La fortuna del sorteggio: Roland Garros 2019 (donne)

di Chapel Heel // HiddenGameOfTennis

Pubblicato il 3 giugno 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi due anni, ho eseguito simulazioni di variazioni del tabellone principale per gli Slam maschili per verificare quanto un giocatore sia stato fortunato o sfortunato nel tabellone effettivo, rispetto ad altre 100.000 possibili configurazioni dello stesso. È la prima volta che applico l‘analisi al tabellone femminile.

Viene messa a confronto la previsione effettiva del tabellone con i risultati dalle simulazioni di rimescolamento, in modo da avere alcune indicazioni sull’accessibilità del tabellone effettivo rispetto alle altre configurazioni. Tonalità di rosso (e arancione) evidenziano la sfortuna della giocatrice. Al contrario, tonalità di verde rappresentano la fortuna ricevuta nel tabellone effettivo, in riferimento a un particolare turno. Il giallo simboleggia neutralità, e si può di fatto ignorare qualsiasi valore superiore o inferiore all’1%.

Osaka e Serena, sorte opposta

A differenza del tabellone maschile, nel quale cinque giocatori hanno più dell’84% di probabilità aggregata di vittoria finale, in campo femminile la situazione è molto più aperta.

Mi interessava vedere due aspetti. Un rimescolamento del tabellone avrebbe mostrato maggiore variazione tra quelli effettivi e le nuove configurazioni? Non avendo le giocatrici di “vertice” una vittoria attesa così alta in termini di probabilità, si possono esporre più facilmente a una sconfitta a sorpresa, o a un percorso più semplice.

Viceversa, ci sarebbe stata molta meno variazione? In presenza di maggiore equiparazione tra le giocatrici, il rimescolamento del tabellone ha conseguenze minori, con peso inferiore legato al nome dell’avversaria.

A quanto pare è più probabile la prima ipotesi, ma certamente non siamo nel caos totale. L’incidenza è all’incirca sullo stesso numero di giocatrici di quanto emerso dal confronto per il tabellone maschile, anche se in questo caso la variazione percentuale è più marcata.

È andata peggio a Naomi Osaka (e anche Elina Svitolina non è stata fortunata), mentre Serena Williams ha avuto il tabellone più facile (presumendo però di avere una Williams in forma e non una Williams che non ha avuto grandi possibilità di giocare a livello competitivo quest’anno). In ogni caso, tutte e tre hanno perso prima dei quarti di finale.

Luck of the Draw: Roland Garros 2019 (Women)

La crescita da professioniste delle vincitrici di Slam juniores

di Chapel Heel // HiddenGameOfTennis

Pubblicato il 21 aprile 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo, ho affrontato la durata della crescita dei vincitori di prove Slam juniores una volta passati al professionismo. È il momento delle vincitrici, in particolare di tutte quelle che dal 1990 hanno vinto almeno uno Slam juniores, e del loro avanzamento nel raggiungere determinati traguardi da professioniste. Si tratta di 99 giocatrici in 117 prove di Slam juniores.

Vinco ora, vinco anche dopo

La semplice tabella che segue mostra l’età media della vincitrice juniores per i quattro tornei, il numero di tornei di singolare vinti sul circuito maggiore, i Premier vinti, gli Slam vinti (al momento) e la mediana dei guadagni in carriera (compreso il doppio, i Challenger, etc).

I guadagni in carriera tengono conto dell’inflazione. Mi interessava solo un’approssimazione, quindi ho usato l’indice dei prezzi al consumo deli Stati Uniti, anche se la maggior parte delle giocatrici non è americana. Inoltre, per evitare eccessive complicazioni, ho rapportato i valori all’anno a metà della carriera di una giocatrice (ad esempio, ai fini dell’analisi Victoria Azarenka ha giocato dal 2003 al 2019 e l’indice dei prezzi al consumo è quello del 2011). Ho preso la mediana perché la media avrebbe confuso le idee: in particolare Azarenka, Martina Hingis e Agnieszka Radwanska hanno vinto molti più premi partita e tornei delle altre vincitrici juniores.

Da ultimo, il numero in fondo alla colonna “Mediana $$” rappresenta la mediana dei guadagni di tutti le giocatrici nei quattro Slam juniores, avendo tolto le vincitrici multiple, vale a dire che non è la media o la mediana delle mediane nella colonna. Lo stesso è per il corrispettivo valore nella colonna “Mediana Classifica Massima”. Inoltre, come ho spiegato in un altro articolo, è molto difficile stabilire quale torneo possa rientrare nella categoria Premier di quelli precedenti alla ridefinizione (relativamente recente) della struttura dei tornei della WTA.

Numeri migliori degli uomini

Vale la pena sottolineare che l’età media delle vincitrici è di ben un anno inferiore a quella dei vincitori. Complessivamente, le vincitrici hanno anche medie e mediane migliori dei vincitori, con 121 titoli in più vinti, 8 Slam in più, circa un milione di dollari in più in guadagni mediani e una mediana della classifica massima migliore di 24 posizioni rispetto ai vincitori di Slam juniores.

In aggregato, si potrebbe pensare che la vincitrice di uno Slam juniores vincerà poi 6 o 7 tornei sul circuito maggiore (655 diviso 99), con un 50% di probabilità di vincere un evento Premier. Così non è naturalmente. Hingis, Justine Henin e Lindsay Davenport hanno vinto 141 di quei 655 titoli, quasi la metà dei Premier e quasi la metà degli Slam. Tuttavia, a differenza dei vincitori in cui meno della metà ha vinto anche un solo torneo del circuito maggiore, tra le vincitrici il 60% ha vinto un torneo WTA.

Sapere quando ritirarsi

La mediana dei guadagni di circa 2.2 milioni di dollari è molto più alta di quanto visto per i vincitori juniores i quali hanno una carriera tra i professionisti di circa dieci anni dalla vittoria dello Slam, riuscendo a malapena a vivere dei premi partita, visti gli ingenti costi annuali. Dopo aver escluso i guadagni estremi di Federer, Murray, Wawrinka, Marin Cilic e Andy Roddick, e calcolato la media e la deviazione standard dei guadagni in carriera dei rimanenti giocatori, un campione di Slam juniores ha una probabilità del 24% di guadagnare non più di 250.000 dollari in carriera…prima delle spese.

Replicare la stessa metodologia in campo femminile è marcatamente più complesso. In primo luogo, i casi estremi sono molto rari. Più di una dozzina delle 99 vincitrici del campione considerato hanno guadagnato 15 milioni di dollari (tenendo conto dell’inflazione). Altrettanto importante, le vincitrici sanno quando è arrivato il momento di ritirarsi. Dei vincitori e vincitrici juniores che non sono più in attività, l’età media a cui le vincitrici si sono ritirate è di quattro interi anni più bassa di quella dei vincitori.

Risalire la classifica

La tabella che segue mostra la percentuale di giocatrici che raggiungono determinati traguardi una volta diventate professioniste. Le prime colonne si riferiscono a traguardi in termini di classifica, le ultime due a titoli sul circuito maggiore e Slam.

Ci sono 50 percentuali e, nel confronto con la versione maschile, le vincitrici ottengono un record di 47-1-2 (vittorie, pareggi, sconfitte). Il vincitore degli US Open juniores ha il 10% di probabilità di arrivare al numero 1 della classifica, contro il 6.7% delle vincitrici, ma è di poca importanza. Si parla infatti di tre juniores uomini contro due donne. Le due percentuali di pareggio si riferiscono al raggiungimento del numero 1 e alla vittoria di uno Slam dopo aver vinto gli Australian Open juniores, entrambe prive di importanza.

Sembra quindi che, rispetto ai vincitori, una campionessa Slam juniores abbia molte più probabilità di una solida carriera. Tralasciando le categorie con campioni ridotti (in particolare il numero 1 e le vittorie negli Slam), le vincitrici hanno il 50% di probabilità in più dei vincitori di entrare tra le prime 50 e tra le prime 20, e il 33% in più di vincere un torneo di singolare del circuito maggiore. Vale la pena riflettere su questi numeri. Se la tendenza storica si mantiene tale, la vincitrice di una prova Slam juniores ha circa il 50% di probabilità di entrare tra le prime 20, più di una probabilità su quattro di entrare tra le prime 10 e quasi una su cinque tra le prime 5. Se ne deduce quindi che la ricerca di una futura promessa tra le vincitrici di Slam juniores è più redditizia che tra i vincitori.

Appunti relativi allo specifico torneo

Delle brevi considerazioni a margine.

Australian Open

Come per i vincitori, le vincitrici di Australian Open juniores ottengono meno successo delle vincitrici degli altri tre Slam juniores

Roland Garros

Nessun vincitore del Roland Garros juniores dal 1990 al 2018 è arrivato al numero 1 della classifica mondiale. Per contro, ci sono più vincitrici del Roland Garros juniores che hanno raggiunto il numero 1 – ben 5 – di qualsiasi degli altri Slam juniores. La mediana del picco massimo di classifica delle vincitrici del Roland Garros juniores è di 14!

Halep

Tra le campionesse juniores dal 2007 (in qualsiasi dei quattro tornei), Halep è l’unica vincitrice di uno Slam da professionista

Vincitrici multiple

Ci sono 15 vincitrici multiple di Slam juniores.

Al pari dei vincitori, anche le vincitrici juniores hanno raggiunto buoni risultati. La mediana dei guadagni è notevolmente più bassa di quella maschile, in parte dovuta alla disparità di premi partita. La mediana di classifica massima dei vincitori è di quattro posizioni peggiore rispetto a quella delle vincitrici. Le vincitrici multiple hanno 47 titoli in più e 8 Slam in più rispetto ai vincitori. Come per i vincitori, i guadagni includono anche i premi del doppio, ma non le altre colonne.

Vincere tre volte è meglio di due? Con soli due vincitori di tre Slam a testa, Gael Monfils (ottima carriera) e Daniel Elsner (di cui non avevo mai sentito parlare), non si sono potute trarre grandi conclusioni. Tra le donne, abbiamo Magdalena Maleeva (ottima carriera), Hingis (nella Hall of Fame) e Anastasia Pavlyuchenkova (ottima carriera).

