Sotto pressione, Nick Kyrgios è davvero un giocatore diverso

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’8 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo, abbiamo analizzato la possibile insolita incostanza di Nick Kyrgios. In altre parole, è probabile che vinca contro giocatori di più alta classifica e perda contro quelli di classifica inferiore più di quanto facciano i suoi colleghi? I numeri dicono che questo non accade.

C’è dell’altro però quando si parla dell’inaffidabilità di Kyrgios. Spesso, durante la partita è protagonista di momenti a corrente molto alternata. A volte è visibilmente distratto o, come contro Radu Albot a Delray Beach, può anche arrivare a esclamare di voler abbandonare il campo. Ci sono poi servizi e colpi mozzafiato nelle situazioni di massima pressione. Sembra essere più motivato da stadi pieni e pressione di gioco, due elementi che, sfortunatamente, mancano in molte partite di tennis professionale.

La fortuna spinge nella stessa direzione

Abbiamo già qualche prova dell’ipotesi di miglior rendimento di Kyrgios quando è sotto pressione. Nelle cinque partite del torneo di Acapulco, ha vinto solo il 50.4% dei punti, una delle percentuali più basse di sempre per un vincitore. In tre di quelle partite, ha vinto punti alla risposta con una frequenza più bassa dell’avversario, generando un indice di dominio (Dominance Ratio o DR) inferiore a 1.0. Vincere con un DR minore di 1.0 (o con meno del 50% di punti totali vinti) non è impensabile, certamente però non il modo più efficiente per arrivare al vertice. Non a caso le chiamiamo “partite lotteria”, proprio perché coinvolgono una buona dose di fortuna per vincere con margini così sottili, e la fortuna tende a esaurirsi.

Eppure, con Kyrgios la “fortuna” continua a spingere nella stessa direzione. In carriera, ha giocato 15 partite in tornei del circuito maggiore in cui il DR è stato tra lo 0.9 e lo 0.99, cioè l’avversario lo ha superato, almeno relativamente ai punti totali. Con quelle statistiche, si vince di solito circa un terzo delle volte. Kyrgios ha vinto 11 delle 15 partite. La sorte gli è amica quando vince di misura: di 13 partite con un DR tra 1.0 e 1.1 ne ha perse solo due. C’è qualcosa di efficace nel suo gioco.

I punti importanti sono importanti

Probabilmente sapete già di cosa si parla, anche senza aver sentito telecronisti e opinionisti dibattere di Kyrgios. La chiave di vittorie così ravvicinate sta nella trasformazione dei punti importanti, palle break, parità, tiebreak, etc. Non cambia perdere un paio di punti al servizio sul 40-0, perché altre situazioni hanno una leva decisamente più alta. E sono quelle in cui Kyrgios mette in mostra il suo tennis migliore.

Ho raggruppato i punti alla risposta vinti da Kyrgios in carriera sulla base del punteggio in ciascuna partita (non possiedo la sequenza punto per punto di tutte le sue partite del circuito maggiore, ma la maggior parte è inclusa, a sufficienza da costituire un campione statistico affidabile). Queste sono le cinque situazioni di punteggio in cui vince il maggior numero di punti alla risposta, in ordine di efficacia:

  • 0-40
  • 40-AD
  • 15-30
  • 30-40
  • 40-40

E queste le cinque in ordine di inefficacia:

  • 30-0
  • 40-0
  • 40-15
  • 0-15
  • 0-0

Detto altrimenti, di fronte a un’opportunità di break Kyrgios gioca divinamente. Nel campione di partite a disposizione, ha vinto il 31.5% dei punti alla risposta. Quando l’avversario si trova a servire sullo 0-40, vince il 40.5% dei punti. Sul 40-AD, la percentuale è del 41.9%. Dietro 30-0 alla risposta, vince solamente il 27.3% dei punti.

Lo fanno tutti (almeno in parte)

I lettori più acuti si saranno accorti che non ho tenuto conto di un aspetto fondamentale. In insiemi di decine di partite, punteggi che favoriscono il giocatore alla risposta ricorreranno più frequentemente contro giocatori dal sevizio debole. In semifinale contro John Isner, a Kyrgios non è capitato spesso di essere 0.40 o anche 40-AD, ma può aspettarsene di più contro giocatori come Albot ad esempio. Nelle ultime 52 settimane, la media del circuito maschile è stata di 37.3% punti vinti alla risposta, ma di 40.1% palle break vinte.

Lo fanno tutti, Kyrgios lo fa di più. La tabella mostra il rapporto tra i punti vinti alla risposta e la media dei punti vinti alla risposta per ciascun punteggio possibile nel game. La colonna NK mostra l’indice di Kyrgios, la colonna ATP mostra la media del circuito nel 2018.

Punteggio     NK      ATP   
0-40 1.43 1.14
40-AD 1.33 1.09
15-30 1.27 1.05
30-40 1.26 1.06
40-40 1.16 1.02
15-40 1.13 1.06
15-15 1.11 0.99
15-0 1.11 0.98
30-15 1.09 1.00

Punteggio NK ATP
0-30 1.07 1.06
AD-40 1.06 1.02
40-30 1.05 1.00
30-30 1.03 1.01
0-0 1.02 0.99
0-15 1.01 1.05
40-15 0.95 0.92
40-0 0.91 0.87
30-0 0.87 0.91

La maggior parte dei giocatori si avvantaggia da situazioni di 0-40 e, in misura minore, sulle palle break, ma Kyrgios è di un altro pianeta. Il giocatore medio vince all’incirca il 10% in più di punti alla risposta quando ha una o più palle break, Kyrgios riesce a triplicare quel valore.

