La qualità dei colpi nella semifinale degli Australian Open tra Federer e Wawrinka

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 gennaio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

La prima semifinale degli Australian Open 2017 si è giocata alla Rod Laver Arena nel Giorno dell’Australia e, alla fine del secondo set, la partita sembrava avviata verso una rapida conclusione. Il primo break nel quarto gioco del terzo set da parte di Stanislas Wawrinka ha però cambiato lo scenario.

Se il vantaggio psicologico della partita era nettamente a favore di Roger Federer nelle fasi iniziali, a partire dal terzo set entrambi i campioni avrebbero potuto prendere in mano la partita. Federer ha poi vinto al quinto set dopo aver perso il terzo e il quarto. Cosa si può dire della qualità dei colpi?

Utilizzando una statistica sulla qualità dei colpi che ho introdotto in un precedente articolo, possiamo analizzare la prestazione di Federer e Wawrinka in ciascun set per ognuno dei colpi principali del tennis: il servizio, il dritto e il rovescio.

L’immagine 1 mostra la qualità dei colpi suddivisa per set, con il valore di 100 punti che indica che il colpo medio ha ottenuto lo stesso livello di qualità del più alto osservato negli ultimi cinque anni agli Australian Open (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Il risultato di ciascun set è dipeso il larga parte dal servizio

Si osserva come il risultato del set è dipeso in larga misura dalla qualità del servizio, con Wawrinka che ha mantenuto un punteggio alto, e quindi un livello qualitativo alto, fino al quarto set per poi scendere nel quinto.

È probabile che l’atteggiamento offensivo di Wawrinka nel servire molte delle seconde come se fossero delle prime abbia influito sull’andamento, con il maggiore rischio che ha pagato nel terzo e nel quarto set, ma non nel quinto. Federer invece ha faticato al servizio nei set che ha perso, il terzo e il quarto.

IMMAGINE 1 – La qualità dei colpi nella semifinale tra Federer e Wawrinka

Federer superiore sul rovescio

Molti appassionati probabilmente aspettavano con eccitazione la sfida tra due dei rovesci a una mano più belli del circuito. Anche se spesso si attribuisce a Wawrinka una superiorità in questo colpo, durante la semifinale è stato Federer a mostrare una qualità complessivamente maggiore. Penso che questo sia in larga parte spiegabile con il tipo di scelta del colpo da parte di entrambi, con Federer che ha giocato più rovesci di attacco e a rete e Wawrinka rovesci più difensivi.

In termini di dominio del colpo, il dritto è stato più altalenante. Nel primo, secondo e quinto set – cioè i set vinti da Federer – il livello qualitativo è stato simile, mentre nel quarto, vinto da Wawrinka, il suo dritto è stato superiore.

Per quanto nessuno dei due giocatori abbia giocato al meglio in tutti i set, la qualità del loro gioco ha toccato punti di pregiata fattura. Federer è stato il più costante e questo è il motivo principale che gli ha permesso di raggiungere la 28esima finale di Slam.

Shot Quality Review of the Federer Wawrinka AO2017 Semifinal

La velocità del dritto a rimbalzo – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il quinto articolo delle Australian Open Series.

Dopo aver analizzato la velocità del rovescio nel primo articolo della serie, in questo approfondimento l’attenzione è rivolta di nuovo ai colpi a rimbalzo, in particolare alla velocità del dritto.

I grafici che seguono mostrano la velocità all’impatto, misurata in miglia orarie (mph), dei dritti a rimbalzo (intesi come dritti che finiscono entro tre metri dalla linea di fondo) durante le edizioni degli Australian Open dal 2014 al 2016.

Uomini

Come rappresentato nell’immagine 1, la maggior parte dei giocatori raggiunge sul dritto velocità medie tra le 71 e 88 mph, cioè tra i 114 e 141 km/h (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Sebbene in presenza di un campione ridotto di colpi, è l’americano Jack Sock ha registrare la velocità media più alta con 86 mph, cioè 138 km/h. Nel gruppo dei giocatori sopra le 80 mph ci sono anche Dominic Thiem e Stanislas Wawrinka. Juan Martin Del Potro (il quale purtroppo per via degli infortuni ha giocato solo 2 partite agli Australian Open tra il 2014 e il 2016) è appena dietro con una velocità media pari a 80 mph, circa 129 km/h.

A immediata distanza troviamo i dritti profondi di Novak Djokovic, Rafael Nadal e Grigor Dimitrov, tutti con velocità medie di 79 mph (128 km/h). Sorprende vedere Andy Murray, l’attuale numero 1 del mondo, più in basso, con una velocità media di 75 mph (121 km/h), che lo pone comunque davanti agli australiani Nick Kyrgios e Bernard Tomic.