Durata della crescita

Siamo in grado di calcolare la probabilità con cui le vincitrici di Slam juniores raggiungono determinati traguardi da professioniste, ma non la velocità con cui lo fanno (se mai ci riescono). Ho misurato il tempo trascorso in mesi (arrotondato) tra la data della vittoria di uno Slam juniores per una giocatrice e il raggiungimento di quei traguardi. Il grafico dell’immagine 1 mostra le curve per ciascun torneo con il numero di mesi sull’asse delle ordinate.

IMMAGINE 1 – Durata della crescita (in mesi)

Un numero importante di campionesse juniores erano già tra le prime 200 al momento della vittoria di uno Slam juniores. Inoltre, Angelique Widjaja ha vinto il titolo al Roland Garros con una classifica tra le prime 125 e avendo già un trofeo sul circuito maggiore!

Minore variazione ma più tempo per entrare nelle prime 20

Si assiste anche a una variazione minore tra gli Slam juniores femminili rispetto a quelli maschili: le quattro curve del grafico seguono un andamento ragionevolmente simile. Le curve dei vincitori erano anche più piatte, con una progressione più stabile verso il vertice. Le vincitrici invece passano più velocemente da un livello al successivo, fino alle prime 50. Per passare però poi alle prime 20, la fase di attesa è più lunga di quanto si verifica tra i vincitori, da cui l’andamento più verticale delle curve per quella sezione del grafico.

In media, servono due anni e tre mesi dalle prime 50 alle prime 20, cioè quasi un anno di più dei vincitori che sono arrivati fino a quelle posizioni. D’altro canto, le vincitrici raggiungono il primo titolo quasi otto mesi prima e chi riesce ad arrivare nelle prime 5 lo fa in media 18 mesi prima dei vincitori di Slam juniores.

Aggregando i dati dei quattro Slam juniores femminili per ognuno dei traguardi citati, oltre al primo “vero” Slam raggiunto, otteniamo il grafico a scatola dell’immagine 2. L’asse delle ordinate riporta il numero di mesi. Il colore verde rappresenta il terzo quartile e il blu il secondo quartile. Visto che è preferibile una crescita più rapida, le scatole blu sono migliori delle verdi. I cerchi dal contorno blu indicano i valori estremi. Ad esempio, sono servite 107 settimane a Kristina Kucova per entrare tra le prime 10 dopo aver vinto gli US Open juniores 2007, cioè una durata nettamente fuori media (che per gli US Open è di circa 22 mesi).

IMMAGINE 2 – Finestre di crescita

Chi è indietro?

Grazie a queste finestre temporali, possiamo vedere quali tra le recenti vincitrici di Slam juniores sono ancora in corsa per raggiungere determinati traguardi. Allo scopo, utilizzo finestre aggregate dal grafico a scatola e non quelle di crescita specifiche per torneo. Non mi spingo più in la dei primi 10 anche per le vincitrici – perché da quel punto il campione di dati inizia a frammentarsi – e il primo titolo. Questo significa che sono rilevanti solo le vincitrici dal 2012, rispetto al 2013 per i vincitori, visto il periodo di crescita più lungo necessario a entrare tra le prime 20.

Se una giocatrice ha già raggiunto il traguardo, scrivo il numero di mesi nella cella. Ma se è in ritardo (cioè fuori dal vertice del terzo quartile), lo sfondo è rosso con il carattere in bianco. Dato che, ovviamente, è meglio avere una crescita più rapida, utilizzo il carattere in blu se si è sotto la mediana – cioè la giocatrice ha ancora molto tempo – e uno sfondo verde se si è nel terzo quartile, cioè se il tempo a disposizione è sempre meno ma ancora non in modo irrecuperabile. Lo sfondo è rosso se la giocatrice ha mancato il terzo quartile.

Riepilogando, se c’è solo il numero nella cella, la giocatrice è in posizione ottimale. I numeri bianchi su sfondo rosso indicano un passaggio intermedio di crescita più lenta del normale. Le celle blu vanno bene, le verdi non sono granché e quelle rosse senza numeri vanno male.

IMMAGINE 3 – Tabella riepilogativa della crescita delle vincitrici di Slam juniores con codifica tramite colori

Un’attesa più lunga per entrare nelle prime 200

Per via della più lunga durata di crescita per entrare nelle prime 20 e andare oltre, ci sono molte più celle blu nella metà destra della tabella, se paragonata a quella dei vincitori. È anche interessante il numero di traguardi raggiunti ma con ritardo sulla progressione attesa (i numeri bianchi su sfondo rosso). Siamo principalmente nella fase tra le prime 200 e le prime 125, e credo dipenda dal fenomeno già citato, per cui alcune giocatrici erano nelle prime 200 e prime 125 quando hanno vinto lo Slam juniores.

Sebbene delle giocatrici nella tabella solo Annika Beck e Amanda Anisimova siano esempio di questo aspetto, la media di tutte le vincitrici juniores include 17 giocatrici che erano già nelle prime 200 alla loro vittoria, riducendo la durata della crescita. È per questo che non darei troppo peso agli undici mesi attesi di crescita per entrare nelle prime 200. Più probabilmente siamo in presenza di un tempo doppio, considerando la quantità di numeri bianchi su sfondo rosso per quella colonna.

Alcune considerazioni su giocatrici singole o gruppi di giocatrici.

Townsend

Anche se sempre un po’ tardi sulla progressione, Taylor Townsend ha raggiunto diversi traguardi, quindi è difficile pensare che non possa entrare tra le prime 50 dalla sua attuale 84esima posizione. La situazione può cambiare rapidamente nella classifica femminile, anche se le prime 50 sembrano rappresentare per lei un punto di arrivo.

Beck e Bouchard

Non penso che Beck e Eugenie Bouchard siano giocatrici simili, ma osserviamo quanto la durata della loro crescita sia, o sia stata, analoga. Beck si è ritirata nel 2018, ma in realtà ha smesso di giocare nel 2017 per via di infortuni, prima di compiere 24 anni. Annunciando il ritiro ha detto di avere altri aspirazioni oltre al tennis, quindi ha lasciato. Si può pensare che Beck non avesse il talento per stare nel lungo periodo dietro a Bouchard – la quale a sua volta ha avuto delle battute d’arresto – ma Beck ha vinto due tornei, e Bouchard è ancora ferma a uno.

Konjuh

Ana Konjuh era in linea con tutti i traguardi, ma è stata tradita dal gomito. A marzo si è sottoposta a un intervento chirurgico al legamento collaterale dell’ulna, noto anche con il nome di “operazione Tommy John”, che suona molto più preoccupante. Ha almeno un anno prima di riprendere qualsiasi forma di tennis competitivo. È probabile che la cella rossa delle prime 10 nella sua tabella non si riempia di un numero bianco, ma è interessante pensare a dove sarebbe potuta arrivare.

Linee pulite e cieli blu

Solo Alexander Zverev, tra i vincitori di Slam juniores, vanta un linea completamente pulita, senza celle vuote o con sfondo rosso. Tra le vincitrici abbiamo invece Bouchard, Belinda Bencic e Jelena Ostapenko che però, una volta raggiunti i traguardi, hanno smarrito la strada.

Nel frattempo Anisimova (che ha vinto il primo titolo a Bogotà 2019) e Iga Swiatek (che ha giocato la prima finale a Lugano 2019) stanno raggiungendo i loro traguardi in direzione di cieli, o celle, sempre più blu.

Tic Toc (ma è un orologio che rimane indietro?)

Marie Bouzkova è arrivata tardi a ogni traguardo, ma al momento non è lontana dalle prime 100. La tabella segnala il suo ritardo anche per i prossimi due traguardi, e non è un buon segno. Ho guardato alcune partite e, in termini di talento, penso possa raggiungere le prime 50 (magari anche le prime 40). Ha vinto gli US Open juniores 2014, e ha solo vent’anni.

Tra le vincitrici più recenti, Marta Kostyuk è entrata tra le prime 200 dopo il previsto, mentre nei tempi giusti tra le prime 125. Si trova ora allo scadere per l’ingresso tra le prime 100, e decisamente lontano vista la 245esima posizione. Possiamo dire che è ancora in tempo – anzi, è quello che ho scritto – e non la si può dare per persa. Ha vinto gli Australian Open juniores quando aveva solo 14 anni e mezzo e alla fine di giugno ne compirà 17.

Più bassa l’età della vittoria, migliore la carriera

Per alcune giocatrici, specialmente quelle che hanno vinto lo Slam juniores quando erano molto giovani, il tempo potrebbe interrompersi. I dati dell’articolo (e lo stesso per i vincitori juniores) misurano la distanza tra la vittoria in uno Slam juniores e un traguardo da professioniste, non l’età in cui questo si è verificato. La progressione verso il vertice del tennis non può essere sempre misurata a partite dall’età, perché in quel caso si ipotizza che ogni giocatrice raggiunga l’apice nello stesso momento. Il successo in uno Slam juniores fornisce indicazione del talento di una giocatrice, a prescindere dall’età.

Tuttavia, la crescita successiva alla vittoria potrebbe essere influenzata proprio dall’età della giocatrice. Ad esempio, l’età media delle vincitrici di Slam juniores è 16.5, ma ce ne sono diverse sotto i 16 anni come nel caso di Kostyuk: Maleeva (tre volte), Mirjana Lucic (due), Virginie Razzano (due), Jelena Jankovic, Barbora Strycova, Azarenka, Pavlyuchenkova (due), Townsend e Konjuh. 

È un elenco niente male, ed è solo quello delle vincitrici con meno di 16 anni degli Australian Open. Ho parlato del fatto che Hingis ha vinto il Roland Garros juniores due volte, di cui una a quattro mesi dai 13 anni e la seconda un anno dopo?!! Cori Gauff è entrata nel tabellone principale a Miami 2019 a soli 15 anni, nemmeno a un anno di distanza dalla vittoria del Roland Garros juniores.

Pur in assenza di prove inconfutabili, la mia idea è che le giocatrici che vincono Slam juniores a un’età molto più bassa della media beneficiano poi di una carriera decisamente migliore. Per adesso, mi fermo qui.

