Finali Next Gen Gruppo B, le probabilità delle semifinali

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 7 novembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le probabilità delle semifinali del Gruppo A.

L’ATP ha 9 possibili scenari per le semifinali del Gruppo B delle Finali Next Gen. Come spiegato nell’articolo per il Gruppo A. si tratta dell’insieme di tutte le combinazioni delle partite dell’ultimo giorno del Gruppo B in grado di produrre un esito che conti. Nel Gruppo B, ci sono tre differenti combinazioni di giocatori in grado di arrivare in semifinale.

La tabella riepiloga le probabilità di vincere la partita e il singolo set e le probabilità di una vittoria in tre, quattro o cinque set.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria partita / set per il Gruppo B

La tabella che segue mostra la probabilità che ciascuno scenario si verifichi e, nel caso, quali sono i due giocatori che ci si attende si qualifichino come numero 1 e numero 2. Si può notare che Alex De Minaur ha già raggiunto le semifinali, ma non si è ancora assicurato il primo posto del Gruppo B.

IMMAGINE 2 – Scenari Gruppo B

Si possono sommare queste probabilità per vedere chi può arrivare arrivare in semifinale, oltre alla probabilità che si verifichi una delle quattro combinazioni. La tabella riepiloga i risultati.

IMMAGINE 3 – Probabilità di giocatori in semifinale dal Gruppo B

Unendo queste informazioni con quelle del Gruppo A, si ottengono 14 possibili combinazioni per le semifinali, otto delle quali relative al Gruppo B e le restanti sei relative al Gruppo A. Le semifinali più probabili sono Stefanos Tsitsipas (#1 Gruppo A) e Andrey Rublev (#2 Gruppo B), e De Minaur (#1 Gruppo B) e Francis Tiafoe (#2 Gruppo A).

IMMAGINE 4 – Combinazioni semifinali Gruppo A e Gruppo B

Aggiornamento: con tre vittorie e nove set vinti e uno perso, De Minaur è arrivato al primo posto del Gruppo B, seguito da Rublev che, con un record di due vittorie e una sconfitta, si è qualificato per secondo. Le semifinali sono dunque Tsitsipas contro Rublev, e De Minaur contro Jaume Munar, n.d.t.

Milan Singles Group B – The Gory Probabilities

Finali Next Gen Gruppo A, le probabilità delle semifinali

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 7 novembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’ATP ha 11 possibili scenari per le semifinali del Gruppo A delle Finali Next Gen in corso di svolgimento a Milano. Per chiarezza, s’intende l’insieme di tutte le combinazioni delle partite dell’ultimo giorno del Gruppo A in grado di produrre un esito che conti. Naturalmente, non ci sono undici differenti combinazioni di giocatori che possono raggiungere le semifinali dal Gruppo A, perché sono ovviamente solo 4, ma ci sono undici modalità univoche per arrivarci.

Ci sono 11 scenari per quattro combinazioni massime perché molte dipendono dal fatto che un giocatore vinca in tre, quattro o cinque set. Di conseguenza, serve determinare la probabilità di ciascun giocatore di vincere un set.

Possiamo procedere a ritroso stimando in primo luogo la probabilità di vittoria della partita per ogni giocatore. A tal proposito, ho utilizzato da un lato (al 90%) le mie previsioni basate sulle statistiche della singola partita e dall’altro (al 10%) le mie previsioni basate sulle valutazioni Elo specifiche per il cemento.

Con un modello Markov, si può puoi matematicamente ricavare, per ogni giocatore, la probabilità di vittoria di un punto al servizio. Dalla probabilità al servizio, è possibile calcolare la probabilità di vincere un game (nella formula “punto decisivo sulla parità”), da cui la probabilità di vincere un set (breve).

Con queste informazioni, si può ottenere la probabilità che un giocatore vinca la partita finale del girone in tre, quattro o cinque set. La tabella elenca le probabilità, secondo i miei calcoli.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria partita / set per il Gruppo A

Partendo da questi numeri, è possibile stimare la probabilità di ciascuno degli 11 scenari ATP. La tabella che segue mostra la probabilità che ciascuno scenario si verifichi e, nel caso, quali sono i due giocatori che ci si attende si qualifichino come numero 1 e numero 2. Si può notare che Stefanos Tsitsipas ha già raggiunto le semifinali, ma non si è ancora assicurato il primo posto del Gruppo A.

IMMAGINE 2 – Scenari Gruppo A

Si possono sommare queste probabilità per vedere chi può arrivare arrivare in semifinale, oltre alla probabilità che si verifichi una delle quattro combinazioni. La tabella riepiloga i risultati.

IMMAGINE 3 – Probabilità di giocatori in semifinale dal Gruppo A

Aggiornamento: con tre vittorie e nove set vinti e uno perso, Tsisipas è arrivato al primo posto del Gruppo A, seguito da Jaume Munar che, con un record di una vittoria e due sconfitte, si è qualificato per migliore percentuale di set vinti (50%), n.d.t.

Milan Singles Group A – The Gory Probabilities

Djokovic torna numero 1, ma non ha smesso di salire

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 2 novembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Non si è quasi parlato di altro per tutta la settimana: dopo essere stato fuori dai primi 20 a inizio di stagione, Novak Djokovic è tornato al primo posto della classifica mondiale. Analizzo quindi in questo articolo la sua ascesa in termini di valutazioni Elo partita per partita, confrontandola con il massimo rendimento ottenuto nel 2011 e 2015.

Un incremento di 265 punti Elo per Djokovic

Sono serviti a Djokovic due titoli Slam, un record di 49 vinte e 11 perse (compreso il Masters di Parigi Bercy, n.d.t.) e un miglioramento complessivo di +265 nelle valutazioni Elo dall’inizio dell’anno per riprendersi il numero 1. Pur impressionante, non si tratta di un guadagno Elo inedito, specialmente se si considerano quei giocatori che sono entrati da poco sul circuito e hanno enormi margini di miglioramento nel breve periodo.

Se però restringiamo l’analisi a circostanze più simili a quelle di Djokovic all’inizio del 2018 – vale a dire giocatori attivi sul circuito maggiore da tempo (almeno tre anni), la cui stagione è partita da una valutazione già alta (almeno 1800) – l’elenco si riduce notevolmente. Solo quattro giocatori oltre a Djokovic nell’era Open hanno avuto una progressione analoga in una fase avanzata della carriera.

Al primo posto c’è il 1988 di Thomas Muster, l’anno in cui è salito al numero 16 della classifica da una posizione fuori dai primi 50, con un guadagno di circa 300 punti Elo. Al quarto posto c’è il 1997 di Patrick Rafter, la stagione che lo ha visto passare da una classifica fuori dai primi 60 al numero 3 del mondo. È il percorso più vicino a quello compiuto da Djokovic, visto che anche Rafter ha vinto quell’anno gli US Open.

Giocatore    Anno   Miglior incremento Elo
Muster       1988   298
Srichaphan   2002   296
Johansson    2005   276
Rafter       1997   276
Djokovic     2018   265*

Con il torneo di Parigi Bercy (in cui ha perso in finale, n.d.t.) e le imminenti Finali di stagione, Djokovic ha ancora la possibilità di superare i +265 punti di miglioramento Elo (per questo la presenza dell’asterisco).