IMMAGINE 1 – Velocità del dritto per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Donne

Così come osservato rispetto alle velocità del rovescio, anche la differenza tra la velocità di un tipico dritto degli uomini e quella di un dritto delle donne è limitata.

Anche le donne colpiscono su velocità tra le 70 e 79 mph, cioè tra i 113 e 127 km/h, anche se meno giocatrici raggiungono velocità di 80 miglia o superiori con la stessa frequenza degli uomini. L’americana Madison Keys è un’eccezione: con una media di 81 mph (130 km/h), possiede un dritto in grado di competere con gli uomini.

Tra le altre giocatrici di potenza troviamo Samantha Stosur, Sloane Stephens e Petra Kvitova, che hanno in media un dritto tra le 75 e 76 mph (120-122 km/h). Sorprendentemente, Serena Williams e Venus Williams sono più indietro in questa classifica, con dritti a 73 mph (117 km/h), una possibile evidenza del fatto che scelgano con attenzione quando colpire di potenza. Per altre giocatrici, come Agnieszka Radwanska e Roberta Vinci, una minore velocità suggerisce un gioco più difensivo o con maggiori variazioni.

All’ultimo posto, con una velocità media di 53 mph (85 km/h), si posiziona Monica Niculescu, per quanto con un solo dritto a rimbalzo profondo nel campione. L’unica giocatrice tra le prime a preferire lo slice di dritto, Niculescu si affida al fattore sorpresa piuttosto che alla velocità e profondità.

IMMAGINE 2 – Velocità del dritto per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

AO Leaderboard— Forehand Speeds

Superare la rete – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 5 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il secondo articolo dell’Australian Open Series.

L’analisi qui presentata riguarda le statistiche di superamento della rete, raccolte dal Game Insight Group di Tennis Australia per le edizioni degli Australian Open tra il 2014 e il 2016.

Con superamento della rete si fa riferimento al margine con il quale la pallina scavalca la rete, cioè la distanza tra la pallina e il filo della rete nel punto esatto in cui la sorpassa.

Le statistiche sul margine forniscono indicazioni più precise sull’accuratezza e la rotazione dei colpi, in circostanze in cui solitamente colpi più piatti tendono ad avere meno margine – quindi a essere meno alti sopra la rete – quando superano il centro del campo. Dovremmo aspettarci dunque che, in generale, i giocatori che imprimono meno rotazione alla palla e mirano più in basso siano quelli con minore margine sulla rete.

Uomini

L’immagine 1 mostra il margine tipico dei colpi a rimbalzo per il tennis maschile nelle edizioni degli Australian Open tra il 2014 e il 2016 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

I giocatori sono classificati per l’altezza con cui superano la rete con il dritto (in ordine crescente, da quella inferiore a quella superiore). È incluso anche il margine con il rovescio, in modo da raffrontare questo colpo alle caratteristiche del dritto.

Nel grafico, le bolle sono dimensionate rispetto al numero di colpi: bolle più piccole quindi indicano un giocatore con un campione di colpi ridotto (e una maggiore incertezza statistica).

Ci sono circa 20 giocatori il cui dritto tipicamente passa sopra la rete a una distanza non superiore ai 60 centimetri, la più corta in assoluto nel tennis. È un gruppo che comprende alcuni dei grandi servitori – Milos Ranoic e John Isner – oltre a giocatori noti per un dritto piatto e veloce, Juan Martin Del Potro, Lukas Rosol, Roger Federer e Novak Djokovic.

Non sorprende vedere Rafael Nadal in fondo alla classifica, con un margine medio di 0.78 metri che lo pone nella stessa zona di Dominic Thiem e Tommy Robredo.

Orientamenti strategici nello stile dei colpi

Dal turbine di bolle intorno al dritto è possibile notare che le caratteristiche del rovescio differiscono notevolmente da quelle del dritto.

Questo suggerisce la presenza di vari orientamenti strategici nello stile dei colpi, con alcuni giocatori che possiedono un dritto piatto e un rovescio più arrotato/lento (come Jo Wilfried Tsonga e Jeremy Chardy), giocatori che colpiscono tendenzialmente di piatto con entrambi i colpi (Bernard Tomic e Andreas Seppi) e giocatori che invece preferiscono maggiore rotazione (Lleyton Hewitt e Andy Murray).

In funzione dei diversi livelli di combinazione tra colpi piatti e arrotati, si possono poi trovare molte altre varianti.