Girls Grand Slam Winners Developing as Pros, or “Tick Tyock, Kostyuk”

Una storia dei tabelloni femminili al Roland Garros in cui chiunque poteva vincere

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 21 maggio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi anni, si è parlato molto della “profondità” del tennis femminile. Dopo che al termine degli Australian Open 2017 Serena Williams è andata in maternità, nessuna giocatrice è emersa come forza dominante del circuito. Nell’episodio numero 62 del Podcast di Tennis Abstract, ho affermato che l’imminente edizione del Roland Garros dà la sensazione di essere aperta a qualsiasi vincitrice, specialmente dopo aver visto la finale degli Internazionali d’Italia tra Karolina Pliskova e Johanna Konta, due giocatrici dalla destrezza relativa sulla terra battuta.

Alla fine della registrazione, ho generato delle previsioni per il torneo con l’utilizzo delle valutazioni Elo specifiche per superficie, su un campo partecipanti costituito dalle prime 128 della classifica mondiale (il tabellone effettivo sarà diverso, ma le qualificate e le wild card tipicamente non hanno grande influenza sul risultato finale).

La campionessa in carica Simona Halep è la prima favorita, con una probabilità del 22.2% di difendere il titolo. Segue Petra Kvitova, appena sopra al 10%, con Kiki Bertens al terzo posto e poco sotto la doppia cifra. Ci sono poi altre due giocatrici con il 5% di probabilità di vittoria, cinque con almeno il 3% e altre nove con l’1%. Si tratta di un totale di 19 giocatrici [1] con almeno 1 probabilità su 100, tra cui due non certamente favorite come Anett Kontaveit e Petra Martic.

Maria Sakkari, vincitrice del torneo di Rabat e semifinalista agli Internazionali d’Italia, è al 20esimo posto, a un passo dall’1%. Non c’è molta separazione tra le giocatrici in cima all’elenco, e quando il sorteggio avrà assegnato fortune e sfortune l’ordine sarà senza dubbio un altro.

L’impressione è che possa vincere chiunque

Questo è ancor più vero se lo si paragona al Roland Garros di trent’anni fa, con una Steffi Graf inarrivabile al 68% di probabilità di vittoria, e tra le sole cinque giocatrici con più dell’1% di probabilità (le divinità del tennis hanno preso in giro questa previsione retrospettiva, perché Arantxa Sanchez Vicario portò la sua probabilità dell’1.5% a inizio torneo fino alla vittoria).

Il nutrito gruppo delle diciannove con almeno l’1% di probabilità è in effetti uno sviluppo molto recente. Nei precedenti trent’anni, le giocatrici con almeno l’1% di probabilità di vittoria sono state in media 11.5 e solo in tre occasioni si è arrivati a 19, due delle quali nel 2017 e 2018 (l’altra è stata nel 2010, con l’incredibile numero di 23 giocatrici con almeno l’1% e nessuna di loro con più del 13% di probabilità di vittoria). Non più tardi del 2004, solo 8 giocatrici potevano manifestare tanto ottimismo prima dell’avvio del torneo.

La seconda soglia di favorite, giocatrici con una probabilità di vittoria non superiore all’1%, è l’aspetto più caratteristico dei recenti tabelloni del Roland Garros, e rafforza la convinzione che di questi tempi il tennis femminile sia particolarmente equilibrato. Se Kontaveit, testa di serie 17, non sembra una possibile vincitrice, è però senza dubbio una candidata più concreta di quanto lo fossero 15 anni fa giocatrici con una testa di serie simile.

È cambiato il dominio al vertice

Restringendo l’attenzione a soglie di probabilità più alte, come il 3% o il 5%, l’era attuale si distingue di meno. Dal 1989 al 2018, il classico tabellone aveva 6.5 giocatrici con almeno il 3% di probabilità e 4.8 giocatrici con almeno il 5%. Quello del 2019 include 10 giocatrici nella prima soglia e 5 – all’incirca la media storica – nella seconda. Solo l’esercito delle giocatrici da 1% separa il tabellone di quest’anno da, ad esempio, il 1997, quando in nove avevano almeno il 3% di probabilità, di cui sette al 5% o più.

È cambiato invece il predominio delle giocatrici in cima all’elenco. Negli ultimi tre decenni, in media la favorita arrivava a Parigi con una probabilità su tre di vittoria. Nelle tre edizioni da primatista, Halep non è andata oltre il 23%. La tabella mostra le dieci favorite “più deboli” per le edizioni dal 1989 al 2019.

Anno  Favorita       Probabilità     
2010  V. Williams    12.9%     
2018  Halep          19.1%  *  
2011  Wozniacki      22.0%     
2019  Halep          22.2%     
2017  Halep          23.0%     
2006  Henin          23.3%  *  
2005  Henin          23.4%  *  
2012  Azarenka       24.1%     
2008  Sharapova      24.5%     
2009  Safina         24.7%

* Vittoria del torneo

Tradizionalmente, il Roland Garros fa pensare che il campo partecipanti femminile sia molto equilibrato, anche quando in effetti non è stato così. La favorita ha poi vinto solo 8 delle ultime 30 edizioni, una frequenza del 27% che quasi potrebbe rientrare nel precedente elenco. Sanchez Vicario ha vinto due volte avendo meno del 2% di probabilità. Il titolo di Anastasia Myskina nel 2004 aveva una probabilità dello 0.8%, mentre nel 2017 Jelena Ostapenko era la 27esima favorita, dietro Mona BarthelKaterina Siniakova, con una probabilità dello 0.4%.

Le sorprese quindi sono sempre state parte integrante di Parigi. In assenza di una giocatrice dominante in cima al tabellone e con il numero “1” vicino al nome, le altre si sono finalmente avvicinate. Nessuna ha una probabilità così convincente da pensare di avere già la vittoria in tasca, e un’impressionante pletora di contendenti ha ragione di sperare in due settimane di magia.

Note:

[1] L’elenco completo delle “favorite” ordinate per probabilità di vittoria: Halep, Kvitova, Bertens, Pliskova, Ashleigh BartyAngelique KerberElina SvitolinaCaroline WozniackiGarbine MuguruzaNaomi OsakaSloane StephensMarketa VondrousovaMadison Keys, Konta, Serena, Kontaveit, Caroline GarciaVictoria Azarenka e Martic.

A History of Wide-Open French Open Women’s Draws

Sara Errani sull’orlo del precipizio

di Chapel Heel // HiddenGameOfTennis

Pubblicato il 17 maggio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella prima partita degli Internazionali d’Italia, il torneo di casa, Sara Errani è stata demolita per 6-1 6-0 dalla numero 43 del mondo, Viktoria Kuzmova, che a sua volta la scorsa settimana a Madrid non aveva fatto nemmeno un game in pochi minuti in campo contro Simona Halep.

Sono andato subito a vedere le statistiche di Errani per cercare il numero di doppi falli, che ultimamente è diventato il motivo principale d’interesse per le sue statistiche. Sei doppi falli commessi, che non sembrano tanti, anche se ha servito solo 17 seconde. Mi hanno colpito di più invece le sette palle break che ha dovuto fronteggiare in una partita così breve. Si tratta di circa il 15% di tutti i punti al servizio, vale a dire che si è trovata sotto pressione al servizio più spesso di una volta ogni sette battute.

Ho fatto una veloce indagine sulle prime 125 della classifica, oltre a Errani, per la stagione 2019, compreso il torneo di Madrid, e per il periodo dalla stagione 2016 a quella attuale (incluso Madrid), eliminando poi tutte le giocatrici senza almeno 400 punti al servizio nel 2019. Sono rimaste fuori in quattro, tra cui Maria Sharapova.

La pressione delle palle break

La tabella mostra, per entrambi i periodi, le palle break fronteggiate come percentuale dei punti totali al servizio, e l’indice-z (cioè il numero di deviazioni standard rispetto alla media di questo gruppo. Nota: ho invertito il segno dell’indice-z in modo che a valori negativi corrispondano prestazioni negative). Ho aggiunto una quinta colonna “Differenza Indice-z” per la differenza tra breve e lungo periodo dell’indice-z, i cui numeri non hanno un significato intrinseco (almeno, non credo ne abbiano uno), ma aiutano a far vedere il cambiamento in termini di pressione delle palle break tra i due periodi di riferimento. La tabella è inizialmente ordinata per la peggior percentuale di pressione delle palle break (PBP) del 2019, ma si possono applicare altri filtri liberamente.

