Classifica Elo e ATP a confronto nell’ascesa di Daniil Medvedev

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 18 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Sta prendendo le forme della stagione della svolta per il ventiduenne russo Daniil Medvedev. Due settimane fa ha vinto il suo primo ATP 500 a Tokyo, il terzo torneo dell’anno dopo le vittorie a Sydney e Winston-Salem (oltre ad aver appena raggiunto la semifinale a Basilea, dove ha perso però contro Roger Federer, n.d.t.). Il cammino per il titolo a Tokyo è di particolare rilievo, avendo sconfitto tre giocatori tra i primi 20, quando fino a quel momento Medvedev aveva solo quattro vittorie nel confronti dei primi 20 nel 2018, di cui due contro un Jack Sock in pesante calo di forma.

L’ascesa di Medvedev per ATP e Elo

Visti i risultati, anche la sua classifica è in ascesa. Con la vittoria a Winston-Salem è entrato nei primi 40 e dopo Tokyo ha raggiunto il 22esimo posto. La vittoria al primo turno allo Shanghai Masters gli ha dato il 21esimo posto e le due semifinali di Mosca e Basilea lo porteranno al nuovo massimo in carriera, la posizione 17.

La classifica ufficiale non è niente rispetto ai passi da gigante fatti da Medvedev per arrivare in cima alla classifica associata al sistema delle valutazioni Elo. Dopo aver vinto Tokyo, è salito infatti all’ottavo posto della mia classifica Elo. Ha perso poi due posizioni, rimanendo però tra i primi 10, davanti a Marin Cilic, Kevin Anderson e un altro gruppetto di giocatori che lo precedono nella classifica ATP.

Di fronte a questa discrepanza, a cosa dobbiamo credere? Medvedev fa parte dei primi 10 o è in fondo ai primi 20? Le valutazioni Elo sono premonitrici, anticipano cioè successi a venire nella classifica ufficiale, o creano confusione?

Il sistema Elo è orientato al futuro, disegnato per prevedere l’esito delle partite ponderando vittorie e sconfitte sulla base della qualità dell’avversario. La classifica ufficiale tiene conto in modo diretto dei risultati ottenuti da un giocatore nell’ultimo anno, senza alcuna correzione che rifletta la bravura degli avversari. In teoria, Elo dovrebbe essere tra i due l’indicatore più affidabile per pronosticare un successo di lungo periodo, ma si presuppone che l’algoritmo funzioni correttamente e non reagisca in modo eccessivo a risultati positivi di breve termine. Analizziamo le differenze passate tra le due modalità e vediamo cosa può riservare il futuro a Medvedev.

Precedenti

Dal 1988, 102 giocatori sono entrati nei primi 10 della classifica ufficiale. Qualcuno in più, 113 per l’esattezza, è arrivato tra i primi 10 delle valutazioni Elo. Con 94 nomi in entrambe le categorie, c’è una sovrapposizione quasi totale. Sono otto i giocatori che hanno raggiunto i primi 10 della classifica ufficiale ma non i primi 10 delle valutazioni Elo, mentre 19 giocatori hanno avuto una valutazione Elo tra i primi 10 ma non sono riusciti a meritare lo stesso trattamento dai computer dell’ATP.

La tabella elenca gli otto giocatori entrati tra i primi 10 della classifica ufficiale ma non nell’equivalente classifica Elo.

                       Primi 10 ATP   
Giocatore        Debutto        Numero Settimane  
Svensson         25.03.1991     5  
Massu            13.09.2004     2  
Stepanek         10.07.2006     12  
Melzer           31.01.2011     14  
Monaco           23.07.2012     8  
Anderson         12.10.2015     31  
Carreno Busta    11.09.2017     17  
Pouille          19.03.2018     1

Alcuni potrebbero ancora farcela, specialmente Anderson, attualmente all’undicesimo posto, appena cinque punti dietro Medvedev.

Questo è invece un elenco più lungo di giocatori entrati nei primi 10 delle valutazioni Elo senza nemmeno una settimana tra i primi 10 della classifica ufficiale.

                       Primi 10 Elo   
Giocatore        Debutto        Numero Settimane  
Steeb            22.05.1989     3  
Cherkasov        11.12.1990     1  
Prpic            20.05.1991     1  
Wheaton          08.07.1991     9  
Golmard          03.05.1999     2  
Hrbaty           15.01.2001     2  
Gambill          06.04.2001     6  
Escude           25.02.2002     4  
El Aynaoui       20.05.2002     2
Mathieu          14.10.2002     8  

                       Primi 10 Elo   
Giocatore        Debutto        Numero Settimane
Calleri          19.05.2003     2  
Dent             10.06.2003     10  
Pavel            10.05.2004     2  
Ginepri          24.10.2005     1  
Karlovic         12.11.2007     3  
Bautista Agut    22.02.2016     1  
Kyrgios          04.03.2016     62  
Tsitsipas        13.08.2018     3  
Medvedev         08.10.2018     2

* Considero le settimane in modo leggermente diverso 
per le valutazioni Elo, che vengono generate solo per 
quelle settimane in cui si giocano tornei del circuito 
maggiore o partite di Coppa Davis

È mancato poco alla maggior parte di questi giocatori per entrare nei primi 10 della classifica ATP. David Wheaton ad esempio è arrivato al numero 12. Con l’eccezione di Nick Kyrgios, nessun giocatore è rimasto più a lungo di dieci settimane nei primi 10 Elo senza poi raggiungere lo stesso standard secondo la formula della classifica ATP.

Questo elenco indica che è possibile giocare sufficientemente bene per un breve periodo così da entrare nei primi 10 Elo ma non abbastanza a lungo da riflettere il tipo di successo che viene premiato dalla classifica ufficiale. Circa un giocatore su sei con valutazione Elo da primi 10 non ha mai raggiunto i primi 10 della classifica ATP anche se, come possiamo vedere, la probabilità di rimanere semplicemente una stella delle valutazioni Elo diminuisce rapidamente per ciascuna settimana aggiuntiva tra i primi 10 ATP.

Il caso di Kyrgios

Kyrgios è un esempio perfetto della differenza tra le due modalità di classifica. Ottenere una serie di vittorie a sorpresa è la strada più veloce per salire in classifica Elo, e così ha fatto Kyrgios. Eliminare però il secondo giocatore del mondo, come gli è riuscito all’Indian Wells Masters 2017 contro Novak Djokovic, non ha grande riscontro sulla classifica ATP quando si tratta di un quarto turno. Normalmente, un giocatore in grado di eliminare i più forti è anche capace di accumulare vittorie che migliorano la sua classifica ufficiale. Ma Kyrgios, come praticamente nessun altro giocatore della storia con pari talento, non ha vinto così tante partite.

Elo vs ATP

In sintesi, il sistema Elo porterà sempre alcuni giocatori tra i primi 10, anche se non beneficeranno dello stesso trattamento da parte della classifica ATP. È troppo presto per dire se sarà lo stesso anche per Medvedev.

Dove Elo però veramente si distingue è nell’identificare quei giocatori che diventeranno tra i più forti prima della classifica ufficiale. Dei 94 giocatori che dal 1988 hanno debuttato nei primi 10, Elo è stato il primo sistema a riconoscere che un giocatore appartenesse a quell’élite per 76 di essi, cioè meglio dell’80%. La classifica ufficiale ha preceduto Elo per 10 giocatori e c’è stata una situazione di parità temporale in altre otto volte. In media, i giocatori sono entrati tra i primi 10 della classifica Elo circa 32 settimane prima della classifica ufficiale dell’ATP.

La tabella elenca le undici occorrenze con maggiore divario per quando Elo è arrivato in anticipo, insieme al debutto tra i primi 10 dei Fantastici Quattro.

Giocatore      Debutto ATP  Debutto Elo  Sett. Diff
Puerta         25.07.2005   12.06.2000   267  
Rosset         10.07.1995   05.11.1990   244  
Gonzalez       24.04.2006   07.10.2002   185  
Canas          09.05.2005   05.08.2002   144  
Youzhny        13.08.2007   15.11.2004   143  
Gaudio         07.06.2004   29.04.2002   110  
Gasquet        09.07.2007   20.06.2005   107  
Berdych        23.10.2006   11.10.2004   106  
Soderling      19.10.2009   08.10.2007   106  
Philippoussis  29.03.1999   24.03.1997   105  
Sock           06.11.2017   18.01.2016   94  
                                                       
Giocatore      Debutto ATP  Debutto Elo  Sett. Diff  
Federer        20.05.2002   19.02.2001   65  
Murray         16.04.2007   21.08.2006   34  
Djokovic       19.03.2007   31.07.2006   33  
Nadal          25.04.2005   21.02.2005   9

Nel caso ve lo chiedeste, seguono i dieci giocatori per i quali la classifica ATP ha battuto sonoramente Elo.

