Come la superficie incide sul rendimento dei giocatori

di John McCool // sportsbrain

Pubblicato il 17 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

I tornei della prima parte di stagione danno un’idea su quali siano i giocatori più meritevoli di considerazione per il proseguo del calendario e sulle dinamiche di gioco più intriganti.

I risultati dell’analisi

Ho analizzato alcune statistiche in riferimento a un campione di 3345 partite di fine stagione 2017 e inizio stagione 2018 del circuito maschile. Pur in presenza di risultati a sorpresa, la testa di serie più alta ha vinto il 78.9% delle partite considerate.

I dati suggeriscono che i giocatori più giovani hanno un leggero vantaggio competitivo sulla terra. I vincitori delle partite su questa superficie sono stati in media 0.13 anni più giovani dei loro avversari.

Al contrario, i vincitori sul cemento e sull’erba sono stati rispettivamente 0.31 e 1.27 anni più vecchi dei loro avversari. Un veloce test di analisi di varianza mostra una differenza significativa tra l’età media dei vincitori sull’erba, sulla terra e sul cemento.

La terra è la superficie con in media le partite a più bassa classifica dei due avversari (101.2), seguita dall’erba (100.2) e dal cemento (95.6).

Nel campione considerato, il vincitore ha servito il 58% degli ace rispetto al 42% dello sconfitto. Il vincitore ha anche vinto il 57.9% dei game del primo set, il 54.5% dei game del secondo set e il 56.3% dei game del terzo set (complessivamente, il 55.9% dei game).

IMMAGINE 1 – Istogramma della differenza di game tra il vincitore del primo set e lo sconfitto. Il grafico mostra che il giocatore che ha poi vinto la partita tende a vincere più game nel primo set del giocatore che poi perde la partita

È interessante notare che, mentre il vincitore ha vinto il primo set il 79.3% delle volte, ha vinto il secondo con una frequenza più bassa, del 67.1%. Questo può essere dovuto al fatto che il giocatore che ha perso il primo set deve recuperare nel punteggio o anche che il vincitore della partita subisce un passaggio a vuoto.  Comunque, a parità di condizioni, vincere il primo set aumenta in modo sostanziale la probabilità di vincere la partita. 

Statistiche legate alla superficie

Sulla terra è più difficile fare un ace: in media, 5.17 ace per il giocatore che ha poi vinto la partita, rispetto ai 7.20 sul cemento e ai 9.58 sull’erba.

Inoltre, è più probabile che il giocatore che ha poi vinto la partita commetta doppio fallo sull’erba (2.97 in media) rispetto alla terra (2.80) e al cemento (3.33). Questa differenza può in parte essere dovuta a partite più competitive sull’erba (35.3 game giocati in media), rispetto alla terra (33.1 game) e al cemento (34.0 game). Ovviamente, un maggior numero di game in un set concede più possibilità per ace e doppi falli.   

IMMAGINE 2 – Numero di partite del campione suddivise per superficie

Si potrebbe migliorare l’analisi ampliando il campione a partite delle passate stagioni e considerare partite nel periodo primaverile o in quello estivo. Ad esempio, la stagione o le condizioni meteo hanno più incidenza su una specifica superficie? Ci sono giocatori più esposti di altri al fattore fatica verso la fine della stagione?

La risposta (o la ricerca di una spiegazione) ad alcune di queste domande può aiutare a comprendere il rendimento dei giocatori con un grado di dettaglio più sofisticato.

Il codice per quest’analisi è disponibile qui.

How Tennis Surface Influences Player Performance

Cosa può dire il caso di Grega Zemlja sul tennis americano?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 24 ottobre 2012 – Traduzione di Edoardo Salvati

Grega Zemlja, il praticamente sconosciuto qualificato dalla Slovenia, è arrivato in finale al torneo di Vienna 2012. Come molti giocatori tra la posizione 50 e 100 della classifica, in particolare quelli dell’Est Europa, è riuscito finalmente ad affacciarsi ai piani alti del circuito maggiore dopo aver conseguito buoni risultati nei Challenger.

La finale a Vienna, solo il sedicesimo torneo maggiore che ha disputato, lo aiuterà a rimanere tra i primi 100 per la maggior parte del 2013, permettendogli accesso diretto ai tornei dello Slam e in molti tornei ATP di fascia inferiore.

Zemlja ha da poco compiuto 26 anni, quindi difficilmente lo si può definire una promessa. Richiamo però l’attenzione su di lui perché è entrato tra i primi 50 quasi completamente grazie ai suoi sforzi. Quando ha ricevuto una wild card dall’AELTC per il tabellone principale di Wimbledon 2012, si è trattato della prima per un torneo del circuito maggiore in tutta la sua carriera. E anche a livello Challenger, ha ricevuto una sola wild card d’ingresso al tabellone principale.

Sebbene sia presente tra i primi 200 dalla fine del 2008, Zemlja non ha ricevuto favori di sorta (oggi trentaduenne, Zemlja è il numero 900 del mondo e non ha più giocato dal Challenger di Portoroz di agosto 2017. Nel 2013 ha raggiunto la classifica massima alla posizione 43, vincendo 17 tornei tra Future e Challenger. La finale a Vienna rimane l’unica giocata in un torneo del circuito maggiore, dove h un record è di 48 vittorie e 51 sconfitte. Dopo Wimbledon 2012, ha ricevuto altre due wild card per un torneo Challenger, arrivando in finale a Portoroz 2015 sconfitto da Luca Vanni, n.d.t.).

L’assegnazione delle wild card

Si scopre che Zemlja non è il solo. Dei primi 100 (compresi Tomas Berdych e Janko Tipsarevic), 21 non hanno ricevuto nemmeno una wild card per il circuito maggiore prima di compiere 25 anni. Altri 16 (tra cui Novak Djokovic e David Ferrer) ne hanno avuta solo una e altri 23 ne hanno avute due.

Durante la preparazione di questo articolo, mi aspettavo di trovare che Zemlja fosse un caso unico di situazione sfavorevole. E invece non è così: le wild card sono un privilegio di quei giocatori che hanno avuto la fortuna di nascere nel posto giusto. Gli ingressi liberi tendono a essere assegnati agli idoli locali, in aggiunta a pochi altri concessi a giovani stelle come Grigor Dimitrov.

