La resistenza di Ivo Karlovic e la chiave dell’invecchiamento nel tennis maschile

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 9 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Diciamolo subito: Ivo Karlovic è fantastico. Ha giocato la prima partita sul circuito maggiore quando aveva 22 anni, e per i due anni successivi è stato lontano dai primi 100. Ma è poi riuscito a raggiungere il numero 14, a vincere più di 350 partite e nove tornei del circuito maggiore. A poche settimane dai 40 anni (il 28 febbraio), è arrivato in finale del 250 di Pune, a due soli punti dallo sconfiggere il numero 6 Kevin Anderson, assicurandosi di rimanere nei primi 100 almeno fino al compleanno.

Il fatto che sia uno dei giocatori più alti nella storia del tennis e che molti record relativi agli ace portino il suo nome è argomento a parte (anche se sicuramente degno di approfondimento, come spero di fare in futuro sul rapporto tra dinamiche di invecchiamento e stili di gioco). Il suo tennis da chiusura immediata, che evita scambi estenuanti che hanno consumato giocatori come David Ferrer, può di certo rendere più facile sostenere il livello competitivo anche in età avanzata. Di contro però, rimane uno dei pochi giocatori ad attuare con continuità il servizio e volée, una tattica che molti dei colleghi più giovani e veloci non è in grado di eseguire con altrettanta efficacia. Semplicemente, Karlovic è un giocatore a sé.

Sovversione della logica naturale

Nonostante l’unicità, Karlovic rappresenta un aspetto importante del tennis maschile nella decade in corso. Da quando è apparso sul circuito quasi vent’anni fa, l’ATP è invecchiata, e dieci giocatori di almeno 33 anni superano Karlovic in classifica. Di questi, il trentasettenne Roger Federer, è ancora uno dei giocatori più forti. Pur con un’età media che sta iniziando a recedere, siamo ancora nell’epoca d’oro dei trentenni.

Giocatori come Karlovic e Federer sembrano aver sovvertito la naturale interpretazione logica dell’invecchiamento. Nella maggior parte degli sport esiste un picco di età che corrisponde ad aspettative affidabili di massimo rendimento. Fino a quel punto, è ancora in corso lo sviluppo fisico e mentale, per poi lasciare spazio al calo fisico e a quello di prestazione.

C’è sempre molta variazione intorno alla media, ma la traiettoria complessiva – emersione, crescita, punto massimo, declino, ritiro – è abbastanza prevedibile. In parte, è lo stesso cammino fatto da Karlovic, solo con un’avvio in ritardo e un sorprendente secondo picco dopo i trent’anni.

L’indice di dominio corretto

Per confrontare i rendimenti anno su anno, ho calcolato l’indice di dominio (Dominance Ratio o DR), un’utile valutazione del livello complessivo di prestazione calcolata come il rapporto tra i punti vinti alla risposta e i punti vinti alla risposta dall’avversario. Ho poi corretto per la bravura degli avversari (è un algoritmo complicato, ma ne ho spiegato il funzionamento in questo articolo).

Il valore 1.0 rappresenta la media, e l’intervallo tipico va da circa 0.8 (in fase di ritorno al circuito dei Challenger) e 1.2 (il livello dei Fantastici Quattro). L’immagine 1 mostra il DR di Karlovic per ogni anno di età, oltre a una più lineare media mobile di tre anni.

IMMAGINE 1 – Indice di dominio di Karlovic e media mobile di tre anni

Karlovic ha raggiunto il livello massimo intorno ai 31 anni, un po’ in ritardo ma non in modo totalmente atipico per l’attuale periodo. Anche ignorando la sorprendente ascesa dei 36 anni, si è mosso intorno alla media (all’incirca un giocatore stabilmente tra i primi 50) fino ai 35 anni. Nel 2017 e nel 2018 abbiamo finalmente osservato una dinamica di declino, ma se la finale a Pune è di indicazione, Karlovic potrebbe rimescolare le carte ancora una volta (anche la sconfitta nel secondo turno degli Australian Open al tiebreak del quinto set contro Kei Nishikori dopo circa quattro ore è una prestazione solida in questo senso, n.d.t.).

Quasi tutti i professionisti si ritirano prima dell’età a cui è arrivato Karlovic, quindi non sapremo mai quali altri massimi di forma avrebbero potuto trovare. Naturalmente alcuni di quei ritiri sono dovuti a infortuni, e va dato credito a Karlovic in queste fasi finali della carriera per la capacità di preservare una condizione sufficiente ad andare avanti.

