La freschezza è un fattore al Roland Garros?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Raggiungendo i quarti di finale al Roland Garros 2018, Alexander Zverev non ha solo ottenuto il suo miglior risultato in un torneo dello Slam, ma è anche entrato in una stretta cerchia di 4 giocatori nell’era Open con almeno tre partite di cinque set prima dei quarti di finale.

Un ingresso così faticoso nella seconda settimana di gioco inciderà sulle sue possibilità di conquista del titolo? (Zverev ha poi perso contro Dominic Thiem con il punteggio di 6-4 6-2 6-1, mostrando chiari segni di stanchezza e un apparente infortunio alla coscia, n.d.t.)

Affaticamento da terra battuta

Superare la prima settimana del Roland Garros assume notoriamente i contorni di una battaglia. Quest’anno, Zverev ha portato l’asticella del tipico affaticamento da terra battuta di Parigi al livello successivo.

Solo 21 giocatori nell’era Open hanno giocato almeno 3 partite al quinto set fino ai sedicesimi compresi e gli ultimi ad averlo fatto sono stati Tommy Robredo e Gilles Simon nel 2013. Di questi 21 solo quattro, tra cui anche Robredo, sono riusciti ad arrivare ai quarti di finale: Zverev è diventato il quinto.

In termini di gioco effettivo, Zverev è rimasto in campo 718 minuti (poco meno di dodici ore). Rispetto alla durata media dei primi quattro turni di vincitori, finalisti, semifinalisti e giocatori ai quarti di finale del passato si tratta di un quasi tre ore in più (a partire dal 1996; il tempo di gioco infatti è pubblicamente disponibile solo per partite dalla metà degli anni ’90). Ed è anche più alto del tempo totale di gioco per il 90% delle partite di giocatori arrivati almeno ai quarti di finale.

IMMAGINE 1 – Media (e 90esimo percentile) dei minuti giocati fino ai sedicesimi compresi in funzione del risultato finale per il periodo dal 1996 al 2017

Oltre ad aver giocato 174 minuti in più di Thiem, Zverev è approdato ai quarti di finale con uno dei carichi di gioco più alti tra quelli di tutti i giocatori ai quarti di finale delle ultime 25 edizioni del Roland Garros.

Le prospettive di Zverev

Alla luce di questi numeri, è inevitabile chiedersi quale impatto possano aver subito le prospettive di Zverev per la vittoria del titolo.

Dalla metà degli anni ’90, tra i giocatori che hanno raggiunto i quarti di finale Zverev è al decimo posto per minuti di gioco effettivo nei primi quattro turni. In precedenza, è stato Albert Ramos quello a figurare più recentemente tra i primi dieci con più minuti di gioco, perdendo poi nei quarti di finale da Stanislas Wawrinka nel 2016.

IMMAGINE 2 – Maggior quantità di gioco effettivo (in minuti) nei primi quattro turni tra i giocatori arrivati ai quarti di finale per il periodo dal 1996 al 2018

Sei dei nove giocatori che precedono Zverev hanno perso nei quarti di finale. Se tutti loro avessero, arrivati a questo punto del torneo, la medesima possibilità di avanzare al turno successivo, ci si attenderebbe che quattro o cinque perdessero nei quarti di finale, due in semifinale, uno di essere il finalista e uno il vincitore.

Solo un giocatore che ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie è riuscito poi a vincere il torneo, cioè Rafael Nadal nel 2006 (è interessante che Nadal e un altro giocatore tra i dieci che più sono rimasti in campo, Juan Martin Del Potro, siano ancora nel tabellone del 2018 e si affronteranno in semifinale).

La singolarità di Nadal e l’alto numero di giocatori che sono usciti ai quarti di finale tra quelli con carico di gioco maggiore suggerisce che l’ascesa di Zverev al titolo sia vicina al momento in cui è costretto a tornare indietro.

Will Freshness be a Factor at the French Open?

Serena Williams senza la testa di serie nel tabellone del Roland Garros 2018

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un tabellone di singolare femminile del Roland Garros 2018 fortemente caratterizzato dall’incertezza, sembra quasi normale che una delle giocatrici più pericolose non sia nemmeno tra le teste di serie.

Da quando è rientrata nel circuito a seguito dalla gravidanza, Serena Williams ha giocato solo quattro partite, mai sulla terra battuta. Per questo si ritrova alla posizione 453 della classifica ufficiale, con un livello competitivo che nessuno sa valutare con precisione.

No classifica speciale, si fortuna

Con una classifica così bassa, per poter entrare nel tabellone principale doveva far leva sulla regola della ‘classifica speciale’, che però non viene considerata nel processo di assegnazione delle teste di serie (è un argomento su cui non mi dilungo oltre, avendone già scritto più volte in passato).

Come giocatrice fuori dalle teste di serie le sarebbe potuto capitare di giocare contro chiunque al primo turno e, a questo riguardo, è stata un po’ fortunata nel sorteggiare un’altra giocatrice non testa di serie, Kristyna Pliskova (che ha poi battuto con il punteggio di 7-6 6-4, n.d.t.).

Anche la sua sezione di tabellone è alla portata, con un probabile secondo turno contro la testa di serie numero 17 Ashleigh Barty (che ha poi effettivamente battuto con il punteggio di 3-6 6-3 6-4, n.d.t.e un possibile terzo turno con la numero 11 Julia Goerges (come si è poi effettivamente delineato, n.d.t.).

Dovesse riuscire ad arrivare agli ottavi di finale, è in serbo un eventuale scontro ad alta gradazione con Karolina Pliskova o Maria Sharapova.

Sulla base delle mie previsioni Elo, l’ipotesi migliore sullo stato di forma di Williams dopo la gravidanza è che sia la settima più forte in assoluto e la nona più forte sulla terra battuta. Questo determina il 40% circa di probabilità di superare i primi tre turni e approdare alla seconda settimana, il 6.2% di probabilità di raggiungere la finale e il 3.1% di vincere l’ennesimo Slam.

Cosa cambierebbe se fosse tra le teste di serie? È risaputo che essere testa di serie offre un chiaro vantaggio, perché si evita di giocare contro altre favorite per il titolo se non nei turni finali.

Simulazioni di tabellone

Eseguendo simulazioni del tabellone con Williams testa di serie, possiamo farci un’idea dell’impatto della regola prevista dalla WTA (e della decisione della Federazione francese di non assegnarle la testa di serie) sulle sue possibilità.

