Gestire infortuni e assenze con il sistema Elo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 15 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi mesi, ogni volta che ho fatto ricorso alle mie classifiche maschili e femminili sulla base del sistema Elo si è resa necessaria qualche precisazione. Sono valutazioni sulle quali l’assenza dal circuito non incide, quindi Serena Williams, Novak Djokovic, Andy Murray, Maria Sharapova e Victoria Azarenka hanno mantenuto la loro posizione di vertice nelle rispettive classifiche Elo.

Essendo tra i migliori al momento dell’infortunio o dell’interruzione, anche una sequenza di risultati scadenti (o, nel caso di Sharapova, quasi un’intera stagione) non è sufficiente a relegarli di posizione.

Fare meglio di così

È un aspetto controintuitivo, e ben differente da come le classifiche ufficiali dell’ATP e della WTA si comportano nei confronti di questi giocatori o giocatrici. Il buon senso fa pensare che probabilmente i o le rientranti non sono forti come lo erano prima di una lunga pausa.

La classifica ufficiale è meno generosa, eliminando completamente il loro nome dopo un intero anno lontano dal circuito. Se Williams quasi sicuramente non è la migliore giocatrice attualmente in circolazione, di certo rappresenta un pericolo maggiore per le colleghe di quanto indichi la sua classifica di numero 454. Dobbiamo riuscire a fare meglio di così.

Prima però di sistemare l’algoritmo Elo, cerchiamo di capire cosa intendere con “meglio di così”. Appassionati e tifosi caricano di significato classifica e teste di serie, come se un numero conferisse valore a un giocatore.

Previsioni future contro orientamento al passato

Per definizione, la classifica ufficiale è orientata al passato, visto che misura il rendimento delle ultime 52 settimane, ponderate per importanza dei singoli tornei (sono poi usate per determinare le teste di serie, quindi con sguardo in avanti, ma non è un sistema disegnato per essere predittivo).

In questo modo la classifica ufficiale ci dice quanto un giocatore o una giocatrice abbiano giocato bene durante l’anno precedente. Quali che siano bravura o potenziale, Williams (e come lei Azarenka, Murray e Djokovic) non ha ottenuto molti risultati favorevoli quest’anno, e la sua classifica lo riflette.

Il sistema Elo invece è strutturato per essere predittivo. Naturalmente, può utilizzare solo risultati del passato, ma lo fa in modo tale da fornire la stima migliore del livello qualitativo espresso dai giocatori in un determinato momento, vale a dire la più accurata approssimazione di come giocheranno domani o la prossima settimana.

Le valutazioni Elo – anche quelle più ingenue che mettono a oggi Williams e Djokovic al numero 1 – sono considerevolmente più precise nel prevedere l’esito di una partita rispetto alla classifica ufficiale. Per l’obiettivo che mi sono prefissato, è questa la definizione di “meglio”, cioè valutazioni che offrano previsioni più puntuali e, per estensione, la migliore approssimazione del livello di gioco nell’ambito temporale preso in considerazione.

Penalizzazioni legate all’assenza

Al rientro sul circuito dopo un periodo molto lungo, i giocatori hanno – almeno in media e almeno temporaneamente – un livello più basso rispetto a quando si sono fermati.

In questo senso, ho identificato ogni assenza della durata minima di otto settimane nella storia dell’ATP di un giocatore con valutazione di almeno 1900 punti Elo (sotto la soglia di 1900 punti, alcuni giocatori alternano la presenza tra circuito maggiore e circuito Challenger. Il mio algoritmo Elo non comprende i risultati dei Challenger. Quindi, per giocatori di classifica inferiore, non è chiaro quali siano i periodi di interruzione e quali invece le settimane dedicate ai Challenger. Inoltre, la soglia delle otto settimane non considera il riposo tra una stagione e la successiva. Otto settimane allora potrebbero essere in realtà 16 settimane tra un torneo giocato e l’altro, includendo nell’interruzione anche il riposo a stagione terminata).

Nelle prime partite al rientro sul circuito, la valutazione Elo prima dell’interruzione ha stimato la probabilità di vittoria in eccesso del 25%, con variazioni in funzione della quantità di tempo lontano dai campi: il 17% dalle otto alle dieci settimane, quasi il 50% per un periodo dalle 30 alle 52 settimane.

Anche questa regola ha la sua eccezione, come ad esempio Roger Federer agli Australian Open 2017 e Rafael Nadal, che quest’anno ha vinto 14 partite consecutive dopo due mesi di pausa. In generale però, al rientro i giocatori hanno uno stato di forma peggiore.

Tradotto in termini Elo, un’interruzione di otto settimane comporta una perdita di 100 punti mentre una di quasi un anno, come quella in corso di Andy Murray, determina 150 punti in meno. Se si apportano queste modifiche si arriva a un miglioramento immediato nella capacità predittiva di Elo per la prima partita dal rientro e uno più limitato per le prime 20 partite.

Fattorizzare l’incertezza

Elo è impostato per fornire sempre la “stima migliore”, e quando un giocatore fa ingresso nel circuito per la prima volta, riceve una valutazione provvisoria di 1500, aggiornata a seguito di ogni partita e in funzione del risultato, del livello dell’avversario e del numero di partite giocate.

Quella dei 1500 punti è una stima puramente indicativa, quindi il primo aggiornamento diventa un passaggio molto importante. Nel corso del tempo, la grandezza dell’aggiustamento Elo diminuisce, perché si acquisiscono maggiori informazioni sul giocatore.

Se perde la sua prima partita contro Joao Sousa, la sola informazione in nostro possesso è che probabilmente non è bravo quanto Sousa: dobbiamo quindi sottrarre molti punti. Se Alexander Zverev perde da Sousa dopo più di 150 partite giocate in carriera, tra cui decine di vittorie contro giocatori più forti, comunque gli toglieremo dei punti, ma non tanti come in precedenza, perché abbiamo di lui un quadro molto più preciso.

Gestire le assenze

Dopo un’assenza però, abbiamo meno certezza che quello che conoscevamo sul quel giocatore sia ancora attuale. Djokovic è, a questo proposito, un esempio perfetto. Se perdesse sei partite su nove (come ha fatto tra il quarto turno degli Australian Open 2018 e il Madrid Masters) senza arrivare da un periodo di lontananza dal circuito, penseremmo che si trattasse di un passaggio a vuoto, e la maggior parte di noi si aspetterebbe che ne uscisse. Elo ridurrebbe la valutazione, facendolo rimanere comunque nella zona più alta.

