Gli US Open 2015 restano ancora i più estenuanti della storia

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 31 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo due turni giocati in condizioni di caldo estremo, dodici partite del tabellone maschile degli US Open 2018 sono terminate con un ritiro. Si tratta del numero più alto di sempre di ritiri nei primi turni dei tornei Slam? Che tipo di conseguenze subisce la progressione del tabellone con un alto numero di ritiri iniziali?

È stato il meteo a polarizzare la conversazione durante la prima settimana di gioco degli US Open 2018. Umidità alta e temperature anche oltre i 30 gradi hanno creato condizioni impossibili da sostenere. Le temperature sono state così intense da costringere gli organizzatori ad applicare, per la prima volta nella storia, la regola delle temperature estreme anche alle partite maschili.

Anche beneficiando del ristoro addizionale, molti giocatori non sono riusciti a portare a termine una partita al meglio dei 5 set nel caldo infernale di Flushing Meadows. Escludendo i ritiri pre-partita, in tutto si sono ritirati nove giocatori solo al primo turno, e altri tre al secondo turno.

Ci sono stati altri Slam con un numero di ritiri così elevato nei primi turni?

Le statistiche relative all’era Open mostrano che, prima degli US Open 2018, il più alto numero di ritiri al primo turno si è verificato agli US Open 2015, in cui in un’altra estate incandescente dieci tra giocatori e giocatrici si sono ritirati al primo turno. Immediatamente dopo troviamo gli Australian Open 2014, di cui ancora si ricorda il caldo, con otto ritiri al primo turno. I nove ritiri di quest’anno quindi si inseriscono al secondo posto di sempre.

IMMAGINE 1 – Numero di ritiri al primo turno di uno Slam nell’era Open

Alcuni aspetti colpiscono di questa speciale graduatoria:

  • sei delle prime dieci posizioni arrivano dagli US Open;
  • nove eventi su dieci sono edizioni degli anni 2000 (inserite pure la vostra considerazione preferita sul tema del cambiamento climatico).

Per avere un termine di paragone, si può considerare la media dei ritiri al primo turno negli Slam dal 1990, che è solo di tre ritiri. I nove ritiri degli US Open 2018 rappresentano dunque tre volte la media storica negli Slam.

IMMAGINE 2 – Numero di ritiri al primo turno rispetto alla media Slam nell’era Open

Alcuni commentatori suggeriscono che i giocatori più vulnerabili in queste circostanze sono quelli di bassa classifica, nell’assunto che chi non è favorito possa essere meno motivato a perseverare in condizioni del tutto avverse.

Esiste evidenza al riguardo?

Dal 1990, circa il 70% delle partite di primo turno regolarmente completate è stato vinto dal giocatore con più alta classifica. Nei ritiri invece, la frequenza è solo del 53%, a indicazione di quasi completo equilibrio, a prescindere dalla classifica. È un risultato in contrasto con la teoria della non volontà da parte dello sfavorito di continuare a giocare.

IMMAGINE 3 – Percentuale di vittorie dei giocatori con classifica più alta

Agli US Open 2018, la frequenza (67%) di ritiri di giocatori con classifica inferiore ha rispecchiato la frequenza complessiva di sconfitte dei giocatori di bassa classifica al primo turno degli Slam, anche se con un campione di soli nove ritiri non possiamo davvero sostenere che ci sia diversità rispetto all’andamento storico. Si può dire però che con due o tre giocatori di classifica più alta che hanno beneficiato di un passaggio diretto al secondo turno, il tabellone maschile non si è rimescolato quanto avrebbe potuto.   

2015 US Open Still The Most Brutal in Tennis History

Chi è il Giovanissimo Più Forte Di Sempre?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 18 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo che al Canada Masters 2018 Stefanos Tsitsipas è diventato il più giovane giocatore a battere quattro tra i primi 10 in un solo torneo, in molti si sono chiesti quale fossero i risultati più incredibili dei giovanissimi nella storia del tennis. In questo articolo i migliori candidati per il titolo di “Giovanissimo Più Forte Di Sempre” vengono messi a confronto tra diverse epoche.

Manca poco all’inizio degli US Open 2018 e, se le prestazioni viste durante i tornei sul cemento nordamericano verranno replicate anche a Flushing Meadows, dovremmo aspettarci un grande bottino per le giovani stelle del circuito maschile.

Nelle ultime settimane, il ventenne fenomeno greco Tsitsipas è diventato il decimo giocatore più giovane a raggiungere la prima finale in Canada di un torneo Masters. A soli 21 anni, Alexander Zverev ha già vinto a Washington il nono titolo del circuito maggiore. E ci sono state 18 partite del tabellone principale tra giocatori sotto i 23 anni.

Il Giovanissimo Più Forte Di Sempre

La recente ascesa dei giovani non è una mera illusione. Sul blog HeavyTopspin, Jeff Sackmann ha evidenziato come la carica dei giovanissimi abbia determinato una diminuzione nella curva di età dei giocatori di vertice. Sembra quindi il momento giusto per chiedersi chi è il Giovanissimo Più Forte Di Sempre nel tennis.

Un modo per provare ad assegnare un numero al rendimento migliore in assoluto di un giocatore è attraverso la massima valutazione Elo (su qualsiasi superficie) raggiunta da giovanissimo.

L’immagine 1 riepiloga i primi 10 sulla base di questo parametro ed è Rafael Nadal al primo posto, con una valutazione Elo massima su tutte le superfici di 2500, ottenuta dopo aver sconfitto Roger Federer nella finale del Roland Garros 2006.

Al secondo posto troviamo Boris Becker, a poca distanza da Nadal con una valutazione massima Elo di 2424, raggiunta nella finale del Masters 1986, qualche mese dopo aver vinto Wimbledon contro Ivan Lendl.

Novak Djokovic, allenato in passato da Becker, è al terzo posto, con una valutazione massima Elo da giovanissimo di 2387 nel 2007, anno nel quale ha raggiunto tre finali Masters e collezionato quattro vittorie contro i primi 10.

