Jiri Vesely è molto forte al servizio (o è simile a Gilles Muller)?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 9 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Per due volte oggi ho sentito parlare di Jiri Vesely come un giocatore “molto forte al servizio”. La prima, di persona, durante l’ottavo di finale a Wimbledon 2018 tra Gilles Simon e Juan Martin Del Potro, in cui uno dei telecronisti parlava della solidità del gioco alla risposta di Rafael Nadal e di come ha dominato un giocatore molto forte al servizio come Vesely. La seconda indirettamente, su Twitter tramite @newballsplease, in cui un altro cronista ha detto che il gioco di Vesely è “simile a quello di Gilles Muller”.

Ho pensato subito che entrambe le affermazioni fossero sbagliate, e mi ero già infervorato sul pessimo paragone con Muller, prima di andare a guardare i numeri per togliere ogni dubbio.

Non sono giocatori simili

La tabella elenca le statistiche al servizio di Vesely e Muller dal 2015 al 2018 (escluso Wimbledon) su tutte le superfici.

Mettendo per un momento da parte la forza al servizio, Vesely non sembra certamente possedere un gioco “simile a quello di Muller”. Muller ha infatti alcune delle migliori statistiche al servizio nel tennis e fa più del doppio del numero di ace di Vesely. La tabella non lo mostra, ma nelle ultime 52 settimane Miller è al 12esimo posto nel numero di game vinti al servizio (e non ha avuto delle ultime 52 settimane particolarmente brillanti), mentre Vesely è 74esimo!

Le statistiche suggeriscono che Muller dovrebbe vincere il 72% delle partite contro Vesely. Ed entrambi i loro scontri diretti sono finiti in suo favore, senza che perdesse un set.

È possibile che i numeri non siano veritieri perché Muller gioca quasi esclusivamente sull’erba e sul cemento (solo il 13% delle partite sulla terra), rispetto a Vesely che gioca invece circa il 40% delle partite sulla terra, superficie che tende a sfavorire i numeri al servizio.

Già la sola differenza di superficie preferita dovrebbe essere sufficiente a mostrare che non sono giocatori simili. Riprendiamo comunque la tabella precedente escludendo ora le partite sulla terra e aggiungendo una colonna per le medie del circuito, in modo da vedere anche se Vesely è “molto forte al servizio”.

I numeri di Vesely migliorano, così come quelli di Muller. Non ho problemi nell’affermare che il gioco di Vesely non è simile a quello di Muller.

La forza al servizio

E per quanto riguarda la forza al servizio di Vesely? Non trovo evidenze. La sua percentuale di ace è leggermente superiore alla media, ma la percentuale di punti vinti sulla prima di servizio e sulla seconda sono quasi perfettamente identiche alla media del circuito, e il computo totale dei punti vinti al servizio è in realtà inferiore (cioè a dire che ha una percentuale inferiore alla media di prime di servizio in campo).

Vesely sembra essere un giocatore medio al servizio, e nessuno direbbe lo stesso di Muller. Perché quindi alcuni commentatori di tennis ritengono che Vesely (198 cm) sia molto forte al servizio e con un gioco simile a Muller? Non c’è un valido motivo, ma deve essere perché sono entrambi alti e mancini.

Se non seguite regolarmente il circuito e sapete che l’alto e mancino Muller è molto forte al servizio, siete portati a pensare che anche gli altri giocatori mancini e alti (quelli di cui non sapete nulla) debbano essere molto forti al servizio.

Per far vedere che è un sillogismo non applicabile, la tabella riporta le stesse statistiche per Adrian Mannarino (180 cm), un mancino non troppo alto, al posto di Muller (193 cm) e per Nadal (185 cm), anche lui mancino e non troppo alto, come ulteriore controprova.

I mancini alti sono davvero più forti al servizio dei mancini di altezza media (per il tennis)?

Is Jiri Vesely a “Great Server” (or Similar to Gilles Muller)?

L’avversione di Pablo Carreno Busta per l’erba

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 3 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

È passato poco più di un anno da quando Pablo Carreno Busta è entrato nei primi 20 della classifica e, forse più di qualsiasi altro sul circuito, continua a manifestare i sintomi di una profonda avversione per l’erba. Con l’eliminazione al primo turno di Wimbledon 2018, il suo record su questa superficie è salito a 0 vittorie e 6 sconfitte.

Si è parlato molto di Paolo Lorenzi come metro di paragone, ma è tutta un’altra storia. È vero che nello stesso arco temporale di attività di Carreno Busta sull’erba, Lorenzi ha vinto una partita e ne ha perse undici. Sono convinto però che non sia la stessa cosa.

Le aspettative su Lorenzi, la cui classifica oscilla per la maggior parte delle volte tra il numero 50 e il numero 80 del mondo, dovrebbero essere più moderate rispetto a quelle di un giocatore dei primi 20. Lorenzi ha giocato la prima partita in un tabellone principale nel 2009. Non è arrivato ad alti livelli se non quando aveva già 28 anni e, da quel momento, ha vinto un torneo e ha raggiunto tre finali.

Carreno Busta ha giocato per la prima volta nel tabellone principale di un torneo nel 2011, all’età di 19 anni, vincendo poi tre tornei e perdendo tre finali. Carreno Busta era una promessa, non si può dire lo stesso di Lorenzi.

Uno specialista della terra battuta?

Un spiegazione diffusa dell’inettitudine sull’erba di Carreno Busta è che in realtà è uno specialista della terra (una giusta caratterizzazione per Lorenzi). Ma lo è davvero? Credo che arrivi principalmente dal fatto che è spagnolo, ma vediamo più in dettaglio se la teoria è fondata.

Dall’ingresso nei primi 100 nell’autunno del 2013, Carreno Busta ha un record di 68-56 sulla terra (54.8%). Nello stesso periodo, il suo record sul cemento è di 58-56 (50.8%). Quattro delle sei finali sul circuito maggiore le ha giocate sulla terra, ma due delle tre vittorie sono arrivate sul cemento.

Prendiamo le valutazioni Elo specifiche per superficie fornite da TennisAbstract. Carreno Busta ha 1779.7 sulla terra, 1743.7 sul cemento e – copritevi gli occhi – 1376.2 sull’erba. Sulla base delle valutazioni Elo, dovrebbe vincere contro giocatori con valutazione Elo di 1500 circa il 3% più spesso sulla terra che sul cemento, aspetto coerente con vittorie e sconfitte effettivamente conseguite su entrambe le superfici.

Dunque sì, è più forte sulla terra, ma non è così tanto più forte, almeno non da attendersi dei risultati decisamente negativi sull’erba. È possibile che abbia una tipologia di gioco da terra che si adatta bene anche sul cemento ma non sull’erba? Non si può più dire che i giocatori da fondo abbiano un gioco specifico per la terra, perché quasi tutti – tranne Ivo Karlovic, Mischa Zverev e John Isner – rimangono più spesso a fondo campo.

Definiamo il gioco da terra battuta quello che si basa meno sul servizio e più sulla risposta, non particolarmente efficace a rete e con una preferenza per la costruzione del punto (ad esempio con scambi lunghi).

Carreno Busta rientra in questa descrizione? Lasciatevi condurre da qualche numero alla Rino Tommasi per dimostrare se Carreno Busta può essere considerato uno specialista della terra.

