale a dire che sono Slam che Nadal ha poi vinto. Gli US Open 2010 sono il primo Slam vinto sul cemento, con una vittoria in quattro set contro Djokovic, la vittoria più dominante sul rivale di lungo corso in uno Slam che non fosse sulla terra battuta.

A Wimbledon nel 2008 è arrivata la prima vittoria sull’erba nella memorabile finale contro Federer. Gli US Open 2013 sono stati un’altra vittoria relativamente lineare contro Djokovic. I risultati nelle varie edizioni di Wimbledon che riempiono la parte bassa sono un po’ gonfiati dalla superficie, ed è significativo che il secondo migliore rendimento agli Australian Open risale al 2012, con un 76.5% di punti vinti sulla prima. Pur non avendo vinto quel torneo, Nadal ha costretto Djokovic a impiegare quasi sei ore per batterlo.

Sono segnali positivi per Nadal che, come minimo, renderanno la finale ancora più interessante nel confronto tra la nuova pericolosità del servizio di Nadal e il sempre brillante gioco alla risposta di Djokovic.

La seconda rimane più attaccabile

Con un campione di solo sei partite però è difficile, analiticamente, avventurarsi oltre. Nadal ha dominato Tsitsipas, ma lo ha fatto appena meglio della loro partita al Canada Masters la scorsa estate. In Australia, ha vinto l’80.3% dei punti al servizio, di cui l’85% sulla prima. Nelle precedenti partite, ha vinto il 78.9% dei punti al servizio di cui il 93.8% sulla prima.

Un paragone più rilevante è quello tra la vittoria al quarto turno contro Tomas Berdych (75.3% dei punti vinti al servizio, 80.4% sulla prima) e le precedenti partite sul cemento (rispettivamente 66.6% e 72.7%). Non vi si può dare però troppo peso visto che non giocavano dal 2015 e Berdych era di rientro da un infortunio.

In finale, i tifosi più pessimisti di Nadal terranno d’occhio la seconda di servizio, che non ha mostrato lo stesso incremento in efficacia della prima. Nelle sei partite degli Australian Open 2019, Nadal ha vinto il 58.0% dei punti sulla seconda, appena sopra alla sua media in carriera negli Slam sul cemento del 57.3%.

Alex De Minaur, il miglior avversario alla risposta tra quelli di Melbourne, ha effettivamente sfruttato questo accenno di debolezza, limitando Nadal a un misero 36.4% di punti vinti sulla seconda. Djokovic è ancora meglio, perché capace di neutralizzare seconde di servizio più potenti di quella di Nadal e quindi creare seria preoccupazione.

Più efficacia e minore durata delle partite

Dovesse portare alla vittoria del titolo, il servizio di Nadal prenderà giustamente buona parte del merito. Non solo ha reso più efficace quell’aspetto del gioco, ma è stato un fattore nella minore durata delle partite e nella conservazione di energia per le insidie del cemento.

Anni fa ho sfidato la saggezza popolare e sostenuto che Nadal potesse raggiungere 17 vittorie Slam. Da allora, Federe ha alzato l’asticella, ma un Nadal con l’arma in più al servizio fa di 20 o 21 un numero mai così realistico (Nadal ha poi perso la finale con il 51% dei punti vinti con la prima di servizio e con il 62% con la seconda, contro rispettivamente l’80% e l’84% di Djokovic, n.d.t.).

The Impact of Rafael Nadal’s New Serve

I Fantastici Quattro e le frazioni di titolo Slam

di Edoardo Salvati // settesei.it

Pubblicato il 10 gennaio 2019 su HeavyTopspin

Negli ultimi quindici anni, Roger FedererRafael NadalNovak Djokovic e Andy Murray – i Fantastici Quattro – hanno dominato il circuito maggiore come nessuno prima. È difficile trovare un esempio più eclatante di oligarchia non relativo alla geopolitica.

Da Wimbledon 2003, il primo Slam vinto da Federer, insieme hanno collezionato 54 Slam su 62 (o l’87%) e giocato altre quattro finali. Allo stesso modo, dalla prima vittoria di Federer in un torneo Master ad Amburgo 2002, hanno vinto 106 tornei di quella categoria su 159 (o il 66%) arrivando altre dodici volte in finale.

Dal 2003, hanno vinto dodici edizioni su sedici delle Finali di stagione (o il 75%) giocandone altre quattro. Il 2017 e il 2018 sono i primi due anni degli ultimi quindici in cui altri giocatori hanno vinto il torneo di chiusura del calendario.

Si tratta di un livello di dominio senza precedenti, che ha lasciato poco spazio alla gloria altrui. Chi sono questi altri giocatori e quanto avrebbero vinto se fossero stati in grado di battere i Fantastici Quattro?

I volontari del Match Charting Project amano collezionare dati (e il contributo di chiunque è ben gradito). Recentemente, abbiamo iniziato a occuparci delle semifinali Slam fino al 1980. In molte di queste i nomi degli altri giocatori si ripetono con frequenza.

Ero quindi curioso di vedere quale giocatore avrebbe tratto maggior beneficio in un mondo popolato da Fantastici Quattro più normali.

Nelle profondità di un universo parallelo

A partire da Wimbledon 2003, ho ipotizzato uno scenario quasi impensabile: e se i Fantastici Quattro non avessero mai vinto una semifinale o una finale Slam? Ad esempio, nella semifinale agli Australian Open 2017 Grigor Dimitrov batterebbe Nadal (invece di perdere in cinque set), per poi sconfiggere Federer e vincere il titolo.

Nella semifinale del Roland Garros 2018, Juan Martin Del Potro riuscirebbe a sconfiggere Nadal (invece di perdere in tre set) dovendo poi giocare contro Dominic Thiem in finale. Nel nostro universo parallelo, sempre in quel torneo Thiem vincerebbe la finale contro Nadal (avendola in realtà persa in tre set), conquistando per la seconda teorica volta il Roland Garros.

Non si ottiene quindi una una precisa redistribuzione di alcuni degli Slam vinti dai Fantastici Quattro, perché in questo universo parallelo possono esserci due vincitori per lo stesso torneo. In ogni caso, il computo di titoli e finali fornisce un’idea complessiva di chi si sarebbe messo in luce battendo più spesso i Fantastici Quattro.

La tabella mostra le vittorie e le finali Slam extra (rispetto alle vittorie reali, che non sono elencate) di un mondo immaginario di tennis.