Min 400 Punti
servizio
PBP %
2019
Indice-z 2019PBP %
2016-2019
Indice-z
2016-2019
Differenza
Indice-z
Aleksandra Krunic0.161-2.8320.115-0.153-2.68
Sara Errani0.161-2.8320.141-2.560-0.27
Daria Gavrilova0.148-2.0220.123-0.893-1.13
Daria Kasatkina0.147-1.9590.122-0.801-1.16
Evgeniya Rodina0.145-1.8350.138-2.2830.45
Johanna Larsson0.145-1.8350.122-0.801-1.03
Shuai Zhang0.141-1.5850.117-0.338-1.25
Tamara Zidansek0.137-1.3360.129-1.4490.11
Anna Karolina Schmiedlova0.137-1.3360.135-2.0050.67
Nao Hibino0.137-1.3360.125-1.079-0.26
Samantha Stosur0.137-1.3360.110.310-1.65
Rebecca Peterson0.136-1.2730.119-0.523-0.75
Heather Watson0.136-1.2730.117-0.338-0.94
Ivana Jorovic0.135-1.2110.121-0.708-0.50
Mandy Minella0.134-1.1490.118-0.430-0.72
Lesia Tsurenko0.133-1.0860.120-0.616-0.47
Aliaksandra Sasnovich0.133-1.0860.119-0.523-0.56
Ons Jabeur0.132-1.0240.114-0.060-0.96
Vera Lapko0.132-1.0240.1130.033-1.06
Andrea Petkovic0.132-1.0240.124-0.986-0.04
Viktorija Golubic0.132-1.0240.120-0.616-0.41
Anna Blinkova0.131-0.9610.124-0.9860.03
Madison Brengle0.131-0.9610.131-1.6340.67
Yafan Wang0.131-0.9610.127-1.2640.30
Amanda Anisimova0.131-0.9610.115-0.153-0.81
Mihaela Buzarnescu0.130-0.8990.1110.218-1.12
Kristina Mladenovic0.130-0.8990.115-0.153-0.75
Jelena Ostapenko0.129-0.8370.124-0.9860.15
Laura Siegemund0.128-0.7740.119-0.523-0.25
Christina Mchale0.125-0.5870.121-0.7080.12
Marie Bouzkova0.125-0.5870.116-0.245-0.34
Barbora Strycova0.125-0.5870.114-0.060-0.53
Saisai Zheng0.125-0.5870.126-1.1710.58
Margarita Gasparyan0.124-0.5250.121-0.7080.18
Lauren Davis0.123-0.4630.124-0.9860.52
Sara Sorribes Tormo0.122-0.4000.146-3.0232.62
Zarina Diyas0.122-0.4000.121-0.7080.31
Fiona Ferro0.122-0.4000.135-2.0051.61
Carla Suarez Navarro0.121-0.3380.1120.125-0.46
Timea Bacsinszky0.121-0.3380.117-0.3380.00
Monica Puig0.120-0.2750.1060.681-0.96
Magda Linette0.120-0.2750.114-0.060-0.22
Anett Kontaveit0.120-0.2750.1050.773-1.05
Alison Riske0.120-0.2750.1110.218-0.49
Lara Arruabarrena0.119-0.2130.123-0.8930.68
Dalila Jakupovic0.119-0.2130.116-0.2450.03
Mona Barthel0.119-0.2130.116-0.2450.03
Kateryna Kozlova0.119-0.2130.1130.033-0.25
Elise Mertens0.119-0.2130.116-0.2450.03
Irina Camelia Begu0.118-0.1510.120-0.6160.47
Maria Sakkari0.118-0.1510.124-0.9860.84
Kaia Kanepi0.118-0.1510.1120.125-0.28
Vera Zvonareva0.117-0.0880.1130.033-0.12
Anastasija Sevastova0.117-0.0880.1110.218-0.31
Kirsten Flipkens0.117-0.0880.115-0.1530.07
Svetlana Kuznetsova0.117-0.0880.1110.218-0.31
Jil Teichmann0.116-0.0260.115-0.1530.13
Alize Cornet0.116-0.0260.125-1.0791.05
Victoria Azarenka0.116-0.0260.1050.773-0.80
Sorana Cirstea0.116-0.0260.116-0.2450.22
Sloane Stephens0.1150.0360.1090.403-0.37
Ysaline Bonaventure0.1150.0360.1100.310-0.27
Viktoria Kuzmova0.1140.0990.1050.773-0.67
Tatjana Maria0.1140.0990.115-0.1530.25
Stefanie Voegele0.1140.0990.1130.0330.07
Magdalena Rybarikova0.1140.0990.1120.125-0.03
Su Wei Hsieh0.1130.1610.122-0.8010.96
Jessica Pegula0.1130.1610.115-0.1530.31
Alison Van Uytvanck0.1130.1610.1070.588-0.43
Ajla Tomljanovic0.1130.1610.116-0.2450.41
Aryna Sabalenka0.1130.1610.1040.866-0.71
Eugenie Bouchard0.1120.2230.115-0.1530.38
Qiang Wang0.1120.2230.1100.310-0.09
Venus Williams0.1120.2230.1120.1250.10
Natalia Vikhlyantseva0.1120.2230.1120.1250.10
Yulia Putintseva0.1120.2230.121-0.7080.93
Veronika Kudermetova0.1110.2860.114-0.0600.35
Bernarda Pera0.1110.2860.114-0.0600.35
Polona Hercog0.1110.2860.122-0.8011.09
Misaki Doi0.1100.3480.117-0.3380.69
Petra Martic0.1100.3480.1060.681-0.33
Beatriz Haddad Maia0.1090.4100.1050.773-0.36
Pauline Parmentier0.1090.4100.121-0.7081.12
Caroline Garcia0.1090.4100.0991.329-0.92
Lin Zhu0.1080.4730.118-0.430.90
Anastasia Potapova0.1080.4730.122-0.8011.27
Sofia Kenin0.1080.4730.1120.1250.35
Anastasia Pavlyuchenkova0.1070.5350.1060.681-0.15
Kristyna Pliskova0.1070.5350.0981.422-0.89
Vitalia Diatchenko0.1070.5350.118-0.430.97
Dayana Yastremska0.1060.5980.1090.4030.20
Garbine Muguruza0.1060.5980.0991.329-0.73
Belinda Bencic0.1060.5980.1100.3100.29
Ekaterina Alexandrova0.1060.5980.1120.1250.47
Julia Goerges0.1050.6600.0921.977-1.32
Taylor Townsend0.1050.6600.121-0.7081.37
Nicole Gibbs0.1030.7850.122-0.8011.59
Elina Svitolina0.1030.7850.1021.051-0.27
Katie Boulter0.1030.7850.114-0.0600.85
Caroline Wozniacki0.1020.8470.1030.959-0.11
Iga Swiatek0.1020.8470.1050.7730.07
Katerina Siniakova0.1010.9090.115-0.1531.06
Danielle Collins0.1000.9720.1120.1250.85
Astra Sharma0.1000.9720.1030.9590.01
Donna Vekic0.1000.9720.1110.2180.75
Madison Keys0.0991.0340.0912.070-1.04
Angelique Kerber0.0991.0340.1040.8660.17
Camila Giorgi0.0991.0340.1060.6810.35
Johanna Konta0.0981.0960.0951.699-0.60
Dominika Cibulkova0.0961.2210.1130.0331.19
Karolina Muchova0.0941.3460.1001.2360.11
Simona Halep0.0931.4080.1040.8660.54
Serena Williams0.0911.5330.0783.274-1.74
Bianca Andreescu0.0891.6580.0991.3290.33
Ashleigh Barty0.0891.6580.0862.533-0.88
Karolina Pliskova0.0881.7200.0902.163-0.44
Petra Kvitova0.0851.9070.0941.7920.12
Marketa Vondrousova0.0851.9070.1060.6811.23
Tereza Smitkova0.0851.9070.1050.7731.13
Naomi Osaka0.0841.970.0921.977-0.01
Kiki Bertens0.0782.3440.0971.5140.83
Jennifer Brady0.0772.4060.1050.7731.63
Media0.1160.113
Mediana0.1150.114
Deviazione Standard0.0160.010

Aleksandra Krunic è in difficoltà al servizio nel 2019 quanto lo è Errani, ma si tratta per lei di una novità, perché nell’orizzonte più lungo è rimasta all’incirca in media. Così non è invece per Errani, che riesce in qualche modo a regredire da numeri già significativamente scadenti. Sempre nel lungo periodo, Sara Sorribes Tormo è stata ancora più sotto pressione di Errani, con tre intere deviazioni standard dal lato sbagliato della media. Nel 2019 è solo al 36esimo posto delle peggiori: o ha cambiato qualcosa, o il campione di dati deve ancora aggiornarsi per riflettere la situazione.

Deviazioni standard dalla media

Errani stessa è vicina a tre deviazioni standard dalla media, che la pongono agli estremi della curva. In concreto, all’interno di una partita di routine in due set (tipo, 6-3 6-3) una giocatrice ha probabilmente 60-65 punti al servizio. Questo significa che Errani si trova di fronte a circa tre game di servizio in più in cui è sotto pressione per le palle break che deve fronteggiare rispetto alla media del gruppo.

Tra le migliori per indice-z nel lungo periodo non troviamo sorprese, vista la presenza tra le altre di Kiki Bertens, Naomi Osaka, Petra Kvitova, Karolina Pliskova, Ashleigh Barty, Madison Keys, Julia Goerges e Serena Williams (l’indice-z di Williams nel lungo è fantascientifico). Per il 2019 però, due giovani sono entrate tra le prime 10, Marketa Vondrousova e Bianca Andreescu.

Andreescu ha dimostrato di avere un servizio solido, ma Vondrousova non appare così forte, anche se il fatto di essere mancina probabilmente è un fattore rilevante. Sono numeri che semplicemente ricordato che proteggere il turno di servizio non è solo una questione di avere un servizio potente. Anche Caroline Wozniacki, Elina Svitolina e Halep, e pure Astra Sharma (!) rientrano tra le prime 20.

Tra i problemi al servizio e una bizzarra squalifica per doping (bizzarra quanto la sentenza, con una contestuale “ingestione involontaria” e un “lieve grado di colpevolezza”), mi ha sorpreso che Errani non abbia scelto gli Internazionali d’Italia per ritirarsi dal professionismo. Ha vinto contro pronostico in passato, ma le colleghe sono diventate più potenti, e lei sta regredendo.

Nota a margine: punti con la pressione delle palle break

Non credo che calcolare la pressione delle palle break in percentuali aggiunga nuove informazioni. È di fatto un altro modo per rendersi conto della solidità di servizio di una giocatrice. La correlazione con i punti vinti al servizio presenta il robusto valore (almeno per il 2019) di -0.79, senza una differenza materiale tra terra battuta e cemento. Ritengo però interessante osservare un servizio debole (in generale o per una specifica partita) con la lente d’ingrandimento sulla quantità di pressione a cui una giocatrice al servizio è veramente sottoposta.

Gli appassionati sono a proprio agio sui numeri relativi alle palle break salvate e a quelle trasformate. Sono occorrenze che spesso danno idea dell’equilibrio di una partita e di come possa andare in una direzione o nell’altra, ma sono anche statistiche con una larga componente di casualità (o fortuna o non replicabile dominio nei momenti importanti, quale sia il termine che preferite; qui per approfondimenti). Teoricamente, una giocatrice può essere più brava della media a salvare palle break (in termini percentuali), ma nel contempo esporsi a così tante palle break da rendere inefficace il talento nel salvarle.

Percentuale di pressione sulle palle break

Potrebbe essere utile valutare anche la percentuale di pressione sulle palle break di una giocatrice al servizio nelle occasioni in cui ci sbrighiamo a dare merito alla giocatrice alla risposta. Facciamo tutti scelte soggettive nel commentare una partita che non abbiamo visto. Ad esempio, perché ho ipotizzato che Errani abbia avuto una giornata terribile al servizio invece di pensare che sia stata Kuzmova ad averne una fantastica alla risposta? Avrei potuto altrettanto facilmente scrivere che Kuzmova ha risposto con molta efficacia, raggiungendo la palla break sul 15% dei servizi di Errani.