Federer è ancora più sbalorditivo

Vediamo un caso di dinamica d’invecchiamento ancora più sbalorditiva, che appartiene a un giocatore che quasi sicuramente si ritirerà prima di sperimentare il declino a cui è andato incontro Karlovic nel 2017 e nel 2018. L’immagine 2 mostra il DR di Federer per ogni anno di età, oltre a una più lineare media mobile di tre anni.

IMMAGINE 2 – Indice di dominio di Federer e media mobile di tre anni

Rispetto a un DR corretto per bravura dell’avversario, la stagione migliore di Federer è arrivata a 34 anni. Anche se non vi fidate, la dinamica complessiva è chiara. Sta continuando a giocare nelle vicinanze del suo massimo pur avendo superato un’età in cui i colleghi diventano capitani di Coppa Davis e ricevono l’onore di un girone a loro nome nelle Finali di stagione (come per Lleyton Hewitt e Gustavo Kuerten nel 2018).

Federer è stato in grado di tenere lontano gli infortuni per praticamente tutti i 20 anni di carriera sul circuito e la salute – cioè il semplice fatto di presentarsi alla maggior parte dei tornei – è forse una delle qualità più sottovalutate nel tennis maschile.

Ritiro contro declino di rendimento

La grande maggioranza di giocatori che non riesce a trovare continuità ad altissimi livelli dopo i 35 anni non scende lentamente in classifica come ad esempio un giocatore di baseball che gioca tutte le partite tra i 20 e i 30 anni per poi assumere un ruolo sempre più di rincalzo all’avanzare dell’età. Decide invece per il ritiro, magari per un’infortunio debilitante o per un generale logoramento, o ancora per la mancanza di quel desiderio necessario ad anteporre lo sport a qualsiasi altra cosa.

L’immagine 3 mostra i due modi in cui il livello di un giocatore non si mantiene stabile rispetto all’anno precedente, vale a dire giocando un tennis peggiore (in termini di DR corretto per bravura dell’avversario) o ritiro dal circuito. Quest’ultimo lo si intende quando vengono giocate meno di 20 partite sul circuito maggiore, che qualsiasi professionista tra i primi 100 dovrebbe essere in grado di gestire in assenza di infortuni.

Sorprende il numero di ritiri per ogni età, e con una frequenza che, intorno alla fine dei vent’anni, diventa maggiore della percentuale di giocatori che rimane sul circuito ma con un rendimento inferiore.

IMMAGINE 3 – Confronto tra andamento della diminuzione dell’indice di dominio e del numero di ritiri

La frequenza del ritiro dal circuito sottostima leggermente il numero dei giocatori che se ne vanno, visto che poi circa il 25% rientra alle competizioni, come ad esempio Andy Murray nel 2019 (pur avendo poi annunciato il probabile ritiro nel corso della stagione, legato alla possibilità molto incerta di recupero dall’operazione all’anca, n.d.t.). Anche però ricomprendendo il numero di rientri, un’impressionante quota di quei giocatori di cui ci aspettiamo un declino stabile è costretta al ritiro per infortunio o decide di non continuare.

Effetto di selezione

Tutti questi giocatori che abbandonano rendono estremamente difficile costruire una curva d’invecchiamento per il tennis maschile. Un metodo diffuso per misurare quel tipo di andamento è di identificare tutti i giocatori che hanno giocato stagioni consecutive (ad esempio quella dei 25 e dei 26 anni), calcolare quanto meglio o peggio hanno reso nella seconda stagione e fare una media delle differenze.

Per il giocatori del circuito nati a partire dal 1970, il risultato è assolutamente bizzarro. La variazione negativa più consistente è da 21 a 22 anni, quando il DR diminuisce di circa il 2.3%, quando ci attenderemmo cioè che giocatori così giovani salissero nella curva di apprendimento. La variazione positiva più consistente è invece da 30 a 31 anni, con un miglioramento del 4.0%, quando invece penseremmo di essere di fronte a un tetto massimo o anche a un leggero declino.

Siccome questi indici non includono i giocatori che hanno abbandonato il circuito, la maggior parte dei valori anno su anno restituiscono un miglioramento.