Nelle ultime 52 settimane è 62esimo per game al servizio vinti sul cemento. Nel 2017 è stato 58esimo e nel 2016 38esimo. Naturalmente, questo presuppone anche come gioca Carreno Busta dopo il servizio, quindi non dovremmo giudicarlo solo sul cemento. Nello stesso periodo, sulla terra è stato rispettivamente 73simo, 50esimo e 53esimo.

Anche utilizzando una statistica diversa, cioè i punti vinti sulla prima di servizio, la conclusione è la medesima. Rispetto agli altri giocatori, il servizio non è un suo punto di forza. Al contrario, nelle ultime 52 settimane Carreno Busta è 21esimo nei game vinti alla risposta sul cemento e 24esimo sulla terra (15esimo complessivamente).

Il gioco a rete non è un punto debole

Cosa si può dire del gioco a rete? I risultati promuovono Carreno Busta, il suo gioco a rete non è un punto debole. Ha infatti vinto tre tornei in doppio e raggiunto altre cinque finali, sempre con un compagno diverso. Anche fosse stato il più debole (come in alcuni casi si è verificato, mentre in altri era lui il più forte), non è in grado di arrivare a otto finali, tra cui uno Slam e un Master 1000, nei sette anni di presenza regolare sul circuito maggiore senza possedere un eccellente gioco di volo.

Nel Match Charting Project ci sono 26 partite di singolare giocate da Carreno Busta, 22 delle quali hanno dati aggregati che indicano una discesa a rete di circa solo la metà delle volte della media degli altri giocatori di cui si hanno partite punto per punto. Inoltre, ottiene meno vincenti a rete della media del campione considerato. Delle 22 partite, dodici sono sul cemento e dieci sulla terra. A rete, Carreno Busta vince il 71% dei punti contro una media del 68%. In sintesi, i numeri evidenziano che è un buon giocatore di rete, ma che in singolare tende a rimanere più spesso a fondo campo.

Probabilmente Carreno Busta preferisce gli scambi lunghi. Sempre sulla base dei dati del Match Charting Project, è meno probabile che abbia scambi inferiori ai sei colpi e appena poco più probabile che abbia scambi di almeno dieci colpi rispetto alla media degli altri giocatori. Tuttavia, le percentuali di vittoria in scambi con lunghezza diversa sono in linea con la media degli altri giocatori più o meno in tutti gli intervalli, tranne che negli scambi da 4-6 colpi quando Carreno Busta è al servizio (una curiosa anomalia).

Conclusioni

Complessivamente, non credo ci siano prove sufficienti per etichettare Carreno Busta uno specialista della terra. Penso però che in singolare abbia una mentalità da gioco sulla terra, che potrebbe rappresentare un limite quando si presentano i tornei sull’erba.

È ragionevole chiedersi come mai non faccia leva sull’esperienza da doppista per sviluppare una strategia sull’erba di maggiore successo. Anche se non riesce ad andare a rete seguendo il servizio, probabilmente è in grado di farlo attaccando con colpi da fondo carichi di effetto, con i quali è superiore alla media dei giocatori del campione del Match Charting Project da entrambi i lati del campo.

E comunque, se possiede un gioco da terra, perché la transizione vittoriosa sul cemento e non sull’erba? Forse è solo una questione di basso rimbalzo della pallina sull’erba. Quando Carreno Busta utilizza i colpi tagliati è considerevolmente meno efficace della media dei giocatori del campione. Si può dire che di fatto non possieda un gioco di taglio degno di nota: di fronte un basso rimbalzo che non riesce ad anticipare, non ha valide risposte.

Nota a margine: è interessante notare come Radu Albot, che ha battuto Carreno Busta a Wimbledon 2018, ha ora un record sull’erba di cinque vittorie e tre sconfitte. Albot gioca più tornei sul cemento che sulla terra, ma vince solo il 31% delle partite su quella superficie. Quindi, nonostante il campione ridotto di partite, è riuscito ad adattare il suo gioco anche alle idiosincrasie dell’erba.

Pablo Carreno-Busta’s Grass Allergy

Sull’erba nessuno come Federer

di Graeme Spence // OnTheT

Pubblicato il 29 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con otto titoli a suo nome, Roger Federer ha trionfato a Wimbledon nel singolare maschile più di qualsiasi altro giocatore. Che valutazione si può dare a otto titoli rispetto al numero di vittorie che ci saremmo attesi in questi anni dato il suo livello e quello degli avversari? E quali tra i titoli è stato il più impressionante?

Dalla prima vittoria di uno Slam a Wimbledon 2003, il rendimento di Federer a Wimbledon è stato tra i migliori in assoluto. Prima ha compiuto l’impresa di eguagliare i cinque titoli consecutivi di Bjorn Borg, poi nel 2017 – dopo quattro anni di attesa – ha vinto per l’ottava volta, superando Pete Sampras per il record di vittorie nell’era Open.

Con la possibilità di vincere il titolo numero nove nelle prossime settimane, è il momento giusto per interrogarsi sulla grandezza di Federer a Wimbledon.

Per sei volte Federer è stato la testa di serie numero 1, a indicazione del fatto che una buona parte delle sue vittorie era in qualche modo attesa. Siamo in grado di analizzare più accuratamente queste vittorie attese rispetto al suo livello di gioco e alla competizione affrontata a partire dalla prima edizione a cui Federer ha partecipato, quella del 1999? E, con i dati a disposizione, possiamo anche stabilire la vittoria più significativa?

Simulazione dei tornei

Per trovare risposta a queste domande, ho eseguito 5000 simulazioni di ogni tabellone di singolare maschile dal debutto di Federer, utilizzando le valutazioni Elo specifiche per erba dei giocatori in modo da avere la probabilità di vittoria per partita. Per ottenere il numero atteso di titoli relativo a ciascun giocatore tra il 1999 e il 2017, ho estratto la probabilità di titolo anno per anno e ho aggregato i risultati per il periodo considerato.

La tabella riepiloga il numero di titoli atteso e e quello effettivo dal 1999, per i giocatori che hanno vinto il torneo o per i quali il modello predittivo assegna un numero di titoli atteso di almeno 0.2.

Federer certamente si distingue con otto titoli all’attivo dal 1999 a fronte di un valore atteso di 4.50. Questo significa che a Wimbledon è stato eccellente, andando oltre le attese di 3.50 titoli rispetto alle valutazioni Elo, uno dei metodi attualmente più affidabili per predire i risultati del tennis professionistico.

È interessante notare che tutti i membri dei Fantastici Quattro e Sampras hanno raccolto più titoli di quanto atteso secondo le simulazioni. Si può parlare di un fattore aggiuntivo nel rendimento dettato dall’essere un “campione”, come tutti questi giocatori hanno manifestato [1]?

Non sorprende la bassa probabilità di vittoria per Goran Ivanisevic nel 2001, dato che nessuno si aspettava di vederlo alzare il trofeo da wild card del torneo!

Quale delle vittorie di Federer è stata la più impressionante?

Le otto vittorie di Federe sono chiaramente andate oltre le attese anche considerando il suo altissimo livello sull’erba. Possiamo usare questi dati per determinare quale vittoria sia stata la più significativa?

Probabilità di titolo

Analizzando le singole edizioni del torneo con le simulazioni, possiamo ricavare la probabilità di vittoria di Federer anno per anno. Si scopre che la prima vittoria nel 2003 è stata la più impressionante, visto il 9% di probabilità di vittoria all’inizio del torneo a fronte, ad esempio, di un 53% di probabilità per il titolo vinto nel 2007, come mostra l’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). 

