Uno studio sulle partite Slam 2000-2016 attraverso l’analisi del punteggio

Adam Coti // PureFreedom

Pubblicato il 28 luglio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Introduzione

Per più di cento anni, le partite del tabellone di singolare maschile si sono giocate al meglio dei cinque set. Un intenso dibattito sui social media e su altri canali è sorto relativamente ai meriti dell’adozione di un format al meglio dei tre set. Ben Rothenberg del New York Times, tra i maggiori sostenitori della necessità di accorciare le partite, ne ha scritto – ormai cinque anni fa – illustrando la sua posizione. Per una tematica che genera opinioni così appassionate è però raro il riferimento a statistiche concrete. 

Spinto da curiosità personale, ho analizzato il punteggio di tutte le 8253 partite disputate negli Slam nel periodo dal 2000 al 2016, a esclusione dei ritiri pre- (walkover) e durante la partita (retirement). Ho poi confrontato i dati in termini di anno, sede del torneo, turno e durata delle partite. Questi sono i risultati più interessanti che ho trovato.

Risultati complessivi

I grafici che seguono si basano su tutte le partite completate negli Slam nel periodo tra il 2000 e il 2016, a esclusione dei ritiri prima e durante la partita (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). In totale, sono 8253 partite. In tabella, la Prima Settimana comprende i primi tre turni, la Seconda Settimana le partite dagli ottavi di finale in avanti. 

1. Quanti set dura in media una partita?

In media, una partita dura 3.69 set.

IMMAGINE 1 – Ripartizione delle partite completate in funzione del numero di set giocati, 2000-2016

Note:

      • Complessivamente, quasi la metà esatta delle partite termina con una vittoria in tre set
      • La quantità di partite che si concludono in tre set diminuisce nella Seconda Settimana, durante la quale si assiste a un numero maggiore di partite in quattro e in cinque set

2. Qual è la ripartizione di queste partite?

La tabella riepiloga le dieci possibili combinazioni di punteggio e la loro frequenza assoluta e relativa.

Note:

      • Il giocatore che vince i primi due set vince poi il 93.86% delle partite
      • Il giocatore che vince il primo set vince poi il 78.09% delle partiteSe i primi due set terminano in parità, il vincitore del terzo set vince poi l’80.59% delle partite
      • A parità di condizioni, il vincitore in cinque set di una partita avrebbe perso il 10.59% delle volte se la stessa partita si fosse giocata al meglio dei tre set
      • Il punteggio in quattro set più frequente è quello in cui il vincitore perde il primo set per poi vincere i tre successivi
      • Il punteggio in cinque set più frequente è quello in cui il vincitore perde i primi due set per poi vincere i tre successivi

3. Quanto dura in media una partita?

La durata media di una partita è di 2 ore e 28 minuti.

IMMAGINE 2 – Durata media di una partita per numero di set giocati, 2000-2016

Note:

      • La durata media di un set è di 39 minuti e 58 secondi
      • La durata media di una partita aumenta di 12 minuti nella Seconda Settimana rispetto alla Prima Settimana

Risultati per singolo torneo dello Slam

Nelle tabelle che seguono, i risultati relativi al periodo tra il 2000 e il 2016 sono ulteriormente suddivisi per i quattro Slam, nell’ordine in cui si presentano nel calendario.

1. Quanti set dura in media una partita?

IMMAGINE 3 – Suddivisione delle partite completate in funzione del numero di set giocati e per torneo Slam, 2000-2016

Note:

      • Wimbledon ha la percentuale più bassa di partite in tre set, il Roland Garros la percentuale più alta
      • Gli US Open hanno la percentuale più alta di partite in quattro set e la percentuale più bassa di partite in cinque set
      • Se si dà credito alla saggezza popolare tennistica in merito alla velocità relativa delle superfici, allora la percentuale di partite che terminano in tre set è correlata alla velocità della superficie

2. Quanto dura in media una partita?

IMMAGINE 4 – Durata media di una partita per torneo Slam, 2000-2016

Note:

      • Nonostante gli US Open siano l’unico dei quattro Slam a prevedere il tiebreak all’ultimo set, la durata media del quinto set è superiore di 6 minuti rispetto alla durata media del quinto set a Wimbledon
      • Wimbledon è il torneo con il minor numero di partite che terminano in tre set ma, in media, le partite sono le più rapide

3. Quante volte un giocatore si ritira prima o durante la partita?

Il 4.43% delle partite prevedono un ritiro del giocatore prima o durante la partita.

IMMAGINE 5 – Percentuale di ritiri prima o durante la partita per torneo Slam, 2000-2016

Tendenze significative

Le seguenti tabelle mostrano la variazione dei risultati nel tempo. Ho utilizzato una media mobile di tre anni per livellare le fluttuazioni di breve periodo e mettere in evidenza eventuali tendenze di lungo periodo.