Ho fatto un esempio limite, perché la difficoltà di Errani con il servizio è ben nota e perché Kuzmova non è conosciuta per avere una risposta formidabile. In una situazione meno evidente, prima di dare troppo merito alla giocatrice alla risposta, potrebbe aver senso stabilire se è normale per una giocatrice avere una palla break sul 15% dei punti al servizio dell’avversaria.

Linearità tra palle break e percentuale di vittoria

Da ultimo, inserisco una tabella per la stagione femminile 2019 in cui ho suddiviso in sottoinsiemi tutte le partite in funzione della percentuale di PBP, con incrementi all’incirca del 2.5%. Visto che quasi il 60% delle partite è ripartito nei tre sottoinsiemi centrali (7.50% – 15.00%), ho ulteriormente scomposto in sottoinsiemi dello 0.75%, come appaiono a destra della parentesi. Il punto in cui la percentuale di vittoria supera il 50% è intorno all’11.2%.

In due circostanze la percentuale di pressione delle palle break non è lineare con la percentuale di vittoria. La più importante è nell’intervallo 9.00% – 10.50% (evidenziato), ma un po’ anche nell’intervallo 12.00% – 13.50%. Due di questi mini-sottoinsiemi si traducono più o meno in una palla break a partita quando una giocatrice ha 65 punti al servizio. Non sorprende quindi l’impossibilità di una linearità perfetta.

Errani Teeters on the Brink (Backsliding)

Salite e discese nelle prime settimane di terra battuta

di Stephanie Kovalchik // StatsOnTheT

Pubblicato il 26 aprile 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo le prime settimane sulla terra battuta europea, quali sono i giocatori e le giocatrici che si sono fatti notare e quali invece sono rimasti nelle retrovie? Vediamo i venti che più hanno fatto aumentare e diminuire il loro valore sulla terra. 

Con l’avvicinarsi della fine del mese, sono diversi i tornei sulla terra di entrambi i circuiti da cui ricavare prestazioni inattese o rendimenti negativi. Sulla base della variazione del margine di vittoria associato alla valutazione Elo specifica per la terra per i primi 23 giorni di aprile, ho classificato i dieci giocatori e giocatrici con il maggior guadagno e i dieci giocatori e giocatrici che più hanno faticato a tenere il passo.  

Uomini

Benoit Paire si prende il primo posto con un guadagno totale di +100 punti di valutazione Elo specifica, soprattutto grazie alla vittoria a sorpresa a Marrakech, in cui ha battuto Jaume Munar e Jo-Wilfried Tsonga. Oltre a Paire, tra i giocatori con la classifica più alta nei dieci che più si sono migliorati troviamo Fabio Fognini, il cui titolo a Monte Carlo, battendo Rafael Nadal in semifinale, gli ha fatto guadagnare +91 punti. C’è poi il connazionale Lorenzo Sonego, che ha superato almeno tre turni sia a Marrakech che a Monte Carlo.

IMMAGINE 1 – Variazioni nella valutazione Elo specifica per la terra tra gli uomini

L’ultimo e terzultimo posto dei peggiori è occupato rispettivamente da Mischa Zverev e Alexander Zverev, alimentando, specialmente per Alexander, i dubbi sulle possibilità di titolo al Roland Garros.

Donne

Anche se sono poche le giocatrici a essere scese in campo nei primi eventi sulla terra battuta del circuito, qualche nome conosciuto compare tra le dieci con la maggiore variazione Elo specifica. Dopo gli ottimi risultati sul cemento, Belinda Bencic e Amanda Anisimova stanno facendo vedere di essere in forma anche sulla terra.

IMMAGINE 2 – Variazioni nella valutazione Elo specifica per la terra tra le donne

Non ci sono grosse sorprese tra le giocatrici che hanno fatto peggio al momento sulla terra, e questo lascia intendere di potersi aspettare molte contendenti per la vittoria finale al Roland Garros.

Early Ups and Downs on Clay

La giocatrice di tennis più prevedibile

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 12 aprile 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Caroline Wozniacki è una donna di abitudini. In otto game al servizio nella vittoria di primo turno contro Laura Siegemund a Charleston la settimana scorsa, ha replicato una sequenza ben precisa: servizio esterno sul primo punto, al centro sul secondo, al centro sul terzo ed esterno sul quarto. Se si escludono due prime sbagliate non definibili come “esterne” o “al centro”, si tratta complessivamente di trenta punti, sui quali Wozniacki ha sempre servito nella direzione a lei più congeniale. Dal quinto punto di ciascun game, la scelta è stata più casuale.

Non è niente di nuovo per la danese ex numero 1 del mondo. Contro Monica Niculescu al terzo turno a Miami, ha giocato undici game al servizio. Nei primi quattro punti di ciascuno, ha imposto la stessa sequenza, cioè esterno, al centro, al centro, esterno. Quarantaquattro punti al servizio e nessuna sbandata dalla rotta maestra della prima. Il Match Charting Project ha raccolto dati per più di 2600 partite femminili, e nessun’altra giocatrice ha mai servito per una partita intera senza alcuna variazione nella direzione dei primi quattro punti del game. Wozniacki lo ha fatto in diciassette partite.

Una misura della prevedibilità al servizio

Vediamo quanto Wozniacki si discosta dalle avversarie nell’essere così estrema in termini di ripetitività. Ho classificato ogni prima di servizio come “esterna” o “al corpo”. Il Match Charting Project prevede tre direzioni (esterna, al corpo, al centro) e nel caso un servizio sia codificato “al corpo”, ho utilizzato il primo colpo della giocatrice alla risposta come indicazione della direzione al servizio. Non è un metodo perfetto, perché alcune giocatrici, su un servizio debole, possono girare intorno alla pallina, ma è un’ottima approssimazione. Ho escluso servizi al corpo che non hanno avuto risposta o che non sono terminati in campo. La tabella riepiloga la percentuale con cui Wozniacki ha servito esterno in ogni punto di più di mille game di servizio di cui abbiamo dati punto per punto.

Punto     % Sv esterno   
Primo 82.8%
Secondo 17.4%
Terzo 16.7%
Quarto 78.5%
Quinto 52.3%
Sesto 46.8%
Parità 48.0%
Vantaggi 50.6%

Prevedibilità della prima di servizio o PPS

Wozniacki sceglie di modificare la direzione della prima di servizio nei primi quattro punti una volta ogni cinque servizi. Se riportiamo le prime quattro percentuali (82.8%, 17.4%, 16.7% e 78.5%) alla frequenza con la quale Wozniacki serve nella direzione preferita (82.8%, 82.6%, 83.3% e 78.5%), si ottiene una media – che chiamerò Prevedibilità della Prima di Servizio (o PPS) – dell’81.8%. Solo altre due giocatrici con almeno dieci partite nel database, cioè Kateryna Kozlova e Justine Henin, superano il 70%, e la ripetitività di Henin ha più a che fare con la sua perseveranza nella ricerca del servizio al centro in qualsiasi situazione.

Incredibilmente, i numeri complessivi di Wozniacki non lasciano trasparire quanto effettivamente ricorra a quella sequenza nella strategia di gioco attuale. Nel Match Charting Project ci sono 52 sue partite dall’inizio del 2017, e da quel sottoinsieme più recente si ricava una PPS del 94.0%. Ho il sospetto che sia un valore così estremo a dare una migliore rappresentazione delle dinamiche al servizio di Wozniacki, perché la recente varietà di partite è più ampia e include anche avversarie più deboli. Quello del Match Charting Project non è un campione casuale, e le partite più datate tendono anche a essere state giocate contro avversarie di alto profilo.

Le colleghe di Wozniacki non proprio colleghe

Analizziamo altre giocatrici con una prevedibilità superiore alla media. La mediana della giocatrice con almeno dieci partite nel Match Charting Project è rappresentata da una PPS di circa il 58%, vale a dire che la giocatrice potrebbe avere preferenza per una specifica direzione o servire spesso sul rovescio di una destrimane, ma in generale modifica regolarmente le proprie scelte al servizio. La tabella riepiloga le venti giocatrici con la più bassa variazione. Per ciascuna, è mostrata la frequenza di un servizio esterno in ognuno dei primi quattro punti del game, la PPS dei primi quattro punti (1-4), e la PPS per i punti dal quinto in avanti (5+).

Giocatrice      1°   2°   3°   4°   PPS (1-4)  PPS (5+)   
Wozniacki 83% 17% 17% 79% 82% 52%
Kozlova 60% 35% 10% 73% 72% 64%
Henin 38% 11% 57% 25% 71% 66%
Vikhlyantseva 92% 46% 38% 63% 68% 54%
Petkovic 74% 72% 36% 38% 68% 58%
Vondrousova 15% 63% 30% 54% 68% 68%
Brengle 82% 67% 53% 68% 67% 56%
Clijsters 86% 32% 61% 52% 67% 56%
Stephens 76% 21% 53% 46% 65% 62%
Voegele 71% 35% 59% 34% 65% 60%

Giocatrice 1° 2° 3° 4° PPS (1-4) PPS (5+)
Dementieva 76% 54% 71% 60% 65% 60%
Dodin 58% 14% 43% 43% 65% 64%
Li Na 28% 33% 52% 33% 65% 56%
Kerber 43% 78% 56% 67% 65% 64%
Doi 21% 60% 64% 56% 65% 63%
Vandeweghe 35% 35% 62% 66% 65% 55%
A. Beck 59% 24% 45% 33% 64% 61%
Sanchez Vicario 43% 77% 42% 65% 64% 64%
Buzarnescu 19% 39% 58% 46% 64% 59%
Sevastova 73% 58% 37% 60% 64% 55%

Solo due, Kozlova e Natalia Vikhlyantseva, seguono l’orientamento di fondo di Wozniacki con la combinazione esterno/al centro/al centro/esterno. Molte delle giocatrici, come Henin, preferiscono servizi esterni o al centro in tutti i punti, altre, come Andrea Petkovic e Coco Vandeweghe, optano spesso per un tipo di servizio nei primi due punti e uno diverso nei due successivi.