La distribuzione geografica delle wild card quindi dipende in tutto e per tutto dal posto in cui vengono disputati i tornei, e le sedi dei tornei hanno molto a che fare con i luoghi in cui i venivano organizzati 20, 50 o addirittura 100 anni fa.

Gli Stati Uniti dell’Assistenza

Ci sono stati molti commenti sulle 27 wild card nel circuito maggiore ricevute da Donald Young (e alcuni da Patrick McEnroe, che a sua volta ne ha avute 37). E questa è solo la punta dell’iceberg. Sapevate che i sette giocatori in attività con più wild card prima dei 25 anni sono americani? Oltre a Young troviamo Mardy Fish, Ryan Harrison, Sam Querrey, Jesse Levine, John Isner e James Blake (quello con più wild card per ora, la maggior parte delle quali però concesse nei suoi recenti tentativi di rientro nel circuito).

Al momento, i primi 200 hanno beneficiato di 748 wild card prima dei 25 anni e 139 di queste, cioè il 18.6%, sono state date ai sette giocatori menzionati, vale a dire il 3.5%.

In sintesi, la distribuzione dei tornei non corrisponde alla distribuzione di talento nel tennis. Gli Stati Uniti sono l’unico paese con più di un Master 1000 – ce ne sono tre – oltre a uno Slam, due ATP 500, e altri sette 250 (5 per la stagione 2018, n.d.t.). Sono tutti tornei con almeno tre wild card da assegnare. Nel 2012, sette sono andate a Jack Sock che, all’età di 20 anni, ne ha già collezionate 10 in tornei del circuito maggiore, più di quanto il 90% dei giocatori tra i primi 200 abbia ricevuto.

Un problema strutturale

È un tema sul quale ci si può trovare a riflettere, specialmente se preferite parteggiare per giocatori come Zemlja. Eppure è difficile assegnare colpe a qualcuno di specifico.

I tornei sono estremamente gelosi delle poche wild card che ricevono. Diventa quindi difficile per l’ATP immischiarsi. Gli organizzatori vogliono attrarre spettatori e un giocatore che si sta affermando e con un nome facile da pronunciare è un ottimo richiamo per vendere biglietti. E certamente non si può criticare un giocatore se accetta un accesso diretto nel tabellone principale.

Questa è la mia modesta proposta: trasformare qualche altro posto assegnato in tabellone dalle wild card in un posto basato sui risultati ottenuti. La USTA, la Federazione americana, si sta muovendo nella direzione, gestendo le wild card reciproche agli Australian Open e US Open tramite meccanismo di playoff, tra le altre strategie adottate. Purtroppo non aiuta in termini di distribuzione geografica, considerando che possono partecipare solo giocatori americani!

Una modalità più efficace è quella che ha permesso a Zemlja di accedere a Wimbledon. Ha infatti vinto il Challenger di Nottingham due settimane prima, e l’AELTC non poteva assegnare tutti gli ingressi liberi solo a giocatori inglesi. Zemlja era in forma e meritava la wild card, anche se non gioca difendendo i colori inglesi.

Forse ogni Slam e Master dovrebbero garantire un posto in tabellone principale al vincitore del Challenger immediatamente precedente in calendario. Oppure si dovrebbe obbligare ogni torneo con più di 48 partecipanti ad assegnare almeno una wild card a un giocatore straniero.

Se un giocatore possiede le caratteristiche, prima o poi riesce a sfondare. Non ci sarebbe però un migliore livello competitivo se alcuni giocatori non dovessero aspettare più a lungo di altri sulla base di quanti tornei sono in calendario nel paese che quest’ultimi rappresentano?

What Grega Zemlja Can Tell Us About American Tennis

Un confronto tra i tornei sull’erba della stagione 2018

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 18 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il torneo di Newport segna la fine della stagione maschile 2018 sull’erba. Nel calendario attuale ci sono otto appuntamenti a stagione su questa superficie: cinque ATP 250, due ATP 500 e una prova dello Slam. Per ciascun torneo del calendario elaboro durante l’anno alcuni numeri sulla base della bravura dei giocatori nel tabellone principale e della competitività del tabellone principale.

Bravura negli Slam

La parte relativa alla bravura è composta dalle mie valutazioni Elo specifiche per superficie ottenute secondo tre metodi di calcolo: 1) La media Elo dei giocatori nel tabellone principale, 2) la differenza tra il giocatore con la valutazione Elo più alta e quello con la più bassa (Max – Min) e 3) la deviazione standard delle valutazioni Elo nel tabellone principale.

Va detto che le mie valutazioni Elo specifiche per erba contengono in realtà anche qualche risultato sul cemento, perché per l’erba i dati a disposizione sono estremamente ridotti, si tratta di superfici più con similarità che differenze, e ci sono più partite recenti sul cemento che aiutano a individuare lo stato di forma attuale di un giocatore. Le prestazioni sull’erba sono più datate di quelle sul cemento che utilizzo nel calcolo delle valutazioni Elo specifiche per l’erba.

Competitività negli Slam

La parte relativa alla competitività pone le seguenti domande alle mie previsioni del torneo: quale percentuale di giocatori del tabellone principale 1) ha una probabilità di almeno il 20% di arrivare ai quarti di finale, 2) ha una probabilità di almeno il 15% di raggiungere le semifinali, 3) ha una probabilità di almeno il 10% di arrivare in finale, 4) ha una probabilità di almeno il 5% di vincere il titolo e 5) ha una probabilità inferiore all’1% di raggiungere le semifinali?

Per avere un termine di paragone, iniziamo da Wimbledon, anche se è l’unico Slam sull’erba.

Direi che non servono spiegazioni, aggiungo solo che sono valori normali per uno Slam: una media Elo alta ma non fuori misura, un grande divario tra il migliore e il peggiore e un’alta deviazione standard. Dipende tutto dal fatto che ci sono 128 giocatori. Inoltre, gli Slam solitamente deprimono il numero di giocatori con probabilità di arrivare fino in fondo.

Vale la pena notare infatti che ci sono tipicamente quattro o cinque giocatori con quella che definiamo una buona possibilità di arrivare in finale o vincere il titolo, e circa il 75% dei partecipanti con praticamente nessuna possibilità di arrivare in semifinale. 

Quale 500? 

La tabella riepiloga i tornei ATP 500 sull’erba.