Età        Indice DR anno su anno   
19 a 20 -1.7%
20 a 21 +0.9%
21 a 22 -2.2%
22 a 23 -0.3%
23 a 24 +1.5%
24 a 25 +1.1%
25 a 26 +0.7%
26 a 27 +1.5%
27 a 28 +1.2%
28 a 29 +3.5%
29 a 30 -0.8%
30 a 31 +4.0%
31 a 32 +2.6%
32 a 33 +0.7%
33 a 34 -0.5%
34 a 35 +3.0%
35 a 36 -0.4%

Se con questi indici costruissimo una curva d’invecchiamento, otterremmo una linea che sale vorticosamente, come se ci si aspettasse da questi giocatori di continuare a migliorare fintantoché sono interessati al professionismo.

Le cose però iniziano ad avere un senso quando ridefiniamo le conclusioni così da tenere conto dell’effetto di selezione. Non è corretto dire che il giocatore medio migliora stabilmente all’infinito. Ha più credibilità un’affermazione come: il giocatore medio che si mantiene sufficientemente in forma per affrontare una stagione intera e conserva il desiderio di giocare da professionista a tempo pieno può aspettarsi di migliorare anche ben dopo i 30 anni. Più invecchia, più è probabile che il desiderio del professionismo cali.

Farsi trovare pronti

Come qualcuno dice, metà del successo sta nel farsi trovare pronti per giocare. All’età di 39 anni la maggior parte dei professionisti si è da tempo fatta trovare pronta per altre circostanze della vita. Aggrappandosi alla cruda perseveranza, con un po’ di fortuna e con uno dei servizi più dominanti nella storia del tennis, Karlovic ha mostrato che la curva d’invecchiamento nel tennis è ancora più flessibile di quanto si pensasse.

Ivo Karlovic’s Survival and the Key to Aging in Men’s Tennis

Ivo Karlovic e il tiebreak d’ordinanza

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 21 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ivo Karlovic sta per raggiungere un risultato mai ottenuto prima d’ora. Al pari di John Isner, durante la carriera Karlovic ha ampliato la definizione di gioco mono-dimensionale. I giocatori di statura imponente sono in grado di vincere così tanti punti al servizio da rendere agli avversari quasi impossibile fare un break, limitando nel contempo le conseguenze delle loro stesse mancanze alla risposta. In presenza di un giocatore che massimizza la probabilità di tenere il servizio, il tiebreak sembra inevitabile.

Più del 50% dei set al tiebreak

Nel 2018, Karlovic ha portato questo concetto a un nuovo livello. Compresa la semifinale del Calgary Challenge (vinta per 7-6 7-6), il giocatore croato di 211 cm ha giocato 42 partite, per un totale di 115 set e 61 tiebreak (Karlovic ha poi vinto il Calgary Challenger con il punteggio di 7-6 6-3, n.d.t.). In termini percentuali, significa che un set va al tiebreak il 53% delle volte. Dal 1990, tra i giocatori con almeno 30 partite a stagione sul circuito maggiore, nelle qualificazioni e nei Challenger, nessuno è mai andato oltre il 50%. Anche avvicinarsi a questa soglia è decisamente atipico per un giocatore. Meno del 20% dei set sul circuito maggiore arriva a un punteggio di 6-6, ed è raro per un qualsiasi giocatore raggiungere il 30%.

Durante questa stagione, solo Isner e Nick Kyrgios si sono iscritti al gruppo con almeno il 30% dei set al tiebreak, di cui naturalmente Karlovic fa parte. Anche Reilly Opelka, la promessa americana di 211 cm, ha collezionato solo 31 tiebreak su 109 set, per una frequenza più modesta del 28.4%. Karlovic è davvero di una classe a parte. Isner ci è andato vicino nel 2007, l’anno in cui è emerso sul circuito Challenger, giocando 51 tiebreak in 102 sets. Come mostra la tabella, l’elenco dei primi 10 di tutti i tempi inizia a essere un po’ ripetitivo.

Class  Anno   Giocatore  Set   TBs  TB%  
1      2018   Karlovic   116   62   53.0%  
2      2007   Isner      102   51   50.0%  
3      2005   Karlovic   118   56   47.5%  
4      2016   Karlovic   146   68   46.6%  
5      2017   Karlovic   91    42   46.2%  
6      2006   Karlovic   106   48   45.3%  
7      2015   Karlovic   168   76   45.2%  
8      2018   Isner      149   65   43.6%  
9      2001   Karlovic   78    34   43.6%  
10     2004   Karlovic   140   61   43.6%

* Il totale di Karlovic e Isner comprende 
le partite fino al 21 ottobre 2018

Per una maggiore varietà, la tabella mostra i quindici differenti giocatori con la più alta frequenza di tiebreak nella singola stagione.