Leva

Ci siamo avvicinati parecchio alla spiegazione dei risultati anomali di Kyrgios e dell’incostanza durante la partita. Ma anche i vari punteggi nel game non forniscono un quadro completo. Di solito, il punto sulla parità quando si è 5-0 nei game è molto più importante di una palla break quando il giocatore alla risposta è già avanti di un set e di un break.

Per tenere conto di queste differenze, ci rivolgiamo alla statistica della leva (anche detta “volatilità” o “importanza”). L’idea sottostante: in funzione delle informazioni a disposizione dei due giocatori, possiamo calcolare la probabilità che uno vinca la partita sulla base della situazione del momento. Se vince il punto il giocatore al servizio, la probabilità si muove a suo favore, e viceversa nel caso vinca il giocatore alla risposta. La leva è la somma di quei due cambiamenti, cioè la quantità di probabilità di vittoria in palio associata qualsiasi punto.

Nell’analisi odierna, non ci sono numeri specifici, serve solo capire il concetto. Più alta la leva, maggiore l’importanza del punto. I giocatori potrebbero dissentire sui dettagli che un metodo puramente matematico restituisce, ma nella maggior parte dei casi i calcoli recepiscono l’intuizione su quali sono i punti che contano e sul loro valore assoluto.

Ho calcolato la leva per ogni punto della stagione ATP 2018 del circuito maggiore e raggruppato i punti in dieci categorie, dalla meno importante (1) alla più importante (10). L’immagine 1 mostra la media del circuito sui punti vinti alla risposta (PVR) per ciascuna categoria individuata.

IMMAGINE 1 – Leva media del circuito maggiore sui punti vinti alla risposta

Tendenze di fondo..

Se ignoriamo le categorie estreme, sembra esserci una tendenza di fondo. Dalla penultima categoria in termini d’importanza alla seconda, c’è un aumento dei punti alla risposta da circa il 36% al 37.5%. In parte se ne può ricercare il motivo in un fenomeno di cui ho già parlato: i giocatori alla risposta si trovano in circostanze cruciali (come ad esempio le palle break) più spesso contro giocatori dal servizio debole.

L’immagine 2 mostra lo stesso grafico con l’aggiunta di una seconda curva che rappresenta la PVR di Kyrgios nelle dieci categorie, dalla meno alla più importante. Per confronto, ho lasciato la linea che rappresenta la media del circuito maggiore.

IMMAGINE 2 – Leva di Kyrgios sui punti vinti alla risposta a confronto con la leva media del circuito maggiore

Ricordate l’aumento dal 36% al 37.5% di cui ho parlato un minuto fa? Per Kyrgios lo stesso cambiamento va dal 27% al 35.2%, cioè otto punti percentuali rispetto a 1.5%. Kyrgios dà l’impressione quindi di essere estremamente sensibile ai passaggi chiave e, quando la ricompensa è sufficientemente alta, si trasforma in un giocatore alla risposta credibile.

..ma effetto marginale

Alcuni di voi staranno probabilmente pensando: “ovvio, lo sapevo già”. Beh, in primo luogo non sopporto quando si dice così, perché quello che s’intende davvero è “sospettavo che fosse cosi” e in realtà non lo si sa per niente. Spesso altre cose della cui correttezza si ha ferma convinzione sono sbagliate.

In secondo luogo, voglio rimarcare quanto tutto questo sia inusuale. Sono anni che analizzo dati punti per punto, alla ricerca di dinamiche che si dispiegano all’interno della partita, relative a giocatori specifici o allo sport in generale. Sono tendenze esistenti: punti e game sono interamente indipendenti. Però, il loro effetto è solitamente marginale – un punto percentuale o due – e di difficile individuazione anche in due settimane cariche di tennis come negli Slam.

Kyrgios rompe gli schemi. Quando si tratta dell’incostanza dell’australiano, ipotesi adeguate a descrivere in lungo e in largo il tennis professionistico semplicemente falliscono (la sconfitta contro Philipp Kohlschreiber al secondo turno di Indian Wells per 6-4 6-4 ne è un ultimo esempio, n.d.t.).

Nick Kyrgios Really Is Different Under Pressure

Nick Kyrgios è più prevedibile di quanto si pensi

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 5 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

C’è un’ostinata convinzione tra appassionati di tennis e opinionisti per cui alcuni giocatori sono più discontinui di altri. Nella conversazione odierna, mi riferisco ai risultati delle singole partite, quindi a quei giocatori che hanno la predilezione per eliminare avversari di più alta classifica ma che sono anche particolarmente suscettibili a sconfitte contro giocatori più deboli. C’è una pletora di aggettivi per questo, come imprevedibile, pericoloso, spinoso, e quello preferito per Nick Kyrgios, cioè incostante.

E sinora nella stagione 2019, Kyrgios ha dato perfetta prova di incostanza. Dopo aver perso ai primi turni contro Jeremy Chardy (a Brisbane) e Radu Albot (a Delray Beach), si è ripreso vincendo l’ATP 500 di Acapulco della scorsa settimana, eliminando Rafael NadalStanislas WawrinkaJohn Isner e Alexander Zverev. Non c’è dubbio che Kyrgios possieda più talento di quanto la sua classifica suggerisca. Stiamo parlando di un giocatore che ancora deve entrare tra i primi 10, ma che può vantare un record in parità, nelle partite terminate, nei confronti de i Grandi Tre (i Fantastici Quattro senza Andy Murray, n.d.t.), l’unico tra i giocatori in attività (considerando almeno cinque partite, a eccezione di Nadal e Novak Djokovic stessi).

Sembra poco regolare, ha risultati imprevedibili. Rispetto all’incertezza intrinseca di qualsiasi partita tra professionisti al vertice, come si posiziona Kyrgios? Come suggerisce il titolo dell’articolo, la risposta non è così lineare come possa sembrare.

