Le prime cinque vittorie sul circuito maggiore di Juan Ignacio Londero

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 12 febbraio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ci sono stati risultati inattesi la settimana scorsa nel mondo dei tornei 250, con tutte e tre le teste di serie numero 1 che hanno perso alla prima partita. La sorpresa più grande però è arrivata domenica 10 febbraio, quando il venticinquenne argentino Juan Ignacio Londero ho coronato una prestazione magistrale vincendo il torneo di Cordoba, nella sua città. Sfruttando una wild card degli organizzatori, ha prima tramortito Federico Delbonis e poi recuperato in finale contro Guido Pella chiudendo al terzo set.

Solo in sei

Era appena la quarta partita per Londero in un torneo del circuito maggiore, con la prima vittoria ottenuta a sorpresa contro la testa di serie numero 5 Nicolas Jarry proprio nel primo turno di Cordoba. Non ci sono molti giocatori capaci di vincere un torneo nella stessa settimana in cui hanno vinto la prima partita sul circuito maggiore. Come riepiloga la tabella, ne ho trovati solo altri cinque.

Giocatore  Età    Anno  Torneo
Lapentti 19.1 1995 Bogota
Hewitt 16.9 1998 Adelaide
Chela 20.5 2000 Mexico City
Ventura 24.4 2004 Casablanca
Darcis 23.3 2007 Amersfoort
Londero 25.5 2019 Cordoba

È un gruppo eterogeneo. Lleyton Hewitt si fece notare con la vittoria di un torneo, in quella che poi sarà una carriera da Hall of Fame. Anche Nicolas Lapentti ha avuto soddisfazioni importanti, raggiungendo il sesto posto della classifica. Juan Ignacio Chela ha poi vinto altri sei tornei (e la prossima volta che un giocatore di nome Juan Ignacio vince il suo primo torneo maggiore, prestate attenzione!).

Gli altri due giocatori si sono fatti conoscere a un’età più avanzata e forniscono indicazioni più precise su cosa ci si può attendere da Londero. Steve Darcis ha vinto un secondo torneo a meno di un anno dal primo, ed è rimasto a buoni livelli fino a entrare tra i primi 40 a 33 anni. Santiago Ventura non ha più giocato finali, issandosi al 65esimo posto, solo quattro posizioni sopra l’attuale classifica di Londero.

Un 25 perfetto

Evidenziare che Londero probabilmente non crescerà al punto da raggiungere i primi 10 non significa che non si debba riconoscere l’importanza del risultato. Dal 1990, ho trovato più di mille giocatori che hanno vinto la prima partita sul circuito maggiore, e solo il 24% è riuscito a vincere la seconda nello stesso torneo, ancor meno il titolo. Chi ha vinto per la prima volta, ha poi vinto in media 1.3 partite, tra cui quella del debutto. Oltre ai sei giocatori che hanno vinto il torneo, solo nove sono arrivati in finale e 43 in semifinale dopo aver ottenuto la loro prima vittoria.

Se restringiamo il campo ai giocatori nella fascia di età di Londero, le prospettive sono ancora più desolate. Nonostante il fenomeno di invecchiamento della popolazione maschile di tennis, se un giocatore non si è imposto sul circuito prima dei 25 anni, probabilmente non lo farà più. Solo il 17% dei giocatori aveva 25 o più anni al momento della prima vittoria, e Londero è l’unico ad aver raggiunto la finale dell’evento che lo ha lanciato. Questi 185 giocatori hanno raccolto solo 53 vittorie dopo la prima, e quattro di quelle appartengono a Londero.

Qualche precedente incoraggiante

Anche nello scarso conforto di questi numeri, c’è qualche precedente incoraggiante per l’argentino. Paolo Lorenzi ha vinto la prima partita sul circuito maggiore con circa un mese di differenza dall’età di Londero. Ha impiegato poi quasi altri dieci anni prima di vincere un torneo maggiore, ma a 37 anni ancora si aggira appena fuori dai primi 100.

Tennys Sandgren (che, curiosamente, ha perso contro Lorenzi al primo turno a New York l’altro giorno), non ha vinto una partita del circuito maggiore fino a 26 anni. Sei mesi dopo era nei quarti di finale degli Australian Open 2018. Avendo vinto la prima partita a 33 anni e il primo torneo 18 mesi dopo, Victor Estrella è per definizione l’esempio di maturazione più lenta.

Va detto che Lorenzi è un caso raro e che le imprese di Sandgren ed Estrella hanno un valore predittivo minimo. Oltre alla gioia di aver vinto il torneo di casa, l’aspetto più significativo per Londero è l’ingresso nei primi 70 del mondo, che gli permette accesso diretto al tabellone principale del Roland Garros e, nei prossimi dodici mesi, altre diverse opportunità di giocare tornei del circuito maggiore.

Londero merita tutto questo. La mia valutazione Elo indica che non solo è complessivamente un giocatore da primi 70, ma che è appena fuori i primi 40 sulla terra battuta. Pur essendo arrivato veramente dal nulla, non c’è motivo di stupirsi quando Londero otterrà un altro eccellente risultato sulla terra battuta.

Juan Ignacio Londero’s First Five ATP Match Wins

Le sconfitte a sorpresa delle teste di serie numero 1 nei 250

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’8 febbraio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

In una normale settimana di gioco, nessuno farebbe caso alle sconfitte contemporanee di Fabio Fognini, Karen Khachanov e Lucas Pouille. Questa volta però è diverso, perché si tratta delle teste di serie numero 1 nei tornei 250 in corso rispettivamente a Cordoba, Sofia e Montpellier. A seguito del bye al primo turno, hanno tutti perso al secondo turno contro Aljaz BedeneMatteo BerrettiniMarcos Baghdatis. Due di loro sono almeno andati al terzo set, mentre Fognini ha terminato la partita dopo soli 71 minuti.

Non è la prima volta che una terna di teste di serie numero 1 perde alla prima partita nella stessa settimana. Incredibilmente, non è nemmeno la prima volta che capita in questa settimana del calendario (dal 4 al 10 febbraio, n.d.t.). Due anni fa, quando il torneo sudamericano si giocava a Quito, i risultati furono identici: le teste di serie numero 1 Marin Cilic, Ivo Karlovic e Dominic Thiem persero le loro partite. Nikoloz Basilashvili, che aveva sconfitto Thiem, riuscì a replicare l’impresa anche la settimana successiva, a Memphis, costringendo Karlovic alla seconda sconfitta consecutiva al secondo turno.

Risultati a sorpresa prevedibili?

Prendendo spunto da queste sconfitte, è naturale chiedersi se le teste di serie numero 1 sono più vulnerabili in tornei come i 250 nell’attuale fase della stagione. Una certa logica sussiste. La testa di serie numero 1 ha normalmente una classifica intorno alla 20esima posizione, cioè il tipo di giocatore che avrebbe potuto pensare di dedicare tempo all’allenamento. Essendo consapevole che Slam e Master 1000 offrono più punti valevoli per la classifica, la vittoria di eventi minori non è per lui priorità assoluta.

L’avversario invece intende sfruttare qualsiasi opportunità a disposizione, perché anche i punti dei tornei minori potrebbero contribuire in modo sostanziale alla classifica. Inoltre, ha già giocato – e vinto – al primo turno, quindi potrebbe avere un rendimento superiore alla media, o il suo stile potrebbe adattarsi perfettamente alle condizioni di gioco.