Assenza di tendenze distintive

È difficile estrapolare delle tendenze distintive da queste scelte, specialmente perché molte giocatrici sono più vicine al livello mediano di prevedibilità di quanto non lo siano alla continuità quasi maniacale di Wozniacki. L’ultima colonna, la PPS per i punti dal quinto in avanti, illustra un altro aspetto dell’unicità di Wozniacki. Dopo aver seguito fedelmente la solita sequenza nei primi quattro punti, la selezione passa a circa un 50% di servizi esterni e al centro, anche nelle partite più estreme del periodo dal 2017 a oggi.

Molte delle giocatrici dell’elenco non adottano questa strategia. Ad esempio, Angelique Kerber ha un’enfasi marcata per il servizio esterno sul lato dei vantaggi a game inoltrato quasi simile a quella di Wozniacki. Serve esterno con la prima più dell’80% delle volte sul 40-30 o 30-40, e il 73% delle volte sul AD-40 o sul 40-AD. Anche Henin rimane incollata al suo servizio preferito sui punti a maggiore importanza.

Equilibrio

Quale sia la ragione, Wozniacki ha fiducia sul funzionamento di una tattica con la quale si trova a proprio agio o è sicura che non le si ritorca contro. E non è nemmeno un segreto, visto che ci ho fatto caso dopo che l’allenatore di Siegemund l’ha evidenziata alla sua giocatrice in un cambio di campo durante la partita a Charleston.

Nel tennis, decisioni come queste sono all’ordine del giorno: quando seguire una strategia e quanto discostarsene affinché non diventi troppo prevedibile per l’avversaria. Nel podcast di questa settimana, con Carl Bialik ci siamo chiesti quanto spesso una giocatrice (o un giocatore) avrebbe bisogno di utilizzare un servizio dal basso per costringere l’avversaria a essere fuori posizione alla risposta. Se l’esempio di Wozniacki è di qualche indicazione, la risposta è: non molto spesso. Il semplice fatto che Wozniacki avrebbe potuto servire comunque in un’altra direzione era ragione apparentemente sufficiente da impedire a Niculescu o Siegemund di attaccare la prima, anche se Wozniacki avesse mantenuto la selezione dei servizi dal primo all’ultimo game della partita.

Conclusioni

Sono consapevole che sto lasciando in sospeso molte questioni. Wozniacki vince più punti con la prima se adotta una maggiore variazione? La sua seconda segue dinamiche simili? Fa leva sull’esito dei primi quattro punti come aiuto decisionale per la direzione del servizio nei punti successivi? Ci sono giocatrici diverse dalle altre che la costringono a essere più imprevedibile, come Madison Keys nella finale del torneo di Charleston grazie a una tattica aggressiva alla risposta?

Rimanete sintonizzati, potrei trovare qualche risposta. Nel frattempo, spero che vi sia del divertimento aggiuntivo alla prossima partita di Wozniacki che vi capiterà di guardare, conoscendo in anticipo la direzione del servizio. Magari, sarà quella rara volta in cui la giocatrice di tennis più prevedibile è partita per la tangente.

Grazie a Kees per i dati punto per punto della partita contro Siegemund e per la segnalazione della conversazione in campo con l’allenatore, da cui è nata l’idea per questo articolo.

The Most Predictable Woman in Tennis

Chi ha reso di più sotto pressione nel mese di marzo

di Stephanie Kovalchik // StatsOnTheT

Pubblicato il 29 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Alla vigilia delle finali a Miami (vinte rispettivamente da Ashleigh Barty e Roger Federer, n.d.t.), vediamo quali giocatori e giocatrici hanno superato le avversità delle partite più cariche di pressione nel mese di marzo.

A marzo è tempo del Sunshine Double, la sequenza due più grandi e competitivi tornei della massima categoria nel calendario di entrambi i circuiti, cioè i Master 1000 ATP e i Premier WTA (ufficialmente, gli Slam sono gestiti dalla Federazione Internazionale). Indian Wells ha regalato due storie da Cenerentola, con Dominic Thiem vincitore del primo Master e Bianca Andreescu, la fenomenale adolescente, diventata la prima wild card del torneo a conquistare il trofeo. A Miami, si sono messi in luce Denis Shapovalov, Felix Auger-Aliassime e Barty.

Possiamo dire che a marzo abbiamo già assistito ai più eccitanti percorsi verso il titolo della stagione 2019. Quali sono stati però i giocatori con il rendimento più impressionante nella singola partita?

Uomini

L’immagine 1 elenca i dieci giocatori che hanno fronteggiato la maggior pressione in partita tra tutte quelle giocate a oggi nel mese di marzo. Il totale dei punti pressione, sull’asse delle ascisse, rappresenta quanta pressione un giocatore ha dovuto complessivamente gestire al servizio in unità di palle break decisive, che ho chiamato in un precedente articolo con il termine palle break equivalenti.

Indian Wells

Il primo posto spetta a Stanislas Wawrinka per la vittoria maratona di 3 ore e 26 minuti contro Marton Fucsovic a Indian Wells, nella quale ha fronteggiato 25 punti pressione, dieci in più della seconda partita a più alta pressione di marzo. È stato il terzo set a far schizzare il barometro, nel quale Wawrinka ha giocato ben 106 punti (cinque in più di tutti quelli giocati al turno successivo contro Federer) e 12 palle break. Anche se il 66% di punti pressione salvati non è la frequenza più alta tra le prime 10 partite, è stata sufficiente a fargli superare il turno.

IMMAGINE 1 – I dieci vincitori con la maggiore pressione al servizio

Ci sono altre quattro partite a Indian Wells tra le prime 10 per rendimento sotto pressione. Una delle più interessanti è stata la sconfitta a sorpresa di Yoshihito Nishioka contro un Auger-Aliassime sulla rampa di lancio. In una partita dalla durata di poco inferiore alle 3 ore, Nishioka ha fronteggiato 12.7 punti pressione totali, giocato due tiebreak e 235 punti complessivi. Dopo essere andato avanti di due break nel terzo set, sembrava che Nishioka potesse smarrire la presa sulla partita, sprecando tre match point prima del tiebreak finale. È possibile che quella vittoria abbia poi inciso sul ritiro pre-partita al turno successivo.

Miami

Entrano tra le prime 10 anche tre partite a Miami, tra cui quella con la più alta percentuale di punti pressione salvati, vale a dire la vittoria al primo turno di Alexander Bublik contro Tennys Sandgren. In tre set e 228 punti, Bublik si è trovato davanti a 10.9 punti pressione al servizio, salvandone 8.9.

Solo un altro giocatore nelle prime 10 partite è andato vicino all’80% di punti pressione salvati, cioè Stefanos Tsitsipas nella semifinale vinta a Dubai contro Gael Monfils. In più di 3 ore, 266 punti e due tiebreak, Tsitsipas ha fronteggiato 15.7 punti pressione, salvandone 12.4. Sono numeri che rendono la sconfitta in finale in due set contro Federer in 61 minuti ancora più enigmatica. Forse Federer era trainato dallo stimolo aggiuntivo di replicare alla sconfitta subita agli Australian Open un mese prima.

Donne

Tra le donne, il primo posto per rendimento sotto pressione va a Anett Kontaveit, per la vittoria al terzo turno a Miami contro Ajla Tomljanovic, una partita durata 2 ore e 30 minuti, con 229 punti e due tiebreak. Kontaveit ha fronteggiato un totale di 23.4 punti pressione al servizio, salvandone 13.6. Non sorprende che ci siano stati tre break consecutivi per arrivare al tiebreak decisivo del terzo set. La spinta motivazionale da quella vittoria per Kontaveit non è stata però sufficiente in semifinale, persa contro l’altra formidabile australiana Barty, che ha poi vinto il torneo.

IMMAGINE 2 – Le dieci vincitrici con la maggiore pressione al servizio

È curioso come Barty si sia trovata dal lato sbagliato di una situazione ad alta pressione poco tempo prima, nella sconfitta contro Elina Svitolina a Indian Wells. In 3 ore e 14 minuti e con un tiebreak al primo set da 18 punti, Barty ha costretto Svitolina a fronteggiare 19.9 punti pressione al servizio. La competitività di quella partita è valsa il secondo posto in termini di pressione a Indian Wells, appena dietro la vittoria su misura di Mona Barthel contro Zhu Lin.

Svitolina ha ricevuto lo stesso trattamento due turni dopo contro Andreescu. A differenza del punteggio che può apparire non eccessivamente equilibrato, le statistiche di pressione evidenziano quanto la partita sia stata combattuta. Su 188 punti, Andreescu ha fronteggiato 19.6 punti pressione al servizio, salvandone il 59.8%. L’abilità di Andreescu nel mantenere organizzazione di gioco e spirito competitivo sotto quel tipo di pressione e contro un’avversaria così forte come Svitolina, le ha sicuramente dato più sicurezza per la conquista del primo titolo Premier.

Top Pressure Performances in March

Il futuro di Bianca Andreescu nelle dinamiche d’invecchiamento del tennis femminile

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 30 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Al momento, Bianca Andreescu è davvero forte. A qualche mese dal suo diciannovesimo compleanno, ha già vinto il primo torneo Premier Mandatory, battuto alcune delle prime 10 (tra cui Angelique Kerber, per due volte) e raggiunto la settima posizione nelle valutazioni Elo. È l’unica giovanissima tra le prime 30 della classifica e una di sole cinque adolescenti tra le prime 100.

La domanda da un milione di dollari riguardo Andreescu non è quanto sia forte, ma quanto potrebbe diventarlo. È facile prendere la migliore diciottenne in circolazione e ipotizzare che diventi la migliore diciannovenne, ventenne e così via, fino a che non raggiunge la fase di massima maturazione, è la migliore del mondo e fine della storia.

Con l’invecchiamento generalizzato a cui si assiste nel tennis, campionesse in giovanissima età sono diventate sempre più rare. Andreescu sembra quindi, a maggior ragione, destinata al successo. Purtroppo però non è così semplice: anche le giovani promesse rischiano di infortunarsi, le avversarie capiscono come batterle, esplodono in anticipo per poi perdersi nell’anonimato. Stelline in adolescenza ma giocatrici che poi non hanno soddisfatto le attese: la storia del tennis ne è piena.