Rispetto agli Slam, ci si attende che la valutazione Elo media di un giocatore in un ATP 500 sia più alta, specialmente quando c’è la possibilità di guadagnare 500 punti in un tabellone a trentadue giocatori. La deviazione standard può non essere di molto inferiore a quella di uno Slam, perché spesso vengono assegnate wild card in modo generoso ed è più facile superare le qualificazioni di un 500 che in uno Slam.

Quindi, solitamente, ci saranno più giocatori con probabilità concreta di raggiungere i quarti di finale anche se, con solo quattro posti in semifinale (e dei giocatori forti che ci arriveranno), sono posizioni comunque ad accesso abbastanza limitato. Si fa notare la differenza tra gli Slam e i 500 nella percentuale di giocatori con praticamente nessuna possibilità di arrivare in semifinale, il 73% contro il 3%.

Credo si possa affermare che, dall’inizio come alla fine, nel 2018 il Queen’s Club è stato un torneo qualitativamente più solido di Halle.

Quale 250?

Passiamo ora agli ATP 250.

Sono i tornei in cui, di solito, la valutazione Elo è in media la più bassa, perché rientrano marginalmente o per nulla nel calendario dei giocatori di vertice. La varietà nella programmazione crea poi maggiore varietà nella differenza Max – Min e nella deviazione standard.

Sono molti di più i giocatori con possibilità di raggiungere i quarti di finale rispetto ai tornei più prestigiosi, ma anche qui le semifinali sono il collo di bottiglia. Inoltre, la gran parte dei giocatori ha probabilità di almeno l’1% di arrivare in semifinale (tranne a Stoccarda, e indovinate perché…)

Se non è stato particolarmente difficile capire che tra i 500 il Queen’s Club era meglio di Halle, su quale dei 250 ricade la scelta? Ben lontano dall’essere così ovvio. Se potreste essere sorpresi, io lo sono certamente stato, perché qualche volta dando un occhio ai partecipanti mi viene da pensare che sia un tabellone debole.

I numeri mostrano che tornei di una specifica categoria di punteggio sono, in termini di difficoltà, tra loro molto equilibrati. Se dovessi scegliere tra i 250 del 2018, prenderei s’Hertogenbosch. 

Farò una simile analisi a conclusione della stagione della terra battuta, e si potranno mettere a confronto anche i Masters.

Evaluating the Grass Tournaments

La competitività del circuito femminile può spiegare il bizzarro andamento di Wimbledon 2018?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 20 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le teste di serie del tabellone di singolare femminile non hanno mai ottenuto risultati così negativi come a Wimbledon 2018. Si è trattato di semplice sfortuna o è un riflesso dell’equilibrio competitivo sul circuito femminile?

I record generati dalle sconfitte a sorpresa a Wimbledon 2018 – vinto poi dalla testa di serie numero 11 Angelique Kerber – sono ormai ben noti. Si è già parlato di come solo due delle prime 8 teste di serie, Karolina Pliskova e Simona Halep, siano arrivate al terzo turno, mai in numero così ridotto per qualsiasi Slam da quando le teste di serie sono salite a trentadue.

Con l’uscita poi di Halep al terzo turno e di Pliskova al quarto, nessuna testa di serie delle prime 8 ha raggiunto i quarti di finale, evento inedito in qualsiasi tabellone Slam di singolare femminile o maschile.

L’andamento di Wimbledon 2018 è stato quindi decisamente bizzarro. Quali sono i motivi? Dobbiamo considerarla una rara occorrenza nelle 132 edizioni del torneo o un esito così sorprendente indica la presenza di cause sistematiche?

Riduzione del divario tra giocatrici

La teoria più accreditata richiama il livello di competitività raggiunto nel tennis femminile, che ha determinato una riduzione nel divario tra giocatrici di vertice e altre giocatrici, portandolo a margini ridottissimi. Per questo l’attribuzione delle teste di serie riflette in misura minore rispetto al passato la capacità di una giocatrice di vincere in qualsiasi turno.

Ci sono prove a supporto della teoria della competitività? Per trovarle è necessario guardare oltre le teste di serie e la classifica ufficiale su cui si basano. Fa il suo ingresso il sistema Elo, un metodo statistico ampiamente dibattuto e particolarmente utile.

Il sistema Elo è la misurazione più accurata possibile della bravura di una giocatrice. Se la teoria della competitività è corretta, dovremmo aspettarci valutazioni Elo più raggruppate. In altre parole, la distanza di valutazione tra la settima o l’ottava giocatrice del mondo e la 100esima o 101esima dovrebbe essere più ridotta di quella riscontrata in passato.

È effettivamente così?

Le curve dell’immagine 1 mostrano quanto, nel periodo dal 2010 al 2018, le differenze nelle valutazioni Elo si siano accumulate dalla giocatrice con la classifica più alta a quella più bassa al momento del sorteggio del tabellone di Wimbledon.

Dove la curva ha un’inclinazione meno accentuata all’aumentare della classifica, la differenza tra la valutazione di una giocatrice e la successiva è più ridotta, a indicazione di competitività. Da questo punto di vista, sono gli anni dal 2016 al 2018 a mostrare il più alto livello competitivo.

IMMAGINE 1 – Tendenze nella competitività tra le prime 128 giocatrici del circuito femminile all’inizio di Wimbledon 2018

Ad esempio, dal grafico la differenza totale nelle valutazioni per la prima metà del tabellone era di 404, che significa una differenza media di solo sei punti nella valutazione Elo per giocatrici separate in classifica da una sola posizione. Nel 2017, il gruppo è ancora più ravvicinato in termini di bravura, con una differenza media di 5 punti per le prime 64, rispetto al doppio della differenza nel 2013, la più accentuata negli anni presi in esame.

Variazione non lineare

Va detto che le valutazioni non variano in modo lineare. Ci si attende che siano più vicine a una distribuzione secondo legge di potenza, con le giocatrici di classifica più alta che sono superiori di ordini di magnitudo alle giocatrici a loro appena inferiori in classifica. Ci si potrebbe chiedere se, osservando le differenze cumulate, si stanno semplicemente cogliendo, al vertice del tennis, valutazioni più ravvicinate.

Possiamo farci un’idea al riguardo approfondendo l’analisi sulla crescita della differenza di valutazione tra le prime 32 della classifica. L’immagine 2 mostra che il divario tra le prime 5 negli ultimi anni è diminuito rispetto a quello di cinque anni fa, quando osserviamo ad esempio che la curva del 2013 sale a circa 400 punti alla decima posizione in classifica. Allo stesso tempo dalla decima alla 32esima la curva si appiattisce per il 2017 e il 2018, rispetto agli altri anni.

