Scegliere un torneo Challenger: un caso studio

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 14 agosto 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

In quasi tutte le settimane del calendario tennistico si assiste – da qualche parte nel mondo – allo svolgimento di un torneo della categoria Challenger e allo spostamento di un’orda di giocatori senza accesso al tabellone di un evento del circuito maggiore. La scorsa settimana ad esempio ci sono stati quattro tornei Challenger: Aptos (Stati Uniti), Floridablanca (Colombia), Jinan (Cina) e Portoroz (Slovenia).

In che modo un giocatore decide quale torneo giocare, considerando le differenze in punti validi per la classifica ufficiale e in premi partita?

La categoria Challenger

I Challenger non sono tutti uguali. Ci sono cinque livelli, tre dei quali sono rappresentati dai tornei citati in precedenza. Chiamandoli – in ordine crescente – da C1 a C5, abbiamo avuto Floridablanca e Portoroz come C1, Aptos come C2 e Jinan come C4. La tabella riepiloga i punti ATP assegnati e un’approssimazione dei premi partita per ciascuno dei cinque livelli per i quarti di finale, semifinali, finale e vittoria. I premi sono in dollari e arrotondati, per avere una valuta di riferimento e riflettere i tassi di cambio. Per il livello C3 ho utilizzato il torneo di Chengdu (Cina), per il C4 Braunschweig (Germania), entrambi disputati a luglio. Si noti come i premi partita di C4 e C5 siano identici, ma C5 offra più punti classifica.

Sebbene non sia una legge scolpita nella roccia, circa tre punti classifica garantiscono l’avanzamento di una posizione. Più alta è la classifica, minore validità ha l’assunto: servono infatti due o tre volte quel numero di punti per un giocatore intorno al 70esimo posto per salire di una posizione, mentre un giocatore intorno al numero 300 potrebbe guadagnare cinque posizioni con tre soli punti. Faccio riferimento a questo aspetto per sottolineare che può esserci una differenza sostanziale nel perdere nei quarti di finale di un C4 o in finale di un C1.

Scegliere i giocatori per il caso studio

Ci sono molti motivi per scegliere un torneo Challenger che non riguardano i punti, primo fra tutti la sua localizzazione. Un evento più vicino alla residenza di un giocatore significa un trasferimento meno costoso, maggiori possibilità di un alloggio più economico, nessun problema con la lingua o con visti d’ingresso, familiarità con il cibo, etc.

Per quest’analisi, ho deciso di selezionare giocatori che, rispetto ai quattro tornei della settimana scorsa, non giocassero in casa e che avessero inoltre la facoltà di partecipare a qualsiasi torneo. Ad esempio, non ho considerato l’americano Taylor Fritz, che ha giocato Altos, in California, ed era di rientro da una pausa. La sua scelta infatti è stata dettata dalla volontà di ritrovare la forma per competere ad alti livelli in un contesto di comodità, più che da spinte economiche o di punteggio. Non ho nemmeno considerato Yen Hsun Lu, che ha giocato a Jinan per evidenti ragioni (non da ultimo il fatto per cui avrebbe probabilmente vinto). Una breve parentesi: reitero la mia richiesta che il circuito Challenger ATP venga rinominato in “Circuito Challenger Yen Hsun Lu”.

I quattro giocatori che ho quindi considerato sono: Malek Jaziri (Tunisia, No. 73), Peter Gojowczyk (Germania, No. 104), Jordan Thompson (Australia, No. 75) e Akira Santillan (Australia, No. 167). Con tornei negli Stati Uniti, Cina, Slovenia e Colombia, dove vi sareste aspettati di vedere questi giocatori se non aveste nessuna informazione su di loro? Probabilmente pensereste a Slovenia, ancora Slovenia, Stati Uniti e Cina, rispettivamente. In realtà sono poi andati negli Stati Uniti, Slovenia, Stati Uniti e ancora Stati Uniti.

Dal punto di vista del giocatore

Con il senno di poi, tutto è più facile, ma la programmazione è un fattore estremamente importante, come vedremo a breve. Per un certo grado, entrano in gioco punti e premi partita, ma con differenze non abbastanza importanti da ricevere priorità rispetto ad altri elementi. Inoltre, i giocatori scelgono un determinato torneo senza sapere esattamente quale sarà il campo partecipanti. Se non si tratta della prima edizione, possono però avere accesso alle informazioni sulle passate edizioni.

Era la prima volta che si giocava un Challenger a Floridablanca e Jinan. Ci sono stati però cinque Challenger in Colombia nel periodo dal 2014 al 2016 che posso essere paragonati a Floridablanca. Sono partito da Bucaramanga, anche questo torneo un C1. Essendo però giocato a gennaio, attrae un campo partecipanti decisamente migliore di quanto abbia fatto Floridablanca. Anche se il Challenger di Cali è un C2, è sembrato il miglior sostitutivo per Floridablanca. Ci sono stati due eventi a Cali nel 2014, ho fatto riferimento al secondo, più vicino a Floridablanca come calendario.