Una misura della prevedibilità

Prendiamo il tipo opposto di giocatore, che batte regolarmente avversari di classifica inferiore ma che perde, di solito, contro quelli più forti di lui. Roberto Bautista Agut si è fatto questa reputazione, e come vedremo i numeri la confermano, malgrado la vittoria a sorpresa a Doha un paio di mesi fa contro Djokovic. Se la prevedibilità di un giocatore fosse così scontata, dovrebbe emergere dal paragone tra le previsioni prima della partita e i risultati che ottiene. Per il tipo alla Bautista Agut, la previsione sarebbe molto accurata, mentre per il gruppo di appartenenza di Kyrgios la previsione sarebbe molto meno affidabile.

Esiste già una statistica al proposito. L’indice Brier misura l’accuratezza delle previsioni, non solo in termini di effettiva correttezza ma anche di vicinanza del pronostico. Ad esempio, dopo la vittoria di Kyrgios contro Zverev nella finale di Acapulco, chi lo ha pronosticato vincente al 90% è stato più preciso di chi gli ha dato il 60% di probabilità. Troppa sicurezza invece amplifica il rischio di un indice Brier peggiore: se si pronostica il favorito sempre vincente al 90%, si sbaglierà spesso. L’indice Brier è la differenza quadratica tra il pronostico prima della partita (ad esempio il 90%) e il risultato (1 o 0, a seconda che la scelta sia corretta o sbagliata).

L’indice Brier per le partite del circuito maschile si attesta intorno al valore di 0.2. Se si riesce a ottenere un valore inferiore a questo, a indicazione di una minore distanza tra pronostici e risultati effettivi, si dovrebbero guadagnare soldi scommettendo sulle partite. Se invece si è molto superiori allo 0.2, non ci si discosta troppo dal classico lancio della moneta. Utilizzando pronostici casuali al 50/50, ne consegue un indice Brier di 0.25.

Brier-gios

L’indice Brier per il pronostico delle partite di un giocatore davvero imprevedibile dovrebbe avvicinarsi allo 0.25, eccedendo facilmente il tipico valore di 0.2 del circuito. Per determinare l’affidabilità delle previsioni pre-partita su Kyrgios e altri giocatori, uso le mie valutazioni Elo specifiche per superficie per tutte le partite del tabellone principale completate sul circuito dal 2000, in modo da generare previsioni per ciascuna. Con questo metodo ad esempio, Zverev aveva il 67.4% di probabilità di vincere la finale di Acapulco.

Fino a questo momento della stagione 2019, si può affermare che Kyrgios sia veramente imprevedibile. L’indice Brier per le dieci partite giocate è di 0.318, vale a dire che con un processo decisionale del tipo testa o croce si sarebbero ottenuti pronostici identici in modo molto più semplice. Anche se aumentiamo retroattivamente la sua probabilità di vincere per riflettere una condizione migliore di quanto la valutazione Elo assegni, l’indice Brier è di 0.277, sempre peggiore del lancio della moneta.

Si tratta però solo di dieci partite. Ci sono alcuni altri giocatori nel 2019 con un indice Brier ben al di sopra della soglia di 0.25, tra cui Frances TiafoeJoao SousaJuan Ignacio Londero e Felix Auger Aliassime. Da una manciata di tornei, si avrà sempre qualche risultato incerto, per via di miglioramenti sostanziali (come è probabile nel caso di Auger Aliassime) o di situazioni di evidente fortuna o sfortuna. A meno di non voler ammettere che anche Sousa e Londero sono giocatori altamente imprevedibili, non dovremmo trarre la stessa conclusione sulla base delle ultime dieci partite di Kyrgios.

Ottieni quello che hai pronosticato

L’indice Brier per le previsioni tramite valutazioni Elo delle partite sul circuito maggiore in carriera di Kyrgios è di 0.219. È più alto, e quindi meno prevedibile, della media, ma non di molto. Dei 280 giocatori con almeno 100 partite sul circuito maggiore dal 2000, Kyrgios è all’84esimo posto, più affidabile del 30% dei colleghi. Nel 2017, i risultati da lui ottenuti sono stati abbastanza imprevedibili, con un indice Brier di 0.244, mentre nel 2015 e 2016 il valore è stato di un più banale 0.210. Nel 2018 invece sono stati decisamente prevedibili, con un indice Brier di 0.177.

La tattica, il rendimento sul singolo punto o il comportamento in campo di Kyrgios possono essere soggetti a imprevedibilità, non è così per i risultati. La tabella mostra, oltre a Kyrgios, i 15 giocatori più imprevedibili tra quelli in attività in termini di indice Brier e poi i 15 giocatori più prevedibili sempre tra quelli in attività.

Giocatore       Partite  Brier   
Pouille 189 0.247
Rublev 106 0.245
Paire 377 0.239
Karlovic 650 0.239
Tsitsipas 100 0.232
Khachanov 154 0.231
Gojowczyk 102 0.231
Delbonis 225 0.227
Copil 108 0.227
Dzumhur 173 0.227
Gulbis 420 0.226
Cuevas 338 0.226
M. Zverev 297 0.226
J. Sousa 323 0.226
Coric 210 0.226
...
Kyrgios 191 0.219
...
Ebden 171 0.188
Goffin 344 0.188
Cilic 684 0.186
Gasquet 770 0.183
Berdych 911 0.182
Raonic 448 0.178
Ferrer 1048 0.177
Tsonga 600 0.175
Bautista Agut 384 0.172
Nishikori 517 0.167
Del Potro 560 0.160
Murray 802 0.146
Federer 1350 0.121
Djokovic 951 0.117
Nadal 1060 0.114

Pouille

È stato quasi impossibile pronosticare i risultati di Lucas Pouille. L’indice Brier generato dall’esito delle sue partite nel 2018 era di circa 0.3, a suggerire che sarebbe stato più intelligente fare un pronostico e poi scommettere contro il pronostico stesso!