Questo risultato lascia intendere che le sole differenze al vertice non riescono a spiegare il comportamento di queste curve: anche una maggiore competitività deve essere considerata come forza trainante.

IMMAGINE 2 – Tendenze nella competitività tra le prime 32 giocatrici del circuito femminile all’inizio di Wimbledon 2018

Conclusioni

Le differenze nelle valutazioni Elo forniscono quindi evidenza, quantomeno parziale, a supporto della teoria della competitività. Anche se è interessante notare come, solamente secondo queste statistiche, sarebbe dovuto essere il 2017 (quando tre teste di serie tra le prime 8 hanno raggiunto i quarti di finale) l’anno in cui ci si poteva attendere il più alto numero di vittorie a sorpresa, invece del 2018.

Se la follia del tabellone del 2018 possiede comunque un minimo di razionalità, occorre allora tenere in conto anche altri fattori, come la preparazione dei campi, il percorso di avvicinamento al torneo e un generalizzato abbandono dello stile offensivo, il più remunerativo sull’erba.

Does WTA Depth Explain How Wild 2018 Wimbledon Was?

Jiri Vesely è molto forte al servizio (o è simile a Gilles Muller)?

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 9 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Per due volte oggi ho sentito parlare di Jiri Vesely come un giocatore “molto forte al servizio”. La prima, di persona, durante l’ottavo di finale a Wimbledon 2018 tra Gilles Simon e Juan Martin Del Potro, in cui uno dei telecronisti parlava della solidità del gioco alla risposta di Rafael Nadal e di come ha dominato un giocatore molto forte al servizio come Vesely. La seconda indirettamente, su Twitter tramite @newballsplease, in cui un altro cronista ha detto che il gioco di Vesely è “simile a quello di Gilles Muller”.

Ho pensato subito che entrambe le affermazioni fossero sbagliate, e mi ero già infervorato sul pessimo paragone con Muller, prima di andare a guardare i numeri per togliere ogni dubbio.

Non sono giocatori simili

La tabella elenca le statistiche al servizio di Vesely e Muller dal 2015 al 2018 (escluso Wimbledon) su tutte le superfici.

Mettendo per un momento da parte la forza al servizio, Vesely non sembra certamente possedere un gioco “simile a quello di Muller”. Muller ha infatti alcune delle migliori statistiche al servizio nel tennis e fa più del doppio del numero di ace di Vesely. La tabella non lo mostra, ma nelle ultime 52 settimane Miller è al 12esimo posto nel numero di game vinti al servizio (e non ha avuto delle ultime 52 settimane particolarmente brillanti), mentre Vesely è 74esimo!

Le statistiche suggeriscono che Muller dovrebbe vincere il 72% delle partite contro Vesely. Ed entrambi i loro scontri diretti sono finiti in suo favore, senza che perdesse un set.

È possibile che i numeri non siano veritieri perché Muller gioca quasi esclusivamente sull’erba e sul cemento (solo il 13% delle partite sulla terra), rispetto a Vesely che gioca invece circa il 40% delle partite sulla terra, superficie che tende a sfavorire i numeri al servizio.

Già la sola differenza di superficie preferita dovrebbe essere sufficiente a mostrare che non sono giocatori simili. Riprendiamo comunque la tabella precedente escludendo ora le partite sulla terra e aggiungendo una colonna per le medie del circuito, in modo da vedere anche se Vesely è “molto forte al servizio”.

I numeri di Vesely migliorano, così come quelli di Muller. Non ho problemi nell’affermare che il gioco di Vesely non è simile a quello di Muller.

La forza al servizio

E per quanto riguarda la forza al servizio di Vesely? Non trovo evidenze. La sua percentuale di ace è leggermente superiore alla media, ma la percentuale di punti vinti sulla prima di servizio e sulla seconda sono quasi perfettamente identiche alla media del circuito, e il computo totale dei punti vinti al servizio è in realtà inferiore (cioè a dire che ha una percentuale inferiore alla media di prime di servizio in campo).

Vesely sembra essere un giocatore medio al servizio, e nessuno direbbe lo stesso di Muller. Perché quindi alcuni commentatori di tennis ritengono che Vesely (198 cm) sia molto forte al servizio e con un gioco simile a Muller? Non c’è un valido motivo, ma deve essere perché sono entrambi alti e mancini.

Se non seguite regolarmente il circuito e sapete che l’alto e mancino Muller è molto forte al servizio, siete portati a pensare che anche gli altri giocatori mancini e alti (quelli di cui non sapete nulla) debbano essere molto forti al servizio.

Per far vedere che è un sillogismo non applicabile, la tabella riporta le stesse statistiche per Adrian Mannarino (180 cm), un mancino non troppo alto, al posto di Muller (193 cm) e per Nadal (185 cm), anche lui mancino e non troppo alto, come ulteriore controprova.

I mancini alti sono davvero più forti al servizio dei mancini di altezza media (per il tennis)?

Is Jiri Vesely a “Great Server” (or Similar to Gilles Muller)?

L’avversione di Pablo Carreno Busta per l’erba

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 3 luglio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

È passato poco più di un anno da quando Pablo Carreno Busta è entrato nei primi 20 della classifica e, forse più di qualsiasi altro sul circuito, continua a manifestare i sintomi di una profonda avversione per l’erba. Con l’eliminazione al primo turno di Wimbledon 2018, il suo record su questa superficie è salito a 0 vittorie e 6 sconfitte.

Si è parlato molto di Paolo Lorenzi come metro di paragone, ma è tutta un’altra storia. È vero che nello stesso arco temporale di attività di Carreno Busta sull’erba, Lorenzi ha vinto una partita e ne ha perse undici. Sono convinto però che non sia la stessa cosa.

Le aspettative su Lorenzi, la cui classifica oscilla per la maggior parte delle volte tra il numero 50 e il numero 80 del mondo, dovrebbero essere più moderate rispetto a quelle di un giocatore dei primi 20. Lorenzi ha giocato la prima partita in un tabellone principale nel 2009. Non è arrivato ad alti livelli se non quando aveva già 28 anni e, da quel momento, ha vinto un torneo e ha raggiunto tre finali.