Un confronto con le stagioni migliori

Mettendo a confronto il rendimento di Djokovic nel 2018 con il 2011 e 2015, le due migliori stagioni a oggi in carriera, osserviamo che il massimo della stagione in corso è ancora lontano dal potenziale massimo esprimibile. Anzi, solo ora Djokovic è arrivato a un livello di gioco in linea con la bravura espressa all’inizio del 2011 (con una valutazione di circa 2100 punti).

IMMAGINE 1 – Andamento e massimi della valutazione Elo di Djokovic nel 2011, 2015 e 2018

Anche da ritrovato numero 1, se Djokovic riuscirà a proporre nuovamente il rendimento più alto di cui è capace, potrebbe diventare ancora più forte di quanto suggerisce la sua valutazione Elo attuale. Deve sembrare una prospettiva avvilente per i colleghi, ma un carico di eccitazione per tutti gli appassionati di tennis che aspettano con ansia la stagione 2019.

Djokovic Regains No. 1 But His Climb in the Ratings Isn’t Over

E se fossimo nel 1988?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato l’11 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Questo articolo riprende l’eccellente analisi di Jeff Sackmann sul blog HeavyTopspin riguardo all’età media dei primi 50 giocatori negli ultimi 35 anni e all’emergere della Next Gen. Ho pensato che fosse divertente provare a considerare i primi 50 della classifica attuale e vedere come apparirebbero ricostruendoli in modo che abbiano all’incirca la stesso profilo di età dei primi 50 a fine stagione nel 1988.

Iniziamo evidenziando alcune statistiche descrittive di base per la classifica dei primi 50 a fine stagione 1988 e quella attuale.

Non c’è nulla in comune se non l’età del giocatore più vecchio (Jimmy Connors era il numero 7 nel 1988). Per chi non ne avesse familiarità, la deviazione standard è una misura della variabilità di età tra i primi 50: numeri più alti significano una maggiore variabilità. Ha senso quindi osservare che i primi 50 del 2018 siano più variabili, vista la presenza di molti più giocatori sopra i 30 anni insieme a i numerosi giovanissimi e poco più che ventenni.

È chiaro che serve una pesante manomissione per fare in modo che il profilo dei primi 50 di adesso somigli a quello del 1988. Ci sono probabilmente decine di modi, forse è anche possibile creare un algoritmo che li valuti uno per uno, ma trovandoci nel fantastico mondo del divertimento contro la scienza (e non sono sufficientemente abile da creare quell’algoritmo), ho utilizzato due metodi.

La prima revisione

Per la prima revisione, voglio che ci siano almeno tre giocatori di trent’anni o più come nel 1988. Per evitare che i primi 10 fossero troppo vecchi, sono partito eliminando tutti i giocatori con età superiore a 29 anni, tranne uno: siccome Connors nel 1988 era tre deviazioni standard dalla media e si trovava nei primi 10, devo tenere almeno un giocatore “molto vecchio”. E così rimane Roger Federer.

Gli altri due giocatori di almeno 30 anni nel 1988 erano Kevin Curren alla posizione 23 e Johan Kriek alla 39, cioè due sudafricani. Sono di fatto costretto a considerare Kevin Anderson come uno dei giocatori di almeno 30 anni, non trovate (una decisione più razionale sarebbe stata quella di tagliare Anderson a favore di Adrian Mannarino, che ha la stessa età ma una classifica più vicina a quella che aveva Curren nel 1988)?

Per il terzo giocatore con più di 30 anni, ho deciso di tenere il più giovane trentenne tra i primi 30 – così da avvicinarsi alla classifica di Kriek con il numero 39 – vale a dire Sam Querrey. In questa prima revisione, tutti gli altri giocatori sopra i 30 anni scompaiono.

L’ultimo dell’elenco è Yuki Bhambri, al momento il numero 99 del mondo. Riprendiamo la tabella comparativa iniziale, aggiungendo la prima revisione.

Sembra abbastanza valida! C’è però un aspetto che non si evince ma che proprio mi infastidisce. Lo si può vedere nella tabella che segue, dove ho suddiviso la media per ciascun insieme di dieci giocatori (cioè primi 10, 11-20, etc) per il 1988 e per la prima revisione.

L’elemento di disturbo è che i primi 10 nel 1988 erano decisamente più giovani della mia prima revisione, mentre è vero l’opposto per l’insieme 31-40. In entrambi i casi sono quasi due anni di differenza.

La seconda revisione

In cerca di una spiegazione, ho provato a fare una seconda revisione avvicinando l’età media per ogni insieme di dieci. Prima ho eliminato i giocatori più vecchi di ciascun insieme e, in caso di più di un giocatore con la stessa età, ho rimosso prima quelli con la classifica più bassa. La tabella mostra la seconda revisione, cui segue la stessa tabella vista in precedenza a cui però ho aggiunto la seconda revisione.

Sono spariti tutti i veterani più forti, ma le medie per insieme si allineano molto meglio rispetto alla prima revisione, con la media complessiva quasi identica a quella della prima revisione. Questo elenco inoltre non si addentra nella classifica dei primi 100 come accade per la prima revisione (Jaume Munar era 47esimo nella prima revisione e la sua classifica al momento è al numero 90).

Problema risolto, giusto? Non credo. Quello che non appare è che, con la seconda revisione, le deviazioni standard per insieme non si aggiustano bene, quindi la combinazione di giocatori per ogni insieme non è paragonabile al 1988 come lo era per la prima revisione. Inoltre, gli insiemi da dieci sono solo una suddivisione arbitraria, e questo si riflette in alcune delle scelte, anche loro arbitrarie, che ho dovuto fare. Ad esempio, Marin Cilic è entrato nei primi 10 a 29 anni e Mannarino nell’insieme 11-20 a 30 anni, ma ho dovuto tagliare Pierre-Hugues Herbert dagli ultimi dieci così da avere la media in linea, nonostante abbia solo 27 anni. Infine, non ci sono casi estremi nella seconda divisione nel modo in cui si presentavano nel 1988 (Connors) e nella mia prima revisione (Federer).

Conclusioni

Personalmente preferisco la prima revisione alla seconda. Se ignoriamo la decisione di inserire Anderson perché due degli almeno trentenni nel 1988 erano sudafricani e se facciamo salire ogni giocatore di una posizione mettendo Mannarino al numero 18, si riduce di un po’ la distanza dalla media dei primi 10 nella prima revisione, senza che vi siano conseguenze sui numeri complessivi. È probabile che sia il miglior compromesso tra i due metodi adottati.

In chiusura di ragionamento, ripropongo la tabella originale, con il 1988, la classifica attuale e la mia prima e seconda revisione.

What if this were 1988?

Statistiche Plus-Minus anche per il tennis

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

La statistica Plus-Minus non deve necessariamente essere appannaggio degli sport di squadra. Questo articolo illustra l’applicazione del Plus-Minus nel tennis, utilizzandolo per identificare i migliori giocatori e giocatrici al servizio e alla risposta, alla vigilia degli US Open 2018.

Quando si tratta di statistiche sportive, sembra spesso che siano gli sport di squadra a essere i naturali destinatari. Il Plus-Minus ne è perfetto esempio, poiché cerca di misurare il contributo del singolo giocatore, un passaggio chiave nell’analisi del rendimento negli sport di squadra.