Tuttavia, avendo saltato la seconda parte del 2017, siamo più scettici sul suo recupero, nel timore che forse non tornerà al livello di prima. Altri casi sono ancora più limpidi, come quando un giocatore rientra da un infortunio senza aver recuperato completamente la forma.

Ha senso dunque, al rientro da un’assenza, modificare il livello di aggiustamento della valutazione Elo di un giocatore. Non si tratta di una nuova idea, è anzi il concetto alla base di Glicko, un altro sistema di valutazione negli scacchi che prende spunto ed espande Elo.

In questi anni ho armeggiato con Glicko a lungo, alla ricerca di miglioramenti che si applicassero al tennis, senza ottenere grande successo. Cambiare il moltiplicatore che determina gli aggiustamenti nelle valutazioni (conosciuto come il fattore k) non migliora la capacità predittiva di Elo nel tennis ma, associato alle penalizzazioni che ho descritto per le assenze dal circuito, è in parte di aiuto.

Il succo della questione: dopo un’assenza, il moltiplicatore aumenta di un fattore 1.5 per poi gradualmente ridursi a 1 nelle successive venti partite. Un moltiplicatore flessibile apporta un leggero miglioramento all’accuratezza di Elo per quelle venti partite, seppur con una differenza minima rispetto all’effetto della penalizzazione iniziale.

Basta moniti*

(*ho pensato fosse divertente mettere un asterisco dopo “basta moniti”…)

Penalizzazioni legate all’assenza e moltiplicatori flessibili finiscono per far scendere la valutazione Elo attuale dei giocatori che si trovano nel mezzo di un periodo lontano dal circuito o che sono recentemente tornati alle competizioni, restituendo elenchi che più si avvicinano alle nostre attese e che dovrebbero fare meglio nel predire l’esito delle prossime partite.

Questi cambiamenti nell’algoritmo hanno anche un effetto ridotto sulla valutazione degli altri giocatori, perché ciascuna valutazione dipende da quella dell’avversario. È per questo che il salto fatto dalla valutazione Elo di Taro Daniel dopo aver battuto Djokovic all’Indian Wells Master non è altrettanto ampio prima dell’implementazione delle penalizzazioni.

Uomini

Per quanto riguarda gli uomini, con il nuovo algoritmo Djokovic scende di una posizione al terzo posto per Elo complessivo, Murray al sesto, Jo Wilfried Tsonga al 21esimo e Stanislas Wawrinka al 24esimo. Viste le prestazioni della stagione in corso, Djokovic è ancora piuttosto in alto, ma ricordiamo che l’algoritmo Elo tiene conto solo del rendimento in campo, cioè una pausa di sei mesi seguita da diverse sconfitte inaspettate.

L’effetto aggregato si traduce in un calo di circa 200 punti dal livello precedente all’assenza; il problema sta nel fatto che la valutazione Elo di un anno fa rifletteva l’incredibile livello di Djokovic degli ultimi tempi.

Donne

Sul fronte femminile, i risultati confermano la mia intuizione ancor più di quanto sperassi. Williams scende al settimo posto, Sharapova al 18esimo e Azarenka al 23esimo. Grazie al moltiplicatore flessibile, Williams potrà tornare nuovamente in alto in classifica con qualche immediata vittoria al suo rientro.

Come Djokovic, anche Williams ha una valutazione così alta per aver avuto, prima della pausa, una valutazione Elo stratosferica. Dal suo canto Sharapova è più in alto per Elo rispetto alla classifica ufficiale. Pur essendo stata penalizzata per la qualifica di un anno per uso di sostanze illecite, l’algoritmo comunque dà rilevanza ai suoi precedenti successi, anche se sempre meno con il passare delle settimane.

Elo rimane sempre un’approssimazione e, considerando l’insieme di motivazioni che possono “mandare in tribuna” un giocatore e l’ampio spettro di strategie per rientrare nel circuito, qualsiasi sistema previsionale/di valutazione sarà messo sotto maggiore pressione con giocatori in quel tipo di situazione.

Detto questo, sono comunque migliorie che restituiscono valutazioni Elo più accurate nella rappresentazione dello stato di forma dei giocatori che sono stati lontani dal tennis professionistico, e che consentono previsioni più precise su partite e tornei che coinvolgono i giocatori in questione.

Dietro le quinte

Proseguite nella lettura se siete interessati ai dettagli tecnici.

Prima di apportare queste modifiche, l’indice Brier per le previsioni basate sul sistema Elo di tutte le partite maschili dal 1972 era di circa 0.20. Per tutte le partite con almeno un giocatore con una valutazione Elo non inferiore a 1900, era di 0.17 (non solo giocatori con Elo di almeno 1900 sono più forti, ma la loro valutazione tende a essere calcolata su più dati, che spiega in parte il motivo per cui si hanno previsioni più accurate. Minore l’indice Brier, maggiore l’accuratezza).

Prima delle modifiche, l’indice Brier per una popolazione di circa 500 “prime partite” di giocatori al rientro era di 0.192. Dopo aver applicato la penalizzazione, è sceso, e quindi migliorato, a 0.173.

Per le partite dalla seconda alla ventesima dopo il rientro, l’indice Brier per l’algoritmo originale era di 0.195. Dopo la penalizzazione, era di 0.191 e, dopo aver reso flessibile il moltiplicatore, è sceso ancora a 0.190 (incrementi del moltiplicatore successivo al rientro hanno avuto risultati negativi, spingendo l’indice Brier di nuovo intorno a 0.195 con il moltiplicatore della seconda partita a 2).

Comprendo essere un cambiamento marginale, ed è molto probabile che in futuro non possa reggere. Ma nell’analisi di diversi giocatori importanti nel corso del loro rientro, è la supposizione che ha generato i risultati che intuitivamente sembravano più precisi. E visto che la mia intuizione ha reso come il valore migliore dell’indice Brier (pur con differenze minuscole), mi è sembrato l’opzione migliore.