Trovare un analogo per Jinan è stato molto più complicato, perché molti dei Challenger organizzati in Cina si spostano in continuazione, e quelli stabili non sono dei C4. Ho deciso per Ningbo, che è un C4 giocato in autunno. Senza l’edizione del 2014, ho potuto analizzare solo gli ultimi due anni.

La tabella mostra la classifica media della testa di serie numero 1, la classifica media dell’ultima testa di serie (la numero 8) e il giocatore con la classifica più bassa per questi tornei Challenger dal 2014 al 2016 (ad eccezione di Ningbo, per cui gli anni considerati sono 2015 e 2016). Per tenere sotto controllo l’eventuale sbilanciamento generato dal giocatore con la classifica più bassa, ho imposto un limite minimo al numero 1250 ed escluso del tutto i giocatori non classificati. Non pretendo naturalmente che questo sia un metodo valido per misurare la qualità di un torneo (è possibile apprezzare un orientamento più matematico in questo articolo di Stephanie Kovalchik su OnTheT).

Nella pratica, non c’è molta differenza, considerando la disponibilità di punti e premi partita di un C4. Se così fosse, e se fosse l’unico fattore, un giocatore andrebbe a giocare sempre i tornei sulla superficie di preferenza e con il maggior numero di punti classifica e di premi disponibili.

Mettiamo a confronto l’effettivo campo partecipanti nei quattro Challenger della scorsa settimana.

Si notano alcuni scostamenti dalla media, ma il solo elemento (per me) di qualche significato è che Aptos è sembrato complessivamente più forte di quanto la media degli ultimi tre anni avrebbe fatto pensare. Da notare anche che Jinan (C4) non ha un campo partecipanti decisamente (o affatto) migliore rispetto a Portoroz (C1) e Aptos (C2), pur offrendo molti più premi e punti a parità di superficie.

Risultati attesi dei giocatori

Utilizzando il sistema Elo, che tipo di punti/premi partita attesi otteniamo per i quattro giocatori in ciascuno dei Challenger considerati?

Per questo calcolo, ho fatto affidamento su tabelloni puramente casuali, visto che i giocatori scelgono senza conoscere il tabellone che dovranno affrontare. Per simulare i tre tornei non giocati da ciascun giocatore, ho assegnato la testa di serie che avrebbero ricevuto (se applicabile), relegato la numero 8 a non testa di serie ed eliminato dal campo partecipanti il giocatore con la classifica più bassa che non fosse qualificato o non avesse ricevuto una wild card/accesso speciale.

Jaziri era la testa di serie numero 1 ad Aptos, e sarebbe stata la prima testa di serie anche negli altri tornei. Per lui Floridablanca era impensabile, perché la terra battuta non è la sua superficie preferita. Tra Aptos e Portoroz si trattava di scegliere in termini di premi e punti. I punti classifica attesi aggiuntivi di Portoroz gli avrebbero consentito un salto di circa tre posizioni, non granché per garantirsi un accesso diretto in altri tornei. Quindi perché Aptos anziché Jinan che aveva punti attesi e premi decisamente più alti? Jaziri gioca a Cincinnati questa settimana e quattro ore di volo sono preferibili rispetto a venti. Ancora meglio, venti ore sarebbero state molto più dure da digerire se avesse perso al primo turno come ha fatto ad Aptos. La scelta in questo caso è stata fondamentalmente di programmazione del calendario.

Thompson era la testa di serie numero 2 ad Aptos, sarebbe stata invece la numero uno negli altri tornei. La differenza tra le due posizioni è irrilevante. Thompson non gioca Cincinnati, quindi non aveva bisogno di rimanere in zona e avrebbe previsto un vantaggio minimo (davvero minimo) per la classifica giocando uno degli altri tornei. Cinque punti e 1500 dollari valgono un viaggio fino in Cina? Il suo precedente torneo era a Washington, quindi la risposta è “no”. Come Jaziri, anche Thompson ha perso al primo turno di Aptos, quindi è salito lungo la costa per un Challenger a Vancouver, prima di giocare gli US Open. Anche in questo caso la scelta sembra essere stata motivata principalmente dalla programmazione del calendario.

Gojowczyk era la testa di serie numero 2 a Portoroz, e sarebbe stato tra le teste di serie anche negli altri tornei considerati. La terra di Floridablanca non era per lui un’opzione. Aptos non avrebbe dato più punti attesi, con una differenza in premi ridotta. A Jinan avrebbe avuto le stesse aspettative di punti ma il doppio dei premi partita. La settimana precedente si trovava in Spagna, quindi era più facile andare a Portoroz, ma poi non avrebbe più giocato per due settimane fino alle qualificazioni degli US Open, e anche la Cina non sarebbe stata una limitazione temporale. I premi attesi a Jinan erano di altri 2300 dollari, ma una buona parte sarebbe stata consumata dalle spese di viaggio. La programmazione sembrava avere un peso minore in questo caso. Le valutazioni di tipo economico, insieme alla convenienza logistica, lo hanno tenuto lontano da Jinan.