Nel 2003, Federer era il terzo favorito dietro a Lleyton Hewitt, detentore del titolo, e Andre Agassi, già vincitore nel 1992 e finalista nel 1998. Le valutazioni Elo lo davano sfavorito sia nei quarti di finale contro Sjeng Schalken che in semifinale contro Andy Roddick, e favorito solo di un margine ridotto contro Mark Philippoussis in finale.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria finale a Wimbledon per Federer

Qualità degli avversari

Tramite la valutazione Elo specifica per erba di Federer è possibile calcolare la probabilità di vittoria per ognuno dei suoi titoli. Siamo anche in grado di verificare quale tra questi sia stato il più impressionante in termini di qualità degli avversari, attraverso le valutazioni Elo di questi giocatori. Così facendo rientrano nella contesa anche altri anni.

Avversario con valutazione più alta: 2005

Al momento della finale di Wimbledon 2005, la valutazione Elo specifica per erba di Roddick era di 2178, la più alta tra quelle di tutti i giocatori contro cui Federer ha giocato a Wimbledon.

Valutazione media per avversario più alta: 2006

Se si considerano i sette turni necessari alla vittoria finale, il 2006 può essere definito come l’anno più duro per Federer, con la valutazione media per avversario più alta, dovuta principalmente a un tabellone ostico nelle fasi iniziali, in cui ha dovuto giocare contro Richard Gasquet e Tim Henman nei primi due turni.

I due avversari di fila con la valutazione più alta: 2012

Nel 2012, Federer ha battuto Novak Djokovic in semifinale prima di far soffrire i tifosi inglesi sconfiggendo Andy Murray in finale. Si fatica a pensare a due turni conclusivi più difficili, espressi dalla valutazione Elo di Djokovic e Murray, rispettivamente la terza e la quarta più alta per Federer a Wimbledon.

Avversari con la valutazione più alta

Titolo numero 9?

Come si può notare, è difficile scegliere tra gli otto titoli di Federer a Wimbledon. Spetta ai suoi tifosi decidere quale sia il preferito. Con Wimbledon 2018 alle porte e con l’ennesima testa di serie numero 1, sarà in grado Federer di complicare la scelta aggiungendo un’altra vittoria?

Note:

[1] L’esempio forse più incredibile di un campione che ottiene risultati al di sopra delle attese è quello di Rafael Nadal al Roland Garros. Eseguendo le simulazioni per tutti i tabelloni di singolare maschile dalla prima partecipazione di Nadal nel 2005 si arriva a un numero di titoli attesi di 4.5. Considerando che, al momento, Nadal ha vinto ben undici volte il Roland Garros, si tratta di più di 6.5 titoli sopra le attese.

Federer has outperformed everyone on grass – including himself

Evgeny Donskoy e la Quadrupla A

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato l’8 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il grafico dell’immagine 1 mostra la classifica di singolare di Evgeny Donskoy settimana per settimana a partire dall’inizio del 2010.

IMMAGINE 1 – Andamento della classifica di Donskoy dal 2010

Nei campionati minori di baseball degli Stati Uniti, il livello AAA (detto anche Tripla A) è il più alto. Esistono determinati giocatori migliori degli equivalenti Tripla A che, una volta convocati nella Major League Baseball (o MLB, cioè la Serie A del baseball americano), non sono però in grado di rimanervi a lungo.

Spesso hanno un’età tra i 25 e i 30 anni, e non sono più promesse, anche se in passato possono esserlo state. Sono chiamati nelle prime squadre, hanno un rendimento inferiore alle attese, e vengono rispediti in Tripla A, dove invece hanno prestazioni superiori. E così via, ciclicamente. In gergo, li definiamo giocatori da Quadrupla A.

È da Quadrupla A?

Si può dire che Donskoy, che ha appena compiuto 28 anni, sia il giocatore da Quadrupla A del tennis?

Secondo TennisAbstract, dal 2010 Donskoy ha un record di 46 vittorie e 91 sconfitte nei tornei del circuito maggiore (dati aggiornati al torneo di Antalya, n.d.t.), raggiungendo o superando i sedicesimi di finale solo 24 volte (in 17 diversi tornei), di cui 6 sono state le vittorie e 18 le sconfitte. Ha una sola semifinale ATP all’attivo e nessuna finale.

Se scendiamo di un livello, Donskoy ha un record di 34-33 nelle qualificazioni, ed è entrato nel tabellone principale 17 volte. Nei Challenger ha una percentuale di vittoria del 65%, con 18 finali e 11 titoli.

Contro i primi 50, ha un record di 12-42, ma vanta la famosa vittoria contro Roger Federer nel 2017 a Dubai e un’altra contro David Ferrer alle Olimpiadi di Rio 2016, quando Ferrer era il numero 12. Ha solo 45 vittorie a fronte di 98 sconfitte contro giocatori tra i primi 100 del mondo, vale a dire quelli del suo livello.

In sostanza, riesce a battere chi ha una classifica inferiore e pochi di quelli con classifica migliore. Però, ad esempio, ha eliminato Stefanos Tsitsipas al primo turno di Madrid poche settimane fa, dopo che Tsitsipas era arrivato in semifinale a Estoril qualche giorno prima.

Per me assomiglia più o meno a una Quadrupla A [1], ma consideriamo questo: a differenza dei battitori Quadrupla A nel baseball, che sono magari tra i 400 e i 500 migliori battitori al mondo, la classifica media settimanale di Donskoy negli ultimi cinque anni è circa 105.

Note:

[1] Ho provato a trovare una definizione empirica del giocatore da Quadrupla A nel tennis, ma è un concetto non empiricamente determinato nemmeno nel baseball (in teoria potrebbe essere il giocatore di rimpiazzo, ma molti giocatori di rimpiazzo finiscono per rimanere nella MLB per un po’ di tempo).

Qualsiasi criterio possa sviluppare per il giocatore da Quadrupla A nel tennis, sarebbe soggettivo allo stesso modo in cui risulta un’affermazione come “per me assomiglia più o meno a una Quadrupla A”.

Inoltre, l’articolo non ha propriamente lo scopo di identificare giocatori da Quadrupla A in generale, al contrario quello di categorizzare un tipo come Donskoy, che sembra in grado di garantirsi relativo benessere da giocatore di tennis eccezionale (almeno rispetto al mondo reale).

Evgeny Donskoy Week by Week

Le partenze di stagione nel doppio maschile e il caso di Marach e Pavic

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 18 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi anni, il costante declino della coppia vincitrice di 116 tornei – Bob Bryan e Mike Bryan, noti anche come i fratelli Bryan – ha favorito una maggiore varietà al vertice del doppio mondiale. I Bryan hanno conquistato l’ultimo Slam agli US Open 2014, portando il computo totale a 16. Da quel momento, otto diverse coppie hanno vinto il loro primo titolo sul palcoscenico più importante del tennis.

I risultati eccezionali del 2018

Anche se nessun giocatore di queste coppie è emerso dal nulla, il doppio formato solo a metà della scorsa stagione da Oliver Marach e Mate Pavic ha ottenuto risultati eccezionali nel 2018. Ho voluto quindi analizzare più nel dettaglio il rendimento dei doppisti, stagione per stagione.

La tabella riepiloga il record di vittorie e sconfitte di ogni coppia fino al Roland Garros a partire dal 2000, in ordine di numero di vittorie a quel punto della stagione. L’ultima colonna mostra il record di vinte e perse per l’intera stagione. Compaiono in elenco solo le coppie che hanno vinto almeno 30 partite fino al Roland Garros.