Giocatore      Debutto ATP  Debutto Elo  Sett. Diff  
Wawrinka       12.05.2008   25.10.2010   128  
Ferrer         30.01.2006   28.05.2007   69  
Tipsarevic     14.11.2011   13.05.2012   26  
Schuettler     09.06.2003   25.08.2003   11  
Robredo        08.05.2006   24.07.2006   11  
Verdasco       02.02.2009   04.06.2009   9  
Costa          21.04.1997   26.05.1997   5  
Almagro        25.04.2011   05.22.2011   4  
Isner          19.03.2012   15.04.2012   4  
Novak          14.10.2002   21.10.2002   1

È evocativo che ci siano, in media, 32 settimane di differenza. Come detto, le valutazioni Elo sono ottimizzate per fare previsioni di un futuro ravvicinato quindi, almeno sulla carta, riflettono il livello di bravura attuale di un giocatore. L’algoritmo della classifica ATP tiene conto del rendimento su un arco temporale di 52 settimane, ponderando allo stesso modo la prima e l’ultima settimana. Mettendo da parte miglioramenti o declini dovuti all’età, questo significa che la classifica ATP, in media, fornisce indicazione sul rendimento di un giocatore risalente a 26 settimane fa. Se Medvedev continua a eliminare giocatori tra i primi 20 e vincere di nuovo uno o anche due titoli 500, potrebbe essere a 26 o 32 settimane di distanza dall’ingresso nei primi 10.

Conclusioni

Elo non è concepito per previsioni di lungo termine: i programmi adatti a questa finalità devono essere, in larga parte, ancora inventati. E, occasionalmente, Elo assegna un’alta valutazione a giocatori che non hanno un rendimento in grado di sostenerla. In generale però, una valutazione Elo superlativa è segno che un risultato simile nella classifica ufficiale non è troppo lontano. A oggi, Kyrgios ha disatteso le aspettative al riguardo, ma un debutto di Medvedev nei primi 10 tra qualche tempo è una scommessa dalle quote favorevoli.

Daniil Medvedev’s Leading Elo Indicator

Ivo Karlovic e il tiebreak d’ordinanza

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 21 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ivo Karlovic sta per raggiungere un risultato mai ottenuto prima d’ora. Al pari di John Isner, durante la carriera Karlovic ha ampliato la definizione di gioco mono-dimensionale. I giocatori di statura imponente sono in grado di vincere così tanti punti al servizio da rendere agli avversari quasi impossibile fare un break, limitando nel contempo le conseguenze delle loro stesse mancanze alla risposta. In presenza di un giocatore che massimizza la probabilità di tenere il servizio, il tiebreak sembra inevitabile.

Più del 50% dei set al tiebreak

Nel 2018, Karlovic ha portato questo concetto a un nuovo livello. Compresa la semifinale del Calgary Challenge (vinta per 7-6 7-6), il giocatore croato di 211 cm ha giocato 42 partite, per un totale di 115 set e 61 tiebreak (Karlovic ha poi vinto il Calgary Challenger con il punteggio di 7-6 6-3, n.d.t.). In termini percentuali, significa che un set va al tiebreak il 53% delle volte. Dal 1990, tra i giocatori con almeno 30 partite a stagione sul circuito maggiore, nelle qualificazioni e nei Challenger, nessuno è mai andato oltre il 50%. Anche avvicinarsi a questa soglia è decisamente atipico per un giocatore. Meno del 20% dei set sul circuito maggiore arriva a un punteggio di 6-6, ed è raro per un qualsiasi giocatore raggiungere il 30%.

Durante questa stagione, solo Isner e Nick Kyrgios si sono iscritti al gruppo con almeno il 30% dei set al tiebreak, di cui naturalmente Karlovic fa parte. Anche Reilly Opelka, la promessa americana di 211 cm, ha collezionato solo 31 tiebreak su 109 set, per una frequenza più modesta del 28.4%. Karlovic è davvero di una classe a parte. Isner ci è andato vicino nel 2007, l’anno in cui è emerso sul circuito Challenger, giocando 51 tiebreak in 102 sets. Come mostra la tabella, l’elenco dei primi 10 di tutti i tempi inizia a essere un po’ ripetitivo.

Class  Anno   Giocatore  Set   TBs  TB%  
1      2018   Karlovic   116   62   53.0%  
2      2007   Isner      102   51   50.0%  
3      2005   Karlovic   118   56   47.5%  
4      2016   Karlovic   146   68   46.6%  
5      2017   Karlovic   91    42   46.2%  
6      2006   Karlovic   106   48   45.3%  
7      2015   Karlovic   168   76   45.2%  
8      2018   Isner      149   65   43.6%  
9      2001   Karlovic   78    34   43.6%  
10     2004   Karlovic   140   61   43.6%

* Il totale di Karlovic e Isner comprende 
le partite fino al 21 ottobre 2018

Per una maggiore varietà, la tabella mostra i quindici differenti giocatori con la più alta frequenza di tiebreak nella singola stagione.

Class  Anno   Giocatore  Set   TBs  TB%  
1      2018   Karlovic   116   62   53.0%  
2      2007   Isner      102   51   50.0%  
3      2004   Delic      95    37   38.9%  
4      2008   Llodra     117   45   38.5%  
5      2008   Guccione   173   65   37.6%  
6      2002   Waske      109   40   36.7%  
7      1993   Rusedski   99    35   35.4%  
8      2017   Opelka     115   40   34.8%  
9      2005   Arthurs    95    33   34.7%  
10     2004   Norman     97    33   34.0%  
11     2001   Ljubicic   148   50   33.8%  
12     2004   Mirnyi     137   46   33.6%  
13     2014   Groth      172   57   33.1%  
14     2005   Carraz     98    32   32.7%  
15     2007   Wolmarans  80    26   32.5%

Karlovic si trova davvero in un mondo a sé. Compirà quarant’anni a febbraio 2019, ma l’età ha solo marginalmente scalfito l’efficacia del servizio. Pur avendo raggiunto la classifica massima nell’ormai lontano 2008 al 14esimo posto, è più recentemente che il suo servizio ha funzionato a pieno regime. Nel 2015, ha vinto più del 75% dei punti al servizio, tenendo il 95.5% dei game al servizio. Si tratta in entrambi i casi di massimi in carriera. Le statistiche al servizio degli ultimi anni sono rimaste tra le migliori di sempre, con il 73.5% dei punti vinti nel 2018, anche se, con il crollo in classifica, sono arrivate contro avversari più deboli in partite di qualificazione o di Challenger.

L’età si è però fatta sentire sul gioco alla risposta. Dal 2008 al 2012, riusciva a fare un break in più di un’opportunità su dieci, dal 2016 al 2018 la percentuale è scesa all’8%. Nessuno dei due valori è di grande impatto – Isner e Kyrgios sono gli unici giocatori regolarmente presenti sul circuito a fare break in meno del 17% dei game nel 2018 – e la differenza da un massimo del 12% nel 2011 a un minimo del 7.1% in questa stagione permette di capire come mai Karlovic sta giocando il più alto numero di tiebreak di sempre.

Conclusioni

Per via dell’altezza, di un profilo caratterizzato da statistiche agli estremi e di una propensione (o forse necessità) ad andare a rete, Karlovic è da tempo uno dei giocatori “diversi” del circuito. Con l’aumentare dell’età e con un’attitudine al tennis ancora più mono-dimensionale, sembra solo una naturale conseguenza che riscriva i suoi stessi record, continuando a ignorare il richiamo delle comodità post ritiro per colpire l’ennesimo ace e giocare l’ennesimo tiebreak.

Ivo Karlovic and the Odds-On Tiebreak

Djokovic e Bertens tra i giocatori che più si sono migliorati nel 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 14 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Anche prima della finale contro Borna Coric nello Shangai Masters 2018 (vinta con il punteggio di 6-3 6-4, n.d.t.) Novak Djokovic è il giocatore con la più alta valutazione Elo su tutte le superfici. Si analizza di seguito come gli attuali primi 8 del circuito maschile e femminile abbiano raggiunto il vertice di questa speciale classifica.

Valutazione Elo Uomini nel 2018

Con 18 vittorie consecutive dal Cincinnati Masters, tra cui il titolo agli US Open (e con 31 vittorie su 33 partite dopo la sconfitta ai quarti di finale del Roland Garros contro Marco Cecchinato, n.d.t.), Djokovic si è issato al primo posto delle valutazioni Elo su tutte le superfici elaborate dal Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana.

Si tratta di un traguardo ancora più rimarchevole se si considera la posizione di Djokovic di appena qualche mese fa. Durante i tornei sulla terra battuta, in cui il suo miglior risultato è stata la semifinale agli Internazionali d’Italia, la valutazione di Djokovic non era più alta di 1730, circa 400 punti in meno di quella di adesso. È senza dubbio il giocatore che più si è migliorato nel 2018.

IMMAGINE 1 – Movimenti stagionali delle valutazioni Elo per gli attuali primi 8 della classifica ATP

L’andamento di Roger Federer invece è opposto. Nonostante la vittoria agli Australian Open 2018, la stagione è ben lontana dall’aver ripetuto i fasti del 2017. Anzi, dai primi tre mesi dell’anno la valutazione di Federer è in costante declino.

