I migliori nei momenti chiave fino agli ottavi di finale di Wimbledon 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 9 luglio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo sei giorni di intensa competizione, un’ondata di ritiri e un po’ di lotta con le formiche volanti, si è pronti ad assistere agli ottavi di finale a Wimbledon 2017 – nel tradizionale super lunedì di gioco con le partite di entrambi i tabelloni – e all’ultima settimana che incoronerà i vincitori.

È un buon momento quindi per analizzare il rendimento dei giocatori che sono ancora in corsa per il titolo, valutando le prestazioni fino agli ottavi di finale sulla base del loro punteggio chiave, cioè la somma della media dei punti vinti al servizio e alla risposta nei momenti chiave per i primi tre turni (escludendo le partite terminate con un ritiro).

Più valore ai punti più importanti

La differenza di questa valutazione rispetto alla semplice somma dei punti vinti al servizio e alla risposta risiede nell’attribuzione di maggiore valore ai punti più importanti, in modo da dare più risalto al rendimento di un giocatore sui punti critici per la vittoria della partita.

Considerando che ciascun giocatore ha avuto un tabellone con diversi livelli di difficoltà, basarsi sulle statistiche delle partite per una valutazione sarebbe fuorviante, favorendo i giocatori con un percorso più facile. Per questo, tutti i numeri sono corretti per il livello di bravura dell’avversario, in modo da riflettere la differenza di rendimento al servizio e alla risposta rispetto a quello che ci si attenderebbe da un giocatore contro un avversario di media bravura.

I migliori

Grigor Dimitrov è il giocatore più bravo nei momenti chiave, con un punteggio di 131, rappresentato dal pallino blu nell’immagine 1. Sono otto punti in più rispetto al suo punteggio cumulato al servizio e alla risposta quando tutti i punti contano allo stesso modo, rappresentato dal pallino arancione nell’immagine 1 (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). La differenza suggerisce che Dimitrov abbia ben gestito la pressione, in maniera simile a quanto ha fatto agli Australian Open 2017, in cui era arrivato in semifinale.

Lo condizione di Dimitrov verrà messa alla prova contro Roger Federer, il suo prossimo avversario. Nessuno dei due ha perso un solo set fino a questo momento. Federer però è arrivato al tiebreak nel primo set delle ultime due partite, pur avendolo poi vinto in entrambi i casi, e questo dovrebbe dare a Dimitrov la convinzione che – pur in uno stato di forma tra i migliori nelle ultime stagioni – Federer non è intoccabile.

IMMAGINE 1 – Migliori giocatori nei momenti chiave al servizio e alla risposta fino agli ottavi di finale di Wimbledon 2017

Anche Cilic

Solo un altro giocatore ha raggiunto la seconda settimana con un punteggio chiave superiore a 120, Marin Cilic, l’unico oltre ai Fantastici Quattro agli ottavi di finale ad aver già vinto uno Slam. Cilic sembra dare l’impressione di poter ottenere un altro risultato a sorpresa e, come Dimitrov, è passato abbastanza inosservato. Avrà però una partita più facile sulla carta contro Roberto Bautista Agut, che ha ottenuto un punteggio inferiore ai 110 punti.

Non si sapeva all’inizio del torneo che qualità di gioco avrebbero espresso Novak Djokovic e Andy Murray viste le prestazioni non proprio brillanti durante tutta la stagione. Ma, insieme a Federer e Rafael Nadal, sono arrivati alla seconda settimana, chiudendo il quartetto dei Fantastici Quattro.

Nadal, Djokovic e Federer hanno ottenuto dei rendimenti simili, ciascuno con un punteggio chiave di 117 punti. Andy Murray è il giocatore anomalo, con un punteggio chiave solo di 113 punti. Inoltre, Nadal ha la differenza più grande tra i suoi due punteggi (+6 punti) e Murray ha quella minore (+2 punti).

Milos Raonic e Sam Querrey si posizionano ultimi nella graduatoria, con punteggio chiave inferiore ai 100 punti. Entrambi hanno avuto maggiore difficoltà in risposta, con percentuali chiave minori del 25%, le più basse tra quelle dei giocatori che sono ancora in tabellone.

Le migliori

Come per gli uomini, anche le giocatrici in cima alla graduatoria delle migliori nei momenti chiave non hanno avuto grande risalto. Però, con un punteggio chiave di 127 punti, che la distanzia di cinque punti dalla seconda, Caroline Garcia sta dimostrando sul campo il suo stato di forma.

Garcia non è la favorita per l’ottavo di finale contro Johanna Konta, che invece è considerata una delle favorite del torneo. Eppure il rendimento di Konta nei momenti chiave è stato solo di 100 punti, quindi nella parte bassa della graduatoria tra le giocatrici rimaste. Se Garcia sarà in grado di esprimere lo stessa qualità di gioco, la partita potrebbe essere molto più equilibrata di quanto non si attendano gli allibratori.

IMMAGINE 2 – Migliori giocatrici nei momenti chiave al servizio e alla risposta fino agli ottavi di finale di Wimbledon 2017

Altre due giocatrici che (abbastanza inaspettatamente) stanno giocando a un livello superiore ai 120 punti chiave sono Elina Svitolina e Garbine Muguruza, che è anche l’unica giocatrice tra le prime cinque di questa classifica ad aver vinto uno Slam. I risultati di Muguruza però, dopo la vittoria al Roland Garros 2016, sono stati altalenanti. Svitolina invece si è comportata egregiamente sulla terra battuta quest’anno, ma ha avuto una preparazione sull’erba quasi inesistente, giocando solo il torneo di Birmingham in cui ha perso al secondo turno.

La Cenerentola Rybarikova

Il quarto posto è occupato da Magdalena Rybarikova, il cui imperioso rientro a Wimbledon da un infortunio rappresenta la vera storia di Cenerentola per Wimbledon 2017, appena sopra al quinto posto di Caroline Wozniacki. Rybarikova ha un’ottima possibilità di continuare il torneo affrontando negli ottavi di finale uno dei nomi più sorprendenti, quello di Petra Martic.

Simona Halep, Jelena Ostapenko e Agnieszka Radwanska ricoprono le ultime tre posizioni. Halep, che dopo la sconfitta in finale a Parigi sembrava essere entrata in depressione, affronterà Victoria Azarenka, una giocatrice ad altissimo potenziale ma ancora in fase di rientro alle competizioni.

Radwanska è uno dei maggiori punti interrogativi del tabellone femminile. Nonostante sia tra le prime 10, dal torneo di Sydney 2017 non è mai riuscita ad andare oltre gli ottavi di finale. Molti suoi tifosi vorrebbero rivedere la varietà e la finezza di Radwanska al suo meglio e vederla invertire la rotta sull’erba, ma l’ultima posizione con un punteggio chiave inferiore a 104 punti e il fatto che sia l’unica giocatrice ad aver avuto un rendimento sotto pressione più basso di quello cumulato, rendono improbabile il passaggio ai quarti di finale.

Il vero test inizia oggi

Sono statistiche che dovrebbero dare idea di chi ha giocato al più alto livello nei momenti chiave. Tuttavia, uno degli aspetti che rendono il tennis uno sport così unico è che ciascun giocatore ha fatto un percorso diverso avendo affrontato differenti livelli di pressione. Per molti, il vero test inizia oggi.

Wimbledon R16 Leaders

I giocatori migliori al Roland Garros 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’11 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo la sorprendente vittoria di Jelena Ostapenko su Simona Halep per il titolo femminile, c’è grande attesa per la finale maschile del Roland Garros 2017, perché tutti si chiedono se Stanislas Wawrinka sarà in grado di fermare Rafael Nadal e impedirgli la conquista del decimo titolo (Nadal ha poi sconfitto Wawrinka con il punteggio di 6-2 6-3 6-1, n.d.t.).