Anno	Coppia		V-P Inizio 	 V-P Intera st.
2013	Bryan/Bryan	40-4  (91%)	 71-11 (87%)
2002	Knowles/Nestor	38-7  (84%)	 66-14 (82%)
2007	Bryan/Bryan	37-5  (88%)	 73-10 (88%)
2008	Bryan/Bryan	37-9  (80%)	 63-17 (79%)
2009	Bryan/Bryan	37-9  (80%)	 68-18 (79%)
2014	Bryan/Bryan	36-6  (86%)	 64-12 (84%)
2018	Marach/Pavic	36-7  (84%)	 ?
2010	Nestor/Zimonjic	35-7  (83%)	 57-19 (75%)
2012	Mirnyi/Nestor	34-9  (79%)	 43-18 (70%)
2003	Knowles/Nestor	34-9  (79%)	 57-16 (78%)
2006	Bryan/Bryan	33-9  (79%)	 65-15 (81%)
2004	Bryan/Bryan	32-8  (80%)	 57-17 (77%)
2010	Bryan/Bryan	31-7  (82%)	 67-13 (84%)
2011	Bryan/Bryan	31-7  (82%)	 59-16 (79%)
2009	Nestor/Zimonjic	31-8  (79%)	 57-17 (77%)
2014	Nestor/Zimonjic	31-8  (79%)	 42-18 (70%)
2003	Bryan/Bryan	31-12 (72%)	 54-20 (73%)

Marach/Pavic sono al settimo posto con un ottimo record di 36-7 fino a questo momento. Hanno subìto la prima sconfitta nella finale di Rotterdam, il quarto torneo dopo i titoli a Doha, Auckland e agli Australian Open, per una striscia di 17 vittorie. Se si escludono le più grandi coppie di sempre, non si trova una partenza migliore negli ultimi sedici anni di doppio.

Le 10 presenze su 17 dei fratelli Bryan testimoniano il loro dominio nella specialità. Pur non avendo più vinto Slam nei tre anni precedenti, sia nel 2015 che nel 2016 hanno registrato il miglior inizio di stagione (entrambi gli anni non sono non rientrati nella tabella perché le vittorie erano inferiori a trenta).

Che rendimento ci si può attendere?

L’ultima colonna fornisce qualche indizio sul rendimento che ci si può attendere da Marach e Pavic per il resto dell’anno. La maggior parte delle volte la prestazione delle coppie di vertice diminuisce solo marginalmente. Nel 2007, i fratelli Bryan mantennero una percentuale di vittorie dell’88%, valevole per la migliore stagione – in termini di record vinte-perse – del campione analizzato.

Dopo aver perso la settima partita del 2018 nella finale del Roland Garros contro la coppia formata da Nicolas Mahut e Pierre Hugues Herbert, lasciandosi sfuggire la possibilità di vincere i primi due Slam del calendario – nell’era Open, un risultato raggiunto solo dai fratelli Bryan nel 2013 – sarà interessante vedere se saranno in grado di sostenere questo livello di gioco nell’arco di un intero anno.

Men’s Doubles Season Starts and the Case of Oliver Marach and Mate Pavic

Tutto quello che avete sempre desiderato sapere sul cammino di Cecchinato verso la semifinale del Roland Garros

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 7 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Quando all’inizio del Roland Garros 2018 un venticinquenne giocatore italiano di nome Marco Cecchinato ha sconfitto Marius Copil, qualcuno può aver notato che fosse una delle partite più lunghe del primo turno. E così è stato, perché con 3 ore e 41 minuti di gioco si è trattato della quinta più lunga tra le 64 partite inaugurali.

Sono abbastanza certo però che nessuno credeva che il vincitore avrebbe fatto molta strada nel tabellone. Quanto poco ne sapevamo!

La rarità del risultato

Dopo l’inattesa vittoria in quattro set nei quarti di finale contro un Novak Djokovic che ha pur dato battaglia – con le quote che davano a Cecchinato l’11% di probabilità – in molti su Twitter hanno sottolineato la rarità di questo risultato.

Vista la limitazione di contesto di un tweet, ero curioso di sapere quante volte un’occorrenza di questo tipo si è verificata in passato. Sono riuscito quindi a catalogare un elenco più completo dei fatti esposti nei seguenti tweet (tradotti per comodità direttamente in italiano, n.d.t.).

La prima e più ovvia domanda è: quando è stata l’ultima volta che un giocatore con una classifica bassa come Cecchinato ha raggiunto la semifinale di uno Slam?

La tabella riepiloga i giocatori fuori dai primi 70 della classifica che sono approdati a una semifinale Slam. Le righe in grassetto indicano le semifinali al Roland Garros.

Torneo  Giocatore    Classifica   Turno
RG 18	Cecchinato   72	          SF?
W  08	Schuettler   94	          SF
W  08	Safin	     75	          SF
AO 04	Safin	     86 	  F
W  01	Ivanisevic   125	  W
W  00	Voltchkov    237	  SF
RG 99	Medvedev     100	  F
AO 99	Lapentti     91	          SF
AO 98	Escude	     81	          SF
W  97	Stich	     88	          SF
RG 97	Dewulf	     122	  SF
RG 92	Leconte	     200	  SF
UO 91	Connors	     174	  SF
AO 91	P. Mcenroe   114	  SF

Come evidenziato anche nel tweet, le più recenti prestazioni di Rainer Schuettler e Marat Safin paragonabili a quella di Cecchinato sono arrivate dopo che i due giocatori erano già entrati tra i primi 10 del mondo.

È stato Vladimir Voltchkov – raggiungendo la semifinale a Wimbledon 2000 – l’ultimo giocatore che ha ottenuto un risultato simile non avendo in precedenza toccato il suo massimo nella classifica ufficiale (nella prima versione di questo articolo ho erroneamente affermato che fosse la vittoria di Goran Ivanisevic a Wimbledon 2001 il risultato più simile a quello di Cecchinato. Però nel 2001 Ivanisevic aveva già toccato il suo massimo in classifica, mentre Cecchinato non lo ha ancora fatto. Grazie a @rtwkr per averlo notato).

La prima vittoria in uno Slam

Un altro aspetto che rende unica l’impresa di Cecchinato è il fatto di non aver mai vinto, prima dell’inizio del Roland Garros, nemmeno una partita in nessun torneo Slam.

La tabella riepiloga i giocatori che hanno vinto la prima partita in uno Slam vincendone poi altre nello stesso torneo. Per evitare un elenco eccessivamente ridotto, ho ampliato la selezione a quei giocatori capaci di raggiungere almeno i quarti di finale dello stesso Slam in cui avevano vinto la prima partita. La colonna “Tentativi” indica il numero di presenze in un tabellone principale accumulate prima di ottenere la prima vittoria.

Torneo  Giocatore    Classifica   Turno  Tentativi
RG 18	Cecchinato   72	          SF?	 6
AO 18   Sandgren     97	          QF	 3
RG 03	Verkerk      46	          F	 3
W  00   Popp         114	  QF	 2
W  97	Kiefer       98	          QF	 3 
RG 97	Blanco	     111	  QF	 4
W  96	Radulescu    91	          QF	 1
RG 95	Costa	     36	          QF	 4
RG 94   Dreekmann    89	          QF	 2
AO 93	Steven	     71	          QF	 1

Con l’eccezione significativa di Martin Verkerk che nel 2003 è arrivato in finale a Parigi alla terza partecipazione, raramente un giocatore ha superato i quarti di finale dopo la prima vittoria in assoluto nello stesso Slam.