Valutazione Elo Donne nel 2018

Sul circuito femminile la situazione presenta maggiore dinamicità. Simona Halep ha avuto più di un alto e basso durante il 2018 e, pur al vertice delle valutazioni, la striscia di tre sconfitte consecutive al primo turno (l’ultima a Pechino, per ritiro) rende la sua posizione precaria. La vulnerabilità di Halep nelle valutazioni è ancora più evidente guardando alla recente rinascita della numero 2 Caroline Wozniacki che, da una parabola discendente durante tutta la stagione, si è ripresa in Cina (dove ha vinto il torneo di Pechino, n.d.t.) facendo risalire rapidamente la sua valutazione Elo.

IMMAGINE 2 – Movimenti stagionali delle valutazioni Elo per le attuali prime 8 della classifica WTA

Anche Serena Williams si è migliorata seppur in una stagione di gioco sporadico. Però, dopo la controversa apparizione nella finale degli US Open che ha concluso di fatto il suo anno, ci si chiede in quale stato di forma fisica e mentale si presenterà a gennaio.

È avvincente notare come tutte e tre le giocatrici che chiudono la classifica delle prime 8 hanno avuto incredibili periodi di miglioramento. Al pari di Wozniaki, Aryna Sabalenka, la più giovane delle tre, ha fatto salire la sua valutazione nel modo più veloce e marcato possibile. Sarà in grado di sostenere questo livello anche nel 2019 e non solo sul cemento?

Ma è Kiki Bertens la giocatrice che, di gran lunga, si è più migliorata. Da una bassa valutazione di 1671 a inizio anno, Bertens ha raggiunto un punto di massimo a 2050, oscurando anche l’incremento di Djokovic. E ci è riuscita giocando bene a lungo durante la stagione, mostrando quindi che non si tratta di semplice passaggio fortunoso. Quanto oltre si potrà spingere Bertens nelle valutazioni il prossimo anno?

Djokovic and Bertens, Two of the Most Improved Players in 2018

L’insolita posizione di Nishikori alla risposta lo rende vulnerabile sul lato sinistro?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 9 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Kei Nishikori gode della reputazione di buon ribattitore, anche se nella semifinale degli US Open 2018 persa contro Novak Djokovic si è evidenziata la differenza di talento alla risposta tra i due giocatori. È stata anche la seconda partita di fila in cui i commentatori si sono soffermati sulla sua inusuale posizione di partenza alla risposta.

La posizione di Nishikori alla risposta

Invece di tenere entrambi i piedi paralleli alla linea di fondo, Nishikori mette il piede sinistro (e la spalla) avanti e il piede destro (e la spalla) indietro. Non si crea un angolo di poco conto. Se mi fermaste per strada chiedendomi di indovinare l’angolo formato dai suoi piedi, mi verrebbe da dire 30 gradi; ma dopo averlo visto più volte in televisione, potrebbe essere ampio anche 45 gradi. Provate quella posizione ora…45 gradi sono tanti.

Con il piede sinistro decisamente più avanzato del destro, ci si potrebbe preoccupare del fatto che Nishikori abbia più difficoltà nel tempo di reazione ai servizi sul rovescio, come ad esempio i servizi al centro sul lato delle parità e quelli esterni sul lato dei vantaggi.

Avete forse notato che, nel momento in cui sta per arrivare la pallina, raddrizza un po’ la posizione, ma il movimento aggiuntivo necessario a mettersi centrato – invece di partite centrato – potrebbe in teoria avere conseguenze sull’efficacia della risposta dal lato sinistro. Naturalmente, avendo uno dei migliori rovesci in circolazione, è in grado di orientarsi più a favore del dritto.

Nel Match Charting Project ci sono 52 partite di Nishikori (54 al momento della traduzione, n.d.t.), 45 delle quali sono state aggregate in modo da osservare dinamiche di fondo. Mi chiedo cosa possano dirci i dati punto per punto del Match Charting Project in merito all’eventuale incidenza sul tempo di reazione alla risposta nei servizi a sinistra.

Punti vinti alla risposta..

Iniziamo con la statistica più semplice e onnicomprensiva alla risposta, cioè i punti vinti alla risposta (PVR%). Nelle partite del Match Charting Project, Nishikori vince il 37% dei punti alla risposta, contro una media del circuito per le stesse partite sempre del 37%. Un momento, ma non dovrebbe essere un giocatore alla risposta di più forte della media?

Considerato che la PVR% è una statistica di base che anche l’ATP calcola, e considerato che le partite del Match Charting Project sono un sottoinsieme (in cui i giocatori di vertice tendono a essere più rappresentati), possiamo mettere una a confronto dell’altra. Dal 2016, la media di PVR% per i giocatori con classifica tra 1-100, misurata alla data della partita di riferimento ed escluse le partite di Nishikori è 36.8%. Non si discosta in modo significativo dalla media PVR% del circuito di 37% secondo il Match Charting Project.

..con un avvertimento

Tuttavia, la PVR% del Match Charting Project per Nishikori (27%) è decisamente più bassa della percentuale di punti vinti alla risposta di tutte le partite dal 2016 (39.7%). Si tratta di una differenza di circa 10 vittorie sulle 133 partite disputate da Nishikori dal 2016. Quindi, come avvertimento, le 45 partite del Match Charting Project non sembrano rappresentare in generale il gioco alla risposta di Nishikori, probabilmente perché ha dovuto affrontare avversari più forti della media al servizio.

Le statistiche direzionali alla risposta del Match Charting Project per Nishikori riescono comunque a mostrare se la sua insolita posizione determini un impatto evidente sull’efficacia alla risposta. Pur non dando un quadro d’insieme completo della risposta di Nishikori, le statistiche dettagliate del Match Charting Project dovrebbero poter indicare se – rispetto al circuito – è più debole sui servizi al centro nelle parità o su quelli esterni nei vantaggi rispetto al lato che sembra favorire con quella particolare posizione. Ho deliberatamente escluso i servizi al corpo perché ritengo impossibile determinare come (o se) la posizione di Nishikori possa incidere sulla risposta a quel tipo di servizi.

Lato delle parità

La tabella riepiloga le statistiche direzionali delle partite di Nishikori del Match Charting Project relative al lato delle parità.

PVR%

Sia Nishikori che il circuito vincono all’incirca la stessa percentuale di punti sui servizi al centro o esterni sul lato delle parità. Per le ragioni citate in precedenza, è probabile che i numeri di Nishikori in questa categoria siano inferiori di quelli effettivamente ottenuti in partita, ma al fine di confrontare il rendimento sui servizi al centro o esterni sul lato delle parità, è comunque una categoria che fornisce informazioni utili.

I numeri non mostrano evidenti debolezze di Nishikori sul lato sinistro rispetto a quello destro. Con statistiche grossomodo identiche sia a sinistra che a destra, la sua insolita posizione alla risposta sembra essere giustificata. Se non si mettesse a favore del lato destro, forse i numeri sui servizi esterni sul lato delle parità sarebbero nettamente inferiori.

Servizi rimettibili in gioco

Il primo aspetto che emerge per quanto riguarda i servizi rimettibili in gioco è che i numeri di Nishikori sono molto più bassi delle medie sul circuito, a possibile ulteriore prova che nelle partite del Match Charting Project gli avversari erano considerevolmente più forti al servizio, artificialmente abbassando, in generale, la sua PVR%. Una leggera variazione dalla media del circuito può avere un significato, ma è difficile accettare che Nishikori subisca il 9% in più di ace e di altri servizi vincenti al centro sul lato delle parità rispetto al giocatore medio essendo complessivamente un giocatore alla risposta molto superiore alla media.

Ho controllato le sue statistiche alla risposta in tutte le partite dal 2016 per vedere se fosse più facile fargli ace, ma è in media con gli altri primi 100. È probabile quindi che la differenza con la media del circuito derivi semplicemente dal ridotto campione di partite del Match Charting Project.

Concentriamoci invece solamente sui servizi rimettibili in gioco, meglio magari invertendoli per trovare il 40% di servizi vincenti subiti da Nishikori al centro e il 36% esterni sul lato delle parità. Se prendiamo gli stessi numeri per il circuito, rispettivamente 31% e 32%, notiamo che sono sostanzialmente identici. Nishikori si espone a un numero molto elevato di servizi vincenti al centro sul lato delle parità.

Può essere che la posizione con il piede sinistro avanzato impedisca a Nishikori di raggiungere più servizi al centro sul lato delle parità, o forse gli avversari delle 45 partite del Match Charting Project servivano con più efficacia al centro rispetto all’esterno. Non ritengo che sia una differenza conclusiva, ma è un aspetto da tenere in considerazione con l’aumentare del numero delle partite di Nishikori nel database del Match Charting Project e la maggiore quantità di informazioni disponibili.

Altre statistiche sul lato delle parità

Non c’è molto, altrimenti, in questo gruppo di statistiche che indichi debolezza sui servizi al centro sul lato delle parità. Al centro e all’esterno sul lato delle parità Nishikori rimette in gioco la stessa percentuale di servizi e vince all’incirca lo stessa percentuale di servizi rimettibili. Sul lato sinistro ha un numero di risposte vincenti significativamente inferiore, ma lo stesso accade in generale sul circuito.