Facciamo una verifica

Senza considerare la carneficina di questa settimana, dal 2010 ho trovato 267 eventi che non sono Master 1000 in cui la testa di serie numero 1 ha ricevuto il bye al primo turno e completato la partita di secondo turno (ci sono stati anche un ritiro pre partita e tre in partita; solo uno però ha comportato la sconfitta della testa di serie numero 1). La testa di serie numero 1 aveva una classifica mediana di 10 e lo sfavorito una classifica mediana di 89. Sulla base delle mie valutazioni Elo specifiche per superficie al momento di ciascuna partita, il giocatore favorito avrebbe dovuto vincere l’81.5% delle volte. Una probabilità quindi più alta di quella del trio esaminato, visto che Fognini era favorito al 64%, Khachanov all’80% e Pouille al 69%.

Si trova che, in realtà, i giocatori non teste di serie sono andati oltre le attese. I favoriti hanno vinto solo il 78.6% delle partite, una frequenza bassa a sufficienza da poter dire che c’è solo una probabilità del 3% che dipenda dal caso. Non è un effetto enorme, certamente non abbastanza da poter prevedere i risultati di questa settimana. Sembra però che alcune delle teste di serie numero 1 si presentino accompagnati da scarsa motivazione e che un po’ degli sfavoriti giochino meglio del previsto.

Navigare con il vento in poppa

Cosa si può dire dei giocatori che ottengono il risultato a sorpresa? Una volta sconfitte le teste di serie numero 1, in quanti riescono a sfruttare l’opportunità di proseguire nel torneo? Berrettini ha recuperato lo svantaggio nei quarti di finale battendo Fernando Verdasco. Prevedo che dei tre Bedene abbia la probabilità più alta di vincere il torneo, anche se inferiore al 20% (Bedene ha poi perso ai quarti di finale contro Pablo Cuevas in due set, così come ha fatto Baghdatis contro Radu Albot; Berrettini invece ha perso in semifinale contro Marton Fucsovics al terzo set, n.d.t.).

Lo sfavorito ha vinto 66 delle 267 partite del campione. In più della metà delle volte però, si è poi rivelata la fine del tragitto. Il 58% (38 su 66) ha perso ai quarti di finale. Altri 17 hanno perso in semifinale. Quale sia l’allineamento di pianeti del secondo turno, scompare nei turni successivi. Delle 105 partite giocate dai 66 giocatori nei quarti di finale o oltre, il sistema Elo ritiene che ne avrebbero dovute vincere il 44.9%. Invece, si sono fermati al 42.3%.

Rimane comunque della speranza. Dopo aver sconfitto la testa di serie numero 1 al secondo turno, cinque giocatori hanno vinto il torneo. Di uno abbiamo già parlato, Estrella, che ha battuto Karlovic e alzato il trofeo a Quito 2017. Forse esiste davvero un po’ di magia nella sesta settimana del calendario. Almeno, i tre sfavoriti del Magical Mystery Tour 2019 vorrebbero certamente pensare che sia così.

Top Seed Upsets in ATP 250s

Novak Djokovic e una corsa agli Slam sempre più ravvicinata

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 30 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Non serve uno statistico, e neppure un foglio di calcolo, per accorgersi che la vittoria degli Australian Open 2019 è stata per Novak Djokovic tra i percorsi più agevoli in uno Slam. Si può eventualmente discutere se la demolizione in tre set operata in finale ai danni di Rafael Nadal sia dovuta più al dominio inarrestabile di Djokovic o a una prestazione sottotono di Nadal (magari ancora in recupero da dolori vari). Vanno però considerate anche le altre partite, e l’unico avversario di Djokovic in sei turni tra i primi 18 del mondo è stato Kei Nishikori, che si è ritirato dopo 52 minuti.

Nel classico elenco dei titoli dello Slam, la qualità degli avversari non compare. Roger Federer ne ha 20, Nadal 17 e Djokovic ora 15. Come ho scritto in precedenza, la corsa in realtà è più ravvicinata ancora di così, perché gli avversari di Nadal e Djokovic, in media, sono stati più forti di quelli di Federer.

La correzione per la difficoltà degli avversari

Il mio indice “Slam corretti” è una stima della probabilità con cui un tipico vincitore di Slam sconfigge i sette avversari che un giocatore ha affrontato, rispetto alla valutazione Elo specifica per superficie alla vigilia della partita (ho usato la stessa metodologia per i Master 1000).

La spiegazione è lunga e complicata, l’idea di fondo è invece semplice. Alcuni Slam rappresentano un risultato più prestigioso di altri, sia perché alcune epoche offrono un livello competitivo maggiore, sia perché alcuni tabelloni sono estremamente difficili.

Un titolo Slam contro un insieme medio di avversari vale esattamente 1. Partite più impegnative valgono più di 1, e più facili valgono meno di 1. La tabella mostra l’attuale conteggio Slam, insieme all’indice di difficoltà media e al totale corretto.

Giocatore  Slam  Diff. media  Tot. corretto   
Federer 20 0.88 17.7
Nadal 17 1.01 17.1
Djokovic 15 1.11 16.6

(Questi numeri non coincidono con altri che ho pubblicato in passato, perché ho migliorato la precisione del mio sistema di valutazioni Elo. Il totale corretto è diminuito per tutti e tre i giocatori, perché la versione migliorata dell’algoritmo ha eliminato un po’ di quell’”inflazione” Elo che aveva gonfiato i risultati più recenti.)

Hanno dovuto giocare uno contro l’altro spesso negli Slam, ma è Djokovic ad aver avuto il cammino più duro. La difficoltà media dei suoi primi 12 Slam vinti è stata di 1.2, più alta di tutti gli Slam di Nadal tranne tre e di tutti gli Slam di Federer tranne uno, oltre a tutti gli Slam di Pete Sampras tranne due.

Solo di recente Djokovic è riuscito ad aumentare il totale senza dover ogni volta scalare una montagna. Gli Australian Open 2019 valevano 0.84 Slam, solo il quarto tra quelli conquistati in cui gli avversari erano sotto la media. Ma comunque più difficile di Wimbledon o degli US Open 2018, che valevano rispettivamente lo 0.77 e lo 0.65.

Difficilmente il conteggio attuale rimarrà definitivo

Naturalmente, è poco probabile che il conteggio attuale, nella versione semplice o in quella corretta per difficoltà, sia quello definitivo per questi tre giocatori. Nella classifica degli Slam corretti però è più probabile che le posizioni rimarranno molto ravvicinate. Con una competizione generalmente indebolita e giocatori come Andy Murray e Stanislas Wawrinka non più presente regolari nella seconda settimana, gli Slam non sono come quelli di una volta. Qualche anno fa infatti non era insolito per un giocatore dover battere più di uno dei Fantastici Quattro e aggiungere almeno 1.2 al suo totale corretto.

Nel 2018, la difficoltà di uno Slam è stata a malapena metà del livello più alto visto dal 2010 in avanti, come riepiloga la tabella.

Anno    Diff. media   
2002 0.73
2003 0.65
2004 0.82
2005 0.95
2006 0.77
2007 0.93
2008 1.05
2009 1.00
2010 0.95
2011 1.19
2012 1.23
2013 1.22
2014 1.28
2015 1.12
2016 1.27
2017 0.91
2018 0.69

Le cose potrebbero cambiare, specialmente se Djokovic vince il Roland Garros a spese di Nadal (niente genera valori alti corretti per avversari come battere Nadal sulla terra). È più probabile però che questi tre giocatori potranno incrementare il loro totale di incrementi di 0.6 o 0.7. Se da un lato è sufficiente a portare Nadal o Djokovic in cima alla classifica alla fine del 2019, dall’altro non basta per un distacco sostanziale.

È un bene che il dibattito sul migliore di tutti i tempi non verta solo sul totale degli Slam, perché quando viene corretto nel modo giusto in funzione della difficoltà di vincerne uno, rende la scelta di un nome incredibilmente complicata.