Assenze multiple

Per concludere, un’indicazione sui giocatori con più di un’assenza. Se un giocatore si ferma per sei mesi, torna e gioca alcune partite e interrompe di nuovo per altri due mesi, non sembra corretto applicare due volte la penalizzazione. Non ci sono molte occorrenze utilizzabili per un’analisi, ma il campione limitato a disposizione lo conferma.

La mia soluzione: se la seconda assenza arriva entro due anni dal precedente ritorno, si somma la durata delle due interruzioni (otto mesi nell’esempio), si trova la penalizzazione corrispondente e si applica la differenza tra quella penalizzazione e la precedente. Di solito si ottengono penalizzazioni tra i 10 e i 50 punti per secondi periodi di assenza.

Handling Injuries and Absences With Tennis Elo

Chi è migliorato di più tra le teste di serie del Roland Garros 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con l’inizio del secondo Slam della stagione, analizziamo quali giocatori e giocatrici si sono migliorati in misura maggiore nel corso dell’ultimo anno.

La fiducia in sé è uno di quegli elementi intangibili spesso indicati come chiave di successo in uno Slam. Pur lontani dalla possibilità di sapere con quale livello di fiducia si presenteranno i giocatori sulla terra battuta di Parigi, siamo comunque in grado di capire chi – sulla base del rendimento tenuto dall’edizione 2017 del Roland Garros – ha ragioni per sentirsi più sicuro del proprio stato di forma.

Uomini

Tra le teste di serie del tabellone maschile, ci sono nove giocatori la cui valutazione Elo specifica per la terra battuta ha subito una variazione di almeno 100 punti nell’ultimo anno come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

In cinque casi si è trattato di segno negativo, i più evidenti e ovvi quelli dovuti al declino di Novak Djokovic e Kei Nishikori, con il primo che ha perso ben 325 punti e Nishikori tra i 150 e 200, così come è capitato a Stanislas Wawrinka.

Anche se le buone prestazioni agli Internazionali d’Italia, con la semifinale di Djokovic e il quarto di finale di Nishikori, hanno ravvivato le speranze, devono comunque percorrere ancora parecchia strada per far tornare le aspettative dei loro tifosi al livello del 2017.

IMMAGINE 1 – Variazione annuale nel livello di bravura tra le teste di serie del tabellone maschile

Ci sono stati però anche cambiamenti in positivo nel rendimento di alcune delle teste di serie al Roland Garros. Il più grande arriva da fenomeno canadese Denis Shapovalov, la cui valutazione è aumentata di 441 punti in un solo anno. Per avere un riferimento, si parla di un guadagno di circa 40 punti percentuali nella probabilità di vittoria. Se qualcuno quindi merita un vantaggio psicologico, è sicuramente Shapovalov.

Tra gli altri che si sono distinti come crescita troviamo la giovane promessa Andrey Rublev, la nuova speranza inglese Kyle Edmund e il serbo Filip Krajinovic che, non avendo più giocato dal Miami Masters, potrebbe trarre spinta dalla sua presenza in questo gruppo.

Donne

Per quanto riguarda le donne, e includendo anche Serena Williams che non è tra le teste di serie, la situazione è mediamente molto più rosea rispetto a quanto visto per gli uomini. Ci sono otto giocatrici con un variazione di almeno 100 punti nella valutazione Elo specifica per la terra battuta e per cinque di loro è stata di segno positivo.

La giocatrice che più si è migliorata prima del Roland Garros è la rumena Mihaela Buzarnescu, in parte per le sue recenti vittorie a Praga e Strasburgo. Il suo rendimento diventa ancora più interessante quest’anno perché ha ricevuto la testa di serie numero 31, ed era a rischio di rimanere fuori dalle teste di serie se una fosse stata assegnata a Serena.

IMMAGINE 2 – Variazione annuale nel livello di bravura tra le teste di serie del tabellone femminile

Tra le altre quattro con guadagni impressionanti di valutazione troviamo le Next Gen Annet Kontaveit ed Elise Mertens, oltre a Caroline Garcia e Maria Sharapova. Quest’ultime due giocatrici sono di particolare interesse perché non solo possono affrontare il torneo con nuovo spirito, ma sono anche tra le prime 15 contendenti al titolo.

Solo due delle teste di serie hanno avuto nell’ultimo anno un declino complessivo, cioè Kristina Mladenovic e Johanna Konta, che non è mai andata oltre il primo turno del Roland Garros e avrà bisogno di mettere da parte 12 mesi di gioco non brillante per riuscire a cambiare questa statistica (Konta ha poi perso ancora al primo turno contro Yulia Putintseva con il punteggio di 6-4 6-3, n.d.t.).

Il caso Serena

Da ultimo c’è il caso di Serena, che rappresenta un’eccezione al tema centrale di questo articolo. In molti hanno ritenuto che la mancata assegnazione della testa di serie non riflettesse con giudizio la sua effettiva possibilità di progredire nel tabellone. In realtà la lunga assenza di Serena e i tentativi claudicanti di rientro sul circuito hanno contribuito a un calo deciso nel livello di bravura atteso.

Serena giocherà il Roland Garros con una valutazione inferiore di 323 punti rispetto al 2017. Questa tendenza negativa, le settimane senza una partita competitiva e l’attenzione spasmodica dei media renderanno la vita dura alla detentrice di 23 Slam al singolare.

Ma se esiste una giocatrice capace di trasformare le grandi avversità in vittoria, quella è Serena, una campionessa che non si dovrebbe mai escludere dalle possibili vincitrici di uno Slam.

Most Improved Among French Open Seeds

L’evoluzione di Zverev sulla terra battuta

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 18 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Alexander Zverev non è riuscito a difendere il titolo vinto lo scorso anno agli Internazionali d’Italia. Nonostante la sconfitta, il rendimento di Zverev sulla terra battuta nel 2018 si sta rivelando il migliore della carriera. In che modo ha alzato il livello del suo gioco sul rosso?

Un livello qualitativo superiore

A pochi giorni dall’inizio del Roland Garros, Zverev ha già vinto in questa stagione 17 delle 20 partite giocate sulla terra. È un solido record che porta avanti il percorso di continua crescita iniziato nel 2015, il primo anno in cui Zverev ha ottenuto una percentuale di vittorie sulla terra più alta del 50%.