Testa di serie numero 7

Immaginiamo che esista uno strano mondo in cui le mie valutazioni Elo siano usate per assegnare le teste di serie di un torneo. In questo caso Williams avrebbe la testa di serie numero 7, facendo scendere Caroline Garcia alla 8 e facendo uscire la numero 32, Alize Cornet, dal gruppo delle teste di serie. Si tratterebbe di un vantaggio evidente: il 50% di probabilità di raggiungere il quarto turno, il 9% di giocare la finale e il 4.4% di vincere il titolo, rispetto – come visto – al 3.1% effettivo.

Testa di serie numero 1

Se le teste di serie fossero assegnate sulla base della classifica protetta, a Williams spetterebbe la numero 1. Non esiste situazione più favorevole: per citare uno dei vantaggi, la prima testa di serie non gioca contro nessuna delle altre tra le prime quattro se non dalla semifinale (non è comunque garanzia di evitare una testa di serie numero 28 come Sharapova, ma Williams, visto il record negli scontri diretti, non ne sarebbe preoccupata).

Passare dalla numero 7 alla numero 1 darebbe a Williams ulteriore spinta, questa volta non così rilevante: la probabilità di rimanere in corsa nella seconda settimana sarebbe sempre del 50% con, rispettivamente, il 10.1% e il 4.7% di raggiungere la finale e vincerla.

La tabella riepiloga le varie probabilità di Williams negli scenari ipotizzati. La colonna denominata “P.Attesi” rappresenta una media ponderata del numero di punti validi per la classifica ufficiale che Williams può guadagnare considerando quanto è probabile che raggiunga ciascun turno.

Scenario         Ottavi  Finale  Titolo  P.Attesi  
Effettivo        39.8%   6.2%    3.1%    273  
No testa serie*  34.4%   6.2%    3.0%    259  
Numero 7         50.3%   9.0%    4.4%    356  
Numero 1         50.5%   10.1%   4.7%    371

*lo scenario senza la testa di serie indica la 
probabilità di Williams da giocatrice fuori dalle 
teste di serie, dato un tabellone casuale. In questo caso
è stata un po’ fortunata, evitando le più forti fino
al quarto turno, anche se la probabilità di raggiungere 
la finale rimane inalterata.

Ricevere una testa di serie conta, ma non può fare miracoli. Se il gioco di Williams corrisponde veramente a una posizione intorno alla decima, la strada per il titolo è tortuosa a prescindere dall’avere un numero accanto al nome.

Se il mio modello sottostima in modo rilevante le sue probabilità e Williams si presenta con la forma raggiunta prima della gravidanza – non dimentichiamoci la finale dello scorso anno e il titolo vinto due anni fa – allora le avversarie ancora una volta sembreranno dei birilli da abbattere, a prescindere da quale numero hanno accanto al loro nome sul tabellone.

Unseeded Serena and the Roland Garros Draw

Chi è migliorato di più tra le teste di serie del Roland Garros 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con l’inizio del secondo Slam della stagione, analizziamo quali giocatori e giocatrici si sono migliorati in misura maggiore nel corso dell’ultimo anno.

La fiducia in sé è uno di quegli elementi intangibili spesso indicati come chiave di successo in uno Slam. Pur lontani dalla possibilità di sapere con quale livello di fiducia si presenteranno i giocatori sulla terra battuta di Parigi, siamo comunque in grado di capire chi – sulla base del rendimento tenuto dall’edizione 2017 del Roland Garros – ha ragioni per sentirsi più sicuro del proprio stato di forma.

Uomini

Tra le teste di serie del tabellone maschile, ci sono nove giocatori la cui valutazione Elo specifica per la terra battuta ha subito una variazione di almeno 100 punti nell’ultimo anno come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

In cinque casi si è trattato di segno negativo, i più evidenti e ovvi quelli dovuti al declino di Novak Djokovic e Kei Nishikori, con il primo che ha perso ben 325 punti e Nishikori tra i 150 e 200, così come è capitato a Stanislas Wawrinka.

Anche se le buone prestazioni agli Internazionali d’Italia, con la semifinale di Djokovic e il quarto di finale di Nishikori, hanno ravvivato le speranze, devono comunque percorrere ancora parecchia strada per far tornare le aspettative dei loro tifosi al livello del 2017.

IMMAGINE 1 – Variazione annuale nel livello di bravura tra le teste di serie del tabellone maschile

Ci sono stati però anche cambiamenti in positivo nel rendimento di alcune delle teste di serie al Roland Garros. Il più grande arriva da fenomeno canadese Denis Shapovalov, la cui valutazione è aumentata di 441 punti in un solo anno. Per avere un riferimento, si parla di un guadagno di circa 40 punti percentuali nella probabilità di vittoria. Se qualcuno quindi merita un vantaggio psicologico, è sicuramente Shapovalov.

Tra gli altri che si sono distinti come crescita troviamo la giovane promessa Andrey Rublev, la nuova speranza inglese Kyle Edmund e il serbo Filip Krajinovic che, non avendo più giocato dal Miami Masters, potrebbe trarre spinta dalla sua presenza in questo gruppo.

Donne

Per quanto riguarda le donne, e includendo anche Serena Williams che non è tra le teste di serie, la situazione è mediamente molto più rosea rispetto a quanto visto per gli uomini. Ci sono otto giocatrici con un variazione di almeno 100 punti nella valutazione Elo specifica per la terra battuta e per cinque di loro è stata di segno positivo.

La giocatrice che più si è migliorata prima del Roland Garros è la rumena Mihaela Buzarnescu, in parte per le sue recenti vittorie a Praga e Strasburgo. Il suo rendimento diventa ancora più interessante quest’anno perché ha ricevuto la testa di serie numero 31, ed era a rischio di rimanere fuori dalle teste di serie se una fosse stata assegnata a Serena.

IMMAGINE 2 – Variazione annuale nel livello di bravura tra le teste di serie del tabellone femminile

Tra le altre quattro con guadagni impressionanti di valutazione troviamo le Next Gen Annet Kontaveit ed Elise Mertens, oltre a Caroline Garcia e Maria Sharapova. Quest’ultime due giocatrici sono di particolare interesse perché non solo possono affrontare il torneo con nuovo spirito, ma sono anche tra le prime 15 contendenti al titolo.

Solo due delle teste di serie hanno avuto nell’ultimo anno un declino complessivo, cioè Kristina Mladenovic e Johanna Konta, che non è mai andata oltre il primo turno del Roland Garros e avrà bisogno di mettere da parte 12 mesi di gioco non brillante per riuscire a cambiare questa statistica (Konta ha poi perso ancora al primo turno contro Yulia Putintseva con il punteggio di 6-4 6-3, n.d.t.).