Class  Anno   Giocatore  Set   TBs  TB%  
1      2018   Karlovic   116   62   53.0%  
2      2007   Isner      102   51   50.0%  
3      2004   Delic      95    37   38.9%  
4      2008   Llodra     117   45   38.5%  
5      2008   Guccione   173   65   37.6%  
6      2002   Waske      109   40   36.7%  
7      1993   Rusedski   99    35   35.4%  
8      2017   Opelka     115   40   34.8%  
9      2005   Arthurs    95    33   34.7%  
10     2004   Norman     97    33   34.0%  
11     2001   Ljubicic   148   50   33.8%  
12     2004   Mirnyi     137   46   33.6%  
13     2014   Groth      172   57   33.1%  
14     2005   Carraz     98    32   32.7%  
15     2007   Wolmarans  80    26   32.5%

Karlovic si trova davvero in un mondo a sé. Compirà quarant’anni a febbraio 2019, ma l’età ha solo marginalmente scalfito l’efficacia del servizio. Pur avendo raggiunto la classifica massima nell’ormai lontano 2008 al 14esimo posto, è più recentemente che il suo servizio ha funzionato a pieno regime. Nel 2015, ha vinto più del 75% dei punti al servizio, tenendo il 95.5% dei game al servizio. Si tratta in entrambi i casi di massimi in carriera. Le statistiche al servizio degli ultimi anni sono rimaste tra le migliori di sempre, con il 73.5% dei punti vinti nel 2018, anche se, con il crollo in classifica, sono arrivate contro avversari più deboli in partite di qualificazione o di Challenger.

L’età si è però fatta sentire sul gioco alla risposta. Dal 2008 al 2012, riusciva a fare un break in più di un’opportunità su dieci, dal 2016 al 2018 la percentuale è scesa all’8%. Nessuno dei due valori è di grande impatto – Isner e Kyrgios sono gli unici giocatori regolarmente presenti sul circuito a fare break in meno del 17% dei game nel 2018 – e la differenza da un massimo del 12% nel 2011 a un minimo del 7.1% in questa stagione permette di capire come mai Karlovic sta giocando il più alto numero di tiebreak di sempre.

Conclusioni

Per via dell’altezza, di un profilo caratterizzato da statistiche agli estremi e di una propensione (o forse necessità) ad andare a rete, Karlovic è da tempo uno dei giocatori “diversi” del circuito. Con l’aumentare dell’età e con un’attitudine al tennis ancora più mono-dimensionale, sembra solo una naturale conseguenza che riscriva i suoi stessi record, continuando a ignorare il richiamo delle comodità post ritiro per colpire l’ennesimo ace e giocare l’ennesimo tiebreak.

Ivo Karlovic and the Odds-On Tiebreak

I 10.466 ace di Ivo Karlovic, con l’asterisco

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 14 agosto 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

La storia è questa: in settimana, Ivo Karlovic ha finalmente superato la fatidica soglia dei 10.000 ace di cui si continuava a parlare. Ora insegue il record di 10.131 ace detenuto da Goran Ivanisevic (record poi superato da Karlovic, secondo le statistiche ufficiali dell’ATP, n.d.t.)

Karlovic è uno dei più grandi giocatori al servizio della storia del tennis, e in realtà ha già servito più di 10.000 ace. Anche Ivanisevic era molto forte al servizio, e potrebbe pure essere lui a detenere il record di ace. Sono i numeri contenuti nel comunicato stampa dell’ATP a destare perplessità, perché non sono corretti.

I problemi relativi alle statistiche sugli ace

In un articolo dello scorso anno, Carl Bialik di FiveThirtyEight ha evidenziato i due problemi più importanti che emergono dai record dell’ATP sugli ace:

  • l’ATP non possiede statistiche sugli ace prima del 1991 (Ivanisevic ha esordito sul circuito maggiore nel 1988)
  • i totali calcolati dall’ATP non sono comprensivi degli ace nelle partite di Coppa Davis, anche se i risultati di Coppa Davis sono poi utilizzati per il record di vittorie-sconfitte e per la classifica.

Ne aggiungo uno io: ci sono molte altre partite dal 1991 per cui non esiste registrazione del numero di ace. Secondo i miei calcoli, non ci sono statistiche per 14 partite giocate da Ivanisevic dopo il 1991 (non sono quantomeno sul sito ufficiale dell’ATP). E questo senza considerare la Coppa Davis, il torneo olimpico (per il quale non ci sono statistiche) e la ormai defunta Grand Slam Cup.