Il Plus-Minus come misura dell’impatto di un giocatore sul gioco dell’avversario

L’idea alla base del Plus-Minus è semplice: se si vuole conoscere l’impatto di un giocatore sulla propria squadra, si metta a confronto il rendimento della squadra – in circostanze equiparabili – con e senza il giocatore. Ad esempio, con un valore di +14 LeBron James ha ottenuto il Box Plus-Minus (la stima dei punti addizionali ogni 100 possessi) più alto tra tutti i giocatori dei play-off NBA 2018, a forte supporto della tesi secondo la quale dovesse andare a lui il titolo di MVP.

Anche se nel tennis di singolare non esiste il concetto di squadra, l’impatto è comunque un elemento di grande importanza. Nello specifico, per impatto s’intende quello che un giocatore esercita sul gioco dell’avversario. Questo porta a un Plus-Minus che misuri quanto un giocatore incida sul rendimento di chi sta dall’altra parte della rete.

In termini matematici, ipotizziamo che un avversario A abbia una media di θper una statistica di rendimento oggetto di analisi. Diciamo poi che quando gioca contro un giocatore B abbia una media di θB. Il Plus-Minus del giocatore è quindi dato dalla formula:

Plus-MinusθA− θB

Si può allargare questa ipotesi a tutti gli avversari di un giocatore per ottenerne un impatto tipico. Vogliamo inoltre aggiungere un po’ di regressione verso l’impatto medio per le circostanze in cui il campione di partite a disposizione relative a un particolare giocatore è ridotto.

Plus-Minus come impatto sul servizio

Con gli US Open 2018 alle porte, è interessante vedere i giocatori con il migliore Plus-Minus del momento sul servizio e sulla risposta.

Uomini

Come impatto sul servizio, è Rafael Nadal a condurre in qualità di giocatore più aggressivo in difesa (da notare che impatti di valore negativo indicano una maggiore bravura alla risposta). Nei game in cui è alla risposta, ci si attende che l’efficacia del servizio dell’avversario si riduca di 10 punti percentuali, 7 nel caso degli US Open 2018, ma sempre comunque in testa al gruppo (Nadal ha perso in semifinale contro Juan Martin Del Potro, n.d.t.). Nonostante qualche alto e basso nella prima parte della stagione, Novak Djokovic è al secondo posto, un altro motivo per considerarlo tra i favoriti per la vittoria di un altro Slam (Djokovic ha poi vinto il torneo, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Migliori giocatori per Plus-Minus sul servizio

Donne

Tra le donne è Simona Halep l’avversaria che nessuna giocatrice al servizio vorrebbe dover affrontare a New York (Halep è stata sconfitta contro pronostico da Kaia Kanepi al primo turno, nd.t.). A differenza di Nadal, l’impatto di Halep sul cemento è alto allo stesso modo che sulle altre superfici. Anche Angelique Kerber è ben distante dal resto delle giocatrici, quindi la si deve considerare tra le favorite per gli US Open 2018 (Keber ha perso al terzo turno da Dominica Cibulkova, n.d.t.).

Tra le rimanenti delle prime 10, comprese le giovani Darya Kasatkina (uscita al secondo turno contro Aliaksandra Sasnovich, n.d.t.) e Jelena Ostapenko (uscita al terzo turno contro Maria Sharapova, n.d.t.), l’impatto sul servizio su tutte le superfici è compreso in un margine molto ristretto di -5 e -4, aspetto che evidenzia la competitività al vertice del tennis femminile. Si fa notare in questa classifica l’assenza di Serena Williams che non giustifica a pieno in termini di rendimento il fatto di essere considerata tra le favorite (Williams ha poi perso in finale contro Naomi Osaka, n.d.t.).

IMMAGINE 2 – Migliori giocatrici per Plus-Minus sul servizio

Plus-Minus come impatto sulla risposta

Uomini

Per qualcuno potrebbe sembrare una sorpresa il fatto che Roger Federer sia il giocatore con il Plus-Minus più incisivo sulla risposta nel 2018, mettendosi davanti anche a giocatori dal grande servizio come John Isner, Milos Ranoic e Nick Kyrgios. Proprio contro Kyrgios in un eventuale terzo turno, un impatto di -11 dovrebbe rendere Federer fiducioso delle sue possibilità (Federer ha effettivamente vinto quella partita per poi perdere subito dopo da John Millman, n,d,t.).

Nadal non si contraddistingue per avere un servizio potente, ma è comunque al quarto posto. È probabile che il suo rendimento al servizio quest’anno tragga beneficio da un combinazione di servizi carichi di effetto e più imprevedibili nelle traiettorie e dalla capacità di emergere quasi intoccabile negli scambi lunghi.

IMMAGINE 3 – Migliori giocatori per Plus-Minus sulla risposta

Donne

Anche per la vetta del Plus-Minus sulla risposta è tra le donne una gara estremamente equilibrata. Madison Keys (che ha perso in semifinale contro Osaka, n.d.t.), Julia Goerges (che ha perso al secondo turno contro Ekaterina Makarova, n.d.t.) e Ashleigh Barty (che ha perso al quarto turno contro Karolina Pliskova, n.d.t.) sono nelle prime tre posizioni, avendo ciascuna un impatto atteso sull’efficacia della risposta dell’avversaria di almeno 6 punti percentuali, con Goerges che dovrebbe avere un leggero vantaggio sul cemento. Serena è tra le prime 10, con un impatto medio nel 2018 di -4. Il suo impatto sul cemento per è in media con quanto mostrato nel corso della stagione.

IMMAGINE 4 – Migliori giocatrici per Plus-Minus sulla risposta

Conclusioni

Per entrare tra i primi delle classifiche Plus-Minus sul servizio o sulla risposta per la stagione serve incidere sul gioco dell’avversario in modo continuativo. Non sorprende quindi trovare in questo gruppo di giocatori e giocatrici i favoriti per gli US Open. Vincitore e vincitrice saranno coloro in grado di capitalizzare l’impatto sugli avversari.

Plus-Minus Statistics for Tennis

Classifica Elo e ATP a confronto nell’ascesa di Daniil Medvedev

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 18 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Sta prendendo le forme della stagione della svolta per il ventiduenne russo Daniil Medvedev. Due settimane fa ha vinto il suo primo ATP 500 a Tokyo, il terzo torneo dell’anno dopo le vittorie a Sydney e Winston-Salem (oltre ad aver appena raggiunto la semifinale a Basilea, dove ha perso però contro Roger Federer, n.d.t.). Il cammino per il titolo a Tokyo è di particolare rilievo, avendo sconfitto tre giocatori tra i primi 20, quando fino a quel momento Medvedev aveva solo quattro vittorie nel confronti dei primi 20 nel 2018, di cui due contro un Jack Sock in pesante calo di forma.

L’ascesa di Medvedev per ATP e Elo

Visti i risultati, anche la sua classifica è in ascesa. Con la vittoria a Winston-Salem è entrato nei primi 40 e dopo Tokyo ha raggiunto il 22esimo posto. La vittoria al primo turno allo Shanghai Masters gli ha dato il 21esimo posto e le due semifinali di Mosca e Basilea lo porteranno al nuovo massimo in carriera, la posizione 17.

La classifica ufficiale non è niente rispetto ai passi da gigante fatti da Medvedev per arrivare in cima alla classifica associata al sistema delle valutazioni Elo. Dopo aver vinto Tokyo, è salito infatti all’ottavo posto della mia classifica Elo. Ha perso poi due posizioni, rimanendo però tra i primi 10, davanti a Marin Cilic, Kevin Anderson e un altro gruppetto di giocatori che lo precedono nella classifica ATP.