Carreno Busta ha giocato per la prima volta nel tabellone principale di un torneo nel 2011, all’età di 19 anni, vincendo poi tre tornei e perdendo tre finali. Carreno Busta era una promessa, non si può dire lo stesso di Lorenzi.

Uno specialista della terra battuta?

Un spiegazione diffusa dell’inettitudine sull’erba di Carreno Busta è che in realtà è uno specialista della terra (una giusta caratterizzazione per Lorenzi). Ma lo è davvero? Credo che arrivi principalmente dal fatto che è spagnolo, ma vediamo più in dettaglio se la teoria è fondata.

Dall’ingresso nei primi 100 nell’autunno del 2013, Carreno Busta ha un record di 68-56 sulla terra (54.8%). Nello stesso periodo, il suo record sul cemento è di 58-56 (50.8%). Quattro delle sei finali sul circuito maggiore le ha giocate sulla terra, ma due delle tre vittorie sono arrivate sul cemento.

Prendiamo le valutazioni Elo specifiche per superficie fornite da TennisAbstract. Carreno Busta ha 1779.7 sulla terra, 1743.7 sul cemento e – copritevi gli occhi – 1376.2 sull’erba. Sulla base delle valutazioni Elo, dovrebbe vincere contro giocatori con valutazione Elo di 1500 circa il 3% più spesso sulla terra che sul cemento, aspetto coerente con vittorie e sconfitte effettivamente conseguite su entrambe le superfici.

Dunque sì, è più forte sulla terra, ma non è così tanto più forte, almeno non da attendersi dei risultati decisamente negativi sull’erba. È possibile che abbia una tipologia di gioco da terra che si adatta bene anche sul cemento ma non sull’erba? Non si può più dire che i giocatori da fondo abbiano un gioco specifico per la terra, perché quasi tutti – tranne Ivo Karlovic, Mischa Zverev e John Isner – rimangono più spesso a fondo campo.

Definiamo il gioco da terra battuta quello che si basa meno sul servizio e più sulla risposta, non particolarmente efficace a rete e con una preferenza per la costruzione del punto (ad esempio con scambi lunghi).

Carreno Busta rientra in questa descrizione? Lasciatevi condurre da qualche numero alla Rino Tommasi per dimostrare se Carreno Busta può essere considerato uno specialista della terra.

Nelle ultime 52 settimane è 62esimo per game al servizio vinti sul cemento. Nel 2017 è stato 58esimo e nel 2016 38esimo. Naturalmente, questo presuppone anche come gioca Carreno Busta dopo il servizio, quindi non dovremmo giudicarlo solo sul cemento. Nello stesso periodo, sulla terra è stato rispettivamente 73simo, 50esimo e 53esimo.

Anche utilizzando una statistica diversa, cioè i punti vinti sulla prima di servizio, la conclusione è la medesima. Rispetto agli altri giocatori, il servizio non è un suo punto di forza. Al contrario, nelle ultime 52 settimane Carreno Busta è 21esimo nei game vinti alla risposta sul cemento e 24esimo sulla terra (15esimo complessivamente).

Il gioco a rete non è un punto debole

Cosa si può dire del gioco a rete? I risultati promuovono Carreno Busta, il suo gioco a rete non è un punto debole. Ha infatti vinto tre tornei in doppio e raggiunto altre cinque finali, sempre con un compagno diverso. Anche fosse stato il più debole (come in alcuni casi si è verificato, mentre in altri era lui il più forte), non è in grado di arrivare a otto finali, tra cui uno Slam e un Master 1000, nei sette anni di presenza regolare sul circuito maggiore senza possedere un eccellente gioco di volo.

Nel Match Charting Project ci sono 26 partite di singolare giocate da Carreno Busta, 22 delle quali hanno dati aggregati che indicano una discesa a rete di circa solo la metà delle volte della media degli altri giocatori di cui si hanno partite punto per punto. Inoltre, ottiene meno vincenti a rete della media del campione considerato. Delle 22 partite, dodici sono sul cemento e dieci sulla terra. A rete, Carreno Busta vince il 71% dei punti contro una media del 68%. In sintesi, i numeri evidenziano che è un buon giocatore di rete, ma che in singolare tende a rimanere più spesso a fondo campo.

Probabilmente Carreno Busta preferisce gli scambi lunghi. Sempre sulla base dei dati del Match Charting Project, è meno probabile che abbia scambi inferiori ai sei colpi e appena poco più probabile che abbia scambi di almeno dieci colpi rispetto alla media degli altri giocatori. Tuttavia, le percentuali di vittoria in scambi con lunghezza diversa sono in linea con la media degli altri giocatori più o meno in tutti gli intervalli, tranne che negli scambi da 4-6 colpi quando Carreno Busta è al servizio (una curiosa anomalia).

Conclusioni

Complessivamente, non credo ci siano prove sufficienti per etichettare Carreno Busta uno specialista della terra. Penso però che in singolare abbia una mentalità da gioco sulla terra, che potrebbe rappresentare un limite quando si presentano i tornei sull’erba.

È ragionevole chiedersi come mai non faccia leva sull’esperienza da doppista per sviluppare una strategia sull’erba di maggiore successo. Anche se non riesce ad andare a rete seguendo il servizio, probabilmente è in grado di farlo attaccando con colpi da fondo carichi di effetto, con i quali è superiore alla media dei giocatori del campione del Match Charting Project da entrambi i lati del campo.

E comunque, se possiede un gioco da terra, perché la transizione vittoriosa sul cemento e non sull’erba? Forse è solo una questione di basso rimbalzo della pallina sull’erba. Quando Carreno Busta utilizza i colpi tagliati è considerevolmente meno efficace della media dei giocatori del campione. Si può dire che di fatto non possieda un gioco di taglio degno di nota: di fronte un basso rimbalzo che non riesce ad anticipare, non ha valide risposte.

Nota a margine: è interessante notare come Radu Albot, che ha battuto Carreno Busta a Wimbledon 2018, ha ora un record sull’erba di cinque vittorie e tre sconfitte. Albot gioca più tornei sul cemento che sulla terra, ma vince solo il 31% delle partite su quella superficie. Quindi, nonostante il campione ridotto di partite, è riuscito ad adattare il suo gioco anche alle idiosincrasie dell’erba.

