La corsa agli ace, parte 2

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 23 luglio 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella prima parte di questa analisi, ho accantonato l’ossessione per il conteggio degli ace e mi sono dedicato al numero medio di ace, per poter confrontare quel valore con il numero medio di ace del circuito durante gli anni di attività di Goran Ivanisevic e poi di Ivo Karlovic.

Vista la popolarità tra gli appassionati del numero totale di ace come statistica, torno a occuparmene in questo articolo. Tuttavia, l’ATP ha iniziato a registrare gli ace solo dal 1991 e questo vuol dire che per più di due stagioni gli ace di Ivanisevic non sono stati conteggiati. Provo quindi stimare il numero di ace che Ivanisevic potrebbe avere per gli anni dal 1988 al 1990, oltre a quelli di Pete Sampras.

Una stima del numero di ace di Ivanisevic

Servono due dati: a) la stima del numero medio di ace di un giocatore per gli anni in cui gli ace non sono stati conteggiati e b) il numero di punti giocati al servizio per il periodo di riferimento. La moltiplicazione di questi due numeri restituisce una stima degli ace mancanti.

In merito al primo dato, l’idea era quella di vedere se il numero medio degli ace sia aumentato al progredire della carriera, così da capire se utilizzare una stima per gli anni mancanti possa avere un senso. Senza il tempo adeguato per uno studio completo sull’impatto dell’invecchiamento sulla qualità del gioco, ho preso in esame gli stessi giocatori dal grande servizio della prima parte dell’analisi. Tuttavia, carriere iniziate in età diverse non consentono una comparazione omogenea. Ivanisevic e Sampras hanno giocato partite importanti già a 17 anni, mentre Karlovic è esploso veramente solo a 24 anni, John Isner a 22 (dopo il college) e Milos Raonic a 21.

Prima stagione di peso

Oggi sembra che i giocatori di vertice maturino più tardi, ma anche che le loro carriere durino più a lungo. Anziché adottare il criterio dell’età, ho preso a riferimento la prima stagione di peso sul circuito per la quale i dati sono a disposizione.

L’immagine 1 raggruppa i giocatori considerati in un grafico che riporta sull’asse delle ascisse il numero di stagioni e su quello delle ordinate il numero medio degli ace. È da notare che i primi dati disponibili per Ivanisevic e Sampras si riferiscono alla loro quarta stagione sul circuito, essendo mancanti i dati relativi agli ace per le prime tre.

IMMAGINE 1 – Incremento del numero medio di ace al progredire della carriera

Riporto inoltre la tabella della prima parte dell’analisi che mostra il numero medio degli ace per quelle stagioni con almeno 1000 punti giocati sul servizio, con i giocatori elencati nello stesso ordine del grafico.

Giocatore  Numero medio di ace
Karlovic   23.1%
Isner      18.6%   
Raonic     19.4%   
Ivanisevic 17.1% 
Sampras    13.1%

Dinamiche incrementali

Sembra che il numero medio di ace segua una dinamica incrementale. A eccezione di Isner, il numero medio di ace è decisamente inferiore nei primi anni rispetto al numero medio di tutta la carriera. Anche il numero medio di ace di Isner, dopo la sua stagione iniziale (che potrebbe essere solo un’alterazione legata alla dimensione del campione) diminuisce per poi risalire a tutta forza.

Per questo la stima degli ace di Ivanisevic e Sampras tra il 1998 e il 1990 non dovrebbe basarsi sul numero medio di ace in carriera. Inizialmente ho utilizzato invece il numero medio di ace tra il 1991 e il 1993, anche se probabilmente ha dato una rappresentazione eccessiva, perché se il loro numero medio ha subito un incremento nella quarta e quinta stagione è probabile che non fossero ancora a quel livello nelle prime tre stagioni.

Inoltre, Sampras era certamente un giocatore diverso e meno forte di quello del 1988 e 1989. Quindi ho diminuito le medie tra il 1991 e il 1993 del 5% (in termini percentuali, non come sottrazione di numeri assoluti), usando il valore di 14.3% per Ivanisevic e 11.1% per Sampras. È possibile stimare il numero di punti giocati al servizio tra il 1988 e il 1990 dalla stima del numero di game al servizio e dalla stima del numero di punti giocati sui game al servizio (PGGS).