Giocatore       Slam Extra               Finali Extra       
Wawrinka 6 (2 AO - 2 RG - 2 US) 0
Ferrer 6 (2 AO - 2 RG - 2 US) 0
Roddick 5 (1 AO - 3 WIM - 1 US) 2 (1 AO - 1 WIM)
Tsonga 4 (2 AO - 2 WIM) 0
Berdych 3 (1 AO - 1 RG - 1 US) 2 (WIM)
Gasquet 3 (2 WIM - 2 US) 0
Raonic 3 (1 AO - 2 WIM) 0
Del Potro 2 (1 WIM - 1 US) 3 (2 RG - 1 US)
Cilic 2 (1 AO - 1 WIM) 2 (1 AO - 1 US)
Davydenko 2 (1 RG - 1 US) 1 (US)
Thiem 2 (RG) 1 (RG)
Safin 2 (1 AO - 1 WIM) 0
Baghdatis 2 (1 AO - 1 WIM) 0
Soderling 2 (RG) 0
Anderson 2 (1 WIM - 1 US) 0
Dimitrov 2 (1 AO - 1 WIM) 0
Hewitt 1 (US) 2 (1 WIM - 1 US)
Monfils 1 (RG) 1 (US)
Nishikori 1 (US) 1 (US)
Philippoussis 1 (WIM) 0
Agassi 1 (US) 0
Gonzalez 1 (AO) 0
Bjorkman 1 (WIM) 0
Puerta 1 (RG) 0
Ljubicic 1 (RG) 0
Schuettler 1 (WIM) 0
Verdasco 1 (AO) 0
Youznhy 1 (US) 0
Gulbis 1 (RG) 0
Janowicz 1 (WIM) 0
Ferrero 0 1 (AO)
Grosjean 0 1 (WIM)
Henman 0 1 (US)
Kiefer 0 1 (AO)
Nalbandian 0 1 (RG)
Haas 0 1 (WIM)
Chung 0 1 (AO)
Melzer 0 1 (RG)
Totale 62 23

Non sorprende trovare Stanislas Wawrinka, vincitore di tre Slam e nove volte semifinalista, in cima alla classifica. I suoi Slam diventerebbero tre per ognuno di quelli che ha vinto, anche se Wimbledon rimarrebbe elusivo. Fosse riuscito a battere Federer nel quarto di finale del 2014, non sarebbe arrivato oltre la semifinale contro Milos Raonic.

C’è poi un gruppo di giocatori la cui carriera apparirebbe ancora più brillante. David FerrerJo Wilfried TsongaTomas BerdychRichard Gasquet e Raonic potrebbero definirsi campioni Slam.

Ferrer ha perso tutte le semifinali e una finale contro uno dei Fantastici Quattro e la vittoria in uno Slam avrebbe rappresentato il giusto riconoscimento del livello di eccellenza espresso in questi anni.

E, ovviamente, c’è Andy Roddick, che deve aver ardentemente desiderato che l’unico cittadino illustre di Basilea fosse Jacob Bernoulli. Dopo aver vinto gli US Open nel 2003, Roddick ha perso tutte le finali Slam contro Federer, tra cui tre volte a Wimbledon.

Un giocatore che forse meriterebbe di stare più in alto è Del Potro, che ha dovuto giocare contro uno dei Fantastici Quattro in tutte le semifinali, e non ha mai superato i quarti di finale agli Australian Open, battuto due volte da Federer. Ci si sarebbe aspettati da Del Potro più di due ipotetici titoli Slam.

Il governatore

Qualche anno fa, in un articolo per FiveThirtyEight, Carl Bialik si è chiesto se Nadal fosse, tra tutti i grandi dell’era Open, l’ostacolo più insormontabile per la vittoria di uno Slam.

Creando una statistica chiamata “frazione di titolo”, ha quantificato ogni sconfitta contro Nadal come una parte di titolo in funzione del turno in cui è avvenuta: metà per una sconfitta contro Nadal in finale, un quarto per la semifinale, e così via.

Estendiamo l’analisi per calcolare a quante frazioni di titolo gli altri giocatori hanno dovuto rinunciare, da Wimbledon 2003, per via dei Fantastici Quattro, come mostra la tabella. Sono stati considerati anche i ritiri pre e durante la partita.

Bloccato       AO    RG    WIM   US     Frazione   
Federer 2.00 2.50 1.50 1.00 7.00
Murray 2.94 1.25 1.38 0.88 6.44
Djokovic 0.06 2.13 1.00 2.50 5.69
Nadal 1.13 0.13 1.75 0.75 3.75
Roddick 0.50 0.00 1.78 0.88 3.16
Berdych 1.03 0.19 1.31 0.25 2.78
Ferrer 0.88 1.13 0.13 0.51 2.63
Wawrinka 0.72 1.00 0.19 0.63 2.53
Del Potro 0.25 0.70 0.45 1.03 2.43
Cilic 0.81 0.09 0.94 0.44 2.28
Tsonga 0.94 0.19 0.81 0.34 2.28
Hewitt 0.25 0.19 0.56 0.78 1.78
Raonic 0.56 0.13 0.88 0.06 1.63
Soderling 0.00 1.13 0.23 0.25 1.62
Gasquet 0.03 0.38 0.63 0.41 1.46
Monfils 0.11 0.75 0.00 0.57 1.43
Anderson 0.07 0.00 0.64 0.50 1.21
Thiem 0.00 1.02 0.00 0.13 1.14
Baghdatis 0.64 0.03 0.44 0.02 1.13
Davydenko 0.27 0.25 0.01 0.53 1.05
Gonzalez 0.56 0.17 0.13 0.16 1.02
Verdasco 0.30 0.25 0.13 0.28 0.96
Nishikori 0.38 0.20 0.13 0.25 0.96
Youzhny 0.05 0.06 0.41 0.42 0.95
Dimitrov 0.47 0.03 0.31 0.06 0.88
Safin 0.53 0.00 0.28 0.00 0.81
Agassi 0.13 0.00 0.03 0.63 0.78
Haas 0.11 0.22 0.41 0.00 0.73
Robredo 0.19 0.13 0.11 0.25 0.67
Lopez 0.11 0.01 0.19 0.34 0.65
Simon 0.30 0.06 0.19 0.03 0.58
Ferrero 0.25 0.00 0.32 0.00 0.57
Nalbandian 0.13 0.25 0.03 0.16 0.56
Melzer 0.10 0.25 0.06 0.09 0.51
Philippoussis 0.00 0.00 0.50 0.01 0.51
Puerta 0.00 0.50 0.00 0.00 0.50
Almagro 0.06 0.41 0.00 0.03 0.50

Come ci si poteva attendere, i Fantastici Quattro hanno impedito a loro stessi la conquista di più titoli che a qualsiasi altro giocatore, per un incredibile totale di 22.88 Slam.

Federer e Murray sono stati i maggiori contribuenti, rispettivamente con 7.00 titoli e 6.44. Appena sotto i primi quattro troviamo alcuni dei nomi più conosciuti, e ci sono 17 giocatori le cui frazioni di titolo ammontano ad almeno uno Slam.