1. Quanti set dura in media una partita?

IMMAGINE 6 – Suddivisione per numero di set giocati con media mobile di tre anni, 2000-2016

IMMAGINE 7 – Numero medio di set giocati per partita con media mobile di tre anni, 2000-2016

2. Quanto dura in media una partita?

IMMAGINE 8 – Durata media di una partita con media mobile di tre anni, 2000-2016



Note:

      • Nel tempo, la percentuale delle partite in tre set è aumentata, in corrispondenza di una diminuzione della percentuale delle partite in quattro set quasi dello stesso valore
      • Pur in presenza di una leggera diminuzione del numero medio di set giocati per partita, è cresciuta la durata delle partite

Ringraziamenti

La fonte della maggior parte dei dati grezzi utilizzati nell’analisi è il database dei risultati delle partite del circuito maschile compilato e messo a disposizione da Jeff Sackmann. In caso di dati mancanti, ho fatto riferimento al sito ufficiale dell’ATP. Chi volesse approfondire, può scaricare il file con i dati grezzi che ho raccolto.

An Analysis of Scorelines at Tennis Majors from 2000-2016

Serena Williams: campionessa e mamma?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 21 aprile 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il pianeta tennis è in subbuglio sul futuro di Serena Williams. In una settimana già straordinaria di suo per il fatto che la vincitrice di 23 Slam riconquisterà la prima posizione mondiale senza aver giocato una sola partita dagli Australian Open 2017, Serena ha annunciato sui social la sua gravidanza.

Se le informazioni a disposizione sono accurate, Serena è alla ventesima settimana, che vuol dire che era incinta di otto settimane quando ha vinto a Melbourne a gennaio, entrando a far parte dello sparuto gruppo di giocatrici che sono state al vertice del professionismo nello stesso periodo in cui aspettavano un figlio, come ad esempio Margaret Court e Evonne Goolagong.

Serena si aggiunge a una lista eccellente di rientri al tennis giocato che comprende Maria Sharapova, Victoria Azarenka e Petra Kvitova. Sharapova, che è stata squalificata per doping per 15 mesi, sarà la prima a rientrare al torneo di Stoccarda, in programma la prossima settimana. Kvitova, che sta recuperando velocemente da una sconvolgente aggressione fisica all’inizio dell’anno, si è iscritta al Roland Garros 2017. Azarenka, la cui situazione è più simile a quella di Serena, è diventata madre nel 2016 e dovrebbe ripresentarsi durante l’estate.

Essere competitivi con famiglia al seguito

Considerando che negli ultimi dieci anni l’età media dei professionisti di vertice è aumentata, non ci si deve sorprendere se più giocatori e giocatrici cercano di mantenersi competitivi nel circuito pur avendo una famiglia al seguito. Anche ipotizzando un’interruzione minima per la gravidanza, se Serena dovesse tornare a 36 anni e mezzo, sarebbe una delle giocatrici più vecchie, in singolare, della storia recente.

Venus Williams ha giocato la finale contro Serena agli Australian Open a gennaio all’età di 36 anni. Lei però non ha mai avuto dei figli. Quali sono le probabilità che Serena possa gestire contemporaneamente l’inevitabile peso dell’età sul suo fisico, la nascita e crescita del figlio e continuare ad avere successo al suo rientro da madre sul circuito?

Dopo Goolagong, Kim Clijsters è stata l’unica giocatrice a vincere uno Slam dopo aver fatto un figlio, lasciando pensare che serva qualcosa di simile a un miracolo per replicare un risultato del genere. Serena però ha abituato a prestazioni sensazionali – il record di Slam vinti e la giocatrice con più premi partita di sempre, tra gli altri – quindi il concetto di probabilità media ha poco significato nel suo caso.

Può risalire fino ai massimi livelli?

Con riferimenti passati così limitati, è possibile trovare nella carriera di Serena episodi o dinamiche a supporto della possibilità di un solido rientro al tennis giocato?

Anche sottoponendosi ad allenamenti rigorosi, possiamo attenderci che dopo un anno e un figlio Serena non riesca a tornare alla forma fisica che l’aveva contraddistinta negli ultimi tempi. Questo però non rappresenta necessariamente una limitazione alla frequenza con cui potrà vincere partite se è in grado di trovare strategie di gioco che compensino un eventuale declino fisico, ad esempio accorciando gli scambi ed evitando di sprecare le opportunità che si presentano.

I colpi giocati da Serena tra il 2015 e il 2017 agli Australian Open sembrano già essere indicazione di questo tipo di approccio. L’immagine 1 mostra l’insieme dei colpi giocati da Serena, compresi tutti i servizi e i colpi a rimbalzo, in ogni partita nel periodo considerato, ricordando che il 2016 è l’unico anno dei tre in cui non ha vinto, avendo perso in finale da Angelique Kerber (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Insieme dei colpi giocati da Serena Williams agli Australian Open 2015-2017

Miglioramento nell’efficienza..