IMMAGINE 1 – Graduatoria dei Giovanissimi Più Forti Di Sempre sulla base delle valutazioni Elo

È interessante notare come l’altro membro dei Fantastici Quattro a comparire tra i primi 10 non sia Federer ma Andy Murray, dettaglio che rende Federer una sorta di ritardatario rispetto agli altri tre pluridecorati, anche se ha certamente poi recuperato a una partenza poco esplosiva.

Next Gen

Tra i giocatori del momento, solo Zverev è riuscito a figurare nei primi 10 Giovanissimi Più Forti di Sempre, garantendosi un settimo posto grazie alla valutazione massima Elo di 2315, dopo la vittoria del torneo di Montpellier nel 2017.

Per avere un termine di paragone della prestazione di Zverev, altri quattro giocatori della così detta Next Gen sono riportati in elenco, a distanza da Zverev di un intervallo tra i 70 punti Elo e i 270.

L’andamento di carriera dei Giovanissimi Più Forti Di Sempre

Un’analisi del percorso effettivo dei primi 10 Giovanissimi Più Forti Di Sempre mostra un andamento verticale nei primi anni di carriera da professionisti: da un iniziale valutazione Elo di 1500, tutti hanno superato i 2200 prima dei ventuno anni. È anche curioso vedere il vuoto nel fenomeno dei giovanissimi tra il 1974 e il 1979 e ancora tra il 2004 e il 2014. La metà degli anni 2000 sembra essere stata un periodo insolitamente ostico per i giovani sul circuito maschile.

IMMAGINE 2 – Andamento di carriera dei Giovanissimi Più Forti Di Sempre

Negli ultimi due anni però la situazione è cambiata drasticamente. Prendendo una manciata di giocatori che sono entrati tra i primi 100 da giovanissimi, si notano accelerazioni nelle valutazioni Elo simili a quelle dei migliori giovanissimi del passato. Tre dei cinque giocatori rappresentati nell’immagine 3 – Zverev, Alex De Minaur e Denis Shapovalov – hanno già ottenuto valutazioni di almeno 2220.

Conclusioni

Capire quanto potranno migliorare questa dinamica renderà gli US Open 2018 particolarmente eccitanti (in realtà, nessuno di loro è riuscito ad arrivare alla seconda settimana di gioco: Titsipas ha perso al secondo turno, Zverev al terzo, Francis Tiafoe al secondo contro De Minaur, che è stato poi sconfitto da Marin Cilic in cinque set al terzo, così come Shapovalov contro Kevin Anderson, n.d.t.).

IMMAGINE 3 – Andamento di carriera di alcuni dei giovanissimi più forti del momento

Who Is the Teen GOAT of Men’s Tennis?

Si può dare la colpa al sintetico per l’imprevedibilità della stagione sull’erba?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 20 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo i risultati deludenti di molte delle migliori giocatrici e giocatori a Wimbledon 2018, analizziamo in questo articolo il possibile impatto associato al numero di occasioni a disposizione per giocare sull’erba. 

Di recente, mi sono trovata di fronte a un’interessante statistica relativa all’erba. Quando Thomas Muster è diventato numero 1 del mondo nel 1996 dopo aver conquistato il Roland Garros l’anno precedente, non aveva vinto – fino a quel momento – nemmeno una partita sull’erba, non una, se si esclude la Coppa Davis (il record di Muster sull’erba al momento del ritiro è di otto vittorie e dieci sconfitte).

È un forte richiamo al fatto che anche i professionisti più esperti non possono passare semplicemente da una superficie all’altra aspettandosi di ottenere gli stessi risultati, in modo particolare se si tratta di specialisti della terra battuta che devono poi giocare sull’erba.

Mi sono chiesta allora se le modifiche alla stagione sull’erba siano state uno dei fattori che hanno contribuito all’apparente ruggine dei giocatori di vertice durante Wimbledon 2018.

Il ruolo del sintetico sull’evoluzione dei tornei sull’erba

Se si osserva semplicemente la percentuale dei tornei sull’erba in calendario per il circuito maggiore, si trova che, dall’inizio degli anni ’90, sono cresciuti dal 5 al 12%, in apparente contrasto con l’idea che la stagione sull’erba sia andata riducendosi nel corso degli anni. Si scopre però che non è possibile valutare la stagione sull’erba senza considerare il sintetico. 

IMMAGINE 1 – Andamento negli anni delle occasioni di gioco sull’erba per il circuito maschile

Fino alla fine degli anni ’90, il sintetico era una delle superfici più diffuse sul circuito maggiore, rappresentando circa il 20% dei tornei. Inoltre, per lo scopo di quest’analisi, era una superficie veloce, considerata seconda solo all’erba.

Quando il sintetico è stato abbandonato, sono aumentati i tornei sull’erba ma non in misura tale da avvicinarsi al numero complessivo di quelli in erba e sintetico precedentemente organizzati. Il cemento ha poi progressivamente sostituito il sintetico. È un andamento ancora più marcato per il circuito femminile, in cui negli anni ’90 il 30% dei tornei si giocava sull’erba e sul sintetico, contro i meno del 10% sull’erba attualmente disponibili. 

IMMAGINE 2 – Andamento negli anni delle occasioni di gioco sull’erba per il circuito femminile

Le occasioni vanno però distinte da dove effettivamente si finisce per giocare. La scomparsa del sintetico e il numero ridotto di opportunità sull’erba hanno comportato meno gioco sulle superfici più veloci?

L’impatto sui giocatori di vertice

Al di fuori di Wimbledon, i primi 30 della classifica maschile in realtà giocano complessivamente di più sull’erba. Ma, ancora una volta, non si può ignorare l’impatto del sintetico. Negli anni ’90, giocare sull’erba o sul sintetico per i più forti era una certezza. Con i tornei sull’erba che non hanno colmato il vuoto lasciato dal sintetico, quasi il 30% dei giocatori di vertice non gioca più su superfici così veloci se non a Wimbledon.