Nadal si conferma il governatore: si deve passare da lui per vincere uno Slam. Non solo Djokovic, Federer e Murray hanno impedito meno titoli a Nadal – che ha il totale più basso tra i Fantastici Quattro con 3.75 – di quanti Nadal abbia impedito loro, ma ha anche bloccato la corsa degli altri tre più di qualsiasi altro giocatore.

Bloccante    Bloccato    Frazione   
Nadal Federer 3.75
Nadal Djokovic 3.13
Nadal Murray 1.44
Totale 8.32

Djokovic Murray 3.13
Djokovic Federer 3.00
Djokovic Nadal 1.88
Totale 8.01

Federer Murray 1.88
Federer Djokovic 1.56
Federer Nadal 1.50
Totale 4.94

Murray Djokovic 1.00
Murray Nadal 0.38
Murray Federer 0.25
Totale 1.63

Nadal ha una frazione di titolo netta di 2.25 Slam nei confronti di Federer, di 1.25 rispetto a Djokovic e di 1.06 contro Murray. Così come il resto del circuito preferirebbe che i Fantastici Quattro avessero intrapreso un altro sport, tre quarti dei Fantastici Quattro hanno più di una ragione per volere che Nadal si fosse concentrato sul golf.

E Nadal continua a incombere anche agli Australian Open 2019, in corso di svolgimento. Con la testa di serie numero 2, è un potenziale avversario di Federer in semifinale (Murray ha perso al primo turno da Roberto Bautista Agut) e, naturalmente, di Djokovic in finale.

Non c’è garanzia che Nadal arrivi almeno in semifinale, ma con questi giocatori che per l’ennesimo Slam sono le prime tre teste di serie, la fine dell’epoca dei Fantastici Quattro e delle frazioni di titolo Slam è ancora lontana.

The Big Four and Grand Slam Title Blocks

Nadal ha quasi perso un set contro Ferrer?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 31 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Gli dei del sorteggio non sono stati molto accondiscendenti con David Ferrer, facendogli trovare Rafael Nadal come avversario di primo turno della sua ultima apparizione in un torneo Slam. Ferrer ha faticato tutto l’anno e nessuno si aspettava che potesse davvero migliorare il bilancio di 6 vittorie e 24 sconfitte degli scontri diretti con Nadal.

E, infatti, non ci è riuscito, essendo stato costretto a ritirarsi a metà del secondo set per un infortunio al polpaccio. Prima di abbandonare gli US Open 2018 ha però fatto tremare Nadal, almeno un po’.

Nadal ha vinto il primo set 6-3, ma l’andamento del secondo è stato più altalenante. Nel game iniziale Ferrer ha strappato il servizio di Nadal a zero, Nadal ha immediatamente fatto il contro break e, qualche minuto dopo, Ferrer ha di nuovo fatto il break per andare avanti 3-2 e servizio.

Ha poi mantenuto il break di vantaggio fino a che la condizione fisica glielo ha consentito. Avanti 4-3 e con il servizio a disposizione dopo il cambio di campo, era a soli due game di servizio dal pareggiare la partita.

Semantica e probabilità

Questo significa che Nadal ha “quasi” perso il set? Pur non capendo i motivi che spingono le persone su internet a discutere di un tema come questo, adoro le domande probabilistiche. Se poi ci si sovrappone la semantica (la semantica!), allora diventa ancora più interessante.

Abbandoniamo per il momento la scelta delle parole e riformuliamo la domanda: tralasciando l’infortunio, qual era la probabilità di Ferrer di vincere il set? In ipotesi di parità di condizioni tra i due giocatori, è un semplice assunto da mettere alla prova del mio modello di probabilità: in un baleno si trova che dal 4*-3 Ferrer aveva circa l’85% di probabilità di vincere il set.

Forse sto andando troppo veloce, perché mi giunge già la sonora lamentela dei tifosi di Nadal sul fatto che i due giocatori non sono esattamente uguali tra loro. Nei 102 punti che i due spagnoli hanno giocato fino al ritiro, Ferrer ne ha vinti il 38% alla risposta e Nadal il 47%. In una partita al meglio dei cinque set, sono frequenze che portano Nadal ad avere il 93% di probabilità di vincere la partita.

Forse non è ancora una percentuale sufficientemente alta, ma siamo nell’intervallo giusto. Utilizzando quei dati, la probabilità di Ferrer di mantenere il vantaggio e vincere il secondo set si riduce drasticamente al 57.5%. Se vinci a malapena la metà dei punti al servizio, la probabilità di tenere due turni di servizio è inferiore al lancio della moneta. Per vincere il set è più probabile che Ferrer avrebbe dovuto fare un altro break o aggiudicarsi il tiebreak.

È una differenza decisamente rilevante rispetto alle due ipotesi iniziali: l’85% sembra abbastanza valido da rientrare nel “quasi” (anche se secondo uno studio il “quasi” ha un significato definibile da almeno il 90% di probabilità), per il 57.5% non è così.

Non siamo ancora a una conclusione definitiva. Il modello di probabilità di vittoria ignora totalmente il concetto di striscia. La formula non prevede infatti eventuali passaggi di buon o cattivo gioco, nessun calo di motivazione o di raccolta di energia addizionale per concludere un set.

Dati da partite reali

Non penso che nulla di tutto ciò si verifichi in modo sistematico, ma è comunque difficile dirimere la controversia in un senso o nell’altro. Se è possibile quindi beneficiare di dati da partite reali, bisogna farne tesoro.

E questo è proprio il caso. Iniziamo da Nadal. Dal 2011, ho trovato 69 set in cui Nadal era alla risposta sotto di un break sul 4-3 (è probabile che ce ne siano di più, perché il campione di dati a disposizione non è completo, ma le partite mancanti sono per la maggior parte casuali, quindi 69 dovrebbe essere un numero rappresentativo degli ultimi anni). Di quei 69, Nadal ha rimontato per poi vincere in 21 set, quasi esattamente il 30%.

Il gioco di Ferrer è stato più solido di quello degli avversari di Nadal (aiuta il fatto che Ferrer si è trovato contro Nadal solo una volta, mentre gli avversari di Nadal hanno dovuto giocarci tutte le volte considerate). Ho trovato 122 set in cui Ferrer serviva in vantaggio 4-3 e avanti di un break. Ha finito per vincere il set 109 volte, circa l’89%.

L’89% è certamente un numero troppo alto per lo scopo di quest’analisi: non solo Ferrer era, in media, un giocatore migliore dal 2012 a oggi rispetto a quanto non lo sia ora, ma ha anche sfruttato l’aver affrontato avversari più deboli di quelli di Nadal in quasi tutti i 122 set. L’89% è un limite superiore abbondantemente ottimistico, non lontano dal teorico 85% da cui siamo partiti.

Pur prendendo la media dei risultati effettivi di Nadal e Ferrer – circa il 90% di chiusura del set per Ferrer e il 70% per gli avversari di Nadal – parlare di 80% è ancora troppo fuori bersaglio. Come abbiamo visto, i numeri di Ferrer si riferiscono a una sua versione più forte, mentre Nadal è ancora vicino ai livelli mostrati negli ultimi cinque anni. Anche l’80% quindi significa una sovrastima della probabilità di Nadal di perdere il set.