Pablo Carreno-Busta’s Grass Allergy

Sull’erba nessuno come Federer

di Graeme Spence // OnTheT

Pubblicato il 29 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con otto titoli a suo nome, Roger Federer ha trionfato a Wimbledon nel singolare maschile più di qualsiasi altro giocatore. Che valutazione si può dare a otto titoli rispetto al numero di vittorie che ci saremmo attesi in questi anni dato il suo livello e quello degli avversari? E quali tra i titoli è stato il più impressionante?

Dalla prima vittoria di uno Slam a Wimbledon 2003, il rendimento di Federer a Wimbledon è stato tra i migliori in assoluto. Prima ha compiuto l’impresa di eguagliare i cinque titoli consecutivi di Bjorn Borg, poi nel 2017 – dopo quattro anni di attesa – ha vinto per l’ottava volta, superando Pete Sampras per il record di vittorie nell’era Open.

Con la possibilità di vincere il titolo numero nove nelle prossime settimane, è il momento giusto per interrogarsi sulla grandezza di Federer a Wimbledon.

Per sei volte Federer è stato la testa di serie numero 1, a indicazione del fatto che una buona parte delle sue vittorie era in qualche modo attesa. Siamo in grado di analizzare più accuratamente queste vittorie attese rispetto al suo livello di gioco e alla competizione affrontata a partire dalla prima edizione a cui Federer ha partecipato, quella del 1999? E, con i dati a disposizione, possiamo anche stabilire la vittoria più significativa?

Simulazione dei tornei

Per trovare risposta a queste domande, ho eseguito 5000 simulazioni di ogni tabellone di singolare maschile dal debutto di Federer, utilizzando le valutazioni Elo specifiche per erba dei giocatori in modo da avere la probabilità di vittoria per partita. Per ottenere il numero atteso di titoli relativo a ciascun giocatore tra il 1999 e il 2017, ho estratto la probabilità di titolo anno per anno e ho aggregato i risultati per il periodo considerato.

La tabella riepiloga il numero di titoli atteso e e quello effettivo dal 1999, per i giocatori che hanno vinto il torneo o per i quali il modello predittivo assegna un numero di titoli atteso di almeno 0.2.

Federer certamente si distingue con otto titoli all’attivo dal 1999 a fronte di un valore atteso di 4.50. Questo significa che a Wimbledon è stato eccellente, andando oltre le attese di 3.50 titoli rispetto alle valutazioni Elo, uno dei metodi attualmente più affidabili per predire i risultati del tennis professionistico.

È interessante notare che tutti i membri dei Fantastici Quattro e Sampras hanno raccolto più titoli di quanto atteso secondo le simulazioni. Si può parlare di un fattore aggiuntivo nel rendimento dettato dall’essere un “campione”, come tutti questi giocatori hanno manifestato [1]?

Non sorprende la bassa probabilità di vittoria per Goran Ivanisevic nel 2001, dato che nessuno si aspettava di vederlo alzare il trofeo da wild card del torneo!

Quale delle vittorie di Federer è stata la più impressionante?

Le otto vittorie di Federe sono chiaramente andate oltre le attese anche considerando il suo altissimo livello sull’erba. Possiamo usare questi dati per determinare quale vittoria sia stata la più significativa?

Probabilità di titolo

Analizzando le singole edizioni del torneo con le simulazioni, possiamo ricavare la probabilità di vittoria di Federer anno per anno. Si scopre che la prima vittoria nel 2003 è stata la più impressionante, visto il 9% di probabilità di vittoria all’inizio del torneo a fronte, ad esempio, di un 53% di probabilità per il titolo vinto nel 2007, come mostra l’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). 

Nel 2003, Federer era il terzo favorito dietro a Lleyton Hewitt, detentore del titolo, e Andre Agassi, già vincitore nel 1992 e finalista nel 1998. Le valutazioni Elo lo davano sfavorito sia nei quarti di finale contro Sjeng Schalken che in semifinale contro Andy Roddick, e favorito solo di un margine ridotto contro Mark Philippoussis in finale.

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria finale a Wimbledon per Federer

Qualità degli avversari

Tramite la valutazione Elo specifica per erba di Federer è possibile calcolare la probabilità di vittoria per ognuno dei suoi titoli. Siamo anche in grado di verificare quale tra questi sia stato il più impressionante in termini di qualità degli avversari, attraverso le valutazioni Elo di questi giocatori. Così facendo rientrano nella contesa anche altri anni.

Avversario con valutazione più alta: 2005

Al momento della finale di Wimbledon 2005, la valutazione Elo specifica per erba di Roddick era di 2178, la più alta tra quelle di tutti i giocatori contro cui Federer ha giocato a Wimbledon.

Valutazione media per avversario più alta: 2006

Se si considerano i sette turni necessari alla vittoria finale, il 2006 può essere definito come l’anno più duro per Federer, con la valutazione media per avversario più alta, dovuta principalmente a un tabellone ostico nelle fasi iniziali, in cui ha dovuto giocare contro Richard Gasquet e Tim Henman nei primi due turni.

I due avversari di fila con la valutazione più alta: 2012

Nel 2012, Federer ha battuto Novak Djokovic in semifinale prima di far soffrire i tifosi inglesi sconfiggendo Andy Murray in finale. Si fatica a pensare a due turni conclusivi più difficili, espressi dalla valutazione Elo di Djokovic e Murray, rispettivamente la terza e la quarta più alta per Federer a Wimbledon.

Avversari con la valutazione più alta

Titolo numero 9?

Come si può notare, è difficile scegliere tra gli otto titoli di Federer a Wimbledon. Spetta ai suoi tifosi decidere quale sia il preferito. Con Wimbledon 2018 alle porte e con l’ennesima testa di serie numero 1, sarà in grado Federer di complicare la scelta aggiungendo un’altra vittoria?

Note:

[1] L’esempio forse più incredibile di un campione che ottiene risultati al di sopra delle attese è quello di Rafael Nadal al Roland Garros. Eseguendo le simulazioni per tutti i tabelloni di singolare maschile dalla prima partecipazione di Nadal nel 2005 si arriva a un numero di titoli attesi di 4.5. Considerando che, al momento, Nadal ha vinto ben undici volte il Roland Garros, si tratta di più di 6.5 titoli sopra le attese.

Federer has outperformed everyone on grass – including himself

Le giocatrici con le migliori prospettive per la prima vittoria di uno Slam a Wimbledon

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 22 giugno 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

A pochi giorni dall’inizio di Wimbledon, analizziamo le dinamiche relative alle prime vittorie di uno Slam nel circuito femminile e individuiamo le giocatrici meglio posizionate per realizzare quest’impresa a Londra.