Di fronte a questa discrepanza, a cosa dobbiamo credere? Medvedev fa parte dei primi 10 o è in fondo ai primi 20? Le valutazioni Elo sono premonitrici, anticipano cioè successi a venire nella classifica ufficiale, o creano confusione?

Il sistema Elo è orientato al futuro, disegnato per prevedere l’esito delle partite ponderando vittorie e sconfitte sulla base della qualità dell’avversario. La classifica ufficiale tiene conto in modo diretto dei risultati ottenuti da un giocatore nell’ultimo anno, senza alcuna correzione che rifletta la bravura degli avversari. In teoria, Elo dovrebbe essere tra i due l’indicatore più affidabile per pronosticare un successo di lungo periodo, ma si presuppone che l’algoritmo funzioni correttamente e non reagisca in modo eccessivo a risultati positivi di breve termine. Analizziamo le differenze passate tra le due modalità e vediamo cosa può riservare il futuro a Medvedev.

Precedenti

Dal 1988, 102 giocatori sono entrati nei primi 10 della classifica ufficiale. Qualcuno in più, 113 per l’esattezza, è arrivato tra i primi 10 delle valutazioni Elo. Con 94 nomi in entrambe le categorie, c’è una sovrapposizione quasi totale. Sono otto i giocatori che hanno raggiunto i primi 10 della classifica ufficiale ma non i primi 10 delle valutazioni Elo, mentre 19 giocatori hanno avuto una valutazione Elo tra i primi 10 ma non sono riusciti a meritare lo stesso trattamento dai computer dell’ATP.

La tabella elenca gli otto giocatori entrati tra i primi 10 della classifica ufficiale ma non nell’equivalente classifica Elo.

                       Primi 10 ATP   
Giocatore        Debutto        Numero Settimane  
Svensson         25.03.1991     5  
Massu            13.09.2004     2  
Stepanek         10.07.2006     12  
Melzer           31.01.2011     14  
Monaco           23.07.2012     8  
Anderson         12.10.2015     31  
Carreno Busta    11.09.2017     17  
Pouille          19.03.2018     1

Alcuni potrebbero ancora farcela, specialmente Anderson, attualmente all’undicesimo posto, appena cinque punti dietro Medvedev.

Questo è invece un elenco più lungo di giocatori entrati nei primi 10 delle valutazioni Elo senza nemmeno una settimana tra i primi 10 della classifica ufficiale.

                       Primi 10 Elo   
Giocatore        Debutto        Numero Settimane  
Steeb            22.05.1989     3  
Cherkasov        11.12.1990     1  
Prpic            20.05.1991     1  
Wheaton          08.07.1991     9  
Golmard          03.05.1999     2  
Hrbaty           15.01.2001     2  
Gambill          06.04.2001     6  
Escude           25.02.2002     4  
El Aynaoui       20.05.2002     2
Mathieu          14.10.2002     8  

                       Primi 10 Elo   
Giocatore        Debutto        Numero Settimane
Calleri          19.05.2003     2  
Dent             10.06.2003     10  
Pavel            10.05.2004     2  
Ginepri          24.10.2005     1  
Karlovic         12.11.2007     3  
Bautista Agut    22.02.2016     1  
Kyrgios          04.03.2016     62  
Tsitsipas        13.08.2018     3  
Medvedev         08.10.2018     2

* Considero le settimane in modo leggermente diverso 
per le valutazioni Elo, che vengono generate solo per 
quelle settimane in cui si giocano tornei del circuito 
maggiore o partite di Coppa Davis

È mancato poco alla maggior parte di questi giocatori per entrare nei primi 10 della classifica ATP. David Wheaton ad esempio è arrivato al numero 12. Con l’eccezione di Nick Kyrgios, nessun giocatore è rimasto più a lungo di dieci settimane nei primi 10 Elo senza poi raggiungere lo stesso standard secondo la formula della classifica ATP.

Questo elenco indica che è possibile giocare sufficientemente bene per un breve periodo così da entrare nei primi 10 Elo ma non abbastanza a lungo da riflettere il tipo di successo che viene premiato dalla classifica ufficiale. Circa un giocatore su sei con valutazione Elo da primi 10 non ha mai raggiunto i primi 10 della classifica ATP anche se, come possiamo vedere, la probabilità di rimanere semplicemente una stella delle valutazioni Elo diminuisce rapidamente per ciascuna settimana aggiuntiva tra i primi 10 ATP.

Il caso di Kyrgios

Kyrgios è un esempio perfetto della differenza tra le due modalità di classifica. Ottenere una serie di vittorie a sorpresa è la strada più veloce per salire in classifica Elo, e così ha fatto Kyrgios. Eliminare però il secondo giocatore del mondo, come gli è riuscito all’Indian Wells Masters 2017 contro Novak Djokovic, non ha grande riscontro sulla classifica ATP quando si tratta di un quarto turno. Normalmente, un giocatore in grado di eliminare i più forti è anche capace di accumulare vittorie che migliorano la sua classifica ufficiale. Ma Kyrgios, come praticamente nessun altro giocatore della storia con pari talento, non ha vinto così tante partite.

Elo vs ATP

In sintesi, il sistema Elo porterà sempre alcuni giocatori tra i primi 10, anche se non beneficeranno dello stesso trattamento da parte della classifica ATP. È troppo presto per dire se sarà lo stesso anche per Medvedev.

Dove Elo però veramente si distingue è nell’identificare quei giocatori che diventeranno tra i più forti prima della classifica ufficiale. Dei 94 giocatori che dal 1988 hanno debuttato nei primi 10, Elo è stato il primo sistema a riconoscere che un giocatore appartenesse a quell’élite per 76 di essi, cioè meglio dell’80%. La classifica ufficiale ha preceduto Elo per 10 giocatori e c’è stata una situazione di parità temporale in altre otto volte. In media, i giocatori sono entrati tra i primi 10 della classifica Elo circa 32 settimane prima della classifica ufficiale dell’ATP.

La tabella elenca le undici occorrenze con maggiore divario per quando Elo è arrivato in anticipo, insieme al debutto tra i primi 10 dei Fantastici Quattro.

Giocatore      Debutto ATP  Debutto Elo  Sett. Diff
Puerta         25.07.2005   12.06.2000   267  
Rosset         10.07.1995   05.11.1990   244  
Gonzalez       24.04.2006   07.10.2002   185  
Canas          09.05.2005   05.08.2002   144  
Youzhny        13.08.2007   15.11.2004   143  
Gaudio         07.06.2004   29.04.2002   110  
Gasquet        09.07.2007   20.06.2005   107  
Berdych        23.10.2006   11.10.2004   106  
Soderling      19.10.2009   08.10.2007   106  
Philippoussis  29.03.1999   24.03.1997   105  
Sock           06.11.2017   18.01.2016   94  
                                                       
Giocatore      Debutto ATP  Debutto Elo  Sett. Diff  
Federer        20.05.2002   19.02.2001   65  
Murray         16.04.2007   21.08.2006   34  
Djokovic       19.03.2007   31.07.2006   33  
Nadal          25.04.2005   21.02.2005   9

Nel caso ve lo chiedeste, seguono i dieci giocatori per i quali la classifica ATP ha battuto sonoramente Elo.