Sembra quindi che il gioco di Zverev abbia raggiunto un livello qualitativo superiore. Come ha fatto? Uno degli ambiti su cui più ha lavorato è la risposta. Come mostra l’immagine 1, la percentuale di punti vinti alla risposta è infatti salita al 45%, con un aumento del 5% rispetto alla media degli anni precedenti il 2018 (nella versione originale  è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Andamento alla risposta di Zverev sulla terra

A un esame più approfondito, le statistiche del 2018 evidenziano almeno quattro aree di miglioramento della prestazione alla risposta. Da una media passata del 37%, la percentuale di risposta alla prima di servizio è salita al 38%, sempre un guadagno seppur minimo.

C’è stato anche un modesto incremento nei punti vinti alla risposta con il dritto (il 43%). Il cambiamento più importante però arriva dalla profondità: l’80% delle volte Zverev mette la risposta in campo oltre il rettangolo del servizio, un aumento di cinque punti percentuali rispetto al passato. La gran parte di queste termina a non più di due metri dalla linea di fondo (il 39% delle volte nel 2018 contro il 29% prima del 2018).

IMMAGINE 2 – Dettaglio dell’andamento alla risposta di Zverev sulla terra

Anche la componente mentale del gioco di Zverev sulla terra sembra essersi rafforzata. Per la prima volta, la conversione delle palle break è in media superiore al 52%, cioè a dire che sta trasformando più opportunità di fare il break di quante ne sta sprecando.

IMMAGINE 3 – Trasformazione delle palle break di Zverev sulla terra

Sembra che tutti i numeri siano in regola affinché Zverev possa raccogliere il suo miglior risultato al Roland Garros. Se il passaggio a un format al meglio dei cinque set renderà più difficile per lui mantenere il livello espresso in media fino a questo momento della stagione 2018, sarà un aspetto da verificare con interesse nella prima settimana di gioco a Parigi.

Alexander Zverev’s Evolution on Clay

A Djokovic servono solo più partite?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 25 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Di fronte alla sconfitta di Novak Djokovic al primo turno del torneo di Barcellona 2018, in molti si sono chiesti cosa possa fare per tornare al massimo livello di forma. Dopo un 2017 tortuoso e pesantemente condizionato dagli infortuni, Djokovic ha dato pochi segnali che suggeriscano per la stagione in corso un andamento opposto.

Dall’inizio dell’anno, ha perso al primo turno in tre dei soli cinque tornei giocati. Il suo record di vittorie e sconfitte è esattamente del 50% e serve tornare fino al 2006 per trovare numeri di questa natura. Senza dubbio uno shock per un giocatore che solamente tre anni fa sembrava intoccabile.

Se però consideriamo i giocatori di rientro da un infortunio, quanto dobbiamo rimanere veramente sorpresi da un periodo così lungo di risultati negativi?

Dal 1990, ci sono stati 82 esempi di giocatori del livello di Djokovic (cioè giocatori con una valutazione Elo di almeno 2000 punti) attivi sul circuito per otto settimane dopo aver giocato solo sei settimane nei precedenti sei mesi, un’indicazione abbastanza affidabile di rientro da infortunio.

Cosa emerge dal confronto tra la percentuale di vittoria nel periodo di rientro di quei giocatori e quella di Djokovic?

L’immagine 1 mostra la percentuale di vittoria di ciascun giocatore del campione nei sei mesi di rientro sul circuito. Solo otto su 82 (il 10%) ha una percentuale non superiore a quella di Djokovic, tra cui gli alti e bassi di Patrick Rafter nel 2000, Lleyton Hewitt nel 2009 e Marin Cilic nel 2015 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Percentuale di vittoria dei giocatori del campione nei sei mesi di rientro sul circuito

Anche se le difficoltà incontrate da Djokovic non sono del tutto nuove per un giocatore del suo talento, lo pongono comunque, negli ultimi trent’anni, nel 10% inferiore di quei giocatori in rientro da un infortunio.

Quale speranza esiste che Djokovic possa riuscire a invertire la situazione in cui si trova?

Se osserviamo gli 82 giocatori considerati sei mesi dopo dalle prime sei settimane di gioco a partire dal loro rientro (il caso cioè di Djokovic, al momento), troviamo che il 58% ha migliorato la percentuale di vittoria rispetto a quella delle sei settimane.

Sono però i giocatori che hanno giocato più settimane in quei sei mesi a essersi migliorati in misura ben maggiore. Di quelli che hanno giocato dalle 15 alle 19 settimane, il 76% ha migliorato rispetto al record di sei settimane. Di quelli che invece hanno giocato almeno 20 settimane, la percentuale è stata dell’86%.

IMMAGINE 2 – Variazione della percentuale di vittoria dai primi sei mesi ai successivi sei mesi dopo il rientro sul circuito

Giocare più settimane non è sempre necessariamente motivo di una prestazione migliore, perché sono gli stessi giocatori più in forma e più vincenti quelli a giocare più tornei.

L’accostamento suggerisce comunque che Djokovic abbia fatto bene ad accettare la wild card a Barcellona, pur avendo perso immediatamente.

Più scelte di questo tipo nei mesi a venire potranno servire a Djokovic per ribaltare a suo favore il pronostico di un ritorno ai massimi livelli.

Does Novak Just Need More Match Play?

Divertente aneddotica dall’Irving Challenger

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 19 marzo 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Durante l’emozionante settimana conclusiva di gioco a Indian Wells, Irving, nello stato americano del Texas, ha ospitato un torneo di livello Challenger. Ci sono alcuni spunti interessanti da evidenziare, probabilmente sfuggiti a chi non segue questi tornei da vicino.

Quasi come un 250 ATP?

Assegnando 125 punti validi per la classifica ATP, Irving rientra nel livello più alto del circuito Challenger. Per fare un confronto, il vincitore di questo tipo di Challenger ottiene quasi gli stessi punti del finalista di un ATP 250.

Forse ancora più significativo, almeno in termini di punti, vincere un Challenger come Irving è meglio che perdere nei sedicesimi di finale dell’Indian Wells Masters.

Metà dei giocatori in tabellone a Irving hanno giocato a Indian Wells nella prima settimana. Se Evgeny Donskoy non si fosse ritirato a Irving per un problema alla spalla, si sarebbe raggiunto il 51%.