La situazione di Santillan era interessante. Più degli altri, per la sua classifica qualche punto può fare la differenza, ma non quando le tue attese sono di tre punti aggiuntivi (che equivalgono a due posizioni circa). Sarebbe stato testa di serie a Floridablanca e Jinan, ma non a Portoroz (come non lo è stato ad Aptos). Ad Aptos, ha eliminato Thompson ed è arrivato nei quarti di finale. Nel suo caso non ci sono dubbi. Le sue attese sarebbero state basse per tutti i tornei. Tre punti attesi e 1200 dollari per andare in Cina? Non quando sei a Los Cabos la settimana precedente e nella parte occidentale del Canada questa settimana. In più, ha funzionato, non è così?

Conclusioni

Non intendo generalizzare o trarre conclusioni definitive da un caso studio di quattro giocatori in una settimana di Challenger. Tuttavia, fare qualche elaborazione su questi numeri permette una maggiore comprensione sugli aspetti decisionali relativi alla scelta di un Challenger, basati principalmente sui punti classifica e sui premi partita (se considerassimo solo la parte analitica).

Per poter apprezzare la differenza in punti/premi partita un giocatore deve trovarsi di fronte a una scelta tra un C1 e un C4 o C5. Poi ha bisogno che il campo partecipanti del C4 o C5 sia più debole delle attese in modo da poter guadagnare più punti/premi partita, così da rendere le sue attese uguali o superiori agli altri tornei. Per lo stesso motivo, la superficie deve essere la sua preferita o abbastanza funzionale per il suo stile di gioco. E la localizzazione non può mandare all’aria la sua programmazione di calendario con una trasferta lunga e costosa. Senza considerare le preferenze alimentari o la capacità di sopportazione della trafila burocratica per ottenere il visto del paese ospitante.

Queste sono le circostanze in cui scegliere il giusto Challenger è fondamentale. Paolo Lorenzi ha ottenuto la testa di serie a Wimbledon 2017 andando a giocare, e vincendo, il Challenger di Caltanissetta. Oltre a essere nel suo paese, Caltanissetta è un C5 la cui vittoria vale 125 punti. Sono quasi gli stessi punti (150) che avrebbe guadagnato da finalista in un ATP 250, e non credo che Lorenzi si aspettasse di arrivare in finale nella stessa settimana a Stoccarda o a ’s-Hertogenbosch.

Case Study, Selecting a Challenger Tournament

La qualità e profondità del tabellone di un torneo

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 28 luglio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Si sente spesso parlare di qualità – intesa come livello di bravura – e profondità del tabellone (o campo di partecipazione) di un torneo. Eppure, non esistono validi indicatori per analizzare o rappresentare queste due caratteristiche, nonostante la frequenza dei dibattiti in merito provenienti da più fonti. La stagione 2017, però, le ha in qualche modo portate alla ribalta, principalmente per via di una programmazione selettiva del calendario e delle assenze dovute a infortuni di alcuni dei grandi nomi nello sport. 

Oltre a citare la categoria di appartenenza tra quelle in cui è suddiviso il circuito (Slam, Master 1000, ATP 500, etc), coloro che disquisiscono sulla qualità del tabellone di un torneo fanno riferimento solitamente alla presenza di una percentuale dei giocatori che secondo la loro definizione rientrano nel gruppo di vertice. Si potrebbe tuttavia trovare un modo meno arbitrario per quantificare la qualità e per gestire la dimensione dei tabelloni, che varia in funzione della tipologia di torneo. 

La qualità di un torneo

Quale potrebbe essere una misura affidabile della qualità di un torneo?

Dopo lunghe riflessioni, ritengo che per trovarne una sia necessario definire alcune proprietà di base. In primo luogo, la qualità dovrebbe riflettere la bravura del singolo giocatore ed essere in grado di misurarla in modo accurato. È un criterio questo che esclude immediatamente i punti validi per la classifica assegnati dal torneo, perché non variano in funzione del livello dei giocatori presenti in tabellone.

In secondo luogo, nessun giocatore dovrebbe trovarsi in una posizione di dominio rispetto a un indicatore di qualità, perché in quel caso verrebbe meno lo scopo di calcolare una statistica al riguardo.

Terzo – e in maniera simile – la qualità dovrebbe riprendere la natura gerarchica dei tornei, che sono costituiti da turni nei quali il numero dei giocatori differisce secondo esponenti di valore due. In ultimo, la qualità dovrebbe essere espressa da un solo numero, maggiore nel caso di tabelloni più forti e minore per quelli più deboli. 

Una possibile misurazione

Una misura della qualità di un torneo che possiede queste caratteristiche è data da una media ponderata del giocatore con la più alta valutazione Elo che ci si attende venga sconfitto a ogni turno. In un tabellone con 128 giocatori, ad esempio, la più alta valutazione Elo per il primo turno si ottiene trovando il valore più alto tra il gruppo di 64 giocatori con Elo inferiore. 

