Sara Errani sull’orlo del precipizio

di Chapel Heel // HiddenGameOfTennis

Pubblicato il 17 maggio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella prima partita degli Internazionali d’Italia, il torneo di casa, Sara Errani è stata demolita per 6-1 6-0 dalla numero 43 del mondo, Viktoria Kuzmova, che a sua volta la scorsa settimana a Madrid non aveva fatto nemmeno un game in pochi minuti in campo contro Simona Halep.

Sono andato subito a vedere le statistiche di Errani per cercare il numero di doppi falli, che ultimamente è diventato il motivo principale d’interesse per le sue statistiche. Sei doppi falli commessi, che non sembrano tanti, anche se ha servito solo 17 seconde. Mi hanno colpito di più invece le sette palle break che ha dovuto fronteggiare in una partita così breve. Si tratta di circa il 15% di tutti i punti al servizio, vale a dire che si è trovata sotto pressione al servizio più spesso di una volta ogni sette battute.

Ho fatto una veloce indagine sulle prime 125 della classifica, oltre a Errani, per la stagione 2019, compreso il torneo di Madrid, e per il periodo dalla stagione 2016 a quella attuale (incluso Madrid), eliminando poi tutte le giocatrici senza almeno 400 punti al servizio nel 2019. Sono rimaste fuori in quattro, tra cui Maria Sharapova.

La pressione delle palle break

La tabella mostra, per entrambi i periodi, le palle break fronteggiate come percentuale dei punti totali al servizio, e l’indice-z (cioè il numero di deviazioni standard rispetto alla media di questo gruppo. Nota: ho invertito il segno dell’indice-z in modo che a valori negativi corrispondano prestazioni negative). Ho aggiunto una quinta colonna “Differenza Indice-z” per la differenza tra breve e lungo periodo dell’indice-z, i cui numeri non hanno un significato intrinseco (almeno, non credo ne abbiano uno), ma aiutano a far vedere il cambiamento in termini di pressione delle palle break tra i due periodi di riferimento. La tabella è inizialmente ordinata per la peggior percentuale di pressione delle palle break (PBP) del 2019, ma si possono applicare altri filtri liberamente.

Min 400 Punti
servizio
PBP %
2019
Indice-z 2019PBP %
2016-2019
Indice-z
2016-2019
Differenza
Indice-z
Aleksandra Krunic0.161-2.8320.115-0.153-2.68
Sara Errani0.161-2.8320.141-2.560-0.27
Daria Gavrilova0.148-2.0220.123-0.893-1.13
Daria Kasatkina0.147-1.9590.122-0.801-1.16
Evgeniya Rodina0.145-1.8350.138-2.2830.45
Johanna Larsson0.145-1.8350.122-0.801-1.03
Shuai Zhang0.141-1.5850.117-0.338-1.25
Tamara Zidansek0.137-1.3360.129-1.4490.11
Anna Karolina Schmiedlova0.137-1.3360.135-2.0050.67
Nao Hibino0.137-1.3360.125-1.079-0.26
Samantha Stosur0.137-1.3360.110.310-1.65
Rebecca Peterson0.136-1.2730.119-0.523-0.75
Heather Watson0.136-1.2730.117-0.338-0.94
Ivana Jorovic0.135-1.2110.121-0.708-0.50
Mandy Minella0.134-1.1490.118-0.430-0.72
Lesia Tsurenko0.133-1.0860.120-0.616-0.47
Aliaksandra Sasnovich0.133-1.0860.119-0.523-0.56
Ons Jabeur0.132-1.0240.114-0.060-0.96
Vera Lapko0.132-1.0240.1130.033-1.06
Andrea Petkovic0.132-1.0240.124-0.986-0.04
Viktorija Golubic0.132-1.0240.120-0.616-0.41
Anna Blinkova0.131-0.9610.124-0.9860.03
Madison Brengle0.131-0.9610.131-1.6340.67
Yafan Wang0.131-0.9610.127-1.2640.30
Amanda Anisimova0.131-0.9610.115-0.153-0.81
Mihaela Buzarnescu0.130-0.8990.1110.218-1.12
Kristina Mladenovic0.130-0.8990.115-0.153-0.75
Jelena Ostapenko0.129-0.8370.124-0.9860.15
Laura Siegemund0.128-0.7740.119-0.523-0.25
Christina Mchale0.125-0.5870.121-0.7080.12
Marie Bouzkova0.125-0.5870.116-0.245-0.34
Barbora Strycova0.125-0.5870.114-0.060-0.53
Saisai Zheng0.125-0.5870.126-1.1710.58
Margarita Gasparyan0.124-0.5250.121-0.7080.18
Lauren Davis0.123-0.4630.124-0.9860.52
Sara Sorribes Tormo0.122-0.4000.146-3.0232.62
Zarina Diyas0.122-0.4000.121-0.7080.31
Fiona Ferro0.122-0.4000.135-2.0051.61
Carla Suarez Navarro0.121-0.3380.1120.125-0.46
Timea Bacsinszky0.121-0.3380.117-0.3380.00
Monica Puig0.120-0.2750.1060.681-0.96
Magda Linette0.120-0.2750.114-0.060-0.22
Anett Kontaveit0.120-0.2750.1050.773-1.05
Alison Riske0.120-0.2750.1110.218-0.49
Lara Arruabarrena0.119-0.2130.123-0.8930.68
Dalila Jakupovic0.119-0.2130.116-0.2450.03
Mona Barthel0.119-0.2130.116-0.2450.03
Kateryna Kozlova0.119-0.2130.1130.033-0.25
Elise Mertens0.119-0.2130.116-0.2450.03
Irina Camelia Begu0.118-0.1510.120-0.6160.47
Maria Sakkari0.118-0.1510.124-0.9860.84
Kaia Kanepi0.118-0.1510.1120.125-0.28
Vera Zvonareva0.117-0.0880.1130.033-0.12
Anastasija Sevastova0.117-0.0880.1110.218-0.31
Kirsten Flipkens0.117-0.0880.115-0.1530.07
Svetlana Kuznetsova0.117-0.0880.1110.218-0.31
Jil Teichmann0.116-0.0260.115-0.1530.13
Alize Cornet0.116-0.0260.125-1.0791.05
Victoria Azarenka0.116-0.0260.1050.773-0.80
Sorana Cirstea0.116-0.0260.116-0.2450.22
Sloane Stephens0.1150.0360.1090.403-0.37
Ysaline Bonaventure0.1150.0360.1100.310-0.27
Viktoria Kuzmova0.1140.0990.1050.773-0.67
Tatjana Maria0.1140.0990.115-0.1530.25
Stefanie Voegele0.1140.0990.1130.0330.07
Magdalena Rybarikova0.1140.0990.1120.125-0.03
Su Wei Hsieh0.1130.1610.122-0.8010.96
Jessica Pegula0.1130.1610.115-0.1530.31
Alison Van Uytvanck0.1130.1610.1070.588-0.43
Ajla Tomljanovic0.1130.1610.116-0.2450.41
Aryna Sabalenka0.1130.1610.1040.866-0.71
Eugenie Bouchard0.1120.2230.115-0.1530.38
Qiang Wang0.1120.2230.1100.310-0.09
Venus Williams0.1120.2230.1120.1250.10
Natalia Vikhlyantseva0.1120.2230.1120.1250.10
Yulia Putintseva0.1120.2230.121-0.7080.93
Veronika Kudermetova0.1110.2860.114-0.0600.35
Bernarda Pera0.1110.2860.114-0.0600.35
Polona Hercog0.1110.2860.122-0.8011.09
Misaki Doi0.1100.3480.117-0.3380.69
Petra Martic0.1100.3480.1060.681-0.33
Beatriz Haddad Maia0.1090.4100.1050.773-0.36
Pauline Parmentier0.1090.4100.121-0.7081.12
Caroline Garcia0.1090.4100.0991.329-0.92
Lin Zhu0.1080.4730.118-0.430.90
Anastasia Potapova0.1080.4730.122-0.8011.27
Sofia Kenin0.1080.4730.1120.1250.35
Anastasia Pavlyuchenkova0.1070.5350.1060.681-0.15
Kristyna Pliskova0.1070.5350.0981.422-0.89
Vitalia Diatchenko0.1070.5350.118-0.430.97
Dayana Yastremska0.1060.5980.1090.4030.20
Garbine Muguruza0.1060.5980.0991.329-0.73
Belinda Bencic0.1060.5980.1100.3100.29
Ekaterina Alexandrova0.1060.5980.1120.1250.47
Julia Goerges0.1050.6600.0921.977-1.32
Taylor Townsend0.1050.6600.121-0.7081.37
Nicole Gibbs0.1030.7850.122-0.8011.59
Elina Svitolina0.1030.7850.1021.051-0.27
Katie Boulter0.1030.7850.114-0.0600.85
Caroline Wozniacki0.1020.8470.1030.959-0.11
Iga Swiatek0.1020.8470.1050.7730.07
Katerina Siniakova0.1010.9090.115-0.1531.06
Danielle Collins0.1000.9720.1120.1250.85
Astra Sharma0.1000.9720.1030.9590.01
Donna Vekic0.1000.9720.1110.2180.75
Madison Keys0.0991.0340.0912.070-1.04
Angelique Kerber0.0991.0340.1040.8660.17
Camila Giorgi0.0991.0340.1060.6810.35
Johanna Konta0.0981.0960.0951.699-0.60
Dominika Cibulkova0.0961.2210.1130.0331.19
Karolina Muchova0.0941.3460.1001.2360.11
Simona Halep0.0931.4080.1040.8660.54
Serena Williams0.0911.5330.0783.274-1.74
Bianca Andreescu0.0891.6580.0991.3290.33
Ashleigh Barty0.0891.6580.0862.533-0.88
Karolina Pliskova0.0881.7200.0902.163-0.44
Petra Kvitova0.0851.9070.0941.7920.12
Marketa Vondrousova0.0851.9070.1060.6811.23
Tereza Smitkova0.0851.9070.1050.7731.13
Naomi Osaka0.0841.970.0921.977-0.01
Kiki Bertens0.0782.3440.0971.5140.83
Jennifer Brady0.0772.4060.1050.7731.63
Media0.1160.113
Mediana0.1150.114
Deviazione Standard0.0160.010

Aleksandra Krunic è in difficoltà al servizio nel 2019 quanto lo è Errani, ma si tratta per lei di una novità, perché nell’orizzonte più lungo è rimasta all’incirca in media. Così non è invece per Errani, che riesce in qualche modo a regredire da numeri già significativamente scadenti. Sempre nel lungo periodo, Sara Sorribes Tormo è stata ancora più sotto pressione di Errani, con tre intere deviazioni standard dal lato sbagliato della media. Nel 2019 è solo al 36esimo posto delle peggiori: o ha cambiato qualcosa, o il campione di dati deve ancora aggiornarsi per riflettere la situazione.

Deviazioni standard dalla media

Errani stessa è vicina a tre deviazioni standard dalla media, che la pongono agli estremi della curva. In concreto, all’interno di una partita di routine in due set (tipo, 6-3 6-3) una giocatrice ha probabilmente 60-65 punti al servizio. Questo significa che Errani si trova di fronte a circa tre game di servizio in più in cui è sotto pressione per le palle break che deve fronteggiare rispetto alla media del gruppo.