La vittoria è andata a Mikhail Kukushkin, che aveva perso in precedenza al primo turno di Indian Wells. In due settimane di gioco sono arrivati per lui 135 punti classifica, equivalenti a metà circa tra quelli assegnati da una sconfitta nei sedicesimi di Indian Wells e una nei quarti.

Ha vinto anche 46 mila dollari di premi partita, cioè gli stessi che avrebbe guadagnato perdendo al terzo turno di Indian Wells. Non male quindi per lui (Kukushkin era arrivato in finale a Irving anche lo scorso anno).

L’altro finalista a Irving è stato Matteo Berrettini, entrato nel tabellone principale dell’Indian Wells Masters come lucky loser in sostituzione di Nick Kyrgios. Questo ha significato un bye al primo turno e un secondo turno contro Daniil Medvedev, dal quale ha perso in tre set.

Sono 100 punti totali tra i due tornei e circa 37 mila dollari di premi. Una settimana da ricordare per Berrettini, con tredici posizioni scalate in classifica e con un guadagno di circa il 20% di quanto ottenuto fino a quel momento in carriera.

Il numero 40 del mondo all’inizio del torneo, Yuichi Sugita, era la testa di serie numero uno a Irving. L’ultima testa di serie era invece Thomas Fabbiano, numero 77.

Se prendiamo il torneo di Drummondville, giocato nella stessa settimana ma al livello più basso del circuito Challenger, la testa di serie più alta era il numero 75 Vasek Pospisil (che si è qualificato per Indian Wells perdendo al primo turno da Felix Auger Aliassime), e l’ottava testa di serie il numero 202 della classifica Brayden Schnur.

Prima di concludere che l’Irving Challenger è quasi al livello di un ATP 250, va detto che la classifica più bassa di una testa di serie numero uno in un torneo 250 quest’anno è stata la 23esima posizione a Sydney.

Ci sono stati però due 250 con una classifica più bassa della testa di serie numero otto rispetto a Irving (Pune, 81esima posizione e Quito, 95esima). La classifica media delle teste di serie Irving (62.6) rimane comunque più bassa di qualsiasi ATP 250 (Quito è il più vicino con 57.3).

Dei 32 giocatori in tabellone a Irving, 10 erano sostituti e solo 7 non rientravano nel gruppo formato da teste di serie, sostituti, wild card, qualificati o lucky loser. Kukushkin era uno di questi sette.

Volatilità del campo partecipanti

È probabile che l’alto numero di sostituti sia dovuto al fatto che Irving è un Challenger di livello massimo durante un torneo di due settimane del circuito maggiore, aspetto che conferisce volatilità al campo partecipanti.

Si potrebbe cercare di capire se sia effettivamente un fenomeno insolito ma, basandosi solo sulle edizioni 2016 e 2017 di Irving, non sembra che lo sia. Così come quest’anno, anche negli ultimi due anni è stato un Challenger di livello massimo giocato durante la seconda settimana di Indian Wells. Nel 2017 ci sono stati 7 sostituti – comunque un numero importante – e 9 nel 2016.

L’Irving Challenger può rappresentare un ottimo approdo nel mese di marzo per quei giocatori tra i primi 100 che riescono a entrare nel tabellone principale di Indian Wells ma non hanno ambizioni di giocare nella seconda settimana.

Possono trasferirsi a Irving e provare a raccogliere punti e premi partita sempre estremamente preziosi in questa fascia di classifica.

Viene da chiedersi come un giocatore come Pospisil, che si è qualificato a Indian Wells e ha perso in tempo per giocare anche a Irving, abbia scelto invece di andare a Drummondville, che assegna 80 punti al vincitore e dove ha poi perso in semifinale, prendendo solo 29 punti.

Si può pensare che un giocatore decida ragionevolmente che affrontare avversari più deboli in un Challenger di livello più basso offra maggiore possibilità di vittoria che trovarsi contro giocatori molto più competitivi in un Challenger di livello massimo. Nel caso di Pospisil, è più probabile che abbia giocato a Drummondville perché si trova in Canada, il suo paese di origine.

Per concludere, altri due aneddoti divertenti sull’Irving Challenger. Philipp Petzschner ha giocato in singolare grazie a una wild card. Ma Irving è anche il torneo in cui ha giocato l’ultima partita due anni fa. Al momento non possiede quindi una classifica di singolare.

Or Ram Harel si è qualificato per il tabellone principale di Irving ma ha perso al primo turno da un altro qualificato. Ha però guadagnato 44 punti e raggiunto il massimo in carriera al numero 679. È un nome che non sarà facile da cercare nei database di statistiche di tennis.

Fun Facts About the Irving Challenger

Nadal si appresta a diventare il re della terra battuta anche nel 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 14 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Alla vigilia del Monte Carlo Masters 2018, per la prima volta dal 2014 Rafael Nadal è in cima alle valutazioni Elo specifiche per la terra battuta.

Rientrato solo recentemente alle competizioni dopo una pausa per curare l’infortunio al ginocchio che lo affligge ormai da tempo, in molti si chiedono se quest’anno Nadal abbia i numeri per collezionare titoli sulla terra alla sua solita maniera.

Nella vittoria della Spagna contro la Germania in Coppa Davis è apparso all’apice della forma, ma due partite sono solo una minima parte dello sforzo richiesto per difendere il titolo al Roland Garros e aggiudicarsi qualche torneo Master 1000 di preparazione a Parigi.

Rispetto all’anno scorso, Nadal ha giocato molto meno, ma il 2017 è per certi versi il migliore indicatore del programma che seguirà nelle prossime settimane, visto che anche in quel caso rientrava da un infortunio e si presentava sulla terra senza aver vinto un torneo importante.

Gli avversari che Nadal affronterà

E, come nel 2017, un elemento preponderante nello stabilire se Nadal potrà essere chiamato per un altro anno ‘Il re della terra’ è l’insieme degli avversari che troverà sulla sua strada.

Con Roger Federer che ha deciso nuovamente di non giocare tornei sulla terra e con l’incertezza sulle condizioni di Novak Djokovic e Andy Murray, Nadal potrebbe dover affrontare lo stesso tipo di giocatori – tra quelli al vertice della classifica – contro cui ha giocato nel 2017.

Anzi, un’analisi più specifica lascia intendere che il 2018 dovrebbe essere ancora più roseo.