IMMAGINE 1 – Margine dei colpi a rimbalzo per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Donne

Per quanto riguarda le donne, troviamo nelle prime 10 posizioni per margine di superamento della rete con il dritto alcune delle giocatrici con i colpi più forti e piatti del circuito: Madison Keys, Petra Kvitova e Garbine Muguruza. Ogni giocatrice di questo gruppo supera la rete con un margine medio di 0.55 metri o inferiore.

È più probabile che le giocatrici che affrontano i tornei dello Slam abbiano dritto e rovescio dalla parabola più accentuata rispetto alla controparte maschile. Sara Errani e Saisai Zheng sono giocatrici che hanno raggiunto successo nel circuito nonostante un dritto dalla parabola tra le più accentuate nel tennis.

Come osservato per gli uomini, anche per la maggior parte delle giocatrici c’è discordanza nella tipologia di margine del dritto e del rovescio. Alcune interessanti eccezioni sono quelle di Serena Williams, Maria Sharapova e Johanna Konta, le cui altezze medie di superamento della rete sul dritto e sul rovescio sono praticamente indistinguibili.

IMMAGINE 2 – Margine dei colpi a rimbalzo per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

AO Leaderboard— Net Clearance

Colpire le linee – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 29 ottobre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il primo articolo delle Australian Open Series.

Dopo aver analizzato la velocità del rovescio a rimbalzo – grazie alle nuove statistiche a disposizione sulla qualità dei colpi nel tennis – è il momento di valutare l’accuratezza dei colpi a rimbalzo, nello specifico la frequenza con cui un colpo finisce vicino alle linee di delimitazione del campo.

Stabilire se la pallina colpisca un punto del campo vicino alla linea è, ovviamente, una valutazione soggettiva. In questa sede, utilizzo il termine “vicino” per indicare quei colpi a 3 palline (circa 21 cm) di distanza dalla linea. Come nell’articolo precedente, le statistiche arrivano dal lavoro del Game Insight Group di Tennis Australia e si riferiscono alle edizioni degli Australian Open tra il 2014 e il 2016.

Uomini

Tra tutti i colpi a rimbalzo, quelli vicino alla linea sono in realtà piuttosto rari. Per gli uomini rientrano tra il 2 e il 7%, a indicazione del fatto che nella maggior parte degli scambi la pallina termina più verso il centro del campo di quanto ci si potesse attendere.

Considerando che solo i giocatori più propensi al gioco di attacco o quelli che intendono chiudere il punto velocemente (tipo i grandi servitori come John Isner) ricercano la linea con maggiore frequenza, sarebbe meglio misurare l’accuratezza dei colpi all’interno del sottoinsieme di quelli che vengono colpiti in direzione delle linee.

Pur non conoscendo le intenzioni di un giocatore prima che giochi il colpo, è ipotizzabile dedurre che i colpi in cui la pallina sia più vicina alla linea che al centro del campo siano stati tirati mirando la linea. È probabile che una buona parte di questi colpi finirà a un metro dalla linea (laterale o di fondo), cioè nell’area evidenziata in giallo nel disegno.

I valori rappresentati dalle bolle verdi nell’immagine 1 mostrano, in percentuale, il numero di colpi di questo sottoinsieme che finiscono vicino alla linea (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Frequenza dei colpi a rimbalzo vicini alla linea per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Spiccata propensione all’attacco

Con il 27%, Isner è in cima a questa classifica, come il suo stile di gioco rapido e di attacco può indurre a pensare. Altri tre giocatori dal grande servizio simili a Isner, cioè Sam Querrey, Sam Groth e Marin Cilic sono nella parte alta con frequenze del 21% o superiori. I giocatori di vertice si posizionano nell’intervallo tra il 15 e il 20%, a eccezione di Andy Murray e David Ferrer, con frequenze del 13%.

Queste speciali classifiche relative agli Australian Open suggeriscono che giocatori con colpi a rimbalzo che finiscono, in media, più vicini alle linee sono quelli sul circuito con una più spiccata predisposizione al gioco di attacco.

Donne

Le donne mostrano dinamiche di ricerca delle linee simili a quelle maschili. Ci sono meno giocatrici che raggiungono percentuali del 20% o superiori – anche restringendo il perimetro ai soli colpi a un metro dalla linea – ma quelle che ci riescono si distinguono, come accade tra gli uomini, per un gioco orientato all’attacco, come Sabine Lisicki, Madison Keys e Monica Puig.

Rispetto agli uomini, ci sono meno giocatrici raggruppate nell’intervallo tra il 15 e il 20%, mentre ce ne sono in numero maggiore tra il 10 e il 15%.