Tra le migliori per indice-z nel lungo periodo non troviamo sorprese, vista la presenza tra le altre di Kiki Bertens, Naomi Osaka, Petra Kvitova, Karolina Pliskova, Ashleigh Barty, Madison Keys, Julia Goerges e Serena Williams (l’indice-z di Williams nel lungo è fantascientifico). Per il 2019 però, due giovani sono entrate tra le prime 10, Marketa Vondrousova e Bianca Andreescu.

Andreescu ha dimostrato di avere un servizio solido, ma Vondrousova non appare così forte, anche se il fatto di essere mancina probabilmente è un fattore rilevante. Sono numeri che semplicemente ricordato che proteggere il turno di servizio non è solo una questione di avere un servizio potente. Anche Caroline Wozniacki, Elina Svitolina e Halep, e pure Astra Sharma (!) rientrano tra le prime 20.

Tra i problemi al servizio e una bizzarra squalifica per doping (bizzarra quanto la sentenza, con una contestuale “ingestione involontaria” e un “lieve grado di colpevolezza”), mi ha sorpreso che Errani non abbia scelto gli Internazionali d’Italia per ritirarsi dal professionismo. Ha vinto contro pronostico in passato, ma le colleghe sono diventate più potenti, e lei sta regredendo.

Nota a margine: punti con la pressione delle palle break

Non credo che calcolare la pressione delle palle break in percentuali aggiunga nuove informazioni. È di fatto un altro modo per rendersi conto della solidità di servizio di una giocatrice. La correlazione con i punti vinti al servizio presenta il robusto valore (almeno per il 2019) di -0.79, senza una differenza materiale tra terra battuta e cemento. Ritengo però interessante osservare un servizio debole (in generale o per una specifica partita) con la lente d’ingrandimento sulla quantità di pressione a cui una giocatrice al servizio è veramente sottoposta.

Gli appassionati sono a proprio agio sui numeri relativi alle palle break salvate e a quelle trasformate. Sono occorrenze che spesso danno idea dell’equilibrio di una partita e di come possa andare in una direzione o nell’altra, ma sono anche statistiche con una larga componente di casualità (o fortuna o non replicabile dominio nei momenti importanti, quale sia il termine che preferite; qui per approfondimenti). Teoricamente, una giocatrice può essere più brava della media a salvare palle break (in termini percentuali), ma nel contempo esporsi a così tante palle break da rendere inefficace il talento nel salvarle.

Percentuale di pressione sulle palle break

Potrebbe essere utile valutare anche la percentuale di pressione sulle palle break di una giocatrice al servizio nelle occasioni in cui ci sbrighiamo a dare merito alla giocatrice alla risposta. Facciamo tutti scelte soggettive nel commentare una partita che non abbiamo visto. Ad esempio, perché ho ipotizzato che Errani abbia avuto una giornata terribile al servizio invece di pensare che sia stata Kuzmova ad averne una fantastica alla risposta? Avrei potuto altrettanto facilmente scrivere che Kuzmova ha risposto con molta efficacia, raggiungendo la palla break sul 15% dei servizi di Errani.

Ho fatto un esempio limite, perché la difficoltà di Errani con il servizio è ben nota e perché Kuzmova non è conosciuta per avere una risposta formidabile. In una situazione meno evidente, prima di dare troppo merito alla giocatrice alla risposta, potrebbe aver senso stabilire se è normale per una giocatrice avere una palla break sul 15% dei punti al servizio dell’avversaria.

Linearità tra palle break e percentuale di vittoria

Da ultimo, inserisco una tabella per la stagione femminile 2019 in cui ho suddiviso in sottoinsiemi tutte le partite in funzione della percentuale di PBP, con incrementi all’incirca del 2.5%. Visto che quasi il 60% delle partite è ripartito nei tre sottoinsiemi centrali (7.50% – 15.00%), ho ulteriormente scomposto in sottoinsiemi dello 0.75%, come appaiono a destra della parentesi. Il punto in cui la percentuale di vittoria supera il 50% è intorno all’11.2%.

In due circostanze la percentuale di pressione delle palle break non è lineare con la percentuale di vittoria. La più importante è nell’intervallo 9.00% – 10.50% (evidenziato), ma un po’ anche nell’intervallo 12.00% – 13.50%. Due di questi mini-sottoinsiemi si traducono più o meno in una palla break a partita quando una giocatrice ha 65 punti al servizio. Non sorprende quindi l’impossibilità di una linearità perfetta.

Errani Teeters on the Brink (Backsliding)

La giocatrice di tennis più prevedibile

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 12 aprile 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Caroline Wozniacki è una donna di abitudini. In otto game al servizio nella vittoria di primo turno contro Laura Siegemund a Charleston la settimana scorsa, ha replicato una sequenza ben precisa: servizio esterno sul primo punto, al centro sul secondo, al centro sul terzo ed esterno sul quarto. Se si escludono due prime sbagliate non definibili come “esterne” o “al centro”, si tratta complessivamente di trenta punti, sui quali Wozniacki ha sempre servito nella direzione a lei più congeniale. Dal quinto punto di ciascun game, la scelta è stata più casuale.

Non è niente di nuovo per la danese ex numero 1 del mondo. Contro Monica Niculescu al terzo turno a Miami, ha giocato undici game al servizio. Nei primi quattro punti di ciascuno, ha imposto la stessa sequenza, cioè esterno, al centro, al centro, esterno. Quarantaquattro punti al servizio e nessuna sbandata dalla rotta maestra della prima. Il Match Charting Project ha raccolto dati per più di 2600 partite femminili, e nessun’altra giocatrice ha mai servito per una partita intera senza alcuna variazione nella direzione dei primi quattro punti del game. Wozniacki lo ha fatto in diciassette partite.

Una misura della prevedibilità al servizio

Vediamo quanto Wozniacki si discosta dalle avversarie nell’essere così estrema in termini di ripetitività. Ho classificato ogni prima di servizio come “esterna” o “al corpo”. Il Match Charting Project prevede tre direzioni (esterna, al corpo, al centro) e nel caso un servizio sia codificato “al corpo”, ho utilizzato il primo colpo della giocatrice alla risposta come indicazione della direzione al servizio. Non è un metodo perfetto, perché alcune giocatrici, su un servizio debole, possono girare intorno alla pallina, ma è un’ottima approssimazione. Ho escluso servizi al corpo che non hanno avuto risposta o che non sono terminati in campo. La tabella riepiloga la percentuale con cui Wozniacki ha servito esterno in ogni punto di più di mille game di servizio di cui abbiamo dati punto per punto.

Punto     % Sv esterno   
Primo 82.8%
Secondo 17.4%
Terzo 16.7%
Quarto 78.5%
Quinto 52.3%
Sesto 46.8%
Parità 48.0%
Vantaggi 50.6%

Prevedibilità della prima di servizio o PPS

Wozniacki sceglie di modificare la direzione della prima di servizio nei primi quattro punti una volta ogni cinque servizi. Se riportiamo le prime quattro percentuali (82.8%, 17.4%, 16.7% e 78.5%) alla frequenza con la quale Wozniacki serve nella direzione preferita (82.8%, 82.6%, 83.3% e 78.5%), si ottiene una media – che chiamerò Prevedibilità della Prima di Servizio (o PPS) – dell’81.8%. Solo altre due giocatrici con almeno dieci partite nel database, cioè Kateryna Kozlova e Justine Henin, superano il 70%, e la ripetitività di Henin ha più a che fare con la sua perseveranza nella ricerca del servizio al centro in qualsiasi situazione.

Incredibilmente, i numeri complessivi di Wozniacki non lasciano trasparire quanto effettivamente ricorra a quella sequenza nella strategia di gioco attuale. Nel Match Charting Project ci sono 52 sue partite dall’inizio del 2017, e da quel sottoinsieme più recente si ricava una PPS del 94.0%. Ho il sospetto che sia un valore così estremo a dare una migliore rappresentazione delle dinamiche al servizio di Wozniacki, perché la recente varietà di partite è più ampia e include anche avversarie più deboli. Quello del Match Charting Project non è un campione casuale, e le partite più datate tendono anche a essere state giocate contro avversarie di alto profilo.

Le colleghe di Wozniacki non proprio colleghe

Analizziamo altre giocatrici con una prevedibilità superiore alla media. La mediana della giocatrice con almeno dieci partite nel Match Charting Project è rappresentata da una PPS di circa il 58%, vale a dire che la giocatrice potrebbe avere preferenza per una specifica direzione o servire spesso sul rovescio di una destrimane, ma in generale modifica regolarmente le proprie scelte al servizio. La tabella riepiloga le venti giocatrici con la più bassa variazione. Per ciascuna, è mostrata la frequenza di un servizio esterno in ognuno dei primi quattro punti del game, la PPS dei primi quattro punti (1-4), e la PPS per i punti dal quinto in avanti (5+).

Giocatrice      1°   2°   3°   4°   PPS (1-4)  PPS (5+)   
Wozniacki 83% 17% 17% 79% 82% 52%
Kozlova 60% 35% 10% 73% 72% 64%
Henin 38% 11% 57% 25% 71% 66%
Vikhlyantseva 92% 46% 38% 63% 68% 54%
Petkovic 74% 72% 36% 38% 68% 58%
Vondrousova 15% 63% 30% 54% 68% 68%
Brengle 82% 67% 53% 68% 67% 56%
Clijsters 86% 32% 61% 52% 67% 56%
Stephens 76% 21% 53% 46% 65% 62%
Voegele 71% 35% 59% 34% 65% 60%

Giocatrice 1° 2° 3° 4° PPS (1-4) PPS (5+)
Dementieva 76% 54% 71% 60% 65% 60%
Dodin 58% 14% 43% 43% 65% 64%
Li Na 28% 33% 52% 33% 65% 56%
Kerber 43% 78% 56% 67% 65% 64%
Doi 21% 60% 64% 56% 65% 63%
Vandeweghe 35% 35% 62% 66% 65% 55%
A. Beck 59% 24% 45% 33% 64% 61%
Sanchez Vicario 43% 77% 42% 65% 64% 64%
Buzarnescu 19% 39% 58% 46% 64% 59%
Sevastova 73% 58% 37% 60% 64% 55%

Solo due, Kozlova e Natalia Vikhlyantseva, seguono l’orientamento di fondo di Wozniacki con la combinazione esterno/al centro/al centro/esterno. Molte delle giocatrici, come Henin, preferiscono servizi esterni o al centro in tutti i punti, altre, come Andrea Petkovic e Coco Vandeweghe, optano spesso per un tipo di servizio nei primi due punti e uno diverso nei due successivi.

Assenza di tendenze distintive

È difficile estrapolare delle tendenze distintive da queste scelte, specialmente perché molte giocatrici sono più vicine al livello mediano di prevedibilità di quanto non lo siano alla continuità quasi maniacale di Wozniacki. L’ultima colonna, la PPS per i punti dal quinto in avanti, illustra un altro aspetto dell’unicità di Wozniacki. Dopo aver seguito fedelmente la solita sequenza nei primi quattro punti, la selezione passa a circa un 50% di servizi esterni e al centro, anche nelle partite più estreme del periodo dal 2017 a oggi.

Molte delle giocatrici dell’elenco non adottano questa strategia. Ad esempio, Angelique Kerber ha un’enfasi marcata per il servizio esterno sul lato dei vantaggi a game inoltrato quasi simile a quella di Wozniacki. Serve esterno con la prima più dell’80% delle volte sul 40-30 o 30-40, e il 73% delle volte sul AD-40 o sul 40-AD. Anche Henin rimane incollata al suo servizio preferito sui punti a maggiore importanza.