Costruire una curva d’invecchiamento

Partiamo dalle basi. Qual è la tipica traiettoria di una carriera sul circuito femminile? Per trovare una risposta occorre fare una sfilza di supposizioni, quindi è importante non dimenticare di essere in un ragionamento teorico. Ho isolato tutte le giocatrici nate tra il 1960 e il 1989 [1] con almeno cinque stagioni intere [2] ottenendo un insieme di circa 500 elementi. Per ciascuna, ho calcolato la valutazione Elo alla fine di ogni stagione, oltre alla differenza tra la valutazione Elo dello specifico anno e la massima valutazione Elo a fine stagione.

Abbiamo così un’idea di invecchiamento. Per orientarci, diamo un’occhiata a due giocatrici con traiettorie d’invecchiamento uniche, cioè Martina Navratilova e Venus Williams.

IMMAGINE 1 – Curva d’invecchiamento di Navratilova e Venus Williams

(il massimo di Navratilova era di circa 50 punti più alto di quello di Williams ma, ai fini del grafico, ho fatto in modo di equipararle.)

Williams ha raggiunto il massimo a 21 anni e l’ultima stagione da giocatrice tra le più grandi è stata a 23 anni. Navratilova ha espresso il tennis migliore a 30 anni. Esiste più di un modo di costruire una carriera da Hall of Fame, ed è importante tenere a mente che dinamiche d’invecchiamento “medie” nascondono molte delle possibilità più estreme.

La solita strada

Se si prende la traiettoria di Williams e Navratilova e se ne fa la media con le altre circa 500 giocatrici del campione, si ottiene la curva dell’immagine 2.

IMMAGINE 2 – Curva della media delle traiettorie d’invecchiamento di Williams e Navratilova con le altre giocatrici del campione

Il punto di massimo rendimento è a 24 anni, con la fascia dei 23 anni appena dietro. Nel grafico, ho definito il valore massimo di Elo a 1820, come media dei valori massimi delle giocatrici del campione, ma il numero assoluto non è fondamentale. La giocatrice tipica che all’età di diciotto anni completa una stagione intera è a circa 70 punti Elo dal suo massimo.

Non si assiste a grandi decrementi tra i venti e i trent’anni di età, momento in cui le giocatrici ancora in attività sono solo a 43 punti Elo dal punto di massimo. È una frase questa che va però presa con molta cautela quando si analizzano le dinamiche d’invecchiamento, perché siamo a conoscenza solo delle prestazioni di quelle giocatrici che sono appunto attive.

Per le giocatrici giovani, la situazione è ulteriormente complessa. Williams ad esempio, è migliorata di 211 punti Elo tra il valore raggiunto a fine stagione quando aveva diciotto anni e la migliore valutazione assoluta a fine stagione. Kerber, invece, fino a diciannove anni non era brava a sufficienza da figurare nelle valutazioni. Se fossimo in grado di approssimare il livello che aveva a quell’età, probabilmente sarebbe molto basso. Perciò, nel prevedere la crescita di una diciottenne utilizzando questi dati, si rischia di sottostimare i margini di miglioramento di una giocatrice.

Tempi di cambiamento

Possiamo però produrre una stima di fondo. Diciottenni con una valutazione Elo a fine stagione migliorano in media di 70 punti prima di raggiungere il livello massimo di gioco. Dopo la vittoria a Indian Wells, Andreescu ha una valutazione di 2017 punti, e quindi una stima di valore massimo di Elo pari a 2087, valido per il secondo posto tra le giocatrici di adesso e appena dentro le prime 50 di tutti i tempi (rispetto del punteggio Elo più alto mai raggiunto a fine stagione). Eppure, sembra un po’ modesto come incremento, non un grande sviluppo per una giocatrice che è arrivata alla ribalta in così poco tempo.

Se restringiamo l’analisi a giocatrici nate negli anni ’80, le previsioni si fanno leggermente più ottimistiche. Sembra ragionevole procedere in questo modo, perché Andreescu si trova in un’epoca di avversarie più vecchie, più simile all’ultima decade di quanto ad esempio non lo fosse quella affrontata da giocatrici nate negli anni ’60. L’insieme si riduce a circa 200 elementi, e sono giocatrici che mostrano un divario maggiore tra la valutazione Elo a diciotto anni e quella massima in carriera. La differenza è di circa 83 punti, e porta a rivedere la stima massima per Andreescu a 2100, identica a quella di Simona Halep, che è al momento in cima all’elenco e circa alla posizione 40 tra le migliori di sempre.

La durata

L’aspetto che crea maggiore separazione tra la curva d’invecchiamento complessiva e la curva per le giocatrici nate negli anni ’80 non è il momento in cui viene raggiunto il massimo rendimento, ma la durata. Ho considerato molteplici gruppi di età e tipicamente il massimo sul circuito femminile è sempre a 23 o 24 anni. Ma non è tutto. Guardate nell’immagine 3 la traiettoria delle giocatrici nate negli anni ’60 rispetto a quelle nate negli anni ’80.

IMMAGINE 3 – Confronto tra curve d’invecchiamento per giocatrici nate negli anni ’60 e anni ’80.

Per la più recente generazione di giocatrici, c’è poca differenza tra l’età di 23 e 28 o 29. Anche appena passati i trenta, quelle che continuano a giocare lo fanno a un livello abbastanza vicino al loro massimo rendimento espresso.

Su misura per Andreescu

Le dinamiche d’invecchiamento nel tennis femminile sono cambiate ed è importante prendere a riferimento l’epoca in cui ci sono dati a sufficienza per un raffronto. E se non fosse il modo migliore per restringere il campo? Come detto in precedenza, la media del valore massimo Elo delle circa 500 giocatrici del campione iniziale è 1820. Andreescu ha già 200 punti in più. E se fosse che le giocatrici più forti in assoluto sono qualitativamente differenti e quantitativamente superiori?

La tabella elenca le venti giocatrici la cui valutazione Elo a fine stagione all’età di diciotto anni era simile a quella attuale di Andreescu, cioè le dieci con una valutazione appena più alta e le dieci con una appena più bassa.

Giocatrice         Nascita  Elo 18a  Elo Max   
Dokic 1983 2110 2110
Martinez 1972 2085 2191
Sanchez Vicario 1971 2084 2314
Mandlikova 1962 2071 2160
I. Majoli 1977 2067 2067
Bencic 1997 2066 2066
Wozniacki 1990 2059 2194
Davenport 1976 2053 2353
Vaidisova 1989 2043 2121
Maleeva Fragniere 1967 2035 2059
---
Pierce 1975 2008 2161
Ivanovic 1987 1994 2133
Azarenka 1989 1986 2270
Huber 1974 1980 2072
Maleeva 1975 1961 2024
Radwanska 1989 1957 2116
Fernandez 1971 1955 2110
Kournikova 1981 1954 2020
Rinaldi Stunkel 1967 1947 1947
Henin 1982 1946 2411

Da entrambi i lati compaiono alcune delle più forti di sempre: Arantxa Sanchez Vicario, Lindsay DavenportVictoria Azarenka e Justine Henin, anche se alcune non sono riuscite a consolidare il livello raggiunto a inizio carriera, come Jelena Dokic o (almeno per ora) Belinda Bencic.

Per queste giocatrici, la valutazione Elo a fine stagione all’età di diciotto anni è di 2018, praticamente la stessa di Andreescu dopo Indian Wells. La media dei valori massimi Elo a fine stagione è di 2145, un aumento di 120 punti e la previsione più ottimistica vista sinora. Con quella valutazione, Andreescu sarebbe di poco sopra al massimo raggiunto da Ana Ivanovic, più in basso di Hana Mandlikova e appena dentro le prime 30 più forti di sempre.

Per una giovanissima, sono numeri da far girare la testa, ma dopo aver osservato l’ascesa di Andreescu quest’anno, è difficile scommettere contro di lei. E finché Kerber è dal suo stesso lato del tabellone, possiamo aspettarci che continui a vincere.

Note:

[1] Mi piacerebbe che ne sapessimo di più sulle giocatrici nate negli anni ’90, visto che la loro esperienza ha un peso maggiore per le adolescenti di oggi, ma molte devono ancora raggiungere il livello massimo, qualsiasi esso sia.

[2] La mia definizione di stagione intera è abbastanza generosa, vale a dire aver terminato almeno venti partite in tornei di categoria ITF $50K o superiore.

WTA Aging Patterns and Bianca Andreescu’s Future

Le ripercussioni degli scontri diretti in campo femminile

di Stephanie Kovalchik // StatsOnTheT

Pubblicato il 22 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Se avete sempre pensato che la rivalità a senso unico tra Serena Williams e Maria Sharapova non ha eguali, beh..è così! Nella storia recente del tennis femminile però, non è quella dalle ripercussioni maggiori.

In un precedente articolo, ho analizzato una metodologia basata su un modello combinato per stimare risultati a sorpresa degli scontri diretti. L’obiettivo era individuare quali tra questi specifici accoppiamenti di giocatori aveva prodotto l’esito più contrario alle attese sulla base della bravura complessiva dei giocatori, su ciascuna superficie e alla data della partita.

Voglio ora applicare lo stesso procedimento per le giocatrici, concentrandomi sulle partite giocate dal 2010 a oggi in tornei almeno di categoria $125K. L’immagine 1 mostra le cento maggiori ripercussioni degli scontri diretti nel periodo considerato del campione di partite femminili. La giocatrice a beneficiare dell’effetto generato dagli scontri diretti è il primo dei due nomi che compaiono nell’asse delle ordinate. Bolle più grandi riflettono l’accuratezza della stima (maggiore la grandezza, maggiore la certezza che l’effetto sia concreto).

Emerge immediatamente l’accoppiamento al secondo posto, quello appunto del dominio di Williams contro Sharapova, una rivalità ormai notoriamente così a senso unico da richiedere una squalifica per doping e una sensazionalistica autobiografia per ravvivarla. Williams ha vinto 19 delle 21 partite che hanno giocato. Tra il 2010 e l’ultima partita completa nel 2016, sono state 14 le vittorie consecutive di Williams.

Come mai questa rivalità non occupa la prima posizione, visti i numeri?