IMMAGINE 3 – Andamento di gioco sull’erba per i primi 30 giocatori

L’impatto sulle giocatrici di vertice

Per quanto riguarda le giocatrici più forti, il numero sale a circa il 50%. Questo significa che ancor meno giocatrici tra le migliori, rispetto agli uomini, avrebbe avuto la possibilità di competere sull’erba ad alti livelli in preparazione alle recenti edizioni di Wimbledon.

IMMAGINE 4 – Andamento di gioco sull’erba per le prime 30 giocatrici

Se si vuole assistere a rendimenti più solidi e continui nel torneo più prestigioso del calendario, allungare la stagione potrebbe risultare l’unica strada percorribile in futuro. 

Is Carpet to Blame for an Unpredictable Grass Court Season?

La competitività del circuito femminile può spiegare il bizzarro andamento di Wimbledon 2018?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 20 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le teste di serie del tabellone di singolare femminile non hanno mai ottenuto risultati così negativi come a Wimbledon 2018. Si è trattato di semplice sfortuna o è un riflesso dell’equilibrio competitivo sul circuito femminile?

I record generati dalle sconfitte a sorpresa a Wimbledon 2018 – vinto poi dalla testa di serie numero 11 Angelique Kerber – sono ormai ben noti. Si è già parlato di come solo due delle prime 8 teste di serie, Karolina Pliskova e Simona Halep, siano arrivate al terzo turno, mai in numero così ridotto per qualsiasi Slam da quando le teste di serie sono salite a trentadue.

Con l’uscita poi di Halep al terzo turno e di Pliskova al quarto, nessuna testa di serie delle prime 8 ha raggiunto i quarti di finale, evento inedito in qualsiasi tabellone Slam di singolare femminile o maschile.

L’andamento di Wimbledon 2018 è stato quindi decisamente bizzarro. Quali sono i motivi? Dobbiamo considerarla una rara occorrenza nelle 132 edizioni del torneo o un esito così sorprendente indica la presenza di cause sistematiche?

Riduzione del divario tra giocatrici

La teoria più accreditata richiama il livello di competitività raggiunto nel tennis femminile, che ha determinato una riduzione nel divario tra giocatrici di vertice e altre giocatrici, portandolo a margini ridottissimi. Per questo l’attribuzione delle teste di serie riflette in misura minore rispetto al passato la capacità di una giocatrice di vincere in qualsiasi turno.

Ci sono prove a supporto della teoria della competitività? Per trovarle è necessario guardare oltre le teste di serie e la classifica ufficiale su cui si basano. Fa il suo ingresso il sistema Elo, un metodo statistico ampiamente dibattuto e particolarmente utile.

Il sistema Elo è la misurazione più accurata possibile della bravura di una giocatrice. Se la teoria della competitività è corretta, dovremmo aspettarci valutazioni Elo più raggruppate. In altre parole, la distanza di valutazione tra la settima o l’ottava giocatrice del mondo e la 100esima o 101esima dovrebbe essere più ridotta di quella riscontrata in passato.

È effettivamente così?

Le curve dell’immagine 1 mostrano quanto, nel periodo dal 2010 al 2018, le differenze nelle valutazioni Elo si siano accumulate dalla giocatrice con la classifica più alta a quella più bassa al momento del sorteggio del tabellone di Wimbledon.

Dove la curva ha un’inclinazione meno accentuata all’aumentare della classifica, la differenza tra la valutazione di una giocatrice e la successiva è più ridotta, a indicazione di competitività. Da questo punto di vista, sono gli anni dal 2016 al 2018 a mostrare il più alto livello competitivo.

IMMAGINE 1 – Tendenze nella competitività tra le prime 128 giocatrici del circuito femminile all’inizio di Wimbledon 2018

Ad esempio, dal grafico la differenza totale nelle valutazioni per la prima metà del tabellone era di 404, che significa una differenza media di solo sei punti nella valutazione Elo per giocatrici separate in classifica da una sola posizione. Nel 2017, il gruppo è ancora più ravvicinato in termini di bravura, con una differenza media di 5 punti per le prime 64, rispetto al doppio della differenza nel 2013, la più accentuata negli anni presi in esame.

Variazione non lineare

Va detto che le valutazioni non variano in modo lineare. Ci si attende che siano più vicine a una distribuzione secondo legge di potenza, con le giocatrici di classifica più alta che sono superiori di ordini di magnitudo alle giocatrici a loro appena inferiori in classifica. Ci si potrebbe chiedere se, osservando le differenze cumulate, si stanno semplicemente cogliendo, al vertice del tennis, valutazioni più ravvicinate.

Possiamo farci un’idea al riguardo approfondendo l’analisi sulla crescita della differenza di valutazione tra le prime 32 della classifica. L’immagine 2 mostra che il divario tra le prime 5 negli ultimi anni è diminuito rispetto a quello di cinque anni fa, quando osserviamo ad esempio che la curva del 2013 sale a circa 400 punti alla decima posizione in classifica. Allo stesso tempo dalla decima alla 32esima la curva si appiattisce per il 2017 e il 2018, rispetto agli altri anni.

Questo risultato lascia intendere che le sole differenze al vertice non riescono a spiegare il comportamento di queste curve: anche una maggiore competitività deve essere considerata come forza trainante.

IMMAGINE 2 – Tendenze nella competitività tra le prime 32 giocatrici del circuito femminile all’inizio di Wimbledon 2018

Conclusioni

Le differenze nelle valutazioni Elo forniscono quindi evidenza, quantomeno parziale, a supporto della teoria della competitività. Anche se è interessante notare come, solamente secondo queste statistiche, sarebbe dovuto essere il 2017 (quando tre teste di serie tra le prime 8 hanno raggiunto i quarti di finale) l’anno in cui ci si poteva attendere il più alto numero di vittorie a sorpresa, invece del 2018.

Se la follia del tabellone del 2018 possiede comunque un minimo di razionalità, occorre allora tenere in conto anche altri fattori, come la preparazione dei campi, il percorso di avvicinamento al torneo e un generalizzato abbandono dello stile offensivo, il più remunerativo sull’erba.

Does WTA Depth Explain How Wild 2018 Wimbledon Was?