Sorprendentemente, Serena Williams, la cui potenza di colpo è ben conosciuta, è nella zona bassa della classifica, probabilmente perché la sua decisione di tirare i colpi importanti vicino alle linee è più meditata di quanto si possa apprezzare guardandola giocare.

È più normale trovare giocatrici come Agnieszka Radwanska e Carla Suarez Navarro in questa zona della classifica, visto il loro gioco difensivo.

Un lettore ha commentato il precedente l’articolo domandandosi se vi fossero differenze nella tipologia di palline usate agli Australian Open dagli uomini e dalle donne e se questo potesse giustificare eventuali discrepanze nelle caratteristiche dei colpi.

La tipologia sicuramente influisce sulla velocità e sulla rotazione della pallina. Dal 2014 al 2016 agli Australian Open sono state usate palline Wilson Tipo 2 (secondo la classificazione della Federazione Internazionale) sia in campo maschile che in campo femminile.

IMMAGINE 2 – Frequenza dei colpi a rimbalzo vicini alla linea per il tennis femminile, Australian Open 2014 – 16

Conclusioni

La conclusione più significativa che deriva da quest’analisi sull’accuratezza dei colpi è relativa alla rarità dei colpi sulla linea rispetto a tutti i colpi a rimbalzo in una partita, e non solo quelli che determinano la conclusione del punto.

Quindi, la prossima volta che vediamo gli spettatori andare in visibilio per un colpo che ha preso la linea, sapremo che hanno effettivamente assistito a qualcosa di speciale.

AO Leaderboard— Line Hitting

La velocità del rovescio a rimbalzo – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 22 ottobre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi mesi, il Game Insight Group – il gruppo di ricercatori che Tennis Australia, la Federazione australiana, ha messo insieme con l’intento di elevare la qualità delle analisi statistiche nel tennis – ha beneficiato degli sviluppi associati alla preparazione per il primo Slam dell’anno e di nuovi dati a disposizione con il sistema di moviola istantanea Hawk-Eye.

In attesa dell’inizio degli Australian Open, viene proposta, grazie alla maggiore quantità di dati raccolti, una serie di analisi sugli aspetti principali del gioco, le Australian Open Series.

Dati dalle ultime tre edizioni degli Australian Open

Il primo approfondimento riguarda la velocità dei colpi di rovescio a rimbalzo. Questa è solo una delle molteplici nuove misurazioni che analizzano le caratteristiche di un colpo a un livello di dettaglio mai sperimentato in precedenza. Con la tecnologia attuale, non è difficile calcolare la velocità di un rovescio a rimbalzo. Nonostante questo, raramente, se non mai, ne viene tenuta misurazione durante un torneo.

Le sporadiche indicazioni, nel corso di una telecronaca, della velocità di un colpo alla conclusione di uno scambio non forniscono informazioni in merito alla velocità tipica di un colpo o quale sia il giocatore, in media, con il colpo più veloce. Confidiamo quindi nelle nuove statistiche degli Australian Open perché vengano introdotti cambiamenti in questo senso.

Siamo riusciti a raccogliere i dati generati da Hawk-Eye per le ultime 3 edizioni degli Australian Open, dal 2014 al 2016, relativamente ai sette campi in grado di ospitare il maggior numero di spettatori, quelli nei quali è installato il sistema. Non sono naturalmente tutti i campi in cui si è giocato, ma rappresentano il 70% delle partite dei tabelloni di singolare maschile e femminile.

Le velocità qui indicate si riferiscono alla velocità della palla al momento dell’impatto per tutti i colpi a rimbalzo di rovescio che sono rimasti in campo o hanno rappresentato un vincente che ha chiuso lo scambio, quindi gli errori e le altre tipologie di rovescio sono stati esclusi. Per garantire continuità nelle stime, sono stati considerati solo i giocatori con due o più partite nel periodo di riferimento.

Uomini

L’immagine 1 mostra le caratteristiche della velocità del rovescio a rimbalzo per il tennis maschile (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Non avendo effettuato esclusioni basate sulla dimensione del campione di colpi (se non il già citato requisito di due o più partite giocate), ho incluso l’intervallo tra quartili e rapportato il punto che indica la mediana alla dimensione del campione di colpi. Tornerò su questo più avanti.

Tra gli uomini, i dati suggeriscono che la velocità media di un rovescio a rimbalzo si distribuisce tra le 75 e le 60 miglia orarie (mph), cioè tra circa 120 e 96 chilometri orari (km/h), molto inferiore alla velocità di un servizio ma comunque notevole se si considera che il rovescio è il colpo più difficile con cui generare potenza.