Le linee tratteggiate indicano come sarebbe l’insieme dei colpi giocati per il 25% delle giocatrici con il numero più basso di colpi (linea inferiore) e per il 25% delle giocatrici con il numero più alto di colpi (linea superiore). Si nota come Serena non solo abbia colpito un numero di colpi tra i più bassi ma, nel tempo, abbia ridotto ulteriormente questo valore.

Nel 2015, la media partita di colpi di Serena è stata di 215, scesa a 174 nel 2017, una riduzione del 20%. Complessivamente, il cambiamento si è tradotto in una riduzione del 24% nel numero totale di colpi giocati nel periodo di riferimento.

..ma meno efficacia al servizio

Sorprendentemente, questi miglioramenti in termini di efficienza sono arrivati in una fase in cui ha perso un po’ di efficacia al servizio. Ha guadagnato però in aggressività sulla seconda di servizio, che potrebbe spiegare come sia di fatto riuscita a ottenere un effetto netto positivo. Tra il 2015 e il 2017, la velocità media della prima di servizio di Serena è scesa di 5 km/h, mentre quella della seconda di servizio è aumentata di 3 km/h.

IMMAGINE 2 – Andamento della velocità del servizio di Serena Williams agli Australian Open 2015-2017

Aggressività in risposta

Quali altri fattori potrebbero contribuire a un incremento di efficienza? Uno dei primi da considerare è l’aggressività sulla risposta al servizio. Serena è conosciuta per posizionarsi dentro la linea di fondo in risposta. Ha accentuato questa propensione all’attacco negli ultimi anni?

L’immagine 3 riassume la posizione di Serena sulla risposta alla prima di servizio. Per semplicità, sono mostrati solo i valori del 2015 e del 2017. In generale, si nota che Serena si è posizionata ancora più internamente nel 2017 rispetto al 2015, entrando in media di altri 13 centimetri. Nei primi quattro turni la sua posizione era all’interno del campo di 16 cm, suggerendo quindi un atteggiamento di attacco ancora più spiccato nelle fasi iniziali del torneo.

IMMAGINE 3 – Posizione in campo di Serena Williams sulla risposta alla prima di servizio agli Australian Open 2015-2017

La maternità porterà a Serena nuove emozioni e nuove sfide. È difficile prevedere come i cambiamenti associati a questo passaggio potranno influire sulla sua capacità di tornare a giocare, specie in una fase prematura come quella attuale. Se il recente passato può essere preso come spunto di analisi, se ne trae evidenza dell’abilità di Serena di adattare il suo gioco a uno stile meno dispendioso ma sempre comunque in controllo della partita. Dovesse decidere di tornare a giocare, questa potrebbe rappresentare una formula vincente.

Can Serena Williams be a Champion and Mom?

Il 2017 è il miglior inizio di stagione per Federer?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 6 aprile 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Al primo giro di boa della stagione 2017, Roger Federer può vantare il suo 18esimo Slam e 19 vittorie a fronte di una sola sconfitta. Una partenza così sbalorditiva porta naturalmente a chiedersi come l’inizio di stagione 2017 si posizioni rispetto agli altri avvii nella sua carriera e come regga il confronto con i migliori inizi di stagione nella storia del tennis.

Per fare chiarezza, il Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, ha preso in esame i primi tre mesi di ogni stagione dell’era Open maschile con l’intento – abbandonate le preferenze personali che inevitabilmente si inseriscono in questo tipo di dibattiti – di adottare un approccio più oggettivo per stabilire il miglior inizio di stagione della storia. E questo vuol dire utilizzare l’analisi statistica.

Vittore e sconfitte, e livello di difficoltà

La statistica che abbiamo sviluppato è un punteggio di vittorie cumulativo che tenga conto non solo del numero totale di vittorie e sconfitte di un giocatore, ma anche del livello di difficoltà associato all’avversario. Come non tutti i tabelloni sono uguali fra loro, così non lo sono nemmeno i record di vittorie. Per questo i giocatori ricevono un punteggio maggiore per aver battuto avversari forti e una penalizzazione più alta per sconfitte contro avversari deboli.

Come si assegna esattamente un punteggio a una partita in modo da riflettere la difficoltà dell’avversario? Attraverso il sistema delle valutazioni Elo. Le valutazioni Elo sono una tipologia di classificazione della bravura di un giocatore utilizzate ormai da decenni in molti sport.

Valutazioni Elo

Nel tennis, la valutazione Elo corrisponde a un numero che riflette la bravura di un giocatore in un dato momento, tenendo conto di tutte le vittorie e le sconfitte in carriera, assegnando un peso maggiore alle vittorie contro gli avversari più forti e penalizzando con più enfasi le sconfitte a sorpresa. Le matricole del circuito ricevono una valutazione di 1500 punti, che può aumentare collezionando vittorie. La massima valutazione Elo in carriera per Federer è stata di 2542 punti, raggiunta nel 2007. Attualmente, la sua valutazione Elo è di 2373 punti.

Formula semplice

Uno dei punti di forza delle valutazioni Elo risiede nel fatto che, data l’attuale valutazione Elo di un giocatore, esiste una formula piuttosto semplice per calcolare le probabilità di vittoria di quel giocatore contro un qualsiasi avversario a sua volta in possesso di una valutazione Elo.