Equilibrio

Quale sia la ragione, Wozniacki ha fiducia sul funzionamento di una tattica con la quale si trova a proprio agio o è sicura che non le si ritorca contro. E non è nemmeno un segreto, visto che ci ho fatto caso dopo che l’allenatore di Siegemund l’ha evidenziata alla sua giocatrice in un cambio di campo durante la partita a Charleston.

Nel tennis, decisioni come queste sono all’ordine del giorno: quando seguire una strategia e quanto discostarsene affinché non diventi troppo prevedibile per l’avversaria. Nel podcast di questa settimana, con Carl Bialik ci siamo chiesti quanto spesso una giocatrice (o un giocatore) avrebbe bisogno di utilizzare un servizio dal basso per costringere l’avversaria a essere fuori posizione alla risposta. Se l’esempio di Wozniacki è di qualche indicazione, la risposta è: non molto spesso. Il semplice fatto che Wozniacki avrebbe potuto servire comunque in un’altra direzione era ragione apparentemente sufficiente da impedire a Niculescu o Siegemund di attaccare la prima, anche se Wozniacki avesse mantenuto la selezione dei servizi dal primo all’ultimo game della partita.

Conclusioni

Sono consapevole che sto lasciando in sospeso molte questioni. Wozniacki vince più punti con la prima se adotta una maggiore variazione? La sua seconda segue dinamiche simili? Fa leva sull’esito dei primi quattro punti come aiuto decisionale per la direzione del servizio nei punti successivi? Ci sono giocatrici diverse dalle altre che la costringono a essere più imprevedibile, come Madison Keys nella finale del torneo di Charleston grazie a una tattica aggressiva alla risposta?

Rimanete sintonizzati, potrei trovare qualche risposta. Nel frattempo, spero che vi sia del divertimento aggiuntivo alla prossima partita di Wozniacki che vi capiterà di guardare, conoscendo in anticipo la direzione del servizio. Magari, sarà quella rara volta in cui la giocatrice di tennis più prevedibile è partita per la tangente.

Grazie a Kees per i dati punto per punto della partita contro Siegemund e per la segnalazione della conversazione in campo con l’allenatore, da cui è nata l’idea per questo articolo.

The Most Predictable Woman in Tennis

Il futuro di Bianca Andreescu nelle dinamiche d’invecchiamento del tennis femminile

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 30 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Al momento, Bianca Andreescu è davvero forte. A qualche mese dal suo diciannovesimo compleanno, ha già vinto il primo torneo Premier Mandatory, battuto alcune delle prime 10 (tra cui Angelique Kerber, per due volte) e raggiunto la settima posizione nelle valutazioni Elo. È l’unica giovanissima tra le prime 30 della classifica e una di sole cinque adolescenti tra le prime 100.

La domanda da un milione di dollari riguardo Andreescu non è quanto sia forte, ma quanto potrebbe diventarlo. È facile prendere la migliore diciottenne in circolazione e ipotizzare che diventi la migliore diciannovenne, ventenne e così via, fino a che non raggiunge la fase di massima maturazione, è la migliore del mondo e fine della storia.

Con l’invecchiamento generalizzato a cui si assiste nel tennis, campionesse in giovanissima età sono diventate sempre più rare. Andreescu sembra quindi, a maggior ragione, destinata al successo. Purtroppo però non è così semplice: anche le giovani promesse rischiano di infortunarsi, le avversarie capiscono come batterle, esplodono in anticipo per poi perdersi nell’anonimato. Stelline in adolescenza ma giocatrici che poi non hanno soddisfatto le attese: la storia del tennis ne è piena.

Costruire una curva d’invecchiamento

Partiamo dalle basi. Qual è la tipica traiettoria di una carriera sul circuito femminile? Per trovare una risposta occorre fare una sfilza di supposizioni, quindi è importante non dimenticare di essere in un ragionamento teorico. Ho isolato tutte le giocatrici nate tra il 1960 e il 1989 [1] con almeno cinque stagioni intere [2] ottenendo un insieme di circa 500 elementi. Per ciascuna, ho calcolato la valutazione Elo alla fine di ogni stagione, oltre alla differenza tra la valutazione Elo dello specifico anno e la massima valutazione Elo a fine stagione.

Abbiamo così un’idea di invecchiamento. Per orientarci, diamo un’occhiata a due giocatrici con traiettorie d’invecchiamento uniche, cioè Martina Navratilova e Venus Williams.

IMMAGINE 1 – Curva d’invecchiamento di Navratilova e Venus Williams

(il massimo di Navratilova era di circa 50 punti più alto di quello di Williams ma, ai fini del grafico, ho fatto in modo di equipararle.)

Williams ha raggiunto il massimo a 21 anni e l’ultima stagione da giocatrice tra le più grandi è stata a 23 anni. Navratilova ha espresso il tennis migliore a 30 anni. Esiste più di un modo di costruire una carriera da Hall of Fame, ed è importante tenere a mente che dinamiche d’invecchiamento “medie” nascondono molte delle possibilità più estreme.

La solita strada

Se si prende la traiettoria di Williams e Navratilova e se ne fa la media con le altre circa 500 giocatrici del campione, si ottiene la curva dell’immagine 2.

IMMAGINE 2 – Curva della media delle traiettorie d’invecchiamento di Williams e Navratilova con le altre giocatrici del campione

Il punto di massimo rendimento è a 24 anni, con la fascia dei 23 anni appena dietro. Nel grafico, ho definito il valore massimo di Elo a 1820, come media dei valori massimi delle giocatrici del campione, ma il numero assoluto non è fondamentale. La giocatrice tipica che all’età di diciotto anni completa una stagione intera è a circa 70 punti Elo dal suo massimo.

Non si assiste a grandi decrementi tra i venti e i trent’anni di età, momento in cui le giocatrici ancora in attività sono solo a 43 punti Elo dal punto di massimo. È una frase questa che va però presa con molta cautela quando si analizzano le dinamiche d’invecchiamento, perché siamo a conoscenza solo delle prestazioni di quelle giocatrici che sono appunto attive.

Per le giocatrici giovani, la situazione è ulteriormente complessa. Williams ad esempio, è migliorata di 211 punti Elo tra il valore raggiunto a fine stagione quando aveva diciotto anni e la migliore valutazione assoluta a fine stagione. Kerber, invece, fino a diciannove anni non era brava a sufficienza da figurare nelle valutazioni. Se fossimo in grado di approssimare il livello che aveva a quell’età, probabilmente sarebbe molto basso. Perciò, nel prevedere la crescita di una diciottenne utilizzando questi dati, si rischia di sottostimare i margini di miglioramento di una giocatrice.

Tempi di cambiamento

Possiamo però produrre una stima di fondo. Diciottenni con una valutazione Elo a fine stagione migliorano in media di 70 punti prima di raggiungere il livello massimo di gioco. Dopo la vittoria a Indian Wells, Andreescu ha una valutazione di 2017 punti, e quindi una stima di valore massimo di Elo pari a 2087, valido per il secondo posto tra le giocatrici di adesso e appena dentro le prime 50 di tutti i tempi (rispetto del punteggio Elo più alto mai raggiunto a fine stagione). Eppure, sembra un po’ modesto come incremento, non un grande sviluppo per una giocatrice che è arrivata alla ribalta in così poco tempo.

Se restringiamo l’analisi a giocatrici nate negli anni ’80, le previsioni si fanno leggermente più ottimistiche. Sembra ragionevole procedere in questo modo, perché Andreescu si trova in un’epoca di avversarie più vecchie, più simile all’ultima decade di quanto ad esempio non lo fosse quella affrontata da giocatrici nate negli anni ’60. L’insieme si riduce a circa 200 elementi, e sono giocatrici che mostrano un divario maggiore tra la valutazione Elo a diciotto anni e quella massima in carriera. La differenza è di circa 83 punti, e porta a rivedere la stima massima per Andreescu a 2100, identica a quella di Simona Halep, che è al momento in cima all’elenco e circa alla posizione 40 tra le migliori di sempre.

La durata

L’aspetto che crea maggiore separazione tra la curva d’invecchiamento complessiva e la curva per le giocatrici nate negli anni ’80 non è il momento in cui viene raggiunto il massimo rendimento, ma la durata. Ho considerato molteplici gruppi di età e tipicamente il massimo sul circuito femminile è sempre a 23 o 24 anni. Ma non è tutto. Guardate nell’immagine 3 la traiettoria delle giocatrici nate negli anni ’60 rispetto a quelle nate negli anni ’80.

IMMAGINE 3 – Confronto tra curve d’invecchiamento per giocatrici nate negli anni ’60 e anni ’80.

Per la più recente generazione di giocatrici, c’è poca differenza tra l’età di 23 e 28 o 29. Anche appena passati i trenta, quelle che continuano a giocare lo fanno a un livello abbastanza vicino al loro massimo rendimento espresso.

Su misura per Andreescu

Le dinamiche d’invecchiamento nel tennis femminile sono cambiate ed è importante prendere a riferimento l’epoca in cui ci sono dati a sufficienza per un raffronto. E se non fosse il modo migliore per restringere il campo? Come detto in precedenza, la media del valore massimo Elo delle circa 500 giocatrici del campione iniziale è 1820. Andreescu ha già 200 punti in più. E se fosse che le giocatrici più forti in assoluto sono qualitativamente differenti e quantitativamente superiori?

La tabella elenca le venti giocatrici la cui valutazione Elo a fine stagione all’età di diciotto anni era simile a quella attuale di Andreescu, cioè le dieci con una valutazione appena più alta e le dieci con una appena più bassa.

Giocatrice         Nascita  Elo 18a  Elo Max   
Dokic 1983 2110 2110
Martinez 1972 2085 2191
Sanchez Vicario 1971 2084 2314
Mandlikova 1962 2071 2160
I. Majoli 1977 2067 2067
Bencic 1997 2066 2066
Wozniacki 1990 2059 2194
Davenport 1976 2053 2353
Vaidisova 1989 2043 2121
Maleeva Fragniere 1967 2035 2059
---
Pierce 1975 2008 2161
Ivanovic 1987 1994 2133
Azarenka 1989 1986 2270
Huber 1974 1980 2072
Maleeva 1975 1961 2024
Radwanska 1989 1957 2116
Fernandez 1971 1955 2110
Kournikova 1981 1954 2020
Rinaldi Stunkel 1967 1947 1947
Henin 1982 1946 2411

Da entrambi i lati compaiono alcune delle più forti di sempre: Arantxa Sanchez Vicario, Lindsay DavenportVictoria Azarenka e Justine Henin, anche se alcune non sono riuscite a consolidare il livello raggiunto a inizio carriera, come Jelena Dokic o (almeno per ora) Belinda Bencic.

Per queste giocatrici, la valutazione Elo a fine stagione all’età di diciotto anni è di 2018, praticamente la stessa di Andreescu dopo Indian Wells. La media dei valori massimi Elo a fine stagione è di 2145, un aumento di 120 punti e la previsione più ottimistica vista sinora. Con quella valutazione, Andreescu sarebbe di poco sopra al massimo raggiunto da Ana Ivanovic, più in basso di Hana Mandlikova e appena dentro le prime 30 più forti di sempre.