Nadal è già l’indiscusso Re della Terra Battuta con il record di nove titoli vinti al Roland Garros. E, rispetto a Wawrinka, ha avuto un cammino molto più agevole fino alla finale, non avendo perso nemmeno un set e avvantaggiandosi anche del ritiro di Pablo Carreno Busta nei quarti di finale. Wawrinka invece è arrivato in finale dopo un’estenuante maratona al quinto set con un ritrovato Andy Murray.

Sono tutti elementi che fanno pensare che la probabilità di Wawrinka di una vittoria a sorpresa come quella di Ostapenko sia piuttosto ridotta. Anche se non deve essere sottovalutato il record immacolato di Wawrinka nelle finali Slam che, con tre titoli su altrettanti tentativi, lo rende uno dei giocatori migliori nei momenti chiave delle finali Slam. Questo suggerisce che, con l’avanzare del torneo, Wawrinka sia in grado di alzare il proprio gioco, forse anche stimolato dall’intensità crescente del livello competitivo. Se fosse vero, il pronostico per una vittoria di Wawrinka dovrebbe riflettere maggiore ottimismo.

È possibile trovare evidenza del fatto che Wawrinka sia migliorato turno dopo turno al Roland Garros 2017?

Possiamo farci un’idea esaminando le tendenze sul rendimento al servizio e alla risposta in ciascun turno. L’immagine 1 mostra le prestazioni aggiustate al servizio e alla risposta fino alle semifinali di entrambi i contendenti, che tengono in considerazione la bravura al servizio e alla risposta di ogni avversario affrontato e permettono un confronto omogeneo (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Una delle statistiche più sorprendenti quest’anno è la prestazione al servizio di Nadal, con cui ha ottenuto una media aggiustata di punti vinti del 75.6%. Avesse potuto completare la partita con Carreno Busta, sarebbe al primo posto per il torneo. Si tratta di un numero sconvolgente, considerando che il servizio non è la sua arma migliore e che è conosciuto per essere stato in passato abbastanza prevedibile. Questo cambiamento potrebbe essere un fattore decisivo per la finale.

IMMAGINE 1 – Rendimento al servizio e alla risposta (aggiustato per avversario)

Nadal è in vantaggio anche alla risposta con una media aggiustata del 53.9%. In media Wawrinka è dietro di più di 5 punti percentuali, ma ha fatto vedere una tendenza positiva sulla prestazione alla risposta, forse il segno più evidente della sua progressione partita dopo partita.

Numeri nei momenti chiave non a favore di Wawrinka

Se analizziamo il rendimento nei momenti chiave per avere un’idea più precisa della capacità di gestire la pressione di entrambi i finalisti, i numeri non depongono a favore di Wawrinka. Infatti, in situazioni di momenti chiave al servizio e alla risposta, Wawrinka insegue Nadal con in media uno scarto di diversi punti percentuali. Lo scenario si fa però migliore quando consideriamo che raramente Nadal è stato messo davvero in difficoltà, riuscendo ad andare avanti con così tanta facilità da non figurare nemmeno tra le prime 10 prestazioni migliori nei momenti chiave del Roland Garros 2017.

IMMAGINE 2 – Tendenze nei momenti chiave dei due finalisti

Come Nadal riuscirà a gestire la pressione nel caso Wawrinka dovesse trovare un modo per metterlo alle strette è tutto da scoprire. Wawrinka, d’altro canto, ha dato prova di aumentare la qualità del gioco nei momenti che più contano. Questo non ha evidenza solo nel suo record per le finali Slam, ma anche nel differenziale di rendimento nei momenti chiave al servizio e alla risposta, con una prestazione sotto pressione superiore del +0.6% e del +3.9%. Potremmo quindi assistere a una partita più equilibrata di quella che le quote degli scommettitori ritengono non possa essere.

French Open ATP Leaders

Le giocatrici migliori al Roland Garros 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 10 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Manca poco alla finale femminile del Roland Garros 2017. Dopo 126 partite, Simona Halep, 25 anni, e Jelena Ostapenko, 20 anni, sono le ultime due giocatrici rimaste in tabellone. Chiunque vinca, sarà campionessa di Parigi per la prima volta e vincerà il suo primo torneo Slam.

Diversi aspetti rendono l’accoppiamento della finale sorprendente. Halep è la testa di serie numero 3, ma c’erano diversi dubbi sulle sue condizioni e resistenza alla vigilia del torneo, visto il pesante infortunio alla caviglia subito agli Internazionali d’Italia solo qualche giorno prima dell’inizio del primo turno. Ostapenko invece non è tra le teste di serie e non ha mai vinto un titolo del circuito maggiore. Ipotizzare che un giovane talento emergente raggiungesse una finale a soli due anni dopo la prima apparizione in un tabellone principale Slam avrebbe richiesto spiccate doti di chiaroveggenza.

Se nel primo giorno di partite al Roland Garros la probabilità di una finale tra queste due giocatrici era piuttosto remota, non c’è dubbio alcuno che abbia richiesto a entrambe qualità e dedizione straordinarie per raggiungere una pietra miliare delle rispettive carriere. In quest’analisi, voglio ripercorrere le migliori prestazioni femminili al Roland Garros con attenzione speciale al rendimento di Halep e Ostapenko.

Giocatrici migliori al servizio e alla risposta

Come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.), dal primo turno alle semifinali, il rendimento al servizio vede Halep con una media del 62% di punti vinti e Ostapenko poco dietro con il 61.4%. Alla risposta, la differenza è sempre molto ravvicinata, con Halep in leggero vantaggio con una media del 55.1%, rispetto al 54.6% di Ostapenko. È utile ricordare che è possibile confrontare questi numeri anche di fronte a percorsi differenti delle due giocatrici perché si tratta di valori che tengono in considerazione la bravura al servizio e alla risposta di ogni avversaria affrontata.

IMMAGINE 1 – Rendimento al servizio e alla risposta (aggiustato per avversaria)

È interessante come Halep abbia incrementato la sua prestazione al servizio negli ultimi quattro turni, mentre Ostapenko sia rimasta abbastanza stabile, se si esclude il secondo turno in cui ha sconfitto Monica Puig con un rendimento estremamente efficiente. Per quanto riguarda il gioco alla risposta, durante la prima settimana di competizioni non c’è stata praticamente alcuna differenza. Nelle ultime due partite, Halep ha mostrato del cedimento, e questo potrebbe metterla in difficoltà in finale se la tendenza si mantiene tale.

Halep e Ostapenko al secondo e terzo posto per rendimento cumulato

Come mostrato nelle tabelle, il rendimento cumulato al servizio e alla risposta vede Halep e Ostapenko rispettivamente al secondo e terzo posto per il torneo. Il fatto che nessuna giocatrice sia riuscita a classificarsi nella stessa posizione in entrambe le categorie rende la stabilità della prestazione di Halep e Ostapenko ancora più impressionante.

Per arrivare alla finale, sia Halep che Ostapenko hanno dovuto affrontare avversarie molto combattive. Le ultime due partite di Halep sono andate al terzo set. Ostapenko è andata al set decisivo in quattro delle 6 partite, tra cui il primo turno e gli ultimi tre turni. Inevitabilmente, partite così equilibrate rendono ogni punto più critico e il livello di prestazione sui punti più importanti fondamentale.

Halep si avvantaggia al servizio nei punti a maggior pressione

Le statistiche sui momenti chiave si concentrano sul rendimento nei punti più importanti. La prestazione al servizio e alla risposta di Halep e Ostapenko in questo senso aggiunge una dimensione interessante a quanto mostrato dalle statistiche complessive per le due giocatrici. Come mostrato dall’immagine 2, sotto pressione al servizio, Halep si è distanziata da Ostapenko, con una media nei momenti chiave del 61.3%, rispetto al 55.5% di Ostapenko.

Ostapenko si avvantaggia alla risposta nei punti a maggior pressione

Invece, sotto pressione alla risposta è Ostapenko che ha un vantaggio rispetto a Halep, con una media nei momenti chiave del 52.1% rispetto al 51.6% di Halep.