Se l’intento è quello di confrontare i record dei giocatori migliori di epoche diverse, il tennis non è lo sport più indicato. Sono tutte difficoltà già presenti con giocatori che si sono ritirati solo recentemente e alcune continuano a rimanere questioni aperte. Se si volesse poi mettere a confronto Roger Federer o Ivanisevic con, ad esempio, Boris Becker o – strano anche solo pensarlo – Pancho Gonzales, non c’è proprio possibilità.

Probabilmente non si riuscirà mai a recuperare il numero degli ace delle partite mancanti. E sembra ingenuo aspettarsi di identificare il giocatore che detiene il vero record ed esaltarlo quando lo supera, perché ovviamente non si è in grado.

Stima dei totali in carriera, con l’asterisco

Quello che si può fare però è stimare il numero degli ace mancanti per ciascuno dei nomi nelle posizioni di vertice di questa speciale classifica. Nel caso di Ivanisevic, sono circa 200 le partite delle stagioni 1988, 1989 e 1990, oltre alla Coppa Davis e alle altre partite mancanti, di cui non sappiamo il numero di ace.

E anche se non è possibile ricavare un numero esatto, se ne può trovare un’approssimazione che dimostri quanto effettivamente Ivanisevic sia avanti a Karlovic, almeno in questo momento.

Per completare le informazioni a disposizione, ho calcolato la frequenza di ace per game di ciascun giocatore su ogni superficie per tutte le stagioni giocate. Per il periodo tra il 1988 e il 1990, ho utilizzato la frequenza registrata nel 1991 (questo articolo di FirstBallIn, che ho trovato dopo aver scritto il mio, suggerisce che i giocatori migliorino la propria frequenza di ace nelle stagioni iniziali della loro carriera, quindi dovrei arrotondare per difetto. Potrebbe avere senso. Una riduzione del 5%, come proposta nell’articolo, per il periodo tra il 1988 e il 1990 per Ivanisevic corrisponde a 60 ace da togliere al totale sotto riportato).

I calcoli restituiscono una stima di 2386 ace per le 195 partite “mancanti” di Ivanisevic, che diventa un totale in carriera di 12.551, una soglia che Karlovic potrebbe raggiungere, se mai lo facesse, non prima della fine del 2017 (secondo le statistiche ufficiali dell’ATP, al momento Karlovic è a quota 11.572, n.d.t.).

Il record di Ivanisevic rimane irraggiungibile

Attenzione però, anche a Karlovic mancano delle partite! Nel suo caso sono solo 21, e la maggior parte in Coppa Davis. La stessa metodologia di stima gli assegna altri 466 ace, che vuol dire aver superato la soglia dei 10.000 a giugno, nel secondo turno del torneo di Halle contro Alexander Zverev. Anche considerando i circa 500 ace “aggiuntivi”, il record di Ivanisevic rimane comunque quasi sicuramente irraggiungibile.

Per quanto riguarda Pete Sampras? Ufficialmente, Sampras è al quinto posto nella classifica di sempre, con 8858 ace. Ma come Ivanisevic, anche lui ha giocato molte partite prima che si iniziasse a registrare gli ace nel 1991, e nel suo record mancano quasi 200 partite.

Per Sampras, si può stimare che abbia servito 1815 ace che non compaiono nelle sue statistiche ufficiali (sulla base dello stesso monito valido per Ivanisevic, il numero totale degli ace di Sampras andrebbe ridotto di 50 per tenere conto della possibilità che abbia servito più ace nel 1991 che nel periodo tra il 1988 e il 1990).

Con minori aggiustamenti di questa natura anche per gli altri giocatori tra i primi cinque, cioè Federer e Andy Roddick, questa è un’ipotetica classifica di sempre, almeno in termini generali.

Giocatore  Ace ufficiali Stima mancanti Stima totali 
Ivanisevic 10.183        2368           12.551
Sampras    8858          1815           10.673  
Karlovic   10.022        466            10.488  
Federer    9279          524            9803  
Roddick    9074          694            9768

Per coincidenza, Karlovic è ufficialmente a 200 ace dal record detenuto da Ivanisevic ma, pur essendo ben più lontano, è in realtà a quella stessa distanza rispetto alla mia stima del numero di ace di Sampras, che qui si trova al secondo posto.

Karlovic è sicuramente un giocatore dal grande servizio. Ma se non riusciamo ad avere certezza del numero totale dei suoi ace, nella maggior parte dei casi serviti negli ultimi dieci anni, sembra ingenuo pretendere di sapere quando – o anche se – supererà il record di tutti i tempi.

Ivo Karlovic and His Remarkable 10,466* Aces