L’innalzamento del livello competitivo in campo femminile

Negli ultimi anni si è assistito a uno dei più alti livelli competitivi mai espressi dal tennis femminile. Il numero di nuove vincitrici di uno Slam è senz’altro tra gli indicatori dello spessore qualitativo del campo partecipanti nella WTA.

Come mostrato dal grafico dell’immagine 1, dagli US Open 2015 – il primo e unico Slam vinto da Flavia Pennetta – alla sospirata vittoria di Simona Halep al Roland Garros 2018, ci sono state sette nuove vincitrici Slam sulle undici complessive (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Pochi altri periodi degli ultimi cinquant’anni hanno visto una simile concentrazione di giocatrici alla loro prima vittoria in uno Slam.

IMMAGINE 1 – Dinamiche relative alle prime vincitrici di Slam nel circuito femminile

È probabile che vedremo una nuova prima vincitrice a Wimbledon? E chi, tra le migliori, ha più possibilità di arrivare a giocarsi il titolo?

Le dieci giocatrici con maggiore possibilità di titolo

Sulla base delle attuali valutazioni Elo specifiche sull’erba, queste sono le 10 giocatrici con le migliori prospettive di una vittoria che definirebbe una carriera.

In cima troviamo Elina Svitolina, per molti già la favorita al Roland Garros, dove ha perso da Mihaela Buzarnescu al terzo turno. Buzarneuscu aveva sicuramente la mano calda, ma va detto che Svitolina non ha mai superato i quarti di finale di uno Slam. Sembra quindi che riuscire a capitalizzare la prima posizione di questo gruppo proprio a Wimbledon sia un compito arduo.

Karolina Pliskova è al secondo posto, e con una finale Slam agli US Open 2017 le sue possibilità aprono a un maggiore ottimismo.

Sesta è la giocatrice di casa Johanna Konta. Attendersi di vedere Konta negli ultimi turni è poco probabile, ma sarebbe comunque un sogno per tifosi e appassionati del Regno Unito.

La vittoria a Wimbledon della maggior parte di queste giocatrici genererebbe una sorpresa simile a quella di Jelena Ostapenko al Roland Garros 2017. Considerata però la situazione degli ultimi tempi tra le donne, un’altra vincitrice di Slam inattesa potrebbe emergere più facilmente di quanto si pensi.

IMMAGINE 2 – Valutazioni Elo specifiche su erba delle dieci giocatrici più accreditate per la loro prima vittoria a Wimbledon

Top WTA Prospects for a First Slam at Wimbledon

Evgeny Donskoy e la Quadrupla A

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato l’8 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il grafico dell’immagine 1 mostra la classifica di singolare di Evgeny Donskoy settimana per settimana a partire dall’inizio del 2010.

IMMAGINE 1 – Andamento della classifica di Donskoy dal 2010

Nei campionati minori di baseball degli Stati Uniti, il livello AAA (detto anche Tripla A) è il più alto. Esistono determinati giocatori migliori degli equivalenti Tripla A che, una volta convocati nella Major League Baseball (o MLB, cioè la Serie A del baseball americano), non sono però in grado di rimanervi a lungo.

Spesso hanno un’età tra i 25 e i 30 anni, e non sono più promesse, anche se in passato possono esserlo state. Sono chiamati nelle prime squadre, hanno un rendimento inferiore alle attese, e vengono rispediti in Tripla A, dove invece hanno prestazioni superiori. E così via, ciclicamente. In gergo, li definiamo giocatori da Quadrupla A.

È da Quadrupla A?

Si può dire che Donskoy, che ha appena compiuto 28 anni, sia il giocatore da Quadrupla A del tennis?

Secondo TennisAbstract, dal 2010 Donskoy ha un record di 46 vittorie e 91 sconfitte nei tornei del circuito maggiore (dati aggiornati al torneo di Antalya, n.d.t.), raggiungendo o superando i sedicesimi di finale solo 24 volte (in 17 diversi tornei), di cui 6 sono state le vittorie e 18 le sconfitte. Ha una sola semifinale ATP all’attivo e nessuna finale.

Se scendiamo di un livello, Donskoy ha un record di 34-33 nelle qualificazioni, ed è entrato nel tabellone principale 17 volte. Nei Challenger ha una percentuale di vittoria del 65%, con 18 finali e 11 titoli.

Contro i primi 50, ha un record di 12-42, ma vanta la famosa vittoria contro Roger Federer nel 2017 a Dubai e un’altra contro David Ferrer alle Olimpiadi di Rio 2016, quando Ferrer era il numero 12. Ha solo 45 vittorie a fronte di 98 sconfitte contro giocatori tra i primi 100 del mondo, vale a dire quelli del suo livello.

In sostanza, riesce a battere chi ha una classifica inferiore e pochi di quelli con classifica migliore. Però, ad esempio, ha eliminato Stefanos Tsitsipas al primo turno di Madrid poche settimane fa, dopo che Tsitsipas era arrivato in semifinale a Estoril qualche giorno prima.

Per me assomiglia più o meno a una Quadrupla A [1], ma consideriamo questo: a differenza dei battitori Quadrupla A nel baseball, che sono magari tra i 400 e i 500 migliori battitori al mondo, la classifica media settimanale di Donskoy negli ultimi cinque anni è circa 105.

Note:

[1] Ho provato a trovare una definizione empirica del giocatore da Quadrupla A nel tennis, ma è un concetto non empiricamente determinato nemmeno nel baseball (in teoria potrebbe essere il giocatore di rimpiazzo, ma molti giocatori di rimpiazzo finiscono per rimanere nella MLB per un po’ di tempo).

Qualsiasi criterio possa sviluppare per il giocatore da Quadrupla A nel tennis, sarebbe soggettivo allo stesso modo in cui risulta un’affermazione come “per me assomiglia più o meno a una Quadrupla A”.

Inoltre, l’articolo non ha propriamente lo scopo di identificare giocatori da Quadrupla A in generale, al contrario quello di categorizzare un tipo come Donskoy, che sembra in grado di garantirsi relativo benessere da giocatore di tennis eccezionale (almeno rispetto al mondo reale).