Game al servizio

Ho stimato il numero di game al servizio (SGS) sommando tutti i game ottenuti nelle partite per gli anni mancanti e dividendo per due. Si tratta di un’approssimazione, visto che non si conosce quando un giocatore ha servito per primo, oltre al fatto che i tiebreak modificano il conteggio. Rimane comunque una buona approssimazione. Il numero ottenuto per Ivanisevic è 1625, per Sampras è 1607 (anche se, sulla base dei miei parametri, Sampras ha giocato una partita in meno in quegli anni).

Punti giocati sui game di servizio

Per calcolare la stima complessiva dei punti giocati sui game di servizio, ho calcolato quel valore per il periodo tra il 1991 e il 1993. Quello dei punti giocati sui game di servizio è un numero che tende a essere stabile. Per Ivanisevic ho alla fine ottenuto 6436, per Sampras 6368.

La tabella riepiloga i risultati ottenuti.

Giocatore  Stima Media ace SGS  PGGS Ace mancanti     
Ivanisevic 14.3%           1625 6346 1475
Sampras    11.1%           1607 6368 1136

All’età di 36 anni, Karlovic probabilmente avrà bisogno di due stagioni per superare Ivanisevic, o circa 80 partite rispetto al suo numero medio di ace. Federer, che ha un numero medio di ace ben inferiore (11.2%) probabilmente ha ancora bisogno di 3 anni per raggiungere Sampras, o almeno 130 partite rispetto al suo numero medio di ace (nel conteggio ufficiale dell’ATP, che appunto facilita l’inseguimento, sia Karlovic che Federer nel 2016 hanno superato rispettivamente Ivanisevic e Sampras, n.d.t.)

The Ace Race, Pt. 2

La corsa agli ace, parte 1

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 23 luglio 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Quest’anno, Ivo Karlovic ha la possibilità di superare il record di ace in carriera attualmente detenuto da Goran Ivanisevic. Per quanto sia difficile da credere, l’ATP ha iniziato a registrare gli ace solo dal 1991. Questo vuol dire che per più di due stagioni gli ace di Ivanisevic non sono stati conteggiati e che quindi, per alcuni, il record di Karlovic – dovesse arrivarci – sarebbe accompagnato dal famigerato asterisco (record poi superato da Karlovic che è attualmente al primo posto con 11.572 ace, n.d.t.).

Numero medio di ace

Quando si tratta di ace, Karlovic è chiaramente superiore a Ivanisevic (e a Sampras, che è stato inserito nel dibattito perché Roger Federer sta “inseguendo” il numero totale degli ace di Sampras. Anche Federer ha poi superato Sampras e ora è a 9734, n.d.t.). Ma contare gli ace è un esercizio futile, meglio invece prendere in considerazione una statistica che esprima una frequenza. Per fare questo, utilizziamo il numero medio di ace (ottenuto dividendo il numero di ace per il numero di prime di servizio tentate).

Facendo riferimento alle sole stagioni in cui un giocatore ha servito la prima almeno 1000 volte (escludendo i tornei Challenger e la Coppa Davis, ma conteggiando le qualificazioni per i tornei ATP) otteniamo il numero medio di ace per Ivanisevic e Sampras, seguiti da tre giocatori dal grande servizio, come mostrato nella tabella.

La stagione peggiore di Karlovic è stata la prima da professionista, con un numero medio di ace del 19.2%. Questo valore sarebbe equivalso alla seconda migliore stagione di Ivanisevic. Sampras invece non è mai andato oltre il 15.4%.

Confronto con il numero medio di ace del circuito

Naturalmente, si parla di ere differenti per tipo di racchette, di tecnologia relativa alla corde, di superfici e quindi di strategie di gioco. Per analizzare anche questi aspetti, mettiamo a confronto il numero medio di ace di ciascun giocatore con il numero medio di ace del circuito per lo stesso periodo di riferimento.

Giocatore   Media ace  Media ace circuito Val. relativo
Ivanisevic  17.1%      6.6%               2.59
Sampras     13.1%      6.5%               2.02

Karlovic    23.1%      7.2%               3.21
Raonic      19.4%      7.1%               2.73
Isner       18.6%      7.3%               2.55

Mi aspettavo in realtà che ci fosse maggiore divario tra le media del circuito per le due ere considerate, come mostrato anche dall’ultima colonna (ottenuta dividendo il numero medio di ace del giocatore per il numero medio di ace del circuito). E sarebbe interessante escludere dal calcolo le partite giocate sulla terra.