Si rimane con un intervallo compreso tra il 57%, valore che ipotizza che Nadal avrebbe continuato a vincere circa la metà dei punti alla risposta, e l’80%, basato sull’esperienza derivante dal campo per entrambi i giocatori negli ultimi anni.

Conclusioni

Qualsiasi dato a cui si può giungere è, in definitiva, influenzato dall’opinione che abbiamo sul livello di gioco di Ferrer al momento, che non è in forma come poteva esserlo anche due anni fa ma, al tempo stesso, è abbastanza efficace da portarsi a soli due game dal vincere il set contro il numero 1 del mondo.

Serve un lavoro più dettagliato per arrivare a una stima più precisa e, anche in quel caso, comunque saremmo vincolati dallo stabilire la bravura attuale di Ferrer e il suo livello nello specifico set. Così come con la parola “quasi” ci si può riferire a un insieme di probabilità, allo stesso modo mi accontento di concludere utilizzando il mio di insieme.

Tutto considerato, si può pensare di restringere la probabilità al 65-70%, o a due su tre. È abbastanza probabile che Ferrer avrebbe vinto il secondo set contro la sua nemesi, ma non era per nulla scontato…o meglio, secondo la comune accezione della parola, non era “quasi” scontato.

Did Rafael Nadal Almost Lose a Set to David Ferrer?

Quale tipo di gioco possiamo attenderci da Nadal al Roland Garros?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Rafael Nadal è ancora una volta il favorito assoluto per la vittoria del Roland Garros. Con che tipo di gioco ha imposto il suo predominio sulla terra battuta anche nel 2018?

Nello sport, poche cose migliorano con l’età. Eppure, Nadal e Roger Federer, due dei giocatori più forti di sempre, sembrano aver smentito questo adagio da quando hanno rinvigorito la loro rivalità nel 2017.

Nadal ha avuto una delle migliori stagioni sulla terra l’anno scorso, perdendo solo una partita su 24 e vincendo 53 set dei 57 giocati. Il rendimento nel 2018 è altrettanto impressionante e, pur nell’aura di invincibilità, i tifosi si chiedono se abbia già espresso il suo massimo.

È riuscito Nadal a trovare davvero un modo per migliorarsi sulla terra?

Per avere un’idea più dettagliata dell’eccellenza di gioco di Nadal nel 2018 e di quali aspetti potrebbero essere fondamentali per dominare anche a Parigi, analizziamo le statistiche punto per punto raccolte dai collaboratori del Match Charting Project.

Cinque partite sono disponibili nel database (sei, includendo la vittoria contro Alexander Zverev in Coppa Davis, n.d.t.), tra cui la sconfitta a Madrid contro Dominic Thiem. Pur incompleto come campione, può comunque fornire indicazioni sulle modalità di gioco di Nadal, specialmente nei turni finali.

Per quanto riguarda i punti vinti al servizio, Nadal ha iniziato la stagione con grande solidità, con le partite al Monte Carlo Masters e a Barcellona in cui ha toccato il 67% e il 69%.

In particolare, la percentuale di punti vinti con la prima è stata molto alta in entrambi i casi, ben sopra il 70% come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Rendimento di Nadal al servizio sulla terra battuta nel 2018

La sconfitta contro Thiem e le due più recenti partite a Roma suggeriscono una variazione di tendenza. La prestazione sottotono al servizio è stata chiaramente una delle cause più importanti della partita persa a Madrid, e sembra che siano state una bassa percentuale di prime e una seconda poco efficace ha determinare in larga parte l’esito. A Roma, i numeri sulla prima e sulla seconda sono risaliti, specialmente la seconda è stata estremamente incisiva.

Il servizio per capire la variazione di rendimento

Esaminando il piazzamento del servizio di Nadal possiamo capire meglio gli aspetti che hanno contribuito alla variazione dell’efficacia nel rendimento durante il 2018.

All’inizio della stagione sulla terra, Nadal preferiva una combinazione di traiettorie esterne e al centro evitando accuratamente quella al corpo.

IMMAGINE 2 – Direzione del servizio di Nadal sulla terra battuta nel 2018

Quando ha perso da Thiem, Nadal ha servito in mezzo, o al corpo, complessivamente più del 20% delle volte. Evitare più frequentemente traiettorie esterne deve essere certamente stato uno dei fattori decisivi nelle basse percentuali al servizio in quella partita.

Agli Internazionali d’Italia, le scelte al servizio di Nadal sono state più simili a quanto visto nella sconfitta contro Thiem che nelle vittorie convincenti a Monte Carlo e Barcellona. Quindi un numero significativo di servizi al corpo e una prevedibilità molto più marcata nella combinazione esterno e al centro.

Contro Novak Djokovic, Nadal ha servito con insistenza sul dritto, il lato più sensibile dopo il recente infortunio al gomito di Djokovic, mentre in finale contro Alexander Zverev è andato esterno quasi il doppio rispetto alla traiettoria al centro. Nadal è riuscito a vincere quelle partite nonostante quel tipo di dinamiche al servizio, ma si è trattato delle vittorie meno convincenti sulla terra nel 2018.

La differenza con la risposta

È nel gioco alla risposta che Nadal più fa la differenza rispetto agli avversari. Nelle prime due partite del campione a disposizione, Nadal ha vinto il 48% e il 50% dei punti alla risposta, di fatto cancellando qualsiasi vantaggio legato al servizio dell’avversario.

Non è andata così con Thiem, contro cui quel margine è stato praticamente nullo, a dimostrazione che un’alta efficacia alla risposta è una prerogativa importante e necessaria del dominio di Nadal.

IMMAGINE 3 – Punti vinti da Nadal alla risposta sulla terra battuta nel 2018

Le statistiche alla risposta non sono state granché anche nella semifinale a Roma contro Djokovic, principalmente per un rendimento sottotono alla risposta sulla seconda. Contro Zverev, Nadal è sembrato tornare alla forma delle partite di inizio stagione sulla terra, e questo potrebbe dipendere molto dalla strategia al servizio di Zverev, che contro Nadal sulla terra non è abbastanza efficace.

Il dettaglio del piazzamento della risposta di Nadal sembra fornire qualche spiegazione sulle dinamiche di gioco alla risposta nelle partite considerate. La profondità di Nadal, in particolare, sembra essere andata di pari passo con la percentuale di punti vinti alla risposta.

IMMAGINE 4 – Profondità di Nadal alla risposta sulla terra battuta nel 2018

Definendo come profonde tutte quelle risposte che superano il rettangolo del servizio, nelle prime due partite Nadal ha risposto profondo alla prima e alla seconda quasi nove volte su dieci, prestazione che non è riuscito a replicare nelle successive tre, specialmente nella sconfitta contro Thiem, in cui ha risposto corto.