Definendo EloR (con R = 1, 2, 3, etc) la valutazione Elo massima per ogni turno, una formula di calcolo della qualità può essere:

Qualità = 

Si tratta di una media che pondera la valutazione complessiva Elo del gruppo di giocatori di ogni turno (in funzione dei giocatori che ci si attende superino quel turno) per il turno normalizzato, cioè il rapporto tra il numero del turno rispetto alla somma di tutti i turni previsti dal tabellone.

In questo modo si assegna maggiore enfasi alle fasi finali del tabellone senza però trascurare i risultati ottenuti dai giocatori che meglio hanno figurato nei turni iniziali. Ad esempio, il vincitore atteso di una prova dello Slam riceve una ponderazione del 22%.

Questa proposta di misurazione della qualità è una funzione delle valutazioni Elo e utilizza la stessa scala, in modo da essere interpretabile come la qualità implicita dei migliori giocatori che vengono sconfitti a ogni turno, con maggiore enfasi sui giocatori che raggiungono le fasi finali del torneo.

IMMAGINE 1 – Qualità dei tornei ATP per la stagione 2017 (fino al Canada Masters)

Differenze tra tornei della stessa categoria

L’immagine 1 mostra la qualità dei tornei del circuito maschile per la stagione 2017, a partire dalla categoria inferiore (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Se da un lato il valore aumenta con l’importanza della categoria, dall’altro misurare la qualità di uno specifico evento permette di evidenziare le differenze tra tornei della stessa categoria. Ad esempio, sebbene gli Slam ottengano i valori più alti – ciascuno sopra i 2220 punti – gli Australian Open 2017 hanno ottenuto 30 punti in più rispetto al Roland Garros e Wimbledon dell’anno in corso. 

Come ci si può aspettare, la variazione in qualità aumenta al diminuire della categoria di appartenenza del singolo torneo. Tra i Master del 2017, Miami ha espresso la qualità inferiore, mentre Indian Wells e tutti i Master sulla terra hanno raggiunto valori in linea con quelli degli Slam.

Tra i tornei 500, la qualità inferiore è stata espressa da Amburgo, rispetto alla più alta raggiunta a Dubai. 

La profondità di un torneo

Una seconda dimensione per un tabellone è la profondità. Se la qualità fornisce un riferimento della bravura complessiva dei migliori tra i partecipanti, la profondità dovrebbe identificare il grado di separazione dei giocatori in termini di bravura.

Per arrivare alla profondità, possiamo utilizzare la valutazione Elo massima per turno, come definita in precedenza, confrontando il valore massimo con il valore minimo. Con una formula matematica:

Profondità = max(EloR) − min(EloR)

Un numero più piccolo indica maggiore profondità, un numero più grande indica un maggiore intervallo di bravura dei giocatori per ogni turno.

IMMAGINE 2 – Confronto tra qualità e profondità dei tornei ATP per la stagione 2017 (fino al Canada Masters)

Se osserviamo il modo in cui qualità e profondità si sono comportate per la stagione 2017, troviamo che la profondità è inferiore nei Master e negli Slam e piuttosto uniformemente distribuita fra tornei, con una variazione, in generale, non superiore ai 100 punti.

Nei 500 e 250 invece la differenza è molto maggiore. Sono queste le categorie con la competizione più intensa e con una profondità che per alcuni tornei non raggiunge i 300 punti, che potrebbe essere motivata da tabelloni con un numero inferiore di giocatori.

Dal punto di vista degli appassionati (giocatori preferiti a parte), i tornei più avvincenti sono quelli con la qualità più alta e la profondità più ridotta. Rispetto a questi parametri, uno dei 500 più interessanti è stato quello di Rotterdam, mentre tra i 250 uno dei più interessanti è stato quello di Brisbane.

Il codice e i dati dell’analisi sono disponibili qui

Sizing Up Tournament Strength and Depth

Una disamina sul tabellone del torneo di Antalya 2017

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 2 luglio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’annuncio dell’ATP nel maggio del 2016 di un torneo ad Antalya sull’erba – di preparazione a Wimbledon – ha certamente creato qualche perplessità: quali dei giocatori di vertice sarebbero stati disposti a giocare in Turchia a pochi giorni dall’inizio di Wimbledon, considerando anche la presenza in calendario la settimana precedente di Halle e del Queen’s Club, quest’ultimo già a Londra? Se un giocatore avesse voluto partecipare ad Antalya avrebbe dovuto recarvisi da Halle (o Londra) e poi tornare in Inghilterra per Wimbledon, non il più lineare degli itinerari.

Uno sguardo all’elenco dei partecipanti rimuove ogni dubbio: dopo Dominic Thiem, l’unico tra i primi 10 del mondo, c’erano solo altri tre giocatori tra i primi 40 (Paolo Lorenzi, Viktor Troicki e Fernando Verdasco). Solo tre (Thiem, Verdasco e Lorenzi) dei 28 giocatori con accesso diretto al tabellone principale sono anche teste di serie a Wimbledon 2017.