Per una giovanissima, sono numeri da far girare la testa, ma dopo aver osservato l’ascesa di Andreescu quest’anno, è difficile scommettere contro di lei. E finché Kerber è dal suo stesso lato del tabellone, possiamo aspettarci che continui a vincere.

Note:

[1] Mi piacerebbe che ne sapessimo di più sulle giocatrici nate negli anni ’90, visto che la loro esperienza ha un peso maggiore per le adolescenti di oggi, ma molte devono ancora raggiungere il livello massimo, qualsiasi esso sia.

[2] La mia definizione di stagione intera è abbastanza generosa, vale a dire aver terminato almeno venti partite in tornei di categoria ITF $50K o superiore.

WTA Aging Patterns and Bianca Andreescu’s Future

Belinda Bencic ha vinto un torneo storicamente difficile, ma non era quello di Dubai

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 27 febbraio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Belinda Bencic è tornata ai vertici del tennis femminile. La scorsa settimana a Dubai ha vinto il primo torneo Premier dal 2015, battendo quattro giocatrici tra le prime 10. Non si è trattato di vittorie a senso unico, visto che tutte le partite sono andate al terzo set, di cui due al tiebreak. È fuori di dubbio però che la ventunenne svizzera è di nuovo una minaccia nei tornei più importanti del circuito.

Che considerazioni emergono dal confronto con altri tornei del passato in cui la vincitrice ha eliminato alcune delle prime 10 nella strada per il titolo? Il più rilevante è il percorso di Bencic nel Canada Open 2015, l’ultimo titolo Premier da lei vinto. A Toronto ha infatti sconfitto quattro tra le prime 6, tra cui l’allora numero 1 Serena Williams in semifinale e Simona Halep in finale. Anche le avversarie di più bassa classifica in quella settimana erano comunque giocatrici pericolose come Eugenie Bouchard e Sabine Lisicki, entrambe tra le prime 25. E si sono rivelate partite più complicate dei primi due turni a Dubai contro Lucie Hradecka e Stefanie Voegele.

Subito una rivelazione: fu più dura a Toronto per Bencic. Non il torneo più difficile di sempre, ma uno che va tenuto in considerazione. La vittoria a Dubai non è stata una passeggiata, ma nemmeno un evento insolito come si è voluto far credere.

Una misura della difficoltà di tabellone

È un esercizio che ho già fatto. Ho scritto numerosi articoli in cui mettevo a confronto la bravura del campo partecipanti negli Slam, in modo particolare nel caso de i Grandi Tre (i Fantastici Quattro tolto Andy Murray, n.d.t.). Paragonare i tornei del circuito femminile è più complesso, in parte perché ci sono molteplici livelli di importanza e perché le categorie sono state oggetto di modifica nel corso degli anni. Per lo scopo odierno, possiamo lasciare da parte alcune di queste considerazioni.

Introduco i passaggi di un semplice algoritmo per misurare la difficoltà del tabellone che porta una giocatrice alla vittoria del torneo.

  • Selezionare una valutazione Elo standard per il tipo di torneo vinto (in questo caso, prendiamo il valore di 1900 per le vittorie sul cemento. Il numero sarebbe inferiore per la terra battuta e l’erba, ma diventa poi intricato ed è comunque più pratico, ai nostri fini, concentrarsi solo sui tornei sul cemento).
  • Trovare la valutazione Elo specifica per superficie di ciascuna avversaria affrontata nel torneo.
  • Per ogni avversaria, calcolare la probabilità di vittoria mediante le valutazioni Elo standard e le valutazione Elo dell’avversaria.
  • Calcolare la difficoltà di ciascuna partita come differenza tra 1 e la probabilità ottenuta al punto precedente.
  • Sommare i valori di difficoltà ottenuti per ciascuna partita.

In passato, per i tornei dello Slam, ho aggiunto l’ulteriore elemento della normalizzazione dei risultati in modo che la media della vittoria del titolo sia esattamente 1.0. In questo caso, l’idea della media è meno limpida, quindi non procedo a normalizzare i risultati ottenuti.

La difficoltà media di un titolo sul cemento (escludendo gli Slam e le Finali di stagione) è di circa 1.8. La vittoria a Toronto di Bencic nel 2015 valeva 3.64, quella a Dubai 3.01

A Miami (e a Indian Wells) fa più caldo

Una delle variabili che incide sulla difficoltà del percorso è il numero di partite. Bencic ne ha giocate sei la settimana scorsa (così come nel 2015 in Canada), ma per le prime 8 teste di serie sono solo cinque. A Indian Wells e Miami, le prime 32 teste di serie giocano fino a sei partite, che però ci si aspetta presentino maggiori pericoli delle sei di Bencic a Dubai, dato che l’avversaria di secondo turno in un tabellone da 64 ha già giocato una partita.

E così infatti è stato. La tabella riepiloga i dieci tabelloni più difficili per la vittoria di un torneo del circuito femminile sul cemento dal 2000.

Anno  Torneo         Vincitrice    Partite   Difficoltà   
2010 Miami Clijsters 6 3.80
2011 Miami Azarenka 6 3.78
2007 Miami Williams 6 3.65
2015 Canada Open Bencic 6 3.64
2012 Indian Wells Azarenka 6 3.59
2018 Cincinnati Bertens 6 3.54
2000 Miami Hingis 6 3.46
2002 Miami S. Williams 6 3.45
2008 Miami S. Williams 6 3.37
2013 Miami S. Williams 6 3.35

Ben sette si riferiscono a Miami, un evento con un campo di partecipazione simile a uno Slam. Anche Indian Wells è a quel livello, ma ha avuto tabelloni più deboli da inizio secolo in gran parte per la rinuncia di Serena e Venus Williams a giocare nel deserto. L’impresa di Bencic ha Toronto è, insieme alla vittoria di Kiki Bertens a Cincinnati 2018, l’unica tra le prime 10 al di fuori di due tornei dei marzo del Sunshine Swing. Anche Bertens ha sconfitto Halep, Petra Kvitova e Elina Svitolina, per quanto non nello stesso ordine di Bencic a Dubai.

Fa molto caldo anche a Dubai

Ho calcolato la difficoltà di circa 600 tornei sul cemento a partire dal 2000. Pur emergendo dal gruppo, il percorso di Bencic a Dubai non si distingue per essere tra i più difficili. Dopo i primi 10 visti in precedenza, la tabella mostra i successivi 25 tabelloni più difficili, tra cui tutti quelli con un valore di almeno 3.0.

Anno  Torneo         Vincitrice    Partite   Difficoltà   
2016 Wuhan Kvitova 6 3.32
2000 Indian Wells Davenport 6 3.32
2014 Pechino Sharapova 6 3.30
2008 Olimpiadi Dementieva 6 3.27
2009 Indian Wells Zvonareva 6 3.27
2007 Indian Wells Hantuchova 6 3.23
2002 Filderstadt Clijsters 5 3.23
2013 Pechino S. Williams 6 3.21
2018 Doha Kvitova 6 3.18
2002 Los Angeles Rubin 5 3.18
2000 Los Angeles S. Williams 5 3.16
2009 Miami Azarenka 6 3.15
2003 Miami S. Williams 6 3.13
2002 Indian Wells Hantuchova 6 3.10
2018 Wuhan Sabalenka 6 3.08
2008 Indian Wells Ivanovic 6 3.08
2012 Tokyo Petrova 6 3.08
2010 Sidney Dementieva 5 3.06
2010 Indian Wells Jankovic 6 3.03
2000 Sidney V. Williams 6 3.02
2000 Sidney Mauresmo 4 3.02
2019 Dubai Bencic 6 3.01
2009 Tokyo Sharapova 6 3.00
2002 San Diego V. Williams 5 3.00
2001 Sidney Hingis 4 2.99

Storicamente, le varie edizioni del torneo a Dubai o Doha a febbraio non sono state le più dure del calendario, almeno rispetto a Indian Wells, Miami e Sidney. Però la difficoltà della vittoria di Kvitova nel 2018 è stata ancora più alta (Dubai e Doha si scambiano come sede ogni anno. In qualità di Premier 5, Doha dava più punti nel 2018. Dubai è subentrata e ha assegnato più punti nel 2019). Anche Kvitova ha battuto quattro tra le prime 10, e ha dovuto eliminare la numero 33 Agnieszka Radwanska solo per raggiungere i sedicesimi di finale.

Forte ma più debole

Vale la pena ripeterlo, la vittoria a Dubai di Bencic è stata impressionante. Come abbiamo visto però, non regge il confronto con il precedente titolo Premier a Toronto. Penso che avrebbe potuto comunque vincere anche con avversarie ancora più in forma, ma i due tibreak al terzo set fanno pensare che sia stata spinta al limite.

Sebbene l’attuale insieme di giocatrici sia di qualità assolutamente pregiata, la mancanza di una storica mega stella (o più di una!) si riflette nelle valutazioni Elo. Delle 35 campionesse dei due elenchi, dodici hanno dovuto battere una giocatrice con valutazione Elo specifica per superficie di almeno 2240, e altre dodici hanno dovuto battere una giocatrice con valutazione Elo specifica per superficie di almeno 2100.

Per Bencic, la giocatrice con valutazione più alta a Dubai era Halep con 2054. Non è certamente facile eliminare diverse giocatrici di fila con una valutazione nell’intorno di 2000, ma non è la stessa cosa che doverci aggiungere una vittoria contro una mega stella come Serena, Venus, Maria Sharapova o Victoria Azarenka al loro massimo.

Nel 2015 in Canada, Bencic ha ottenuto lo scalpo di Serena. Forse tra altri quattro anni, quando sarà arrivato il momento di un altro torneo Premier vinto contro pronostico, Bencic dovrà eliminare un paio di nuove mega stelle e guadagnarsi un posto in cima a questo speciale elenco.

Belinda Bencic Won a Historically Difficult Title, Just Not Last Week

La ricetta di Aliaksandra Sasnovich per le ciambelle

di Chapel Heel // HiddenGameOfTennis

Pubblicato il 20 febbraio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel gergo inglese dell’appassionato di tennis, il termine “bagel” – la pasta lievitata della cucina polacca ed ebraica, assimilabile a una ciambella di pane in italiano – identifica la circostanza in cui una giocatrice (o un giocatore) perde il set con il punteggio di 0-6, senza cioè aver vinto nemmeno un game al servizio o alla risposta. È immediata la somiglianza tra il simbolo del numero 0 e la forma di una ciambella, da cui l’utilizzo. L’articolo fa ampio ricorso al termine bagel, sia come sostantivo che verbo. Ove possibile, si è cercato di mantenere il gioco di parole, preferendo negli altri casi la notazione classica di 0-6, n.d.t.

Aliaksandra Sasnovich ha preso uno 0-6 nel primo set della sua partita inaugurale a Dubai, per poi recuperare e vincere. È l’undicesima volta dall’inizio del 2018 che Sasnovich subisce uno 0-6 (su dieci partite), ed è la terza volta che ha riesce a ribaltare la situazione e vincere. Parlare di inizio 2018 è una cortesia, visto che il primo degli undici 0-6 è arrivato lo scorso giugno in un torneo di preparazione a Wimbledon. Considerando i due mesi di pausa a fine stagione, il periodo non va oltre i sei mesi di tennis effettivo. Più della metà degli 0-6 tra l’altro è del 2019, con poco più di un mese di gioco.