Le giocatrici con le migliori prospettive per la prima vittoria di uno Slam a Wimbledon

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 22 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

A pochi giorni dall’inizio di Wimbledon, analizziamo le dinamiche relative alle prime vittorie di uno Slam nel circuito femminile e individuiamo le giocatrici meglio posizionate per realizzare quest’impresa a Londra.

L’innalzamento del livello competitivo in campo femminile

Negli ultimi anni si è assistito a uno dei più alti livelli competitivi mai espressi dal tennis femminile. Il numero di nuove vincitrici di uno Slam è senz’altro tra gli indicatori dello spessore qualitativo del campo partecipanti nella WTA.

Come mostrato dal grafico dell’immagine 1, dagli US Open 2015 – il primo e unico Slam vinto da Flavia Pennetta – alla sospirata vittoria di Simona Halep al Roland Garros 2018, ci sono state sette nuove vincitrici Slam sulle undici complessive (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Pochi altri periodi degli ultimi cinquant’anni hanno visto una simile concentrazione di giocatrici alla loro prima vittoria in uno Slam.

IMMAGINE 1 – Dinamiche relative alle prime vincitrici di Slam nel circuito femminile

È probabile che vedremo una nuova prima vincitrice a Wimbledon? E chi, tra le migliori, ha più possibilità di arrivare a giocarsi il titolo?

Le dieci giocatrici con maggiore possibilità di titolo

Sulla base delle attuali valutazioni Elo specifiche sull’erba, queste sono le 10 giocatrici con le migliori prospettive di una vittoria che definirebbe una carriera.

In cima troviamo Elina Svitolina, per molti già la favorita al Roland Garros, dove ha perso da Mihaela Buzarnescu al terzo turno. Buzarneuscu aveva sicuramente la mano calda, ma va detto che Svitolina non ha mai superato i quarti di finale di uno Slam. Sembra quindi che riuscire a capitalizzare la prima posizione di questo gruppo proprio a Wimbledon sia un compito arduo.

Karolina Pliskova è al secondo posto, e con una finale Slam agli US Open 2017 le sue possibilità aprono a un maggiore ottimismo.

Sesta è la giocatrice di casa Johanna Konta. Attendersi di vedere Konta negli ultimi turni è poco probabile, ma sarebbe comunque un sogno per tifosi e appassionati del Regno Unito.

La vittoria a Wimbledon della maggior parte di queste giocatrici genererebbe una sorpresa simile a quella di Jelena Ostapenko al Roland Garros 2017. Considerata però la situazione degli ultimi tempi tra le donne, un’altra vincitrice di Slam inattesa potrebbe emergere più facilmente di quanto si pensi.

IMMAGINE 2 – Valutazioni Elo specifiche su erba delle dieci giocatrici più accreditate per la loro prima vittoria a Wimbledon

Top WTA Prospects for a First Slam at Wimbledon

Le sospensioni di una partita incidono sull’esito finale?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’8 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

La pioggia intermittente e la scarsa visibilità della sera hanno costretto gli organizzatori del Roland Garros 2018 a rinviare diverse partite, tra cui i quarti di finale della parte bassa del tabellone maschile.

Si ha spesso l’impressione che, in presenza di interruzioni di questo tipo, sia più probabile assistere a inversioni totali o variazioni significative nel punteggio. Possediamo dati a conferma dell’incidenza di una o più sospensioni di gioco?

La pioggia ha creato trambusto in molte edizioni del Roland Garros. Il 2016 è stato uno degli anni più difficili in assoluto, con intere sessioni cancellate. Anche se nel 2018 si è riusciti a giocare con regolarità, alcuni passaggi di forte pioggia hanno comportato la sospensione di molte partite, otto nel tabellone maschile e due in quello femminile.

È difficile avere a disposizione dati storici sulla sospensione o il rinvio delle partite. Il numero di sospensioni del 2018 però è già superiore al numero complessivo di partite interrotte tra il 2014 e il 2017.

Con l’aumentare quest’anno del numero di partite sospese, specialmente per gli uomini, è immediato chiedersi quale impatto possa aver avuto l’interruzione sullo svolgimento e quali giocatori possano averne beneficiato o subìto le conseguenze.

Le partite sospese sono lunghe

Analizzando le statistiche delle dodici partite maschili che sono terminate dopo una sospensione (a esclusione dei ritiri durante la partita) al Roland Garros tra il 2016 e il 2018, il primo aspetto che emerge è la durata.

Rispetto alle partite maschili nello stesso periodo conclusesi regolarmente, la maggior parte di quelle sospese rientra nel 50% superiore di durata (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Numero di punti totali giocati in partite sospese e non sospese al Roland Garros tra il 2016 e il 2018

Una partita non sospesa negli ultimi tre anni è durata in media 200 punti, mentre nelle partite sospese sono stati giocati mediamente 260 punti.

Meno chiaro è se l’interruzione stessa prolunghi il gioco. La spiegazione più probabile è che partite che in ogni caso sarebbero durate a lungo sono proprio quelle con la più alta possibilità di essere interrotte.

Capovolgimenti di fronte

Quando una partita viene interrotta si sente spesso dire che ci si può aspettare una variazione nel vantaggio psicologico associato all’andamento del punteggio.

I commentatori tendono a scoraggiare il giocatore che è in vantaggio dall’interrompere la partita a meno di impedimenti oggettivi, nella convinzione che è più probabile che poi perda il vantaggio se si termina la partita il giorno dopo.

La variazione di punteggio dopo una sospensione della partita è più probabile di una variazione dopo che si è giocato per una durata simile in una partita che si svolge con regolarità? Quanto successo nei quarti di finale tra Rafael Nadal e Diego Schwartzman suggerisce questo, ma forse si sarebbe verificato comunque a prescindere dall’interruzione per pioggia.

Visto che la maggior parte delle sospensioni in una partita maschile accade intorno ai 100 punti, possiamo confrontare le statistiche di una partita regolare prima e dopo il centesimo punto per avere un’idea sulla presenza di variazioni insolite nel caso delle partite che sono state sospese.