Confronto del livello di qualità dei partecipanti

Ci si chiede quindi quale sia il livello di qualità dei partecipanti al torneo di Antalya rispetto a quello di altri tornei. Ci sono ovviamente moltissimi modi per misurare lo spessore qualitativo di un tabellone, ma per un approccio rapido e indolore si può fare affidamento su due strumenti, vale a dire l’ultimo accesso diretto (last direct acceptance o LDA) e la classifica media dei giocatori che arrivano ai quarti di finale del torneo.

L’ultimo accesso diretto è espresso dalla classifica dell’ultimo giocatore che ha guadagnato un accesso diretto al tabellone principale del torneo, con esclusione dei lucky loser, dei qualificati e delle esenzioni speciali. Mettendo a confronto l’ultimo accesso diretto al tabellone di Antalya (Radu Albot, numero 86 del mondo) con quello tutti gli altri tornei del circuito maggiore con un tabellone di 32 o 28 giocatori, si trova che Antalya è al 39esimo percentile. Vuol dire che il 39% degli altri tornei ha un ultimo accesso diretto migliore/con classifica più bassa (o uguale) e il 61% ha un ultimo accesso diretto peggiore/con classifica più alta. L’immagine 1 mostra la distribuzione percentile degli LDA dei tornei dal 2012 e la posizione dell’Antalya Open 2017.

IMMAGINE 1 – Distribuzione percentile degli LDA dal 2012

Il fatto che l’LDA di Antalya regga il confronto con quello degli altri tornei, nonostante la mancanza di giocatori di vertice, indica la presenza di una nutrita pattuglia nelle retrovie. Non male in fondo, no?

Classifica media dei giocatori ai quarti di finale

Vediamo ora la classifica media degli otto giocatori che sono arrivati ai quarti di finale. Questa scelta permette di concentrarsi sui giocatori che hanno espresso un livello di gioco più alto, vincendo almeno una partita, e di solito due. In questo modo siamo in grado di ridurre un po’ del rumore statistico che altrimenti verrebbe ricompreso aggiungendo vittorie di fortuna al primo turno.

La classifica media dei giocatori arrivati ai quarti di finale ad Antalya è di 109. Dal 2000, dei 726 tornei considerati con un tabellone di 32 o 28 giocatori, solo 35 hanno avuto una classifica media dei giocatori ai quarti di finale più alta, cioè peggiore. In questi 35 tornei, l’Hall of Fame Tennis Championships a Newport (USA) – torneo annuale che segue la fine di Wimbledon – ricorre nove volte, rappresentando una vera e propria eccezione. Come mostra l’immagine 2, l’Antalya Open è al 95esimo percentile in questa categoria, cioè una posizione più in linea con quanto ci saremmo aspettati.

IMMAGINE 2 – Posizione percentile dell’Antalya Open 2017 in termini di classifica dei giocatori ai quarti di finale

Per avere un termine di paragone, la tabella riepiloga i primi dieci peggiori tornei per classifica media dei giocatori arrivati ai quarti di finale (con link al tabellone completo).

Pos. Torneo               Class. media 
                          giocatori ai quarti
 
1    Newport '10          240
2    Newport '01          197
3    Delray Beach '16     191
4    Moscow '13           166
5    Newport '11          166
6    Newport '07          165
7    s-Hertogenbosch '09  164
8    Newport '08          163
9    Gstaad '14           156
10   Amsterdam '01        152
...
36   Antalya '17          109

Il 36esimo posto di Antalya è da attribuire alle teste di serie: delle otto presenti, solo Verdasco è riuscito a vincere una partita, le altre sette hanno perso subito.

Tel Aviv 1983

Bisogna tornare indietro fino al torneo di Tel Aviv del 1983 per trovare un tabellone con una sola testa di serie vincitrice di una partita. La differenza però è che a Tel Aviv la testa di serie numero 3 Colin Dowdeswell vinse un totale di tre partite, mentre Verdasco ha poi perso nei quarti di finale (tra l’altro, Tel Aviv è il primo titolo dell’allora giovanissimo Aaron Krickstein, che con 16 anni e 2 mesi è ancora il più giovane vincitore di un torneo del circuito maggiore).

Che due teste di serie su otto vincano la loro prima partita accade circa una volta all’anno, l’ultima al Brasil Open 2016, dove solo Pablo Cuevas e Federico Delbonis hanno vinto partite da teste di serie.

Ci sono stati dei tabelloni peggiori

Sebbene vi fosse un solo giocatore dei primi 30 nel tabellone di Antalya 2017, i giocatori di media classifica e delle retrovie hanno avuto prestazioni sorprendentemente solide, come abbiamo visto nella valutazione dell’ultimo accesso diretto.

Tuttavia, se consideriamo lo svolgimento del torneo e calcoliamo la classifica media dei giocatori arrivati nei quarti di finale, diventa chiaro che il livello qualitativo si sia progressivamente abbassato.