Nessuno di questi numeri rende Karlovic il miglior giocatore al servizio di sempre, ma il numero medio di ace unito alla sua longevità lo propongono come il migliore servitore di ace di sempre, con o senza record di ace.

The Ace Race, Pt. 1

Le partite al meglio dei cinque set e l’improbabile crollo di Cilic

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 28 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Alla vigilia dell’ultima giornata della finale di Coppa Davis in Croazia, la squadra di casa era nettamente favorita, grazie al vantaggio di 2-1 e alle ultime due partite in programma contro giocatori argentini di classifica inferiore. Per vincere sarebbe stato sufficiente un solo punto.

C’è da perdonare i tifosi croati per aver pensato che fosse ormai fatta quando Marin Cilic si è trovato 2 set a 0 contro Juan Martin Del Potro. Invece Del Potro si è ripreso andando a vincere in cinque set, e Federico Delbonis ha poi battuto Ivo Karlovic regalando all’Argentina la prima Coppa Davis.

Alcuni faranno notare come le 4 ore e 53 minuti della partita tra Cilic e Del Potro siano un’ulteriore prova della necessità di adottare il format al meglio dei tre set. Gli altri, tra cui il sottoscritto, le intenderanno come conferma del fatto che le partite al meglio dei cinque set debbano mantenere il loro ruolo nei palcoscenici più importanti del tennis.

Quel tipo di recuperi rimane vivo nella memoria

Se fosse stata una partita al meglio dei tre set, Cilic avrebbe portato il punto decisivo alla Croazia dopo due ore di gioco. Sfortunatamente per lui, si è fermato poco prima. Le mie valutazioni Elo per il singolare davano a Cilic il 36.3% di probabilità di battere Del Potro e a Karlovic il 75.8% di probabilità di battere Delbonis. Messe insieme, si tratta per la Croazia di una probabilità dell’84.6% di vincere la Coppa Davis. Dopo che Cilic ha vinto i primi due set, le sue probabilità hanno raggiunto l’81%, portando le probabilità della Croazia al di sopra del 95%. Nelle quattordici precedenti occasioni in cui si è trovato sotto 0-2, Del Potro non ha mai vinto la partita.

L’Argentina però ha recuperato. E i recuperi da due set di svantaggio rimangono vivi nella memoria, quindi è facile dimenticare quanto raramente accadano. Nel 2016, ce ne sono stati solo 28, rispetto a 656 partite al meglio dei cinque set, comprese 431 in cui un giocatore era in vantaggio 2-0. E il 2016 non è un anno insolito: dal 2000, le vittorie da due set di svantaggio non sono mai state più di 32.

Recuperare da 0-2 in Davis è ancora più raro

Recuperare da 0-2 in Coppa Davis è ancora più raro. Quest’anno, a livello di World Group, play-off inclusi, Del Potro è stato solo il secondo giocatore a recuperare e vincere la partita dei 61 che si sono ritrovati sotto 0-2. L’altro è stato Jack Sock, il cui recupero di luglio (proprio contro Cilic – di più su questo a breve) non è stato sufficiente a far raggiungere agli Stati Uniti le semifinali. Dal 2000, il 5.8% delle situazioni sul 2-0 si sono concluse in un recupero vittorioso del giocatore in svantaggio, ma solo il 4.3% nel World Group della Coppa Davis.

La stagione di Cilic da questo punto di vista è stata un’eccezione. Oltre ai suoi crolli da 2-0 contro Sock e Del Potro, Cilic ha perso alla stessa maniera il quarto di finale a Wimbledon 2016 contro Roger Federer. Nella storia dell’ATP, è solo la terza volta che un giocatore perde tre o più partite in una stagione in vantaggio di 2 set a 0: le altre due – Viktor Troicki nel 2015 e Jan Siemerink nel 1997 – probabilmente non riusciranno a consolare Cilic.

Il record di Cilic sottolinea comunque la rarità delle vittorie recuperando dallo 0-2. Prima del quarto di finale a Wimbledon, Cilic non aveva mai perso una partita dopo aver vinto i primi due set, per un totale di 60-0. Anche dopo la recente sconfitta, il record di Cilic in Coppa Davis sul 2-0 è un rispettabile 11-2. In carriera, il suo 66-3, pari al 95.7% di vittorie, è superiore alla media.