Se Nadal intende mantenere il livello di efficienza mostrato a Monte Carlo e Barcellona anche al Roland Garros, servire agli angoli e rispondere profondo saranno due aspetti essenziali.

What Patterns Can We Expect From Nadal at the French?

Rafael Nadal e i risultati migliori di sempre in un singolo torneo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nelle ultime due settimane, Rafael Nadal ha ottenuto l’undicesimo titolo al Monte Carlo Masters e a Barcellona. I record ottenuti in carriera in questi due eventi, insieme alle dieci vittorie al Roland Garros, riflettono un predominio su una specifica superficie mai visto prima. Devono essere considerati tra i risultati più importanti di sempre nel tennis, e forse in qualsiasi sport.

Da appassionato, mi accontento di ipotizzare se esista davvero qualcuno in grado di fermarlo. Da analista, voglio andare più a fondo: quanto i risultati ottenuti da Nadal in uno dei tornei citati sono migliori di quelli di altri giocatori?

Cosa, cioè, emerge dal confronto tra le vittorie in un singolo torneo e altri exploit della stessa natura, come i trofei accumulati da Roger Federer a Wimbledon o la carriera di Bjorn Borg al Roland Garros, praticamente senza sconfitte?

I numeri di Barcellona

Iniziamo da Barcellona. Non tenendo conto della wild card del 2003, quando era ancora sedicenne, dal 2005 Nadal ha partecipato a 13 edizioni, vincendone 11, con 57 vittorie e 2 sconfitte complessive.

Normalmente, calcolerei la probabilità di un giocatore di vincere così tanti tornei in altrettante opportunità per poi ottenere una percentuale ridotta che rappresenti quanto un risultato del genere sia realistico.

In questo caso però vorrebbe dire andare fuori tema. Invece, voglio affrontare il problema dalla prospettiva opposta: per vincere così tanti titoli, quanto deve essere forte Nadal?

Sappiamo già che, in generale, Nadal è il più forte giocatore sulla terra battuta di tutti i tempi.

Utilizzando il sistema di valutazione Elo, il suo massimo specifico per superficie – vale a dire il punteggio Elo calcolato considerando solo i risultati sulla terra – supera i 2500 punti, meglio di chiunque altro..anche prescindendo dal tipo di superficie (al momento, la valutazione Elo di Nadal su terra è intorno a 2400, e i suoi rivali più accreditati – Dominic Thiem e Kei Nishikori – si trovano rispettivamente a 2190 e 2150. La valutazione di Stefanos Tsitsipas, finalista a Barcellona, è di 1865).

Visto che Nadal ha dato il meglio di sé in questi tre tornei, è ragionevole pensare che, in ciascuno di essi, abbia toccato una valutazione Elo ancora più alta.

Possiamo scoprirlo usando il seguente metodo. Iniziamo calcolando, per ogni edizione del torneo in cui ha giocato, il tabellone di Nadal verso il titolo (per le undici vittorie si fa in fretta; per le altre due, si considerano i giocatori che avrebbe affrontato andando avanti nel torneo).

Con la valutazione pre-partita Elo specifica sulla terra di ciascun avversario, possiamo stabile la probabilità con cui vari ipotetici (e dominanti) giocatori sarebbero avanzati nel tabellone, vincendo il titolo.

Elo sottovaluta Nadal?

La tabella mostra il percorso di Nadal verso il titolo del 2018, con la valutazione pre-partita Elo specifica sulla terra di ciascun avversario, insieme alla probabilità (data la sua valutazione attuale) che Nadal lo avesse battuto (da qui in avanti, le valutazioni Elo specifiche sulla terra tengono conto anche delle valutazioni Elo complessive, con un apporto paritetico al 50%. La valutazione che se ne ottiene si è dimostrata la più accurata nella previsione dei risultati delle partite. Nadal è il primo di sempre anche in questa categoria, con una valutazione Elo su terra al 50% che ha raggiunto il massimo valore a 2510).

Turno  Avversario       Elo avv   p(V Nadal)  
R32    Carballes Baena  1767      97.3%  
R16    Garcia Lopez     1769      97.2%  
QF     Klizan           1894      94.5%  
SF     Goffin           2079      84.5%  
F      Tsitsipas        1900      94.3%

In funzione delle cinque partite giocate, la probabilità che Nadal vincesse il torneo era poco sopra il 70%. Significa sicuramente predominio, ma non tale da giustificare undici vittorie su tredici partecipazioni.

E se Nadal fosse sottovalutato dal sistema Elo, almeno a Barcellona? La tabella mostra la probabilità con cui giocatori con varie valutazioni Elo avrebbero battuto i cinque avversari di Nadal della scorsa settimana.

Elo su terra    p(Titolo 2018)  
2200            41.2%  
2250            50.4%  
2300            59.1%  
2350            66.9%  
2400            73.6%  
2450            79.3%  
2500            83.9%  
2550            87.6%  
2600            90.5%

Si scopre che il tabellone di quest’anno è stato uno dei più deboli dal 2005, all’incirca equivalente ai giocatori che Nadal ha dovuto battere nel 2006 (con Nicolas Almagro in semifinale e Tommy Robredo in finale), e leggermente più duro del 2017, edizione nella quale – a eccezione di Thiem in finale – Nadal non ha affrontato nessun giocatore tra i primi 50.

Il più difficile è il tabellone ipotetico del 2015, quando ha perso al secondo turno da Fabio Fognini: fosse andato avanti, avrebbe incontrato David Ferrer in semifinale e Nishikori in finale.

Una volta stabilito il livello di bravura degli avversari di Nadal (e di quelli ipotetici per le due volte in cui ha perso nei primi turni), possiamo calcolare la probabilità con cui un giocatore – dati quei tabelloni – avrebbe vinto ciascuna edizione del torneo.

Ipotizzando che il livello medio di Nadal dal 2005 sia lo stesso che possiede al momento – una valutazione Elo di circa 2400 – la probabilità di vincere undici volte Barcellona in tredici tentativi è del 13.0%.

Sempre vicino al suo massimo di carriera

Non abbiamo il lusso di poter rigiocare quei tredici tabelloni qualche migliaio di volte in un universo parallelo, quindi non sono del tutto chiare le indicazioni da trarre da questo valore: Nadal è stato fortunato? Lo farebbe di nuovo, se ne avesse possibilità? Il suo livello di gioco è in realtà molto migliore di una valutazione Elo di 2400 a Barcellona?

Queste domande non hanno risposta, perché conosciamo solo quello che è effettivamente avvenuto. Per confrontare i decimi o undicesimi titoli di Nadal (e traguardi simili raggiunti da altri giocatori), prendiamo a riferimento la valutazione Elo a cui si sarebbe arrivati nell’ipotesi di un 50% di vittoria.