C’è stato comunque qualcuno in grado di vincere quattro partite di seguito, specialmente negli anni ’90. Pur non essendo nell’elenco, è rimarchevole il percorso di Mikael Pernfors al Roland Garros 1986: arrivò in finale alla sua prima partecipazione al tabellone principale grazie alla 26esima posizione in classifica, pur non avendo mai vinto fino a quel momento una partita in un torneo dello Slam.

Gli italiani recenti negli Slam

Se si guarda ad altri recenti giocatori italiani negli Slam, vengono in mente solo Fabio Fognini, Andreas Seppi, Simone Bolelli e Paolo Lorenzi. Con 150 presenze nel tabellone principale del singolare maschile, questo quartetto ha raggiunto i sedicesimi solo dieci volte e una volta i quarti di finale (Fognini al Roland Garros 2011). Cecchinato è il primo italiano nelle semifinali di uno Slam degli ultimi quarant’anni.

La tabella riepiloga tutti i giocatori italiani che sono riusciti a superare i sedicesimi in uno Slam nell’era Open.

Torneo  Giocatore     Turno
RG 18	Cecchinato    SF?
RG 11	Fognini	      QF
W  98	Sanguinetti   QF
RG 95	Furlan	      QF
AO 91	Caratti       QF
RG 80	Barazzutti    QF
W  79   Panatta	      QF
RG 78	Barazzutti    SF
UO 77	Barazzutti    SF
RG 77	Panatta	      QF
RG 76	Panatta	      W
RG 75	Panatta	      SF
RG 73	Bertolucci    QF
RG 73	Panatta	      SF
RG 72	Panatta	      QF

Anche se sembra che i giocatori italiani abbiano rendimenti migliori sulla terra battuta, dal 1978 nessuno tra loro è arrivato in semifinale di uno Slam. Anche il quarto di finale ottenuto da Fognini nel 2011 è stato il primo dopo tredici anni. Cecchinato è a una sola vittoria dal diventare il primo finalista italiano in uno Slam dal 1976.

Cecchinato è entrato nel tabellone principale senza essere una testa di serie. Osservando i giocatori arrivati a una semifinale Slam senza la testa di serie, troviamo un interessante dinamica.

Torneo  Giocatore       Turno
RG 18	Cecchinato  	SF?
AO 18	H. Chung	SF
AO 18	Edmund		SF
W  08	Schuettler	SF
W  08	Safin		SF
RG 08	Monfils		SF
AO 08	Tsonga	        F
UO 06	Youzhny		SF
W  06	Bjorkman        SF
AO 06	Baghdatis	F
UO 05	Ginepri		SF
RG 05	Puerta		F
W  04	Ancic		SF
RG 04	Gaudio		W
AO 04	Safin		F
W  03	Philippoussis	F
RG 03	Verkerk		F
AO 03	Ferreira	SF
W  01	Ivanisevic	W
UO 00	Martin		SF
W  00	Voltchkov	SF
RG 00	Squillari	SF

Dal 2008, è solo la terza volta che un giocatore fuori dalle teste di serie raggiunge la semifinale, e sono capitate tutte nel 2018. Sembra quindi che dovremmo nuovamente abituarci a vedere nomi nuovi in fondo alla seconda settimana di gioco di uno Slam.

Semifinali con rovescio a una mano

Da ultimo, analizziamo le semifinali Slam tra giocatori con il rovescio a una mano. Si è già parlato di quanto questo colpo sia diventato un’eccezione, e quindi desta ancora più sorpresa trovare due giocatori in semifinale, anche se Dominic Thiem – l’avversario di Cecchinato, aveva iniziato la carriera giocando a due mani per poi passare a una sola.

Torneo  Giocatore 1     Giocatore 2
RG 18	Cecchinato  	Thiem
AO 17	Federer		Wawrinka
UO 15	Federer		Wawrinka
W  09	Federer		Haas
W  07	Federer		Gasquet
AO 07	Gonzalez	Haas
UO 04	Federer		Henman
UO 02	Sampras		Schalken
RG 02	Costa		Corretja
W  99	Sampras		Henman
UO 98	Rafter		Sampras
W  98	Sampras		Henman

Se tralasciamo Roger Federer e Stanislas Wawrinka, due giocatori che hanno riportato in auge il rovescio a una mano, l’ultima semifinale di uno Slam è stata quella tra Fernando Gonzalez e Tommy Haas agli Australian Open 2007. Prima di quella partita, Pete Sampras ha contribuito all’elenco per quattro volte su sei. Senza Federer e Sampras il mondo delle semifinali Slam tra rovesci a una mano sarebbe abitato da ben poche creature.

A prescindere dal risultato della semifinale, sappiamo già che pochi giocatori prima di Cecchinato sono riusciti a compiere la sua impresa, specialmente negli ultimi anni.

Difficile pensare che possa ripetersi anche a Wimbledon, dove beneficerà della testa di serie pur non avendo mai giocato vinto una partita sull’erba.

Detto questo, scommettere sulla sua stessa sconfitta al primo turno non sarebbe proprio una buona idea, ma almeno ci saranno molti più tifosi di quanti ce ne siano mai stati a vederlo giocare un primo turno (nel 2016, Cecchinato è stato squalificato per 18 mesi dalla Federazione italiana con un ammenda di 40.000 euro per il coinvolgimento in tre episodi di scommesse illegali relative alla sua partita di primo turno al Challenger di Mohammedia, in Marocco. Il mancato rispetto di un termine da parte della Federazione durante il processo di appello ha comportato la prescrizione delle accuse. Cecchinato ha quindi continuato a giocare in virtù di un tecnicismo, ma la sua vicenda potrebbe ancora essere oggetto di indagine da parte della Tennis Integrity Unit, l’organismo preposto alla lotta alla corruzione nel tennis, n.d.t.).

Everything You Always Wanted to Know About Marco Cecchinato’s Run to the Roland Garros Semifinal

La freschezza è un fattore al Roland Garros?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Raggiungendo i quarti di finale al Roland Garros 2018, Alexander Zverev non ha solo ottenuto il suo miglior risultato in un torneo dello Slam, ma è anche entrato in una stretta cerchia di 4 giocatori nell’era Open con almeno tre partite di cinque set prima dei quarti di finale.

Un ingresso così faticoso nella seconda settimana di gioco inciderà sulle sue possibilità di conquista del titolo? (Zverev ha poi perso contro Dominic Thiem con il punteggio di 6-4 6-2 6-1, mostrando chiari segni di stanchezza e un apparente infortunio alla coscia, n.d.t.)

Affaticamento da terra battuta

Superare la prima settimana del Roland Garros assume notoriamente i contorni di una battaglia. Quest’anno, Zverev ha portato l’asticella del tipico affaticamento da terra battuta di Parigi al livello successivo.

Solo 21 giocatori nell’era Open hanno giocato almeno 3 partite al quinto set fino ai sedicesimi compresi e gli ultimi ad averlo fatto sono stati Tommy Robredo e Gilles Simon nel 2013. Di questi 21 solo quattro, tra cui anche Robredo, sono riusciti ad arrivare ai quarti di finale: Zverev è diventato il quinto.