Una sfortunata sequenza dovuta al caso

A meno che Cilic non abbia la tendenza a farsi schiacciare dalla pressione in certi momenti (ma non in altre a quanto pare, vista la sua vittoria in cinque set contro Delbonis nella prima giornata della finale), la sua sfortunata sequenza di sconfitte può essere semplicemente dovuta al caso.

Oltre alla striscia di 60-0 interrotta a Wimbledon da Federer, non ha mai avuto problemi a raggiungere la vittoria avanti un set nelle partite al meglio dei tre set. Nel 2016, ha infatti vinto 29 partite al meglio dei tre set su 33 dopo aver vinto il primo set, pari a una frequenza sopra la media dell’88% (e una delle sconfitte è stata contro Dominic Thiem, quindi non aveva speranze).

Maggiore il numero di set da giocare in una partita, più è probabile che il giocatore migliore riesca a vincere. Questo è il motivo per il quale ci sono meno vittorie a sorpresa nelle partite al meglio dei cinque set rispetto a quelle al meglio dei tre, e anche il motivo per il quale i tiebreak sono spesso leggermente meglio del lancio della moneta.

Di solito, queste situazioni sono più favorevoli a un giocatore tra i primi 10 come Cilic: nella maggior parte delle partite, è il giocatore più forte. Ma in due dei suoi tre crolli in questa stagione, è rimasto vittima della circostanza in cui il giocatore favorito si affida al format più lungo per recuperare un’inizio di partita in cui ha giocato male.

Difficile ora battersi per l’accorciamento delle partite

Il dibattito sul format al meglio dei cinque set non smetterà sicuramente adesso, nonostante la finale di Coppa Davis abbia contribuito con un’altra indimenticabile maratona ad allungare un elenco già numeroso di partite. Ma dopo il recupero di Del Potro, sarà più difficile trovare qualcuno che si batta per l’accorciamento delle partite, specialmente in Argentina.

Best of Five and Marin Cilic’s Improbable Collapse

Andy Murray e le strisce vincenti con almeno un break a partita

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 22 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Tra le diverse imprese compiute da Andy Murray nel 2016, c’è n’è una più nascosta ma altrettanto impressionante: in tutte le 87 partite giocate in stagione, è riuscito a strappare il servizio all’avversario almeno una volta. In realtà, la sua striscia vincente è ormai di 107 partite e risale sino alla semifinale del Cincinnati Masters 2015 contro Roger Federer.

Dove lo posiziona questo risultato tra i grandi del tennis maschile? Quanto è anomalo fare un break in ogni partita di un’intera stagione? Come per molte – troppe – altre statistiche, non lo sappiamo. Qualcuno scopre una statistica ragguardevole e la storia termina li. E non si può sempre sistemare la questione ma, in questo caso, si é in grado di contestualizzare l’impresa di Murray.

Break-a-partita relativi a intere stagioni

Ho raccolto statistiche sui break a partita fino al 1991, anche se va ricordato che i dati degli anni ’90 non sono sempre precisi. Inoltre, la Coppa Davis presenta un problema, perché non si possiedono dati precisi al riguardo. Ci sono volte in cui è possibile dire dal punteggio se un giocatore ha strappato il servizio – ad esempio nelle partite di Murray in Coppa Davis nel 2016 – ma spesso è un’informazione che non si può ricavare. Ne parlerò più in dettaglio a breve.

Dal 1991, ci sono state almeno 14 volte, e forse anche 20, in cui un giocatore ha fatto un break in ogni partita della stagione (con minimo 40 partite nel circuito maggiore). E mi riferisco a “volte” perché diversi giocatori – Andre Agassi Lleyton Hewitt, Rafael Nadal e Nikolay Davydenko – ci sono riusciti più di una volta. La stagione 2001 di Hewitt è stata quella con il più alto numero di partite, ben 95, seguita dal 2016 di Murray e dal 2005 di Nadal, entrambi con 87 partite.