Il caso Serena

Da ultimo c’è il caso di Serena, che rappresenta un’eccezione al tema centrale di questo articolo. In molti hanno ritenuto che la mancata assegnazione della testa di serie non riflettesse con giudizio la sua effettiva possibilità di progredire nel tabellone. In realtà la lunga assenza di Serena e i tentativi claudicanti di rientro sul circuito hanno contribuito a un calo deciso nel livello di bravura atteso.

Serena giocherà il Roland Garros con una valutazione inferiore di 323 punti rispetto al 2017. Questa tendenza negativa, le settimane senza una partita competitiva e l’attenzione spasmodica dei media renderanno la vita dura alla detentrice di 23 Slam al singolare.

Ma se esiste una giocatrice capace di trasformare le grandi avversità in vittoria, quella è Serena, una campionessa che non si dovrebbe mai escludere dalle possibili vincitrici di uno Slam.

Most Improved Among French Open Seeds

Quale giocatore ha il tabellone “davvero” più duro al Roland Garros?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 25 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo aver letto che per l’ultimo quarto della parte bassa del tabellone di singolare maschile del Roland Garros 2018 è stata usata la parola “brutale” (o simile), sono partito prima con le mie solite simulazioni per vedere quali giocatori abbiano avuto un tabellone effettivo più favorevole.

Questo se paragonato a uno determinato dal caso, nonostante alcuni accoppiamenti siano ancora da definire (poi stabiliti alla fine delle qualificazioni e/o da ritiri, e indicati con la cella grigia, n.d.t. ) e le mie valutazioni Elo incorporino informazioni da una classifica ufficiale non aggiornata con gli ultimi risultati. Si tratta in ogni caso di differenze marginali.   

Simulazioni effettive e aggiuntive

Se non avete ancora visto quest’analisi, ho eseguito 100.000 simulazioni del tabellone per come è effettivamente definito in modo da ottenere delle previsioni (per tornei settimanali tipicamente eseguo 10.000 simulazioni).

Ho poi eseguito 100.000 simulazioni aggiuntive, di cui una è il tabellone effettivo e le altre 99.999 mescolano del tutto casualmente i giocatori fuori dalle teste di serie, mischiando inoltre le teste di serie tra le stesse posizioni previste dal sorteggio ufficiale.

Ad esempio, la testa di serie numero 1 e la numero 2 non si spostano, visto che sono sempre posizionate rispettivamente in alto e in basso al tabellone. Nella simulazione però la numero 3 e la numero 4 si scambiano tra le due posizioni in tabellone in cui possono andare, le teste di serie dalla 5 alla 8 tra le quattro posizioni in cui possono andare, e così via.

Ho riepilogato poi tutti i risultati dalle 100.000 simulazioni e li ho sottratti dalle 100.000 simulazioni del tabellone effettivo. La differenza fornisce indicazione di quanto favorevole o sfavorevole sia il tabellone effettivo per uno specifico giocatore.

Nella tabella, i numeri positivi significano che il tabellone effettivo è più favorevole al giocatore di quello casuale, mentre per i numeri negativi è esattamente il contrario.

Ho usato la forma di “mappa di calore” per rendere più facile individuare le posizioni o le sezioni in cui il tabellone effettivo è più o meno favorevole (gradazioni di rosso sono per un tabellone sfavorevole, gradazioni di verde sono per uno favorevole). Le teste di serie sono riportate in grassetto.

Who “Really” Has the Toughest Roland Garros Draw (Men)?

Previsioni per il Roland Garros 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’inizio del Roland Garros 2018 è ormai imminente. Quali sono i giocatori che gli appassionati più probabilmente vedranno nelle fasi finali del torneo? E quali, tra i principali contendenti, hanno ricevuto i favori del sorteggio?

Tabellone maschile

Tutti gli occhi naturalmente sono puntati su Rafael Nadal, con molti ad affermare che un’incredibile sua undicesima vittoria sia scontata. Quanto si può considerare Nadal un Golia a Parigi?

Sulla base delle valutazioni Elo specifiche per terra battuta e corrette per infortunio, Nadal è il favorito assoluto per il titolo: ha infatti il 38% di probabilità di vincere, più del doppio di quelle del secondo tra i favoriti, come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Il 38% però non è garanzia assoluta, e lascia comunque uno spiraglio per un nuovo vincitore Slam, come ad esempio Alexander Zverev (la mia seconda scelta) o David Goffin (specialmente se le indiscrezioni dell’infortunio di Juan Martin Del Potro si rivelano corrette).

IMMAGINE 1 – Previsioni per singolo quarto dei semifinalisti e del vincitore del torneo

Nella tabella sono rappresentate le quattro prime scelte per ogni quarto. Nonostante sia l’unico giocatore ad aver battuto Nadal sulla terra nel 2018, Dominic Thiem è il quarto favorito con il 7% di probabilità di titolo. Trovandosi nella stessa parte di tabellone di Zverev, gli è dietro di poco come favorito di quel quarto.

Il sorteggio è stato accomodante sia per Thiem che Zverev, perché la loro possibile partita ai quarti di finale è l’unico vero ostacolo che entrambi hanno al passaggio in semifinale. Il quarto di Nadal, in cui ci sono anche Kevin Anderson, Diego Schwartzman e Denis Shapovalov, è quello che si rivela essere il più impegnativo, con l’impatto negativo più alto per ciascun quarto sulla probabilità di raggiungere la semifinale.

IMMAGINE 2 – Fortuna del sorteggio per il tabellone di singolare maschile del Roland Garros

In ogni caso, la differenza in termini di difficoltà tra un quarto e l’altro non è mai superiore a qualche punto percentuale. Possiamo affermare che il tabellone di singolare maschile di quest’anno è abbastanza equilibrato.

Tabellone femminile

Il tabellone femminile, come caratteristico per il 2018, è pronto a riservare alcune delle partite più competitive del torneo. Le prime due favorite sono Elina Svitolina e Simona Halep, con una probabilità di vittoria praticamente identica. E dietro di solo alcuni punti percentuali ci sono Caroline Wozniacki e Karolina Pliskova.

Jelena Ostapenko, la campionessa in carica e vincitrice a sorpresa nel 2017, è tra le favorite quest’anno, anche se in fondo all’elenco con solo l’1% di probabilità.

IMMAGINE 3 – Previsioni per singolo quarto delle semifinaliste e della vincitrice del torneo

Senza una giocatrice con più del 17% di probabilità di vincere il titolo, ci si può attendere una vera lotta nella settimana conclusiva.