L’immagine 2 mostra le situazioni di inversione di punteggio subite dal giocatore al comando, tali da comportare un sconfitta finale.

IMMAGINE 2 – Impatto della sospensione sul giocatore in vantaggio nelle partite di singolare maschile del periodo dal 2016 al 2018

Nelle partite senza sospensioni, questo tipo di inversione si è verificato in media nel 23% delle partite di singolare maschile tra il 2016 e il 2018. Per le partite sospese, la media è del 31%, con un aumento quindi del 30%.

Considerato il numero ridotto di partite sospese, è necessaria estrema cautela nell’attribuire valore alla media, ma siamo comunque in presenza di un incremento minimo sfavorevole nel cambio di punteggio per il giocatore al comando.

Cambio di conduzione

Nelle partite con sospensioni, i giocatori che finiscono per emergere vincitori beneficiano di un aumento medio di cinque punti percentuali nei punti vinti dopo l’interruzione rispetto a quelli vinti prima. Si tratta di una variazione maggiore rispetto al 75% dei vincitori di partite senza interruzioni prima e dopo un numero simile di punti giocati.

IMMAGINE 3 – Variazione del vincitore in termini di punti vinti dopo la sospensione nelle partite di singolare maschile del periodo dal 2016 al 2018

Nadal è Julien Benneteau sono i due giocatori che quest’anno hanno ricevuto il maggior beneficio in termini di punti vinti dopo una sospensione. Jeremy Chardy invece è stato uno dei pochi a subire l’effetto opposto, pur essendosi portato così avanti nel punteggio da ottenere comunque la vittoria.

Sia Nadal che Benneteau erano indietro di un set al momento della sospensione, mentre Chardy era avanti due set a zero.

Sembra esserci dunque evidenza a conferma dell’impressione che le sospensioni di una partita incidano sull’esito finale e sul rendimento dei giocatori. Se così fosse, c’è una ragione in più per aspettare con ansia negli anni a venire l’inaugurazione al Roland Garros del nuovo stadio Chatrier provvisto di tetto.

Does Interrupting a Match Impact the Outcome?

La freschezza è un fattore al Roland Garros?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Raggiungendo i quarti di finale al Roland Garros 2018, Alexander Zverev non ha solo ottenuto il suo miglior risultato in un torneo dello Slam, ma è anche entrato in una stretta cerchia di 4 giocatori nell’era Open con almeno tre partite di cinque set prima dei quarti di finale.

Un ingresso così faticoso nella seconda settimana di gioco inciderà sulle sue possibilità di conquista del titolo? (Zverev ha poi perso contro Dominic Thiem con il punteggio di 6-4 6-2 6-1, mostrando chiari segni di stanchezza e un apparente infortunio alla coscia, n.d.t.)

Affaticamento da terra battuta

Superare la prima settimana del Roland Garros assume notoriamente i contorni di una battaglia. Quest’anno, Zverev ha portato l’asticella del tipico affaticamento da terra battuta di Parigi al livello successivo.

Solo 21 giocatori nell’era Open hanno giocato almeno 3 partite al quinto set fino ai sedicesimi compresi e gli ultimi ad averlo fatto sono stati Tommy Robredo e Gilles Simon nel 2013. Di questi 21 solo quattro, tra cui anche Robredo, sono riusciti ad arrivare ai quarti di finale: Zverev è diventato il quinto.

In termini di gioco effettivo, Zverev è rimasto in campo 718 minuti (poco meno di dodici ore). Rispetto alla durata media dei primi quattro turni di vincitori, finalisti, semifinalisti e giocatori ai quarti di finale del passato si tratta di un quasi tre ore in più (a partire dal 1996; il tempo di gioco infatti è pubblicamente disponibile solo per partite dalla metà degli anni ’90). Ed è anche più alto del tempo totale di gioco per il 90% delle partite di giocatori arrivati almeno ai quarti di finale.

IMMAGINE 1 – Media (e 90esimo percentile) dei minuti giocati fino ai sedicesimi compresi in funzione del risultato finale per il periodo dal 1996 al 2017

Oltre ad aver giocato 174 minuti in più di Thiem, Zverev è approdato ai quarti di finale con uno dei carichi di gioco più alti tra quelli di tutti i giocatori ai quarti di finale delle ultime 25 edizioni del Roland Garros.

Le prospettive di Zverev

Alla luce di questi numeri, è inevitabile chiedersi quale impatto possano aver subito le prospettive di Zverev per la vittoria del titolo.

Dalla metà degli anni ’90, tra i giocatori che hanno raggiunto i quarti di finale Zverev è al decimo posto per minuti di gioco effettivo nei primi quattro turni. In precedenza, è stato Albert Ramos quello a figurare più recentemente tra i primi dieci con più minuti di gioco, perdendo poi nei quarti di finale da Stanislas Wawrinka nel 2016.

IMMAGINE 2 – Maggior quantità di gioco effettivo (in minuti) nei primi quattro turni tra i giocatori arrivati ai quarti di finale per il periodo dal 1996 al 2018

Sei dei nove giocatori che precedono Zverev hanno perso nei quarti di finale. Se tutti loro avessero, arrivati a questo punto del torneo, la medesima possibilità di avanzare al turno successivo, ci si attenderebbe che quattro o cinque perdessero nei quarti di finale, due in semifinale, uno di essere il finalista e uno il vincitore.

Solo un giocatore che ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie è riuscito poi a vincere il torneo, cioè Rafael Nadal nel 2006 (è interessante che Nadal e un altro giocatore tra i dieci che più sono rimasti in campo, Juan Martin Del Potro, siano ancora nel tabellone del 2018 e si affronteranno in semifinale).

La singolarità di Nadal e l’alto numero di giocatori che sono usciti ai quarti di finale tra quelli con carico di gioco maggiore suggerisce che l’ascesa di Zverev al titolo sia vicina al momento in cui è costretto a tornare indietro.

Will Freshness be a Factor at the French Open?