Se prendiamo l’andamento della sua valutazione specifica Elo sulla terra prima del torneo di Monte Carlo, come mostrato nel grafico di destra dell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.), possiamo osservare che Nadal sembra aver raggiunto e superato il massimo storico.

Dal 2005 al 2014 la sua parabola è stata in continua ascesa, migliorando la forma quasi in ogni anno. Nel 2014, è arrivato a una rimarchevole valutazione di +2467, la più alta di sempre per lui in quella porzione di calendario.

IMMAGINE 1 – Andamento della valutazione Elo di Nadal specifica per la terra battuta prima del Monte Carlo Masters 2018

Ma non poteva durare per sempre, specialmente con gli infortuni che hanno caratterizzato tutta la carriera di Nadal e con la presenza di un rivale così forte come Djokovic negli anni dal 2011 al 2016.

Dal 2015, lo stato di forma di Nadal ha iniziato a diminuire segnando la variazione negativa più ampia tra il 2015 e il 2016, quando, dovendosi ritirare prima del terzo turno, per lui si è trattato del peggior risultato al Roland Garros di sempre.

Il 2017 ha portato con sé una nuova prospettiva nel tennis maschile, quella in cui Nadal non ha più bisogno di essere al massimo della condizione per dominare sulla terra.

L’anno scorso infatti – pur avendo all’inizio della stagione sulla terra una valutazione pari al 92% di quella più alta mai raggiunta – Nadal ha comunque vinto 24 partite su 25, due titoli Masters e il decimo Roland Garros.

Nel 2018 il primato Elo sulla terra battuta

Alla luce di queste statistiche, il 2018 si presenta ancora più favorevole: non solo Nadal arriva a Monte Carlo con una valutazione dell’1% superiore a quella del 2017, ma appunto si riprende il primato Elo sulla terra per la prima volta dal 2014.

Pur in presenza di numeri che segnalano con forza una ripetizione del 2017 da parte di Nadal, l’andamento della sua valutazione Elo apre comunque a scenari dal fascino dell’inedito e dell’ignoto.

Ad esempio, che tipo di impatto avrà su Nadal l’essere “al di sotto della sua massima condizione”? L’attitudine da perfezionista lo renderà più vulnerabile di quanto la valutazione Elo non suggerisca?

E come si comporteranno i giocatori più giovani come Dominic Thiem e Alexander Zverev che stanno consolidando il loro rendimento sulla terra? Riusciranno a sfruttare il momento positivo per dei risultati importanti?

Anche all’avvio di una stagione sulla terra che seguirà probabilmente le stesse dinamiche del 2017, queste incertezze promettono almeno di non dare tutto per scontato nelle prossime settimane.

Nadal Set for a 2017 Clay Season Repeat

Predominio nei momenti chiave a Indian Wells e Miami 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 7 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con l’arrivo della stagione sulla terra, quali sono i giocatori e le giocatrici da elogiare per la solidità mentale mostrata nei tornei di Indian Wells e Miami da poco terminati?

La solidità mentale è uno di quei concetti a cui spesso si fa ricorso ma che sono difficili da identificare. Pur in assenza di una definizione condivisa, è ragionevole attribuire caratteristiche di resistenza mentale a quei giocatori o giocatrici in grado di dominare nei momenti chiave di una partita.

Le statistiche di predominio sono uno dei modi con cui il Game Insight Group cerca di analizzare il rendimento sotto pressione. Da un lato, con la percentuale di predominio ogni punto vinto è ponderato per la sua importanza durante la partita rispetto all’importanza totale.

Dall’altro, il margine di predominio è una statistica collegata alla precedente che osserva la differenza tra la percentuale di predominio e la percentuale totale. È proprio il margine a cogliere la capacità di predominio perché evidenzia i giocatori con una prestazione migliore sotto pressione.

Se si sommano tutte le statistiche di predominio dalle partite di Indian Wells e Miami 2018, quali sono i giocatori che si distinguono per predominio nei momenti chiave?

Statistiche di predominio al servizio per gli uomini

Una solida percentuale di predominio al servizio nei due tornei è stata del 69%. Undici giocatori sono riusciti a mantenere questa media, con Nick Kyrgios che ha ottenuto la percentuale più alta al 79% e il vincitore di Miami, John Isner, al secondo posto con il 75% (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Predominio al servizio a Indian Wells e Miami per ATP

Solo Kyrgios e Roger Federer, tra questi undici giocatori, hanno vinto meno punti di predominio al servizio che punti totali al servizio (cioè un margine di predominio negativo).

I giocatori hanno subito la pressione più spesso di quanto non siano riusciti ad alzare il proprio livello al servizio. Solo cinque giocatori hanno avuto un margine di predomino medio di 3 punti percentuali, mentre in dodici hanno avuto un margine minore di -3.

Francis Tiafoe è stato uno di quelli che ha faticato sui punti importanti al servizio (con un margine di -6%), a indicazione del fatto che, dovesse trovare il modo per colmare quel divario, potrebbe diventare contendente ancora più pericoloso per il titolo.

Statistiche di predominio alla risposta per gli uomini

Con almeno il 45% di predominio alla risposta, si sono viste le più alte percentuali degli ultimi tempi. Dieci giocatori hanno avuto una percentuale di predominio alla risposta in questo intervallo.

Anche se per la maggior parte dei giocatori la percentuale totale alla risposta è stata di molto inferiore di quella al servizio, si sono osservati margini di predominio più estremi alla risposta rispetto al servizio.

IMMAGINE 2 – Predominio alla risposta a Indian Wells e Miami per ATP

Solo tre giocatori sono stati tra i migliori in termini di predominio al servizio e alla risposta: Hyeon Chung, Filip Krajinovic e Kyrgios.

Statistiche di predominio al servizio per le donne

Sul fronte femminile, solide percentuali di predominio al servizio si sono attestate intorno al 62%, con punte più alte. Tra questo gruppo troviamo la vincitrice a Indian Wells Naomi Osaka e la semifinalista a sorpresa di Miami, Danielle Rose Collins.

IMMAGINE 3 – Predominio al servizio a Indian Wells e Miami per WTA

Rispetto agli uomini, le giocatrici si raggruppano in modo più ravvicinato sulla percentuale di margine di predominio al servizio. Ci sono state solo cinque giocatrici con un differenziale in valore assoluto superiore ai 3 punti percentuali, tre con segno negativo e due con segno positivo.