E con margini così ridotti a separare le maggiori favorite di ogni quarto, la fortuna del sorteggio assume un ruolo ancora più rilevante che per gli uomini.

Analizzando l’impatto delle contendenti di ciascun quarto sulla probabilità di vittoria delle prime quattro, scopriamo che è Svitolina ad aver ricevuto una decisa spinta, grazie al fatto di essere finita nel terzo quarto, a cui è collegato un aumento nella probabilità di raggiungere la semifinale di tre punti percentuali.

IMMAGINE 4 – Fortuna del sorteggio per il tabellone di singolare femminile del Roland Garros

È andata peggio a Wozniacki, che si ritrova nell’ultimo quarto, nel quale la sua probabilità di vittoria diminuisce di quasi 5 punti percentuale, molto peggio del tabellone di Nadal, già considerato difficile. Wozniacki infatti potrebbe avere sulla strada per la semifinale due tra le prime dieci favorite, cioè Petra Kvitova e Darya Kasatkina.

Le possibilità di Serena Williams

Si è parlato molto questa settimana della mancata assegnazione di una testa di serie a Serena Williams. E ci si sarebbe aspettato che fosse quello di Pliskova il tabellone più accidentato, con un possibile sedicesimo di finale contro Williams.

Considerati però l’assenza e il rendimento poco brillante di Williams nel 2018, la valutazione Elo la pone solo al 22esimo posto tra le favorite. Sarebbe quindi emozionante vedere Williams e Pliskova darsi battaglia per un posto nei quarti di finale, ma la possibilità che questo accada è ridotta.

Proprio per la mancanza di un verdetto certo, si può essere sicuri di assistere a due eccitanti settimane di tennis.

French Open Predictions

Nessuna testa di serie ai quarti di finale

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 15 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel Barletta Challenger 2018 tutte le teste di serie hanno perso prima dei quarti di finale.

Mi è sembrato un evento insolito, e ho voluto fare una verifica. In particolare, visto che le teste di serie non ricevono bye al primo turno, ho pensato che in realtà succeda più spesso di quanto me ne accorga. 

Il potere del bye

Ho esaminato tutti i tornei Challenger dall’inizio del 2010. Ce ne sono all’incirca 150 all’anno, ho preso quindi in considerazione gli ultimi 1267 tornei.

Dal 2010, è solo la tredicesima volta in cui nessuna testa di serie è arrivata ai quarti di finale di un Challenger. Significa una media di 1.5 volte all’anno in 150 tornei annuali, esattamente l’1%, da non sembrare una circostanza rara in modo sconvolgente, ma comunque degna di nota.

Forse è ancora più interessante il fatto che undici di quei tredici tornei sono stati giocati sulla terra battuta. Compreso il San Luis Potosi Challenger dell’inizio di aprile, sono undici tornei su 600 (quasi il 2%). Le altre due volte sono invece parte dei 625 Challenger sul cemento, e si possono ritenere davvero speciali (solo lo 0.3%). 

Ci si aspetta che questo scenario sia ancora più infrequente sul circuito maggiore, dove per quasi tutti i tornei le teste di serie ricevono un bye al primo turno e quando – come negli Slam – c’è un tabellone da 32 teste di serie, ciascuna evita che si verifichi. 

E i numeri lo confermano. Dei 550 tornei ATP dal 2010, è successo solo una volta, a Stoccarda 2011, che ancora si giocava sulla terra (prima di passare all’erba nel 2015), vale a dire lo 0.5%. Negli ultimi 367 tornei su cemento o erba non è mai accaduto che non arrivassero teste di serie ai quarti di finale.

Cosa troviamo se livelliamo il campo partecipanti per vedere quanti tornei hanno avuto nei quarti di finale esclusivamente giocatori non teste di serie e giocatori con testa di serie non tra le prime 8? Sempre il torneo di Stoccarda 2011.

È il potere del bye.

No Seeds in QFs

Rafael Nadal e i risultati migliori di sempre in un singolo torneo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nelle ultime due settimane, Rafael Nadal ha ottenuto l’undicesimo titolo al Monte Carlo Masters e a Barcellona. I record ottenuti in carriera in questi due eventi, insieme alle dieci vittorie al Roland Garros, riflettono un predominio su una specifica superficie mai visto prima. Devono essere considerati tra i risultati più importanti di sempre nel tennis, e forse in qualsiasi sport.

Da appassionato, mi accontento di ipotizzare se esista davvero qualcuno in grado di fermarlo. Da analista, voglio andare più a fondo: quanto i risultati ottenuti da Nadal in uno dei tornei citati sono migliori di quelli di altri giocatori?

Cosa, cioè, emerge dal confronto tra le vittorie in un singolo torneo e altri exploit della stessa natura, come i trofei accumulati da Roger Federer a Wimbledon o la carriera di Bjorn Borg al Roland Garros, praticamente senza sconfitte?

I numeri di Barcellona

Iniziamo da Barcellona. Non tenendo conto della wild card del 2003, quando era ancora sedicenne, dal 2005 Nadal ha partecipato a 13 edizioni, vincendone 11, con 57 vittorie e 2 sconfitte complessive.

Normalmente, calcolerei la probabilità di un giocatore di vincere così tanti tornei in altrettante opportunità per poi ottenere una percentuale ridotta che rappresenti quanto un risultato del genere sia realistico.

In questo caso però vorrebbe dire andare fuori tema. Invece, voglio affrontare il problema dalla prospettiva opposta: per vincere così tanti titoli, quanto deve essere forte Nadal?

Sappiamo già che, in generale, Nadal è il più forte giocatore sulla terra battuta di tutti i tempi.

Utilizzando il sistema di valutazione Elo, il suo massimo specifico per superficie – vale a dire il punteggio Elo calcolato considerando solo i risultati sulla terra – supera i 2500 punti, meglio di chiunque altro..anche prescindendo dal tipo di superficie (al momento, la valutazione Elo di Nadal su terra è intorno a 2400, e i suoi rivali più accreditati – Dominic Thiem e Kei Nishikori – si trovano rispettivamente a 2190 e 2150. La valutazione di Stefanos Tsitsipas, finalista a Barcellona, è di 1865).

Visto che Nadal ha dato il meglio di sé in questi tre tornei, è ragionevole pensare che, in ciascuno di essi, abbia toccato una valutazione Elo ancora più alta.