E notate che colpisce più risposte vincenti al centro sul lato delle parità rispetto alla media del circuito, anche se abbiamo visto come il ridotto campione di partite del Match Charting Project complessivamente diminuisca i numeri di NIshikori alla risposta.

Ho anche inserito la lunghezza degli scambi a titolo informativo, ma non so se ne possa trarre qualche conclusione. Scambi più corti potrebbero arrivare da risposte incredibili così come da risposte sotto la media. Comunque, è interessante vedere come non ci sia una differenza sostanziale nella lunghezza degli scambi tra il lato sinistro e il destro quando Nishikori è alla risposta sul lato delle parità.

Lato dei vantaggi

PVR%

Qui le cose si fanno interessanti. Anche se c’è il sospetto che le partite del Match Charting Project non rappresentino la bravura complessiva alla risposta di Nishikori (relativamente al resto del circuito) sui servizi sul lato dei vantaggi è molto più efficace del circuito di un margine considerevole, anche se dovrebbe essere il lato più debole per lui se la posizione alla risposta è in effetti un ostacolo.

Osserviamo anche un punto debole molto marcato rispetto alla media del circuito sui servizi al centro sul lato dei vantaggi, in misura maggiore di quanto indicherebbe la PVR% complessiva delle partite del Match Charting Project. Non voglio dare troppo peso a questo aspetto, perché appunto ho già il timore che in quelle partite gli avversari siano stati particolarmente forti al servizio. Ma, in ogni caso, non compromette la posizione con il piede sinistro avanzato.

Servizi rimettibili in gioco

In questa categoria, sul lato sinistro Nishikori è in linea con la media del circuito. La sua posizione di certo non compromette la capacità di raggiungere il servizio sul lato dei vantaggi. È sul lato del dritto – dove dovrebbe avere più tempo con i piedi già nella giusta direzione – che invece è martoriato dai servizi vincenti. Solo il 46% dei servizi rimessi in gioco al centro sul lato dei vantaggi? Ho dovuto controllare tre volte prima di crederci! Deve essere per il relativamente ridotto campione di partite e per gli avversari molto forti al servizio. A prescindere da questo, non ci sono indicazioni di maggiori difficoltà sul lato del piede sinistro avanzato, anzi, sarebbe l’opposto.

Risposte in gioco

In generale, le statistiche sul lato dei vantaggi sembrano evidenziare che Nishikori risponde meglio ai servizi esterni che a quelli al centro, e allo stesso livello o meglio del circuito in entrambi i casi, anche se le partite del Match Charting Project potrebbero far diminuire la qualità complessiva alla risposta..con una eccezione: la frequenza delle risposte in gioco.

Questa statistica, che indica quanto spesso un giocatore – di fronte a un servizio rimettibile in gioco – risponde mettendo la pallina in gioco, mostra come Nishikori risponda con molto meno successo sul lato sinistro rispetto al destro. Vale, in generale, anche per gli altri giocatori del circuito (è un servizio più difficile da gestire), ma con una differenza meno pronunciata.

Nishikori è in media con il circuito sul lato destro, ma è indietro sul sinistro. Come i servizi rimettibili in gioco sul lato delle parità, alla luce degli altri numeri non è un’indicazione definitiva, ma è un dato su cui prestare attenzione all’aumentare del numero di partite di Nishikori del Match Charting Project.

Lunghezza media degli scambi

Anche se è difficile capire come interpretare la lunghezza media degli scambi, i più brevi per Nishikori sono quelli che partono da un servizio al centro sul lato dei vantaggi, il punto in cui sembra essere più vulnerabile delle quattro direttrici che ho analizzato. Potrebbe voler dire che scambi brevi presuppongono delle risposte più deboli?

Quale sia la spiegazione, così come non accade sul lato delle parità, c’è una notevole differenza per Nishikori tra la media degli scambi che partono da un servizio esterno sul lato dei vantaggi e quelli da un servizio al centro, in assenza invece di un’equivalente differenza tra lunghezza media degli scambi per il circuito.

Conclusioni

Non deve sorprende scoprire che non ci sono debolezze evidenti di Nishikori alla risposta sul lato del piede sinistro avanzato. Se rispondere a servizi al centro sulle parità e all’esterno sui vantaggi fosse un elemento di preoccupazione, è probabile che Nishikori stesso o i suoi allenatori ne sarebbero consapevoli – dopotutto è un giocatore da primi 10 a prescindere dalla sua classifica attuale (all’undicesimo posto al momento della traduzione, n.d.t.) – e prenderebbero contromisure.

E magari lo ha già anche fatto. Mi sono concentrato sulla sua posizione alla risposta, ma forse è più importante vedere dove si mette. Potrebbe essere semplicemente che Nishikori si trovi più a suo agio con il piede sinistro avanzato come punto di partenza. Se da questo derivasse vulnerabilità sul lato sinistro, servirebbe niente di più di un mezzo passo verso sinistra per raggiungere equilibrio alla risposta, pur mantenendo una posizione a lui comoda.

Più dati, più analisi, più risposte

Con l’aumentare dei dati dalle partite del Match Charting Project, vale la pena osservare se (a) sul lato delle parità Nishikori ha più difficoltà a raggiungere i servizi alla sua sinistra (vale a dire non risponde a servizi al centro con la frequenza con cui dovrebbe) e (b) sul lato dei vantaggi, non rimette in gioco abbastanza servizi a sinistra (cioè ci arriva ma non ottiene quanto dovrebbe sui servizi esterni sul lato dei vantaggi).

Già che ci siamo, vale anche la pena vedere se le risposte sui servizi al centro sul lato dei vantaggi continuano a essere le più deboli dei quattro angoli considerati. Magari la sua posizione va bene, ma ha bisogno di portare il suo avversario a servire di più al centro sul lato dei vantaggi.

Sono serviti anni alla Major League Baseball per sviluppare statistiche sulla posizione degli esterni e, una volta possedute, non hanno certo peccato di avarizia. Il tennis possiede già dati sui ribattitori: se solo ci facessero qualcosa o li rendessero pubblici in modo che gli appassionati di analisi li utilizzerebbero a dovere.

Does Nishikori’s Unusual Return Stance Make Him Vulnerable on the Left Side?

Il futuro è roseo per Aryna Sabalenka

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 13 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Sono passate quasi due settimane dall’ultimo titolo di Aryna Sabalenka e sembra strano che non abbia ancora vinto il successivo. Pur rispettando l’ascesa di Naomi Osaka, la bielorussa è al momento l’astro nascente più luminoso sul circuito femminile, con due vittorie negli ultimi due mesi e altre due finali nella prima parte della stagione. Nel 2018, la ventenne ha un record di 8 vinte e 4 perse contro le prime 10, avendo battuto Caroline Wozniacki, Petra Kvitova, Elina Svitolina e Karolina Pliskova.

Serve tempo prima che queste vittorie si traducano in posizioni di classifica. Sabalenka si è inserita nelle prime 20 dopo aver vinto a New Haven in agosto, issandosi fino all’undicesimo posto la scorsa settimana, anche se dovrebbe scendere al 14esimo per non essere riuscita a difendere il titolo a Tianjin. La classifica ufficiale però reagisce lentamente, le valutazioni Elo invece rispondono in modo molto più immediato, specialmente in presenza di vittorie a sorpresa di alto calibro come quelle messe a segno da Sabalenka quasi ogni settimana.

L’ascesa di Sabalenka nelle valutazioni Elo

La valutazione Elo di Sabalenka è salita con prepotenza in cima a questa speciale classifica. A seguito delle partite della scorsa settimana, è al secondo posto dietro a Simona Halep, ma più vicina a Halep che al terzo posto di Wozniacki. Dopo aver sconfitto Caroline Garcia a Pechino, Sabalenka ha per breve tempo raggiunto il numero 1 delle valutazioni Elo prima di cederlo nuovamente con la sconfitta nei quarti di finale contro Qiang Wang. In ogni caso, il numero 2 complessivo è molto più indicativo di un futuro roseo di quanto non lo sia l’undicesimo posto della classifica ufficiale della WTA.

Se si osservano solo le partite su cemento, le previsioni Elo sono ancora più ottimistiche, perché mettono Sabalenka al primo posto. Elo darebbe la bielorussa leggermente favorita contro Halep in una partita sul cemento e – ipotizzando che entrambe ricevano un tabellone simile per difficoltà – vedrebbe Sabalenka la favorita iniziale per gli Australian Open 2019.

Quali considerazioni dobbiamo dedurne? È arrivato il momento di definire Sabalenka la nuova superstar o dovremmo trattare le valutazioni Elo con più circospezione? Per avere un’idea migliore, analizziamo le giocatrici che sono arrivate in cima alla classifica Elo in passato.

Precedenti

Dal 1984, solo 29 giocatrici (tra cui Sabalenka) hanno raggiunto il numero 1 o il numero 2 della classifica Elo su tutte le superfici. Diciannove di queste sono arrivate anche al numero 1 della classifica ufficiale WTA. La tabella mostra le altre dieci.