Capacità predittive accurate

Inoltre, il sistema Elo ha dimostrato di avere capacità predittive molto più accurate di quelle basate sulla classifica ufficiale dell’ATP, a volte anche nell’ordine del 10%. E questo è il motivo principale per cui non ci limitiamo ad assegnare un punteggio basato unicamente sui punti validi per la classifica. Siti come TennisAbstract e FiveThiryEight si sono occupati a più riprese del sistema Elo e del suo funzionamento nel tennis.

Per assegnare un punteggio a un inizio di stagione, abbiamo considerato tutti i risultati dei primi tre mesi e assegnato un punteggio a ogni vittoria e sconfitta utilizzando probabilità di vittoria basate su Elo, quindi più punti attribuiti per vittorie contro avversari più forti e più punti dedotti per sconfitte contro avversari più deboli. Considerata l’importanza dei tornei Slam, abbiamo anche aumentato profitti e perdite associati alle partite Slam del 25%.

Abbiamo ottenuto quindi i punteggi per ogni inizio di stagione nell’era Open maschile e trovato così i primi 10 dopo i primi tre mesi.

L’immagine 1 riepiloga le 10 stagioni classificate in ordine decrescente (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Vengono mostrati i punteggi cumulativi dalla prima all’ultima partita fino alla fine del mese di aprile. Come raffronto, è stato inserito anche l’inizio di stagione 2017 di Federer.

IMMAGINE 1 – I primi 10 inizi di stagione nell’era Open maschile

Il 2005 e 2006 di Federer al primo posto tra gli inizi di stagione

I primi due posti sono occupati dalle stagioni consecutive di Federer del 2005 e 2006, in cui è partito con un record rispettivamente di 31 vittorie e una sconfitta e 28 vittorie e una sconfitta. Nel 2005, alla fine del Miami Masters Federer aveva 581 punti, ottenuti tra le altre con la vittoria in finale proprio a Miami con Rafael Nadal (come quest’anno) e con altre tre finali vinte battendo Ivan Ljubicic, il suo attuale allenatore. L’unica sconfitta era arrivata per mano di un forte Marat Safin agli Australian Open.

Anche se Federer ha vinto l’Australian Open per la prima volta nel 2006, il suo punteggio complessivo per quell’inizio di stagione è inferiore a causa di un tabellone più facile agli Australian Open e per aver giocato un torneo in meno rispetto all’anno precedente.

Il 1994 di Sampras al terzo posto

L’unico inizio di stagione prima del 2000 a comparire tra le prime 10 è l’impeccabile 1994 di Pete Sampras, che si posiziona al 3 posto di sempre. Sampras era partito male con un’insolita sconfitta al primo turno al torneo di Doha. Ma poi recuperò velocemente vincendo sia il torneo di Sydney che gli Australian Open. L’altra sconfitta delle due totali arrivò di nuovo a un torneo inferiore ma, come in Australia, Sampras giocò al meglio i tornei importanti vincendo sia a Indian Wells che a Miami, battendo avversari molto forti.

Il 2011 di Djokovic al quinto posto

Si può rimanere sorpresi dal fatto che il fenomenale inizio di stagione di Novak Djokovic del 2011 non vada oltre la quinta posizione. Per quanto i primi tre mesi di Djokovic siano stati senza sconfitte, in quell’anno ha giocato meno tornei degli altri giocatori di vertice. In proporzione, arrivare in fondo a uno o due tornei in più rende la prestazione complessivamente migliore per il sistema di valutazione, anche in presenza di una sconfitta nella fase finale.

Ci si può anche interrogare sul motivo per cui leggende del passato come Jimmy Connors o Guillermo Vilas non compaiano tra i migliori inizi di stagione. Sebbene alcuni dei giocatori di vertice nei primi decenni dell’era Open abbiano giocato molte partite, ci sono due ragioni principali a spiegazione dell’ascesa nelle primissime posizioni dei giocatori di vertice degli ultimi venti anni.

La prima è che gli Australian Open non erano – fino agli anni ’90 – una tappa obbligata per diversi giocatori d’oltreoceano. La seconda è che il livello di bravura del tennis maschile è generalmente cresciuto nel tempo e di riflesso sono cresciute le valutazioni Elo, rendendo inappropriato un confronto con quelle di trenta anni fa. Quindi, anche se Connors ha vinto 40 partite alla fine dei primi tre mesi del 1974, la sua valutazione Elo era di soli 406 punti.

L’inizio 2017 vale il settimo posto di sempre

L’inizio di stagione di Federer è stato certamente uno degli eventi di tennis più sorprendenti del 2017. Ma una cauta selezione dei tornei da giocare e una sconfitta davvero inaspettata contro Evgeny Donskoy nel secondo turno del torneo di Dubai lo hanno posizionato al 52esimo posto della classifica di sempre. Dal 2000, il primo anno in cui Federer era presente nel tabellone principale degli Australian Open, il suo inizio di stagione 2017 è al settimo posto, appena dietro all’inizio di stagione 2009.