Possiamo scoprirlo usando il seguente metodo. Iniziamo calcolando, per ogni edizione del torneo in cui ha giocato, il tabellone di Nadal verso il titolo (per le undici vittorie si fa in fretta; per le altre due, si considerano i giocatori che avrebbe affrontato andando avanti nel torneo).

Con la valutazione pre-partita Elo specifica sulla terra di ciascun avversario, possiamo stabile la probabilità con cui vari ipotetici (e dominanti) giocatori sarebbero avanzati nel tabellone, vincendo il titolo.

Elo sottovaluta Nadal?

La tabella mostra il percorso di Nadal verso il titolo del 2018, con la valutazione pre-partita Elo specifica sulla terra di ciascun avversario, insieme alla probabilità (data la sua valutazione attuale) che Nadal lo avesse battuto (da qui in avanti, le valutazioni Elo specifiche sulla terra tengono conto anche delle valutazioni Elo complessive, con un apporto paritetico al 50%. La valutazione che se ne ottiene si è dimostrata la più accurata nella previsione dei risultati delle partite. Nadal è il primo di sempre anche in questa categoria, con una valutazione Elo su terra al 50% che ha raggiunto il massimo valore a 2510).

Turno  Avversario       Elo avv   p(V Nadal)  
R32    Carballes Baena  1767      97.3%  
R16    Garcia Lopez     1769      97.2%  
QF     Klizan           1894      94.5%  
SF     Goffin           2079      84.5%  
F      Tsitsipas        1900      94.3%

In funzione delle cinque partite giocate, la probabilità che Nadal vincesse il torneo era poco sopra il 70%. Significa sicuramente predominio, ma non tale da giustificare undici vittorie su tredici partecipazioni.

E se Nadal fosse sottovalutato dal sistema Elo, almeno a Barcellona? La tabella mostra la probabilità con cui giocatori con varie valutazioni Elo avrebbero battuto i cinque avversari di Nadal della scorsa settimana.

Elo su terra    p(Titolo 2018)  
2200            41.2%  
2250            50.4%  
2300            59.1%  
2350            66.9%  
2400            73.6%  
2450            79.3%  
2500            83.9%  
2550            87.6%  
2600            90.5%

Si scopre che il tabellone di quest’anno è stato uno dei più deboli dal 2005, all’incirca equivalente ai giocatori che Nadal ha dovuto battere nel 2006 (con Nicolas Almagro in semifinale e Tommy Robredo in finale), e leggermente più duro del 2017, edizione nella quale – a eccezione di Thiem in finale – Nadal non ha affrontato nessun giocatore tra i primi 50.

Il più difficile è il tabellone ipotetico del 2015, quando ha perso al secondo turno da Fabio Fognini: fosse andato avanti, avrebbe incontrato David Ferrer in semifinale e Nishikori in finale.

Una volta stabilito il livello di bravura degli avversari di Nadal (e di quelli ipotetici per le due volte in cui ha perso nei primi turni), possiamo calcolare la probabilità con cui un giocatore – dati quei tabelloni – avrebbe vinto ciascuna edizione del torneo.

Ipotizzando che il livello medio di Nadal dal 2005 sia lo stesso che possiede al momento – una valutazione Elo di circa 2400 – la probabilità di vincere undici volte Barcellona in tredici tentativi è del 13.0%.

Sempre vicino al suo massimo di carriera

Non abbiamo il lusso di poter rigiocare quei tredici tabelloni qualche migliaio di volte in un universo parallelo, quindi non sono del tutto chiare le indicazioni da trarre da questo valore: Nadal è stato fortunato? Lo farebbe di nuovo, se ne avesse possibilità? Il suo livello di gioco è in realtà molto migliore di una valutazione Elo di 2400 a Barcellona?

Queste domande non hanno risposta, perché conosciamo solo quello che è effettivamente avvenuto. Per confrontare i decimi o undicesimi titoli di Nadal (e traguardi simili raggiunti da altri giocatori), prendiamo a riferimento la valutazione Elo a cui si sarebbe arrivati nell’ipotesi di un 50% di vittoria.

In altre parole, quanto forte avrebbe dovuto essere stato Nadal per pensare di avere un possibilità del 50% di vincere undici volte a Barcellona in tredici tentativi?

La tabella mostra la probabilità con cui, a diversi livelli di valutazione Elo, Nadal avrebbe tagliato il traguardo degli undici titoli a Barcellona.

Elo su terra    p(11 su 13)  
2300            1.0%  
2350            4.6%  
2400            13.0%  
2450            28.0%  
2500            47.2%  
2550            64.2%  
2600            77.7%  
2650            87.3%  
2700            93.1%

Un giocatore con una valutazione Elo di circa 2505 avrebbe avuto il 50% di probabilità di replicare la vittoria di Nadal nel torneo di casa. Detto in altri termini, in un periodo di quattordici anni, Nadal ha giocato a dei livelli all’incirca equivalenti al suo massimo di carriera che, incidentalmente, è anche la valutazione Elo più alta mai raggiunta da un giocatore del circuito maggiore.

Un confronto tra decimi e undicesimi

Spero che questo metodo abbia senso e sia uno strumento appropriato per quantificare dei risultati straordinari. Algoritmo alla mano, possiamo ora confrontare il record di Nadal a Barcellona con le sue vittorie a Monte Carlo e Parigi.

Monte Carlo Masters

Dal 2005, Nadal ha partecipato al Monte Carlo Masters 14 volte (anche in questo caso escludendo l’edizione 2003), vincendone 11. È leggermente meno impressionante di 11 su 13, ma la qualità degli avversari è decisamente più alta.

Solo nel 2017, in cui in finale è arrivato Albert Ramos, il campo partecipanti si è attestato al livello della maggior parte dei tabelloni di Barcellona.

Le undici vittorie a Monte Carlo sono sicuramente più incredibili. Avere il 50% di probabilità di vincere undici volte in quattordici tentavi significa per un giocatore raggiungere una valutazione Elo specifica per la terra di circa 2595, di quasi 100 punti maggiore dell’equivalente numero per Barcellona, e ben al di sopra del livello mai raggiunto da qualsiasi altro giocatore, anche al suo massimo.

Roland Garros

A Parigi, Nadal ha vinto 10 volte su 13 partecipazioni. Il livello è qui ancora più alto che a Monte Carlo, ma è pur vero che nelle partite al meglio dei cinque set i favoriti hanno un margine superiore, elemento che tende a ridurre la possibilità di un risultato a sorpresa da parte del giocatore sfavorito, al quale non basta produrre gioco per due set magici di fila.