Giocatrice     Pos. massima  
Kvitova        2  
Martinez       2  
Novotna        2  
Radwanska      2  
Svitolina      3  
Sabatini       3  
Dementieva     3  
Stosur         4  
Konta          4  
Sabalenka      11

È un gruppo illustre di cui far parte: Svitolina potrebbe ancora raggiungere il numero 1 e da alcune delle altre si attendevano risultati ben più importanti di quelli poi ottenuti. L’unica presenza su cui fare attenzione è Johanna Konta, non la compagnia migliore per una giovane emergente, visto che non è entrata tra le prime 2 se non vicino al compimento dei 26 anni.

L’elenco delle giocatrici arrivate al numero 1 delle valutazioni Elo specifiche per superficie è ancora più selezionato: dal 1984, Sabalenka è solo la 17esima giocatrice e 14 su 17 sono state anche numero 1 della classifica ufficiale, con la sola eccezione di Svitolina e Konta.

Conclusioni

Se esiste un momento buono per indicare una giocatrice al 14esimo posto della classifica come il futuro del tennis femminile, direi che è proprio questo. Elo non è un sistema perfetto, ed è possibile che l’algoritmo abbia eccessivamente tenuto conto di una serie di risultati a sorpresa in una stagione in cui ce ne sono stati in abbondanza. Ma se il sistema ha fatto un errore, è uno di quelli che non commette spesso.

Sabalenka ha vinto solo quattro partite di un tabellone principale Slam, quindi forse una vittoria agli Australian Open 2019 è un pronostico molto generoso. Su un orizzonte temporale più lungo però, un titolo Slam potrebbe semplicemente aprire le porte a un futuro di grandi successi.

The Rosy Forecast of Arnya Sabalenka’s Elo Rating

La corsa alla vetta della classifica dei Masters è molto più incerta di quanto si pensi

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 12 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Novak Djokovic ha appena conquistato la semifinale dello Shanghai Masters 2018, a due vittorie dal 32esimo titolo Masters che lo porterebbe a una sola distanza da Rafael Nadal, al primo posto dei vincitori di sempre con 33 titoli. Roger Federer, in campo per il suo quarto di finale (Federer è poi arrivato in semifinale perdendo da Borna Coric, n.d.t.), è di poco indietro con 27 titoli in carriera.

Il numero di Masters vinti non ha la stessa importanza del numero di Slam vinti, ma si tratta in ogni caso di tornei estremamente rilevanti nel palmares di un giocatore. Da un lato sono molto più numerosi e la combinazione di superfici – più terra battuta e no erba, e un solo evento indoor sul cemento – permette di apprezzare l’estensione di talento e bravura di chi ne emerge vittorioso. Non sorprende infatti che Nadal, Djokovic e Federer siano ben distanti dal resto del gruppo in questa speciale classifica, come lo sono in molte altre.

Non tutti i Masters sono uguali tra loro

A Madrid 2017, Nadal ha dovuto battere Djokovic, il gigante della terra Dominic Thiem e la sempre mina vagante Nick Kyrgios. Sei mesi dopo a Parigi Bercy, Jack Sock ha vinto il suo unico Masters con una strada in discesa che comprendeva un solo giocatore nei primi 35 del mondo. Come accade negli Slam, anche nella vittoria di un Masters incide pesantemente la fortuna e quando ci concentriamo sui semplici totali, confidiamo nel fatto che la fortuna si compensi.

La fortuna però non si compensa, nemmeno per i giocatori di vertice che hanno giocato Masters per più di una decade e accumulato decine di titoli. Per tenere conto della qualità degli avversari e della difficoltà di ciascuna vittoria finale, utilizzo lo stesso algoritmo elaborato in passato per valutare gli Slam [1].

La formula restituisce un numero per singolo titolo Masters, che se equivale a 1 rappresenta la media, se minore di 1 una vittoria più facile della media e se maggiore di 1 una più difficile. La vittoria di Sock a Parigi Bercy è stata la più fortunosa degli ultimi anni, con un valore di 0.39, rispetto al titolo di Madrid 2007 di David Nalbandian, il più difficile con un indice di 1.92. A parte questi due estremi, quasi ogni vittoria rientra nell’intervallo tra 0.5 e 1.5.

La classifica di tutti i tempi

Iniziamo dai primi 10 in termini di Masters “corretti”. La tabella mostra i risultati della mia formula, insieme al numero di titoli effettivi di ciascun giocatore e la valutazione media dei Masters che ha vinto in carriera.

Giocatore   Corretti   Effettivi  Media  
Nadal       35.4       33         1.07  
Djokovic    35.0       31         1.13  
Federer     28.0       27         1.04  
Agassi      15.0       17         0.88  
Murray      15.0       14         1.07  
Sampras     11.2       11         1.02  
Muster      7.5        8          0.94  
Chang       6.4        7          0.91  
Becker      5.4        5          1.08  
Courier     5.0        5          1.00

Boris Becker e Jim Courier non sono i soli ad aver vinto cinque Masters, sono però gli unici ad averlo fatto contro avversari medi o più forti. Anche Andy Roddick ne ha vinti cinque, ma l’algoritmo lo premia per quasi quattro, ed è ancora più duro con Marat Safin, le cui cinque vittorie diventano solo 3.2 Masters corretti.

La storia di rilievo però è in cima all’elenco, perché la differenza tra Nadal e Djokovic si assottiglia fino a quasi eliminarsi. Entrambi hanno vinto contro avversari più difficili della media (e spesso dovendo battersi a vicenda), ma è Djokovic ad aver avuto il percorso più complicato. Se vince a Shanghai (come è poi riuscito a fare battendo Coric in finale con il punteggio di 63 64, n.d.t.) sorpasserà Nadal al primo posto.

Si fa notare anche la quasi parità tra Andre Agassi e Andy Murray. Agassi ha 3 vittorie in più, che sono però arrivate contro avversari più deboli rispetto a tutti gli altri dei primi 10. Murray si è trovato di fronte avversari più simili a quelli di Nadal e Djokovic, non sorprende quindi vedere la sua valutazione di difficoltà ben al di sopra dell’1.0.

La debolezza di Parigi Bercy

La vittoria di Sock nel 2017 è stata senza dubbio facile, come spesso è accaduto per Parigi Bercy. Con l’eccezione della singola edizione dell’Essen Masters, se paragonate agli altri tornei della categoria Masters le vittorie a Parigi Bercy sono state quelle con lo sconto maggiore.

Torneo             Anni    Difficoltà media  
Madrid (terra)     10      1.18  
Roma               29      1.09  
Indian Wells       29      1.07  
Stoccarda          6       1.05  
Stoccolma          5       1.04  
Amburgo            19      1.02  
Miami              29      1.01  
Monte Carlo        29      0.98  
Canada             29      0.97  
Cincinnati         29      0.97  
Madrid (cemento)   7       0.97  
Shanghai           9       0.95  
Parigi Bercy       28      0.84  
Essen              1       0.80

A Parigi Bercy si è giocato su tappeto fino al 2006, e questa potrebbe essere una spiegazione. Nei primi calcoli ho usato valutazioni Elo specifiche per tappeto, che sono limitate da un campione relativamente ridotto. Ho provato poi con valutazioni specifiche per cemento e, pur con variazioni individuali, il risultato complessivo è rimasto sostanzialmente identico. Parigi Bercy era un torneo molto debole durante gli anni in cui si usava il tappeto, si è rafforzato nel tempo e sono convinto che questa sia una caratteristica del periodo anni ’90 inizio anni ’00, non semplicemente una conseguenza di stranezze nell’applicazione delle valutazioni Elo.

Generalmente parlando, le superfici veloci sembrano abbassare le valutazioni. Il mio sospetto è che essendo tornei nella maggior parte dei casi al meglio dei 3 set, è più probabile che risultati a sorpresa nei primi turni si verifichino sulle superfici più veloci. Campi rapidi quindi spianano il cammino del vincitore, come è stato certamente per Sock l’anno scorso. Ma non è automatico: le cinque vittorie più difficili sono arrivate in realtà sul cemento, e una proprio a Parigi Bercy.

Nalbandian al massimo

Alla fine del 2007, Nalbandian ha scritto due delle settimane più gloriose nella storia del tennis. A Madrid, ha sconfitto Nadal ai quarti, Djokovic in semifinale e Federer in finale, avendo in precedenza battuto Tomas Berdych e Juan Martin Del Potro. Due settimane più tardi, ha di nuovo sconfitto Federer e Nadal a Parigi Bercy, oltre a vittorie contro David Ferrer, Richard Gasquet e Carlos Moya.

Con un indice rispettivamente di 1.92 e 1.70, sono due delle tre vittorie più difficili da quando la Masters Series è stata istituita (strano a dirsi, ma l’unico in grado di fermare Nalbandian durante quel magico autunno è stato Stanislas Wawrinka, che lo ha battuto a Vienna e Basilea. Wawrinka è il giocatore le cui vittorie Slam sono al primo posto nella graduatoria di difficoltà).

La tabella elenca i 20 titoli Masters per indice di difficoltà.