Karlovic, Isner, Opelka

Anche Ivo Karlovic è tra i giocatori meno affidabili, non è chiaro se per via dell’insolito stile di gioco. Isner, l’unico confronto adeguato che abbiamo, è affidabile in media con il circuito, con un valore Brier in carriera di 0.201. Reilly Opelka, l’altra macchina da ace di altezza vertiginosa tra i primi 100, nel 2019 ha fatto meglio del pronostico, ma non ha accumulato dati a sufficienza per arrivare a una valida conclusione.

I più affidabili

Sulla sponda opposta, troviamo tra i più affidabili molti dei migliori. Risponde a una certa logica: un giocatore dominante non solo vince la maggior parte delle partite che dovrebbe vincere, ma il suo rendimento ci spinge a fare previsioni più aggressive. Spesso Nadal inizia una partita con una percentuale di vittoria di almeno il 90% e pronostici così certi – fintantoché il giocatore li conferma vincendo – determinano bassi indici di Brier.

Costanti risultati di continuità

C’è la tendenza a un’eccessiva interpretazione dei risultati insoliti. Kyrgios ne ha regalati molti e lo abbiamo ricambiato facendolo passare per un battitore libero più di quanto non lo sia. Un paio di settimane fa mi sono interrogato in merito a un simile quesito e ho trovato che i giocatori non devono davvero “adattarsi al torneo”, ottenendo quindi risultati migliori o peggiori a seconda del turno.

Non siamo proprio di fronte alla stessa problematica, ma è simile la verità di fondo: la metodologia attuale genera pronostici molto buoni, ma rimarrà sempre grande casualità nei risultati, e le storie che inventiamo per tenerne conto in realtà non la spiegano più di tanto.

Kyrgios è un giocatore immensamente interessante – nel podcast di ieri ho scherzato sul fatto che i lettori del blog dovranno prepararsi a una serie di dieci puntate su di lui – e scavare nelle statistiche punto per punto potrebbe portare alla luce caratteristiche che lo rendono unico nel circuito. Non si può negarlo. Ma a livello di partita nel torneo, la probabilità di sue vittorie a sorpresa non è per nulla unica, anche se è il nuovo orgoglioso possessore di un sombrero che fa pensare esattamente il contrario.

Nick Kyrgios is More Predictable Than We Think

Nick Kyrgios e le prime cinquanta partite – Verso Wimbledon

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 3 luglio 2014 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il sesto articolo della serie Verso Wimbledon.

La sconfitta di Nick Kyrgios contro Milos Raonic nel quarto di finale di Wimbledon 2014 è stata la sua cinquantesima partita giocata in un torneo dell’ATP almeno di livello Challenger. Numeri rotondi invitano a fare analisi di più ampio raggio: vediamo quindi come questo primo traguardo di Kyrgios si posizioni rispetto a quello di altri giocatori.

Solo in pochi con una classifica migliore

Con l’aggiornamento della classifica a fine Wimbledon 2014, Kyrgios fa il suo ingresso nei primi 100, fino alla 66esima posizione. Solo Rafael Nadal (61), Gael Monfils (65) e Lleyton Hewitt (65) avevano una classifica migliore al momento della loro cinquantunesima partita almeno di livello Challenger. Roger Federer era 93esimo, Novak Djokovic 128esimo e Jo Wilfried Tsonga 314esimo. Degli attuali primi 100, solo dieci giocatori sono entrati tra i primi 99 entro la loro cinquantunesima partita.

Vittoria in 36 delle prime 50 partite

L’abbondanza di punti disponibili nei tornei Slam ha sicuramente avuto un ruolo importante nell’ascesa di Kyrgios, ma c’è di più. Ha infatti vinto 36 delle sue prime 50 partite, che lo mettono al pari dei migliori giocatori del momento. Anche Nadal ha ottenuto un record di 36 vittorie e 14 sconfitte, seguito da Djokovic e Santiago Giraldo (che ha giocato quasi solo Challenger) con 34-16. Prima di Wimbledon, la maggior parte delle vittorie di Kyrgios sono arrivate nei Challenger, dove ha vinto quattro tornei.

Quattro titoli Challenger

Nessun altro giocatore in attività ha vinto quattro titoli Challenger nelle prime 50 partite. In otto, tra cui Djokovic, Tsonga, Stanislas Wawrinka e David Ferrer ne hanno vinti tre. E tutti hanno avuto bisogno di giocare più tornei di quella categoria per vincerne tre di quanto Kyrgios abbia fatto per vincerne quattro.

La pur breve carriera di Kyrgios nei Challenger è un altro indicatore di un roseo futuro. Ha giocato solamente nove tornei Challenger e con una classifica ora all’interno dei primi 70, potrebbe non doverne più giocare. Come ho analizzato in precedenza, i giocatori migliori hanno fretta di arrivare sul circuito maggiore: Federer, Nadal e Djokovic hanno giocato tra otto e dodici Challenger. Raramente un talento emergente passa a giocare stabilmente sul circuito maggiore prima di aver disputato meno di una ventina di Challenger. Quando ho approfondito la tematica due anni fa, più della metà dei primi 100 aveva giocato almeno cinquanta Challenger.

L’età non lo distingue

Un aspetto per cui Kyrgios non si distingue in modo particolare è l’età. Quando giocherà la sua cinquantunesima partita, avrà superato i diciannove anni da un paio di mesi. Circa un quarto degli attuali primi 100 hanno raggiunto quel totale di partite a un’età inferiore. Nadal, Richard Gasquet e Juan Martin Del Potro lo hanno fatto prima di compiere diciotto anni, mentre Djokovic, Hewitt e Bernard Tomic hanno impiegato solo qualche settimana in più.

Senza poter sapere che risultati avrebbe ottenuto Kyrgios sul circuito uno o due anni prima, è difficile arrivare a delle conclusioni. Il suo record di 36-14 a diciannove anni non è certamente così impressionante come l’identico record di Nadal a diciassette.