In altre parole, quanto forte avrebbe dovuto essere stato Nadal per pensare di avere un possibilità del 50% di vincere undici volte a Barcellona in tredici tentativi?

La tabella mostra la probabilità con cui, a diversi livelli di valutazione Elo, Nadal avrebbe tagliato il traguardo degli undici titoli a Barcellona.

Elo su terra    p(11 su 13)  
2300            1.0%  
2350            4.6%  
2400            13.0%  
2450            28.0%  
2500            47.2%  
2550            64.2%  
2600            77.7%  
2650            87.3%  
2700            93.1%

Un giocatore con una valutazione Elo di circa 2505 avrebbe avuto il 50% di probabilità di replicare la vittoria di Nadal nel torneo di casa. Detto in altri termini, in un periodo di quattordici anni, Nadal ha giocato a dei livelli all’incirca equivalenti al suo massimo di carriera che, incidentalmente, è anche la valutazione Elo più alta mai raggiunta da un giocatore del circuito maggiore.

Un confronto tra decimi e undicesimi

Spero che questo metodo abbia senso e sia uno strumento appropriato per quantificare dei risultati straordinari. Algoritmo alla mano, possiamo ora confrontare il record di Nadal a Barcellona con le sue vittorie a Monte Carlo e Parigi.

Monte Carlo Masters

Dal 2005, Nadal ha partecipato al Monte Carlo Masters 14 volte (anche in questo caso escludendo l’edizione 2003), vincendone 11. È leggermente meno impressionante di 11 su 13, ma la qualità degli avversari è decisamente più alta.

Solo nel 2017, in cui in finale è arrivato Albert Ramos, il campo partecipanti si è attestato al livello della maggior parte dei tabelloni di Barcellona.

Le undici vittorie a Monte Carlo sono sicuramente più incredibili. Avere il 50% di probabilità di vincere undici volte in quattordici tentavi significa per un giocatore raggiungere una valutazione Elo specifica per la terra di circa 2595, di quasi 100 punti maggiore dell’equivalente numero per Barcellona, e ben al di sopra del livello mai raggiunto da qualsiasi altro giocatore, anche al suo massimo.

Roland Garros

A Parigi, Nadal ha vinto 10 volte su 13 partecipazioni. Il livello è qui ancora più alto che a Monte Carlo, ma è pur vero che nelle partite al meglio dei cinque set i favoriti hanno un margine superiore, elemento che tende a ridurre la possibilità di un risultato a sorpresa da parte del giocatore sfavorito, al quale non basta produrre gioco per due set magici di fila.

Il record del Roland Garros non è strabiliante come quello di Monte Carlo. La valutazione Elo specifica su terra richiesta a un giocatore per avere il 50% di probabilità di ottenere le vittorie di Nadal a Parigi è di “soli” 2570 punti – mai comunque ottenuta da alcun giocatore – ma inferiore rispetto all’equivalente numero per Monte Carlo.

Un momento però…cosa ne è del Roland Garros 2016? Nadal ha superato i primi due turni per poi ritirarsi prima del terzo turno contro Marcel Granollers. Forse è una considerazione che lascia il tempo che trova ma, almeno ai fini della tesi che sto sostenendo, ipotizziamo che Nadal abbia vinto dieci Roland Garros su dodici partecipazioni, non tredici.

Così facendo la valutazione Elo che assegna il 50% di probabilità di pareggiare il record di Nadal sale a 2595, lo stesso numero di Monte Carlo.

Per il momento, il Monte Carlo Masters sembra essere il torneo in cui Nadal ha giocato il miglior tennis. Con il Roland Garros 2018 quasi alle porte, potrebbe però trattarsi di una dimostrazione della tesi solo temporanea.

Nadal e altri possessori di record

Seppur pochi, ci sono altri giocatori ad aver accumulato vittorie in quantità rilevanti in un singolo torneo, e un comodo elenco dei nomi è disponibile su Wikipedia.

Ne troviamo alcuni che si distinguono, come Federer a Wimbledon, Basilea e Halle o Guillermo Vilas a Buenos Aires dove ha vinto 8 volte, o ancora Borg al Roland Garros con 6 titoli in sole 8 partecipazioni.

La tabella mostra il confronto tra prestazioni, in ordine di valutazione Elo specifica per superficie che darebbe a un giocatore il 50% di probabilità di eguagliare quel risultato.

Giocatore  Torneo           V    Part   Part 50% Elo  
Nadal      Monte Carlo      11   14     2595  
Nadal      Roland Garros*   10   12     2595  
Nadal      Roland Garros    10   13     2570  
Borg       Roland Garros**  6    7      2550  
Nadal      Barcelona        11   13     2505  
Borg       Roland Garros    6    8      2475  
Vilas      Buenos Aires***  8    10     2285  
Federer    Wimbledon        7    18     2285  
Federer    Halle            8    15     2205  
Federer    Basilea          8    15     2180

* escluso il 2016
** escluso il 1973, quando Borg aveva 16 anni
   e perse al quarto turno
*** esclusi gli anni 1969-71, sia perché Vilas
    era molto giovane, sia perché i dati
    a disposizione non sono completi

L’unica prestazione in un singolo torneo all’altezza di quanto realizzato da Nadal è il record di Borg al Roland Garros, ma anche in quel caso se non viene considerata la sconfitta del 1973 quando era sedicenne.

I record di Federer a Wimbledon, Basilea e Halle sono rimarchevoli, ma non raggiungono il livello di Nadal dato il più alto numero di partecipazioni di Federer, il quale, a differenza di Nadal, non è arrivato sul circuito maggiore pronto per vincere tutto sulla sua superficie preferita. Le sconfitte conseguite agli inizi sono parte della ragione per cui il record di Federer in questi tornei è inferiore.

Non avevamo certo bisogno di una conferma numerica del fatto che i risultati di Nadal nei tre tornei preferiti sono tra i migliori di sempre.

Abbiamo però visto quanto sia netto il suo predominio e come pochi altri traguardi nella storia del tennis possano lontanamente reggere il paragone.

C’è un pensiero che mette i brividi: fra un mese, è possibile che debba aggiornare i dati dell’articolo con numeri più sbalorditivi, perché il più grande spettacolo sulla terra battuta non è ancora finito.

Rafael Nadal and the Greatest Single-Tournament Performances

Un nuovo livello di efficienza per Nadal

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 25 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel suo primo torneo sulla terra battuta del 2018, Rafael Nadal ha creato le condizioni per una delle stagioni più efficienti su questa superficie.

Dopo più di dieci settimane lontano dal ritmo serrato del calendario, vincendo per l’undicesima volta il Monte Carlo Masters Nadal è certamente rientrato con il botto.