Anno  Torneo        Superficie  Vincitore    Difficoltà  
2007  Madrid        Cemento     Nalbandian   1.92  
2014  Canada        Cemento     Tsonga       1.78  
2007  Parigi Bercy  Cemento     Nalbandian   1.70  
2007  Canada        Cemento     Djokovic     1.68  
2009  Indian Wells  Cemento     Nadal        1.61  
2009  Madrid        Terra       Federer      1.52  
2017  Madrid        Terra       Nadal        1.52  
2016  Madrid        Terra       Djokovic     1.51  
2011  Indian Wells  Cemento     Djokovic     1.50  
2013  Indian Wells  Cemento     Nadal        1.50
Anno  Torneo        Superficie  Vincitore    Difficoltà  
2010  Canada        Cemento     Murray       1.48  
2011  Roma          Terra       Djokovic     1.48  
2012  Roma          Terra       Nadal        1.47  
2010  Indian Wells  Cemento     Ljubicic     1.45  
2004  Amburgo       Terra       Federer      1.44  
2015  Cincinnati    Cemento     Federer      1.44  
2013  Roma          Terra       Nadal        1.43  
2015  Canada        Cemento     Murray       1.43  
2008  Monte Carlo   Terra       Nadal        1.42  
2015  Madrid        Terra       Murray       1.42

Nalbandian e Jo Wilfried Tsonga si distinguono per essere ai primi due posti, ma dopo di loro i nomi sono quasi solo quelli dei Fantastici Quattro. Anche nel gruppo successivo di difficoltà, Djokovic, Nadal e Federer riempiono 7 posti su 10.

Conclusioni

Come qualsiasi altra modifica a statistiche di alto profilo, rivedere i titoli Masters in funzione della difficoltà non aiuta esattamente a chiarire il dibattito su quale sia il giocatore più forte di sempre, perché si riferisce a uno dei tanti aspetti della conversazione. Tuttavia, rendersi conto delle innumerevoli difficoltà che il vincitore di un Masters deve affrontare è un richiamo d’obbligo all’evidenza che non tutte le vittorie sono identiche tra loro, anche se alla fine valgono sempre 1000 punti per la classifica generale.

Note:

[1] Così ho descritto originariamente il mio algoritmo. Per stimare la difficoltà complessiva del tabellone affrontato da un vincitore Slam, utilizzo Elo per misurare il livello di gioco di un campione Slam medio, un sistema di valutazione che attesta la bravura di un giocatore in funzione del suo record di partite vinte-perse e della qualità degli avversari. Calcolo poi la probabilità per il suddetto campione Slam medio di vincere tutte e sette le partite contro gli avversari che ciascun vincitore Slam ha dovuto affrontare nello specifico torneo vinto.

Per ogni vittoria, assegno al campione Slam la differenza tra 1 e la previsione Elo: se un campione Slam medio aveva sulla superficie del torneo una probabilità del 90% di vincere la partita, il giocatore riceve 0.1 punti (1 – 0.9); se un tipico vincitore Slam aveva il 20% di probabilità, il giocatore riceve 0.8 punti. Sommando tutte le partite di ogni vincitore e applicando l’algoritmo agli ultimi decenni di Slam, si ottiene un punteggio medio di 1.23 per titolo, da cui la divisione di ogni somma per 1.23 al fine di normalizzare i risultati.

Per i tornei Masters, in cui le vittorie per il titolo sono cinque o sei rispetto alle sette di uno Slam, la divisione è per 1.34 invece di 1.23.

The All-Time ATP Masters Race Is Even Closer Than You Think

Idee rubate al golf: la Hall of Fame

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 24 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il terzo articolo della serie.

L’International Tennis Hall of Fame si trova a Newport, nello stato americano del Rhode Island. Newport è una cittadina molto affascinante del New England e la sua Hall of Fame, con una collezione di oggetti e artefatti anche storici, è decisamente tradizionale. Durante la settimana dell’investitura si gioca un torneo 250 sull’erba. L’edificio principale è coperto da edera. Pur relativamente piccola, è una struttura incantevole.   

Il contesto delle due Hall of Fame

Si arriva alla Hall of Fame guidando per Bellevue Avenue, la strada principale che attraversa il paese, ed è uno degli edifici che si incontrano in mezzo ad altri edifici. Sono andato a Newport una volta e ho notato la Hall of Fame solo sulla via di ritorno (ero di passaggio per altri motivi). All’incrocio successivo c’è il palazzo della Social Security Administration, mentre a un isolato di distanza si trovano un Dunkin’ Donuts e un CVS. Non ci si fermerebbe da quelle parti se non fosse per la Hall of Fame di tennis. 

La World Golf Hall of Fame è a St. Augustine, Florida, non lontano dal quartier generale di Ponte Vedra (dove si trova anche la sede dell’ATP). La Hall of Fame di Golf è parte del complesso che prende il nome di World Golf Village, una specie di Disney World per il golf in piccolo. Oltre allo spazio tradizionalmente dedicato alla Hall of Fame, con targhe e memorabilia, ci sono negozi, hotel, un cinema IMAX che proietta film totalmente estranei al golf e – fondamentale – due campi da golf.

C’è un gigantesco lago vicino agli edifici principali e i marciapiedi che lo circondano recano iscrizioni con i nomi dei giocatori entrati nella Hall of Fame. Con pochi dollari, si può anche acquistare uno dei mattoni del marciapiede e far incidere un messaggio personale prima che venga posto accanto al campione che si è scelto.   

Ci si arriva dalla I-95, seguendo indicazioni su cartelli dedicati al World Golf Village (chiamato in realtà World Golf Village Boulevard) e guidando poi su stradine per arrivare alle varie attrazioni. Non c’è nulla di emozionante negli edifici del complesso – per la maggior parte con facciate rosa Florida o imitazione di architettura spagnola – che non hanno di certo il fascino di Newport. Anzi, non hanno alcun tipo di fascino. Non ci sono altri insediamenti nelle vicinanze se non le caratteristiche case a schiera con tetto triangolare della Florida (per quanto in quartieri di piacevole contesto). 

Cosa può imparare la Hall of Fame di tennis dalla Hall of Fame di golf?

Lo dico per chiarezza, a me piace il fascino di Newport. Il World Golf Village invece non ha fascino. Chi lo ha costruito però ha deciso di sacrificare la bellezza estetica per un approccio creativo al tema della Hall of Fame. Il World Golf Village non è più solo un museo, ma è una meta turistica.

L’International Tennis Hall of Fame non è una meta. Ci si va se si è a Newport per altre ragioni, o nel vicino New England. Si programma di andare al World Golf Village e di rimanerci una settimana. Non ci si passa solo perché è capitato di essere già a St. Augustine.

Come mai è così? Non è solo una questione di località. St. Augustine è più vicina, ma è una città turistica, non una vera e propria città. Il World Golf Village è a 30-45 minuti a sud di Jacksonville e a 90 minuti abbondanti a nord di Orlando. È stato costruito nel mezzo del nulla in modo da non fare leva solo sulla popolazione della zona, ma per essere una destinazione principale. 

Ed è per questo che possiede tutti gli elementi di un’attrazione turistica. Ci sono ristoranti (come il Caddyshack, di proprietà di Bill Murray, attore dell’omonimo film ambientato su un campo da golf), ci sono posti in cui fermarsi pieni di foto di giocatori e campi da golf. Non sorprende che anche i posti in cui dormire siano a tema.

E ci sono altre cose da fare oltre a visitare il museo, come ad esempio giocare a lungo a golf sui due campi del World Golf Village, che prendono il nome di giocatori della Hall of Fame e che sono stati ideati con il loro aiuto.

L’International Tennis Hall of Fame non ha infrastrutture così dettagliate e quelle che ci sono comunque non rientrano in un’offerta di esperienza dedicata. Si può stare in un hotel, ma è semplicemente un hotel a Newport in cui chiunque può andare.

Ci sono campi in erba che ospitano l’ATP 250 e ci si può giocare per 120 dollari l’ora, ma non sono molti e non si possono prenotare tutto il giorno anche potendoselo permettere. E poi, visto dove si trova la Hall of Fame, perché si dovrebbe avere con sé una racchetta?

La necessità di abbandonare Newport

Non sono certo un paladino della Disney-ficazione, ma sono convinto che la International Tennis Hall of Fame debba volgere lo sguardo al World Golf Village, almeno in minima parte. Sfortunatamente, vorrebbe poter dire abbandonare Newport.

La Hall of Fame non ha sede a Newport per caso. Il primo campionato di singolare US National si è infatti giocato li nel diciannovesimo secolo. Da questo punto di vista, assomiglia alla Pro Football Hall of Fame a Canton, Ohio (dove è stata creata la NFL nel 1920), e alla popolarissima Baseball Hall of Fame a Cooperstown, New York (dove si dice sia stata giocata la prima partita di baseball di Abner Doubleday, anche se non è certamente vero). Canton non ha fascino, ma Cooperstown ne ha da vendere. L’immagine cittadina ruota completamente intorno alla presenza della Baseball Hall of Fame. 

Lo stesso si potrebbe dire della Hall of Fame di tennis, che però è uno sport più vicino al golf di quanto lo sia al football o al baseball. Nessun visitatore delle hall of fame di football o baseball penserebbe di raggruppare 22 o 18 persone per fare una partita (a meno di non essere genitori dei bambini iscritti alla Little League di baseball).