L’immagine 2 mostra l’evoluzione della carriera di Federer nel progresso delle singole stagioni e come si posiziona l’inizio di 2017. Come detto, il 2005 e il 2006 rappresentano chiaramente e con ampio margine i migliori inizi di stagione nella carriera di Federer. Curiosamente, l’inizio di 2017 sta seguendo lo stesso andamento del 2005 e 2006 in termini di punteggio per singola partita. Semplicemente, Federer sta giocando meno partite rispetto al passato.

IMMAGINE 2 – Inizi di stagione nella carriera di Roger Federer e posizionamento del 2017

Se valutato esclusivamente sulla base del numero e della qualità delle vittorie, l’inizio di stagione 2017 per Federer è stato eccellente, ma lontano dai suoi record. Tuttavia, concentrando l’attenzione solo sui risultati, si trascurano alcuni punti chiave del contesto in cui quei risultati si presentano.

Longevità

Pochi giocatori possono vantare un inizio di stagione così vincente a 35 anni e addirittura al rientro da un infortunio che ha pesantemente condizionato la stagione precedente. Sebbene la longevità non sia stata direttamente conteggiata nel calcolo della valutazione Elo, quando si considera il punteggio rispetto a dove Federer si trova nella sua carriera, l’impressionante inizio di stagione 2017 acquisisce ancora più spessore.

Is Federer’s 2017 Season His Best Start Ever?

Un altro sguardo al dibattito sulla migliore stagione di sempre

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 28 novembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo aver visto l’indiscusso numero 1 Novak Djokovic concludere la sua migliore stagione in carriera con la vittoria alle Finali di stagione, il mondo del tennis ha iniziato a domandarsi quale posto occupasse la stagione 2015 di Djokovic tra le migliori di sempre nella storia dello sport. Ed è una sorta di ironica coincidenza che l’ultima vittoria di Djokovic nel 2015 sia arrivata nei confronti di Roger Federer, al momento terzo in classifica, i cui risultati a metà degli anni duemila sono stati spesso definiti come i migliori nell’era Open. 

Ma quale verdetto emerge dal confronto tra la migliore stagione sinora disputata da Djokovic in carriera e la migliore di Federer? Tra coloro che se ne sono occupati, non c’è stato un consenso unanime per incoronare la stagione vincitrice. Le due stagioni che più sembrano animare il dibattito sono il 2006 di Federer – che è stata definita la migliore niente meno che da Boris Becker, uno degli allenatori di Djokovic – e appunto il 2015 di Djokovic.

Divergenza in funzione delle varie interpretazioni di vittoria

Opinioni divergenti dipendono in sostanza dai vari modi in cui è stata considerata l’importanza delle vittorie. Alcuni ne hanno enfatizzato la percentuale complessiva, dando lo stesso valore a ogni vittoria, rendendo così tutte le stagioni di Federer nel periodo 2004-06 migliori del record 70-6 di Djokovic del 2011 e la stagione 2005-06 migliore del record 82-6 di Djokovic del 2015, come illustrato nell’immagine 1.    

IMMAGINE 1 – Record Vittorie-Sconfitte tra le stagioni contendenti alla migliore di sempre

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Altri hanno sottolineato che la percentuale di vittorie non è sufficientemente rappresentativa perché non dà il giusto risalto ai risultati nei tornei del Grande Slam. Djokovic ha vinto 3 dei 4 Slam sia nel 2011 che nel 2015, ma ha raggiunto le 4 finali solo nel 2015. Federer ha ottenuto lo stesso risultato nel 2004 e nel 2006, ma solo nel 2006 (del periodo 2004-06) ha raggiunto le 4 finali, collezionando quindi un record identico a quello di Djokovic nel 2015.    

IMMAGINE 2 – Record Vittorie-Sconfitte negli Slam tra le stagioni contendenti alla migliore di sempre

best-season_2

Serve il WAR

Mettendo insieme percentuale di vittorie e risultati negli Slam sembra che il 2006 di Federer abbia la meglio. Questa assunzione però non pone in relazione, da un lato, la bravura complessiva degli avversari affrontati nel 2006 rispetto al 2015, dall’altro, il livello di gioco del singolo avversario con cui ha dovuto scontrarsi Federer nel 2006 rispetto al livello che ha dovuto affrontare Djokovic nel 2015. 

La statistica WAR per il tennis che ho illustrato in un precedente articolo considera entrambi questi fattori e permette di confrontare le vittorie ottenute in due diverse stagioni in funzione del livello degli avversari affrontati. 

Cosa dice il WAR riguardo alle migliori stagioni di Djokovic e di Federer?