I risultati ottenuti nelle cinque partite a Monte Carlo hanno demolito qualsiasi perplessità si fosse nutrita nei confronti dello stato di forma di Nadal all’avvio del torneo. Non ha mai perso un set, nemmeno contro Dominic Thiem, l’unico ad averlo battuto sulla terra rossa nel 2017.

Dal trionfo al Roland Garros 2017, Nadal è ora in striscia vincente di 31 set sulla terra (37 se si considerano anche le due vittorie in Coppa Davis del 2018). È di per sé una statistica impressionante, ma se analizza il suo predominio nel vincere singoli game, la questione si fa ancora più interessante.

Sulla terra, nei tornei al meglio dei tre set Nadal ha storicamente giocato una media di 9 game per set. Nell’unico giocato sinora, ha abbassato quel valore a 8 game per set, mostrando un livello di efficienza nella partita e nel singolo set mai visto prima.

IMMAGINE 1 – Andamento nei game giocati per set da Nadal nelle partite al meglio dei tre set sulla terra battuta

In termini di minuti effettivi, Nadal è in linea con il ritmo per game mostrato lo scorso anno, impiegando poco più di cinque minuti a completarne uno.

Al minimo storico nel tempo trascorso in campo

Sebbene non sia la sua velocità più alta (raggiunta invece nel 2013 con una media di 4.7 minuti a game), con meno set e game giocati si posiziona sul suo minimo storico per tempo trascorso in campo. A Nadal servono infatti in media 84 minuti a partita, la quantità inferiore dal 2005 (primo anno in cui è entrato nel tabellone principale del Roland Garros).

IMMAGINE 2 – Andamento nei minuti giocati da Nadal nelle partite al meglio dei tre set sulla terra battuta

Questi segnali di nuova efficienza per Nadal sono rilevanti non solo perché è notoriamente uno dei giocatori più lenti sul circuito, ma soprattutto per i possibili benefici in termini di longevità.

Per tre anni consecutivi, infortuni di varia natura hanno tenuto a lungo Nadal lontano dal circuito. Raggiunta quest’anzianità di carriera, la capacità di rimanere competitivo dipende fondamentalmente da quanto è in grado di ridurre il tempo trascorso in campo. E se modificare il gioco da fondo non è contemplato (come indica il numero di minuti per game), può riuscirci solo perdendo meno game possibili.

Per il momento sembra che abbia raggiunto lo scopo, ma quanto potrà andare avanti dipende dai motivi alla base del suo attuale predominio. Ha cambiato in qualche modo strategia di gioco per annientare gli avversari con ancora più ferocia del passato? O, più semplicemente, gli avversari sono meno forti?

Cercare una risposta a queste domande e osservare come l’efficienza di Nadal evolverà nelle settimane a venire potrebbero rendere la stagione 2018 sulla terra davvero intrigante.

In His Return, Nadal is Making Every Minute Count

Nadal si appresta a diventare il re della terra battuta anche nel 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 14 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Alla vigilia del Monte Carlo Masters 2018, per la prima volta dal 2014 Rafael Nadal è in cima alle valutazioni Elo specifiche per la terra battuta.

Rientrato solo recentemente alle competizioni dopo una pausa per curare l’infortunio al ginocchio che lo affligge ormai da tempo, in molti si chiedono se quest’anno Nadal abbia i numeri per collezionare titoli sulla terra alla sua solita maniera.

Nella vittoria della Spagna contro la Germania in Coppa Davis è apparso all’apice della forma, ma due partite sono solo una minima parte dello sforzo richiesto per difendere il titolo al Roland Garros e aggiudicarsi qualche torneo Master 1000 di preparazione a Parigi.

Rispetto all’anno scorso, Nadal ha giocato molto meno, ma il 2017 è per certi versi il migliore indicatore del programma che seguirà nelle prossime settimane, visto che anche in quel caso rientrava da un infortunio e si presentava sulla terra senza aver vinto un torneo importante.

Gli avversari che Nadal affronterà

E, come nel 2017, un elemento preponderante nello stabilire se Nadal potrà essere chiamato per un altro anno ‘Il re della terra’ è l’insieme degli avversari che troverà sulla sua strada.

Con Roger Federer che ha deciso nuovamente di non giocare tornei sulla terra e con l’incertezza sulle condizioni di Novak Djokovic e Andy Murray, Nadal potrebbe dover affrontare lo stesso tipo di giocatori – tra quelli al vertice della classifica – contro cui ha giocato nel 2017.

Anzi, un’analisi più specifica lascia intendere che il 2018 dovrebbe essere ancora più roseo.

Se prendiamo l’andamento della sua valutazione specifica Elo sulla terra prima del torneo di Monte Carlo, come mostrato nel grafico di destra dell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.), possiamo osservare che Nadal sembra aver raggiunto e superato il massimo storico.

Dal 2005 al 2014 la sua parabola è stata in continua ascesa, migliorando la forma quasi in ogni anno. Nel 2014, è arrivato a una rimarchevole valutazione di +2467, la più alta di sempre per lui in quella porzione di calendario.

IMMAGINE 1 – Andamento della valutazione Elo di Nadal specifica per la terra battuta prima del Monte Carlo Masters 2018

Ma non poteva durare per sempre, specialmente con gli infortuni che hanno caratterizzato tutta la carriera di Nadal e con la presenza di un rivale così forte come Djokovic negli anni dal 2011 al 2016.

Dal 2015, lo stato di forma di Nadal ha iniziato a diminuire segnando la variazione negativa più ampia tra il 2015 e il 2016, quando, dovendosi ritirare prima del terzo turno, per lui si è trattato del peggior risultato al Roland Garros di sempre.

Il 2017 ha portato con sé una nuova prospettiva nel tennis maschile, quella in cui Nadal non ha più bisogno di essere al massimo della condizione per dominare sulla terra.

L’anno scorso infatti – pur avendo all’inizio della stagione sulla terra una valutazione pari al 92% di quella più alta mai raggiunta – Nadal ha comunque vinto 24 partite su 25, due titoli Masters e il decimo Roland Garros.

Nel 2018 il primato Elo sulla terra battuta

Alla luce di queste statistiche, il 2018 si presenta ancora più favorevole: non solo Nadal arriva a Monte Carlo con una valutazione dell’1% superiore a quella del 2017, ma appunto si riprende il primato Elo sulla terra per la prima volta dal 2014.

Pur in presenza di numeri che segnalano con forza una ripetizione del 2017 da parte di Nadal, l’andamento della sua valutazione Elo apre comunque a scenari dal fascino dell’inedito e dell’ignoto.

Ad esempio, che tipo di impatto avrà su Nadal l’essere “al di sotto della sua massima condizione”? L’attitudine da perfezionista lo renderà più vulnerabile di quanto la valutazione Elo non suggerisca?

E come si comporteranno i giocatori più giovani come Dominic Thiem e Alexander Zverev che stanno consolidando il loro rendimento sulla terra? Riusciranno a sfruttare il momento positivo per dei risultati importanti?