Al contrario, gli appassionati di golf in visita alla World Golf Hall of Fame vogliono sicuramente giocare a golf. E se andassi alla Hall of Fame di tennis, mi piacerebbe giocare sui campi dove giocano i professionisti, specialmente se sono campi in erba. Affinché succeda però, la Hall of Fame di tennis deve rientrare nei miei piani, non essere solo una visita di passaggio mentre sto andando da qualche altra parte.

Durante il secolo scorso il tennis è diventato troppo grande per Newport. Nel 1914 il campionato di singolare si è trasferito a New York (fino a diventare gli attuali US Open). La Hall of Fame è rimasta ed è diventata la sede di un ATP 250. Non mi è chiaro perché non venga organizzato anche un torneo femminile, visto che le donne sono tra i membri della Hall of Fame. Ci saranno di sicuro molteplici “ragioni” (cioè soldi), ma è comunque ridicolo. Anzi, fosse per me farei un evento congiunto uomini e donne durante la settimana di investitura, ma il problema è che nella struttura di Newport non ci sarebbe spazio.

Deve esserci da qualche parte nel mondo un altro complesso con più fascino del World Golf Village, che abbia una struttura dedicata al tennis, ristoranti e hotel sul posto e campi da tennis a dismisura. Anni fa ci fu una potenziale opportunità a Ponte Vedra Beach, in Florida, dove si trovano gli uffici dell’ATP. Quando fu costruita all’inizio degli anni ’90, la sede dell’ATP aveva molti campi con diverse superfici.

Sawgrass, dove si gioca il The Players Championship e dove si trova la PGA, è letteralmente in fondo alla strada. Il contesto è molto accogliente e sufficientemente lontano da Jacksonville da renderlo una destinazione. A pochi chilometri c’è anche l’oceano Atlantico. Poteva essere un sito perfettamente adatto a creare una International Tennis Hall of Fame di grande portata, senza che diventasse l’equivalente di Disney World.

Una metà turistica con richiami storici

Purtroppo, anche a causa della struttura di allenamento della USTA a Orlando, quei campi furono poco utilizzati e poi venduti (o affittati) a una scuola privata locale, che li ha completamente asfaltati per la squadra di tennis del liceo. La sede dell’ATP è ora in un bell’edificio circondato da alberi dalla parte opposta della strada.

Non nego che potrebbe essere arduo trovare un complesso con lo stesso fascino di Newport ma che possegga anche gli elementi di cui si è discusso, e sospetto che sia quasi impossibile negli Stati Uniti, in particolare se si tiene conto di un sito con importanza storica per il tennis. Ma la Hall of Fame di tennis non deve per forza essere negli Stati Uniti – dove si trovano le altre Hall of Fame – perché il tennis è uno sport veramente internazionale.

Il golf si è impegnato a rendere la sua Hall of Fame una meta turistica. Non servivano richiami di tipo storico ed è stata costruita essenzialmente dal nulla. Per il tennis questo sarebbe un po’ ambizioso, ma suggerirei maggiore flessibilità sugli aspetti storici, perché gli appassionati sono più interessati all’esperienza di visita della Hall of Fame di quanto non lo siano della storia legata alla sede. E invece che promuoverla con slogan come “Mentre siete in zona…”, perché non “Portatevi la racchetta…”?

Stealing Ideas from Golf: The Hall of Fame

La differenza nei premi partita tra uomini e donne in funzione delle opportunità di guadagno settimanali

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

I premi partita sono il principale strumento di misurazione della disparità tra sessi nel tennis professionistico. La maggior parte delle ricerche sulla differenza di premi partita tra uomini e donne si è concentrata sui guadagni dei giocatori di vertice o sull’impegno finanziario sottoscritto dai tornei. In questa sede adotterò un altro tipo di approccio, analizzando le opportunità di guadagno che emergono durante ogni settimana del calendario del circuito maggiore.   

La casistica analitica delle differenze in termini di premi partita tra uomini e donne è ampia e disponibile alla consultazione. In molti casi si è guardato ai premi partita vinti in carriera dai migliori giocatori e dalle migliori giocatrici, mentre in altri sono le risorse economiche garantite da ciascun torneo a essere state oggetto di studio. 

Le opportunità di guadagno settimanali

Quando si tratta di disparità percepita dal singolo giocatore o giocatrice, entrambe queste metodologie mostrano dei limiti. Molti giocatori non rientrano nel gruppo dei più ricchi, quindi il confronto con chi ha guadagnato di più è per loro di rilevanza ridotta. In secondo luogo, la comparazione tra singoli tornei non tiene conto della dimensione del tabellone di singolare, di quello delle qualificazioni o del doppio, o non tiene conto delle sovrapposizioni in calendario, che costringono a scelte esclusive. 

Una misurazione che più si avvicina alla percezione di un giocatore della disparità di premi partita prende in considerazione le probabili opportunità di guadagno in qualsiasi settimana di competizione. 

Prendiamo ad esempio la settimana corrente, in cui il China Open è l’unico torneo sul circuito femminile. Il tabellone di singolare è composto da 60 giocatrici, quello delle qualificazioni da 32 e il doppio da 28. Significa che 84 giocatrici si divideranno il montepremi in singolare e 56 in doppio. Con 8.2 milioni di dollari garantiti dal torneo e viste le dimensioni dei tabelloni, ogni giocatrice di singolare ha un’aspettativa di guadagno di 71.000 dollari.

Sul circuito maschile invece ci sono due tornei 500, il China Open e il Rakuten Japan Open. Hanno entrambi tabelloni di singolare da 32 giocatori e di qualificazioni da 16, e un tabellone di doppio da 16. I montepremi sono rispettivamente di 4.7 milioni e 1.9 milioni. Considerando di poter partecipare a un solo torneo, sono numeri che si traducono in un’aspettativa di guadagno per ogni giocatore di singolare di 46.000 dollari, più bassa di quanto visto per le donne. 

Le aspettative di guadagno maschili sono normalmente superiori a quelle femminili

Nel raffronto complessivo settimana per settimana, raramente si verificano situazioni in cui le aspettative di guadagno sul circuito femminile sono superiori a quelle sul circuito maschile. L’immagine 1 mostra come nella maggior parte delle settimane l’ATP (in blu nel grafico) oscuri completamente la WTA (in viola). La settimana successiva è un caso più classico, con lo Shanghai Masters in cui gli uomini hanno un’aspettativa di guadagno di 65.000 dollari e le donne solo di 5.000 dollari, potendo scegliere tra tre eventi della categoria International.   

IMMAGINE 1 – Opportunità di guadagno settimanali

Il divario è più chiaramente visibile valutando la differenza in aspettative di guadagno di ogni settimana, come mostrato dall’immagine 2. Ci sono infatti 27 settimane di gioco su 37 in cui un giocatore del circuito maggiore può aspettarsi di guadagnare di più di un’equivalente giocatrice. La differenza in quelle settimane ha una mediana di 11.000 dollari per giocatore.

IMMAGINE 2 – Differenze di opportunità di guadagno settimanali in singolare

Nel doppio i guadagni sono generalmente inferiori, ma la disparità tra sessi segue le stesse dinamiche del singolare. I doppisti possono aspettarsi di guadagnare più delle doppiste in 26 settimane della stagione, con una mediana di 3.500 dollari di guadagno in più a settimana. 

IMMAGINE 3 – Differenze di opportunità di guadagno settimanali in singolare

Conclusioni

Il confronto tra aspettative di guadagno individuali rispecchia le conclusioni principali di precedenti ricerche sulla disparità tra sessi nei premi partita sul circuito principale, vale a dire che si è ben lontani dall’equilibrio, con la maggior parte delle differenze che si riscontrano nelle categorie di torneo inferiori agli Slam. Un approccio basato su numeri per singolo giocatore fornisce un’idea più concreta su come queste differenze siano effettivamente percepite a livello individuale. E, sotto questo aspetto, la settimana del China Open deve sembrare un’oasi felice nel calendario femminile.

Using Weekly Earnings Opportunity to Measure the Prize Money Gender Gap

Jack Sock, di nuovo re del doppio

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 17 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Due anni fa circa ho scritto un articolo per FiveThirtyEight in cui introducevo il concetto di D-Lo, un metodo di valutazione per i giocatori di doppio simile al sistema Elo per i singolaristi. Jack Sock era risultato il miglior giocatore sul circuito maschile, conquistando la prima posizione a ottobre 2016 e mantenendola per quasi nove mesi, pur non giocando molte partite di doppio. Un paio di sconfitte a Washington e al Canada Masters nel 2017 gli hanno fatto perdere posizioni, fino alla numero otto dopo gli US Open e poi alla quattordici prima degli Australian Open 2018.

Sock di nuovo in cima alla classifica D-Lo

Pur preferendo il singolo, Sock si è catapultato di nuovo in testa, facendo coppia con John Isner nella vittoria a Indian Wells e poi trionfando con Mike Bryan (al posto dell’infortunato gemello Bob Bryan) a Wimbledon e agli US Open 2018. Tranne per la settimana immediatamente successiva a Indian Wells, Sock è al comando della classifica D-Lo per la prima volta in più di un anno. La tabella elenca gli attuali primi 10 e le rispettive valutazioni D-Lo.