Questa è la lista completa:

Giocatore    Stagione Partite (Non sicure)
Murray       2016     87      0
Monaco       2014     41      0
Djokovic     2013     83      0
Nadal        2010     79      0
Davydenko    2008     73      1
Davydenko    2007     82      0
Hewitt       2006     46      0
Nadal        2005     87      0
Nalbandian   2005     63      0
Agassi       2003     55      0
Hewitt       2001     95      0
Hewitt       2000     76      1
Gumy         1997     53      1
Corretja     1997     67      0
Agassi       1995     81      0
Gustafsson   1994     40      0
Costa        1992     60      0
Perez Roldan 1991     40      2
Lendl        1991     72      0
Becker       1991     61      2

(La colonna “Non sicure” indica il numero di partite per le quali mancano i dati e che potrebbero non aver avuto un break).

In molti vicini a quest’impresa

Ci sono molti altri giocatori che si sono avvicinati a questa impresa. Federer ha strappato il servizio in tutte le partite giocate tranne una in tre diverse stagioni. Agassi, Novak Djokovic, David Ferrer, e Thomas Muster lo hanno fatto due volte.

Non dovremmo lasciarci sorprendere dal fatto che così tanti giocatori, specialmente i più forti, hanno fatto break così spesso. È molto raro infatti vincere una partita senza aver mai strappato il servizio: delle 2750 partite del circuito maggiore dell’ATP di questa stagione per cui possiedo dati, il vincitore ha fatto break in tutte tranne 30. Anche i giocatori che perdono poi la partita strappano il servizio in più di due partite su tre: nel 2016, lo sconfitto ha fatto break in 1843 delle 2570 partite, vale a dire il 72% delle volte.

Tuttavia, ci sono abbastanza grandi servitori sul circuito che è difficile riuscire a strappare il servizio a tutti gli avversari per un’intera stagione. Nel 1995, Muster strappò il servizio in 99 partite, ma non ci riuscì quando incontrò sul tappeto del torneo di San Pietroburgo il qualificato (e perfetto sconosciuto) TJ Middleton. L’attuale striscia di Murray è ancora più impressionante se si pensa che, in 107 partite, ha giocato 6 volte contro Milos Raonic, 4 contro John Isner, 2 contro Kevin Anderson e Nick Kyrgios e una contro Ivo Karlovic. Probabilmente sarebbe riuscito a strappare il servizio anche a Middleton.

Strisce di partite con almeno un break

Affinché Murray riesca a superare il record di questa speciale categoria, dovrebbe andare avanti a rispondere con la stessa efficacia per molti altri mesi. Come visto in precedenza, Davydenko e Hewitt potrebbero aver strappato il servizio in ogni partita per due anni di fila. In entrambi i casi, la mancanza di dati per le partite regolate dalla Federazione Internazionale rende incerto il loro record ma, tralasciando questi dettagli, Davydenko ha sicuramente alzato l’asticella.

Queste sono le strisce di 100 o più partite dal 2000 con almeno un break al servizio:

Giocatore  Inizio Fine Striscia Probabile
Davydenko  2006   2009 159      182
Nadal      2004   2006 156
Nadal      2009   2011 146
Agassi     2002   2004 143
Djokovic   2012   2014 127
Hewitt     1999   2002 124       230
Murray     2015   2016 107       ∞
Nalbandian 2004   2006 104

Nel 2016, Murray ha giocato la sua 53esima partita in agosto, alle Olimpiadi; avrà bisogno di fare break almeno una volta in altrettante partite per raggiungere il primo posto di questa classifica.
L’esatto numero di partite nella striscia di Davydenko dipende dalla semifinale di Coppa Davis 2008 contro Juan Martin Del Potro, che ha perso in 3 set. Se avesse strappato il servizio in quella partita, la sua striscia sarebbe proseguita fino all’inizio del 2009, per un totale di 182 partite (nonostante Del Potro abbia vinto con il punteggio di 6-1 6-4 6-2 e sei break, ricerche successive hanno evidenziato che Davydenko è riuscito a fare un break nel secondo set, n.d.t.).

La striscia migliore di Hewitt è ancora più incerta. Non possiedo dati sui break nella sua sconfitta per 6-3 6-3 da Max Mirny alle Olimpiadi di Sydney 2000. Se non fosse riuscito a strappare il servizio a Mirnyi, altamente probabile vista la potenza del giocatore soprannominato La Bestia, il numero di partite sarebbe “solo” di 124. Se ci fosse riuscito, le partite salirebbero a 187, e il numero esatto dipende da altri dati non disponibili, tra cui entrambe le partite di singolare nella finale di Coppa Davis 1999 contro la Francia.