Entrare nei primi 100 a diciassette o diciotto anni è indicazione di grandezza futura più di quanto non lo sia a diciannove anni, ma con il progressivo innalzamento dell’età nel circuito, i diciannove potrebbero essere i nuovi sedici. Grigor Dimitrov non è entrato nei primi 100 se non tre mesi prima dei vent’anni, mentre Dominic Thiem e Jiri Vesely ne erano ancora fuori da ventenni. All’interno del gruppo di giocatori a lui più ravvicinato, Kyrgios spicca su tutti: nessun giovanissimo è classificato tra i primi 240.

In termini predittivi, la prestazione di Kyrgios a Wimbledon 2014 – in cui ha mostrato grande controllo sotto pressione – è l’evidenza più importante. Solo sette giocatori in attività hanno raggiunto un quarto di finale di un torneo Slam da giovanissimi e quattro – Federer, Nadal, Djokovic e Hewitt – sono diventati poi anche numero 1 del mondo (gli altri tre sono Del Potro, Tomic e Ernests Gulbis).

Per essere un giocatore con alle spalle solo cinquanta partite, è in ottima compagnia.

Nick Kyrgios and the First Fifty Matches

Nick Kyrgios, il giovane Jedi del tiebreak – Verso Wimbledon

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 luglio 2014 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il terzo articolo della serie Verso Wimbledon.

A Wimbledon 2014, la giovane promessa emergente Nick Kyrgios ha mostrato di essere impermeabile alla pressione. Nella vittoria a sorpresa al secondo turno contro Richard Gasquet, ha pareggiato il record di nove match point salvati in una partita di un torneo Slam. Contro Rafael Nadal, ha tenuto testa al giocatore forse più mentalmente solido nei momenti chiave di tutto il circuito. Nonostante Nadal sia considerato uno dei più forti nei tiebreak, Kyrgios ha vinto entrambi i tiebreak della loro partita.

Vincere più tiebreak delle attese

Come ho scritto in precedenza, per la maggior parte dei giocatori il tiebreak equivale a un lancio della moneta. Tipicamente, i giocatori migliori vincono più del 50% dei tiebreak che giocano, semplicemente perché sono giocatori più bravi, non perché possiedano un talento specifico per il tiebreak. Solo un gruppo molto ristretto – Nadal, Roger Federer e John Isner sono virtualmente gli unici tra i giocatori in attività – vincono più tiebreak di quanti il loro rendimento in situazione diverse dal tiebreak lascia intendere.

Kyrgios sta sottoponendo con decisione la sua candidatura per essere aggiunto a questo prestigioso elenco. Sul circuito maggiore, nelle qualificazioni e nei Challenger, ha vinto 23 tiebreak su 31, equivalente a un incredibile 74% (attualmente il suo record è di 84 tiebreak vinti e 56 persi, cioè il 60% di vittorie, n.d.t.). Isner non ha mai avuto una singola stagione con una percentuale così alta e Federer ci è riuscito solo due volte.

Kyrgios ha affrontato avversari forti in queste partite, con un punteggio nei set che non finiscono al tiebreak non di quelli a senso unico (troppe situazioni del tipo 7-6 6-1 potrebbero indicare che, per il suo livello di gioco, avrebbe dovuto evitare in prima battuta di trovarsi sul 6-6). Sulla base dei punti vinti al servizio e alla risposta su tutte le partite, un robot che sapesse giocare a tennis avrebbe il 52% di possibilità di vincere ogni tiebreak.

Kyrgios è all’estremo della curva di distribuzione delle vittorie di tiebreak

Considerando questi numeri, è quasi sicuro che Kyrgios si posizioni all’estremo della curva di distribuzione, vale a dire che sia uno di quei giocatori che vincono molti più tiebreak di quelli che ci si attende. La probabilità che la sua eccellente percentuale di vittoria sia attribuibile alla fortuna è solo dell’1%. Possiamo avere un grado di certezza del 95% che una percentuale di vittoria nei tiebreak di almeno il 58% sia da ricondurre alla tecnica e un grado di certezza del 90% che il talento di Kyrgios meriti una percentuale di vittoria nei tiebreak di almeno il 62%.

Anche una sola di queste più modeste statistiche (il 58% o 62% rispetto al 74%) sarebbe comunque un indicatore di eccellenza. Milos Raonic, l’avversario di Kyrgios nei quarti di finale e un giocatore con un percorso di carriera idealmente simile a quanto potrebbe realizzare Kyrgios nei prossimi anni, ha il 58% di vittorie nei tiebreak sul circuito maggiore.

La loro partita non basterà a dimostrare quale giocatore abbia una prestazione migliore in questi momenti ad alta pressione ma, giudicando dallo stile di gioco di entrambi, è praticamente certo che vedremo Kyrgios messo alla prova in qualche altro tiebreak (Kyrgios perderà poi con il punteggio di 7-6 2-6 4-6 6-7, n.d.t.)

Nick Kyrgios, Young Jedi of the Tiebreak

Nick Kyrgios e la soglia minima nei game di risposta

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 31 maggio 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Non importa quanto un giocatore sia forte al servizio, ha comunque bisogno di vincere dei punti alla risposta. Sebbene giocatori mono-dimensionali come Ivo Karlovic e John Isner abbiano dimostrato che può essere sufficiente avere un grande servizio per garantirsi solidi guadagni e qualche soddisfazione tra i primi 20, il loro stile di gioco non si è mai tradotto in una lunga permanenza tra i primi 10.