In termini di gioco effettivo, Zverev è rimasto in campo 718 minuti (poco meno di dodici ore). Rispetto alla durata media dei primi quattro turni di vincitori, finalisti, semifinalisti e giocatori ai quarti di finale del passato si tratta di un quasi tre ore in più (a partire dal 1996; il tempo di gioco infatti è pubblicamente disponibile solo per partite dalla metà degli anni ’90). Ed è anche più alto del tempo totale di gioco per il 90% delle partite di giocatori arrivati almeno ai quarti di finale.

IMMAGINE 1 – Media (e 90esimo percentile) dei minuti giocati fino ai sedicesimi compresi in funzione del risultato finale per il periodo dal 1996 al 2017

Oltre ad aver giocato 174 minuti in più di Thiem, Zverev è approdato ai quarti di finale con uno dei carichi di gioco più alti tra quelli di tutti i giocatori ai quarti di finale delle ultime 25 edizioni del Roland Garros.

Le prospettive di Zverev

Alla luce di questi numeri, è inevitabile chiedersi quale impatto possano aver subito le prospettive di Zverev per la vittoria del titolo.

Dalla metà degli anni ’90, tra i giocatori che hanno raggiunto i quarti di finale Zverev è al decimo posto per minuti di gioco effettivo nei primi quattro turni. In precedenza, è stato Albert Ramos quello a figurare più recentemente tra i primi dieci con più minuti di gioco, perdendo poi nei quarti di finale da Stanislas Wawrinka nel 2016.

IMMAGINE 2 – Maggior quantità di gioco effettivo (in minuti) nei primi quattro turni tra i giocatori arrivati ai quarti di finale per il periodo dal 1996 al 2018

Sei dei nove giocatori che precedono Zverev hanno perso nei quarti di finale. Se tutti loro avessero, arrivati a questo punto del torneo, la medesima possibilità di avanzare al turno successivo, ci si attenderebbe che quattro o cinque perdessero nei quarti di finale, due in semifinale, uno di essere il finalista e uno il vincitore.

Solo un giocatore che ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie è riuscito poi a vincere il torneo, cioè Rafael Nadal nel 2006 (è interessante che Nadal e un altro giocatore tra i dieci che più sono rimasti in campo, Juan Martin Del Potro, siano ancora nel tabellone del 2018 e si affronteranno in semifinale).

La singolarità di Nadal e l’alto numero di giocatori che sono usciti ai quarti di finale tra quelli con carico di gioco maggiore suggerisce che l’ascesa di Zverev al titolo sia vicina al momento in cui è costretto a tornare indietro.

Will Freshness be a Factor at the French Open?

Analisi di una rivalità da una partita che non c’è mai stata

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Serena Williams avrebbe dovuto giocare contro Maria Sharapova negli ottavi di finale del Roland Garros 2018, ma un infortunio subito durante il terzo turno l’ha costretta a ritirarsi dal torneo. L’analisi che segue prende spunto dalla possibilità di una partita che di fatto non c’è mai stata per individuare le ragioni di una rivalità a senso unico.

Con un record di 19 vinte e 2 perse (che salgono a 3 con il ritiro pre partita di Parigi) in molti si sono domandati quanto il predominio di Williams contro Sharapova sia alimentato da fattori che esulano dalla semplice qualità del gioco.

In questo articolo cercherò di valutare le componenti meno visibili della loro rivalità, sul cui interesse è spesso intervenuto per gli appassionati più il confronto tra personalità opposte che l’effettiva competitività delle partite.

Quanto, davvero, a senso unico?

In 21 partite giocate, Sharapova ha vinto solo due volte, entrambe nel 2004, l’anno in cui, da giovanissima, si è catapultata ai vertici del circuito. Colpisce quindi la successiva assenza di vittorie, considerando che in molte di quelle partite Sharapova era una delle migliori giocatrici del mondo. Quattro sconfitte sono arrivate quando era la numero 2 della classifica mondiale e Williams la numero 1, mentre in altre sei partite erano separate solo da una posizione.

Non sorprende quindi che queste statistiche abbiano dato adito alle teorie più disparate a spiegazione della mancanza di rivalità sul campo tra Williams e Sharapova. È uno scontro sfavorevole o Williams è più determinata nel voler vincere? A Sharapova manca la convinzione di poter vincere contro Williams?

La classifica di Williams non riflette il suo livello

Nessuna delle ipotesi prende in considerazione la possibilità che la classifica di Williams, come sembra sia stato anche per il Roland Garros 2018, non sia in grado di riflettere il livello qualitativo raggiunto in passato.

Se cerchiamo una misura più accurata della capacità di vincere di Williams quando ha giocato contro Sharapova, è possibile che le sue vittorie appaiano in realtà del tutto normali.

Utilizzando la valutazione Elo specifica per superficie, riusciamo a farci un’idea migliore di quanto improbabile, o probabile, sia stata ciascuna delle 19 vittorie di Williams.

L’immagine 1 mostra come – per la maggior parte degli scontri diretti con Sharapova – Williams ha avuto una percentuale di vittoria attesa oscillante tra il 60 e l’80%, quindi meno competitiva di quanto suggerisse la classifica (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). 

IMMAGINE 1 – Percentuale di vittoria attesa storica di Williams contro Sharapova

Quali considerazioni emergono sull’impressionante record di 19 vittorie in 21 partite?

Eseguendo una simulazione, possiamo calcolare la probabilità che un record di almeno 19 vittorie restituisca le percentuali di vittoria per Williams viste in precedenza.

L’immagine 2 mostra la distribuzione della probabilità del numero di vittorie ottenibili da Williams, nella quale 14 era l’occorrenza più probabile, anche considerando il vantaggio storico di Williams nelle partite contro Sharapova.

IMMAGINE 2 – Distribuzione delle vittorie di Williams contro Sharapova

La possibilità di accumulare almeno 19 vittorie è solo dell’1.5%. Sembra quindi che Williams sia andata ben oltre il rendimento atteso sulla base della valutazione Elo, facendo pensare che questa rivalità a senso unico non sia semplicemente riconducibile alla bravura.

L’impatto di Serena

Per capire meglio la prestazione eccezionale di Williams contro Sharapova o quella non altrettanto efficace nel caso opposto, si può utilizzare un confronto tra rendimenti a parità di condizioni. In sostanza, si tratta di vedere i risultati ottenuti storicamente contro avversarie dello stesso livello di difficoltà.

Nel caso di Sharapova ad esempio vuol dire trovare partite in cui ha perso contro una giocatrice con una valutazione Elo superiore di 150 punti, come appunto è stato lo scenario “tipico” contro Williams.

Se entrambe hanno giocato contro avversarie analoghe nello stesso modo in cui hanno giocato tra loro, ci aspetteremmo statistiche simili a quelle registrate negli scontri diretti.

Se invece ci sono elementi relativi alla dinamica di gioco (strategia, psicologia o altro) che rende le loro partite fondamentalmente diverse da quelle contro qualsiasi giocatrice, dovremmo trovarci in presenza di un profilo della partita che cambia se confrontato con quello del gruppo di controllo.

Qual è esattamente un gruppo di controllo ragionevole?

Visto che delle due è Williams ad aver avuto tendenzialmente una valutazione pre-partita più alta, analizziamo situazioni in cui ha vinto contro altre avversarie con valutazione inferiore di non più di 150 punti Elo.