IMMAGINE 1 – Velocità del rovescio a rimbalzo per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Abilità meccaniche e velocità

Si sente spesso parlare del rovescio di Stanislas Wawrinka come il miglior rovescio a una mano del circuito. Con i suoi 120 km/h, Wawrinka è in cima alla lista delle velocità medie, dando in parte credito all’affermazione.

Tuttavia, si nota anche, nella curva di distribuzione del servizio, una coda inferiore estremamente accentuata che potrebbe indicare una mancanza di continuità o un maggiore uso del topspin sul rovescio. Altri giocatori nell’intervallo dei 74-75 mph, o 119-120 km/h, sono Kei Nishikori, Fernando Verdasco e Lucas Pouille.

Anche Novak Djokovic e Rafael Nadal si trovano nelle prime posizioni con velocità medie rispettivamente di 72 e 71 mph, cioè 116 e 114 km/h, mentre molti dei giocatori dal grande servizio (Milos Raonic, John Isner, Vasek Pospisil) e altri giocatori di vertice come Andy Murray, Roger Federer e Jo Wilfried Tsonga rimangono sotto le 70 mph, o 113 km/h.

Potrebbe essere, questa, evidenza di un rapporto di causa-effetto tra lo sforzo richiesto alle abilità meccaniche e fisiologiche per generare un servizio potente e la conseguente riduzione di velocità del rovescio.

Donne

Per quanto riguarda il tennis femminile, le velocità mediane d’impatto raggiungono lo stesso intervallo degli uomini. È interessante notare anche che l’ampiezza dell’intervallo nella velocità del rovescio a rimbalzo tra le donne è molto più ridotta tra giocatrici di vertice, suggerendo in qualche modo maggiore continuità nelle caratteristiche della velocità sul circuito femminile rispetto a quello maschile.

Entrambe le osservazioni portano a pensare che il rovescio piatto a due mani sia più comune nel circuito femminile, mentre nel circuito maschile ci sia una maggiore varietà nell’uso dell’effetto sul rovescio che, pur rallentandone la velocità, ne aumenterebbe l’imprevedibilità.

Bisogna rammaricarsi per il ritiro di Li Na quando si nota che il suo rovescio, nella recente storia degli Australian Open, è quello con la velocità più alta. L’americana Madison Keys si avvicina a quel livello, ma anche Petra Kvitova, Viktoria Azarenka e Garbine Muguruza raggiungono velocità notevoli (mediana di 71 mph, o 114 km/h, o più). Serena Williams, Venus Williams e Karolina Pliskova sono nel gruppo delle 70 mph, o 113 km/h, o meno che, di nuovo, potrebbe riflettere il compromesso tra servire con estrema potenza e tirare rovesci a rimbalzo ad alte velocità.

IMMAGINE 2 – Velocità del rovescio a rimbalzo per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

Conclusioni

La velocità è solo una delle componenti di un colpo e queste classifiche mostrano come i giocatori migliori non necessariamente siano quelli che tirano più forte.

Molti altri fattori influiscono sulla qualità di un colpo: ad esempio la vicinanza alla linea, lo spazio a disposizione nel campo avversario o l’elemento sorpresa.

Sebbene la sola velocità di un colpo non sia sufficiente a descriverne la qualità, a mio avviso fornisce indicazioni preziose sullo stile. Giocatori propensi a colpire con poco effetto e a un gioco di attacco dovrebbero ricoprire le posizioni più alte di questa classifica. Viceversa, giocatori con più varietà, effetto o gioco d’incontro dovrebbero trovarsi nelle parti inferiori.

AO Leaderboard— Backhand Speeds

La palla corta: vale la pena giocarla?

di Isaac Brute // TheTennisNotebook

Pubblicato il 22 giugno 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

C’è un colpo nel tennis che richiede la delicatezza di tocco necessaria per il cristallo più fragile: è la palla corta. Dopo aver letto l’ottima analisi di Jeff Sackmann sull’utilizzo della palla corta, ho pensato che fosse un colpo meritevole di ulteriore approfondimento. L’allenatore di lungo corso Bob Brett ha affermato: “Chi di palla corta ferisce, di palla corta perisce”.

I giocatori si penalizzano da soli con la palla corta o dovrebbero farvi ricorso più spesso? La palla corta fa vincere punti o li fa perdere? E ancora: c’è una preferenza per le palle corte giocate con il dritto o con il rovescio? Fa differenza da quale lato viene giocata la palla corta? Da ultimo, la palla corta serve davvero a concludere il punto?