Murray è già tra i migliori ribattitori di sempre

Senza dubbio comunque, Murray si è già guadagnato il suo posto tra i migliori ribattitori al servizio di sempre. Vedremo nel 2017 quanto ancora riuscirà a risalire questa classifica.

Andy Murray and The Longest Break-Per-Match Streak

Il primo posto della classifica ATP nella storia valutato rispetto al sistema Elo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 17 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Come ho scritto per l’Economist pochi giorni fa, sebbene Andy Murray abbia raggiunto il primo posto della classifica ATP, probabilmente non è – al momento – il miglior giocatore di tennis. È un onore infatti che spetta ancora a Novak Djokovic, il quale ottiene una valutazione più alta nella classifica secondo il sistema Elo, che utilizza un algoritmo più affidabile nel prevedere i risultati di una partita rispetto alla classifica ATP.

Qualche dissonanza tra Elo e la classifica ufficiale

Non è la prima volta in cui Elo si è trovato in disaccordo con le classifiche ufficiali sulla posizione di un giocatore tra i primi. Dei 26 giocatori che hanno raggiunto il numero uno dell’ATP, solo 18 sono diventati anche numeri uno della classifica Elo. Un 19esimo giocatore, Guillermo Coria, è stato per breve tempo numero uno per Elo, pur non avendo mai raggiunto il primo posto della classifica ATP.

Quattro dei restanti otto giocatori, Murray, Patrick Rafter, Marcelo Rios e John Newcombe, sono arrivati fino al secondo posto nella classifica Elo, mentre gli ultimi quattro, Thomas Muster, Carlos Moya, Marat Safin e Yevgeny Kafelnikov, sono casi estremi di dissonanza tra le due classifiche, visto che non sono mai rimasti nemmeno una stagione intera tra i primi cinque di Elo.

Quale sia il sistema di classifica però, Murray è rimasto a lungo a portata del primo posto. La stranezza associata alla sua ascesa a numero uno del mondo è che, in passato, Elo ha ritenuto che Murray fosse molto più vicino. Nonostante l’imbattibilità del suo gioco degli ultimi mesi, c’è ancora una differenza di 100 punti Elo tra lui e Djokovic. 100 punti sono tanti: la maggior parte delle giocatrici alle Finali WTA 2016 a Singapore era all’interno di un intervallo di poco più di 100 punti.

Per Murray la possibilità migliore è stata a gennaio 2010

Murray ha avuto la sua migliore possibilità a gennaio 2010. Alla fine del 2009, Murray, Djokovic, e Roger Federer si trovavano a stretto contatto in cima alla classifica Elo. A dicembre, Murray era il numero 3, ad appena 25 punti dalla prima posizione di Federer. A gennaio, Djokovic è diventato numero uno e Murray si è avvicinato fino a 16 punti, un margine sufficientemente ridotto che un risultato a sorpresa avrebbe potuto (e potrebbe in generale) ribaltare le posizioni. Complessivamente, Murray è stato 63 settimane a distanza di 100 punti dal numero uno Elo, ma nessuna di queste dopo agosto 2013.

Per la maggior parte dei tre e passa anni intercorsi, Djokovic ha stabilmente preso il largo. Ha raggiunto il suo massimo punteggio Elo ad aprile 2016, con un distacco di quasi 200 punti su Federer, in quel momento il numero 2, e 250 punti su Murray. Dal Roland Garros, Murray ha accorciato in qualche modo le distanze, ma il fatto di aver giocato contro pochi giocatori di alta classifica ha rallentato la sua ascesa.

Se Murray dovesse battere Djokovic in finale a Londra, renderà sicuramente più vivace il dibattito, senza considerare naturalmente la certezza di concludere la stagione da numero uno dell’ATP. La classifica Elo però rimarrà inalterata. Quando le prestazioni di due giocatori possono essere valutate su un periodo così ampio, una singola partita non è in grado di eliminare una differenza di 100 punti. Djokovic terminerà la stagione da numero uno Elo, e si trova ben posizionato per mantenerlo a lungo anche nel 2017.