L’immagine 3 mostra le vittorie corrette per giocatore delle cinque stagioni che si contendono il titolo (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Un fattore chiave per il calcolo del WAR è la bravura del giocatore sostitutivo nello specifico anno preso in considerazione. Curiosamente, il 2015 è la stagione con il livello più basso di bravura del giocatore sostitutivo (con una percentuale di vittorie attese pitagoriche del 38%), mentre si è attestato sull’intervallo 42-44% in tutte le altre stagioni analizzate. Questo suggerisce che, tra tutte, la bravura complessiva degli avversari affrontati è stata più alta nel 2015, elemento che renderebbe una vittoria del 2015 più impressionante di un’equivalente vittoria nel 2004-06 o nel 2011.

IMMAGINE 3 – Stagioni di Federer e Djokovic contendenti per la migliore di sempre, in termini di WAR

best-season_3

Malgrado le differenze nel livello complessivo di bravura, gli avversari affrontati da Djokovic nel 2011 ne hanno fatto la sua migliore stagione partita dopo partita fino allo Shanghai Masters 2015, quando, avendo giocato un numero maggiore di partite di alto livello, è riuscito a superare il suo WAR del 2011. Djokovic ha chiuso il 2015 con un WAR di 46.8 vittorie. Il WAR di Federer non ha mai raggiunto questo valore né nel 2004 né nel 2005, pur essendoci andato vicino nel 2005 ma subendo un stop importante nella sconfitta contro Rafael Nadal nella semifinale al Roland Garros.         

Ancora uno sforzo

Nel 2006, dopo le prime 88 partite il WAR di Federer era di 44.2, comunque dietro i WAR a fine stagione di Djokovic, in larga parte a causa delle sconfitte sulla terra contro Nadal. Solo con la vittoria nella 93esima partita del 2006 il WAR di Federer ha superato quello di Djokovic del 2015. Con il suo risultato di zero sconfitte nelle Finali di stagione del 2006, Federer ha terminato la stagione con un WAR di 49.6, una differenza di 2.8 vittorie effettive. 

Djokovic è apparso perfetto nel 2015, ma sembra che debba fare ancora uno sforzo per superare l’impresa erculea di Federer del 2006.

Another Take on the Best Season Debate

Prime riflessioni sulla possibilità di elaborare una statistica WAR per il tennis

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 7 novembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

La sabermetrica è l’analisi empirica del baseball attraverso l’utilizzo di statistiche che ne misurino le dinamiche di gioco. Una delle statistiche più comunemente utilizzate nel campionato professionistico americano di baseball (la MLB) è il WAR, o Wins Above Replacement, che cerca di esprimere la bravura di un giocatore attraverso un valore numerico. Il valore considerato dal WAR è dato dalla stima del numero di vittorie che un giocatore è in grado di generare per la sua squadra rispetto a un termine di paragone dato dall’abilità di un tipico giocatore di campionati inferiori – le minor leagues – e definito come giocatore ‘sostitutivo’ o ‘di rimpiazzo’ (replacement player).        

La complessità di calcolo del WAR non è stata da ostacolo alla sua diffusione. Anzi, pur generando controversie, negli ultimi anni si è imposta come statistica di riferimento nel dibattito sulla bravura dei giocatori, meritando di essere inserita nelle figurine Topps, solo la seconda statistica dal 1981 a ricevere questo onore (l’altra è OPS o On-base plus slugging). Ora non è più sufficiente fare affidamento esclusivamente sulla fama di un giocatore per valutarne le potenzialità.  

La misurazione del numero di vittorie determinate da un giocatore  

Una delle ragioni per cui il WAR è diventato così popolare è che fornisce una soluzione a un semplice quesito degli sport di squadra, cioè la misurazione del numero di vittorie che un singolo giocatore fa guadagnare alla sua squadra. Gli sport individuali, come il tennis, non hanno questo tipo di esigenza. Visto che il giocatore di tennis è l’unico artefice – quantomeno sul campo – del 100% delle sue vittorie, per determinarne la bravura si potrebbe appunto semplicemente contare il numero delle vittorie.

E infatti i record più citati come gli Slam vinti o il numero di titoli ATP/WTA non sono che una versione di questo concetto. Un altro modo per esprimerlo è rappresentato dai punti validi per la classifica mondiale, calcolati come il totale delle vittorie di un giocatore nell’arco di 52 settimane a cui viene assegnato un punteggio in funzione del turno superato e del prestigio del torneo.

Viene naturale chiedersi se il WAR possa essere di qualche utilità al tennis. E ha senso farlo di fronte ai risultati ottenuti da Novak Djokovic nel 2015, stagione che Djokovic ha definito la migliore della sua carriera. Già quattro anni fa, nel 2011, Djokovic aveva realizzato un’altra stagione di imprese tennistiche eccezionali. Quale delle due stagioni quindi, 2011 o 2015, può veramente essere definita la migliore?   