Visto che molte delle analisi riguardano il tennis maschile, ho preferito in questa circostanza affrontare la questione dalla prospettiva femminile. Per trovare risposta alle domande, grazie al Match Charting Project ho raccolto dati punto per punto relativi a 42 partite WTA sulla terra, con 53 diverse giocatrici coinvolte e 361 palle corte complessive.

Torneo                         Numero Partite
Roland Garros 2015             12
Stuttgart 2015                 8
Roland Garros 2014             6
Madrid Masters 2014            4
Madrid Masters 2013            3
Internazionali d'Italia 2013   3
Marrakech 2015                 2
Internazionali d'Italia 2015   1
Madrid Masters 2015            1 
Charleston 2015                1  
Marrakech 2014                 1

Ci sono diverse ragioni che mi hanno indotto a selezionare partite giocate sulla terra. Su questa superficie infatti, le giocatrici tendono a stare più lontane dalla linea di fondo, avendo quindi meno tempo a disposizione per raggiungere la palla corta, perché maggiore è la quantità di campo da coprire. Inoltre,  si presentano ai tornei sulla terra sapendo di poter utilizzare la palla corta come arma tattica. Per questo, c’è un numero più alto di partite in cui la palla corta viene effettivamente utilizzata (si potrebbe estendere quest’analisi anche all’erba, superficie sulla quale la palla corta è altrettanto efficace).

Quanto sono state efficaci le palle corte?

IMMAGINE 1 – Efficacia della palla corta

drop_1

Come mostrato nell’immagine 1, la giocatrice sbagliato 61 palle corte su 361 (il 16.9%), 119 (il 33%) sono state vincenti diretti, 36 (il 10%) sono risultate in un errore forzato che ha concluso immediatamente il punto. Infine, il 40.2% delle volte l’avversaria è riuscita a rimettere la palla in gioco. Di queste, la giocatrice che ha colpito la palla corta ha vinto solo 53 punti (il 36.6%)…e una percentuale di realizzazione così bassa non deve essere stata piacevole!

Ma non è ancora il momento di seppellire la palla corta. Complessivamente, i numeri sono validi. Le giocatrici che colpiscono la palla corta vincono il punto il 57.6% delle volte (208/361). Se si guarda alle palle corte che sono finite in campo, la percentuale sale al 69.3%. 

È possibile trarre due conclusioni. La prima è che se l’avversaria rimette in gioco la palla corta, le probabilità di vincere il punto sono in suo favore. La seconda è che, complessivamente, le palle corte giocate sono risultate vincenti il 58% delle volte.

Entriamo ora più nel dettaglio.

Palla corta di dritto o di rovescio?

La prima differenza evidente è che le giocatrici tipicamente preferiscono giocare la palla corta di rovescio. Non a caso il 60.7% di tutte le palle corte giocate sono arrivate dal rovescio. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la maggior parte delle giocatrici colpisce con il rovescio di taglio e quindi è portata a utilizzare la palla corta come complemento di quel colpo. La somiglianza del movimento tra rovescio tagliato e palla corta consente alla giocatrice di rinviare la scelta del colpo fino all’ultimo momento disponibile e a mascherare così la palla corta.

IMMAGINE 2 – Palla corta di dritto e palla corta di rovescio

drop_2

Nonostante la preferenza per la palla corta di rovescio, la percentuale di riuscita della palla corta tra dritto e rovescio è abbastanza simile: il 58.5% nel primo caso e il 57.1% nel secondo. Questo suggerisce che non ci sia un effettivo vantaggio a colpire la palla corta di rovescio.

Confrontiamo ulteriormente i due colpi. La palla corta di dritto supera la rete l’83.8% delle volte rispetto all’82.6% della palla corta di rovescio. Inoltre, la palla corta di dritto è un vincente diretto il 37.3% delle volte rispetto al 30.1% della palla corta di rovescio.

IMMAGINE 3 – Efficacia della palla corta di dritto e di rovescio

drop_3

Una differenza significativa nella prosecuzione del punto

Per la palla corta che rimane in gioco (cioè il totale delle palle corte a esclusione degli errori non forzati) sul lato del dritto dell’avversaria, il punto prosegue il 44.5% delle volte rispetto al 50.8% sul lato del rovescio. Questa è una differenza significativa. Se una giocatrice colpisce una palla corta di rovescio in campo più del 50% delle volte, l’avversaria è in grado di raggiungerla e si passa da una situazione di 50% di probabilità di vincere il punto a una in cui si perde il punto circa due terzi delle volte.