Nick Kyrgios è più basso di Isner e Karlovic, ma i suoi numeri sono simili. Nell’ultimo anno, ha vinto il 31.7% dei punti alla risposta, la terza peggiore percentuale tra i primi 50, meglio solo proprio di Isner e Karlovic. A dire il vero, dal 1991, solamente cinque giocatori hanno completato una stagione sul circuito maggiore vincendo una percentuale inferiore di punti alla risposta. Per lasciare il segno nella stratosfera del tennis maschile, Kyrgios dovrà migliorare in modo sostanziale nei game di risposta.

Per vincere servono i break

Per vincere le partite, serve fare break o prevalere nei tiebreak. La maggior parte dei giocatori non mostra di possedere particolare talento nei tiebreak. Rimangono quindi i break, per i quali naturalmente è necessario vincere punti alla risposta. Quasi tutti i giocatori presenti sul circuito maggiore vincono tra il 29% e il 43% dei punti alla risposta, rendendo uno o due punti percentuali di differenza una variazione significativa. Tra gli attuali primi 10, solo Milos Raonic ha una percentuale paragonabile a quella di Kyrgios, il 32.1%, mentre nessun altro scende sotto il 36%.

Se Kyrgios intende entrare tra i primi 10 senza migliorare sensibilmente nei game di risposta, Raonic è il giocatore da seguire. Raonic ha chiuso il 2014 all’ottavo posto della classifica, nonostante abbia vinto solo il 33.7% dei punti alla risposta. Si tratta della percentuale più bassa fatta registrare da un giocatore che a fine anno risultava tra i primi 10, e solo la settima volta dal 1991 che una percentuale di punti vinti alla risposta inferiore al 35% ha garantito un posto tra i primi 10 della classifica.

Pur con il 33.7% – vale a dire due punti percentuali in più del livello attuale di Kyrgios – Raonic è riuscito a vincere così tante partite grazie a una striscia impressionante di tiebreak vinti. Ha infatti prevalso nel 75% dei tiebreak giocati, una frequenza che quasi nessuno è riuscito a mantenere per più di una stagione. In altre parole, per continuare a vincere lo stesso numero di partite, è probabile che Raonic dovrà ottenere risultati migliori nei game di risposta.

I più forti alla risposta decidono le partite

Per un posto nell’aria rarefatta dei primi 5, l’asticella è posizionata ancora più in alto. Solo due giocatori – Pete Sampras e Goran Ivanisevic – hanno terminato la stagione tra i primi 5 con una percentuale di punti vinti alla risposta inferiore al 36%, e solo altri due – Andy Roddick e Stanislas Wawrinka – ci sono riusciti con meno del 37%. In quindici anni, Roger Federer, il giocatore dei Fantastici Quattro più orientato al servizio, non è mai sceso sotto il 38%.

La differenza tra 32 e 36% è enorme. Per usare un’analogia con il baseball, è simile alla differenza tra una media battuta di .240 e una di .280. Le conseguenze sono di pari portata. Con il 32%, un giocatore riesce a fare un break all’incirca una volta ogni otto game di risposta, cioè molto meno di una volta per set. Con il 36%, si sale a un break ogni cinque game di risposta. Arrivando al 39%, il break è ogni 4 game, quasi il doppio di quanto riesce a fare Kyrgios attualmente.

Sono esempi di frequenze di break per quantificare un assioma già noto a livello generale: i giocatori forti alla risposta sono in grado di decidere le partite. Più lo stile di gioco è mono-dimensionale, più probabilmente una partita viene risolta da una manciata di punti chiave. Più limitato il numero di punti chiave, maggiore l’intervento della fortuna.

La fortuna non può bastare

Ovviamente, la fortuna è un Giano bifronte. Ed è questo che rende giocatori come Isner e Kyrgios così pericolosi. Novak Djokovic o Rafael Nadal sono giocatori solitamente in controllo della partita, ma contro avversari dal servizio formidabile, c’è il rischio che si arrivi a qualche episodio in un paio di tiebreak.

È per questo che i giocatori con un grande servizio non fanno troppa fatica ad arrivare tra i primi 30 o 40. Una percentuale di vittorie del 50%, soprattutto se affiancata a qualche pesante vittoria a sorpresa e a una striscia vincente occasionale in un torneo importante, è più che sufficiente per una posizione in quella zona di classifica.

Ma senza un gioco alla risposta quantomeno mediocre, è difficile per un giocatore con un grande servizio fare il passo successivo. Isner c’è riuscito vincendo tiebreak ad un’intensità raramente vista in passato, eppure ha solo immerso il piede nei primi 10 (la miglior classifica di Isner è stata al numero 9, n.d.t.) Raonic risponde nettamente meglio di Isner, e ci si chiede se sia in grado di sostenere quella percentuale impressionante di tiebreak vinti e rimanere tra i più forti.

Fortunatamente, Kyrgios ha davanti a sé un’intera carriera per migliorare il suo tennis e abbandonare la figura di giocatore mono-dimensionale dal grande servizio. Se nutre speranze di produrre ben più della vittoria a sorpresa di tanto in tanto e di smuovere una classifica che lo vede spesso nelle parti basse dei primi 20, dovrà fare esattamente questo.

Nick Kyrgios and the Minimum Viable Return Game

Nick Kyrgios possiede il gioco alla risposta per entrare (e rimanere) tra i primi 10?

di Sulaiman Ijaz

Pubblicato il 6 luglio 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella sua recente analisi sul gioco alla risposta di Nick Kyrgios, Jeff Sackmann ha osservato che negli ultimi 12 mesi Kyrgios, con il 32% dei punti vinti alla risposta, è stato tra i peggiori dei primi 50 giocatori della classifica (l’unico giocatore con prestazioni simili tra i primi 10 è stato Milos Raonic, il cui successo nell’anno trascorso è legato al 75% dei tiebreak vinti, una percentuale che però non è sostenibile nel lungo termine).