Per Sharapova, cerchiamo lo stesso divario ma in partite in cui ha perso, perché questo è stato l’esito più frequente quando ha giocato contro Williams. Otteniamo un campione di 29 partite analoghe (comprese avversarie come Venus Williams e Victoria Azarenka) per Williams e di 32 partite analoghe (comprese avversarie come Caroline Wozniacki e Na Li) per Sharapova. Sono, in entrambi i casi, partite che rientrano nei criteri di competitività e per le quali i dati sono pubblicamente disponibili.

L’effetto dimensionale

Esiste quindi prova del fatto che abbiano giocato tra loro partite diverse da quelle contro altre avversarie di vertice, rispetto a una selezione di statistiche di base al servizio e alla risposta?

L’immagine 3 mostra questo confronto con le discrepanze riepilogate in funzione di un “effetto dimensionale”, cioè la differenza nella media per la specifica statistica di rendimento (gli scontri diretti verso la loro media verso avversarie analoghe) divisa per la deviazione standard, in modo da poter confrontare l’importanza relativa degli effetti su tutte le statistiche considerate.

IMMAGINE 3 – Effetto dimensionale negli scontri diretti tra Williams e Sharapova rispetto a quello contro altre avversarie di vertice

Effetti dimensionali positivi rivelano quando l’una ha giocato meglio contro l’altra, e viceversa, rispetto a quanto fatto con avversarie di vertice; effetti dimensionali negativi evidenziano la tendenza ad avere rendimenti peggiori.

Sharapova ottiene prestazioni inferiori in diverse categorie, in particolare nella percentuale di punti vinti alla risposta sulla prima di servizio. Anche la percentuale di prime in campo e la frequenza di doppi falli sono risultati significativamente peggiori nelle partite contro Williams rispetto alle sconfitte contro altre giocatrici di vertice.

Anche se per Williams il confronto delle prestazioni negli scontri diretti è con un gruppo di partite diverse da quello di Sharapova, è interessante osservare come abbia in media alzato il livello di gioco in quelle categorie in cui invece Sharapova è andata male, vale a dire i punti vinti alla risposta e la percentuale di prime in campo.

L’unica area in cui entrambe hanno avuto prestazioni negative è la frequenza di doppi falli, a indicazione di una possibile maggiore pressione al servizio percepita negli scontri diretti.

Conclusioni

Sono passati due anni dall’ultima partita tra Williams e Sharapova agli Australian Open 2016, e molto è cambiato: la squalifica di 15 mesi per doping comminata a Sharapova, la pubblicazione del suo controverso libro e la nascita della prima figlia di Williams.

Se si considerano solo i risultati più recenti, Sharapova avrebbe avuto un vantaggio ma, come suggerisce l’analisi, Williams avrebbe potuto recuperare il distacco con una prestazione simile a quelle precedenti. Un indicatore importante sarebbe stato il controllo del gioco alla risposta.

Previewing the 22nd Match of Maria and Serena – Will History Repeat Itself?

Alla ricerca del Sock perduto

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 29 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Jack Sock ha perso al primo turno del Roland Garros 2018 in cinque set contro Jurgen Zopp, che a 30 anni è il numero 136 del mondo e che negli ultimi cinque è sempre rimasto fuori dai primi 100.

Non è una sconfitta che costerà cara a Sock in termini di classifica, considerando che anche nel 2017 aveva perso al primo turno (da Jiri Vesely, senza vincere un set).

Il problema è proprio Sock

Però il suo record nel 2018 è ora di 5 vittorie e 11 sconfitte: prima di sbrigarsi a pensare che sia un problema di terra battuta, Sock ha solo 3 vittorie a fronte di 6 sconfitte sul cemento. Il problema, quindi, è proprio Sock.

È una situazione quantomeno strana alla luce delle ottime prestazioni nelle Finali di stagione 2017 a Londra, dove ha perso di misura da Roger Federer, ha battuto Marin Cilic e Alexander Zverev e si è giocato la finale in tre set con Grigor Dimitrov. E questo arrivando dalla vittoria nel Master di Parigi Bercy (anche se con un tabellone abbastanza facile). Sembrava il giocatore del momento.

Le sue vittorie quest’anno sono state contro John-Patrick Smith, Thomas Fabbiano, Yuki Bhambri, Horacio Zeballos e David Ferrer (il quale, dopo aver avuto un figlio, dichiara nelle interviste di non avere più energie per giocare a tennis). Negli ultimi sei Slam, il record è 3-6, con sconfitte da Jo Wilfried Tsonga, Vesely, Sebastian Ofner, Jordan Thompson, Yuichi Sugita e Zopp, e vittorie contro Pierre Hugues Herbert, Karen Khachanov e Christian Garin.

Non è esattamente il curriculum di un giocatore che si pensa risiedere stabilmente tra i primi 10 o i primi 20 del mondo. Secondo le valutazioni Elo di Tennis Abstract, Sock è il 47esimo – proprio così, a malapena tra i primi 50 – e questo senza tener conto della sconfitta contro Zopp, il quale ha una valutazione talmente bassa da non comparire nemmeno nella classifica Elo.

Se si deducono approssimativamente altri 30 punti dalla valutazione complessiva, Sock potrebbe trovarsi nella zona di Ryan Harrison, vale a dire il settimo o ottavo più forte degli Stati Uniti, pur mantenendo una classifica ufficiale tra i primi 15.

Possiede certamente una migliore valutazione Elo specifica per il cemento. Vero, ma è solo al 35esimo posto, superato anche da Frances Tiafoe, pur avendo giocato su quella superficie solo 52 partite del tabellone principale. Lo tallona anche Taylor Frizt, che lo ha battuto già due volte quest’anno (entrambe sulla terra).

La transizione con il nuovo allenatore

Forse si tratta solo di un fase di transizione del gioco di Sock, voluta da Jay Berger, il suo allenatore dall’agosto 2017. Insieme sono partiti con 3 vittorie e 7 sconfitte, un avvio dovuto anche alla nuova situazione. Poi è arrivato il quarto di finale a Basilea, la vittoria a Parigi Bercy e la semifinale a Londra. Sembrava che avesse trovato il giusto equilibrio con Berger, ma ora questo scarso rendimento.

In un’intervista di agosto, Berger ha affermato di voler continuare a lavorare sui punti di forza di Sock e introdurre con moderazione elementi di gioco diversi. C’è da capire quanto lentamente intenda muoversi Sock.

A proposito di lentezza, mi è venuto in mente che forse Sock è semplicemente un giocatore dall’inizio di stagione tranquillo, di quelli che proverbialmente esplodono nella seconda parte di calendario.

La tabella riepiloga, dal 2015, le statistiche della prima parte (gennaio-giugno) e della seconda parte (luglio-novembre) dell’anno.

Sock migliora nella seconda parte di stagione, ma di un margine risicato. La differenza nella bravura media degli avversari e alcune altre statistiche possono favorire di un 5 o 10% la seconda parte nel confronto con la prima, ma nulla che faccia sobbalzare i tifosi.

Il dritto come bacchetta magica

Nella mia esperienza di spettatore delle partite di Sock, sono arrivato alla conclusione che l’infatuazione per la potenza del suo dritto gli fa credere che sia una bacchetta magica con cui ipnotizzare gli avversari.

È come un lanciatore della Major League Baseball che pensa diventerà un All Star perché è in grado di tirare a 100 miglia orarie in allenamento. Fantastico, ma poi si troverà di fronte a battitori di primissima categoria. Se non sa come usare quella velocità, e modificare i lanci, smette di essere veramente un’arma.