Analisi di una rivalità da una partita che non c’è mai stata

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 4 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Serena Williams avrebbe dovuto giocare contro Maria Sharapova negli ottavi di finale del Roland Garros 2018, ma un infortunio subito durante il terzo turno l’ha costretta a ritirarsi dal torneo. L’analisi che segue prende spunto dalla possibilità di una partita che di fatto non c’è mai stata per individuare le ragioni di una rivalità a senso unico.

Con un record di 19 vinte e 2 perse (che salgono a 3 con il ritiro pre partita di Parigi) in molti si sono domandati quanto il predominio di Williams contro Sharapova sia alimentato da fattori che esulano dalla semplice qualità del gioco.

In questo articolo cercherò di valutare le componenti meno visibili della loro rivalità, sul cui interesse è spesso intervenuto per gli appassionati più il confronto tra personalità opposte che l’effettiva competitività delle partite.

Quanto, davvero, a senso unico?

In 21 partite giocate, Sharapova ha vinto solo due volte, entrambe nel 2004, l’anno in cui, da giovanissima, si è catapultata ai vertici del circuito. Colpisce quindi la successiva assenza di vittorie, considerando che in molte di quelle partite Sharapova era una delle migliori giocatrici del mondo. Quattro sconfitte sono arrivate quando era la numero 2 della classifica mondiale e Williams la numero 1, mentre in altre sei partite erano separate solo da una posizione.

Non sorprende quindi che queste statistiche abbiano dato adito alle teorie più disparate a spiegazione della mancanza di rivalità sul campo tra Williams e Sharapova. È uno scontro sfavorevole o Williams è più determinata nel voler vincere? A Sharapova manca la convinzione di poter vincere contro Williams?

La classifica di Williams non riflette il suo livello

Nessuna delle ipotesi prende in considerazione la possibilità che la classifica di Williams, come sembra sia stato anche per il Roland Garros 2018, non sia in grado di riflettere il livello qualitativo raggiunto in passato.

Se cerchiamo una misura più accurata della capacità di vincere di Williams quando ha giocato contro Sharapova, è possibile che le sue vittorie appaiano in realtà del tutto normali.

Utilizzando la valutazione Elo specifica per superficie, riusciamo a farci un’idea migliore di quanto improbabile, o probabile, sia stata ciascuna delle 19 vittorie di Williams.

L’immagine 1 mostra come – per la maggior parte degli scontri diretti con Sharapova – Williams ha avuto una percentuale di vittoria attesa oscillante tra il 60 e l’80%, quindi meno competitiva di quanto suggerisse la classifica (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). 

IMMAGINE 1 – Percentuale di vittoria attesa storica di Williams contro Sharapova

Quali considerazioni emergono sull’impressionante record di 19 vittorie in 21 partite?

Eseguendo una simulazione, possiamo calcolare la probabilità che un record di almeno 19 vittorie restituisca le percentuali di vittoria per Williams viste in precedenza.

L’immagine 2 mostra la distribuzione della probabilità del numero di vittorie ottenibili da Williams, nella quale 14 era l’occorrenza più probabile, anche considerando il vantaggio storico di Williams nelle partite contro Sharapova.

IMMAGINE 2 – Distribuzione delle vittorie di Williams contro Sharapova

La possibilità di accumulare almeno 19 vittorie è solo dell’1.5%. Sembra quindi che Williams sia andata ben oltre il rendimento atteso sulla base della valutazione Elo, facendo pensare che questa rivalità a senso unico non sia semplicemente riconducibile alla bravura.

L’impatto di Serena

Per capire meglio la prestazione eccezionale di Williams contro Sharapova o quella non altrettanto efficace nel caso opposto, si può utilizzare un confronto tra rendimenti a parità di condizioni. In sostanza, si tratta di vedere i risultati ottenuti storicamente contro avversarie dello stesso livello di difficoltà.

Nel caso di Sharapova ad esempio vuol dire trovare partite in cui ha perso contro una giocatrice con una valutazione Elo superiore di 150 punti, come appunto è stato lo scenario “tipico” contro Williams.

Se entrambe hanno giocato contro avversarie analoghe nello stesso modo in cui hanno giocato tra loro, ci aspetteremmo statistiche simili a quelle registrate negli scontri diretti.

Se invece ci sono elementi relativi alla dinamica di gioco (strategia, psicologia o altro) che rende le loro partite fondamentalmente diverse da quelle contro qualsiasi giocatrice, dovremmo trovarci in presenza di un profilo della partita che cambia se confrontato con quello del gruppo di controllo.

Qual è esattamente un gruppo di controllo ragionevole?

Visto che delle due è Williams ad aver avuto tendenzialmente una valutazione pre-partita più alta, analizziamo situazioni in cui ha vinto contro altre avversarie con valutazione inferiore di non più di 150 punti Elo.

Per Sharapova, cerchiamo lo stesso divario ma in partite in cui ha perso, perché questo è stato l’esito più frequente quando ha giocato contro Williams. Otteniamo un campione di 29 partite analoghe (comprese avversarie come Venus Williams e Victoria Azarenka) per Williams e di 32 partite analoghe (comprese avversarie come Caroline Wozniacki e Na Li) per Sharapova. Sono, in entrambi i casi, partite che rientrano nei criteri di competitività e per le quali i dati sono pubblicamente disponibili.

L’effetto dimensionale

Esiste quindi prova del fatto che abbiano giocato tra loro partite diverse da quelle contro altre avversarie di vertice, rispetto a una selezione di statistiche di base al servizio e alla risposta?

L’immagine 3 mostra questo confronto con le discrepanze riepilogate in funzione di un “effetto dimensionale”, cioè la differenza nella media per la specifica statistica di rendimento (gli scontri diretti verso la loro media verso avversarie analoghe) divisa per la deviazione standard, in modo da poter confrontare l’importanza relativa degli effetti su tutte le statistiche considerate.

IMMAGINE 3 – Effetto dimensionale negli scontri diretti tra Williams e Sharapova rispetto a quello contro altre avversarie di vertice

Effetti dimensionali positivi rivelano quando l’una ha giocato meglio contro l’altra, e viceversa, rispetto a quanto fatto con avversarie di vertice; effetti dimensionali negativi evidenziano la tendenza ad avere rendimenti peggiori.