Sackmann sottolinea inoltre che la maggior parte dei giocatori ATP hanno percentuali sopra al 36%. C’è una grande differenza tra il 32% e il 36%. Vincere il 32% dei punti alla risposta significa in media fare un break ogni 8 game, cioè meno di uno per set. Vincere il 36% dei punti alla risposta significa invece fare un break ogni 5 game. Con il 39% si ottiene un break ogni 4 game, vale a dire due volte più spesso di quanto non faccia Kyrgios.

La tesi finale dell’articolo è che la percentuale di punti vinti alla risposta di Kyrgios al momento è al di sotto della soglia minima necessaria per una carriera nei primi 10 del mondo. Per vincere con costanza, non è sufficiente tenere sempre il servizio, serve anche fare break, perché è virtualmente impossibile vincere più del 60% dei tiebreak nel lungo periodo.

Il gioco alla risposta migliora significativamente dopo le prime stagioni?

Quali sono le probabilità di un miglioramento di quel tipo? I giocatori che riescono a entrare nei primi 10 migliorano significativamente il gioco alla risposta dopo le prime stagioni nel circuito maggiore? Per rispondere a queste domande mi affido ai numeri. La tabella esamina i punti in risposta per i primi 10 giocatori della classifica al momento dell’analisi e di alcuni dei giovani talenti più promettenti. Sono riportati:

  • il numero complessivo delle partite giocate per ciascuna delle prime quattro stagioni nel circuito
  • la percentuale dei punti vinti alla risposta per stagione
  • la media dei punti vinti alla risposta (Return Points Won o RPW) per le prime tre stagioni della carriera di ciascun giocatore.
                   Partite ATP        RPW%      Media RPW% 
Giocatore  Esordio S1 S2 S3 S4  S1  S2  S3  S4   S1 - S3
Murray     2005    24 65 57 74  38% 43% 43% 41%    42%
Ferrer     2002    16 47 60 72  43% 37% 41% 43%    40%
Nadal      2002     2 25 47 89  41% 36% 41% 45%    39%  
Djokovic   2004     5 22 58 87  41% 37% 39% 40%    38%
Nishikori  2007     8 28 10 12  36% 38% 37% 36%    37%
Wawrinka   2003     6  7 32 57  38% 34% 37% 38%    37%
Berdych    2003     4 31 63 71  36% 39% 36% 39%    37%
Federer    1998     5 30 66 70  38% 36% 36% 39%    36%
Cilic      2005     1 16 27 62  33% 36% 37% 38%    36%  
Raonic     2009     1 10 50 65  33% 28% 34% 33%    33%  

                   S1 S2 S3     S1  S2  S3       S1 - S3
Coric      2013     2 13 34     32% 37% 38%        37%
Ymer       2013     1  5 11     30% 34% 37%        36%
Rublev     2014     2 13        26% 36%            35%
Kokkinakis 2014     9 22        30% 36%            34%
Zverev     2013     1 10 16     39% 38% 30%        33%
Y. Chung   2013     1  3  9     30% n/a 34%        33%
Kyrgios    2013     4 19 26     25% 32% 33%        32%

Cosa se ne può dedurre?

Non sembra esserci un periodo di aggiustamento rispetto ai game in risposta

Nelle prime quattro stagioni, ciascun giocatore dei primi 10 della classifica ha vinto tra il 33% e il 41% dei punti alla risposta. Per le prime tre stagioni le medie erano nell’intervallo di valori tra il 33% e il 42%. Se si esclude Raonic, le medie passano all’intervallo tra il 36% e il 42%.

Kyrgios è indietro rispetto ai primi 10 e anche ai suoi avversari più diretti

Nelle prime due stagioni e mezzo della sua carriera, il 32% dei punti vinti alla risposta è la percentuale peggiore, per lo stesso periodo di riferimento, di tutti i primi 10 della classifica così come tra i giocatori emergenti.

Naturalmente, queste valutazioni non sono sufficientemente esaustive per poter dire che Kyrgios non farà dei sostanziali progressi nei game di risposta o non riuscirà a entrare e rimanere tra i primi 10. Evidenziano però che, almeno per il momento, Kyrgios è lontano dal livello dei giocatori di vertice. Per evitare di buttare via il talento che ha ricevuto, dovrà migliorare il suo gioco in modo decisivo.

Does Kyrgios have enough return game to consistently be in the top 10?

Nick Kyrgios è in grado di vincere uno Slam?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 24 novembre 2016 – Edoardo Salvati

La notizia di oggi? Mark Philippoussis, finalista del torneo di Wimbledon 2003, pensa che Nick Kyrgios possa vincere l’Australian Open. Beh, la stagione sta per terminare, dobbiamo accontentarci di qualsiasi notizia disponibile.

In realtà, la questione è interessante: è in grado un giocatore così imprevedibile e mono-dimensionale di mettere insieme sette vittorie in fila in uno dei palcoscenici più importanti del tennis? Philippoussis – lui stesso non tra i giocatori più versatili – ha raggiunto due finali Slam. Un servizio potente può portare così lontano.

Il livello minimo accettabile alla risposta

L’anno scorso ho scritto un articolo in cui analizzavo il “gioco alla risposta minimo accettabile”, cioè il livello di successo alla risposta che un giocatore dovrebbe mantenere per raggiungere lo stratosfera del tennis maschile.

È raro infatti terminare una stagione tra i primi 10 senza aver vinto almeno il 38% dei punti alla risposta, per quanto alcuni giocatori, tra cui Milos Raonic, ci sono riusciti. Quando ho scritto quell’articolo, la media di Kyrgios nelle 52 settimane precedenti era di un misero 31.7%, quasi nella zona di manovra di John Isner e Ivo Karlovic.