IMMAGINE 2 – Tendenze nei momenti chiave delle due finaliste

Dall’analisi di ciascuna partita, possiamo osservare che negli ultimi turni Halep ha dominato al servizio nei momenti chiave e Ostapenko ha fatto lo stesso alla risposta. Questo rende la loro partita un confronto tra abilità: se il punteggio sarà equilibrato, non siamo ora in grado di dire chi manterrà il livello migliore al servizio e alla risposta nei momenti chiave.

French Open WTA Leaders

Sui punti più importanti, i colpi si accorciano

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 2 giugno 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nonostante il nome, gli errori non forzati possono avere un lato positivo. In alcune partite, la giusta tattica prevede un gioco più aggressivo e per colpire più vincenti la maggior parte delle giocatrici (o giocatori) commette anche più errori. Contro alcuni avversari, aumentare il conto dei non forzati – sempre bilanciato da un incremento nei vincenti o in altri colpi a chiusura favorevole del punto – potrebbe essere l’unico modo per vincere.

La settimana scorsa, ho mostrato che uno dei motivi dell’uscita al primo turno di Angelique Kerber al Roland Garros 2017 è stato il numero inusitato di errori nei momenti più importanti.

Come sottolineato da Carl Bialik nel nostro ultimo podcast, non è però tutto qui. Se Kerber infatti avesse giocato in modo più aggressivo nei punti più importanti – una delle possibili cause per l’aumento del numero di errori – anche la sua frequenza di vincenti sarebbe potuta essere più alta. Con un punteggio di 6-2 6-2 in suo sfavore, è difficile pensare che Kerber abbia realizzato più vincenti di non forzati, come infatti non è stato. L’ipotesi di Bialik rimane però valida e vale la pena di sottoporla all’esame numerico.

La leva media di ogni punto in ogni partita

Per farlo, ricapitoliamo i dati a disposizione: 500 partite di singolare femminile degli ultimi quattro Slam e le partite dei primi quattro turni del Roland Garros 2017. Misurando l’importanza di ciascun punto, siamo in grado di determinare la leva (LEV) media di ogni punto in ogni partita, insieme alla LEV media dei punti che sono terminati con un errore non forzato o con un vincente.

Nell’analisi precedente, ho trovato che gli errori non forzati di Kerber nella sua sconfitta al primo turno avevano una LEV media del 5.5%, rispetto a una LEV del 3.8% di tutti gli altri punti. Per lo scopo di questa analisi, utilizziamo la LEV media come parametro di riferimento: la LEV media di 5.5% degli errori non forzati risulta essere maggiore anche della LEV media del 4.1% di tutta la partita.

Per quanto riguarda i vincenti? I 15 vincenti di Kerber sono arrivati su punti con una LEV media del 3.9%, inferiore alla media della partita. Il caso è dunque chiuso: sui punti più importanti, Kerber aveva più probabilità di commettere un errore e meno probabilità di colpire un vincente.

Effetto ridotto

Sull’intero campione, le giocatrici commettono più errori e tirano meno vincenti nei momenti cruciali, ma solo in misura lieve. I punti che terminano con un errore sono circa l’1% più importanti della media (in percentuale e non in termini di punti percentuali, quindi 4.14% invece di 4.1%), mentre i punti che terminano con un vincente sono circa il 2% meno importanti della media.

Nei momenti più significativi, le giocatrici aumentano la frequenza dei vincenti circa il 39% delle volte, e migliorano il rapporto vincenti su non forzati circa il 45% delle volte. Questo a dire che si osserva un effetto a livello di circuito sui punti più importanti, ma di ordine piuttosto ridotto.

Naturalmente, la sconfitta di Kerber al primo turno non è indicativa del modo in cui ha giocato, in generale, negli Slam. Nell’articolo della settimana scorsa, ho citato le quattro giocatrici che meglio sono riuscite a ridurre gli errori nei punti più importanti: Kerber, Agnieszka Radwanska, Timea Bacsinszky, e Kiki Bertens.

Sia Kerber che Radwanska hanno colpito meno vincenti sui punti importanti, ma Bacsinszky e Bertens hanno trovato la giusta combinazione, colpendo qualche vincente in più all’aumentare della pressione. Tra le giocatrici con più di 10 partite Slam giocate dal Roland Garros 2016, Bacsinszky è l’unica a colpire sui punti più importanti un numero maggiore di vincenti rispetto a non forzati più del 75% delle volte.

La passività di Kerber

Rispetto alle sue colleghe, la tattica di Kerber nei momenti che più contano è incredibilmente passiva.

La tabella riepiloga le 21 giocatrici per cui ho a disposizione dati su almeno 13 partite. La colonna “Ind NF” (indice errori non forzati) è simile alla statistica usata in precedenza, e mette a confronto l’importanza media dei punti che terminano con errori con i punti medi.

La colonna “Ind V” (indice vincenti) esprime lo stesso rapporto, ma per i punti che terminano con vincenti, e la colonna “In V+NF” si riferisce – si può immaginare – a una combinazione (ponderata) dei due valori, che serve come estrema approssimazione di una tattica aggressiva sui punti importanti, per la quale valori inferiori a 1 indicano un approccio più passivo di quello tipico di una giocatrice e valori superiori a 1 il contrario.

Giocatrice      Partite  Ind NF  Ind V  Ind V+NF   
Kerber          20       0.92    0.85   0.88  
Cornet          13       0.92    0.87   0.94  
Radwanska       17       0.91    0.95   0.95  
Halep           19       0.93    0.94   0.95  
Stosur          13       0.95    0.98   0.96  
Bacsinszky      14       0.89    1.02   0.97  
Svitolina       15       1.02    0.95   0.97  
Pliskova        18       0.97    0.98   0.97  
Wozniacki       14       0.93    1.00   0.97  
Konta           13       1.00    0.97   0.98  
Garcia          14       0.94    1.02   0.98  
Kuznetsova      17       0.96    0.98   0.99  
Muguruza        20       1.02    0.94   0.99  
V. Williams     25       1.00    0.97   0.99  
Vesnina         13       0.96    1.03   0.99  
Pavlyuchenkova  15       1.03    0.99   0.99  
Vandeweghe      13       1.08    0.95   1.01  
Keys            13       1.01    1.02   1.01  
S. Williams     27       0.99    1.05   1.02  
Suarez Navarro  14       1.00    1.14   1.05  
Cibulkova       14       1.11    1.03   1.07

Il valore combinato di Kerber la separa dal resto del gruppo. I suoi colpi a chiusura del punto – sia vincenti che errori, ma specialmente vincenti – si verificano sproporzionatamente sui punti meno importanti, e l’effetto complessivo ha un valore doppio di quello di Alize Cornet, la giocatrice immediatamente dietro Kerber in quanto a passività nei momenti più importanti. Tutte le altre giocatrici ottengono valori così vicini alla neutralità (valore 1), che eviterei di trarre qualsiasi conclusione sulla loro tattica nei punti a maggiore pressione.

Troppa difesa, poco spazio a errori

Anche quando Kerber vince, ci riesce con un’efficace fase di difesa nei punti chiave. Nelle ultime 20 partite Slam, solo in due occasioni ha colpito vincenti su punti particolarmente importanti (casualmente, una di queste due partite è stata la finale degli US Open 2016).

In generale, il suo stile di gioco più passivo funziona e le ha permesso di vincere 16 delle partite considerate. Ma un tennis basato sulla difesa non lascia troppo spazio per errori, metaforicamente e letteralmente. Nonostante fosse una tattica da tempo codificata, una scarsa esecuzione le è costata la sconfitta contro Makarova.

Smaller Swings In Big Moments

I giocatori migliori a Miami nei momenti chiave

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’1 aprile 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo le celebrazioni per la vittoria di Roger Federer al Miami Masters 2017, è il momento per una retrospettiva delle prestazioni più impressionanti nel secondo Master della stagione. In questa sede, la grandezza di un giocatore viene misurata come capacità di dominare nei momenti chiave durante tutto il torneo.