Sharapova ottiene prestazioni inferiori in diverse categorie, in particolare nella percentuale di punti vinti alla risposta sulla prima di servizio. Anche la percentuale di prime in campo e la frequenza di doppi falli sono risultati significativamente peggiori nelle partite contro Williams rispetto alle sconfitte contro altre giocatrici di vertice.

Anche se per Williams il confronto delle prestazioni negli scontri diretti è con un gruppo di partite diverse da quello di Sharapova, è interessante osservare come abbia in media alzato il livello di gioco in quelle categorie in cui invece Sharapova è andata male, vale a dire i punti vinti alla risposta e la percentuale di prime in campo.

L’unica area in cui entrambe hanno avuto prestazioni negative è la frequenza di doppi falli, a indicazione di una possibile maggiore pressione al servizio percepita negli scontri diretti.

Conclusioni

Sono passati due anni dall’ultima partita tra Williams e Sharapova agli Australian Open 2016, e molto è cambiato: la squalifica di 15 mesi per doping comminata a Sharapova, la pubblicazione del suo controverso libro e la nascita della prima figlia di Williams.

Se si considerano solo i risultati più recenti, Sharapova avrebbe avuto un vantaggio ma, come suggerisce l’analisi, Williams avrebbe potuto recuperare il distacco con una prestazione simile a quelle precedenti. Un indicatore importante sarebbe stato il controllo del gioco alla risposta.

Previewing the 22nd Match of Maria and Serena – Will History Repeat Itself?

Quale tipo di gioco possiamo attenderci da Nadal al Roland Garros?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Rafael Nadal è ancora una volta il favorito assoluto per la vittoria del Roland Garros. Con che tipo di gioco ha imposto il suo predominio sulla terra battuta anche nel 2018?

Nello sport, poche cose migliorano con l’età. Eppure, Nadal e Roger Federer, due dei giocatori più forti di sempre, sembrano aver smentito questo adagio da quando hanno rinvigorito la loro rivalità nel 2017.

Nadal ha avuto una delle migliori stagioni sulla terra l’anno scorso, perdendo solo una partita su 24 e vincendo 53 set dei 57 giocati. Il rendimento nel 2018 è altrettanto impressionante e, pur nell’aura di invincibilità, i tifosi si chiedono se abbia già espresso il suo massimo.

È riuscito Nadal a trovare davvero un modo per migliorarsi sulla terra?

Per avere un’idea più dettagliata dell’eccellenza di gioco di Nadal nel 2018 e di quali aspetti potrebbero essere fondamentali per dominare anche a Parigi, analizziamo le statistiche punto per punto raccolte dai collaboratori del Match Charting Project.

Cinque partite sono disponibili nel database (sei, includendo la vittoria contro Alexander Zverev in Coppa Davis, n.d.t.), tra cui la sconfitta a Madrid contro Dominic Thiem. Pur incompleto come campione, può comunque fornire indicazioni sulle modalità di gioco di Nadal, specialmente nei turni finali.

Per quanto riguarda i punti vinti al servizio, Nadal ha iniziato la stagione con grande solidità, con le partite al Monte Carlo Masters e a Barcellona in cui ha toccato il 67% e il 69%.

In particolare, la percentuale di punti vinti con la prima è stata molto alta in entrambi i casi, ben sopra il 70% come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Rendimento di Nadal al servizio sulla terra battuta nel 2018

La sconfitta contro Thiem e le due più recenti partite a Roma suggeriscono una variazione di tendenza. La prestazione sottotono al servizio è stata chiaramente una delle cause più importanti della partita persa a Madrid, e sembra che siano state una bassa percentuale di prime e una seconda poco efficace ha determinare in larga parte l’esito. A Roma, i numeri sulla prima e sulla seconda sono risaliti, specialmente la seconda è stata estremamente incisiva.

Il servizio per capire la variazione di rendimento

Esaminando il piazzamento del servizio di Nadal possiamo capire meglio gli aspetti che hanno contribuito alla variazione dell’efficacia nel rendimento durante il 2018.

All’inizio della stagione sulla terra, Nadal preferiva una combinazione di traiettorie esterne e al centro evitando accuratamente quella al corpo.

IMMAGINE 2 – Direzione del servizio di Nadal sulla terra battuta nel 2018

Quando ha perso da Thiem, Nadal ha servito in mezzo, o al corpo, complessivamente più del 20% delle volte. Evitare più frequentemente traiettorie esterne deve essere certamente stato uno dei fattori decisivi nelle basse percentuali al servizio in quella partita.

Agli Internazionali d’Italia, le scelte al servizio di Nadal sono state più simili a quanto visto nella sconfitta contro Thiem che nelle vittorie convincenti a Monte Carlo e Barcellona. Quindi un numero significativo di servizi al corpo e una prevedibilità molto più marcata nella combinazione esterno e al centro.

Contro Novak Djokovic, Nadal ha servito con insistenza sul dritto, il lato più sensibile dopo il recente infortunio al gomito di Djokovic, mentre in finale contro Alexander Zverev è andato esterno quasi il doppio rispetto alla traiettoria al centro. Nadal è riuscito a vincere quelle partite nonostante quel tipo di dinamiche al servizio, ma si è trattato delle vittorie meno convincenti sulla terra nel 2018.

La differenza con la risposta

È nel gioco alla risposta che Nadal più fa la differenza rispetto agli avversari. Nelle prime due partite del campione a disposizione, Nadal ha vinto il 48% e il 50% dei punti alla risposta, di fatto cancellando qualsiasi vantaggio legato al servizio dell’avversario.

Non è andata così con Thiem, contro cui quel margine è stato praticamente nullo, a dimostrazione che un’alta efficacia alla risposta è una prerogativa importante e necessaria del dominio di Nadal.