Class.  Giocatore   D-Lo  
1       Sock        1949  
2       B. Bryan    1930  
3       M. Bryan    1917  
4       Herbert     1906  
5       Mahut       1893  
6       Murray      1886  
7       Soares      1883  
8       Marach      1867  
9       Farah       1863  
10      Mektic      1863

Al secondo posto troviamo effettivamente l’infortunato Bob, di cui parlo a breve.

Il Sistema D-Lo

Prima un ripasso veloce del sistema D-Lo, che funziona praticamente come l’algoritmo standard del sistema Elo, con cui i giocatori guadagnano punti vincendo e ne perdono con le sconfitte, sulla base della bravura dell’avversario e delle informazioni sul suo rendimento passato già incorporate nel calcolo.

Una vittoria a sorpresa assegna più punti di una vittoria contro un giocatore dello stesso livello, e per i giocatori con un numero minore di partite a sistema, l’effetto di ogni nuova partita è maggiore. Per questo motivo Sock ha ottenuto più punti di Mike per le dodici vittorie negli ultimi due Slam, perché si conosceva relativamente meno sul suo rendimento in doppio prima di quei tornei.

D-Lo ipotizza che la bravura di ciascuna coppia equivalga alla media dei due giocatori. Se una coppia vince, ciascuno dei giocatori guadagna punti, ma con un accorgimento: se i due giocatori partono da una valutazione diversa, quella di ciascuno si muove leggermente verso la media delle due. Questo perché è impossibile separare il contributo alla vittoria di uno e dell’altro.

Dopo più o meno un anno di partite insieme, la valutazione dei due giocatori si avvicina alla metà. Pur essendo un sistema imperfetto, riesce a pronosticare i risultati con buona approssimazione, che solitamente significa avere una valida rappresentazione del livello di bravura di ciascun giocatore.

Un estremo equilibrio nelle valutazioni del doppio

Per tornare alla questione principale, le valutazioni di doppio sono state estremamente volatili durante l’anno, con cinque differenti giocatori arrivati al numero 1 (Sock, Bob, Pierre Hugues Herbert, Mate Pavic e Henri Kontinen) e altri due (Nicolas Mahut e John Peers) al numero 2. Con un equilibrio di questo tipo nessun giocatore raggiunge una valutazione molto alta. Due anni fa, gli attuali 1949 punti di Sock sarebbero valsi solo un quarto posto (dietro a lui stesso, Herbert e Mahut), mentre molti giocatori (tra cui i Bryans, Herbert, e Daniel Nestor) sono arrivati alla prima posizione con valutazioni superiori a 2000.

Il grafico mostra le numerose fluttuazioni della classifica a partire dal 2018.

IMMAGINE 1 – Andamento delle valutazioni di doppio D-Lo dei giocatori di vertice nel 2018

Per maggiore facilità, ho escluso Oliver Marach (la cui valutazione rispecchia da vicino quella del suo compagno Pavic e la cui stagione non ha mantenuto le promesse iniziali) e Peers (stesso discorso, ma con Kontinen). Herbert ha raggiunto il livello più alto di tutti quest’anno, ma una seconda parte di stagione più difficile lo ha lasciato dietro al trio americano di Sock e dei Bryan.

Torniamo al curioso caso di Bob. La vittoria al Madrid Masters 2018 ha portato i gemelli alla valutazione D-Lo più alta in quasi due anni. Il sistema Elo standard non penalizza i giocatori in caso di assenza, quindi la valutazione di Bob è rimasta da quel momento a 1930 (per le mie valutazioni Elo di singolo ho inserito una penalità per assenza/infortunio, ma non per D-Lo. Ho il timore che l’effetto in doppia sia più ridotto, anche se comunque percettibile). La valutazione di Mike è calata per risultati negativi al di fuori degli Slam, e solo Sock ha superato entrambi.

Conclusioni

Se Bob sarà in condizione di giocare in questi mesi, i gemelli dovrebbero fare coppia per le Finali di stagione, lasciando ancora una volta il miglior giocatore di doppio senza un compagno. In quel caso Sock, che ora è al 157esimo posto della classifica Race di singolare, potrebbe andare a giocare in quei giorni il Challenger di Houston.

Senza la presenza ingombrante del connazionale, i Bryan torneranno dove sono abituati a stare, da favoriti a Londra per un’altra vittoria nelle Finali di stagione.

Jack Sock, Doubles King Once Again

Quanto era veloce la superficie della Laver Cup?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 27 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

La Laver Cup ha dato nuova interpretazione alle esibizioni nel tennis e, per il momento, uno degli aspetti di maggiore cambiamento sembra essere la velocità di superficie. L’anno scorso ci sono stati nove tiebreak su diciotto set a punteggio tradizionale, oltre a un paio di super-tiebreak terminati 11-9.

L’edizione 2018 non è stata così estrema, visto che solo cinque set sono andati al tiebreak su sedici a punteggio tradizionale, ma comunque più equilibrata di un tipico torneo del circuito nel quale mediamente un tiebreak si verifica meno di una volta ogni cinque set.

La misurazione della velocità di superficie

Come al solito, appurare la velocità di superficie presenta diversi ostacoli. Se da una parte ci sono stati indubbiamente molti tiebreak e molti ace, dall’altra tra i convocati c’erano grandi giocatori al servizio: John Isner, Nick Kyrgios e Roger Federer hanno giocato due partite di singolare in entrambe le edizioni, e a Chicago Kevin Anderson ha contribuito per il 25% dei singolari del Resto del Mondo. A prescindere dalla superficie, ci si attende da questi giocatori partite in cui il servizio è dominante in misura superiore di quanto lo sia nella media del circuito.

Analizziamo i risultati ottenuti applicando il mio indice di misurazione della velocità di superficie, che mette a confronto i campi dei tornei utilizzando la frequenza di ace, corretta per le dinamiche al servizio e alla risposta di ciascun giocatore in uno specifico torneo.

La tabella mostra la frequenza grezza di ace (“Ace%”) e l’indice di velocità (“Vel”) per dieci tornei delle ultime 52 settimane, vale a dire i quattro tornei dello Slam 2018, il torneo più veloce (Metz) e quello più lento del circuito (Estoril), le due edizioni della Laver Cup e due tornei con l’indice più vicino alla Laver Cup (Antalya e New York).

Anno  Torneo           Superficie  Ace%    Vel  
2018  Metz             Cemento     10.6%   1.57  
2018  Antalya          Erba        9.9%    1.28  
2017  Laver Cup        Cemento     17.0%   1.26  
2018  Australian Open  Cemento     11.7%   1.17  
2018  Wimbledon        Erba        12.9%   1.16  
2018  Laver Cup        Cemento     13.3%   1.09  
2018  New York         Cemento     15.7%   1.09  
2018  US Open          Cemento     10.8%   1.02  
2018  Roland Garros    Terra       7.7%    0.74  
2018  Estoril          Terra       5.2%    0.55

L’indice di velocità varia dallo 0.5 delle superfici più lente all’1.5 delle più veloci, significa cioè che sulla terra più viscosa un giocatore mette a segno la metà degli ace che farebbe su una superficie neutra, mentre sull’erba più scivolosa o sul Plexipave lo stesso giocatore farebbe circa il 50% in più di ace rispetto una superficie neutra.

Qualche caveat

La Laver Cup 2017, nonostante un incredibile 17% di frequenza di ace, è a malapena entrata tra le dieci superfici più veloci dei 67 tornei che sono riuscito a misurare. A Chicago invece, la superficie aveva una velocità vicina al primo terzo dei tornei analizzati, dietro alla veloce terra battuta di Quito ma considerevolmente più lenta degli Australian Open.

Servono come sempre un po’ di avvertimenti. In primo luogo, la velocità della superficie ha un significato più ampio della frequenza di ace. Mi sono soffermato su questa statistica perché è una delle poche a disposizione per ciascun torneo del circuito maggiore e perché, a dispetto della sua semplicità, è facilmente intuibile e va di pari passo con altri parametri di misurazione e con i commenti dei giocatori.

In secondo luogo, non siamo esattamente subissati da informazioni su entrambe le edizioni della Laver Cup. Nel 2017 ci sono state nove partite di singolare, quest’anno otto. E le cose peggiorano con i super-tiebreak al terzo set, che di fatto tolgono dati. Di contro, pur non avendo molte partite da analizzare, conosciamo approfonditamente i giocatori protagonisti, a differenza di alcuni tornei, come ad esempio Newport o Shenzhen, in cui molte partite vedono scontrarsi giocatori che non hanno una presenza regolare sul circuito.

Conclusioni

La superficie delle due edizioni della Laver Cup rientra tra quelle veloci, ma non più di quanto non lo siano altri campi indoor in cemento sul circuito maggiore. Ci saranno sempre molti tiebreak e ace con Isner e Anderson, non importa quali siano le condizioni di gioco.

How Fast Was the Laver Cup Court?