La conseguenza è nefasta perché la palla corta è utilizzata solo in circostanze specifiche. Come evidenziato nell’articolo di Sackmann per gli uomini, di solito anche la giocatrici che colpiscono la palla corta godono di una posizione in campo ben più favorevole delle loro avversarie, la quali si trovano lontano dalla linea di fondo o in recupero dal colpo precedente. Perché quindi usare un colpo che potrebbe far perdere questa condizione di vantaggio? Sembrerebbe meglio giocare un colpo normale in campo aperto seguito magari da un approccio a rete, visto che la possibilità di vincere il punto in quel caso è ben sopra il 55% (per i dati raccolti dal Match Charting Project, l’approccio a rete a seguito della palla corta fa vincere il punto circa il 64% delle volte).         

Tre colpi o meno

Molte giocatrici utilizzano la palla corta per concludere il punto. Il motivo? Forse perché sembra una buona scelta in una determinata situazione di gioco, oppure cercano di concludere il punto perché lo scambio si sta facendo troppo lungo. Quale esso sia, la palla corta è il colpo giusto. Nell’87.6% (127/145) dei punti in cui l’avversaria ha recuperato la palla corta, lo scambio a seguire è durato solamente da 1 a 3 colpi. Dopo aver fattorizzato la probabilità di sbagliare la palla corta e quella di colpire un vincente, la percentuale dei punti che terminano nell’arco di 0-3 colpi è del 95%. La palla corta è servita al suo scopo: concludere il punto.

IMMAGINE 4 – La palla corta come colpo per concludere il punto

drop_4

Conclusioni

Abbiamo visto che, rispetto al campione di partite analizzato, non è consigliabile ricorrere spesso alla palla corta. Fa differenza se la palla corta è di dritto o di rovescio? Assolutamente! Le giocatrici preferiscono colpire la palla corta di rovescio vincendo poi il punto il 57.6% delle volte. Tuttavia, la palla corta di rovescio è un colpo molto più rischioso della palla corta di dritto e l’utilizzo della palla corta potrebbe essere molto costoso se non viene eseguita nel modo giusto. Infine, a prescindere dal risultato, la palla corta è il modo perfetto per concludere lo scambio.

Martina Hingis ha detto: “Molti di queste giovani giocatrici non hanno idea di cosa sia davvero il gioco del tennis. Non hanno mai visto una palla corta, un colpo tagliato e la varietà e combinazione che possiedo.” 

Anche se a volte la palla corta potrebbe mettere la giocatrice in una situazione sfavorevole, è comunque un colpo del bagaglio tennistico da possedere, perché potrebbe tornare utile in qualsiasi momento.

The Drop Shot, Is It Worth Using in Tennis?

La discutibile saggezza della palla corta

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 20 novembre 2013 – Traduzione di Edoardo Salvati

Più di qualsiasi altro colpo, la palla corta ha il potere di enfatizzare il talento innato del giocatore che la colpisce o la natura dilettantesca del suo tentativo. A separare le due condizioni è la proverbiale sottile linea rossa.

Quando si combinano talento e goffaggine, che valutazione si può fare sulla palla corta? Quanto vantaggio ricava o che effetto negativo subisce il giocatore che la utilizza con regolarità?

Le palle corte di Volandri

Nella partita conclusiva delle Finali Challenger del 2013 tra Alejandro Gonzalez e Filippo Volandri, Volandri ha colpito l’incredibile numero di 23 palle corte, quasi una per game. Volandri è un professionista di esperienza con un’eccellente conoscenza tattica del gioco sulla terra, quindi ha evitato le palle corte più maldestre, sbagliandone solo tre in tutto. Tuttavia, nonostante il suo avversario ami stazionare ben oltre la linea di fondo, Volandri ha vinto solo 11 di quei 23 punti. Quasi la metà delle volte in cui la palla corta è entrata, Gonzalez ci è arrivato, ha piazzato un colpo di recupero ed è riuscito a vincere il punto.    

La prestazione di Volandri in finale non è stata un’anomalia. Nella semifinale con Teymuraz Gabashvili, Volandri ha tentato 17 palle corte vincendo solo 9 punti. L’altro giocatore delle Finali Challenger dalla palla corta facile, Oleksandr Nedovyesov, ne ha colpite 19 contro Gabashvili in una partita di round robin. Anche se 8 di quelle 19 palle corte sono stati vincenti, Nedovyesov ha poi perso 10 dei successivi punti. 