Novak Djokovic and the Narrowing Slam Race

Naomi Osaka e la garanzia del primo set

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 23 gennaio 2019 – Traduzione di Edoardo Salvati

Battendo la testa di serie numero 6 Elina Svitolina con un comodo 6-4 6-1, Naomi Osaka si è qualificata per le semifinali degli Australian Open 2019, dove giocherà contro Karolina Pliskova. Ha anche la possibilità di diventare numero 1 del mondo a torneo concluso. (Osaka ha sconfitto poi Pliskova per 6-2 4-6 6-4, n.d.t.).

Un club esclusivo

Ci si aspetta ormai questo tipo di impeto nel chiudere le partite dalla ventunenne Osaka. I commentatori di Eurosport hanno condiviso una statistica incredibile: le ultime 59 volte in cui Osaka ha vinto il primo set, ha poi vinto anche la partita (è stato detto 57, diventato 58 a fine partita, ma sono convinto che sia rimasta fuori una vittoria per ritiro contro Heather Watson nel 2017 in cui si è completato il primo set). L’ultima volta in cui a primo set acquisito Osaka ha poi perso è stata nella partita conclusiva della stagione 2016, a Tianjin contro Svetlana Kuznetsova.

Naturalmente, vincere il primo set è una spinta importante per chiunque. In una partita di totale equilibrio e in assenza di situazioni da vantaggio psicologico, la vincitrice del primo set ha il 75% di probabilità di esito a lei favorevole.

Nel mondo reale, la giocatrice che vince il primo set è solitamente anche la più forte, quindi la sua probabilità nel secondo e terzo set è ancora più alta. Nella stagione 2018 del circuito femminile, la giocatrice che si è portata avanti di un set ha vinto poi la partita nell’81.5% delle volte.

Anche nel caso di probabilità teoriche ancora più alte per Osaka dopo aver vinto il primo set, 59 partite di fila è un’impresa di tutto rispetto. Solo 15 giocatrici hanno una striscia attiva di almeno 10 vittorie dopo aver vinto il primo set, e ancora più esclusivo è il club di quattro con una striscia di almeno 20.

Tra queste ci sono Aryna Sabalenka con 25 vittorie dopo la conquista del primo set, Qiang Wang con 27 e Serena Williams, appena dietro con 51 e pronta a rimpiazzarla non appena Osaka ha un passo falso. La striscia di Williams copre un periodo di tempo ancora più lungo, fino ad Aprile 2016 a Miami (quando ha perso da chi? Kuznetsova!).

La presenza di Williams al vertice non sorprende. In diversi anni d’indagine su vari record e strisce relative al tennis, ho scoperto alcune regole generali.

I tre postulati della regola dei record

In primo luogo, se si pensa di aver trovato un’impresa recente degna di nota, Williams ha fatto sicuramente meglio. In secondo luogo, se significa demolire le giocatrici ordinarie del circuito, Steffi Graf è stata ancora più incisiva di Williams. Da ultimo, per quanto incredibili i risultati di Williams e Graf, il record di tutti i tempi appartiene a Chris Evert o Martina Navratilova.

Le vittorie dopo aver vinto il primo set non fanno eccezione. Oltre all’attuale striscia di 51 vittorie, Williams ne ha ottenute 61 di fila nel 2002-2003. Sono due partite e tre posizioni sopra Osaka, ma valgono solamente il 37esimo posto nella classifica di sempre.

Graf ha ottenuto una striscia lunga più del doppio, con 126 partite di fila dal 1989 al 1991. Impressionante, vero? La terza regola però ha una vendetta in serbo.

Tra il 1978 e il 1981, Evert ha vinto 220 partite di fila dopo aver vinto il primo set, guadagnando il primo posto assoluto. Navratilova si consola con il secondo e il terzo posto. Lei e Graf sono le uniche giocatrici con più di una striscia a tre numeri.

La tabella riepiloga le strisce più lunghe di giocatrici tra le prime 40. Molte di queste hanno realizzato più strisce di almeno 60 vittorie, e ho qui riportato solo le più lunghe.

Class   Giocatrice        P    Periodo  Note   
1 Evert 220 1978-81 altre 3
2 Navratilova 172 1982-84 altre 5
4 Graf 126 1989-91 altre 3
6 Seles 112 1991-93 un'altra
7 Shriver 105 1986-88
8 M.J. Fernandez 105 1989-91
9 Zvonareva 103 2006-08
12 Hingis 86 1996-97
14 Sanchez Vicario 85 1992-93
16 Azarenka 79 2011-13
17 Sharapova 77 2010-12 un'altra
19 Court 74 1969-77
21 V. Williams 73 1999-01
22 Barker 70 1973-78
23 Cawley 69 1978-80 un'altra
24 Davenport 67 1999-00 un'altra
25 Austin 67 1979-80
26 Wade 66 1975-78
28 Sabatini 65 1990-91
30 Jaeger 64 1981-82
33 Kohde Kilsch 63 1986-87
34 Reid 62 1969-77
37 S. Williams 61 2002-03
39 Chakvetadze 60 2006-07
40 Osaka 60 2017-19 attiva

Purtroppo, sono numeri da prendere con cautela, perché lo storico del mio database per la WTA non è perfetto. So ad esempio che mancano partite di Evert e Navratilova, oltre a una manciata di risultati successivi. In record come questi, anche una sola partita in meno potrebbe voler dire che Evert aveva due strisce da 110 l’una, o qualsiasi altro numero o combinazione tali da rendere l’elenco sbagliato. Vi chiedo quindi di considerarli non ufficiali. Magari la WTA farà ricorso al suo database – presumibilmente più completo – per produrre una lista più precisa.

Osaka, la campionessa in carica degli US Open, è in buona compagnia, che diventa ancora più valida se si restringe il campo alle giocatrici del 21esimo secolo. Solo cinque delle quelle che la precedono sono ancora in attività, e quattro hanno vinto più di uno Slam, possibilità che Osaka avrà in finale contro Petra Kvitova.

La sua striscia ha ora raggiunto quota 60.

The Naomi Osaka First-Set Guarantee

I Fantastici Quattro e le frazioni di titolo Slam

di Edoardo Salvati // settesei.it

Pubblicato il 10 gennaio 2019 su HeavyTopspin

Negli ultimi quindici anni, Roger FedererRafael NadalNovak Djokovic e Andy Murray – i Fantastici Quattro – hanno dominato il circuito maggiore come nessuno prima. È difficile trovare un esempio più eclatante di oligarchia non relativo alla geopolitica.

Da Wimbledon 2003, il primo Slam vinto da Federer, insieme hanno collezionato 54 Slam su 62 (o l’87%) e giocato altre quattro finali. Allo stesso modo, dalla prima vittoria di Federer in un torneo Master ad Amburgo 2002, hanno vinto 106 tornei di quella categoria su 159 (o il 66%) arrivando altre dodici volte in finale.

Dal 2003, hanno vinto dodici edizioni su sedici delle Finali di stagione (o il 75%) giocandone altre quattro. Il 2017 e il 2018 sono i primi due anni degli ultimi quindici in cui altri giocatori hanno vinto il torneo di chiusura del calendario.

Si tratta di un livello di dominio senza precedenti, che ha lasciato poco spazio alla gloria altrui. Chi sono questi altri giocatori e quanto avrebbero vinto se fossero stati in grado di battere i Fantastici Quattro?

I volontari del Match Charting Project amano collezionare dati (e il contributo di chiunque è ben gradito). Recentemente, abbiamo iniziato a occuparci delle semifinali Slam fino al 1980. In molte di queste i nomi degli altri giocatori si ripetono con frequenza.

Ero quindi curioso di vedere quale giocatore avrebbe tratto maggior beneficio in un mondo popolato da Fantastici Quattro più normali.