IMMAGINE 3 – Punti vinti da Nadal alla risposta sulla terra battuta nel 2018

Le statistiche alla risposta non sono state granché anche nella semifinale a Roma contro Djokovic, principalmente per un rendimento sottotono alla risposta sulla seconda. Contro Zverev, Nadal è sembrato tornare alla forma delle partite di inizio stagione sulla terra, e questo potrebbe dipendere molto dalla strategia al servizio di Zverev, che contro Nadal sulla terra non è abbastanza efficace.

Il dettaglio del piazzamento della risposta di Nadal sembra fornire qualche spiegazione sulle dinamiche di gioco alla risposta nelle partite considerate. La profondità di Nadal, in particolare, sembra essere andata di pari passo con la percentuale di punti vinti alla risposta.

IMMAGINE 4 – Profondità di Nadal alla risposta sulla terra battuta nel 2018

Definendo come profonde tutte quelle risposte che superano il rettangolo del servizio, nelle prime due partite Nadal ha risposto profondo alla prima e alla seconda quasi nove volte su dieci, prestazione che non è riuscito a replicare nelle successive tre, specialmente nella sconfitta contro Thiem, in cui ha risposto corto.

Se Nadal intende mantenere il livello di efficienza mostrato a Monte Carlo e Barcellona anche al Roland Garros, servire agli angoli e rispondere profondo saranno due aspetti essenziali.

What Patterns Can We Expect From Nadal at the French?

Chi è migliorato di più tra le teste di serie del Roland Garros 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con l’inizio del secondo Slam della stagione, analizziamo quali giocatori e giocatrici si sono migliorati in misura maggiore nel corso dell’ultimo anno.

La fiducia in sé è uno di quegli elementi intangibili spesso indicati come chiave di successo in uno Slam. Pur lontani dalla possibilità di sapere con quale livello di fiducia si presenteranno i giocatori sulla terra battuta di Parigi, siamo comunque in grado di capire chi – sulla base del rendimento tenuto dall’edizione 2017 del Roland Garros – ha ragioni per sentirsi più sicuro del proprio stato di forma.

Uomini

Tra le teste di serie del tabellone maschile, ci sono nove giocatori la cui valutazione Elo specifica per la terra battuta ha subito una variazione di almeno 100 punti nell’ultimo anno come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

In cinque casi si è trattato di segno negativo, i più evidenti e ovvi quelli dovuti al declino di Novak Djokovic e Kei Nishikori, con il primo che ha perso ben 325 punti e Nishikori tra i 150 e 200, così come è capitato a Stanislas Wawrinka.

Anche se le buone prestazioni agli Internazionali d’Italia, con la semifinale di Djokovic e il quarto di finale di Nishikori, hanno ravvivato le speranze, devono comunque percorrere ancora parecchia strada per far tornare le aspettative dei loro tifosi al livello del 2017.

IMMAGINE 1 – Variazione annuale nel livello di bravura tra le teste di serie del tabellone maschile

Ci sono stati però anche cambiamenti in positivo nel rendimento di alcune delle teste di serie al Roland Garros. Il più grande arriva da fenomeno canadese Denis Shapovalov, la cui valutazione è aumentata di 441 punti in un solo anno. Per avere un riferimento, si parla di un guadagno di circa 40 punti percentuali nella probabilità di vittoria. Se qualcuno quindi merita un vantaggio psicologico, è sicuramente Shapovalov.

Tra gli altri che si sono distinti come crescita troviamo la giovane promessa Andrey Rublev, la nuova speranza inglese Kyle Edmund e il serbo Filip Krajinovic che, non avendo più giocato dal Miami Masters, potrebbe trarre spinta dalla sua presenza in questo gruppo.

Donne

Per quanto riguarda le donne, e includendo anche Serena Williams che non è tra le teste di serie, la situazione è mediamente molto più rosea rispetto a quanto visto per gli uomini. Ci sono otto giocatrici con un variazione di almeno 100 punti nella valutazione Elo specifica per la terra battuta e per cinque di loro è stata di segno positivo.

La giocatrice che più si è migliorata prima del Roland Garros è la rumena Mihaela Buzarnescu, in parte per le sue recenti vittorie a Praga e Strasburgo. Il suo rendimento diventa ancora più interessante quest’anno perché ha ricevuto la testa di serie numero 31, ed era a rischio di rimanere fuori dalle teste di serie se una fosse stata assegnata a Serena.

IMMAGINE 2 – Variazione annuale nel livello di bravura tra le teste di serie del tabellone femminile

Tra le altre quattro con guadagni impressionanti di valutazione troviamo le Next Gen Annet Kontaveit ed Elise Mertens, oltre a Caroline Garcia e Maria Sharapova. Quest’ultime due giocatrici sono di particolare interesse perché non solo possono affrontare il torneo con nuovo spirito, ma sono anche tra le prime 15 contendenti al titolo.

Solo due delle teste di serie hanno avuto nell’ultimo anno un declino complessivo, cioè Kristina Mladenovic e Johanna Konta, che non è mai andata oltre il primo turno del Roland Garros e avrà bisogno di mettere da parte 12 mesi di gioco non brillante per riuscire a cambiare questa statistica (Konta ha poi perso ancora al primo turno contro Yulia Putintseva con il punteggio di 6-4 6-3, n.d.t.).

Il caso Serena

Da ultimo c’è il caso di Serena, che rappresenta un’eccezione al tema centrale di questo articolo. In molti hanno ritenuto che la mancata assegnazione della testa di serie non riflettesse con giudizio la sua effettiva possibilità di progredire nel tabellone. In realtà la lunga assenza di Serena e i tentativi claudicanti di rientro sul circuito hanno contribuito a un calo deciso nel livello di bravura atteso.

Serena giocherà il Roland Garros con una valutazione inferiore di 323 punti rispetto al 2017. Questa tendenza negativa, le settimane senza una partita competitiva e l’attenzione spasmodica dei media renderanno la vita dura alla detentrice di 23 Slam al singolare.

Ma se esiste una giocatrice capace di trasformare le grandi avversità in vittoria, quella è Serena, una campionessa che non si dovrebbe mai escludere dalle possibili vincitrici di uno Slam.

Most Improved Among French Open Seeds