Factchecking the History of The ATP Number One with Elo

L’impareggiabile talento di Kei Nishikori nei set decisivi

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 29 aprile 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

La vittoria su Roberto Bautista Agut nei quarti di finale del torneo di Barcellona 2015 è stata la settima volta di fila in cui Kei Nishikori ha vinto il set decisivo di una partita. Per i suoi standard, non è niente di speciale. Infatti, è la quinta volta in carriera che mette insieme una striscia di almeno sette vittorie nel set decisivo, tre delle quali sono arrivate dall’inizio della stagione 2014.

Un record straordinario nei set decisivi

Più ampio l’orizzonte temporale considerato, più impressionante diventa il record nei set decisivi di Nishikori. Dall’Australian Open 2014, ha vinto 27 partite su 30 che sono andate al set decisivo, tra cui una striscia vincente di 13 partite dal torneo di Halle alle Finali di stagione. Già nel 2011-12, aveva vinto 16 set decisivi di fila, tra cui 4 contro i primi dieci del mondo.

Nella sua carriera sul circuito maggiore, Nishikori ha vinto 75 set decisivi e ne ha persi 20, pari a una percentuale del 79%. Se si utilizza un numero ragionevole di partite per il confronto, nessun altro giocatore si è mai avvicinato a questo livello. Alcuni nomi di questa lista sono facilmente riconoscibili, ordinati per record nei set decisivi (minimo 80 partite).

Giocatore  % Vittorie
Nishikori  78.9%
Borg       74.7%
Djokovic   74.1%
Connors    69.8%
Nadal      69.5%
Murray     69.4%
Laver      68.4%
McEnroe    68.1%
Sampras    68.0%

La carriera di Nishikori non è ancora paragonabile a quanto ottenuto da questo prestigioso insieme di giocatori, ma in termini di risultati nel set decisivo, siamo di fronte a molto più di una stranezza statistica.

Anche se i suoi numeri riflettono in parte la presenza di partite che non si sarebbero dovute concludere nel set decisivo (ad esempio le incertezze nei primi turni del torneo di Memphis 2016 contro Ryan Harrison e Austin Krajicek), Nishikori ha mostrato però grande risolutezza contro i giocatori migliori: contro i primi dieci ha un record di 17-6, pari al 74% di vittorie, un livello che sarebbe sufficiente a farlo figurare tra i primi posti della lista.

Per tornare al suo straordinario record di 27-3 nelle ultime 30 partite, nessuno ha mai fatto di meglio. Nove altri giocatori hanno raggiunto quel record nel corso della loro carriera, tra cui Novak Djokovic, Rafael Nadal, Roger Federer e Michael Chang. Incredibilmente, Nishikori lo aveva già fatto anche nel 2011-12.

Il confronto con i primi 10

Per stabilire una graduatoria di questi risultati, si può analizzarne la difficoltà verificando in quante partite, sulle 30 giocate, i set decisivi sono stati vinti contro i primi 10giocatori.

Quando Djokovic ha realizzato il suo 27-3 tra il torneo di Dubai 2011 e il Canada Masters 2012, ha giocato 15 di quelle partite contro giocatori tra i primi dieci, vincendone 14 (Djokovic è 27-3 anche negli ultimi 30 set decisivi, tra cui 15 vinti su 17 contro i primi dieci).

Quando Nadal ha infilato la sua striscia tra Dubai 2008 e il Master di Parigi Bercy 2009, ha giocato contro 12 giocatori dei primi 10, vincendo 10 volte. Nishikori ne ha incontrati solo 6 vincendo 5 volte.

Un vero talento

Rimane evidente che l’abilità di Nishikori nei set decisivi è un talento, non semplicemente una stranezza statistica basata su un tabellone facile o su circostanze fortuite. Stando alle prestazioni di altri giocatori che hanno messo insieme strisce nei set decisivi altrettanto clamorose, ci si può aspettare che Nishikori vinca la maggior parte delle partite nel set decisivo che giocherà in futuro, siano esse al meglio dei 3 o dei 5 set.

Comprese strisce che si sovrappongono, nella storia dell’ATP ci sono stati 27 casi di giocatore ha vinto 27 partite su 30 andate al set decisivo, senza contare quelle di Nishikori e di Djokovic. Nelle dieci partite successive a quelle strisce, in ciascuna circostanza il giocatore ne ha vinte almeno 5, e la media è stata appena sotto 7 partite.