Nelle profondità di un universo parallelo

A partire da Wimbledon 2003, ho ipotizzato uno scenario quasi impensabile: e se i Fantastici Quattro non avessero mai vinto una semifinale o una finale Slam? Ad esempio, nella semifinale agli Australian Open 2017 Grigor Dimitrov batterebbe Nadal (invece di perdere in cinque set), per poi sconfiggere Federer e vincere il titolo.

Nella semifinale del Roland Garros 2018, Juan Martin Del Potro riuscirebbe a sconfiggere Nadal (invece di perdere in tre set) dovendo poi giocare contro Dominic Thiem in finale. Nel nostro universo parallelo, sempre in quel torneo Thiem vincerebbe la finale contro Nadal (avendola in realtà persa in tre set), conquistando per la seconda teorica volta il Roland Garros.

Non si ottiene quindi una una precisa redistribuzione di alcuni degli Slam vinti dai Fantastici Quattro, perché in questo universo parallelo possono esserci due vincitori per lo stesso torneo. In ogni caso, il computo di titoli e finali fornisce un’idea complessiva di chi si sarebbe messo in luce battendo più spesso i Fantastici Quattro.

La tabella mostra le vittorie e le finali Slam extra (rispetto alle vittorie reali, che non sono elencate) di un mondo immaginario di tennis.

Giocatore       Slam Extra               Finali Extra       
Wawrinka 6 (2 AO - 2 RG - 2 US) 0
Ferrer 6 (2 AO - 2 RG - 2 US) 0
Roddick 5 (1 AO - 3 WIM - 1 US) 2 (1 AO - 1 WIM)
Tsonga 4 (2 AO - 2 WIM) 0
Berdych 3 (1 AO - 1 RG - 1 US) 2 (WIM)
Gasquet 3 (2 WIM - 2 US) 0
Raonic 3 (1 AO - 2 WIM) 0
Del Potro 2 (1 WIM - 1 US) 3 (2 RG - 1 US)
Cilic 2 (1 AO - 1 WIM) 2 (1 AO - 1 US)
Davydenko 2 (1 RG - 1 US) 1 (US)
Thiem 2 (RG) 1 (RG)
Safin 2 (1 AO - 1 WIM) 0
Baghdatis 2 (1 AO - 1 WIM) 0
Soderling 2 (RG) 0
Anderson 2 (1 WIM - 1 US) 0
Dimitrov 2 (1 AO - 1 WIM) 0
Hewitt 1 (US) 2 (1 WIM - 1 US)
Monfils 1 (RG) 1 (US)
Nishikori 1 (US) 1 (US)
Philippoussis 1 (WIM) 0
Agassi 1 (US) 0
Gonzalez 1 (AO) 0
Bjorkman 1 (WIM) 0
Puerta 1 (RG) 0
Ljubicic 1 (RG) 0
Schuettler 1 (WIM) 0
Verdasco 1 (AO) 0
Youznhy 1 (US) 0
Gulbis 1 (RG) 0
Janowicz 1 (WIM) 0
Ferrero 0 1 (AO)
Grosjean 0 1 (WIM)
Henman 0 1 (US)
Kiefer 0 1 (AO)
Nalbandian 0 1 (RG)
Haas 0 1 (WIM)
Chung 0 1 (AO)
Melzer 0 1 (RG)
Totale 62 23

Non sorprende trovare Stanislas Wawrinka, vincitore di tre Slam e nove volte semifinalista, in cima alla classifica. I suoi Slam diventerebbero tre per ognuno di quelli che ha vinto, anche se Wimbledon rimarrebbe elusivo. Fosse riuscito a battere Federer nel quarto di finale del 2014, non sarebbe arrivato oltre la semifinale contro Milos Raonic.

C’è poi un gruppo di giocatori la cui carriera apparirebbe ancora più brillante. David FerrerJo Wilfried TsongaTomas BerdychRichard Gasquet e Raonic potrebbero definirsi campioni Slam.

Ferrer ha perso tutte le semifinali e una finale contro uno dei Fantastici Quattro e la vittoria in uno Slam avrebbe rappresentato il giusto riconoscimento del livello di eccellenza espresso in questi anni.

E, ovviamente, c’è Andy Roddick, che deve aver ardentemente desiderato che l’unico cittadino illustre di Basilea fosse Jacob Bernoulli. Dopo aver vinto gli US Open nel 2003, Roddick ha perso tutte le finali Slam contro Federer, tra cui tre volte a Wimbledon.

Un giocatore che forse meriterebbe di stare più in alto è Del Potro, che ha dovuto giocare contro uno dei Fantastici Quattro in tutte le semifinali, e non ha mai superato i quarti di finale agli Australian Open, battuto due volte da Federer. Ci si sarebbe aspettati da Del Potro più di due ipotetici titoli Slam.

Il governatore

Qualche anno fa, in un articolo per FiveThirtyEight, Carl Bialik si è chiesto se Nadal fosse, tra tutti i grandi dell’era Open, l’ostacolo più insormontabile per la vittoria di uno Slam.

Creando una statistica chiamata “frazione di titolo”, ha quantificato ogni sconfitta contro Nadal come una parte di titolo in funzione del turno in cui è avvenuta: metà per una sconfitta contro Nadal in finale, un quarto per la semifinale, e così via.

Estendiamo l’analisi per calcolare a quante frazioni di titolo gli altri giocatori hanno dovuto rinunciare, da Wimbledon 2003, per via dei Fantastici Quattro, come mostra la tabella. Sono stati considerati anche i ritiri pre e durante la partita.

Bloccato       AO    RG    WIM   US     Frazione   
Federer 2.00 2.50 1.50 1.00 7.00
Murray 2.94 1.25 1.38 0.88 6.44
Djokovic 0.06 2.13 1.00 2.50 5.69
Nadal 1.13 0.13 1.75 0.75 3.75
Roddick 0.50 0.00 1.78 0.88 3.16
Berdych 1.03 0.19 1.31 0.25 2.78
Ferrer 0.88 1.13 0.13 0.51 2.63
Wawrinka 0.72 1.00 0.19 0.63 2.53
Del Potro 0.25 0.70 0.45 1.03 2.43
Cilic 0.81 0.09 0.94 0.44 2.28
Tsonga 0.94 0.19 0.81 0.34 2.28
Hewitt 0.25 0.19 0.56 0.78 1.78
Raonic 0.56 0.13 0.88 0.06 1.63
Soderling 0.00 1.13 0.23 0.25 1.62
Gasquet 0.03 0.38 0.63 0.41 1.46
Monfils 0.11 0.75 0.00 0.57 1.43
Anderson 0.07 0.00 0.64 0.50 1.21
Thiem 0.00 1.02 0.00 0.13 1.14
Baghdatis 0.64 0.03 0.44 0.02 1.13
Davydenko 0.27 0.25 0.01 0.53 1.05
Gonzalez 0.56 0.17 0.13 0.16 1.02
Verdasco 0.30 0.25 0.13 0.28 0.96
Nishikori 0.38 0.20 0.13 0.25 0.96
Youzhny 0.05 0.06 0.41 0.42 0.95
Dimitrov 0.47 0.03 0.31 0.06 0.88
Safin 0.53 0.00 0.28 0.00 0.81
Agassi 0.13 0.00 0.03 0.63 0.78
Haas 0.11 0.22 0.41 0.00 0.73
Robredo 0.19 0.13 0.11 0.25 0.67
Lopez 0.11 0.01 0.19 0.34 0.65
Simon 0.30 0.06 0.19 0.03 0.58
Ferrero 0.25 0.00 0.32 0.00 0.57
Nalbandian 0.13 0.25 0.03 0.16 0.56
Melzer 0.10 0.25 0.06 0.09 0.51
Philippoussis 0.00 0.00 0.50 0.01 0.51
Puerta 0.00 0.50 0.00 0.00 0.50
Almagro 0.06 0.41 0.00 0.03 0.50

Come ci si poteva attendere, i Fantastici Quattro hanno impedito a loro stessi la conquista di più titoli che a qualsiasi altro giocatore, per un incredibile totale di 22.88 Slam.