Numeri sorprendenti

Sono numeri decisamente sorprendenti per una giocatrice intorno alle prime 30 o, in alternativa, per una che è molto spesso nel tabellone principale di un torneo. Al secondo posto troviamo Su Wei Hsieh, al momento vicino a Sasnovich in classifica ma con uno stile diametralmente opposto. Ha infatti collezionato sette 0-6. Il terzo posto è conteso tra due giocatrici (oltre a Shuai Zhang) estremamente aggressive, Danielle Collins e Jelena Ostapenko, con sei 0-6. Uno sguardo alle prime 20 di questo speciale elenco rivela una combinazione di stili. Oltre alle giocatrici citate, ce ne sono altre con gioco offensivo come Katerina Siniakova e Simona Cristea, ma anche giocatrici più difensive come Angelique Kerber, Johanna Larsson, Lara Arruabarrena, Sara Sorribes Tormo e Maria Sharapova (non vengono considerati i tornei $125k o inferiori).

Qual è il quantitativo medio di ciambelle per una giocatrice?

Dall’inizio della scorsa stagione, una giocatrice tra le prime 100 ha subìto uno 0-6 circa ogni 22 partite, anche se ce ne sono stati tre fino a questo momento nel torneo di Dubai su 40 partite completate (più, in realtà, un quarto, ma a carico di una giocatrice fuori dalle prime 100).

Per le giocatrici che perdono un set 0-6, la vittoria attesa è inferiore al 6% delle volte. Con uno 0-6 in 10 delle 73 partite che ha giocato dal 2018, Sasnovich se ne aspetta uno tre volte più spesso di una giocatrice tra le prime 100. Avendo però vinto tre di quelle partite, è probabile che vinca cinque volte più spesso quando perde un set 0-6, per quanto in presenza di un campione ridotto.

La collezione di ciambelle di Sasnovich

Anziché continuare a trattare genericamente gli 0-6, vediamo uno per uno quelli di Sasnovich alla ricerca di eventuali tendenze. Per avere un riferimento, è importante sapere che la percentuale di prime di servizio di Sasnovich è in media con quella del circuito, è invece sopra la media nella percentuale di punti vinti con la prima e sotto la media nella percentuale di punti vinti con la seconda. Di fatto, è in media con il circuito per percentuale di punti vinti al servizio.

Alla risposta, Sasnovich è leggermente meglio della media, e (relativamente ad altre giocatrici) meglio alla risposta sulla seconda che sulla prima.

Ciambella #1 (con crema vegetariana spalmata)


Il primo 0-6 risale all’erba di Maiorca, in una sconfitta pesante per 4-6 0-6 contro Antonia Lottner, allora la numero 140 del mondo. Sasnovich è partita bene, tenendo il servizio e ottenendo il break nel secondo game. Dopo aver perso il servizio nel terzo game, ha fatto un altro break nel quarto e consolidato il vantaggio nel quinto. Con una probabilità di vittoria di circa il 66% a inizio partita, sul 4-1 Sasnovich era arrivata a quasi l’81%. Poi non ha sfruttato due palle break nel sesto game per andare avanti di due break e chiudere facilmente il set, perdendo invece il game e i successivi nove di fila.

Nel set perso 0-6, ha vinto meno di un terzo dei punti giocati. Non riusciva a mettere la prima di servizio in campo ed è stata aggredita sulla seconda (perdendo il 78% dei punti). Il suo indice di dominio (Dominance Ratio o DR) – cioè il rapporto tra punti vinti alla risposta dalle due giocatrici – nel set è stato di 0.44

Ciambella #2 (di segale)

Il secondo 0-6 è arrivato sempre sull’erba tre settimane dopo, nel quarto turno di Wimbledon, contro una giocatrice che a sua volta aveva ricevuto sei 0-6 dall’inizio del 2018, cioè Ostapenko. Sasnovich non si aspettava di vincere questa partita, ma nemmeno di essere battuta così sonoramente. Il primo set è stato equilibrato, con Ostapenko che si è aggiudicata il tiebreak 7-4. Nel secondo set Sasnovich è scomparsa, ancora una volta vincendo meno di un terzo dei punti e perdendo l’82% dei punti sulla seconda. Il suo DR nel set è stato di 0.42

Potrebbe essere che, di fronte al miglior risultato in uno Slam, Sasnovich fosse sopraffatta dall’occasione, ma è un’ipotesi poco probabile visto che si trovava a tre punti dal vincere il primo set. Magari ha lasciato che la frustrazione avesse la meglio nel secondo set dopo aver sprecato entrambi i servizi alla fine del primo.

Ciambella #3 (farcita)

Siamo al secondo turno di Cincinnati, contro Viktoria Kuzmova, una giocatrice più bassa in classifica. Sembra che Sasnovich abbia deciso di servire la prima in modo più conservativo per una percentuale più alta di prime in campo. Ci è riuscita (con il 71%), ma ha vinto solo 5 punti su 17 sul proprio servizio. Il DR per il set perso 0-6 è stato di 0.42. Si è ripresa nel secondo set, vinto 6-4 con il 62% dei punti vinti al servizio, ma è crollata di nuovo nel terzo, perso 1-6.

È una partita presente nel database del Match Charting Project. Kuzmova ha chiaramente servito con efficacia nel set finito 0-6, ma si può anche vedere dalla profondità delle risposte di Kuzmova che la prima di Sasnovich non è stata incisiva. Basandomi solo su questi dati, ipotizzo che non fosse pronta per risposte profonde sulla seconda di servizio, avendo commesso molti errori (forzati e non forzati) subito dopo la risposta di Kuzmova. E non c’è nemmeno una risposta corta da parte di Kuzmova, che può essere dovuto a un servizio debole, una risposta in grande spolvero, o una combinazione delle due. Se pensiamo però che le statistiche complessive alla risposta di Kuzmova sono inferiori alla media, propenderei per un servizio debole.

Ciambelle #4 e #5 (con extra crema di formaggio)

Le due che più vorrebbe dimenticare, in cui è stata surclassata da Naomi Osaka al terzo turno degli US Open. Non riusciva a mettere la prima in campo, con sette doppi falli in sei game, e ha vinto solo il 25% dei punti sulla seconda di servizio. Se vi sembrano pessimi numeri, dovreste vedere le statistiche alla risposa. Il DR nei due set è stato di 0.36 e 0.31. L’unica consolazione è che a Osaka mancavano ancora quattro vittorie prima della consacrazione, quindi forse in pochi hanno prestato attenzione.

Ciambelle #6 e #7 (all’aglio)

#7

Siamo ora a Brisbane, nel primo torneo femminile del 2019, nel quale Sasnovich raggiunge i quarti di finale ma viene eliminata da Donna Vekic, con una classifica simile. Vekic vince il primo set facilmente, in gran parte perché Sasnovich riesce a vincere solo il 22% dei punti sulla seconda di Vekic. Anche il servizio di Sasnovich non va male nel primo set, appena sotto la media, e ha più vincenti che errori non forzati.

Poi, beh, il servizio svanisce. C’è un set perso 0-6, e c’è un set perso in questo modo, a iniziare dal 36% di prime in campo senza nessun punto vinto sulla prima. Abbiamo già visto cosa possono fare le avversarie sulla seconda, e succede anche qui, con il 22% di punti vinti sulla seconda. E senza doppi falli. In tutto, il 14% dei punti vinti al servizio nel secondo set. Molto è dipeso da Vekic però, che era proprio in forma. Il DR per il set è stato di 0.41.

Tempo di gioco

Anche questa è una partita nel database del Match Charting Project. È difficile dire esattamente cosa sia andato storto, ma Vekic prende gran parte della colpa (o del merito). Se vi è capitato di vedere qualche partita di Vekic, ci sono momenti in cui è totalmente dominante, e così è stato contro Sasnovich.

Ho rivisto il video del set e della conclusione del set precedente. Di fronte all’ottima prestazione di Vekic nel primo set, si nota il basso livello di fiducia di Sasnovich nel secondo, però solo nei colpi, non nel comportamento. Interessante come Vekic riceva la visita dell’allenatore Torben Beltz tra un set e l’altro, ma non accade lo stesso per Sasnovich. Vekic e Beltz commentano sorridendo che a volte la seconda di Sasnovich è più forte della prima. La tattica principale di Beltz è togliere tempo di gioco a Sasnovich.

Dopo il secondo break, sotto 0-3 nel secondo set, Sasnovich riceve la visita dell’allenatore. La conversazione era in russo, ma si poteva vedere la frustrazione sul volto di Sasnovich e un fare abbastanza polemico, nel senso di “non funzionerà, non c’è nulla che io possa fare”. Dai gesti delle mani si intuisce che dica di sentirsi pressata nel tempo di gioco. La visita non porta frutti. Questa era la ciambella #7, con troppo aglio.

#6

La ciambella #6 arriva in una partita ben condita contro Elina Svitolina, al turno precedente a quello contro Veckic. Sansovich vince il primo set 6-4 giocando molto bene. Prima del secondo set si prende una pausa per tornare nello spogliatoio e al rientro non ha più lo stesso ritmo, mentre Svitolina continua con la solita combinazione di solidità e giusta quantità di gioco offensivo.

La percentuale di prime di Sasnovich scende, ma non ai livelli terribili osservati negli altri 0-6. Svitolina aggredisce la seconda di Sasnovich, che non riesce a controllare le sue stesse risposte. Il DR per il set 0-6 è stato di 0.39. L’allenatore arriva prima dell’inizio del terzo set. A differenza di quanto poi successo durante la partita con Vekic, la conversazione qui è più interattiva e con un tono molto più positivo. I risultati si vedono. Sasnovich gioca ancora meglio nel terzo set di quanto avesse fatto nel primo, contro un livello di forma più alto espresso da Svitolina rispetto a quello del primo set.

Ciambella #8 (al mirtillo)

Ci spostiamo a Sydney, la settimana successiva, contro la giocatrice locale Priscilla Hon, che Sasnovich dovrebbe battere facilmente. Invece, parte con un 38% di percentuale sulla prima di servizio, vincendo solo un terzo dei punti sulla prima e solo il 20% dei punti sulla seconda. E non fa nulla sul servizio di Hon. In tutto, vince solo sei punti nel primo set, nel quale il DR è uno sconvolgente 0.19.

Guardando il set, pensavo di vedere un linguaggio del corpo negativo o dell’indolenza a giustificare lo 0-6, ma invece l’energia e la postura sembrano normali. Mi ha colpito anche la difficoltà di Sasnovich a ritrovare la posizione dopo il servizio, in modo da non riuscire a gestire risposte di peso e velocità. L’allenatore entra in campo dopo il terzo game. Sasnovich è abbastanza polemica, anche se indietro di un solo break, ma non definirei il suo atteggiamento negativo. A ogni modo, poco cambia nel resto del set. Ormai ha esperienza in queste situazioni, l’energia rimane alta, la percentuale di prime torna normale e inizia a rispondere meglio. Aumenta ancora il livello e vince la partita in tre set.

Ciambella #9 (abbrustolita)

Australian Open 2019, terzo turno, contro una Anastasia Pavlyuchenkova nella stessa fascia di classifica e vittoriosa a sorpresa nel turno precedente contro Kiki Bertens. Lo 0-6 è arrivato nel primo set, con dinamiche simili. Orribile percentuale di prime di servizio (33%) e di punti vinti sulla seconda (25%), con un DR di 0.44. Forse avrebbe potuto ricordarsi degli 0-6 presi consecutivamente e di aver comunque vinto, ma non è andata così, perché il secondo set è stato solo leggermente migliore.