La misura del predominio nei momenti chiave distingue i punti in cui pressione e importanza sono maggiori rispetto a quelli meno rilevanti, assegnando ai primi un valore più alto, contrariamente alle statistiche ufficiali di una tipica partita in cui i punti hanno tutti lo stesso peso a prescindere che siano il punto del set nel tiebreak o il primo punto della partita. Se però l’obiettivo è quello di determinare con precisione la qualità di una prestazione, è necessario considerare i punti più decisivi in modo differente, esattamente quello che le statistiche sul predominio aspirano a realizzare.

Predominio complessivo

Analizzando le prestazioni cumulative di predominio per tutte le partite di un giocatore fino alle semifinali (e fino alla finale nel caso delle giocatrici), possiamo stilare una classifica per questa speciale categoria. Se un giocatore vincesse in una singola partita tutti i punti a maggiore pressione, otterrebbe un predominio nei momenti chiave del 100%. Nel nostro caso, consideriamo la somma delle percentuali di predominio al servizio, alla risposta e in totale, per tutte le partite giocate. La statistica “predominio complessivo” considera la somma delle percentuali di predominio al servizio e alla risposta, valore che può eccedere il 100% per una singola partita. In questo modo, il predominio complessivo evidenzia le prestazioni di quei giocatori in grado di gestire la pressione sia nei punti al servizio che in quelli alla risposta.

Singolare maschile

Tra i primi 10 giocatori per predominio complessivo, troviamo Fabio Fognini al numero 1, con un totale cumulato di 653.7 punti. Questo pone la sua prestazione complessiva davanti a quella di Rafael Nadal, il giocatore che lo ha poi eliminato in semifinale. A sua volta, Nadal compare davanti agli altri due semifinalisti, Federer e Nick Kyrgios, con più di 50 punti di predominio complessivo. Sia Federer che Kyrgios – che in due partite hanno giocato sei tiebreak e quindi sanno bene cosa voglia dire essere sotto pressione – hanno gestito in modo eccellente i momenti di maggiore pressione a Miami.

La prestazione più sorprendente è senza dubbio quella di Tomas Berdych, che si posiziona al quinto posto tra i giocatori migliori nei momenti chiave. Il modo in cui è arrivata la sconfitta nei quarti di finale contro Federer deve aver fatto soffrire Berdych non poco, ma rimane un risultato migliore di quanto la sua stagione 2016 avrebbe fatto pensare, oltre a dargli fiducia per i tornei sulla terra.

Medie di predominio

I giocatori possono raggiungere validi livelli di predominio complessivo semplicemente vincendo più partite. Per questo, vale la pena analizzare anche le medie di predominio tra partite, oltre alle somme totali, perché mettono in evidenza solide prestazioni sotto pressione anche se poi non si sono tradotte in vittorie nei turni finali del torneo. Inoltre, eliminiamo le partite a senso unico dal calcolo – perché sono quelle che non danno la possibilità a un giocatore di dimostrare le proprie abilità nei momenti chiave – concentrandosi solo sulle partite molto equilibrate, cioè quelle con molti momenti chiave.

Federer e Kyrgios sono rispettivamente al primo e terzo posto di questa classifica. Sotto pressione, Federer ha mostrato in carriera che esistono fessure in un gioco altrimenti impenetrabile, ma a Miami è rimasto sempre in controllo del suo destino.

È interessante notare il secondo posto di Alexander Zverev, che supera Kyrgios principalmente in virtù del tiebreak da 20 punti vinto nel loro quarto di finale, pur avendo poi perso la partita.

Singolare femminile

Con poco più di 600 punti, Johanna Konta (poi vincitrice del torneo, n.d.t.) si posiziona al primo posto in termini di predominio complessivo. Karolina Pliskova è distaccata di un margine ridotto, pur avendo totalizzato un numero maggiore di punti vinti nei momenti chiave. Caroline Wozniacki è appena dietro Pliskova se si considerano le partite fino alla semifinale, ma il vantaggio psicologico conseguito durante la partita le è stato sufficiente per garantirsi la finale.

Tra le altre giocatrici nei quarti di finale è interessante notare come Lucie Safarova ha ottenuto un punteggio totale nei momenti chiave maggiore di quello di Venus Williams – nonostante Williams abbia superato un turno in più – grazie soprattutto alla sua ottima prestazione alla risposta sui punti chiave.

Le uniche altre due giocatrici che sono arrivate tra le prime 10 senza aver raggiunto i quarti di finale sono state Bethanie Mattek-Sands e Risa Ozaki, entrambe dominanti mentalmente su tutte le altre durante la prima settimana.

Medie di predominio

Sorprendentemente, analizzando le medie nei momenti chiave di partite chiave, la numero 1 è risultata Ozaki, con una media nei momenti chiave del 106.5% in due partite molto equilibrate. Shelby Rogers ha mostrato forza mentale nella prima settimana arrivando al terzo turno con Angelique Kerber. Anche Kirsten Flipkens, Sara Errani, e Christina McHale hanno avuto prestazioni impressionanti in diverse partite estremamente equilibrate.

Clutch Leaders at 2017 Miami Open

Fare la differenza nei momenti chiave: una misura del predominio di un giocatore

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 17 agosto 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Parafrasando Tolstoj, è nel novero dell’informazione tennistica che non tutti i punti nel tennis sono uguali tra loro e spesso la vittoria – o sconfitta – di una partita dipende da come un giocatore gestisce quelli più importanti.

Grazie ad alcuni ace piazzati al momento opportuno o, viceversa, a causa di errori banali, è facile guadagnarsi la fama di giocatore dalla solidità mentale impenetrabile o di giocatore non in grado di reggere la pressione, colui che in gergo televisivo sviluppa il così detto “braccino”.   

A parte le classiche statistiche sulle palle break, che hanno però molte limitazioni, non esiste una valida misura nel tennis della capacità di un giocatore di fare la differenza e dominare nei momenti chiave. Se da un lato contare le palle break vinte e perse non è sufficiente, dall’altro il lavoro preparatorio per quantificare il predominio nei momenti chiave di un giocatore è in buona parte già stato svolto.     

Più volte mi sono occupato della probabilità di vittoria nel tennis. Per qualsiasi situazione di punteggio durante una partita si è nella posizione di calcolare la possibilità di ciascuno dei due giocatori di ottenere la vittoria finale.

Il concetto di volatilità o leva

Nel 2010, prendendo a prestito dal baseball, ho introdotto il concetto di volatilità. La volatilità, chiamata anche leva, misura l’importanza di ciascun punto, intesa come la differenza – in termini di probabilità di vittoria – tra un giocatore che vince o che perde un determinato punto. 

In altre parole, più alta è la leva di un punto, più ha valore vincere quel punto. Definire un punto a leva alta è semplicemente un tecnicismo per chiamarlo punto importante. Per essere considerato capace di fare la differenza nei momenti chiave, un giocatore deve vincere più punti a leva alta di quanti ne vinca a leva bassa. Non serve vincere un numero spropositato di punti a leva alta per essere un ottimo giocatore – e la percentuale di conversione delle palle break di Roger Federer ne è la controprova – ma i punti a leva alta sono sicuramente una componente fondamentale del predominio nei momenti chiave di un giocatore. 

(Non sono l’unico ad aver deciso di affrontare questo specifico argomento. Lo ha fatto anche Stephanie Kovalchik nel dicembre scorso, calcolando statistiche di predominio nei momenti chiave per l’intera stagione ATP 2015.)

La leva della semifinale di Wimbledon tra Federer e Raonic

Per un’applicazione concreta del concetto di predominio nei momenti chiave, ho calcolato la probabilità di vittoria e la leva (LEV) per ogni punto della semifinale di Wimbledon 2016 tra Federer e Milos Raonic. La LEV del primo punto della partita è del 2.2%. Vincendolo, Raonic potrebbe portare le sue chance di vittoria finale al 50.7%, perdendolo le chance scenderebbero al 48.5%.