Statistiche di predominio alla risposta per le donne

Si sono osservate prestazioni di predominio alla risposta più solide tra le donne che tra gli uomini, con sette giocatrici che hanno mantenuto una mediana di predominio di almeno il 51%. E tutte hanno avuto anche un margine di predominio positivo.

IMMAGINE 4 – Predominio alla risposta a Indian Wells e Miami per WTA

Con il 51%, Osaka è tra le migliori anche per predominio alla risposta, insieme alla finalista a Miami Jelena Ostapenko (51%) e alla vincitrice di Miami Sloane Stephens (55%). La presenza di queste giocatrici indica che il predominio alla risposta è stato un indicatore particolarmente forte di rendimenti superiori nei due Premier Mandatory di Indian Wells e Miami.

Clutch Stats from the Sunshine Masters

Il cambio della guardia è imminente?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 31 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

I giocatori della così detta Next Gen sono stati al centro dell’attenzione per tutta la durata dei due Master di Indian Wells e Miami 2018. Come possiamo sintetizzare i risultati positivi ottenuti dalle giovani promesse? E che significato assumono per il resto della stagione?

Alexander Zverev, 20 anni di età, ha battuto Pablo Carreno Busta a Miami per un posto in finale (poi persa contro John Isner, n.d.t.), la sua terza in un Master 1000. È solo una delle evidenze, nelle ultime settimane, che la Next Gen sta rispondendo con prestazioni degne di nota alla pressione mediatica su di essa riposta.

La variazione di punti in termini di valutazioni Elo

Quanto sono impressionanti questi risultati? Un modo utile per misurare la crescita di un giocatore in un determinato periodo di tempo è osservare la variazione di punti guadagnati in termini di valutazioni Elo. Nel sistema Elo, più si vince più si ottengono punti, e se ne guadagnano ancora di più se si tratta di vittorie inattese.

Dall’inizio di Indian Wells 2018 fino alla semifinale del Miami Open, l’aumento complessivo dei punti Elo tra i giocatori non più grandi di 23 anni è stato di +327.

Anche senza la finale di Miami, siamo già di fronte al miglioramento più consistente – relativo a i due tornei e a partire dal 2000 – per i giocatori più giovani del circuito.

È interessante come gli altri anni con più di 250 punti di miglioramento tra i giocatori più giovani sono stati solamente il 2004, 2005 e 2007, cioè il periodo in cui giovanissimi del calibro di Andy Murray, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Juan Martin Del Potro iniziavano a fare passi da gigante sul circuito maggiore (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Miglioramento Elo dei giocatori al di sotto dei 23 anni durante Indian Wells e Miami

Chi ha ottenuto prestazioni più rilevanti?

Sono statistiche che contribuiscono a far aumentare le aspettative per una solida stagione da parte della Next Gen. Quali sono stati i giocatori che hanno ottenuto prestazioni di maggior rilievo nei primi due Master del calendario?

La tabella riepiloga i 10 giocatori che più sono migliorati fino ai quarti di finale di Miami. Con 8 vittorie, Borna Coric è quello che ha vinto di più, seguito da Hyeon Chung con 6, Zverev con 5 e Shapovalov con 4.

Sono tutti nomi noti ormai da tempo. I risultati più sorprendenti sono arrivati da giocatori meno conosciuti come Michael Mmoh e Maximilian Marterer, i due che più sono migliorati secondo questo criterio di valutazione.

Sono infatti gli unici sotto i 23 anni ad aver guadagnato più di +100 punti Elo, entrando nei tabelloni principali dei due tornei, esito che nessuno si sarebbe aspettato.

Is the Changing of the Guard Coming?

La WTA è diventata più competitiva

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’1 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ha dovuto battere tre ex numero 1 e quattro vincitrici Slam Sloane Stephens per vincere l’edizione 2018 del torneo di Miami.

È diventato più difficile raggiungere la finale di un Premier?

Sconfiggendo Jelena Ostapenko a Miami, Stephens ha fatto del suo meglio per smentire chi dubitava della continuità di gioco dopo la vittoria agli US Open 2017. Ma la strada verso il suo secondo titolo Premier è stata tutt’altro che semplice.

Non solo ha trovato in finale un’altra recente vincitrice Slam (Ostapenko ha trionfato al Roland Garros 2017), ma nei tre turni precedenti ha dovuto affrontare tre ex numero 1.

Si potrebbe considerare il tabellone di Stephens particolarmente sfortunato, ma la realtà è più complessa, vale a dire che il circuito femminile è semplicemente diventato più competitivo.

L’analisi della mediana delle previsioni per le partite delle giocatrici favorite a Indian Wells e Miami nel periodo dal 2000 al 2018 mostra una chiara tendenza ribassista.

Nel 2000, la previsione mediana era del 73%; nel 2018, lo stesso valore è sceso al 69%. Quel 5% in meno significa che il margine che separa vincitrici da sconfitte si è ridotto (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Dinamiche di competitività nel circuito femminile a Indian Wells e Miami

Se consideriamo nello specifico gli ultimi turni – a partire dal quarto in avanti – la tendenza subisce un declino ancora più marcato.

Per via del campione più ridotto di partite si tratta di un dato alterato da rumore di fondo, ma sono cinque gli anni di fila nei quali la mediana della previsione di vittoria è stabile al di sotto del 75% per i due eventi che compongono il Sunshine Double.

I tornei più importanti del circuito femminile del 2018 sono ben posizionati per ottenere un livello di competitività da record.

How the WTA Has Gotten More Competitive

Quanto è davvero forte Serena Williams come giocatrice di tennis?

di Stephanie Kovalchik // OnTheT (su TheConversation)

Pubblicato l’8 settembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Pur avendo perso in semifinale nelle ultime due edizioni degli US Open in cui ha giocato (avendo saltato poi gli US Open 2017 per via della gravidanza, n.d.t.), Serena Williams è già entrata nella storia del torneo.

Nuovo record

Raggiungendo i quarti di finale nel 2016 e conquistando la 308esima vittoria, Williams ha sorpassato il record di Roger Federer per numero di partite vinte negli Slam da un giocatore o giocatrice (Federer ha di nuovo allungato arrivando a 332 vittorie contro le 316 di Williams. La successiva vittoria agli Australian Open del 2017 porterà il totale degli Slam di Williams a 23, uno in più di Steffi Graf e record assoluto per una giocatrice nell’era Open, n.d.t.).