Anche all’avvio di una stagione sulla terra che seguirà probabilmente le stesse dinamiche del 2017, queste incertezze promettono almeno di non dare tutto per scontato nelle prossime settimane.

Nadal Set for a 2017 Clay Season Repeat

Il ventesimo Slam di Federer, quello più facile

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 20 febbraio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo la vittoria di Rafael Nadal agli US Open 2017, ho scritto un articolo per l’Economist in cui provavo a classificare ciascun titolo dello Slam in base alla difficoltà, giungendo a un’interessante conclusione.

Gli avversari di Nadal sulla strada per i suoi 16 Slam sono stati significativamente più ostici di quelli affrontati da Roger Federer nella conquista dei primi 19. Nell’indice di vittoria degli Slam corretto per difficoltà, Nadal conduceva di un soffio, 18.8 rispetto a 18.7 di Federer.

Federer ha poi portato il suo totale a 20, vincendo gli Australian Open 2018. Pur di fronte a una concorrenza abbastanza debole, sicuramente un nuovo titolo ha portato l’indice di vittoria corretto per difficoltà a superare quello di Nadal, giusto?

La correzione degli Slam per difficoltà degli avversari

Si, ma non di molto. Corrette per difficoltà, le sette vittorie a Melbourne di Federer valgono solo 0.42 Slam. A confronto, il valore più basso da lui ottenuto in precedenza è stato agli Australian Open 2006, con uno 0.61, e il più basso di Nadal è stato appunto agli US Open 2017, con uno 0.62. La precedente media di Federer era 0.98, quella di Nadal 1.18 e il tabellone del Roland Garros 2013 vinto da Nadal valeva un incredibile 1.65.

Il percorso di Federer è stato debole anche in prospettiva storica. Solo alcuni Slam dell’era Open hanno richiesto meno sforzo ai vincitori, tutti prima del 1985 e la maggior parte a Melbourne, un torneo che già non richiamava i giocatori più forti.

Gli Australian Open 2018 sono stati ancora più deboli se raffrontati al decennio in corso: in media, un titolo Slam nel periodo 2010-2017 vale 1.23, in gran parte perché i Fantastici Quattro hanno dovuto giocare l’uno contro l’altro.

Secondo le valutazione Elo specifiche per superficie, il giocatore più in forma contro cui si è scontrato Federer il mese scorso è stato Tomas Berdych, seguito da vicino da Marin Cilic. Nonostante abbiano raggiunto la seconda settimana, nessuno dei due giocatori è tra i primi 10 dell’attuale classifica Elo.

L’algoritmo che corregge per difficoltà i titoli Slam considera il rendimento di un medio vincitore Slam contro un determinato gruppo di avversari. Affrontando Berdych e Cilic, ci si attende che l’ipotetico medio vincitore vinca rispettivamente l’88% e l’89% delle volte. Anche Nadal ha dovuto battere Juan Martin Del Potro a New York l’anno scorso.

Numeri dal fascino diverso

Dopo essere ritornato numero 1 del mondo, Federer può reclamare un altro primato, visto che il suo indice corretto di 19.1 ha superato quello di Nadal a 18.8 e il 15.3 di Novak Djokovic.

Non ha però lo stesso fascino di “20 titoli Slam” ed è molto più soggetto alla possibilità concreta di essere ceduto. Dovesse Nadal recuperare dall’infortunio e vincere il prossimo Roland Garros, si garantirebbe virtualmente di tornare in cima a questa speciale graduatoria, e con un margine ben più ampio di quello detenuto al momento da Federer.

Tradizionalmente il Roland Garros è un torneo difficile: eccetto il 2010, tutte le vittorie di Nadal a Parigi sono state più faticose della media. A differenza del numero totale di Slam vinti, il primo posto della classifica degli Slam corretti per difficoltà potrebbe vedere un’alternanza tra questi due campioni, se entrambi manterranno alto il loro livello competitivo.

Roger Federer’s 20th, Easiest Grand Slam Title

Un po’ di ironia con il rapporto nei punti al servizio

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 14 settembre 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella vittoria a senso unico della finale degli US Open 2017 contro Kevin Anderson, Rafael Nadal non ha dovuto affrontare una sola palla break. Anderson non è nemmeno riuscito ad arrivare a molte situazioni di parità sul servizio di Nadal il quale, invece, ha costantemente messo pressione al suo avversario nei game alla risposta.

Questo ha determinato un rapporto inusuale: Anderson ha dovuto giocare molti più punti al servizio di quanto abbia fatto Nadal, nonostante entrambi abbiano giocato al servizio lo stesso numero di game. Nadal ha servito per 72 volte contro le 108 di Anderson, con un rapporto di 2/3 o, arrotondando, 0.67. Nel mio ultimo podcast, ho ipotizzato che questo rapporto nei punti al servizio è un comodo strumento per individuare il vincitore: se un giocatore supera i suoi game al servizio molto più velocemente dell’altro, probabilmente è perché, a differenza dell’avversario, sta tenendo facilmente il servizio.

Di solito è un valore intorno allo 0.96

Non è la migliore ipotesi che abbia mai formulato. È vera, ma non di un margine dirompente. In media, in una partita del circuito maschile il rapporto tra i punti giocati al servizio dal vincitore e i punti giocati al servizio dallo sconfitto è 0.96, che vorrebbe dire che Nadal ha servito 88 volte contro le 92 di Anderson. Il vincitore serve meno punti al servizio nel 57% delle partite. Con questo, potremmo aver trovato la prossima Chiave del Match di IBM!

Invece di scoprire una modalità di rappresentazione del successo effettivamente utile nella più basilare delle statistiche relative a una partita, siamo incappati nell’ennesimo risultato da aggiungere all’elenco delle imprese estreme di Nadal.

Delle circa 13.000 partite completate nei tornei Slam dal 1991, solo 147 vincitori – a malapena l’1% – hanno avuto un rapporto nei punti al servizio inferiore a 0.67. Delle 106 finali di cui sono disponibili dati, il valore di Nadal nella finale degli US Open 2017 è il più basso in assoluto. Ha battuto di poco lo 0.68 ottenuto da Federer nella finale degli Australian Open 2017 contro Fernando Gonzalez.

Una statistica su una stranezza che comunica poco

Si scopre inoltre che il rapporto nei punti al servizio è più da imputare al caso che altro, per Nadal quanto complessivamente per gli altri giocatori. In otto delle sue sedici vittorie negli Slam il rapporto è stato inferiore a 1.0, uguale a 1.0 in una e superiore a 1.0 nelle rimanenti sette. La sua media è un anonimo 0.98.

Ci siamo quindi: in una sola settimana, abbiamo osservato una stranezza, elaborato una statistica che la catturasse, e concluso che non comunica granché. E poi si parla di statistiche nel tennis!

Fun With Service Point Ratios