Il WAR per definire la migliore stagione di Djokovic

Un modo per rispondere è quello di confrontare il record di vittorie-sconfitte. Il limite più grande nell’utilizzo di questo parametro risiede nel fatto che non tiene in considerazione la bravura complessiva degli avversari affrontati. Per quanto il record di Djokovic del 2015 di 82 vittorie e 6 sconfitte sia migliore di quello del 2011 (70 vittorie e 6 sconfitte) la stagione 2015 può apparire meno impressionante se, ad esempio, un numero maggiore di vittorie rispetto a quelle del 2011 è arrivato contro giocatori che non figuravano tra le teste di serie.   

Può il WAR venire in aiuto? Se ogni vittoria è diversa dalle altre per importanza, può una statistica del tipo WAR rendere omogeneo il peso specifico di ciascuna vittoria e permettere un confronto diretto tra vittorie contro un insieme eterogeneo di avversari, di fatto adattando le vittorie alla bravura dell’avversario?

La bravura del qualificato medio

Applicando lo stesso approccio concettuale del WAR, si potrebbero valutare le vittorie di un giocatore rispetto a un determinato termine di paragone. Come detto, per la MLB questo termine è dato dal giocatore sostitutivo. Nel tennis, la figura più vicina al giocatore sostitutivo è il qualificato, inteso come colui che non è direttamente inserito nel tabellone principale del torneo o il lucky loser che viene ripescato in caso di ritiro da parte di un giocatore del tabellone principale. Utilizzando la bravura di un qualificato medio come termine di paragone, l’assunzione base prevede che la bravura di un qualificato sia in linea con il livello degli altri giocatori, per cui in una stagione in cui il livello dei giocatori è particolarmente alto lo sono anche le prestazioni dei qualificati. 

Stima del numero di vittorie del giocatore sostitutivo

Una volta arrivati alla definizione di giocatore sostitutivo, il passo successivo è stimare il numero di vittorie dello stesso rispetto agli avversari delle partite prese in considerazione. Questo può essere fatto con il modello di calcolo di propria preferenza. Io sceglierei un modello basato sulla stima pitagorica BP2, perché è una misurazione della prestazione più precisa del record di vittorie-sconfitte, oltre a evitare alcune limitazioni tipiche dei modelli basati sulla classifica dei giocatori.

Se siete curiosi di conoscere la valutazione della stagione migliore di Djokovic tramite il WAR, non perdete il prossimo articolo.

Initial Thoughts on Developing WAR for Tennis

Le ragioni a favore di Novak Djokovic…e Roger Federer…e Rafael Nadal

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 18 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con il decimo titolo Slam ottenuto vincendo gli US Open 2015, Novak Djokovic si è inserito a pieno diritto nel dibattito sul più forte giocatore di sempre. Non è sicuramente in dubbio il fatto che la sua stagione 2015 si stia imponendo come una delle migliori della storia del tennis.   

Un recente articolo di FiveThirtyEight ha affrontato la tematica introducendo le valutazioni del sistema Elo, che mostrano come il picco di forma di Djokovic – raggiunto al Roland Garros 2015 – è il più alto di tutti, appena sopra a quello di Roger Federer nel 2007 e Bjorn Borg nel 1980. Utilizzando una versione personalizzata del sistema Elo, ho scoperto quanto questi picchi di forma siano in realtà tra loro vicini.

Questi sono i miei risultati per i primi 15 picchi di forma di tutti i tempi [1].

Giocatore  Anno  Elo
Djokovic   2015  2525
Federer    2007  2524
Borg       1980  2519
McEnroe    1985  2496
Nadal      2013  2489
Lendl      1986  2458
Murray     2009  2388
Connors    1979  2384
Becker     1990  2383
Sampras    1994  2376
Agassi     1995  2355
Wilander   1984  2355
Del Potro  2009  2352
Edberg     1988  2346
Vilas      1978  2325

 La differenza di un punto tra Djokovic e Federer è praticamente ininfluente: significa che Djokovic al massimo della forma ha il 50.1% di probabilità di battere Federer al massimo della forma.

I 35 punti che separano Djokovic da Rafael Nadal al massimo della forma hanno un significato più importante, perché in questo caso il giocatore migliore, cioè Djokovic, ha il 55% di probabilità di vittoria. 

Il sistema Elo per superficie di gioco

Se si delimita il perimetro di analisi alle partite su cemento, Djokovic è ancora tra i più forti, ma Federer nel 2007 ha chiaramente raggiunto il picco di forma più alto di sempre su questa superficie.

Giocatore  Anno  Elo cemento
Federer    2007  2453
Djokovic   2014  2418
Lendl      1989  2370
Sampras    1997  2356
Nadal      2014  2342
McEnroe    1986  2332
Murray     2009  2330
Agassi     1995  2326
Edberg     1987  2285
Hewitt     2002  2262

Ivan Lendl e Pete Sampras occupano una posizione decisamente migliore in questa classifica che non nella complessiva. Nonostante questo, sono piuttosto indietro rispetto a Federer e Djokovic – i circa 100 punti di differenza Federer al massimo della forma e Sampras al massimo della forma equivalgono al 64% di probabilità che il giocatore con la valutazione più alta, cioè Federer, vinca.