Ciambella #10 (a fette)

Al primo turno di Doha, lo scontro al vertice. Sasnovic gioca contro Su Wi Hsieh, al secondo posto della classifica delle giocatrici che più probabilmente subiranno uno 0-6. Riuscirà Hsieh a ridurre il distacco o Sasnovich prenderà il largo?

Non si può dire che Sasnovich abbia giocato bene nel primo set, ma almeno era in partita, nonostante un punteggio di 2-6. Hsieh l’ha mandata nel pallone con colpi poco classici. Nel secondo set, la percentuale al servizio è crollata e Hsieh ha iniziato a punirla sulla seconda di servizio. Eppure, il DR di 0.52 è stato il più alto degli undici set che ha perso 0-6. Il problema è che anche l’altro set ha avuto un andamento simile, quindi l’intera partita è stata una delusione.

Ciambella #11 (con salmone affumicato)

A Dubai, contro la Ekaterina Makarova precedentemente conosciuta come una buona giocatrice di singolare, Sasnovich ancora una volta ha un inizio soporifero. Il servizio è più preciso, ma non abbastanza da impedire a Makarova di vincere il 59% dei punti alla risposta nel primo set. Oltre al fatto che Sasnovich sembra non riuscire a tenere la pallina in campo durante gli scambi. A 0.24, diventa uno dei peggiori DR di un set perso 0-6.

Non riceve visite dall’allenatore durante o immediatamente dopo la conclusione del primo set. Come però per la ciambella # 8, quella al mirtillo, riprende a giocare bene nel secondo set, migliora nel terzo e chiude vincendo.

Anche in questa partita, al pari di quella con Hon, Sasnovich sarebbe stata la super favorita. Perdendo però il primo set (con o senza 0-6), ha praticamente pareggiato la probabilità. E se si considera il presunto vantaggio psicologico derivante dal 6-0 e la bravura dimostrata in passato da Makarova, a quel punto sarebbe stata lei la favorita. Diventa quindi controprova della compostezza di Sasnovich la capacità di risalire la china da questi abissi di gioco e tirare fuori in qualche occasione una vittoria dalle sabbie mobili della sconfitta.

(nota a margine: dopo questa vittoria Sasnovich ha giocato nel turno successivo di nuovo contro Hsieh a Dubai, senza subire 0-6 ma vincendo in tutto tre game.)

Ingredienti chiave

Poche cose vanno nel verso giusto quando si perde un set 0-6, ma in teoria è possibile giocare in modo ragionevolmente simile all’avversaria e subire sempre il break al servizio. In generale, non è quello che capita a Sasnovich. In metà delle 10 partite in cui ha perso almeno un set 0-6, ha iniziato molto lentamente, perdendo proprio il primo set con quel punteggio. In quasi tutti i set persi 0-6, Sasnovich non è riuscita a mettere la prima in campo.

Non sto parlando di un calo dalla media del 61.5% a valori del 50%. Sto parlando di numeri intorno al 35%, che la costringono ad affidarsi a una seconda di servizio inferiore alla media. Si assiste a un’importante varianza nella prima di servizio in queste partite. Può rimanere intorno al 30% per un set intero e poi salire al 70% nel set successivo. In media, nei set persi 0-6, la percentuale sulla prima di servizio è più bassa del 15% della sua media.

Problema sulla prima

La percentuale sulla prima è evidentemente un problema, con la conseguenza di dover servire molte seconde. E anche la seconda è evidentemente un problema, anche se qualsiasi giocatrice costretta a servire troppe seconde sarà sempre sugli spilli.

Se si limita l’analisi ai numeri, si potrebbe pensare che Sasnovich abbia una mozzarella al posto della seconda di servizio che le avversarie tagliano a pezzettini. Guardando le partite però non è quello che succede, almeno per larga parte. La seconda di Sasnovich è un po’ di facile presa. Nei set che ho visto, ha in genere una velocità di 137 km/h anche se spesso supera i 145 km/h. Nella seconda partita della ciambella all’aglio, durante la visita dell’allenatore Vekic commenta che la seconda di Sasnovich è più forte della prima.

Seconda troppo centrata

È difficile dire perché la seconda sia così vulnerabile, a parte essere una seconda. Se dovessi dare una risposta, direi che nonostante una buona velocità, la direzione è troppo centrata e sembra rimbalzare esattamente nella zona di impatto ideale per l’avversaria. Le risposte diventano quindi pesanti e profonde, e Sasnovich non è molto brava in assenza di tempo per preparare il colpo. È una cosa risaputa. Ho sentito Vekic dire all’allenatore di toglierle il tempo, e Sasnovich è sembrata esprimere la stessa preoccupazione al suo di allenatore. 

Anche se riesce a trovare il modo di replicare a risposte profonde, Sasnovich si lascia comunque in una posizione vulnerabile mandando dall’altra parte del campo colpi corti, oltre a dar vita a una combinazione di scelte improbabili e altamente rischiose. Così non può funzionare.

Ma non smette di lottare

Nei set che ho visto, sono rimasto sorpreso dall’equilibrio mentale con cui Sasnovich ha affrontato i set persi 0-6. In linea generale, pur mostrando sempre un po’ di frustrazione durante la visita con l’allenatore, anche nelle sconfitte non smette di lottare. La sua energia resta alta e sembra essere mentalmente concentrata, anche in presenza di un punteggio a senso unico.

A nessuna giocatrice piace perdere set ovviamente, e proprio non sopportano l’idea di non vincere neanche un game. Eppure non vedo in Sasnovich un fastidio superiore all’aver perso un set con un punteggio qualsiasi. Non sembra che subire uno 0-6 abbia conseguenze aggiuntive. Mi fa pensare a qualsiasi intervista dopo partita di Rafael Nadal o di altri professionisti. Non ci sono vittorie morali nello sport, una sconfitta è una sconfitta, la si accetta e si va avanti. È una disposizione d’animo che nasce dal sapere di essere a disagio di fronte a una sconfitta. Ma il lato positivo è che in caso di sconfitta, il punteggio con cui si perde non fa alcuna differenza. Di nuovo, una sconfitta è solo una sconfitta.

Tenuta mentale

Per Sasnovich, la causa del problema probabilmente non è meccanica. Forse non è ancora al livello di concentrazione richiesto da una partita completa, perché nei set adiacenti a quelli persi 0-6, spesso gioca molto bene, anche nelle sconfitte. In altre parole, la ciambella non arriva solo in giornate totalmente negative, anche se è capitato un paio di volte. Il DR nei set con punteggio 0-6 è in media di 0.38. Il DR nei set adiacenti è in media di 0.98.

Se vogliamo ricavare elementi positivi dalla tendenza a subire degli 0-6, dobbiamo guardare al 30% di partite vinte quando questi si verificano. E sono tutte vittorie ottenute nel 2019. Magari, insieme al suo allenatore, ha accettato che gli 0-6 possano presentarsi per via dell’estrema varianza nella percentuale della prima di servizio ma, continuando a giocare, si mette comunque nella posizione di vincere quelle partite.

Aliaksandra Sasnovich’s Bagel Recipe

L’attuale configurazione di Petra Kvitova

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 25 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Per più di dieci anni, Petra Kvitova ha mostrato uno stile tra i più offensivi del tennis femminile. Cerca le linee, colpisce forte e che sarà sarà. Ci sono circostanze in cui l’esito è disastroso, come la sconfitta per 4-6 0-6 contro Monica Niculescu nella finale del torneo di Lussemburgo. Quando invece funziona – tra tutti i due titoli a Wimbledon – maturano anche gli interessi.

La nuova striscia positiva del momento, 11 vittorie con la perdita di un solo set, l’ha portata a un passo dal terzo Slam. E ci è arrivata mantenendosi aggressiva, con la differenza che non sbaglia più così spesso. Pur chiudendo il punto sulla racchetta come mai prima, commette molti meno errori di tante delle avversarie con disposizione conservativa.

Nelle ultime cinque partite degli Australian Open 2019, dal secondo turno alla semifinale, il 7.9% dei suoi colpi (compreso il servizio) si è concluso come errore non forzato. Nelle 88 partite di Kvitova del Match Charting Project di cui possediamo dati punto per punto, si tratta delle cinque con meno errori non forzati della carriera.

Alto rendimento ma senza rischio

Nelle partite del database dal 2010, la giocatrice media del circuito maggiore commette errori non forzati nell’8.0% dei colpi. Kvitova quindi, la terza più aggressiva, riesce in qualche modo a fare errori al di sotto della media. È un tennis ad alto rischio e alto rendimento…senza la componente di rischio.

La strategia di tirare a tutta non è cambiata però. Nella semifinale contro Danielle Collins, il suo Punteggio Offensivo – un indice aggregato di colpi che chiudono il punto tra cui vincenti, errori forzati indotti ed errori non forzati – è stato di 30.5%, il terzo valore più alto di tutte le partite di Kvitova presenti nel database dal rientro sul circuito nel 2017. Anche il Punteggio Offensivo complessivo ottenuto a Melbourne di 28.2% è più alto della media in carriera del 27.1%.

In altre parole, fa meno errori, e il numero inferiore di errori si è trasformato in colpi di chiusura del punto che vanno a suo favore. L’immagine 1 mostra le medie mobili di cinque partite di vincenti (e errori forzati indotti) per colpo e di errori non forzati per colpo per tutte le partite nel database della carriera di Kvitova.

IMMAGINE 1 – Medie mobili di cinque partite di vincenti e non forzati per colpo

L'attuale configurazione di Petra Kvitova - settesei.it

Tendenze rialziste e ribassiste

Anche con l’effetto normalizzante operato sulla frequenza di vincenti ed errori delle medie mobili di cinque partite, sono curve abbastanza frastagliate. Alcuni elementi sono però chiari.

Nel mese di gennaio, Kvitova ha colpito vincenti con quasi la più alta percentuale di sempre. Dal secondo turno degli Australian Open ha tenuto una media di 20.3%, maggiore di qualsiasi altro rendimento passato a eccezione della vittoria a Wimbledon 2014 (non ho mai provato a correggere il totale dei vincenti per la superficie, ma è possibile che la differenza sia interamente giustificata dall’erba).

Sorprende ancora di più essere di fronte al divario più ampio tra frequenza di vincenti e frequenza di errori da quello ottenuto sempre durante Wimbledon 2014. Anzi, tra il secondo turno e le semifinali di quel torneo la media è stata dell’8.1% di errori e del 20.0% di vincenti. In entrambi i casi i numeri agli Australian Open sono leggermente migliori.

Più di tutto, dal 2016 la frequenza di errore si è mossa, in larga parte, con una tendenza ribassista. La recente impennata negli errori è dovuta quasi esclusivamente alle tre sconfitte a Singapore alla fine della scorsa stagione e a un inizio a Brisbane un po’ movimentato. Sono passaggi che non vanno ignorati completamente – forse Kvitova soffrirà sempre di settimane in cui perde la mira – ma sembra che sia riuscita a superarli con fiducia.

Kvitova può aprire una nuova era di dominio

Nulla di questo garantisce una prestazione priva di errori nella finale con Naomi Osaka. Avrei potuto scrivere simili parole sulla sua incoraggiante diminuzione della frequenza di errori prima delle Finali di stagione 2018, dove però poi ha terminato il girone senza vittorie.