La leva più alta nella partita è stata di un incredibile 32.8%, quando Federer (per due volte) ha avuto il punto del game sull’1-2 nel quinto set. La leva più bassa è stata solo di 0.03%, quando Ranoic ha servito sul 40-0 sotto di un break nel terzo set. La LEV media della partita è stata di 5.7%, un valore relativamente alto come ci si può aspettare da una partita molto combattuta. 

In media, i 166 punti vinti da Raonic, con una LEV del 5.85%, sono stati leggermente più importanti dei 160 vinti da Federer, con una LEV del 5.62%. Senza un’analisi più approfondita dei dati sulla leva dell’intera partita, non posso dire se si tratti di una differenza veramente significativa. Quello che è evidente però è che alcuni elementi del gioco di Federer sono mancati proprio quando ne aveva più bisogno.

La grandezza di Federer nei punti che contavano meno

Le statistiche ufficiali di Wimbledon dicono che Federer ha commesso 9 errori non forzati, a cui si aggiungono 5 doppi falli su cui torneremo a breve (secondo i dati raccolti dal Match Charting Project sulla partita, Federer ha commesso 15 non forzati). Ci sono stati 180 punti in cui si è scambiato – in cui quindi chi era alla risposta è riuscito a mettere la pallina in gioco – con una LEV media del 6.0%. In confronto, gli errori non forzati di Federer hanno avuto una LEV quasi doppia, pari all’11%! La leva media dei non forzati di Raonic è stata del 6.8%, un valore molto meno degno di nota.

I doppi falli commessi da Federer sono arrivati in un momento ancora più sbagliato. A chi ha guardato la partita verso la fine del quarto set non serve una statistica raffinata per confermalo, ma comunque i cinque doppi falli di Federer hanno avuto una LEV media del 13.7%. Raonic ha commesso 11 doppi falli, ma con una LEV media del 4.0%. Questo significa banalmente che i doppi falli di Raonic hanno avuto un impatto sull’esito della partita minore di quelli di Federer, nonostante fossero più del doppio. 

Anche il colpo per eccellenza di Federer, il dritto, ha avuto meno incisività se lo si valuta in termini di leva. I vincenti di dritto di Federer sono stati 26, in punti con LEV media del 5.1%. Raonic ha colpito 23 vincenti di dritto in punti con LEV media del 7.0%.

Da tutti questi numeri, sembra chiaro che Federer abbia mostrato la sua grandezza in punti che non contavano così tanto.

Il quadro d’insieme

L’analisi di qualche numero riferito a una sola partita non ha molta validità in più rispetto all’affermare che un giocatore ha perso perché non ha vinto i punti più importanti. Anche se i numeri sono sempre utili a dimostrare un teoria, hanno comunque poco peso se non si arricchisce il contesto da cui vengono estrapolati.

Per una maggiore comprensione della prestazione di un giocatore in questa (o in qualsiasi) partita con le statistiche sulla leva, ci sono molte altre domande a cui si dovrebbe poter dare risposta. Ad esempio, il gioco di Federer nei punti a leva alta è caratteristico delle sue partite? Raonic fa doppio fallo più frequentemente sui punti meno importanti? I punti a leva più alta comportano mediamente maggiori risposte messe in campo? Quanto il concetto di leva può spiegare il risultato finale di una partita a punteggio molto ravvicinato? 

Credo che queste domande (e le mille altre che possono venire in mente) siano evidente indicazione di un filone di studi ancora da esplorare. I numeri di cabotaggio inferiore, come la leva media dei punti che si chiudono con un errore non forzato, sembrano riservare maggiori potenzialità. Ad esempio, potrebbe essere che Federer, sui punti a leva più alta, sia meno tentato di ricercare un vincente di dritto.   

Anche se è riduttivo ricavare conclusioni da campioni poco numerosi, queste statistiche permettono di isolare il comportamento dei giocatori nei momenti cruciali. A differenza di alcune delle semplici statistiche su cui gli appassionati di tennis devono fare affidamento, i numeri relativi alla leva possono sostanzialmente migliorare la comprensione delle dinamiche di gioco di ciascun giocatore del circuito, anche durante lo svolgimento della partita.

Measuring the Clutchness of Everything

Quantificare il predominio di un giocatore nei momenti chiave

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 27 dicembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati 

Ci sono alcuni giocatori di tennis insolitamente bravi ad agguantare la vittoria quando più conta. Questa caratteristica è la quintessenza del giocatore predominante nei momenti chiave (clutch player).

L’idea del giocatore predominante nei momenti chiave è facile da descrivere, e qualche concetto di egemonia atletica sotto massima pressione esiste in ogni sport. Riuscire però a quantificare questo tipo di abilità è molto più complesso, soprattutto nel tennis in cui – per quanto se ne parli anche con cognizione di causa – le possibili soluzioni rimangono ancora piuttosto vaghe.   

Nel passare in rassegna alcuni indicatori proposti per misurare il predominio nei momenti chiave, ho riscontrato che si sono generalmente concentrati su una tipologia di punto specifica (ad esempio le palle break) e su un aspetto specifico del gioco, o il servizio o la risposta.

Se da un lato questo approccio riconosce che ci sono alcuni punti più critici all’interno di una partita, dall’altro ha il difetto di tenere in poco conto il fatto che possano esserci circostanze critiche in qualsiasi momento, da cui ricavare informazioni sull’abilità che possiede un giocatore nel gestire la pressione, anche se in quel momento non è massima. E tralasciare elementi di analisi non consente di avere poi un quadro completo.      

Importanza plus-minus

Una valutazione integrale del predominio nei momenti chiave dovrebbe ricomprendere tutti i punti giocati in una partita e dare maggiore peso a quelli di massima pressione. In pratica, l’obiettivo è quello di isolare la parte di un punto davvero importante in modo da poter determinare la maggiore probabilità di vittoria di un giocatore quando più conta.   

Sulla base di questo presupposto, si potrebbe utilizzare una statistica come importanza plus-minus o IPM (importance plus-minus), calcolata con la formula:

IPM = ∑Imp × Vinto − Imp × (1−Vinto) / (Punti Totali)

dove Imp sta per l’importanza del punto giocato e Vinto indica se il punto è stato vinto (Vinto = 1) o perso (Vinto = 0). La differenza tra i punti vinti e i punti persi è divisa per il totale dei punti giocati. Ma si possono ipotizzare varianti specifiche per i game di servizio o di risposta o, ancora, è possibile assegnare un peso maggiore a un particolare aspetto del gioco.   

IMMAGINE 1 – Primi 20 giocatori ATP per Importanza Plus-Minus (IPM) complessiva

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Determinazione dell’importanza del punto nella formula della IPM

Come si determina l’importanza del punto all’interno della IPM? Carl Morris, Professore Emerito di Statistica alla Harvard University, ha proposto una formulazione matematica che definisce l’importanza di un punto come il cambiamento atteso nella probabilità di un giocatore di vincere la partita in caso di conquista o di perdita del punto che si sta giocando. Utilizzando questa definizione, l’importanza assume sempre un numero positivo tra 0 e 1.   

Misurazioni della prestazione di un giocatore nei momenti di massima pressione relative a una tipologia specifica di punto hanno prodotto a volte risultati sorprendenti, come ad esempio trovare giocatori di bassa classifica tra i primi dieci. Mi interessa quindi capire la relazione tra la classifica di un giocatore e la IPM. Utilizzando i dati a disposizione per singolo punto nella stagione ATP 2015, ho calcolato la IPM per tutti i punti, per i punti al servizio e per i punti in risposta.    

Relazione tra IPM e classifica ufficiale

L’immagine 1 mostra i primi 20 giocatori nella IPM complessiva, in ordine di grandezza dal giocatore con IPM maggiore a quello con IPM minore (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). In questo caso, la IPM è data dalla differenza in percentuale tra i punti importanti vinti e i punti importanti persi, per ogni 100 punti giocati.