Giocatore      Debutto ATP  Debutto Elo  Sett. Diff  
Wawrinka       12.05.2008   25.10.2010   128  
Ferrer         30.01.2006   28.05.2007   69  
Tipsarevic     14.11.2011   13.05.2012   26  
Schuettler     09.06.2003   25.08.2003   11  
Robredo        08.05.2006   24.07.2006   11  
Verdasco       02.02.2009   04.06.2009   9  
Costa          21.04.1997   26.05.1997   5  
Almagro        25.04.2011   05.22.2011   4  
Isner          19.03.2012   15.04.2012   4  
Novak          14.10.2002   21.10.2002   1

È evocativo che ci siano, in media, 32 settimane di differenza. Come detto, le valutazioni Elo sono ottimizzate per fare previsioni di un futuro ravvicinato quindi, almeno sulla carta, riflettono il livello di bravura attuale di un giocatore. L’algoritmo della classifica ATP tiene conto del rendimento su un arco temporale di 52 settimane, ponderando allo stesso modo la prima e l’ultima settimana. Mettendo da parte miglioramenti o declini dovuti all’età, questo significa che la classifica ATP, in media, fornisce indicazione sul rendimento di un giocatore risalente a 26 settimane fa. Se Medvedev continua a eliminare giocatori tra i primi 20 e vincere di nuovo uno o anche due titoli 500, potrebbe essere a 26 o 32 settimane di distanza dall’ingresso nei primi 10.

Conclusioni

Elo non è concepito per previsioni di lungo termine: i programmi adatti a questa finalità devono essere, in larga parte, ancora inventati. E, occasionalmente, Elo assegna un’alta valutazione a giocatori che non hanno un rendimento in grado di sostenerla. In generale però, una valutazione Elo superlativa è segno che un risultato simile nella classifica ufficiale non è troppo lontano. A oggi, Kyrgios ha disatteso le aspettative al riguardo, ma un debutto di Medvedev nei primi 10 tra qualche tempo è una scommessa dalle quote favorevoli.

Daniil Medvedev’s Leading Elo Indicator

Ivo Karlovic e il tiebreak d’ordinanza

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 21 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ivo Karlovic sta per raggiungere un risultato mai ottenuto prima d’ora. Al pari di John Isner, durante la carriera Karlovic ha ampliato la definizione di gioco mono-dimensionale. I giocatori di statura imponente sono in grado di vincere così tanti punti al servizio da rendere agli avversari quasi impossibile fare un break, limitando nel contempo le conseguenze delle loro stesse mancanze alla risposta. In presenza di un giocatore che massimizza la probabilità di tenere il servizio, il tiebreak sembra inevitabile.

Più del 50% dei set al tiebreak

Nel 2018, Karlovic ha portato questo concetto a un nuovo livello. Compresa la semifinale del Calgary Challenge (vinta per 7-6 7-6), il giocatore croato di 211 cm ha giocato 42 partite, per un totale di 115 set e 61 tiebreak (Karlovic ha poi vinto il Calgary Challenger con il punteggio di 7-6 6-3, n.d.t.). In termini percentuali, significa che un set va al tiebreak il 53% delle volte. Dal 1990, tra i giocatori con almeno 30 partite a stagione sul circuito maggiore, nelle qualificazioni e nei Challenger, nessuno è mai andato oltre il 50%. Anche avvicinarsi a questa soglia è decisamente atipico per un giocatore. Meno del 20% dei set sul circuito maggiore arriva a un punteggio di 6-6, ed è raro per un qualsiasi giocatore raggiungere il 30%.

Durante questa stagione, solo Isner e Nick Kyrgios si sono iscritti al gruppo con almeno il 30% dei set al tiebreak, di cui naturalmente Karlovic fa parte. Anche Reilly Opelka, la promessa americana di 211 cm, ha collezionato solo 31 tiebreak su 109 set, per una frequenza più modesta del 28.4%. Karlovic è davvero di una classe a parte. Isner ci è andato vicino nel 2007, l’anno in cui è emerso sul circuito Challenger, giocando 51 tiebreak in 102 sets. Come mostra la tabella, l’elenco dei primi 10 di tutti i tempi inizia a essere un po’ ripetitivo.

Class  Anno   Giocatore  Set   TBs  TB%  
1      2018   Karlovic   116   62   53.0%  
2      2007   Isner      102   51   50.0%  
3      2005   Karlovic   118   56   47.5%  
4      2016   Karlovic   146   68   46.6%  
5      2017   Karlovic   91    42   46.2%  
6      2006   Karlovic   106   48   45.3%  
7      2015   Karlovic   168   76   45.2%  
8      2018   Isner      149   65   43.6%  
9      2001   Karlovic   78    34   43.6%  
10     2004   Karlovic   140   61   43.6%

* Il totale di Karlovic e Isner comprende 
le partite fino al 21 ottobre 2018

Per una maggiore varietà, la tabella mostra i quindici differenti giocatori con la più alta frequenza di tiebreak nella singola stagione.

Class  Anno   Giocatore  Set   TBs  TB%  
1      2018   Karlovic   116   62   53.0%  
2      2007   Isner      102   51   50.0%  
3      2004   Delic      95    37   38.9%  
4      2008   Llodra     117   45   38.5%  
5      2008   Guccione   173   65   37.6%  
6      2002   Waske      109   40   36.7%  
7      1993   Rusedski   99    35   35.4%  
8      2017   Opelka     115   40   34.8%  
9      2005   Arthurs    95    33   34.7%  
10     2004   Norman     97    33   34.0%  
11     2001   Ljubicic   148   50   33.8%  
12     2004   Mirnyi     137   46   33.6%  
13     2014   Groth      172   57   33.1%  
14     2005   Carraz     98    32   32.7%  
15     2007   Wolmarans  80    26   32.5%

Karlovic si trova davvero in un mondo a sé. Compirà quarant’anni a febbraio 2019, ma l’età ha solo marginalmente scalfito l’efficacia del servizio. Pur avendo raggiunto la classifica massima nell’ormai lontano 2008 al 14esimo posto, è più recentemente che il suo servizio ha funzionato a pieno regime. Nel 2015, ha vinto più del 75% dei punti al servizio, tenendo il 95.5% dei game al servizio. Si tratta in entrambi i casi di massimi in carriera. Le statistiche al servizio degli ultimi anni sono rimaste tra le migliori di sempre, con il 73.5% dei punti vinti nel 2018, anche se, con il crollo in classifica, sono arrivate contro avversari più deboli in partite di qualificazione o di Challenger.

L’età si è però fatta sentire sul gioco alla risposta. Dal 2008 al 2012, riusciva a fare un break in più di un’opportunità su dieci, dal 2016 al 2018 la percentuale è scesa all’8%. Nessuno dei due valori è di grande impatto – Isner e Kyrgios sono gli unici giocatori regolarmente presenti sul circuito a fare break in meno del 17% dei game nel 2018 – e la differenza da un massimo del 12% nel 2011 a un minimo del 7.1% in questa stagione permette di capire come mai Karlovic sta giocando il più alto numero di tiebreak di sempre.