Federer e Murray sono stati i maggiori contribuenti, rispettivamente con 7.00 titoli e 6.44. Appena sotto i primi quattro troviamo alcuni dei nomi più conosciuti, e ci sono 17 giocatori le cui frazioni di titolo ammontano ad almeno uno Slam.

Nadal si conferma il governatore: si deve passare da lui per vincere uno Slam. Non solo Djokovic, Federer e Murray hanno impedito meno titoli a Nadal – che ha il totale più basso tra i Fantastici Quattro con 3.75 – di quanti Nadal abbia impedito loro, ma ha anche bloccato la corsa degli altri tre più di qualsiasi altro giocatore.

Bloccante    Bloccato    Frazione   
Nadal Federer 3.75
Nadal Djokovic 3.13
Nadal Murray 1.44
Totale 8.32

Djokovic Murray 3.13
Djokovic Federer 3.00
Djokovic Nadal 1.88
Totale 8.01

Federer Murray 1.88
Federer Djokovic 1.56
Federer Nadal 1.50
Totale 4.94

Murray Djokovic 1.00
Murray Nadal 0.38
Murray Federer 0.25
Totale 1.63

Nadal ha una frazione di titolo netta di 2.25 Slam nei confronti di Federer, di 1.25 rispetto a Djokovic e di 1.06 contro Murray. Così come il resto del circuito preferirebbe che i Fantastici Quattro avessero intrapreso un altro sport, tre quarti dei Fantastici Quattro hanno più di una ragione per volere che Nadal si fosse concentrato sul golf.

E Nadal continua a incombere anche agli Australian Open 2019, in corso di svolgimento. Con la testa di serie numero 2, è un potenziale avversario di Federer in semifinale (Murray ha perso al primo turno da Roberto Bautista Agut) e, naturalmente, di Djokovic in finale.

Non c’è garanzia che Nadal arrivi almeno in semifinale, ma con questi giocatori che per l’ennesimo Slam sono le prime tre teste di serie, la fine dell’epoca dei Fantastici Quattro e delle frazioni di titolo Slam è ancora lontana.

The Big Four and Grand Slam Title Blocks

Ivo Karlovic e il tiebreak d’ordinanza

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 21 ottobre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ivo Karlovic sta per raggiungere un risultato mai ottenuto prima d’ora. Al pari di John Isner, durante la carriera Karlovic ha ampliato la definizione di gioco mono-dimensionale. I giocatori di statura imponente sono in grado di vincere così tanti punti al servizio da rendere agli avversari quasi impossibile fare un break, limitando nel contempo le conseguenze delle loro stesse mancanze alla risposta. In presenza di un giocatore che massimizza la probabilità di tenere il servizio, il tiebreak sembra inevitabile.

Più del 50% dei set al tiebreak

Nel 2018, Karlovic ha portato questo concetto a un nuovo livello. Compresa la semifinale del Calgary Challenge (vinta per 7-6 7-6), il giocatore croato di 211 cm ha giocato 42 partite, per un totale di 115 set e 61 tiebreak (Karlovic ha poi vinto il Calgary Challenger con il punteggio di 7-6 6-3, n.d.t.). In termini percentuali, significa che un set va al tiebreak il 53% delle volte. Dal 1990, tra i giocatori con almeno 30 partite a stagione sul circuito maggiore, nelle qualificazioni e nei Challenger, nessuno è mai andato oltre il 50%. Anche avvicinarsi a questa soglia è decisamente atipico per un giocatore. Meno del 20% dei set sul circuito maggiore arriva a un punteggio di 6-6, ed è raro per un qualsiasi giocatore raggiungere il 30%.

Durante questa stagione, solo Isner e Nick Kyrgios si sono iscritti al gruppo con almeno il 30% dei set al tiebreak, di cui naturalmente Karlovic fa parte. Anche Reilly Opelka, la promessa americana di 211 cm, ha collezionato solo 31 tiebreak su 109 set, per una frequenza più modesta del 28.4%. Karlovic è davvero di una classe a parte. Isner ci è andato vicino nel 2007, l’anno in cui è emerso sul circuito Challenger, giocando 51 tiebreak in 102 sets. Come mostra la tabella, l’elenco dei primi 10 di tutti i tempi inizia a essere un po’ ripetitivo.

Class  Anno   Giocatore  Set   TBs  TB%  
1      2018   Karlovic   116   62   53.0%  
2      2007   Isner      102   51   50.0%  
3      2005   Karlovic   118   56   47.5%  
4      2016   Karlovic   146   68   46.6%  
5      2017   Karlovic   91    42   46.2%  
6      2006   Karlovic   106   48   45.3%  
7      2015   Karlovic   168   76   45.2%  
8      2018   Isner      149   65   43.6%  
9      2001   Karlovic   78    34   43.6%  
10     2004   Karlovic   140   61   43.6%

* Il totale di Karlovic e Isner comprende 
le partite fino al 21 ottobre 2018

Per una maggiore varietà, la tabella mostra i quindici differenti giocatori con la più alta frequenza di tiebreak nella singola stagione.

Class  Anno   Giocatore  Set   TBs  TB%  
1      2018   Karlovic   116   62   53.0%  
2      2007   Isner      102   51   50.0%  
3      2004   Delic      95    37   38.9%  
4      2008   Llodra     117   45   38.5%  
5      2008   Guccione   173   65   37.6%  
6      2002   Waske      109   40   36.7%  
7      1993   Rusedski   99    35   35.4%  
8      2017   Opelka     115   40   34.8%  
9      2005   Arthurs    95    33   34.7%  
10     2004   Norman     97    33   34.0%  
11     2001   Ljubicic   148   50   33.8%  
12     2004   Mirnyi     137   46   33.6%  
13     2014   Groth      172   57   33.1%  
14     2005   Carraz     98    32   32.7%  
15     2007   Wolmarans  80    26   32.5%

Karlovic si trova davvero in un mondo a sé. Compirà quarant’anni a febbraio 2019, ma l’età ha solo marginalmente scalfito l’efficacia del servizio. Pur avendo raggiunto la classifica massima nell’ormai lontano 2008 al 14esimo posto, è più recentemente che il suo servizio ha funzionato a pieno regime. Nel 2015, ha vinto più del 75% dei punti al servizio, tenendo il 95.5% dei game al servizio. Si tratta in entrambi i casi di massimi in carriera. Le statistiche al servizio degli ultimi anni sono rimaste tra le migliori di sempre, con il 73.5% dei punti vinti nel 2018, anche se, con il crollo in classifica, sono arrivate contro avversari più deboli in partite di qualificazione o di Challenger.

L’età si è però fatta sentire sul gioco alla risposta. Dal 2008 al 2012, riusciva a fare un break in più di un’opportunità su dieci, dal 2016 al 2018 la percentuale è scesa all’8%. Nessuno dei due valori è di grande impatto – Isner e Kyrgios sono gli unici giocatori regolarmente presenti sul circuito a fare break in meno del 17% dei game nel 2018 – e la differenza da un massimo del 12% nel 2011 a un minimo del 7.1% in questa stagione permette di capire come mai Karlovic sta giocando il più alto numero di tiebreak di sempre.

Conclusioni

Per via dell’altezza, di un profilo caratterizzato da statistiche agli estremi e di una propensione (o forse necessità) ad andare a rete, Karlovic è da tempo uno dei giocatori “diversi” del circuito. Con l’aumentare dell’età e con un’attitudine al tennis ancora più mono-dimensionale, sembra solo una naturale conseguenza che riscriva i suoi stessi record, continuando a ignorare il richiamo delle comodità post ritiro per colpire l’ennesimo ace e giocare l’ennesimo tiebreak.