Sento spesso accostare il dritto di Sock a quello di Rafael Nadal, per la somiglianza nel numero di rotazioni al minuto impartite alla pallina. Si tratta di un confronto puramente fisico.

Dal vivo, è interessante da osservare, ma per quanto forte Sock (e Nadal) colpisca, la pallina non si muove così rapidamente in termini di velocità effettiva come sembrerebbe dover fare in funzione della velocità di esecuzione del colpo.

Questo perché sono giocatori che caricano di effetto la pallina in modo da ottenere tutte quelle rotazioni. Non è un dritto alla Juan Martin Del Potro, Tomas Berdych o Federer (per citarne alcuni).

La differenza sta nel fatto che Nadal sa perfettamente come usare il dritto. Non cerca di cancellare l’avversario con un singolo colpo, perché è consapevole che i professionisti sono in grado di rispondere. È preciso invece nel piazzare la pallina così da aprirsi il campo per il colpo successivo, solitamente un vincente. E questo grazie a variazione di profondità, angolazione e velocità.

C’è ancora tempo per ampliare l’arsenale

Sock non è ancora arrivato a quel punto. Si ostina a usare il dritto per cancellare l’avversario, ma ci sono volte in cui, contro i più forti del mondo, non è sufficiente.

Si può perdonare Sock per questo. Se avessi lo stesso dritto, cercherei anch’io di vincere di forza lo scambio. A pensarci, è ciò di cui ha avuto bisogno in poco più di 15 anni di carriera. Niente però deve restare immobile.

Ad appena 25 anni (o quasi 26), ha ancora molto tempo affinare l’utilizzo dei colpi, soprattutto se ha pazienza di farsi condurre da un allenatore come Berger nell’ampliare l’arsenale a sua disposizione.

Lost Sock

Quale tipo di gioco possiamo attenderci da Nadal al Roland Garros?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Rafael Nadal è ancora una volta il favorito assoluto per la vittoria del Roland Garros. Con che tipo di gioco ha imposto il suo predominio sulla terra battuta anche nel 2018?

Nello sport, poche cose migliorano con l’età. Eppure, Nadal e Roger Federer, due dei giocatori più forti di sempre, sembrano aver smentito questo adagio da quando hanno rinvigorito la loro rivalità nel 2017.

Nadal ha avuto una delle migliori stagioni sulla terra l’anno scorso, perdendo solo una partita su 24 e vincendo 53 set dei 57 giocati. Il rendimento nel 2018 è altrettanto impressionante e, pur nell’aura di invincibilità, i tifosi si chiedono se abbia già espresso il suo massimo.

È riuscito Nadal a trovare davvero un modo per migliorarsi sulla terra?

Per avere un’idea più dettagliata dell’eccellenza di gioco di Nadal nel 2018 e di quali aspetti potrebbero essere fondamentali per dominare anche a Parigi, analizziamo le statistiche punto per punto raccolte dai collaboratori del Match Charting Project.

Cinque partite sono disponibili nel database (sei, includendo la vittoria contro Alexander Zverev in Coppa Davis, n.d.t.), tra cui la sconfitta a Madrid contro Dominic Thiem. Pur incompleto come campione, può comunque fornire indicazioni sulle modalità di gioco di Nadal, specialmente nei turni finali.

Per quanto riguarda i punti vinti al servizio, Nadal ha iniziato la stagione con grande solidità, con le partite al Monte Carlo Masters e a Barcellona in cui ha toccato il 67% e il 69%.

In particolare, la percentuale di punti vinti con la prima è stata molto alta in entrambi i casi, ben sopra il 70% come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Rendimento di Nadal al servizio sulla terra battuta nel 2018

La sconfitta contro Thiem e le due più recenti partite a Roma suggeriscono una variazione di tendenza. La prestazione sottotono al servizio è stata chiaramente una delle cause più importanti della partita persa a Madrid, e sembra che siano state una bassa percentuale di prime e una seconda poco efficace ha determinare in larga parte l’esito. A Roma, i numeri sulla prima e sulla seconda sono risaliti, specialmente la seconda è stata estremamente incisiva.

Il servizio per capire la variazione di rendimento

Esaminando il piazzamento del servizio di Nadal possiamo capire meglio gli aspetti che hanno contribuito alla variazione dell’efficacia nel rendimento durante il 2018.

All’inizio della stagione sulla terra, Nadal preferiva una combinazione di traiettorie esterne e al centro evitando accuratamente quella al corpo.

IMMAGINE 2 – Direzione del servizio di Nadal sulla terra battuta nel 2018

Quando ha perso da Thiem, Nadal ha servito in mezzo, o al corpo, complessivamente più del 20% delle volte. Evitare più frequentemente traiettorie esterne deve essere certamente stato uno dei fattori decisivi nelle basse percentuali al servizio in quella partita.

Agli Internazionali d’Italia, le scelte al servizio di Nadal sono state più simili a quanto visto nella sconfitta contro Thiem che nelle vittorie convincenti a Monte Carlo e Barcellona. Quindi un numero significativo di servizi al corpo e una prevedibilità molto più marcata nella combinazione esterno e al centro.

Contro Novak Djokovic, Nadal ha servito con insistenza sul dritto, il lato più sensibile dopo il recente infortunio al gomito di Djokovic, mentre in finale contro Alexander Zverev è andato esterno quasi il doppio rispetto alla traiettoria al centro. Nadal è riuscito a vincere quelle partite nonostante quel tipo di dinamiche al servizio, ma si è trattato delle vittorie meno convincenti sulla terra nel 2018.

La differenza con la risposta

È nel gioco alla risposta che Nadal più fa la differenza rispetto agli avversari. Nelle prime due partite del campione a disposizione, Nadal ha vinto il 48% e il 50% dei punti alla risposta, di fatto cancellando qualsiasi vantaggio legato al servizio dell’avversario.

Non è andata così con Thiem, contro cui quel margine è stato praticamente nullo, a dimostrazione che un’alta efficacia alla risposta è una prerogativa importante e necessaria del dominio di Nadal.

IMMAGINE 3 – Punti vinti da Nadal alla risposta sulla terra battuta nel 2018

Le statistiche alla risposta non sono state granché anche nella semifinale a Roma contro Djokovic, principalmente per un rendimento sottotono alla risposta sulla seconda. Contro Zverev, Nadal è sembrato tornare alla forma delle partite di inizio stagione sulla terra, e questo potrebbe dipendere molto dalla strategia al servizio di Zverev, che contro Nadal sulla terra non è abbastanza efficace.

Il dettaglio del piazzamento della risposta di Nadal sembra fornire qualche spiegazione sulle dinamiche di gioco alla risposta nelle partite considerate. La profondità di Nadal, in particolare, sembra essere andata di pari passo con la percentuale di punti vinti alla risposta.

IMMAGINE 4 – Profondità di Nadal alla risposta sulla terra battuta nel 2018

Definendo come profonde tutte quelle risposte che superano il rettangolo del servizio, nelle prime due partite Nadal ha risposto profondo alla prima e alla seconda quasi nove volte su dieci, prestazione che non è riuscito a replicare nelle successive tre, specialmente nella sconfitta contro Thiem, in cui ha risposto corto.

Se Nadal intende mantenere il livello di efficienza mostrato a Monte Carlo e Barcellona anche al Roland Garros, servire agli angoli e rispondere profondo saranno due aspetti essenziali.

What Patterns Can We Expect From Nadal at the French?