Evgeny Donskoy Week by Week

Alla ricerca del Sock perduto

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 29 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Jack Sock ha perso al primo turno del Roland Garros 2018 in cinque set contro Jurgen Zopp, che a 30 anni è il numero 136 del mondo e che negli ultimi cinque è sempre rimasto fuori dai primi 100.

Non è una sconfitta che costerà cara a Sock in termini di classifica, considerando che anche nel 2017 aveva perso al primo turno (da Jiri Vesely, senza vincere un set).

Il problema è proprio Sock

Però il suo record nel 2018 è ora di 5 vittorie e 11 sconfitte: prima di sbrigarsi a pensare che sia un problema di terra battuta, Sock ha solo 3 vittorie a fronte di 6 sconfitte sul cemento. Il problema, quindi, è proprio Sock.

È una situazione quantomeno strana alla luce delle ottime prestazioni nelle Finali di stagione 2017 a Londra, dove ha perso di misura da Roger Federer, ha battuto Marin Cilic e Alexander Zverev e si è giocato la finale in tre set con Grigor Dimitrov. E questo arrivando dalla vittoria nel Master di Parigi Bercy (anche se con un tabellone abbastanza facile). Sembrava il giocatore del momento.

Le sue vittorie quest’anno sono state contro John-Patrick Smith, Thomas Fabbiano, Yuki Bhambri, Horacio Zeballos e David Ferrer (il quale, dopo aver avuto un figlio, dichiara nelle interviste di non avere più energie per giocare a tennis). Negli ultimi sei Slam, il record è 3-6, con sconfitte da Jo Wilfried Tsonga, Vesely, Sebastian Ofner, Jordan Thompson, Yuichi Sugita e Zopp, e vittorie contro Pierre Hugues Herbert, Karen Khachanov e Christian Garin.

Non è esattamente il curriculum di un giocatore che si pensa risiedere stabilmente tra i primi 10 o i primi 20 del mondo. Secondo le valutazioni Elo di Tennis Abstract, Sock è il 47esimo – proprio così, a malapena tra i primi 50 – e questo senza tener conto della sconfitta contro Zopp, il quale ha una valutazione talmente bassa da non comparire nemmeno nella classifica Elo.

Se si deducono approssimativamente altri 30 punti dalla valutazione complessiva, Sock potrebbe trovarsi nella zona di Ryan Harrison, vale a dire il settimo o ottavo più forte degli Stati Uniti, pur mantenendo una classifica ufficiale tra i primi 15.

Possiede certamente una migliore valutazione Elo specifica per il cemento. Vero, ma è solo al 35esimo posto, superato anche da Frances Tiafoe, pur avendo giocato su quella superficie solo 52 partite del tabellone principale. Lo tallona anche Taylor Frizt, che lo ha battuto già due volte quest’anno (entrambe sulla terra).

La transizione con il nuovo allenatore

Forse si tratta solo di un fase di transizione del gioco di Sock, voluta da Jay Berger, il suo allenatore dall’agosto 2017. Insieme sono partiti con 3 vittorie e 7 sconfitte, un avvio dovuto anche alla nuova situazione. Poi è arrivato il quarto di finale a Basilea, la vittoria a Parigi Bercy e la semifinale a Londra. Sembrava che avesse trovato il giusto equilibrio con Berger, ma ora questo scarso rendimento.

In un’intervista di agosto, Berger ha affermato di voler continuare a lavorare sui punti di forza di Sock e introdurre con moderazione elementi di gioco diversi. C’è da capire quanto lentamente intenda muoversi Sock.

A proposito di lentezza, mi è venuto in mente che forse Sock è semplicemente un giocatore dall’inizio di stagione tranquillo, di quelli che proverbialmente esplodono nella seconda parte di calendario.

La tabella riepiloga, dal 2015, le statistiche della prima parte (gennaio-giugno) e della seconda parte (luglio-novembre) dell’anno.

Sock migliora nella seconda parte di stagione, ma di un margine risicato. La differenza nella bravura media degli avversari e alcune altre statistiche possono favorire di un 5 o 10% la seconda parte nel confronto con la prima, ma nulla che faccia sobbalzare i tifosi.

Il dritto come bacchetta magica

Nella mia esperienza di spettatore delle partite di Sock, sono arrivato alla conclusione che l’infatuazione per la potenza del suo dritto gli fa credere che sia una bacchetta magica con cui ipnotizzare gli avversari.

È come un lanciatore della Major League Baseball che pensa diventerà un All Star perché è in grado di tirare a 100 miglia orarie in allenamento. Fantastico, ma poi si troverà di fronte a battitori di primissima categoria. Se non sa come usare quella velocità, e modificare i lanci, smette di essere veramente un’arma.

Sento spesso accostare il dritto di Sock a quello di Rafael Nadal, per la somiglianza nel numero di rotazioni al minuto impartite alla pallina. Si tratta di un confronto puramente fisico.

Dal vivo, è interessante da osservare, ma per quanto forte Sock (e Nadal) colpisca, la pallina non si muove così rapidamente in termini di velocità effettiva come sembrerebbe dover fare in funzione della velocità di esecuzione del colpo.

Questo perché sono giocatori che caricano di effetto la pallina in modo da ottenere tutte quelle rotazioni. Non è un dritto alla Juan Martin Del Potro, Tomas Berdych o Federer (per citarne alcuni).

La differenza sta nel fatto che Nadal sa perfettamente come usare il dritto. Non cerca di cancellare l’avversario con un singolo colpo, perché è consapevole che i professionisti sono in grado di rispondere. È preciso invece nel piazzare la pallina così da aprirsi il campo per il colpo successivo, solitamente un vincente. E questo grazie a variazione di profondità, angolazione e velocità.

C’è ancora tempo per ampliare l’arsenale

Sock non è ancora arrivato a quel punto. Si ostina a usare il dritto per cancellare l’avversario, ma ci sono volte in cui, contro i più forti del mondo, non è sufficiente.

Si può perdonare Sock per questo. Se avessi lo stesso dritto, cercherei anch’io di vincere di forza lo scambio. A pensarci, è ciò di cui ha avuto bisogno in poco più di 15 anni di carriera. Niente però deve restare immobile.

Ad appena 25 anni (o quasi 26), ha ancora molto tempo affinare l’utilizzo dei colpi, soprattutto se ha pazienza di farsi condurre da un allenatore come Berger nell’ampliare l’arsenale a sua disposizione.

Lost Sock