Osaka rappresenta un’avversaria molto più ostica degli altri turni a Melbourne, anche con una seconda di servizio claudicante. Detto questo, il pungente fioretto di Kvitova fa paura, e può mettere fine alla breve era di estrema competitività del tennis femminile con un nuovo periodo di dominio (Osaka ha poi vinto la finale in tre set, dopo aver vinto il primo, conquistando il secondo Slam di fila, n.d.t.).

Petra Kvitova’s Current Status: Low Risk, High Reward

La strana debolezza della seconda di servizio di Naomi Osaka

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 23 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Grazie alla potenza dei suoi colpi, specialmente la prima di servizio tra le più forti in circolazione, Naomi Osaka ha raggiunto velocemente il vertice del tennis femminile.

Agli Australian Open 2019, compresa la semifinale vinta contro Karolina Pliskova, la velocità media della prima di Osaka è stata di 169 km/h (105 mph), superiore a quella di tutte le giocatrici che sono arrivate al terzo turno, tranne due. E anche le due in questione, Aryna SabalenkaCamila Giorgi, hanno fatto meglio di poco, con una media di 170 km/h (106 mph).

La maggiore differenza in media tra prima e seconda

Se però si guarda la seconda di servizio, la posizione di Osaka si inverte. Rispetto a una tipica seconda di Sabalenka a 145 km/h (90 mph) e una di Giorgi a 151 (94 mph), Osaka in media ha servito a soli 126 km/h (78 mph), la quartultima tra le ultime 32. È un valore che la mette davanti a giocatrici come Angelique Kerber e Sloane Stephens, entrambe con una prima inferiore in media di circa 16 km/h.

I 43 km/h di Osaka rappresentano la differenza più marcata del gruppo. Segue Caroline Wozniacki, con i 37 km/h tra una prima a 164 km/h (102 mph) e una a seconda a 127 km/h (79 mph). In termini percentuali, in media la seconda di Osaka raggiunge solo il 74% della velocità della prima. Anche questo è il divario più ampio delle giocatrici al terzo turno a Melbourne, seguito sempre da quello di Wozniacki al 77%.

La tabella mostra le velocità della prima e della seconda, insieme al divario e al rapporto tra i due numeri, per qualche giocatrice in meno, cioè quelle per le quali gli Australian Open hanno reso note le velocità al servizio di almeno quattro partite.

Giocatrice      Media 1^  Media 2^  Diff   Indice 
Osaka 169.7 126.3 43.4 0.74
Keys 169.3 137.4 31.7 0.81
S.Williams 167.0 142.5 24.4 0.85
Barty 164.1 141.9 22.0 0.87
Ka. Pliskova 163.9 129.5 34.4 0.79
Collins 162.8 132.2 30.7 0.81
Kvitova 160.2 147.4 12.8 0.92
Muguruza 157.8 132.7 25.0 0.84
Pavlyuchenkova 157.5 135.9 21.5 0.86
Sharapova 157.5 144.1 13.1 0.92
Svitolina 157.0 125.8 31.2 0.80
Stephens 154.6 120.8 33.7 0.78
Halep 153.3 130.1 23.1 0.85
Kerber 151.2 126.1 25.2 0.83

Una seconda lenta può non creare troppi problemi

Stranamente, avere una seconda di servizio così lenta non sembra creare troppi problemi. Nella semifinale contro Pliskova, Osaka ha vinto l’81% dei punti sulla prima e solo il 41% dei punti sulla seconda. Di solito però il suo rendimento sulla seconda è migliore.

E in questa partita entrambe hanno approfittato della debolezza del servizio dell’avversaria. Pliskova ha vinto solo il 32% dei punti sulla seconda (per correttezza va detto che Pliskova ha il secondo divario più grande del precedente elenco, perché tende a fare affidamento più sulle rotazioni che sulla velocità quando non mette la prima).

In sei partite, Osaka ha vinto il 73.3% dei punti sulla prima e il 49.7% dei punti sulla seconda, leggermente meglio della media delle giocatrici ai quarti di finale sulla prima e di poco peggio sulla seconda.

Il rapporto tra i due numeri, pari al 68%, è quasi identico a quello di Danielle Collins, Petra Kvitova, Anastasia PavlyuchenkovaSerena Williams, tutte con differenze più ridotte tra prima e seconda. Delle otto ai quarti di finale, Kvitova ha la differenza più piccola, eppure è arrivata in finale così come Osaka, solo di qualche punto percentuale più veloce in entrambi i servizi.

Più di un modo per arrivare nella fase finale

La tabella elenca la percentuale di punti vinti sulla prima (PVS1) e sulla seconda (PVS2) per le giocatrici ai quarti di finale a Melbourne, insieme al rapporto tra i due valori (Pt %) e l’indice di velocità di ciascuna dalla tabella precedente.

Ai quarti       PVS1    PVS2    Pt %   Indice   
Kvitova 77.9% 52.8% 0.68 0.92
Williams 74.7% 50.0% 0.67 0.85
Osaka 73.3% 49.7% 0.68 0.74
Collins 72.5% 50.0% 0.69 0.81
Barty 70.8% 55.7% 0.79 0.87
Pliskova 70.5% 50.0% 0.71 0.79
Pavlyuchenkova 67.0% 44.9% 0.67 0.86
Svitolina 66.5% 48.1% 0.72 0.80

È evidente che ci sia più di un modo per entrare tra le ultime otto. Kvitova ad esempio raccoglie punti facili con un servizio angolato invece che veloce, rendendo il confronto dei chilometri orari di poco conto.

Il servizio di Williams è vicino a quello di Osaka, pur avendo una seconda di servizio più incisiva. E poi c’è Svitolina, il cui servizio non è necessariamente potente o efficace, ma è compensato da altri colpi o acume tattico.

Dovrebbe servire seconde più forti?

Alla luce di tutto questo, Osaka dovrebbe servire seconde più forti? In casi estremi, come nella semifinale contro Pliskova con un 81% / 41%, la risposta è affermativa. Cioè se avesse servito solo prime mantenendo quella percentuale di punti vinti, avrebbe accumulato molti doppi falli ma vinto più punti totali.

I margini però sono solitamente più risicati, e come visto il rendimento sulla seconda di Osaka non è malvagio, ma lascia spazio a miglioramenti. Pur nell’adagio che ogni giocatrice è diversa, un servizio più veloce è tendenzialmente più efficace.

Con i dati a disposizione si può fare un’analisi più approfondita, serve aspettare la conclusione del torneo. Intanto però la finale femminile è il palcoscenico per un confronto di stili. Da un lato, la potenza della prima di Osaka e la leggerezza della seconda, dall’altro gli angoli e il piazzamento di Kvitova su entrambi i servizi.

Sia le mie previsioni che le quote degli scommettitori danno una partita molto equilibrata, e forse sarà proprio la seconda di servizio di Osaka a fare la differenza.

The Oddity of Naomi Osaka’s Soft Second Serves

Naomi Osaka e la garanzia del primo set

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 23 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Battendo la testa di serie numero 6 Elina Svitolina con un comodo 6-4 6-1, Naomi Osaka si è qualificata per le semifinali degli Australian Open 2019, dove giocherà contro Karolina Pliskova. Ha anche la possibilità di diventare numero 1 del mondo a torneo concluso. (Osaka ha sconfitto poi Pliskova per 6-2 4-6 6-4, n.d.t.).

Un club esclusivo

Ci si aspetta ormai questo tipo di impeto nel chiudere le partite dalla ventunenne Osaka. I commentatori di Eurosport hanno condiviso una statistica incredibile: le ultime 59 volte in cui Osaka ha vinto il primo set, ha poi vinto anche la partita (è stato detto 57, diventato 58 a fine partita, ma sono convinto che sia rimasta fuori una vittoria per ritiro contro Heather Watson nel 2017 in cui si è completato il primo set). L’ultima volta in cui a primo set acquisito Osaka ha poi perso è stata nella partita conclusiva della stagione 2016, a Tianjin contro Svetlana Kuznetsova.

Naturalmente, vincere il primo set è una spinta importante per chiunque. In una partita di totale equilibrio e in assenza di situazioni da vantaggio psicologico, la vincitrice del primo set ha il 75% di probabilità di esito a lei favorevole.

Nel mondo reale, la giocatrice che vince il primo set è solitamente anche la più forte, quindi la sua probabilità nel secondo e terzo set è ancora più alta. Nella stagione 2018 del circuito femminile, la giocatrice che si è portata avanti di un set ha vinto poi la partita nell’81.5% delle volte.

Anche nel caso di probabilità teoriche ancora più alte per Osaka dopo aver vinto il primo set, 59 partite di fila è un’impresa di tutto rispetto. Solo 15 giocatrici hanno una striscia attiva di almeno 10 vittorie dopo aver vinto il primo set, e ancora più esclusivo è il club di quattro con una striscia di almeno 20.

Tra queste ci sono Aryna Sabalenka con 25 vittorie dopo la conquista del primo set, Qiang Wang con 27 e Serena Williams, appena dietro con 51 e pronta a rimpiazzarla non appena Osaka ha un passo falso. La striscia di Williams copre un periodo di tempo ancora più lungo, fino ad Aprile 2016 a Miami (quando ha perso da chi? Kuznetsova!).

La presenza di Williams al vertice non sorprende. In diversi anni d’indagine su vari record e strisce relative al tennis, ho scoperto alcune regole generali.

I tre postulati della regola dei record

In primo luogo, se si pensa di aver trovato un’impresa recente degna di nota, Williams ha fatto sicuramente meglio. In secondo luogo, se significa demolire le giocatrici ordinarie del circuito, Steffi Graf è stata ancora più incisiva di Williams. Da ultimo, per quanto incredibili i risultati di Williams e Graf, il record di tutti i tempi appartiene a Chris Evert o Martina Navratilova.

Le vittorie dopo aver vinto il primo set non fanno eccezione. Oltre all’attuale striscia di 51 vittorie, Williams ne ha ottenute 61 di fila nel 2002-2003. Sono due partite e tre posizioni sopra Osaka, ma valgono solamente il 37esimo posto nella classifica di sempre.

Graf ha ottenuto una striscia lunga più del doppio, con 126 partite di fila dal 1989 al 1991. Impressionante, vero? La terza regola però ha una vendetta in serbo.

Tra il 1978 e il 1981, Evert ha vinto 220 partite di fila dopo aver vinto il primo set, guadagnando il primo posto assoluto. Navratilova si consola con il secondo e il terzo posto. Lei e Graf sono le uniche giocatrici con più di una striscia a tre numeri.

La tabella riepiloga le strisce più lunghe di giocatrici tra le prime 40. Molte di queste hanno realizzato più strisce di almeno 60 vittorie, e ho qui riportato solo le più lunghe.