Nonostante tutto, ci sono stati dei tabelloni peggiori e senza dubbio ce ne saranno altri ancora peggiori in futuro. Forse nemmeno in un futuro distante, se si va a guardare ai giocatori iscritti al torneo di Newport 2017.

Putting the Antalya Draw Into Perspective

Chi ha favorito e sfavorito di più il (o la fortuna nel) sorteggio del tabellone maschile di Wimbledon?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato l’1 luglio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel sorteggio del tabellone di un torneo del Grande Slam, le uniche posizioni predefinite sono quelle della testa di serie numero 1, in cima alla parte alta, e della testa di serie numero 2, in fondo alla parte bassa.

Le rimanenti teste di serie sono inizialmente raggruppate nella stessa urna di estrazione, ricevono determinate posizioni del tabellone e vengono poi distribuite nelle stesse in modo del tutto casuale.

Ad esempio, la testa di serie numero 3 e la numero 4 sono posizionate in specifici punti nella parte alta e in quella bassa del tabellone, ma se la testa di serie numero 3 finisce nella parte alta o in quella bassa dipende solo dall’estrazione (questo è il motivo per il quale i tabelloni del tennis non sono, ad esempio, come quello del torneo di basket della NCAA, dove si sa già che, se tutte le teste di serie avanzano nella loro sezione o region, la numero 1 giocherà con la numero 4 e la numero 2 con la numero 3).

Le teste di serie dalla numero 5 alla 8 sono nello stesso gruppo e vengono poi distribuite in quattro specifici punti del tabellone, e così via. I giocatori che sono fuori dalle teste di serie riempiono tutte le altre posizioni in funzione del sorteggio.

Per la presenza di specifici vincoli e per la casualità del sorteggio, il tabellone di Wimbledon 2017 rappresenta solo una di molte possibili combinazioni. Non ne conosco il numero esatto, ma deve aggirarsi nell’ordine dei milioni.

Simulazioni del tabellone

È sempre stata mia consuetudine verificare se il sorteggio effettivo di un torneo ha determinato un tabellone più favorevole o meno favorevole per un giocatore rispetto alla media di molti tabelloni casuali. Vediamo cosa è successo per quello di Wimbledon 2017.

Ho eseguito 100.000 simulazioni del tabellone per come è effettivamente definito, utilizzando a questo scopo solo le valutazioni Elo (nella mia versione specifica per superficie).

Ho poi eseguito 100.000 simulazioni Elo con ciascun tabellone sorteggiato ex novo a ogni simulazione, in modo da avere 100.000 diversi tabelloni di quest’ultima tipologia, seguendo sempre le stesse regole di determinazione.

Mettendo a confronto il primo insieme di tabelloni con il secondo, possiamo farci un’idea se il tabellone effettivo di Wimbledon 2017 abbia favorito o sfavorito uno specifico giocatore, rispetto alla media di 100.000 tabelloni casuali composti dagli stessi giocatori che partecipano al torneo.

Se si eseguissero queste simulazioni un milione di volte contro le 100.000, emergerebbero delle differenze, ma è probabile non più grandi occasionalmente dell’1% nei casi più estremi.

La visualizzazione a mappa di calore

La tabella riepiloga i risultati sotto forma di “mappa di calore” (sempre se la si possa applicare a una tabella), con il colore verde a indicare che il tabellone effettivo è più favorevole della media di tabelloni casuali e, viceversa, il colore rosso a indicare che il tabellone effettivo è meno favorevole. Le teste di serie sono in grassetto.

In termini di possibile raggiungimento dei quarti di finale, si nota che Gilles Muller è stato il più fortunato nel tabellone effettivo, e Juan Martin Del Potro il meno fortunato.

Spostandosi verso destra, le differenze iniziano a ridursi, perché i giocatori migliori tendono a raggiungere le fasi conclusive a prescindere da come si presenti il tabellone. Va detto però che la percentuale di Kei Nishikori per la semifinale è insolitamente alta.

E si possono vedere anche gli effetti sul percorso di Roger Federer e Novak Djokovic dovuti al fatto che si trovano dallo stesso lato del tabellone, cioè la parte bassa che – in generale – è anche quella più competitiva.

Whom Did the Wimbledon (Luck of the) Draw Favor/Hurt the Most?

Il tabellone maschile di Wimbledon sta invecchiando – Verso Wimbledon

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 25 giugno 2012 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il quinto articolo della serie Verso Wimbledon.

Il tennis maschile sta invecchiando e il torneo di Wimbledon 2012 ne è evidenza. Dei 128 giocatori nel tabellone del singolare maschile, 34 hanno almeno trent’anni, mentre solo due sono giovanissimi. È solo l’esempio più recente di una tendenza ormai in essere da più di una decade.

I giovanissimi sono diventati merce rara

I 34 giocatori con almeno trent’anni non rappresentano solo un record dei nostri giorni, ma surclassano qualsiasi numero visto finora. A Wimbledon 2011 c’erano 24 giocatori nel tabellone principale con almeno trent’anni, il totale più alto dal 1979. I giovanissimi sono diventata merce rara ultimamente: solo due nel tabellone principale degli ultimi quattro anni, quando non più tardi del 2001 ce n’erano otto. In diverse edizioni del torneo durante gli anni ’80 e ’90 figuravano più giovanissimi che giocatori trentenni.