Ivo Karlovic and the Odds-On Tiebreak

Le semifinali intimidatorie di Juan Martin Del Potro

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 7 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Juan Martin Del Potro e Rafael Nadal giocheranno la prima delle due semifinali degli US Open 2018. Se vi ha colto una strana sensazione di déjà vu è perché i due hanno già disputato a New York tre semifinali. Ogni volta che Del Potro è arrivato a questo punto del torneo, ha sempre trovato dall’altra parte il Re della Terra Battuta.

Si potrebbe perdonare a Del Potro il pensiero di essere nato nell’epoca sbagliata. Delle sei semifinali di uno Slam che ha giocato, per quattro volte Nadal è stato il suo avversario, e nemmeno le altre due sono state una passeggiata. Per la prima volta in una semifinale Slam, al Roland Garros 2009, ha giocato contro Roger Federer, e il suo miglior Wimbledon di sempre, nel 2013, si è interrotto in semifinale contro Novak Djokovic.

A Del Potro sarebbe potuta andare anche peggio…

L’aspetto vagamente positivo in tutto questo è che ha dovuto giocare contro Federer a Parigi e così spesso contro Nadal a New York. Tecnicamente, sarebbe potuta andare peggio.

Già raggiungere sei semifinali Slam è di per sé un risultato notevole. Dal 1977, solo 35 giocatori sono arrivati in semifinale almeno cinque volte. Per ciascuno, ho calcolato la media della valutazione Elo specifica per superficie degli avversari, e la media delle probabilità di vittoria. Rispetto alla valutazione Elo dell’avversario, Del Potro è al quarto posto per difficoltà assoluta nelle semifinali.

La tabella elenca il numero di semifinali di ogni giocatore, le vittorie, la probabilità media di vincere quelle partite (“Media p(V)”) e la valutazione Elo dell’avversario medio (“Elo Avv Medio”).

Giocatore    SFs   V.    Media p(V)  Elo Avv Medio  
Ferrer       6     1     35%         2202  
Cash         5     3     22%         2194  
Wawrinka     9     4     35%         2163  
Del Potro    6     2     35%         2161  
Gerulaitis   7     2     36%         2146  
Wilander     14    11    48%         2122  
Tsonga       6     1     31%         2122  
Chang        8     4     46%         2121  
Djokovic     31    22    62%         2115  
Murray       21    11    52%         2114

Così come Del Potro, molti di questi giocatori hanno avuto un avversario più frequente. A David Ferrer è capitato Djokovic in tre semifinali. Pat Cash ha trovato Ivan Lendl tre volte su cinque. Vitas Gerulaitis ha continuato a scontrarsi con Bjorn Borg. Stanislas Wawrinka non ha giocato più di due semifinali contro lo stesso giocatore, ma non significa che abbia avuto vita facile, visto che i suoi avversari sono stati due volte ciascuno Djokovic, Federer e Murray.

Djokovic e Murray occupano le ultime due posizioni dei primi 10 in larga parte a causa di Federer e Nadal. È un’era molto competitiva anche se sei un membro dei Fantastici Quattro.

Per Federer e Nadal è stata più semplice, con il 24esimo e 26esimo posto come valutazione Elo degli avversari, in parte per il numero di Slam che hanno giocato prima che Djokovic e Murray raggiungessero piena maturazione e perché, generalmente, hanno evitato di giocare uno contro l’altro (l’avversario medio di Federer aveva una valutazione Elo di 2056, quello di Nadal di 2045. Michael Stich è l’unico giocatore della lista con in media avversari con valutazione inferiore a 2000).

La semifinale con Nadal è un opportunità per Del Potro per avvicinare la categoria in cui si trova Wawrinka e scavalcare giocatori come Ferrer e Jo Wilfried Tsonga, che hanno raggiunto una sola finale Slam. Considerando la valutazione Elo sua e degli avversari, Del Potro ha avuto circa una possibilità su tre di vincere le semifinali che ha giocato.

Quella degli US Open 2018 è la sesta, che vuol dire che ci saremmo aspettati di trovarlo in due finali sinora. Ma poi, un conto sono i numeri, un altro è battere Nadal in una semifinale Slam…due volte (Del Potro ha conquistato la seconda finale Slam dopo che Nadal si è ritirato per un infortunio al ginocchio sul punteggio di 7-6(3) 6-2, n.d.t.).

Juan Martin del Potro’s Daunting Semi-final Assignments

Fare incetta di connazionali

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 20 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo la sconfitta di Andy Murray contro il britannico Kyle Edmund al torneo di Eastbourne International 2018, il The Sunday Times ha titolato che si è trattato per Murray della prima sconfitta per mano di un connazionale in dodici anni. Sembra in effetti un periodo di tempo molto lungo, e non devono essere stati molti i lettori in grado di ricordarsi della sconfitta subita contro Tim Henman nei trentaduesimi di finale del Thailand Open 2006.

Se però non capita spesso di giocare contro un connazionale, dodici anni possono risultare molto più brevi. E infatti tra le due sconfitte del 2006 e 2018, Murray ha giocato e vinto solo quattro partite contro giocatori inglesi. Da ottobre 2006 a giugno 2016, Murray non ha giocato nemmeno una partita contro un connazionale. Delle cinque partite giocate dalla sconfitta del 2006, ne ha vinte quattro. La notizia non fa più così scalpore.

Chi domina i propri connazionali?

Quali sono i giocatori che hanno davvero dominato avversari con lo stesso passaporto? Iniziamo prendendo in considerazione le strisce vincenti più lunghe in termini di partite. La tabella elenca quei giocatori con almeno 10 vittorie di fila contro connazionali, dal 1991. Non sono incluse le partite interrotte per ritiro o quelle non giocate per ritiro pre-partita.

Giocatore   Inizio      Fine       Partite
Sampras	    1993-03     1994-05	   34
Sampras	    1995-12     1997-02	   23
Nadal	    2004-08     2005-10	   22
Bruguera    1993-09     1995-07	   20
Nadal	    2008-05     2010-05	   19
Bruguera    1992-04     1993-07	   19
Roddick	    2006-07     2009-08	   18
Coria	    2002-08     2004-05	   18
Edberg	    1991-07     1994-02	   18
Agassi	    2000-01     2001-08	   17
Blake	    2006-02     2007-07	   16
Ferrero	    2002-09     2004-04	   16
Nadal	    2012-05     2013-10	   15
Moya	    2004-01	2005-01	   15
Berdych	    2006-06	2017-01	   14*
Isner	    2013-04	2014-07	   13
Nadal	    2011-03	2012-04	   13
Federer	    2009-08	2013-03	   13
Agassi	    2004-08	2006-03	   12
Ferrero	    2000-02	2001-04	   12
Larsson	    1996-04	1999-08	   12
Nadal	    2016-02	2018-04	   11*
Ferrer	    2011-07	2012-04	   11
Djokovic    2008-06	2011-11	   11
Roddick	    2003-06	2004-03	   11
Schuettler  2000-08	2003-08	   11
Hewitt	    1999-06	2001-05	   11
Kafelnikov  1995-03	2000-10	   11
Costa	    1993-07	1994-04	   11
Furlan	    1991-03	1994-08	   11

* Strisce in corso di giocatori in attività

Tre giocatori, il cui nome compare più volte, si distinguono al vertice della lista, Pete Sampras, Rafael Nadal e Sergi Bruguera. Provenienti da paesi noti per avere giocatori regolarmente ai vertici della classifica, il loro risultato è ancora più impressionante.