Il record del Roland Garros non è strabiliante come quello di Monte Carlo. La valutazione Elo specifica su terra richiesta a un giocatore per avere il 50% di probabilità di ottenere le vittorie di Nadal a Parigi è di “soli” 2570 punti – mai comunque ottenuta da alcun giocatore – ma inferiore rispetto all’equivalente numero per Monte Carlo.

Un momento però…cosa ne è del Roland Garros 2016? Nadal ha superato i primi due turni per poi ritirarsi prima del terzo turno contro Marcel Granollers. Forse è una considerazione che lascia il tempo che trova ma, almeno ai fini della tesi che sto sostenendo, ipotizziamo che Nadal abbia vinto dieci Roland Garros su dodici partecipazioni, non tredici.

Così facendo la valutazione Elo che assegna il 50% di probabilità di pareggiare il record di Nadal sale a 2595, lo stesso numero di Monte Carlo.

Per il momento, il Monte Carlo Masters sembra essere il torneo in cui Nadal ha giocato il miglior tennis. Con il Roland Garros 2018 quasi alle porte, potrebbe però trattarsi di una dimostrazione della tesi solo temporanea.

Nadal e altri possessori di record

Seppur pochi, ci sono altri giocatori ad aver accumulato vittorie in quantità rilevanti in un singolo torneo, e un comodo elenco dei nomi è disponibile su Wikipedia.

Ne troviamo alcuni che si distinguono, come Federer a Wimbledon, Basilea e Halle o Guillermo Vilas a Buenos Aires dove ha vinto 8 volte, o ancora Borg al Roland Garros con 6 titoli in sole 8 partecipazioni.

La tabella mostra il confronto tra prestazioni, in ordine di valutazione Elo specifica per superficie che darebbe a un giocatore il 50% di probabilità di eguagliare quel risultato.

Giocatore  Torneo           V    Part   Part 50% Elo  
Nadal      Monte Carlo      11   14     2595  
Nadal      Roland Garros*   10   12     2595  
Nadal      Roland Garros    10   13     2570  
Borg       Roland Garros**  6    7      2550  
Nadal      Barcelona        11   13     2505  
Borg       Roland Garros    6    8      2475  
Vilas      Buenos Aires***  8    10     2285  
Federer    Wimbledon        7    18     2285  
Federer    Halle            8    15     2205  
Federer    Basilea          8    15     2180

* escluso il 2016
** escluso il 1973, quando Borg aveva 16 anni
   e perse al quarto turno
*** esclusi gli anni 1969-71, sia perché Vilas
    era molto giovane, sia perché i dati
    a disposizione non sono completi

L’unica prestazione in un singolo torneo all’altezza di quanto realizzato da Nadal è il record di Borg al Roland Garros, ma anche in quel caso se non viene considerata la sconfitta del 1973 quando era sedicenne.

I record di Federer a Wimbledon, Basilea e Halle sono rimarchevoli, ma non raggiungono il livello di Nadal dato il più alto numero di partecipazioni di Federer, il quale, a differenza di Nadal, non è arrivato sul circuito maggiore pronto per vincere tutto sulla sua superficie preferita. Le sconfitte conseguite agli inizi sono parte della ragione per cui il record di Federer in questi tornei è inferiore.

Non avevamo certo bisogno di una conferma numerica del fatto che i risultati di Nadal nei tre tornei preferiti sono tra i migliori di sempre.

Abbiamo però visto quanto sia netto il suo predominio e come pochi altri traguardi nella storia del tennis possano lontanamente reggere il paragone.

C’è un pensiero che mette i brividi: fra un mese, è possibile che debba aggiornare i dati dell’articolo con numeri più sbalorditivi, perché il più grande spettacolo sulla terra battuta non è ancora finito.

Rafael Nadal and the Greatest Single-Tournament Performances

Divertente aneddotica dall’Irving Challenger

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 19 marzo 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Durante l’emozionante settimana conclusiva di gioco a Indian Wells, Irving, nello stato americano del Texas, ha ospitato un torneo di livello Challenger. Ci sono alcuni spunti interessanti da evidenziare, probabilmente sfuggiti a chi non segue questi tornei da vicino.

Quasi come un 250 ATP?

Assegnando 125 punti validi per la classifica ATP, Irving rientra nel livello più alto del circuito Challenger. Per fare un confronto, il vincitore di questo tipo di Challenger ottiene quasi gli stessi punti del finalista di un ATP 250.

Forse ancora più significativo, almeno in termini di punti, vincere un Challenger come Irving è meglio che perdere nei sedicesimi di finale dell’Indian Wells Masters.

Metà dei giocatori in tabellone a Irving hanno giocato a Indian Wells nella prima settimana. Se Evgeny Donskoy non si fosse ritirato a Irving per un problema alla spalla, si sarebbe raggiunto il 51%.

La vittoria è andata a Mikhail Kukushkin, che aveva perso in precedenza al primo turno di Indian Wells. In due settimane di gioco sono arrivati per lui 135 punti classifica, equivalenti a metà circa tra quelli assegnati da una sconfitta nei sedicesimi di Indian Wells e una nei quarti.

Ha vinto anche 46 mila dollari di premi partita, cioè gli stessi che avrebbe guadagnato perdendo al terzo turno di Indian Wells. Non male quindi per lui (Kukushkin era arrivato in finale a Irving anche lo scorso anno).

L’altro finalista a Irving è stato Matteo Berrettini, entrato nel tabellone principale dell’Indian Wells Masters come lucky loser in sostituzione di Nick Kyrgios. Questo ha significato un bye al primo turno e un secondo turno contro Daniil Medvedev, dal quale ha perso in tre set.

Sono 100 punti totali tra i due tornei e circa 37 mila dollari di premi. Una settimana da ricordare per Berrettini, con tredici posizioni scalate in classifica e con un guadagno di circa il 20% di quanto ottenuto fino a quel momento in carriera.

Il numero 40 del mondo all’inizio del torneo, Yuichi Sugita, era la testa di serie numero uno a Irving. L’ultima testa di serie era invece Thomas Fabbiano, numero 77.

Se prendiamo il torneo di Drummondville, giocato nella stessa settimana ma al livello più basso del circuito Challenger, la testa di serie più alta era il numero 75 Vasek Pospisil (che si è qualificato per Indian Wells perdendo al primo turno da Felix Auger Aliassime), e l’ottava testa di serie il numero 202 della classifica Brayden Schnur.

Prima di concludere che l’Irving Challenger è quasi al livello di un ATP 250, va detto che la classifica più bassa di una testa di serie numero uno in un torneo 250 quest’anno è stata la 23esima posizione a Sydney.