Il numero 1 del mondo, Novak Djokovic, è al primo posto con ampio margine, con una IPM di +46.6 nel 2015, rispetto a una IPM di +35.4 del secondo giocatore, cioè Kei Nishikori. Quattordici tra i primi 20 giocatori in termini di IPM sono anche tra i primi 20 nella classifica ATP. Le differenze tra le due classifiche sono molto interessanti. Nishikori è appunto secondo nella IPM mentre solo ottavo nella classifica ATP. Compaiono anche giocatori che al momento sono fuori dai primi 20 del circuito, alcuni già affermati, come Gael Monfils, che però non sono continui e altri, come Nick Kyrgios e Nicolas Mahut, che beneficiano di grandi turni al servizio.

IMMAGINE 2 – Importanza Plus-Minus (IPM) rapportata alla media per i primi 20 giocatori ATP per IPM complessiva

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IPM al servizio e alla risposta

Per una migliore comprensione della IPM complessiva, possiamo separare i risultati ottenuti nella IPM al servizio e in quella in risposta. Mantenendo lo stesso ordine della IPM complessiva, l’immagine 2 mostra la IPM in risposta (colore verde) e al servizio (colore oro). Siccome la IPM in risposta è negativa per tutti i giocatori, ho rapportato sia la IPM al servizio che quella in risposta alla media dei primi 100 giocatori del mondo, in modo da mostrare le IPM sopra la media. 

Come si può osservare, alcuni giocatori hanno prestazioni simili in situazioni di massima pressione al servizio e in risposta (Nishikori, Roger Federer, Stanislas Wawrinka), altri mostrano maggiore disequilibrio. In questo secondo gruppo troviamo grandi servitori come John Isner e Milos Raonic, che in media giocano meglio i punti importanti al servizio ma sono ben sotto la media in quelli in risposta. Anche se con scarto minore, è interessante notare come Djokovic sia uno dei pochi giocatori più forti alla risposta nei momenti importanti di quanto non lo sia al servizio (sebbene rimanga sopra alla media in entrambi i casi).

Limitazioni e potenziale

Ci sono alcuni fattori limitanti che possono aver motivato alcune delle sorprese della lista. Un primo fattore deriva dal non aver considerato che alcune delle IPM medie si basano su un numero totale di punti minore per i giocatori con meno partite. Questo spiegherebbe perché Rajeev Ram ottiene una IPM altrimenti incomprensibilmente alta: nel 2015 infatti ha giocato solo una manciata di partite nei tornei 250 o superiori. Un secondo fattore deriva dal non aver considerato la forza dell’avversario: un punto critico vinto contro il numero uno del mondo non ha lo stesso peso di un punto critico vinto contro il numero 101 del mondo.    

Nonostante ciò, il fatto che molti dei giocatori tra i più forti del mondo compaiano nella lista conferisce validità alla formulazione matematica della IPM e ne evidenzia il potenziale come parametro per valutare la bravura ed efficacia di un giocatore a livello di singolo punto giocato.

Quantifying Clutch Performance

Un altro sguardo al dibattito sulla migliore stagione di sempre

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 28 novembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo aver visto l’indiscusso numero 1 Novak Djokovic concludere la sua migliore stagione in carriera con la vittoria alle Finali di stagione, il mondo del tennis ha iniziato a domandarsi quale posto occupasse la stagione 2015 di Djokovic tra le migliori di sempre nella storia dello sport. Ed è una sorta di ironica coincidenza che l’ultima vittoria di Djokovic nel 2015 sia arrivata nei confronti di Roger Federer, al momento terzo in classifica, i cui risultati a metà degli anni duemila sono stati spesso definiti come i migliori nell’era Open. 

Ma quale verdetto emerge dal confronto tra la migliore stagione sinora disputata da Djokovic in carriera e la migliore di Federer? Tra coloro che se ne sono occupati, non c’è stato un consenso unanime per incoronare la stagione vincitrice. Le due stagioni che più sembrano animare il dibattito sono il 2006 di Federer – che è stata definita la migliore niente meno che da Boris Becker, uno degli allenatori di Djokovic – e appunto il 2015 di Djokovic.

Divergenza in funzione delle varie interpretazioni di vittoria

Opinioni divergenti dipendono in sostanza dai vari modi in cui è stata considerata l’importanza delle vittorie. Alcuni ne hanno enfatizzato la percentuale complessiva, dando lo stesso valore a ogni vittoria, rendendo così tutte le stagioni di Federer nel periodo 2004-06 migliori del record 70-6 di Djokovic del 2011 e la stagione 2005-06 migliore del record 82-6 di Djokovic del 2015, come illustrato nell’immagine 1.    

IMMAGINE 1 – Record Vittorie-Sconfitte tra le stagioni contendenti alla migliore di sempre

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Altri hanno sottolineato che la percentuale di vittorie non è sufficientemente rappresentativa perché non dà il giusto risalto ai risultati nei tornei del Grande Slam. Djokovic ha vinto 3 dei 4 Slam sia nel 2011 che nel 2015, ma ha raggiunto le 4 finali solo nel 2015. Federer ha ottenuto lo stesso risultato nel 2004 e nel 2006, ma solo nel 2006 (del periodo 2004-06) ha raggiunto le 4 finali, collezionando quindi un record identico a quello di Djokovic nel 2015.    

IMMAGINE 2 – Record Vittorie-Sconfitte negli Slam tra le stagioni contendenti alla migliore di sempre

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Serve il WAR

Mettendo insieme percentuale di vittorie e risultati negli Slam sembra che il 2006 di Federer abbia la meglio. Questa assunzione però non pone in relazione, da un lato, la bravura complessiva degli avversari affrontati nel 2006 rispetto al 2015, dall’altro, il livello di gioco del singolo avversario con cui ha dovuto scontrarsi Federer nel 2006 rispetto al livello che ha dovuto affrontare Djokovic nel 2015. 

La statistica WAR per il tennis che ho illustrato in un precedente articolo considera entrambi questi fattori e permette di confrontare le vittorie ottenute in due diverse stagioni in funzione del livello degli avversari affrontati. 

Cosa dice il WAR riguardo alle migliori stagioni di Djokovic e di Federer?

L’immagine 3 mostra le vittorie corrette per giocatore delle cinque stagioni che si contendono il titolo (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Un fattore chiave per il calcolo del WAR è la bravura del giocatore sostitutivo nello specifico anno preso in considerazione. Curiosamente, il 2015 è la stagione con il livello più basso di bravura del giocatore sostitutivo (con una percentuale di vittorie attese pitagoriche del 38%), mentre si è attestato sull’intervallo 42-44% in tutte le altre stagioni analizzate. Questo suggerisce che, tra tutte, la bravura complessiva degli avversari affrontati è stata più alta nel 2015, elemento che renderebbe una vittoria del 2015 più impressionante di un’equivalente vittoria nel 2004-06 o nel 2011.

IMMAGINE 3 – Stagioni di Federer e Djokovic contendenti per la migliore di sempre, in termini di WAR

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Malgrado le differenze nel livello complessivo di bravura, gli avversari affrontati da Djokovic nel 2011 ne hanno fatto la sua migliore stagione partita dopo partita fino allo Shanghai Masters 2015, quando, avendo giocato un numero maggiore di partite di alto livello, è riuscito a superare il suo WAR del 2011. Djokovic ha chiuso il 2015 con un WAR di 46.8 vittorie. Il WAR di Federer non ha mai raggiunto questo valore né nel 2004 né nel 2005, pur essendoci andato vicino nel 2005 ma subendo un stop importante nella sconfitta contro Rafael Nadal nella semifinale al Roland Garros.         

Ancora uno sforzo

Nel 2006, dopo le prime 88 partite il WAR di Federer era di 44.2, comunque dietro i WAR a fine stagione di Djokovic, in larga parte a causa delle sconfitte sulla terra contro Nadal. Solo con la vittoria nella 93esima partita del 2006 il WAR di Federer ha superato quello di Djokovic del 2015. Con il suo risultato di zero sconfitte nelle Finali di stagione del 2006, Federer ha terminato la stagione con un WAR di 49.6, una differenza di 2.8 vittorie effettive. 