Il torneo di San Paolo 2013

Con i dati punto per punto relativi a cinque partite del torneo di San Paolo 2013, è possibile ampliare l’analisi delle tattiche legate alla palla corta e dei risultati che ne derivano. Per quanto questo campione possa non essere rappresentativo di tutto il tennis giocato sulla terra (per prima cosa, l’altitudine rende più facile raggiungere una palla corta), nel loro insieme i numeri sollevano dei dubbi sulla saggezza dell’uso della palla corta.   

In totale, i sei giocatori delle cinque partite considerate hanno colpito 95 palle corte. 16 (il 16.8%) sono risultate in errori non forzati, rispetto a una frequenza complessiva di circa un errore non forzato ogni 10 scambi. 29 (il 30.5%) sono state vincenti diretti, mentre altre 5 hanno portato a un errore forzato che ha concluso immediatamente il punto. Rimangono 45 palle corte che l’avversario è riuscito a raggiungere. Di queste, il giocatore che ha colpito la palla corta ne ha vinte solo 19 (il 42.2%).

Il risultato complessivo non è poi così male. Il giocatore che ha giocato la palla corta ha vinto 53 punti (il 55.8%), e il 67.1% dei punti quando la palla corta è entrata.

Il gruppo degli infrequenti

C’è una differenza considerevole però nella riuscita della palla corta tra i giocatori che la utilizzano con regolarità (Volandri e Nedovyesov) rispetto agli altri quattro, che hanno giocato in media meno di 4 palle corte a partita. Mentre questi giocatori di quello che ho definito “gruppo degli infrequenti” – vale a dire Gabashvili, Gonzalez, Guilherme Clezar, e Jesse Huta Galung – possono avere minore dimestichezza con la palla corta, è probabile che abbiano scelto di usarla con molta più attenzione, quando cioè ricorrere a quel colpo era la tattica più evidente. 

Il gruppo degli infrequenti ha colpito 22 palle corte, sbagliandone solo due. Non solo 9 sono state vincenti, ma i risultati complessivi sono stati altrettanto positivi, perché hanno vinto 14 di quei colpi (il 63.6%). Se togliamo i numeri del gruppo degli infrequenti dal conteggio totale, i giocatori dalla palla corta facile hanno vinto appena il 53.4% dei punti in cui hanno utilizzato quella tattica.

Il 53.4% non è terribile, tutto sommato se si vincono il 53.4% dei punti di una partita, si vince poi quasi sempre anche la partita. Tuttavia, il punto in cui ha senso giocare una palla corta non è il tipico punto medio. Di solito, il giocatore che gioca la palla corta ha una posizione in campo migliore del suo avversario, il quale può trovarsi sbilanciato o molto dietro la linea di fondo.

A volte può non essere la soluzione più efficace

Non è sempre questo il caso, specialmente quando il giocatore decide di giocare la palla corta semplicemente per cercare di concludere il punto, o perché ha perso improvvisamente lucidità. Nella maggior parte delle situazioni però, il giocatore che gioca la palla corta ha un vantaggio così evidente in termini di posizione in campo che una tattica più comune, come ad esempio un colpo aggressivo durante lo scambio seguito magari da un approccio a rete, sarebbe una soluzione più efficace. 

C’è un’altra considerazione che esula dal contesto di uno specifico punto. Un giocatore che non riesce a raggiungere una palla corta probabilmente terrà a memoria il punto perso per uno o due game successivi, giocando leggermente più vicino alla linea di fondo, alterando anche nel processo la sua predisposizione di gioco. È possibile che si verifichi un effetto duraturo favorevole al giocatore che ricorre abitualmente alla palla corta.

Ma tra le 4 palle corte di Gonzalez e le 23 di Volandri durante la finale, il vantaggio marginale di ogni palla corta addizionale deve esaurirsi. Trovo difficile pensare che una palla corta per game abbia effetti strategici più duraturi di una palla corta ogni tre game. Se così fosse, Volandri ha colpito 13 o 14 palle corte in più di quanto avrebbe dovuto. Perciò, in circa l’8% dei 162 punti della finale, Volandri ha sprecato un vantaggio di posizione giocando un colpo dal 50% di probabilità di successo.

L’effetto ricaduta 

Più dati a disposizione possono dare sicuramente una migliore visione d’insieme della tattica della palla corta sulla terra. Si potrebbe riuscire a determinare se esiste veramente un “effetto ricaduta” a seguito di una palla corta vincente e, se è questo il caso, quante palle corte servono per raccoglierne i benefici. Fino a quel momento, è giusto chiedersi se le palle corte valgono il loro rischio, specialmente quando ci sono a disposizione alternative a ben più alta percentuale realizzativa.

The Questionable Wisdom Of The Drop Shot