Ad esempio, se si prende Sampras è chiaro che abbia avuto più spesso l’opportunità di giocare contro americani e – nel periodo di massima forma – accumulare vittorie valide per la striscia in un lasso di tempo ridotto, continuando a battere avversari formidabili come Andre Agassi, Jim Courier e Michael Chang.

Cosa accade se rendiamo meno stringente il parametro delle partite vinte e ci concentriamo sulla durata temporale della striscia? La tabella elenca le strisce vincenti contro connazionali di almeno 36 mesi e con un minimo di quattro vittorie. La terza colonna mostra la durata in mesi, la quarta colonna mostra il numero di partite mensili giocate durante la striscia – a indicazione della regolarità di partite contro un connazionale – e l’ultima colonna mostra il numero di partite che hanno contribuito a formare la striscia.

Giocatore   Inizio     Durata	P/Mese	 Partite
Berdych	    2006-06    127	0.11	 14*
Melzer	    2003-07    87       0.07	 6
Del Potro   2009-02    85	0.08	 7
Muster	    1991-06    83	0.12	 10
Henman	    1999-03    74	0.09	 7
Djokovic    2012-06    70	0.07	 5*
Federer	    2000-05    69	0.12	 8
Raonic	    2012-05    69	0.06	 4
Kafelnikov  1995-03    67	0.16	 11
Hewitt	    2009-02    65	0.09	 6
Goffin	    2012-01    63	0.06	 4*
Volandri    2003-09    58	0.1	 6
Hrbaty	    2000-10    57	0.07	 4
K. Kim	    2000-08    53	0.08	 4
Hewitt	    2001-11    51	0.08	 4
Darcis	    2008-06    50	0.1	 5
Chesnokov   1991-04    47	0.11	 5  
Kuerten	    1997-04    46	0.11	 5 
Krajicek    1992-06    44	0.23	 10
Federer	    2009-08    43	0.3	 13
Djokovic    2008-06    41	0.27	 11
Furlan	    1991-03    41	0.27	 11
Larsson	    1996-04    40	0.3	 12
Ondruska    1994-03    40	0.1	 4
Roddick	    2006-07    36	0.5	 18
Schuettler  2000-08    36	0.31	 11
Haas	    2009-06    36	0.19	 7
Gonzalez    2006-08    36	0.14	 5
Zeballos    2014-02    36	0.11	 4

* Strisce in corso di giocatori in attività

(La striscia di Murray non compare in elenco perché la durata è definita dal tempo intercorso tra la prima e l’ultima partita che soddisfano il requisito delle vittorie contro un connazionale. Per Murray le date sono giugno e ottobre 2016, rendendo la sua striscia troppo corta di soli quattro mesi.)

La striscia di Berdych è iniziata dodici anni fa

Al primo posto dell’elenco troviamo Tomas Berdych, con un distacco importante da Jurgen Melzer al secondo. La striscia di Berdych contro i connazionali, tuttora in corso, è iniziata più di dodici anni fa (anche se non si tratta della durata precisa perché la striscia attuale si ferma all’ultima vittoria ottenuta contro Jiri Vesely a gennaio 2017). La striscia al momento è composta da 14 vittorie con una frequenza relativamente bassa di partite mensili (0.11).

I giocatori in cima al precedente elenco non rientrano in quest’ultimo, perché la loro striscia, pur riguardando un gran numero di partite, non è durata per così tanti anni. Compaiono però due membri dei Fantastici Quattro, Roger Federer e Novak Djokovic. La peculiarità della striscia di Federer risiede nel fatto che dal 2005 solo due sono stati i connazionali affrontati nelle 26 partite giocate, Stanislas Wawrinka per 24 volte e Marco Chiudinelli per due.

A tutti gli effetti, la striscia di Federer che ha inizio dal 2009 rappresenta gli scontri diretti con Wawrinka in quel periodo di tempo. Una considerazione curiosa: David Goffin è l’unico giocatore dell’elenco a non aver mai perso una partita del circuito maggiore contro un connazionale.

A parte l’attuale striscia di Berdych, la mancanza di lunghe strisce attive mostra come non ci siano paesi in cui, negli ultimi anni, un giocatore abbia dominato tutti gli altri. Anche ai giocatori più forti capita di perdere occasionalmente contro un avversario della stessa nazione. Esiste solo un modo per evitare con certezza che questo accada: come testimoniano Marcos Baghdatis, Grigor Dimitrov o Kevin Anderson, il trucco è di rappresentare una nazione in cui la competizione ad alto livello sia totalmente assente.

Dominating Your Countrymen

La partita lotteria fenomenale di Marketa Vondrousova

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 3 settembre 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Stando ai numeri, Marketa Vondrousova non avrebbe dovuto vincere la partita di terzo turno degli US Open 2018 contro Kiki Bertens. Ha vinto solamente il 47.1% dei punti, 12 in meno di Bertens, prendendo il servizio due volte in più rispetto a quanti break è riuscita a fare all’avversaria. Ma non è tutto.

Il trucco sta nel punteggio: 7-6(4) 2-6 7-6(1). Vondrousova non ha dominato nei due set vinti come ha fatto Bertens in quello da lei vinto, ma ha giocato meglio nei momenti di maggiore importanza, specialmente nel tiebreak del terzo set. E qui si chiude il discorso: secondo quasi tutte le statistiche marginali disponibili, Bertens è stata la migliore in campo.

La vittoria di Vondrousova rientra in quelle che ho definito “partite lotteria”, riferendomi a tutte le partite nelle quali nessuna delle giocatrici, o giocatori, vince più del 53% dei punti totali, garanzia quasi certa che la vincitrice arriverà dalla giocatrice che vince più punti. Tra il 50% e il 53%, la capacità di fare la differenza nei momenti chiave e la fortuna giocano un ruolo determinante.

Se il 47.1% di Vondrousova raramente è sufficiente alla vittoria – solo due volte quest’anno nel circuito femminile è accaduto che la giocatrice con una percentuale inferiore abbia vinto la partita – è possibile che lo sia. Secondo il mio modello di probabilità di vittoria, quando una giocatrice vince il 63% dei punti al servizio e il 44% alla risposta, vince poi la partita l’82% delle volte.

Un risultato unico

Le partite lotteria sono abbastanza frequenti, così come non sono del tutto inusuali le partite vinte dalla giocatrice che ha conquistato meno punti. Dal 2013, ce ne sono state circa 100 all’anno sul circuito femminile, quasi una ogni 20 partite. La rarità di quanto ottenuto da Vondrousova a New York è ben sintetizzata dal tweet di Ravi Ubha. Solitamente, la vincitrice di questo tipo di partite beneficia di passaggi favorevoli, come un po’ di fortuna sulle palle break da convertire o da annullare, o anche qualche doppio fallo evitato o commesso dall’avversaria.

Ho ristretto l’elenco di Ubha a cinque parametri: punti vinti totali (PVT), punti vinti alla risposta (PVR), break ottenuti, ace e doppi falli. I primi due si inseguono a vicenda ma, determinate volte, se una giocatrice deve servire molto di più dell’avversaria, può vincere punti alla risposta con una frequenza maggiore pur avendo un numero di PVT più basso. Gli ultimi tre sono più indipendenti tra loro.

Il numero totale di ace o doppi falli non è particolarmente cruciale per l’esito di una partita – esistono innumerevoli circostante nelle quali una giocatrice è avanti in una o entrambe le categorie finendo poi però per perdere – ma visto che aumentano l’unicità dell’impresa di Vondrousova, li ho comunque inclusi. Avrei voluto considerare anche vincenti ed errori non forzati, ma sono statistiche raccolte solo all’interno degli Slam.