Sulla terra, il dominio assoluto di Nadal non ha paragoni.

Giocatore  Anno  Elo terra
Nadal      2009  2550
Borg       1982  2475
Djokovic   2015  2421
Lendl      1988  2408
Wilander   1984  2386
Federer    2009  2343
Clerc      1981  2318
Vilas      1982  2316
Muster     1996  2313
Connors    1980  2307

Borg era un maestro della terra, ma Nadal appartiene a una categoria inarrivabile. Sebbene, almeno per il momento, Djokovic abbia spodestato Nadal in molte delle conversazioni sul giocatore più forte di sempre, non ci sono dubbi che Nadal è il più grande giocatore sulla terra di tutti i tempi, e probabilmente il giocatore più dominante su una singola superficie che ci sia mai stato.

Djokovic è molto indietro rispetto a Nadal e a Borg, ma va detto in suo favore che è l’unico giocatore che si classifica fra i primi tre in entrambe le superfici.

Il superstite

L’articolo di FiveThirtyEight mostra anche che Federer è il più grande giocatore di tutti i tempi alla sua età. Molti giocatori si sono ritirati ben prima del compimento del 34esimo anno, e anche quelli che continuano a giocare solitamente non raggiungono finali Slam. A dirla tutta, la valutazione Elo di Federer pari a 2393 a seguito della sua vittoria in semifinale contro Wawrinka agli US Open 2015 lo metterebbe al sesto posto tra i giocatori al massimo della forma di sempre, dietro a Lendl e appena davanti a Andy Murray

Questi sono i primi dieci giocatori al massimo della forma di sempre secondo il sistema Elo per giocatori di 34 o più anni:

Giocatore  Età   Elo 34+ anni  
Federer    34.1  2393  
Connors    34.1  2234  
Agassi     35.3  2207  
Laver      36.6  2207  
Rosewall   37.4  2195  
Haas       35.3  2111  
Ashe       35.7  2107  
Lendl      34.1  2054  
Gimeno     35.0  2035  
Cox        34.0  2014

I 160 punti di differenza tra Federer e Jimmy Connors vogliono dire che il 34enne Federer vincerebbe circa il 70% delle volte contro il 34enne Connors. Nessun altro giocatore ha mai espresso questo livello di gioco, o nemmeno qualcosa di lontanamente paragonabile, così a lungo.

A rischio di essere ripetitivi, un ragionamento simile si può fare per il 33enne Federer proseguendo fino al 30enne Federer. In quasi tutti i momenti degli ultimi quattro anni, Federer è stato più forte di qualsiasi altro giocatore della storia a quell’età [2]. Ad oggi, Djokovic ha eguagliato o superato molti dei risultati ottenuti in carriera da Federer, specialmente sulla terra, ma sarebbe davvero notevole se riuscisse a mantenere un simile livello di gioco fino al termine del decennio.

Note:

[1] Questi numeri non sono identici a quelli di FiveThirtyEight o di altre due metriche di valutazione elaborate di recente. Alcune delle differenze sembrano dovute all’inclusione o esclusione dei ritiri, intesi sia come ritiri dall’attività agonistica sia come ritiri dalla singola partita. FiveThirtyEight ed io non li consideriamo, ma quando ho incluso i ritiri dall’attività agonistica, Federer e Djokovic si sono scambiati di posizione in cima alla classifica.

[2] Il grafico di FiveThirtyEight mostra il trentenne Lendl davanti a Federer, e Connors con un temporaneo e leggero margine di vantaggio all’età di circa 32 anni.

The Case for Novak Djokovic … and Roger Federer … and Rafael Nadal

Bernoulli e il tennis

di Jeff Sackmann // TennisAbstract 

Pubblicato il 22 dicembre 2011 – Traduzione di Edoardo Salvati

Come se servisse davvero ulteriore dimostrazione che non c’è niente di nuovo sotto il sole…

La maggior parte di noi si è da poco accostata allo studio matematico del tennis. Poi si scopre che l’analisi probabilistica del tennis risale quasi al periodo della teoria delle probabilità stessa, per merito di Giacomo Bernoulli, matematico svizzero che formulò il primo teorema del limite centrale, meglio conosciuto come la legge dei grandi numeri.

Nel tardo 17esimo secolo, Bernoulli scrisse un testo intitolato “Lettera a un amico relativamente ai set nel gioco del tennis” (parte delle Theses Logicae de conversione et oppositione enunciationum, n.d.t.). Non ho ancora avuto modo di darne lettura approfondita, ma per il momento voglio condividere una frase che dovrebbe rappresentare l’epigramma di pressoché qualsiasi analisi statistica nello sport:

È inconcepibile, come tu dici, che si possa misurare la bravura di un giocatore attraverso i numeri, lo è ancor meno che si possano trarre da questi numeri tutte le conclusioni che ne ho tratto”.

Bernoulli nacque, insegnò e morì a Basilea, che deve essere il motivo per cui oggi il tennis è così popolare da quelle parti.

Bernoulli and Court Tennis