Ci sono stati però due 250 con una classifica più bassa della testa di serie numero otto rispetto a Irving (Pune, 81esima posizione e Quito, 95esima). La classifica media delle teste di serie Irving (62.6) rimane comunque più bassa di qualsiasi ATP 250 (Quito è il più vicino con 57.3).

Dei 32 giocatori in tabellone a Irving, 10 erano sostituti e solo 7 non rientravano nel gruppo formato da teste di serie, sostituti, wild card, qualificati o lucky loser. Kukushkin era uno di questi sette.

Volatilità del campo partecipanti

È probabile che l’alto numero di sostituti sia dovuto al fatto che Irving è un Challenger di livello massimo durante un torneo di due settimane del circuito maggiore, aspetto che conferisce volatilità al campo partecipanti.

Si potrebbe cercare di capire se sia effettivamente un fenomeno insolito ma, basandosi solo sulle edizioni 2016 e 2017 di Irving, non sembra che lo sia. Così come quest’anno, anche negli ultimi due anni è stato un Challenger di livello massimo giocato durante la seconda settimana di Indian Wells. Nel 2017 ci sono stati 7 sostituti – comunque un numero importante – e 9 nel 2016.

L’Irving Challenger può rappresentare un ottimo approdo nel mese di marzo per quei giocatori tra i primi 100 che riescono a entrare nel tabellone principale di Indian Wells ma non hanno ambizioni di giocare nella seconda settimana.

Possono trasferirsi a Irving e provare a raccogliere punti e premi partita sempre estremamente preziosi in questa fascia di classifica.

Viene da chiedersi come un giocatore come Pospisil, che si è qualificato a Indian Wells e ha perso in tempo per giocare anche a Irving, abbia scelto invece di andare a Drummondville, che assegna 80 punti al vincitore e dove ha poi perso in semifinale, prendendo solo 29 punti.

Si può pensare che un giocatore decida ragionevolmente che affrontare avversari più deboli in un Challenger di livello più basso offra maggiore possibilità di vittoria che trovarsi contro giocatori molto più competitivi in un Challenger di livello massimo. Nel caso di Pospisil, è più probabile che abbia giocato a Drummondville perché si trova in Canada, il suo paese di origine.

Per concludere, altri due aneddoti divertenti sull’Irving Challenger. Philipp Petzschner ha giocato in singolare grazie a una wild card. Ma Irving è anche il torneo in cui ha giocato l’ultima partita due anni fa. Al momento non possiede quindi una classifica di singolare.

Or Ram Harel si è qualificato per il tabellone principale di Irving ma ha perso al primo turno da un altro qualificato. Ha però guadagnato 44 punti e raggiunto il massimo in carriera al numero 679. È un nome che non sarà facile da cercare nei database di statistiche di tennis.

Fun Facts About the Irving Challenger

Predominio nei momenti chiave a Indian Wells e Miami 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 7 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con l’arrivo della stagione sulla terra, quali sono i giocatori e le giocatrici da elogiare per la solidità mentale mostrata nei tornei di Indian Wells e Miami da poco terminati?

La solidità mentale è uno di quei concetti a cui spesso si fa ricorso ma che sono difficili da identificare. Pur in assenza di una definizione condivisa, è ragionevole attribuire caratteristiche di resistenza mentale a quei giocatori o giocatrici in grado di dominare nei momenti chiave di una partita.

Le statistiche di predominio sono uno dei modi con cui il Game Insight Group cerca di analizzare il rendimento sotto pressione. Da un lato, con la percentuale di predominio ogni punto vinto è ponderato per la sua importanza durante la partita rispetto all’importanza totale.

Dall’altro, il margine di predominio è una statistica collegata alla precedente che osserva la differenza tra la percentuale di predominio e la percentuale totale. È proprio il margine a cogliere la capacità di predominio perché evidenzia i giocatori con una prestazione migliore sotto pressione.

Se si sommano tutte le statistiche di predominio dalle partite di Indian Wells e Miami 2018, quali sono i giocatori che si distinguono per predominio nei momenti chiave?

Statistiche di predominio al servizio per gli uomini

Una solida percentuale di predominio al servizio nei due tornei è stata del 69%. Undici giocatori sono riusciti a mantenere questa media, con Nick Kyrgios che ha ottenuto la percentuale più alta al 79% e il vincitore di Miami, John Isner, al secondo posto con il 75% (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Predominio al servizio a Indian Wells e Miami per ATP

Solo Kyrgios e Roger Federer, tra questi undici giocatori, hanno vinto meno punti di predominio al servizio che punti totali al servizio (cioè un margine di predominio negativo).

I giocatori hanno subito la pressione più spesso di quanto non siano riusciti ad alzare il proprio livello al servizio. Solo cinque giocatori hanno avuto un margine di predomino medio di 3 punti percentuali, mentre in dodici hanno avuto un margine minore di -3.

Francis Tiafoe è stato uno di quelli che ha faticato sui punti importanti al servizio (con un margine di -6%), a indicazione del fatto che, dovesse trovare il modo per colmare quel divario, potrebbe diventare contendente ancora più pericoloso per il titolo.

Statistiche di predominio alla risposta per gli uomini

Con almeno il 45% di predominio alla risposta, si sono viste le più alte percentuali degli ultimi tempi. Dieci giocatori hanno avuto una percentuale di predominio alla risposta in questo intervallo.

Anche se per la maggior parte dei giocatori la percentuale totale alla risposta è stata di molto inferiore di quella al servizio, si sono osservati margini di predominio più estremi alla risposta rispetto al servizio.

IMMAGINE 2 – Predominio alla risposta a Indian Wells e Miami per ATP

Solo tre giocatori sono stati tra i migliori in termini di predominio al servizio e alla risposta: Hyeon Chung, Filip Krajinovic e Kyrgios.

Statistiche di predominio al servizio per le donne

Sul fronte femminile, solide percentuali di predominio al servizio si sono attestate intorno al 62%, con punte più alte. Tra questo gruppo troviamo la vincitrice a Indian Wells Naomi Osaka e la semifinalista a sorpresa di Miami, Danielle Rose Collins.

IMMAGINE 3 – Predominio al servizio a Indian Wells e Miami per WTA

Rispetto agli uomini, le giocatrici si raggruppano in modo più ravvicinato sulla percentuale di margine di predominio al servizio. Ci sono state solo cinque giocatrici con un differenziale in valore assoluto superiore ai 3 punti percentuali, tre con segno negativo e due con segno positivo.