Class   Giocatrice        P    Periodo  Note   
1 Evert 220 1978-81 altre 3
2 Navratilova 172 1982-84 altre 5
4 Graf 126 1989-91 altre 3
6 Seles 112 1991-93 un'altra
7 Shriver 105 1986-88
8 M.J. Fernandez 105 1989-91
9 Zvonareva 103 2006-08
12 Hingis 86 1996-97
14 Sanchez Vicario 85 1992-93
16 Azarenka 79 2011-13
17 Sharapova 77 2010-12 un'altra
19 Court 74 1969-77
21 V. Williams 73 1999-01
22 Barker 70 1973-78
23 Cawley 69 1978-80 un'altra
24 Davenport 67 1999-00 un'altra
25 Austin 67 1979-80
26 Wade 66 1975-78
28 Sabatini 65 1990-91
30 Jaeger 64 1981-82
33 Kohde Kilsch 63 1986-87
34 Reid 62 1969-77
37 S. Williams 61 2002-03
39 Chakvetadze 60 2006-07
40 Osaka 60 2017-19 attiva

Purtroppo, sono numeri da prendere con cautela, perché lo storico del mio database per la WTA non è perfetto. So ad esempio che mancano partite di Evert e Navratilova, oltre a una manciata di risultati successivi. In record come questi, anche una sola partita in meno potrebbe voler dire che Evert aveva due strisce da 110 l’una, o qualsiasi altro numero o combinazione tali da rendere l’elenco sbagliato. Vi chiedo quindi di considerarli non ufficiali. Magari la WTA farà ricorso al suo database – presumibilmente più completo – per produrre una lista più precisa.

Osaka, la campionessa in carica degli US Open, è in buona compagnia, che diventa ancora più valida se si restringe il campo alle giocatrici del 21esimo secolo. Solo cinque delle quelle che la precedono sono ancora in attività, e quattro hanno vinto più di uno Slam, possibilità che Osaka avrà in finale contro Petra Kvitova.

La sua striscia ha ora raggiunto quota 60.

The Naomi Osaka First-Set Guarantee

Danielle Collins e le sorprendenti semifinaliste di Slam

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 22 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Vincendo in tre set contro Anastasia PavlyuchenkovaDanielle Collins si è qualificata come prima semifinalista degli Australian Open 2019. Era già la sorpresa più grande tra le giocatrici ai quarti di finale. Una settimana fa, molti opinionisti (tra cui il sottoscritto) avrebbero scelto una dozzina di nomi con più probabilità di trovarsi nelle ultime quattro.

In un solo torneo, Collins, americana di venticinque anni, ha raddoppiato l’esperienza negli Slam. Ha iniziato a farsi notare come stella del college, vincendo il titolo nazionale nel 2014 e nel 2016, con il quale ha ottenuto wild card per i suoi primi due Slam.

Pur mettendo Simona Halep sotto pressione con la vittoria di un set nel primo turno degli US Open 2014, le wild card non hanno portato fortuna. Dopo la semifinale a Miami 2018, si è guadagnata il tabellone di altri tre Slam, dove però ha sorteggiato sempre teste di serie, dovendosi accontentare dell’assegno per una sconfitta al primo turno.

In tutto, il cammino di Collins negli Slam consisteva in cinque apparizioni nel tabellone principale, cinque sconfitte al primo turno e un paio di vittorie nelle qualificazioni.

Semplicemente, non esiste un precedente per l’impresa di Collins a Melbourne. È partita sconfiggendo di misura Julia Goerges, testa di serie numero 14, poi ha vinto sei set di fila eliminando Sachia Vickery, Caroline Garcia, testa di serie numero 19 e Angelique Kerber, testa di serie numero 2, con a malapena un’ora di gioco a partita. L’ultima è durata di più, ma con lo stesso risultato, cioè una vittoria per 2-6 7-5 6-1 su Pavlyuchenkova, che per la quinta volta in uno Slam era ai quarti di finale.

Solo altre tre giocatrici dal 1980

Un posto in semifinale senza aver mai vinto prima negli Slam merita certamente una ricerca dettagliata. Dal 1980, solo tre giocatrici ci sono riuscite: Monica Seles al Roland Garros 1989, Jennifer Capriati nello stesso torneo nel 1990 e Alexandra Stevenson a Wimbledon 1999.

Si fatica però ad accomunare Collins a questo trio. Seles e Capriati erano al loro primo Slam e non avevano ancora compiuto i sedici anni. Stevenson ne aveva 18 e giocava in appena il terzo tabellone principale di uno Slam.

L’esempio più simile per Collins va trovato tra gli uomini, con Marco Cecchinato che a 25 anni è arrivato in semifinale al Roland Garros 2017 pur non avendo mai vinto nei precedenti Slam.

Raggiungere la semifinale nel sesto slam non è così raro, ci sono riuscite 12 diverse giocatrici, tra cui Seles, Capriati e Stevenson, oltre a Venus Williams e Eugenie Bouchard. Ma gli anni trascorsi alla University of Virginia la distanziano da questo gruppo, in cui erano tutte adolescenti. La sola eccezione è rappresentata da Clarisa Fernandez, che è arrivata in semifinale al Roland Garros 2002 a vent’anni.

La semifinalista venticinquenne con meno esperienza è stata Fabiola Zuluaga agli Australian Open 2004, il suo 17esimo Slam, con 22 partite vinte in totale negli altri sedici. La storia offre poco conforto a Collins.

Se giocatori transitati per il college come Kevin Anderson e John Isner si sono ritagliati uno spazio tra i primi 10 e raggiunto i turni finali negli Slam, tra le donne l’età è sempre stata a favore delle più giovani.

L’età favorisce le giovani

I giorni delle fenomenali quindicenni come Capriati e Seles non ci sono più, è vero, ma l’ultima vincitrice Slam è la ventenne Naomi Osaka, e nello stesso anno in cui Collins ha vinto il primo titolo nazionale, Bouchard – che ha due mesi in meno – ha raggiunto la finale a Wimbledon. È Lisa Raymond la collegiale che ha ottenuto il maggior successo nel circuito femminile, anche se in larga parte dal doppio.

Forse l’ascesa di Collins invertirà la tendenza, così come Anderson – che ha giocato la prima semifinale a trentuno anni e al 34esimo Slam – ha fatto vedere che il college non necessariamente è di ostacolo ai piani di una futura stella del circuito maschile.

Con il 20% delle prime 100 della classifica femminile che ha già superato i trenta, mai come ora sono alte le speranze di una giocatrice che matura più tardi. Non è ragionevole pensare che Collins sarà costantemente presente nella seconda settimana degli Slam, ma è possibile che superi Raymond, la cui massima classifica in singolare si è fermata alla quindicesima posizione.

La prossima volta di Collins in fondo a uno Slam non desterà la stessa sorpresa.

Danielle Collins and Surprise Major Semi-finalists

Dayana Yastremska colpisce più forte di voi

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 18 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le palline degli Australian Open 2019 devono tremare come non hanno mai fatto prima. Serena Williams è tornata e sembra essere al massimo della forma (e ha appena raggiunto i quarti di finale con una vittoria sulla numero 1 Simona Halep, n.d.t.), Maria Sharapova gioca bene a sufficienza da aver battuto la campionessa in carica Caroline Wozniacki (pur avendo poi perso al turno successivo, n.d.t.), e Petra Kvitova continua la striscia vincente dal torneo di Sydney, con una passeggiata fino a quarti di finale.

E poi ci sono le giovanissime. La iper-offensiva ventenne Aryna Sabalenka è uscita al terzo turno contro una minaccia ancora più giovane, Amanda Anisimova.

Ma è la diciottenne ucraina Dayana Yastremska (che ha perso solo per mano di Williams al terzo turno, n.d.t.), la giocatrice che tira più forte di tutte. Guardando qualche partita di Sabalenka, si potrebbe pensare che non ci sia niente di più aggressivo su un campo da tennis. Non è così, perché Yastremska arriva a fondo scala.

Quando qualche anno fa Lowell West ha introdotto per la prima volta la statistica “Punteggio Offensivo”, Kvitova era chiaramente la prima del gruppo, cioè la giocatrice che terminava più spesso i punti – nel bene e nel male – sulla propria racchetta.

Madison Keys non era molto indietro, e al terzo posto Williams tra le poche di cui erano disponibili dati a sufficienza. Da quel momento sono cambiate due cose. Da un lato, il Match Charting Project possiede ora molti più dati su molte più giocatrici. Dall’altro, la potenza di una nuova generazione nel maltrattare la pallina sta rischiando di far sembrare il resto del circuito delle dilettanti.

Il Punteggio Offensivo racchiude un grande potere esplicativo in un semplice calcolo. Si ottiene dal rapporto tra il numero di “Punti sulla Racchetta” (vincenti, errori non forzati o colpi che hanno indotto l’avversaria a un errore forzato) e il numero di “Opportunità di Colpo”.

L’indice risultante assume valori dal 10% dell’estremo inferiore – la media in carriera di Sara Errani è del 11.6% – al 30%* della parte opposta. Singole partite possono superare questo livello in entrambe le direzioni, ma nessuna giocatrice con almeno cinque partite punto per punto resta fuori dall’intervallo.

(* i lettori dotati di ottima memoria o con l’abitudine di cliccare sui link noteranno che nell’articolo originale Kvitova raggiungeva in totale il 33% e Keys era appena sopra il 30%. Non so se si trattasse di una stranezza poi rientrata in presenza di un campione più ampio o se sto usando una formula leggermente diversa. Ad ogni modo, l’ordine delle giocatrici è rimasto coerente, ed è la cosa che conta.)

La tabella mostra le prime 10 giocatrici più aggressive tra le regolari del circuito della decade in corso prima dell’arrivo di Sabalenka e Yastremska.

Class  Giocatrice       Complessivo
1 Kvitova 27.1%
2 Goerges 26.8%
3 S. Williams 26.8%
4 Ostapenko 26.5%
5 Giorgi 26.0%
6 Keys 25.9%
7 Vandeweghe 25.9%
8 Lisicki 25.6%
9 Pavlyuchenkova 24.0%
10 Sharapova 23.2%

Sono tutte giocatrici che entrano nel 15% delle più aggressive. Terminano più spesso il punto sulla racchetta di molte delle avversarie che già consideriamo offensive, come Venus Williams (21.9%), Karolina Pliskova (21.6%) e Johanna Konta (22.3%).

Jelena Ostapenko fa da raccordo tra le due generazioni. Non era parte della conversazione nella prima versione del Punteggio Offensivo, ma una volta che ha iniziato a vincere è stato subito chiaro che avrebbe potuto raggiungere Kvitova al vertice.

Queste sono le attuali prime 10.

Class  Giocatrice    Complessivo   
1 Yastremska 28.6%
2 Sabalenka 27.6%
3 Kvitova 27.1%
4 Goerges 26.8%
5 S. Williams 26.8%
6 Ostapenko 26.5%
7 Kuzmova 26.0%
8 Giorgi 26.0%
9 Keys 25.9%
10 Vandeweghe 25.9%

Yastremska, Sabalenka e anche Viktoria Kuzmova sono entrate sgomitando tra le prime 10. La presenza di Yastremska e Sabalenka potrebbe essere un po’ prematura, visto che il loro indice considera rispettivamente solo sette e nove partite.

La combattività di Sabalenka però è ben documentata. Il suo valore di 27.6%, che supera quello di Kvitova, arriva da una media di quasi 30 partite.

Il tennis ha la tendenza a oscillare tra estremi, con la nuova generazione che sviluppa abilità per contrastare quelle accumulate dalla precedente. Non è ancora evidente se una disposizione così offensiva permetterà a queste giovani giocatrici di catapultarsi in cima.

Dopo tutto, Sabalenka ha vinto solo cinque game contro Anisimova, il cui indice è un più modesto 23%. Magari all’aumentare dell’esperienza svilupperanno un gioco più completo e meno legato all’attacco, lasciando spazio al ritorno di Kvitova al vertice.

Nel frattempo, abbiamo il privilegio di assistere allo scontro tra alcune delle giocatrici che più attaccano duramente la pallina nella storia del circuito femminile.

Dayana Yastremska Hits Harder Than You