Djokovic è apparso perfetto nel 2015, ma sembra che debba fare ancora uno sforzo per superare l’impresa erculea di Federer del 2006.

Another Take on the Best Season Debate

Un WAR per tutte le stagioni

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 14 novembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo mi sono chiesta se il WAR, una statistica completa per misurare il valore di un giocatore, possa essere utilizzata anche nel tennis. Sebbene il WAR sia stato ideato e principalmente utilizzato per gli sport collettivi al fine di stimare la contribuzione di un giocatore alle vittorie della squadra, il suo potenziale applicativo è molto più ampio. Nella sua concezione più generale, il WAR consente di rendere omogenee nel tempo le prestazioni di un giocatore confrontandone i risultati con quelli di uno standard comunemente definito: il giocatore sostitutivo o di rimpiazzo.   

In qualsiasi sport, la necessità di contestualizzare le vittorie di un giocatore o di una squadra è molto frequente soprattutto nel confronto tra epoche. Babe Ruth è stato il più grande battitore di sempre? Chi ha avuto più successo tra Rod Laver e Jimmy Connors?

Tradizionalmente, nelle conversazioni sul migliore di tutti i tempi si fa riferimento ai record assoluti. Questo è in linea con l’abitudine di definire come “il migliore” l’atleta che ha dominato il proprio sport durante la carriera, a prescindere dagli standard di gioco del tempo. Il WAR formalizza questa scuola di pensiero con una metodologia che mette in relazione i risultati di un giocatore rispetto al livello della competizione nel periodo in cui quei risultati sono stati realizzati. 

Il WAR è in grado di dare una prospettiva diversa sui risultati di un giocatore rispetto alle semplici vittorie?

Come banco iniziale di prova dell’utilità del WAR nel tennis si può prendere a riferimento la stagione 2015 di Novak Djokovic rispetto ai successi ottenuti fino a quel momento nella sua carriera. Djokovic era già stato protagonista di una stagione stellare nel 2011: ha superato se stesso con quello che è riuscito a fare nel 2015?

Anche senza quelle che potrebbe ottenere nelle imminenti finali ATP (in cui ha poi vinto il torneo perdendo una partita delle 5 disputate, n.d.t.) Djokovic ha già totalizzato 78 vittorie nel 2015, 8 in più del 2011. Da questa differenza si può pensare che il 2015 sia stato l’anno migliore, ma così facendo si attribuisce a ogni vittoria di ciascuna stagione la medesima importanza, ignorando i cambiamenti avvenuti nel livello medio di bravura dei giocatori del circuito e nella combinazione di avversari affrontati a distanza di quattro anni. Ad esempio, nel 2011 Djokovic ha incontrato Rafael Nadal 6 volte, un giocatore sicuramente più forte e in forma rispetto a quello del 2015.

Il WAR serve appunto per capire con maggiore precisione se le differenze nella qualità degli avversarsi di Djokovic nel 2011 e nel 2015 possano influenzare il giudizio sulla sua stagione migliore. 

Determinare il Giocatore Sostitutivo o di Rimpiazzo

La “R” di WAR sta per giocatore sostitutivo o di rimpiazzo (replacement player). Per la Major League Baseball il giocatore sostitutivo è determinato attraverso l’abilità di un tipico giocatore di campionati inferiori – le minor leagues , quelli in cui si trova cioè l’alternativa più economica per la rosa attuale della squadra. In questo modo, le vittorie attese con un giocatore sostitutivo rappresentano il livello minimo di gioco necessario alla vittoria nel massimo livello espressivo di quello sport.

Nel tennis, il circuito ATP Challenger è una sorta di campionato inferiore, anche se la distinzione tra Challenger e circuito principale è meno netta perché i giocatori possono partecipare a tornei di entrambi i circuiti nella stessa stagione, se riescono a qualificarsi a quelli in cui vogliono giocare. 

Il lucky loser

Sebbene dunque il tennis non abbia un corrispettivo analogo alle minor leagues di baseball, ha però l’equivalente del giocatore sostitutivo, vale a dire il lucky loser. Il lucky loser è il giocatore che non riesce a qualificarsi per il tabellone principale ma viene ripescato in caso di ritiro da parte di un altro giocatore. Il lucky loser è quindi una scelta naturale per determinare il livello minimo di gioco nel circuito principale.

I lucky loser sono difficili da trovare, perché si presentano solo nel momento in cui uno dei nomi principali o un qualificato si ritirano. Per evitare una stima poco affidabile del livello minimo di gioco a causa del ridotto numero dei lucky loser in una stagione, ho considerato in questa sede tutti i qualificati e i giocatori sostitutivi dei tornei del Grande Slam e dei Master 1000 in una determinata stagione. Ho escluso le wild card i giocatori che ricevono un invito dagli organizzatori del torneo – perché fattori esterni alla loro bravura possono influenzarne la selezione (pratica diffusa anche in altri sport).

Rispetto a questa definizione, ci sono stati 97 giocatori sostitutivi nel 2011 e 88 nel 2015 (fino alla fine di settembre). Utilizzando un modello di stima della bravura di un giocatore dato dalle vittorie attese pitagoriche basate sulle palle break per un periodo di 12 mesi, il livello di bravura complessivo per un tipico giocatore sostitutivo è una media pitagorica ponderata, ottenuta incrociando il livello di bravura pitagorico di ogni giocatore per il numero di partite giocate sul circuito professionistico. Per il 2011 il livello di bravura medio del giocatore sostitutivo è stato del 41.5%. Nel 2015, le vittorie attese per i giocatori sostitutivi sono state decisamente inferiori, con un livello di bravura medio del 38.6%. 

Calcolare il livello di bravura degli avversari

Una volta determinato il livello di bravura del giocatore sostitutivo per il 2011 e il 2015, il passaggio successivo per ottenere il WAR delle due stagioni è calcolare il livello di bravura degli avversari di Djokovic nel 2011 e nel 2015 nel momento in cui effettivamente si è giocata la partita. Anche in questo caso ho usato le vittorie attese pitagoriche basate sulle palle break, per un periodo fino a 12 mesi che non include però il giorno della partita tra Djokovic e l’avversario.

Stagione 2011

IMMAGINE 1 – Livello di bravura degli avversari di Novak Djokovic per la stagione 2011

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Ordinando le partite secondo il livello di bravura stimato per il singolo avversario, inteso come vittoria attesa pitagorica prima della specifica partita, nel 2011 si possono trovare 10 partite tra l’85 e l’88%, come illustrato nell’immagine 1. Ogni barra del grafico rappresenta l’avversario di Djokovic e il torneo in cui la partita è stata giocata (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Le 10 partite più dure sono contro Nadal e Roger Federer. Due sono invece le partite che si possono considerare delle “passeggiate”, nelle quali la bravura dell’avversario era inferiore al 20%. Delle 6 sconfitte subite da Djokovic nel 2011, tutte tranne una (quella con Kei Nishikori a Basilea) sono state contro avversari con un livello di bravura pitagorico del 73% o maggiore. 

Stagione 2015

IMMAGINE 2 – Livello di bravura degli avversari di Novak Djokovic per la stagione 2015, ad oggi

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Nel 2015, Djokovic ha avuto meno avversari con un livello di bravura superiore all’80% (8 contro i 10 del 2011), anche se per due volte ha giocato contro Federer al livello di bravura pitagorico superiore al 90%, nella finale degli US Open e in quella del Cincinnati Masters, livello che nel 2011 sarebbe stato superiore a qualsiasi partita, come illustrato nell’immagine 2. Solo una partita è stata una “passeggiata” nel 2015 e, delle 5 sconfitte, tre sono state contro avversari con un livello di bravura superiore al 70%.