Delle 532 partite che ho identificato tra il 2013 e il 2018 (esclusi gli US Open) in cui la giocatrice che ha perso ha vinto più punti, 192 rispondono ai primi tre criteri: la vincitrice ha un numero di PVT più basso, un numero di PVR più basso e meno break ottenuti dell’avversaria.

Solo 39 di quelle 192 partite hanno soddisfatto tutti i parametri, vale a dire lo 0.3% delle partite femminili nel periodo considerato per le quali erano a disposizione statistiche ufficiali. Sei sono state giocate nel 2018, anche se due in tornei della fascia $125K, che molti probabilmente non prenderebbero in esame (una era la finale di Anning $125K tra Irina Khromacheva e la sfortunatissima Saisai Zheng).

Bertens la migliore in campo pur nella sconfitta

Prima del terzo turno di Vondrousova, era Coco Vandeweghe la vittima più frequente delle partite lotteria fenomenali – in modo sorprendente visto che molto spesso fa un numero di ace superiore alle avversarie – a cui ha dovuto soccombere per ben tre volte. Altre cinque giocatrici si sono ritrovate dalla parte sbagliata per due volte: Johanna Konta, Kristyna Pliskova, Varvara Lepchenko, Alison Van Uytvanck, e…Bertens, la quale affiancherà Vandeweghe in testa a questa speciale classifica non appena le partite degli US Open 2018 entreranno negli annali.

La stagione di Bertens è, ad oggi, da incorniciare, con le vittorie a Charleston e Cincinnati e la finale a Madrid, oltre ad aver battuto dieci delle ultime undici giocatrici tra le prime 10 che ha affrontato. La sconfitta per mano di Vondrousova non farà parte dei momenti da ricordare del 2018 ma, come in molte altre partite quest’anno, può trarre fiducia dalla consapevolezza di essere stata la migliore in campo quel giorno.

Marketa Vondrousova’s Next-Level Lottery Match

Le parità interminabili nei game, tra cui i 28 punti al servizio di Gerald Melzer

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 28 agosto 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

La scorsa settimana, durante il secondo turno di qualificazione per gli US Open 2018, Gerald Melzer ha dovuto chiudere un game di 28 punti al servizio – vale a dire 11 parità – prima di sconfiggere Kenny De Schepper (perdendo poi il giorno successivo contro Felix Auger-Aliassime, forse anche per la stanchezza mentale accumulata). Osservando il tabellone del punteggio da un campo vicino, ho pensato che non funzionasse più e che la partita fosse finita da tempo.

Game maratona di questo tipo sono rari, ma non impossibili. Sempre un altro qualificato, Lloyd Harris, ha avuto bisogno di 10 parità per tenere il servizio contro Gilles Simon al primo turno del tabellone principale.

Né Melzer né Harris sono però vicini al record, che probabilmente è il game da 28 parità di una partita del 1996 tra Alberto Berasategui e Marcelo Filippini, che equivale a 62 punti, uno in più della leggendaria partita di 28 minuti tra Bernard Tomic e Jarkko Nieminen…l’intera partita! Un game ancora più lungo, di 37 parità e 80 punti, è stato giocato ai Surrey Championships del 1975, un torneo che non rientrava nel circuito ufficiale.

La probabilità teorica

Sul circuito maschile, il giocatore al servizio vince circa il 63% dei punti. Lo scorso anno, Melzer ha vinto circa il 64% dei punti al servizio, quasi gli stessi degli avversari di De Schepper, quindi useremo il numero leggermente più alto.

Con il giocatore al servizio che vince il 64% dei punti, la probabilità di raggiungere la parità in un game è del 24.4%. La parità successiva ha una probabilità di poco inferiore alla metà, il 46.1%. La probabilità di un game con almeno due parità è data dal 24.4% moltiplicato per il 46.1%, la probabilità di un game con almeno tre parità è data dal 24.4% per il 46.1% per il 46.1%, e così via.

Il game di Melzer da 11 parità è dato dalla moltiplicazione tra il 24.4% per (46.1% ^ 10), cioè un po’ meglio di una su un migliaio. La partita ha richiesto 30 game, quindi la probabilità di un determinato game da 28 punti (o più lungo) – assumendo che le ipotesi sottostanti siano identiche per i game al servizio di De Schepper – è circa 30 volte meglio, una su trecento.

Il game da 26 punti tra Simon e Harris è ancora più probabile. Sul circuito Challenger, Harris ha vinto circa il 65% dei punti al servizio, mentre Simon ha vinto più del 40% dei punti alla risposta contro avversari più forti.

Incrociare questi dati va oltre lo scopo dell’articolo, ma ipotizziamo che per Harris l’attesa era del 61% di punti vinti al servizio (ne ha poi vinti solo il 50%, anche se è un numero su cui incide pesantemente il game maratona). La probabilità per Harris di un qualsiasi game al servizio di 26 punti, sempre rispetto a una percentuale del 61% di punti vinti al servizio, è di circa una su tremila.

Un ultimo esempio. La partita record tra Berasategui e Filippini era palcoscenico quasi naturale per game lunghi, visto che nessuno dei due giocatori ha vinto molti punti al servizio e la terra battuta di Casablanca non è mai stata una superficie veloce.

Ma anche in presenza di circostanze favorevoli, un game con 28 parità è quasi impossibile. Con una percentuale del 58% di punti vinti al servizio da Filippini (che in quell’anno ha tenuto una percentuale del 59.6%, contro il 57.7% degli avversari di Berasategui; ho arrotondato leggermente per compensare la superficie), la probabilità di un singolo game di almeno 62 punti è di una su un miliardo.

Pause toilette ritardate

Vediamo ora con quale precisione il calcolo probabilistico è in grado di predire la frequenza effettiva dei game maratona. Nel mio database di circa 435 mila partite sul circuito maggiore dal 2012, 42 game hanno raggiunto i 28 punti, una frequenza di circa uno ogni diecimila, la stessa del numero teorico ottenuto per la partita tra Melzer e De Schepper.

Molti game sono durati più di 28 punti ma nessuno è andato oltre i 36 punti. Il più recente tra questi si è verificato nel terzo turno degli Australian Open 2018, quando Kyle Edmund ha strappato il servizio a Nikoloz Basilashvili (e la sua resistenza mentale) per andare avanti 2-0 nel quarto set.

I game da 28 punti, e in generale i game lunghi, sono un po’ più frequenti sul circuito Challenger. Ne ho trovati 81 su 600 mila game – circa un ogni 7500 game – tra cui tre da 38 punti. Edmund figura in uno di quei game prolungati, riuscendo quasi a fare il break contro Grega Zemlja a Dallas nel 2016. Anche Melzer si ritrova nella lista, essendo riuscito a tenere il servizio contro Robin Haase nel 2015 a Trnava dopo 28 punti, pur perdendo poi la partita.

Il record appartiene alle donne

Teoria e pratica si allineano anche per il circuito femminile. Utilizzando una frequenza media per il circuito del 58% dei punti vinti al servizio, dovremmo attenderci di trovare circa un game da 28 punti ogni 4600 game. In 367 mila game del database, ci sono state 89 occorrenze, cioè una su 4100.

Il record in questo caso va ben oltre qualunque circostanza vista negli ultimi anni sul circuito maggiore maschile o su quello Challenger: Mathilde Johansson ha strappato il servizio a Elena Vesnina al 40esimo punto, dopo 17 parità. Pur avendo tenuto il servizio successivo e vinto il secondo set, ha poi perso la partita al terzo.

Sulla base dei dati degli ultimi anni, il record di Berasategui e Filippini sembra essere al sicuro. Considerando gli sforzi per rendere il tennis più veloce, preferendo un punteggio senza i vantaggi rispetto a episodi da 28 parità come nel caso di Berasategui, probabilmente è meglio che rimanga tale.

Gerald Melzer’s 28-Point Hold, and Other Interminable Deuce Games