Il percorso di crescita di un giovane è sempre più lungo

Quale sia la spiegazione – e ce ne sono diverse possibili – è chiaro che si sta assistendo a un cambiamento. Il percorso di crescita e realizzazione per un giovane talento è diventato sempre più lungo, oltre al fatto che i giocatori di vertice rimangono in forma e sono competitivi come mai non hanno fatto in passato.

La tabella riepiloga i risultati in maggiore dettaglio, con diverse statistiche per il tabellone principale di ciascuna edizione del torneo (aggiornata anche per il periodo tra il 2013 e il 2016, n.d.t.): età media dei giocatori, numero degli almeno trentenni e numero dei giovanissimi. La sigla DOBs indica le edizioni in cui la data di nascita non è disponibile per tutti i giocatori, ma non fa molta differenza se non per i dati prima del 1980.

Anno  DOBs  Media  30+  Giovanissimi  
2016  128   28.5   49   3
2015  128   27.8   37   5
2014  128   27.7   34   2
2013  128   27.6   30   1
2012  128   27.3   34   2  
2011  128   26.9   24   2  
2010  128   26.5   20   2 

Anno  DOBs  Media  30+  Giovanissimi 
2009  128   26.5   19   2  
2008  128   25.9   18   5  
2007  128   26.2   19   7  
2006  128   26.0   17   4  
2005  128   25.8   23   8  
2004  128   25.7   20   4  
2003  128   25.4   14   5  
2002  128   25.5   15   4  
2001  128   25.6   18   8  
2000  128   25.6   13   6  

Anno  DOBs  Media  30+  Giovanissimi
1999  128   25.5   12   3  
1998  128   25.3   10   2  
1997  128   25.2   9    5  
1996  128   25.4   15   5  
1995  128   25.3   13   5  
1994  128   25.0   6    6  
1993  128   24.9   11   5  
1992  128   24.9   9    5  
1991  128   24.9   9    7  
1990  127   24.8   11   15  

Anno  DOBs  Media  30+  Giovanissimi  
1989  128   24.6   9    13  
1988  128   24.2   8    9  
1987  128   24.6   8    10  
1986  128   24.9   16   7  
1985  126   25.4   16   6  
1984  126   25.3   16   12  
1983  126   25.1   14   11  
1982  127   25.6   18   8  
1981  125   26.0   19   10  
1980  127   26.3   23   5  

Anno  DOBs  Media  30+  Giovanissimi  
1979  124   26.4   26   7  
1978  123   26.8   31   6  
1977  124   26.4   27   6  
1976  124   26.6   28   3  
1975  122   26.7   26   5  
1974  124   26.5   30   7  
1973  95    25.3   16   15  
1972  116   26.6   27   7  
1971  122   26.8   27   8  
1970  115   26.2   20   9  
1969  116   27.0   28   6  
1968  114   26.8   29   4

The Aging Wimbledon Men’s Draw

La facilità del tabellone di Nadal a Monte Carlo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 23 aprile 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Rafael Nadal affronterà Albert Ramos nella finale del Monte Carlo Masters, con la possibilità di conquistare il torneo per la decima volta (Nadal ha poi vinto la finale con il punteggio di 6-1 6-3, n.d.t.). Dal 2005, Nadal ha affrontato i migliori giocatori di tennis sulla terra battuta e, con rare eccezioni, ha sempre vinto.

Però, in questa edizione del torneo, il percorso di Nadal è stato estremamente semplice. Le prime tre teste di serie – Andy Murray, Novak Djokovic e Stanislas Wawrinka – hanno perso nei primi turni, e Nadal ha trovato David Goffin in semifinale e Ramos (che ha battuto Murray) in finale. Goffin, numero 13 del mondo, è stato l’avversario di Nadal con la classifica più alta, seguito da Alexander Zverev al numero 20, che Nadal ha demolito al terzo turno.

Maggiore o minore sicurezza su previsioni future

Come mostrerò a breve, i numeri dicono non solo che la competizione è stata debole, ma che è stata la più debole che un vincitore di un torneo Master abbia dovuto affrontare. Prima di spiegare in dettaglio la metodologia, è necessaria una puntualizzazione.

Parlando di un tabellone “debole”, non intendo certamente sostenere che la vittoria abbia importanza minore o sia meno meritata. Non è in nessun modo un giudizio sul giocatore. Per quanto ne possiamo sapere, Nadal avrebbe comunque potuto farsi largo nel tabellone affrontando a ogni turno il giocatore più forte. L’unico aspetto che emerge dal tabellone del vincitore del torneo è legato alla possibilità di predire le sue prestazioni future. Se Nadal avesse battuto diversi giocatori tra i primi 10, potremmo avere maggiore sicurezza sulla previsione delle vittorie future rispetto a quanta ne abbiamo ora, dopo che ha sconfitto giocatori con cui era lecito immaginarsi non avrebbe avuto problemi.