Statistiche di predominio alla risposta per le donne

Si sono osservate prestazioni di predominio alla risposta più solide tra le donne che tra gli uomini, con sette giocatrici che hanno mantenuto una mediana di predominio di almeno il 51%. E tutte hanno avuto anche un margine di predominio positivo.

IMMAGINE 4 – Predominio alla risposta a Indian Wells e Miami per WTA

Con il 51%, Osaka è tra le migliori anche per predominio alla risposta, insieme alla finalista a Miami Jelena Ostapenko (51%) e alla vincitrice di Miami Sloane Stephens (55%). La presenza di queste giocatrici indica che il predominio alla risposta è stato un indicatore particolarmente forte di rendimenti superiori nei due Premier Mandatory di Indian Wells e Miami.

Clutch Stats from the Sunshine Masters

L’invasione di americani al torneo di Houston

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 9 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dei 28 giocatori nel tabellone principale del torneo di Houston 2018, 15 sono degli Stati Uniti, tra cui tre delle prime quattro teste di serie (John Isner, Sam Querrey e Jack Sock), due dei quattro qualificati (Stefan Kozlov e Denis Kudla) e una delle tre wild card assegnate (Mackenzie McDonald).

La rinascita americana

La predominanza di giocatori locali allo US Men’s Clay Court Championships richiama alla memoria trascorsi di tennis professionistico di altre epoche, quando poche nazioni – e spesso gli Stati Uniti tra i primi – erano padrone della classifica.

Sono tempi andati, ma l’affollamento in Texas è il più recente segno della rinascita americana. Va detto, è una settimana di pausa per molti giocatori di vertice e altri specialisti europei della terra battuta hanno preferito il torneo di Marrakech, sempre un ATP 250.

I giocatori statunitensi non rappresentano quindi esattamente la metà dei migliori del momento. In ogni caso, un tabellone principale con la presenza di così tanti giocatori americani non si vedeva ormai da molti anni.

Nelle ultime cinque decadi, ci sono stati poco più di 400 tornei del circuito maggiore in cui una nazione ha schierato più del 50% dei giocatori del tabellone principale, una media di circa otto tornei all’anno.

Si tratta però di un dato ingannevole: Houston infatti è il primo torneo dal 2004 in cui questo accade e ci sono solo altri due esempi negli ultimi vent’anni.

Per trovare un concentrato di americani in tabellone bisogna risalire al 1996. La tabella riepiloga gli ultimi 20 tornei in cui una nazione ha schierato più della metà dei giocatori del tabellone principale.

Data     Torneo         Tab  Naz  Giocatori  %  
04-2004  Valencia       32   ESP     20      62.5%  
09-1993  Majorca        32   ESP     18      56.3%  
09-1997  Marbella       32   ESP     18      56.3%  
09-1996  Marbella       32   ESP     18      56.3%  
02-1996  San Jose       32   USA     17      53.1%  
10-1995  Valencia       32   ESP     18      56.3%  
02-1995  San Jose       32   USA     18      56.3%  
02-1994  Filadelfia     32   USA     18      56.3%  
01-1994  San Jose       32   USA     17      53.1%  
08-1993  Los Angeles    32   USA     17      53.1%  
02-1993  San Francisco  32   USA     19      59.4%  
08-1992  Los Angeles    32   USA     17      53.1%  
07-1991  Newport        32   USA     17      53.1%  
05-1991  Charlotte      32   USA     17      53.1%  
04-1991  Orlando        32   USA     20      62.5%  
07-1990  Los Angeles    32   USA     19      59.4%  
05-1990  Kiawah Island  32   USA     24      75.0%  
04-1990  Orlando        32   USA     17      53.1%  
02-1990  Filadelfia     48   USA     27      56.3%  
02-1990  Toronto Indoor 56   USA     30      53.6%

Pur trattandosi dello stesso evento, i quattro tornei più recenti si sono giocati in tre sedi diverse. I rimanenti tabelloni dell’elenco sottolineano la capacità degli Stati Uniti di produrre giocatori di buon livello in quel periodo, dominando circa l’85% dei tornei in cui una nazione ha schierato più della metà dei giocatori del tabellone principale.

L’Australia è la più rappresentata in altri 50 tornei, ma tutti organizzati localmente e prima del 1980. Gli Stati Uniti sono l’unica nazione ad aver avuto più della metà dei giocatori in un tabellone principale di tornei fuori dai propri confini.

Più della metà del tabellone senza wild card

C’è un altro elemento che rende il tabellone di Houston ancora più speciale.

Gli organizzatori hanno dato solo una delle tre wild card a disposizione a un giocatore americano (le altre due sono andate alla testa di serie numero quattro Nick Kyrgios, che non si è preoccupato di iscriversi seguendo la procedura canonica, e all’idolo degli appassionati Dustin Brown).

In altre parole, i giocatori americani avrebbero comunque occupato metà del tabellone anche senza l’ausilio delle wild card.

Si tratta di un’occorrenza – quella di superare la metà del tabellone senza wild card – ancora più rara negli ultimi venticinque anni circa. Dei venti tornei dell’elenco, solo 9 soddisfano questo criterio più restrittivo. Gli altri 11 passano il taglio solo in presenza di wild card.

Valencia 2004

Il torneo di Valencia 2004 entra comunque nel gruppo, ma per trovare un esempio di torneo organizzato negli Stati Uniti serve tornare indietro di 25 anni, a San Francisco 1993.

Ci fu un’ottima ragione per riservare almeno una wild card a un giocatore straniero, visto che gli organizzatori riuscirono a far venire Bjorn Borg, il quale perse però al primo turno. Andre Agassi vinse poi il torneo battendo in finale Brad Gilbert.

Bisogna vedere se la forza bruta dei numeri sarà sufficiente a mantenere il titolo in mani americane (nel 2017 ha vinto Steve Johnson, la testa di serie numero sei dell’edizione in corso).

Nei più di 400 tornei in cui i giocatori di una nazione rappresentavano più della metà del tabellone principale, il vincitore è arrivato proprio da quella nazione nel 73% delle volte.

Il mio modello predittivo lo considera equamente probabile, con il 48.9% di probabilità di vittoria da parte di un americano. Uno dei favoriti è però l’australiano Kyrgios, con il 45% di probabilità.

La mina vagante più degna di nota è Fernando Verdasco, la testa di serie numero cinque, che ha già vinto a Houston quattro anni fa. Quando Valencia 2004 fu l’ultimo torneo ad avere giocatori di un singolo paese per più della metà del tabellone, fu esattamente Verdasco ad alzare il trofeo.

Houston and the Swarm of American Men