Nel frattempo Kyrgios è migliorato. Nel 2016, ha vinto il 35.4% dei punti alla risposta, quasi uguale al 35.9% di Raonic, e in molti sono d’accordo nel dire che Raonic abbia avuto un’annata eccellente. Il massimo raggiunto in carriera da Philippoussis è stato solo del 34.9%, anche se Kyrgios sarebbe fortunato a giocare così tanti tornei sull’erba e sul tappeto come ha fatto Philippoussis.

Comunque, una percentuale di punti vinti alla risposta inferiore al 36% di solito non è sufficiente nel tennis moderno: Raonic è stato solamente il terzo giocatore dal 1991 (insieme a Pete Sampras e Goran Ivanisevic) a terminare la stagione tra i primi cinque con una frequenza così bassa.

Dopotutto, Philippoussis non ha fatto alcun riferimento al finire tra i primi cinque. Il “gioco alla risposta minimo accettabile per vincere uno Slam” potrebbe avere un valore differente. Guardando i vincitori di Slam dal 1991 a oggi, questo è l’elenco della percentuale più bassa di punti vinti alla risposta (Return Points Won o RPW) per singolo torneo:

Anno Slam            Giocatore  RPW%
2001 Wimbledon       Ivanisevic 31.1%
1996 US Open         Sampras    32.8%
2009 Wimbledon       Federer    33.7%
2002 US Open         Sampras    35.6%
2000 Wimbledon       Sampras    36.6%
2010 Wimbledon       Nadal      36.8%
2014 Australian Open Wawrinka   37.0%
1998 Wimbledon       Sampras    37.2%
1991 Wimbledon       Stich      37.4%
2000 US Open         Safin      37.5%

Per terminare tra i primi 10, il 38% è una ragionevole approssimazione

Come ci si poteva aspettare, Wimbledon è ben rappresentato. Meno invece per lo Slam casalingo di Kyrgios: la vittoria di Stanislas Wawrinka agli Australian Open 2014 è l’unica volta in cui il torneo appare tra i primi 20, anche se negli ultimi anni la superficie era molto veloce. Tutti gli altri vincitori dell’Australian Open hanno vinto almeno il 39.5% dei punti alla risposta. E per terminare la stagione tra i primi 10, il 38% è una ragionevole approssimazione del livello minimo accettabile, anche se in rare circostanze è possibile arrivarci con un livello inferiore.

Kyrgios è in grado di superare questa soglia? 18 mesi fa, quando la media di Kyrgios di punti vinti alla risposta su 52 settimane era sotto il 32%, l’ovvia considerazione sarebbe stata sfavorevole. Il suo attuale livello sopra il 35% rende la questione meno scontata. Per vincere uno Slam, avrebbe probabilmente bisogno di rispondere meglio, ma solo per sette partite.

Kyrgios non è andato oltre il 37%

Kyrgios ha già vinto sette partite di fila, nove per la precisione, che sarebbero sufficienti per uno Slam. Tra la sua vittoria nel torneo di Marsiglia 2016 e la semifinale a Dubai 2016 a febbraio scorso, Kyrgios ha giocato quasi nove partite (si è ritirato per un infortunio alla schiena nell’ultima), vincendo un incredibile 41.5% di punti alla risposta. In 42 degli ultimi 104 Slam, il vincitore del torneo ha vinto una percentuale inferiore di punti alla risposta.

Tuttavia, le sue prestazioni a febbraio sono state un’eccezione. Per mettere in rapporto il successo di Kyrgios alla risposta sulla durata di uno Slam, ho analizzato la percentuale di punti vinti alla risposta su tutte le possibili strisce di dieci partite di fila (la maggior parte delle partite giocate sono state al meglio dei tre set, quindi dieci partite è un numero di punti più o meno equivalente a quello di sette partite consecutive in uno Slam). A parte le strisce relative ai tornei di Marsiglia e Dubai 2016, non è mai andato oltre il 37% su un intervallo di punti di quel tipo.

La maturazione non porta a un sostanziale miglioramento della risposta

C’è sempre speranza di miglioramento, specialmente per un giocatore ventunenne incostante ma dal talento indiscusso, in un tennis dominato da giocatori di età ben maggiore. Allo stesso modo però ci sono elementi che non depongono a suo favore.

Ricerche effettuate da falstaff78 sul forum di Tennis Warehouse, suggeriscono che la maturazione di un giocatore non porta a un incremento sostanziale delle statistiche alla risposta. Sembrerebbe una conclusione controintuitiva, perché il miglioramento di alcuni giocatori è evidente.

È vero anche però che questo spesso si accompagna a maggiori successi nei tornei, che significa poi modificare il calendario e trovarsi davanti una combinazione diversa di giocatori. Due anni fa, Kyrgios ha giocato contro sette giocatori dei primi 20. Quest’anno ne ha affrontati 18. Raonic, che rappresenta un possibile esempio di evoluzione della carriera di Kyrgios, ha giocato quest’anno contro 26 giocatori dei primi 20.

Contro i primi 20 – il tipo di avversario che un giocatore deve battere in uno Slam per passare dal 4° turno a ritrovarsi nella cerimonia di premiazione – Kyrgios ha vinto meno del 30% di punti alla risposta della sua carriera. Anche Raonic, che comunque deve ancora vincere uno Slam, ha fatto meglio, vincendo il 32.6% di punti alla risposta contro giocatori dei primi 20 nel 2016.

Kyrgios possiede il servizio, ma serve anche la risposta

Non ci sono dubbi che Kyrgios possieda il servizio per vincere uno Slam. E quando i Fantastici Quattro si saranno ritirati, presumo che qualcun altro dovrà pur vincere uno Slam. Ma anche in ere di livello inferiore, serve strappare il servizio per vincere e negli Slam tipicamente è necessario farlo più di una volta contro giocatori molto forti.

Per i numeri fatti vedere a oggi, come Philippoussis prima di lui, anche Kyrgios faticherà a vincere uno Slam.

Can Nick Kyrgios Win a Grand Slam?