Tornando ai numeri, per misurare la difficoltà del tabellone di un giocatore, ho utilizzato il mio sistema di valutazione che tiene conto della superficie – che chiamo Jrank e che è simile al sistema Elo – in corrispondenza di ogni evento Master fino al 2002. Per ciascun torneo, ho trovato la valutazione Jrank di ogni giocatore che il vincitore del torneo ha sconfitto, e calcolato la probabilità di un tipico vincitore di Master di battere quel gruppo di giocatori.

Un confronto con l’ipotetico vincitore di Master

Facciamo un esempio per chiarire il concetto. Negli ultimi 15 anni, la mediana della classifica di un vincitore di Master è stata il numero 3, con una valutazione Jrank (specifica della superficie del torneo) di circa 4700, che al momento varrebbe il quarto posto della classifica mondiale. Un giocatore con una valutazione di 4700 avrebbe l’85.7% di probabilità di battere Ramos, il 75.7% di battere Goffin e, rispettivamente, l’87.3%, il 68.4% e l’88.7% di eliminare Diego Schwartzman, Zverev e Kyle Edmund. Moltiplicando le percentuali, si ottiene che, in media, un vincitore di Master avrebbe il 34.3% di probabilità di alzare il trofeo, a parità di competizione.

Utilizzo un ipotetico vincitore medio di Master in modo da rapportare il livello di competizione a una costante. Non importa se il Nadal del 2017, o il Nadal al suo massimo o un qualsiasi altro giocatore abbia affrontato quel mix di avversari. Se Djokovic avesse giocato con gli stessi cinque giocatori, vorremmo che venissero fuori gli stessi numeri.

I dieci percorsi più facili

La tabella riepiloga i dieci percorsi più facili per la vittoria di un Master dal 2002, come misurati da questo algoritmo.

* in sospeso; molto probabile

La “facilità di percorso” media è del 15.6% e, come mostrato dalla tabella successiva, per alcuni giocatori è stato molto più complicato. Allo Shanghai Masters 2016, per Murray è stato invece molto facile, con il suo tabellone simile a quello di Nadal di questa settimana, con Goffin e poi uno spagnolo dal doppio cognome in finale, nel suo caso Roberto Bautista Agut.

I dieci percorsi più difficili

La tabella riepiloga invece dieci percorsi più difficili.

Chi si ricorda la fine della stagione 2007 di David Nalbandian non si stupirà di vederlo in cima a questo elenco. Al Madrid Masters, batté Nadal nei quarti, Djokovic in semifinale e Roger Federer in finale e al Master di Parigi Bercy, eliminò ancora Federer e Nadal, oltre ad altri tre giocatori dei primi 16. Rendendo il suo percorso se possibile più difficile, non beneficiò nemmeno di un bye al primo turno in nessuno dei due tornei.

Considerando che il torneo di Monte Carlo è l’unico dei Master a non prevedere la partecipazione obbligatoria, mi sarei aspettato che, nel corso degli anni, desse prova di avere la competizione più debole. Così non è stato in realtà. All’inizio dell’edizione 2017, tra i nove Master 1000 attualmente in programma, Monte Carlo è solo al quartultimo posto dei più facili. Indian Wells – che richiede almeno sei vittorie per il titolo a differenza della maggior parte degli altri per i quali ne servono almeno cinque – è stato il più difficile, mentre Miami, sempre con almeno sei vittorie, è in centro classifica.

* fino al 2016; ** inclusi sintetico indoor e terra battuta

I percorsi dei Fantastici Quattro

Da ultimo, la presenza di Nadal, Djokovic e Murray nell’elenco dei percorsi più facili solleva un’altra domanda. Che differenze ci sono state nella competizione affrontata dai Fantastici Quattro ai tornei Master?

* Monte Carlo 2017 non compreso

Federer ha avuto il percorso più difficile, seguito da Djokovic, Nadal e poi Murray. Con la vittoria di Nadal in finale a Monte Carlo, la sua percentuale salirebbe a 17.3%.

Vincere un torneo dieci volte, come Nadal sta per fare a Monte Carlo, presuppone una solidità che esula dalla fortuna del tabellone. Il percorso di Nadal all’edizione 2016 è stato il più difficile tra tutti quelli della vittoria del torneo, con una facilità di percorso del 9.1%, quasi difficile a sufficienza per entrare nei primi dieci dell’elenco precedente. Anche la sua vittoria del 2008 non è stata una passeggiata, un tipico vincitore di Master avrebbe solo una possibilità del 10% di uscire vittorioso da quel tabellone.

Quest’anno, la fortuna di Nadal ha decisamente preso un’altra direzione. E nessuno si è stupito se il più forte giocatore sulla terra battuta della storia ne ha approfittato senza alcuna esitazione.

Rafael Nadal’s Wide-Open Monte Carlo Draw