Una misura d’insieme

La scomposizione del livello di bravura per le stagioni 2011 e 2015 evidenzia la variabilità nella distribuzione degli avversari di un giocatore da un anno all’altro. Questo è l’aspetto su cui il WAR esprime tutta la sua praticità. Con i dati precedentemente calcolati possiamo ricavare una stima del WAR per il tennis. 

In altre parole, vogliamo trovare quanto segue.

WAR = Vittorie Sul Sostitutivo − Sconfitte Sul Sostitutivo

(Wins Over Replacement Losses Over Replacement) dove si premia un giocatore per quante vittorie in più riesce a ottenere rispetto a quelle che ci si attende dal giocatore sostitutivo se affrontasse gli stessi avversari e si penalizza un giocatore per le sconfitte in più rispetto a quelle che ci si aspetta da un giocatore sostitutivo se affrontasse gli stessi avversari.

Questa è la stima.

WAR = (Vittorie Effettive − Vittorie Attese Del Sostitutivo) − (Sconfitte Effettive − Sconfitte Attese Del Sostitutivo)

[(Actual Wins − Replacement Expected Wins) − (Actual Losses Replacement Expected Losses)] dove le vittorie e sconfitte attese per il giocatore sostitutivo sono determinate dalla somma delle probabilità di vittoria (probabilità di sconfitta) mediante una formula Bradley-Terry utilizzando l’attesa pitagorica come stima del livello di bravura di un giocatore.

IMMAGINE 3 – Confronto tra le stagioni 2011 e 2015 di Novak Djokovic secondo il WAR

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L’immagine 3 mostra il cambiamento cumulativo del WAR durante le stagioni 2011 e 2015. Per la maggior parte della stagione, i risultati complessivi del 2015 sono stati leggermente inferiori a quelli del 2011, con una differenza di 3 partite effettive guadagnate. Alla 76esima partita giocata, però, la stagione 2015 di Djokovic ha ripreso quella del 2011 grazie a una striscia di vittorie sui tornei in cemento della trasferta in Asia e, curiosamente, nello stesso momento in cui Djokovic dichiarava che il 2015 era la sua migliore stagione di sempre. Dopo la vittoria nello Shanghai Masters, Djokovic ha superato il WAR di +38.9 partite della fine del 2011. Alla vigilia delle Finali di stagione, il WAR di Djokovic del 2015 si trova a +44.4 partite (Djokovic chiuderà il 2015 con un WAR di +46.8 vittorie, n.d.t.), una differenza di 5.5 partite guadagnate rispetto al 2011. 

Conclusioni

Le statistiche di WAR per Djokovic identificano nel 2015 la sua migliore stagione non perché le sue partite siano state più dure, ma perché ha giocato e vinto più partite di difficoltà paragonabile a quelli del 2011. Un risultato impressionante che Djokovic ha l’opportunità di incrementare ulteriormente con le Finali di stagione.

WAR for All Seasons

Prime riflessioni sulla possibilità di elaborare una statistica WAR per il tennis

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 7 novembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

La sabermetrica è l’analisi empirica del baseball attraverso l’utilizzo di statistiche che ne misurino le dinamiche di gioco. Una delle statistiche più comunemente utilizzate nel campionato professionistico americano di baseball (la MLB) è il WAR, o Wins Above Replacement, che cerca di esprimere la bravura di un giocatore attraverso un valore numerico. Il valore considerato dal WAR è dato dalla stima del numero di vittorie che un giocatore è in grado di generare per la sua squadra rispetto a un termine di paragone dato dall’abilità di un tipico giocatore di campionati inferiori – le minor leagues – e definito come giocatore ‘sostitutivo’ o ‘di rimpiazzo’ (replacement player).        

La complessità di calcolo del WAR non è stata da ostacolo alla sua diffusione. Anzi, pur generando controversie, negli ultimi anni si è imposta come statistica di riferimento nel dibattito sulla bravura dei giocatori, meritando di essere inserita nelle figurine Topps, solo la seconda statistica dal 1981 a ricevere questo onore (l’altra è OPS o On-base plus slugging). Ora non è più sufficiente fare affidamento esclusivamente sulla fama di un giocatore per valutarne le potenzialità.  

La misurazione del numero di vittorie determinate da un giocatore  

Una delle ragioni per cui il WAR è diventato così popolare è che fornisce una soluzione a un semplice quesito degli sport di squadra, cioè la misurazione del numero di vittorie che un singolo giocatore fa guadagnare alla sua squadra. Gli sport individuali, come il tennis, non hanno questo tipo di esigenza. Visto che il giocatore di tennis è l’unico artefice – quantomeno sul campo – del 100% delle sue vittorie, per determinarne la bravura si potrebbe appunto semplicemente contare il numero delle vittorie.

E infatti i record più citati come gli Slam vinti o il numero di titoli ATP/WTA non sono che una versione di questo concetto. Un altro modo per esprimerlo è rappresentato dai punti validi per la classifica mondiale, calcolati come il totale delle vittorie di un giocatore nell’arco di 52 settimane a cui viene assegnato un punteggio in funzione del turno superato e del prestigio del torneo.

Viene naturale chiedersi se il WAR possa essere di qualche utilità al tennis. E ha senso farlo di fronte ai risultati ottenuti da Novak Djokovic nel 2015, stagione che Djokovic ha definito la migliore della sua carriera. Già quattro anni fa, nel 2011, Djokovic aveva realizzato un’altra stagione di imprese tennistiche eccezionali. Quale delle due stagioni quindi, 2011 o 2015, può veramente essere definita la migliore?   

Il WAR per definire la migliore stagione di Djokovic

Un modo per rispondere è quello di confrontare il record di vittorie-sconfitte. Il limite più grande nell’utilizzo di questo parametro risiede nel fatto che non tiene in considerazione la bravura complessiva degli avversari affrontati. Per quanto il record di Djokovic del 2015 di 82 vittorie e 6 sconfitte sia migliore di quello del 2011 (70 vittorie e 6 sconfitte) la stagione 2015 può apparire meno impressionante se, ad esempio, un numero maggiore di vittorie rispetto a quelle del 2011 è arrivato contro giocatori che non figuravano tra le teste di serie.   

Può il WAR venire in aiuto? Se ogni vittoria è diversa dalle altre per importanza, può una statistica del tipo WAR rendere omogeneo il peso specifico di ciascuna vittoria e permettere un confronto diretto tra vittorie contro un insieme eterogeneo di avversari, di fatto adattando le vittorie alla bravura dell’avversario?

La bravura del qualificato medio

Applicando lo stesso approccio concettuale del WAR, si potrebbero valutare le vittorie di un giocatore rispetto a un determinato termine di paragone. Come detto, per la MLB questo termine è dato dal giocatore sostitutivo. Nel tennis, la figura più vicina al giocatore sostitutivo è il qualificato, inteso come colui che non è direttamente inserito nel tabellone principale del torneo o il lucky loser che viene ripescato in caso di ritiro da parte di un giocatore del tabellone principale. Utilizzando la bravura di un qualificato medio come termine di paragone, l’assunzione base prevede che la bravura di un qualificato sia in linea con il livello degli altri giocatori, per cui in una stagione in cui il livello dei giocatori è particolarmente alto lo sono anche le prestazioni dei qualificati. 

Stima del numero di vittorie del giocatore sostitutivo

Una volta arrivati alla definizione di giocatore sostitutivo, il passo successivo è stimare il numero di vittorie dello stesso rispetto agli avversari delle partite prese in considerazione. Questo può essere fatto con il modello di calcolo di propria preferenza. Io sceglierei un modello basato sulla stima pitagorica BP2, perché è una misurazione della prestazione più precisa del record di vittorie-sconfitte, oltre a evitare alcune limitazioni tipiche dei modelli basati sulla classifica dei giocatori.

Se siete curiosi di conoscere la valutazione della stagione migliore di Djokovic tramite il WAR, non perdete il prossimo articolo.

Initial Thoughts on Developing WAR for Tennis