Conclusioni

Per via dell’altezza, di un profilo caratterizzato da statistiche agli estremi e di una propensione (o forse necessità) ad andare a rete, Karlovic è da tempo uno dei giocatori “diversi” del circuito. Con l’aumentare dell’età e con un’attitudine al tennis ancora più mono-dimensionale, sembra solo una naturale conseguenza che riscriva i suoi stessi record, continuando a ignorare il richiamo delle comodità post ritiro per colpire l’ennesimo ace e giocare l’ennesimo tiebreak.

Ivo Karlovic and the Odds-On Tiebreak

Djokovic e Bertens tra i giocatori che più si sono migliorati nel 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 14 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Anche prima della finale contro Borna Coric nello Shangai Masters 2018 (vinta con il punteggio di 6-3 6-4, n.d.t.) Novak Djokovic è il giocatore con la più alta valutazione Elo su tutte le superfici. Si analizza di seguito come gli attuali primi 8 del circuito maschile e femminile abbiano raggiunto il vertice di questa speciale classifica.

Valutazione Elo Uomini nel 2018

Con 18 vittorie consecutive dal Cincinnati Masters, tra cui il titolo agli US Open (e con 31 vittorie su 33 partite dopo la sconfitta ai quarti di finale del Roland Garros contro Marco Cecchinato, n.d.t.), Djokovic si è issato al primo posto delle valutazioni Elo su tutte le superfici elaborate dal Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana.

Si tratta di un traguardo ancora più rimarchevole se si considera la posizione di Djokovic di appena qualche mese fa. Durante i tornei sulla terra battuta, in cui il suo miglior risultato è stata la semifinale agli Internazionali d’Italia, la valutazione di Djokovic non era più alta di 1730, circa 400 punti in meno di quella di adesso. È senza dubbio il giocatore che più si è migliorato nel 2018.

IMMAGINE 1 – Movimenti stagionali delle valutazioni Elo per gli attuali primi 8 della classifica ATP

L’andamento di Roger Federer invece è opposto. Nonostante la vittoria agli Australian Open 2018, la stagione è ben lontana dall’aver ripetuto i fasti del 2017. Anzi, dai primi tre mesi dell’anno la valutazione di Federer è in costante declino.

Valutazione Elo Donne nel 2018

Sul circuito femminile la situazione presenta maggiore dinamicità. Simona Halep ha avuto più di un alto e basso durante il 2018 e, pur al vertice delle valutazioni, la striscia di tre sconfitte consecutive al primo turno (l’ultima a Pechino, per ritiro) rende la sua posizione precaria. La vulnerabilità di Halep nelle valutazioni è ancora più evidente guardando alla recente rinascita della numero 2 Caroline Wozniacki che, da una parabola discendente durante tutta la stagione, si è ripresa in Cina (dove ha vinto il torneo di Pechino, n.d.t.) facendo risalire rapidamente la sua valutazione Elo.

IMMAGINE 2 – Movimenti stagionali delle valutazioni Elo per le attuali prime 8 della classifica WTA

Anche Serena Williams si è migliorata seppur in una stagione di gioco sporadico. Però, dopo la controversa apparizione nella finale degli US Open che ha concluso di fatto il suo anno, ci si chiede in quale stato di forma fisica e mentale si presenterà a gennaio.

È avvincente notare come tutte e tre le giocatrici che chiudono la classifica delle prime 8 hanno avuto incredibili periodi di miglioramento. Al pari di Wozniaki, Aryna Sabalenka, la più giovane delle tre, ha fatto salire la sua valutazione nel modo più veloce e marcato possibile. Sarà in grado di sostenere questo livello anche nel 2019 e non solo sul cemento?

Ma è Kiki Bertens la giocatrice che, di gran lunga, si è più migliorata. Da una bassa valutazione di 1671 a inizio anno, Bertens ha raggiunto un punto di massimo a 2050, oscurando anche l’incremento di Djokovic. E ci è riuscita giocando bene a lungo durante la stagione, mostrando quindi che non si tratta di semplice passaggio fortunoso. Quanto oltre si potrà spingere Bertens nelle valutazioni il prossimo anno?

Djokovic and Bertens, Two of the Most Improved Players in 2018

L’insolita posizione di Nishikori alla risposta lo rende vulnerabile sul lato sinistro?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 9 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Kei Nishikori gode della reputazione di buon ribattitore, anche se nella semifinale degli US Open 2018 persa contro Novak Djokovic si è evidenziata la differenza di talento alla risposta tra i due giocatori. È stata anche la seconda partita di fila in cui i commentatori si sono soffermati sulla sua inusuale posizione di partenza alla risposta.

La posizione di Nishikori alla risposta

Invece di tenere entrambi i piedi paralleli alla linea di fondo, Nishikori mette il piede sinistro (e la spalla) avanti e il piede destro (e la spalla) indietro. Non si crea un angolo di poco conto. Se mi fermaste per strada chiedendomi di indovinare l’angolo formato dai suoi piedi, mi verrebbe da dire 30 gradi; ma dopo averlo visto più volte in televisione, potrebbe essere ampio anche 45 gradi. Provate quella posizione ora…45 gradi sono tanti.

Con il piede sinistro decisamente più avanzato del destro, ci si potrebbe preoccupare del fatto che Nishikori abbia più difficoltà nel tempo di reazione ai servizi sul rovescio, come ad esempio i servizi al centro sul lato delle parità e quelli esterni sul lato dei vantaggi.

Avete forse notato che, nel momento in cui sta per arrivare la pallina, raddrizza un po’ la posizione, ma il movimento aggiuntivo necessario a mettersi centrato – invece di partite centrato – potrebbe in teoria avere conseguenze sull’efficacia della risposta dal lato sinistro. Naturalmente, avendo uno dei migliori rovesci in circolazione, è in grado di orientarsi più a favore del dritto.

Nel Match Charting Project ci sono 52 partite di Nishikori (54 al momento della traduzione, n.d.t.), 45 delle quali sono state aggregate in modo da osservare dinamiche di fondo. Mi chiedo cosa possano dirci i dati punto per punto del Match Charting Project in merito all’eventuale incidenza sul tempo di reazione alla risposta nei servizi a sinistra.

Punti vinti alla risposta..

Iniziamo con la statistica più semplice e onnicomprensiva alla risposta, cioè i punti vinti alla risposta (PVR%). Nelle partite del Match Charting Project, Nishikori vince il 37% dei punti alla risposta, contro una media del circuito per le stesse partite sempre del 37%. Un momento, ma non dovrebbe essere un giocatore alla risposta di più forte della media?

Considerato che la PVR% è una statistica di base che anche l’ATP calcola, e considerato che le partite del Match Charting Project sono un sottoinsieme (in cui i giocatori di vertice tendono a essere più rappresentati), possiamo mettere una a confronto dell’altra. Dal 2016, la media di PVR% per i giocatori con classifica tra 1-100, misurata alla data della partita di riferimento ed escluse le partite di Nishikori è 36.8%. Non si discosta in modo significativo dalla media PVR% del circuito di 37% secondo il Match Charting Project.

..con un avvertimento

Tuttavia, la PVR% del Match Charting Project per Nishikori (27%) è decisamente più bassa della percentuale di punti vinti alla risposta di tutte le partite dal 2016 (39.7%). Si tratta di una differenza di circa 10 vittorie sulle 133 partite disputate da Nishikori dal 2016. Quindi, come avvertimento, le 45 partite del Match Charting Project non sembrano rappresentare in generale il gioco alla risposta di Nishikori, probabilmente perché ha dovuto affrontare avversari più forti della media al servizio.