La ragione è da cercare negli elementi che determinano sorpresa nel risultato di uno scontro diretto. È semplicemente il record di vittorie e sconfitte? No, perché se questo parametro fosse sufficiente, potremmo essere fuorviati dal concludere che nessuno si aspettava di vedere un record di 13-1 tra Roger Federer e Ivo Karlovic. La sorpresa quindi deve tenere conto delle attese di risultato che precedono la partita e, per rientrare nell’elenco degli scontri diretti più straordinari, dobbiamo essere in presenza di risultati che vanno ripetutamente contro le attese.

Questo rende la rivalità tra Williams e Sharapova interessante perché, almeno in termini di valutazione Elo specifica per superficie, ci si attendeva da Williams che vincesse tutte le ultime 14 partite (dal 2010 in avanti), per la maggior parte delle quali la probabilità di vittoria oscillava tra il 55 e il 75%. L’ultima sorprendente vittoria di Williams è stata la semifinale a Wimbledon 2015, mentre le due più sorprendenti sono state sulla terra battuta di Madrid consecutivamente nel 2012 e 2013.

Se interamente considerate, le probabilità di vittoria di Williams in queste 14 partite avrebbero dovuto dirci che 9 vittorie sarebbero state perfettamente in linea con le attese. Ma, vincendole tutte e quattordici, l’assoluto domino di Williams ha fatto sembrare le già rosee previsioni di allora eccessivamente pessimistiche.

IMMAGINE 1 – Cento maggiori ripercussioni degli scontri diretti almeno livello $125K

Cibulkova, Kuznetsova e il caso di Radwanska

Il primo posto è occupato da due giocatrici a cui nemmeno i più patiti di tennis avrebbero pensato. Si tratta dello scontro diretto tra Dominika Cibulkova e Svetlana Kuznetsova. Nelle sei volte in cui hanno giocato tra il 2010 e il 2016, Kuznetsova era sempre la favorita, e negli anni 2010 e 2011 anche con ampio margine. Nonostante questo, Cibulkova è riuscita a essere vittoriosa ogni volta. Visto che le valutazioni standard hanno sempre sbagliato, sembra essere questa una prova schiacciante dell’esistenza di un contrasto di stili di qualche tipo.

Si fa notare la ricorrente presenza di diverse giocatrici tra le prime 10 più importanti ripercussioni degli scontri diretti. Kuznetsova è anche al terzo posto, nell’accoppiamento con Agnieszka Radwanska, in questo caso però i risultati sono in suo favore. Sam Stosur, Julia Georges, Ana Ivanovic e Caroline Wozniacki compaiono due volte, ed è solo Goerges a essere stata considerata favorita in entrambe le occasioni.

Nell’elenco delle prime 100 ripercussioni, ci sono molte giocatrici il cui stile di gioco sembra prestarsi a entrare in conflitto con quello delle colleghe, Radwanska fra tutte, apparendo in ben 14 diversi scontri diretti. Ora non più in attività, Radwanska era nota per un possedere una grande varietà di colpi, una versatilità che sembra abbia reso molto più complicato pronosticare i suoi risultati attraverso valutazioni standard.

Seppur nessuna delle altre si avvicina alla frequenza di Radwanska negli scontri diretti, ci sono alcuni nomi che ricorrono con continuità. Stosur ed Ekaterina Makarova compaiono otto volte, Anastasia Pavlyuchenkova sette e Petra Kvitova sei. Come riscontrato per gli uomini, la correzione per le ripercussioni degli scontri diretti non incide sul rendimento predittivo all’interno di una stagione completa.

Due ragioni di non incidenza sul rendimento predittivo

La ragione è duplice. Da un lato, la rarità di accoppiamenti con uno storico composto da molti scontri diretti. Nel 2018, solo una partita su sei a livello di tornei International o superiore ha coinvolto giocatrici che avevano già giocato almeno altre due volte dal 2010.

Dall’altro lato, la maggior parte dei risultati degli scontri diretti ha una buona concordanza con la bravura complessiva di entrambe le giocatrici. Delle più di 4000 ripercussioni degli scontri diretti stimate nel campione di partite femminili, solo il 30% ha avuto un effetto che indicherebbe di uno spostamento della previsione standard superiore al 10%.

Per quanto l’impatto totale della correzione degli scontri diretti non è così rimarchevole, è comunque interessante vedere come l’accostamento di specifiche giocatrici e di loro avversarie potrebbe avere incidenza sulle attese in merito al risultato finale. Prendendo a riferimento il 2018, verifichiamo il miglioramento predittivo con la correzione degli scontri diretti per le partite giocate durante la stagione.

I risultati più precisi si sarebbero ottenuti con Elina Svitolina, considerando quanto ha giocato nel 2018 e le ripercussioni degli scontri diretti cui si è trovata di fronte. Alcuni dei miglioramenti predittivi di maggiore entità sarebbero arrivati dalle partite contro Wozniaki, Angelique Kerber e Darya Kasatkina. La tabella mostra che, in totale, quelle correzioni avrebbero restituito circa sette previsioni più corrette rispetto al modello transitivo standard.

Anche per Simona Halep le previsioni avrebbero ricevuto un simile incremento di precisione, che sarebbe arrivato nel suo caso contro avversarie come Naomi Osaka, Angelique Kerber e Caroline Garcia. Ma ci sarebbero state anche correzioni in negativo contro Wozniacki e Svitolina, contro le quali Halep storicamente non ha scontri diretti favorevoli (2 vittorie e 5 sconfitte contro la prima e 3 vittorie e 4 sconfitte contro la seconda, n.d.t.).

Conclusioni

Miglioramenti predittivi nel corso di una stagione diminuiscono sensibilmente dopo queste giocatrici. E questo rinforza la conclusione che dovremmo essere scettici di fronte a interpretazioni assolute degli scontri diretti come forma più rappresentativa del tipo di rendimento che una giocatrice avrà nei confronti di una determinata avversaria.

La realtà è che la sequenza di scontri diretti tra giocatrici di bravura analoga è un indicatore molto più affidabile. A parte qualche scontro diretto, tutti gli altri sono costituiti da un numero di partite eccessivamente ridotto e sparso nel tempo da fornire sostanziale assistenza nello sviscerare le peculiarità di uno specifico accoppiamento giocatrice-avversaria.

WTA Head-to-Head Effects

Pronostici femminili per la vittoria a Indian Wells

di Stephanie Kovalchik // StatsOnTheT

Pubblicato il 6 marzo 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

È uscito il tabellone del singolare femminile di Indian Wells, e in questo articolo analizzo le possibilità delle dieci giocatrici che più probabilmente lasceranno il segno.

Tutte le giocatrici di vertice saranno a Indian Wells, un torneo della categoria Premier Mandatory che inizia questa settimana. Quale tra loro ha più probabilità di vincere? Utilizzando le valutazioni del Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, comprensivi dei risultati maturati nei tornei della settimana scorsa, tre giocatrici emergono come maggiori favorite: Serena Williams, Naomi Osaka e Karolina Pliskova.

Williams

Williams prende la prima posizione con più di una probabilità su cinque di vittoria finale. Dovesse sfruttare questo margine sulle altre, sarebbe il suo primo titolo nel deserto californiano dal 2001, dopo però aver accettato di giocarci di nuovo solo nel 2015. Williams ha la testa di serie numero 10, dovuta a una classifica che si discosta dal rendimento storicamente maturato nei grandi eventi, così come dalla prova comunque positiva agli Australian Open, dove solo una storta alla caviglia sembra averle impedito di chiudere il quarto di finale contro Pliskova.

Si tratta del primo torneo in cui gioca Williams dopo quella sconfitta, con un punto di domanda sullo stato di forma rispetto al circuito (visti anche i suoi impegni recenti con i reali britannici e gli Oscar del cinema). Gli stessi dubbi erano emersi a gennaio alla vigilia del primo Slam, poi però una striscia di prestazioni convincenti aveva fugato qualsiasi perplessità. Ci si attende una dinamica simile anche a Indian Wells.

Osaka

Osaka, la testa di serie numero 1, dovrà gestire il peso delle grandi aspettative nei suoi confronti. È al secondo posto tra le favorite con una possibilità di circa il 16% di vittoria. Osaka arriva dal secondo Slam a Melbourne, impresa con cui è entrata tra le migliori di sempre. Un brutto torneo a Dubai però e la non facile separazione dall’allenatore rendono legittime eventuali riserve sulla sua condizione, rispetto a quella mostrata in Australia.

IMMAGINE 1 – Probabilità di titolo delle principali favorite a Indian Wells

Con Williams e Osaka ai lati opposti del tabellone, c’è la possibilità di una replica della finale degli US Open 2018. Tra le avversarie che Williams potrebbe trovare in finale, arrivandoci a sua volta, diamo poco più di una probabilità su quattro a Osaka. La speranza quindi, anche per dare credito a questo pronostico, è che giochino al massimo del loro potenziale.

Pliskova

La presenza di Pliskova nel quarto di Osaka rende l’accesso alla semifinale più complicato a entrambe. Con Pliskova al terzo posto delle nostre preferenze, la probabilità di una semifinale tra le due è ancora più alta, esattamente al 63% secondo il nostro modello. Pliskova ha la fiducia dalla sua grazie anche ai buoni risultati di Dubai.

Halep

Nel quarto numero 4, quello di Simona Halep, ci sono tre giocatrici con possibilità di titolo. Ashleigh Barty all’11%, Halep al 10% e Elina Svitolina al 4%. Prepariamoci per i fuochi d’artificio in quella parte di tabellone.

Kvitova

Nel quarto numero 2 la giocatrice con più opportunità nel nostro elenco è anche la testa di serie più alta, Petra Kvitova. La troviamo in quinta posizione con una probabilità su dieci di vittoria. Ha però altre due tra le prime 10 nel quarto che potrebbe dover affrontare, cioè Aryna Sabalenka o Madison Keys.

Bencic

I riflettori saranno puntati anche su Belinda Bencic, che ha appena trionfato a Dubai. Anche se Bencic non rientra tra le più favorite, ha guadagnato 124 punti di valutazione avendo battuto quattro tra le prime 10 che consideriamo favorite a Indian Wells.

A seguire i pronostici per il tabellone di singolare maschile.

Women’s Title Predictions for Indian Wells