Nel tennis moderno, i tornei dello Slam – i quattro più prestigiosi della stagione – rappresentano lo standard valutativo della grandezza di una giocatrice. Solo tre donne nell’era Open, oltre a Williams e Graf, hanno vinto più di dieci Slam nel singolare: le rivali Chris Evert e Martina Navratilova, entrambe arrivate a 18, e Billie Jean King, che ne ha vinti 12.

Il fatto che Williams sia a 23 e continui a essere considerata tra le favorite in ogni Slam a cui partecipa ha indotto più di un commentatore a definirla la più grande di tutti i tempi.

Ci si chiede però se i tornei dello Slam siano davvero la modalità più efficace per misurare la grandezza di una giocatrice.

Per riepilogare i traguardi raggiunti in una carriera, l’attenzione esclusiva sui tornei dello Slam ha delle forti limitazioni. Non considera ad esempio i risultati di tutti gli altri tornei, che costituiscono la gran parte del calendario.

E, nel caso di Williams, il conteggio degli Slam non è in grado di far emergere due aspetti della carriera che in molti giudicano meritevoli di speciale menzione: la portata e la longevità del suo predominio.

Sistema Elo superiore agli Slam

Una metodologia più esaustiva per misurare la grandezza della carriera di una giocatrice è il sistema Elo, basato sull’approccio statistico nella valutazione della bravura di un’atleta e nella previsione di rendimento contro una specifica avversaria.

Versioni del sistema di valutazione Elo sono disponibili per molti degli sport professionistici in tutto il mondo, e anche nel tennis siti come TennisAbstract, FiveThirtyEight, OnTheT o TennisEloRanking stanno da tempo promuovendone la causa.

La valutazione Elo nel tennis è un numero che varia costantemente in funzione dei risultati ottenuti da una giocatrice, come una sorta di indice azionario il cui obiettivo è la misurazione del rendimento.

A differenza della classifica ufficiale, la valutazione Elo è basata su un modello statistico che rileva lo scostamento positivo o negativo della prestazione di una giocatrice rispetto alle attese.

La valutazione si aggiorna dopo ogni partita – tenendo in considerazione la bravura dell’avversaria – così che la vittoria contro giocatrici più forti assegni più punti.

In questo modo la valutazione Elo è in grado di integrare il contesto di riferimento di una giocatrice, rendendo il confronto tra epoche molto più significativo rispetto al mero computo degli Slam vinti.

IMMAGINE 1 – Valutazioni Elo in carriera per le dieci giocatrici con il maggior numero di Slam nell’era Open

L’unicità di Serena

Osservando l’andamento delle valutazioni Elo delle dieci giocatrici con il più alto numero di Slam nell’era Open, si può notare l’unicità della carriera di Williams. Dopo Navratilova, è infatti la sola del gruppo ad aver raggiunto una valutazione Elo superiore a 2400 una volta superati i 34 anni. E ci sono altri indicatori di longevità del suo predominio.

Se di norma la bravura di una giocatrice raggiunge un punto di massimo per poi gradualmente recedere, nel caso di Williams si è assistito a due momenti di picco: all’età di 21 anni, quando la sua valutazione Elo ha raggiunto i 2578 punti e all’età di 33 anni, con 2486 punti.

Sebbene Monica Seles, Graf e Navratilova abbiano raggiunto valutazioni Elo individuali superiori a quella di Williams, nessun’altra giocatrice è tornata a essere la più forte varcata la soglia dei trent’anni.

L’immagine 2 mostra il numero di anni di massima valutazione Elo per una giocatrice e – in presenza di massima valutazione – l’ampiezza del distacco dalla seconda giocatrice più forte in quello stesso anno.

Solo due donne dall’inizio degli anni ’70 sono state per almeno otto anni le giocatrici con massima valutazione Elo, appunto Williams e Graf.

L’orizzonte temporale di Graf si è esteso per 11 anni (dal 1988 al 1999), mentre quello di Williams è durato 13 (dal 2002 al 2015), ma non si è interrotto (alla fine di febbraio 2018, Williams era al primo posto con una valutazione Elo di 2418.5 punti davanti a Victoria Azarenka a 2263.7, n.d.t).

Ancora più impressionante è il fatto che, in media, la differenza tra il massimo di Williams e la sua diretta inseguitrice negli anni in cui è stata la prima giocatrice per valutazione Elo è stata di 80 punti, mentre quella di Graf si è fermata a 60 punti (tra Williams e Azarenka ci sono al momento 155 punti, n.d.t.).

IMMAGINE 2 – Massime valutazioni Elo per anno delle dieci giocatrici con il maggior numero di Slam nell’era Open e differenza con la massima valutazione della seconda migliore giocatrice

Un dominio senza rivali

Quasi incredibile a credersi è la capacità di rendimento assoluto di Williams dopo i trent’anni. In ciascun anno successivo, Williams ha ottenuto la valutazione Elo più alta con un distacco medio sulla seconda migliore di 150 punti. Questo vuol dire che, dopo i trent’anni, Williams è partita da favorita sulla seconda migliore per 3 a 1.

In altre parole, nel suo recente periodo di predominio, Williams non ha avuto rivali. Nessuna giocatrice l’ha mai messa costantemente in difficoltà e solo di rado ha subito importanti sconfitte. Ulteriore prova di come la sua carriera si sia distinta anche tra quella delle più grandi del tennis.

Campionesse del passato come Evert e Graf hanno avuto accesa rivalità rispettivamente da Navratilova e Seles, e sono state costrette ad alzare il livello di gioco. Williams invece ha espresso il massimo in una situazione in cui era la sua sola rivale.

Williams è arrivata a un’età in cui la maggior parte delle giocatrici si è ritirata o ha subito un profondo calo di rendimento: il suo regno continua (con la vittoria degli Australian Open 2017, prima di doversi fermare per la gravidanza, n.d.t.).

Se il dibattito su come valutare la grandezza nel tennis non sembra ancora trovare un approdo condiviso, l’eccellenza dei traguardi raggiunti da Williams non è oggetto di discussione.

Just how great a tennis player is Serena Williams?