Le statistiche direzionali alla risposta del Match Charting Project per Nishikori riescono comunque a mostrare se la sua insolita posizione determini un impatto evidente sull’efficacia alla risposta. Pur non dando un quadro d’insieme completo della risposta di Nishikori, le statistiche dettagliate del Match Charting Project dovrebbero poter indicare se – rispetto al circuito – è più debole sui servizi al centro nelle parità o su quelli esterni nei vantaggi rispetto al lato che sembra favorire con quella particolare posizione. Ho deliberatamente escluso i servizi al corpo perché ritengo impossibile determinare come (o se) la posizione di Nishikori possa incidere sulla risposta a quel tipo di servizi.

Lato delle parità

La tabella riepiloga le statistiche direzionali delle partite di Nishikori del Match Charting Project relative al lato delle parità.

PVR%

Sia Nishikori che il circuito vincono all’incirca la stessa percentuale di punti sui servizi al centro o esterni sul lato delle parità. Per le ragioni citate in precedenza, è probabile che i numeri di Nishikori in questa categoria siano inferiori di quelli effettivamente ottenuti in partita, ma al fine di confrontare il rendimento sui servizi al centro o esterni sul lato delle parità, è comunque una categoria che fornisce informazioni utili.

I numeri non mostrano evidenti debolezze di Nishikori sul lato sinistro rispetto a quello destro. Con statistiche grossomodo identiche sia a sinistra che a destra, la sua insolita posizione alla risposta sembra essere giustificata. Se non si mettesse a favore del lato destro, forse i numeri sui servizi esterni sul lato delle parità sarebbero nettamente inferiori.

Servizi rimettibili in gioco

Il primo aspetto che emerge per quanto riguarda i servizi rimettibili in gioco è che i numeri di Nishikori sono molto più bassi delle medie sul circuito, a possibile ulteriore prova che nelle partite del Match Charting Project gli avversari erano considerevolmente più forti al servizio, artificialmente abbassando, in generale, la sua PVR%. Una leggera variazione dalla media del circuito può avere un significato, ma è difficile accettare che Nishikori subisca il 9% in più di ace e di altri servizi vincenti al centro sul lato delle parità rispetto al giocatore medio essendo complessivamente un giocatore alla risposta molto superiore alla media.

Ho controllato le sue statistiche alla risposta in tutte le partite dal 2016 per vedere se fosse più facile fargli ace, ma è in media con gli altri primi 100. È probabile quindi che la differenza con la media del circuito derivi semplicemente dal ridotto campione di partite del Match Charting Project.

Concentriamoci invece solamente sui servizi rimettibili in gioco, meglio magari invertendoli per trovare il 40% di servizi vincenti subiti da Nishikori al centro e il 36% esterni sul lato delle parità. Se prendiamo gli stessi numeri per il circuito, rispettivamente 31% e 32%, notiamo che sono sostanzialmente identici. Nishikori si espone a un numero molto elevato di servizi vincenti al centro sul lato delle parità.

Può essere che la posizione con il piede sinistro avanzato impedisca a Nishikori di raggiungere più servizi al centro sul lato delle parità, o forse gli avversari delle 45 partite del Match Charting Project servivano con più efficacia al centro rispetto all’esterno. Non ritengo che sia una differenza conclusiva, ma è un aspetto da tenere in considerazione con l’aumentare del numero delle partite di Nishikori nel database del Match Charting Project e la maggiore quantità di informazioni disponibili.

Altre statistiche sul lato delle parità

Non c’è molto, altrimenti, in questo gruppo di statistiche che indichi debolezza sui servizi al centro sul lato delle parità. Al centro e all’esterno sul lato delle parità Nishikori rimette in gioco la stessa percentuale di servizi e vince all’incirca lo stessa percentuale di servizi rimettibili. Sul lato sinistro ha un numero di risposte vincenti significativamente inferiore, ma lo stesso accade in generale sul circuito.

E notate che colpisce più risposte vincenti al centro sul lato delle parità rispetto alla media del circuito, anche se abbiamo visto come il ridotto campione di partite del Match Charting Project complessivamente diminuisca i numeri di NIshikori alla risposta.

Ho anche inserito la lunghezza degli scambi a titolo informativo, ma non so se ne possa trarre qualche conclusione. Scambi più corti potrebbero arrivare da risposte incredibili così come da risposte sotto la media. Comunque, è interessante vedere come non ci sia una differenza sostanziale nella lunghezza degli scambi tra il lato sinistro e il destro quando Nishikori è alla risposta sul lato delle parità.

Lato dei vantaggi

PVR%

Qui le cose si fanno interessanti. Anche se c’è il sospetto che le partite del Match Charting Project non rappresentino la bravura complessiva alla risposta di Nishikori (relativamente al resto del circuito) sui servizi sul lato dei vantaggi è molto più efficace del circuito di un margine considerevole, anche se dovrebbe essere il lato più debole per lui se la posizione alla risposta è in effetti un ostacolo.

Osserviamo anche un punto debole molto marcato rispetto alla media del circuito sui servizi al centro sul lato dei vantaggi, in misura maggiore di quanto indicherebbe la PVR% complessiva delle partite del Match Charting Project. Non voglio dare troppo peso a questo aspetto, perché appunto ho già il timore che in quelle partite gli avversari siano stati particolarmente forti al servizio. Ma, in ogni caso, non compromette la posizione con il piede sinistro avanzato.

Servizi rimettibili in gioco

In questa categoria, sul lato sinistro Nishikori è in linea con la media del circuito. La sua posizione di certo non compromette la capacità di raggiungere il servizio sul lato dei vantaggi. È sul lato del dritto – dove dovrebbe avere più tempo con i piedi già nella giusta direzione – che invece è martoriato dai servizi vincenti. Solo il 46% dei servizi rimessi in gioco al centro sul lato dei vantaggi? Ho dovuto controllare tre volte prima di crederci! Deve essere per il relativamente ridotto campione di partite e per gli avversari molto forti al servizio. A prescindere da questo, non ci sono indicazioni di maggiori difficoltà sul lato del piede sinistro avanzato, anzi, sarebbe l’opposto.

Risposte in gioco

In generale, le statistiche sul lato dei vantaggi sembrano evidenziare che Nishikori risponde meglio ai servizi esterni che a quelli al centro, e allo stesso livello o meglio del circuito in entrambi i casi, anche se le partite del Match Charting Project potrebbero far diminuire la qualità complessiva alla risposta..con una eccezione: la frequenza delle risposte in gioco.

Questa statistica, che indica quanto spesso un giocatore – di fronte a un servizio rimettibile in gioco – risponde mettendo la pallina in gioco, mostra come Nishikori risponda con molto meno successo sul lato sinistro rispetto al destro. Vale, in generale, anche per gli altri giocatori del circuito (è un servizio più difficile da gestire), ma con una differenza meno pronunciata.

Nishikori è in media con il circuito sul lato destro, ma è indietro sul sinistro. Come i servizi rimettibili in gioco sul lato delle parità, alla luce degli altri numeri non è un’indicazione definitiva, ma è un dato su cui prestare attenzione all’aumentare del numero di partite di Nishikori del Match Charting Project.

Lunghezza media degli scambi

Anche se è difficile capire come interpretare la lunghezza media degli scambi, i più brevi per Nishikori sono quelli che partono da un servizio al centro sul lato dei vantaggi, il punto in cui sembra essere più vulnerabile delle quattro direttrici che ho analizzato. Potrebbe voler dire che scambi brevi presuppongono delle risposte più deboli?

Quale sia la spiegazione, così come non accade sul lato delle parità, c’è una notevole differenza per Nishikori tra la media degli scambi che partono da un servizio esterno sul lato dei vantaggi e quelli da un servizio al centro, in assenza invece di un’equivalente differenza tra lunghezza media degli scambi per il circuito.

Conclusioni

Non deve sorprende scoprire che non ci sono debolezze evidenti di Nishikori alla risposta sul lato del piede sinistro avanzato. Se rispondere a servizi al centro sulle parità e all’esterno sui vantaggi fosse un elemento di preoccupazione, è probabile che Nishikori stesso o i suoi allenatori ne sarebbero consapevoli – dopotutto è un giocatore da primi 10 a prescindere dalla sua classifica attuale (all’undicesimo posto al momento della traduzione, n.d.t.) – e prenderebbero contromisure.

E magari lo ha già anche fatto. Mi sono concentrato sulla sua posizione alla risposta, ma forse è più importante vedere dove si mette. Potrebbe essere semplicemente che Nishikori si trovi più a suo agio con il piede sinistro avanzato come punto di partenza. Se da questo derivasse vulnerabilità sul lato sinistro, servirebbe niente di più di un mezzo passo verso sinistra per raggiungere equilibrio alla risposta, pur mantenendo una posizione a lui comoda.

Più dati, più analisi, più risposte

Con l’aumentare dei dati dalle partite del Match Charting Project, vale la pena osservare se (a) sul lato delle parità Nishikori ha più difficoltà a raggiungere i servizi alla sua sinistra (vale a dire non risponde a servizi al centro con la frequenza con cui dovrebbe) e (b) sul lato dei vantaggi, non rimette in gioco abbastanza servizi a sinistra (cioè ci arriva ma non ottiene quanto dovrebbe sui servizi esterni sul lato dei vantaggi).

Già che ci siamo, vale anche la pena vedere se le risposte sui servizi al centro sul lato dei vantaggi continuano a essere le più deboli dei quattro angoli considerati. Magari la sua posizione va bene, ma ha bisogno di portare il suo avversario a servire di più al centro sul lato dei vantaggi.

Sono serviti anni alla Major League Baseball per sviluppare statistiche sulla posizione degli esterni e, una volta possedute, non hanno certo peccato di avarizia. Il tennis possiede già dati sui ribattitori: se solo ci facessero qualcosa o li rendessero pubblici in modo che gli appassionati di analisi li utilizzerebbero a dovere.

Does Nishikori’s Unusual Return Stance Make Him Vulnerable on the Left Side?

Il futuro è roseo per Aryna Sabalenka

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 13 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Sono passate quasi due settimane dall’ultimo titolo di Aryna Sabalenka e sembra strano che non abbia ancora vinto il successivo. Pur rispettando l’ascesa di Naomi Osaka, la bielorussa è al momento l’astro nascente più luminoso sul circuito femminile, con due vittorie negli ultimi due mesi e altre due finali nella prima parte della stagione. Nel 2018, la ventenne ha un record di 8 vinte e 4 perse contro le prime 10, avendo battuto Caroline Wozniacki, Petra Kvitova, Elina Svitolina e Karolina Pliskova.

Serve tempo prima che queste vittorie si traducano in posizioni di classifica. Sabalenka si è inserita nelle prime 20 dopo aver vinto a New Haven in agosto, issandosi fino all’undicesimo posto la scorsa settimana, anche se dovrebbe scendere al 14esimo per non essere riuscita a difendere il titolo a Tianjin. La classifica ufficiale però reagisce lentamente, le valutazioni Elo invece rispondono in modo molto più immediato, specialmente in presenza di vittorie a sorpresa di alto calibro come quelle messe a segno da Sabalenka quasi ogni settimana.

L’ascesa di Sabalenka nelle valutazioni Elo

La valutazione Elo di Sabalenka è salita con prepotenza in cima a questa speciale classifica. A seguito delle partite della scorsa settimana, è al secondo posto dietro a Simona Halep, ma più vicina a Halep che al terzo posto di Wozniacki. Dopo aver sconfitto Caroline Garcia a Pechino, Sabalenka ha per breve tempo raggiunto il numero 1 delle valutazioni Elo prima di cederlo nuovamente con la sconfitta nei quarti di finale contro Qiang Wang. In ogni caso, il numero 2 complessivo è molto più indicativo di un futuro roseo di quanto non lo sia l’undicesimo posto della classifica ufficiale della WTA.

Se si osservano solo le partite su cemento, le previsioni Elo sono ancora più ottimistiche, perché mettono Sabalenka al primo posto. Elo darebbe la bielorussa leggermente favorita contro Halep in una partita sul cemento e – ipotizzando che entrambe ricevano un tabellone simile per difficoltà – vedrebbe Sabalenka la favorita iniziale per gli Australian Open 2019.

Quali considerazioni dobbiamo dedurne? È arrivato il momento di definire Sabalenka la nuova superstar o dovremmo trattare le valutazioni Elo con più circospezione? Per avere un’idea migliore, analizziamo le giocatrici che sono arrivate in cima alla classifica Elo in passato.

Precedenti

Dal 1984, solo 29 giocatrici (tra cui Sabalenka) hanno raggiunto il numero 1 o il numero 2 della classifica Elo su tutte le superfici. Diciannove di queste sono arrivate anche al numero 1 della classifica ufficiale WTA. La tabella mostra le altre dieci.

Giocatrice     Pos. massima  
Kvitova        2  
Martinez       2  
Novotna        2  
Radwanska      2  
Svitolina      3  
Sabatini       3  
Dementieva     3  
Stosur         4  
Konta          4  
Sabalenka      11

È un gruppo illustre di cui far parte: Svitolina potrebbe ancora raggiungere il numero 1 e da alcune delle altre si attendevano risultati ben più importanti di quelli poi ottenuti. L’unica presenza su cui fare attenzione è Johanna Konta, non la compagnia migliore per una giovane emergente, visto che non è entrata tra le prime 2 se non vicino al compimento dei 26 anni.

L’elenco delle giocatrici arrivate al numero 1 delle valutazioni Elo specifiche per superficie è ancora più selezionato: dal 1984, Sabalenka è solo la 17esima giocatrice e 14 su 17 sono state anche numero 1 della classifica ufficiale, con la sola eccezione di Svitolina e Konta.

Conclusioni

Se esiste un momento buono per indicare una giocatrice al 14esimo posto della classifica come il futuro del tennis femminile, direi che è proprio questo. Elo non è un sistema perfetto, ed è possibile che l’algoritmo abbia eccessivamente tenuto conto di una serie di risultati a sorpresa in una stagione in cui ce ne sono stati in abbondanza. Ma se il sistema ha fatto un errore, è uno di quelli che non commette spesso.

Sabalenka ha vinto solo quattro partite di un tabellone principale Slam, quindi forse una vittoria agli Australian Open 2019 è un pronostico molto generoso. Su un orizzonte temporale più lungo però, un titolo Slam potrebbe semplicemente aprire le porte a un futuro di grandi successi.

The Rosy Forecast of Arnya Sabalenka’s Elo Rating