Solo una volta nella storia dell’ATP un giocatore è andato 27-3 nei set decisivi e ha poi vinto 9 dei successivi 10. Se Nishikori intende raggiungere quel record o migliorarlo, sicuramente si è circondato delle persone giuste: il giocatore che sta inseguendo è Chang, cioè il suo attuale allenatore.

Kei Nishikori’s Unbeatable Run in Deciding Sets

Dominic Thiem e i record nel set decisivo per le migliori stagioni nella storia dell’ATP

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 16 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella seconda giornata delle Finali ATP, Dominic Thiem ha vinto la sua partita con Gael Monfils nel set decisivo, la 22esima volta nel 2016 che ottiene un risultato come questo. Nonostante abbia perso da Novak Djokovic nel primo incontro del girone eliminatorio, sempre al terzo set, il record di Thiem nel set decisivo per la stagione in corso lo pone tra i migliori di sempre in questa speciale classifica.

La sconfitta contro Djokovic è stata per Thiem solo la terza di 25 partite che ha disputato nel 2016 e che sono andate al set decisivo. Ha iniziato la stagione con una striscia di 14 vittorie, tra cui le due consecutive con Rafael Nadal e Nicolas Almagro nel torneo di Buenos Aires. Ha poi messo insieme altre 7 vittorie tra maggio e settembre, tra cui quella a sorpresa contro Roger Federer sull’erba del torneo di Stoccarda.

Il quinto miglior record nell’era moderna

Tra i giocatori con almeno 20 partite terminate nel set decisivo, l’88% di vittorie di Thiem si traduce nel quinto migliore record dell’era moderna del tennis. Non sono molti i giocatori ad aver raggiunto il limite minimo di 20 partite. Giocatori come Djokovic ad esempio vincono la maggior parte delle partite evitando l’ultimo set, ma non è una stranezza statistica. Dal 1970, sono stati quasi 1000 i giocatori con almeno 20 partite in una stagione terminate nel set decisivo, tra cui anche il record, al momento, di 17-5 di Andy Murray nel 2016.

Una singola stagione con un record stellare di questo tipo non è garanzia di una carriera di successo. In nomi che compaiono in questa lista accanto a quello di Thiem rappresentano un misto di giocatori famosi e meno famosi, da Federer a Onny Parun.

Giocatore Anno Set decisivi Vittorie % Vittorie
Ancic     2006 24           22       91.7%
Nastase   1971 23           21       91.3%
Okker     1974 20           18       90.0%
Federer   2006 20           18       90.0%
Thiem     2016 25           22       88.0%
Nishikori 2014 24           21       87.5%
Smith     1972 22           19       86.4%
Nystrom   1984 22           19       86.4%
Vilas     1977 29           25       86.2%
Parun     1975 34           29       85.3%

La stagione 1975 di Parun si fa notare, perché nessun altro giocatore ha mai vinto così tante partite nel set decisivo. Nel 1996, Yevgeny Kafelnikov ci è andato vicino, vincendone 28. Avendo giocato 105 partite, di cui quaranta andate al set decisivo, il dubbio che stesse provando a battere il record di Parun è legittimo. In anni più recenti, i giocatori più forti hanno giocato molte meno partite, e Thiem è l’unico ancora in attività ad aver vinto almeno 22 set decisivi in una sola stagione. Nel 2006 ci ha provato Dmitry Tursunov, giocando 37 partite al set decisivo, vincendone però solo 20.

Frutto del caso?

Come molte altre statistiche nel tennis, anche questa può essere frutto del caso. Di fronte alla costanza di un Kei Nishikori – che ha vinto un incredibile 77% di set decisivi sul circuito, stabilendo anche dei record – c’è un Grigor Dimitrov che nel 2004 ha vinto 18 partite su 22 terminate nel set decisivo, per poi raggiungere a malapena il pareggio l’anno successivo, vincendone 11 su 21. Dei 27 giocatori con una stagione da 20 set decisivi e l’80% di vittorie in quelle partite, nessuno è riuscito a replicare un 80% di vittorie nella stagione successiva.

Nonostante il suo grande talento, è probabile che Thiem non riesca a mantenere i livelli di Nishikori. Prima del 2016, Thiem aveva vinto solo metà dei 40 set decisivi giocati. Ma un record più modesto in questo tipo di partite può essere più facilmente superato. Nel 1996, Pete Sampras ha collezionato la sua migliore stagione in partite al set decisivo, vincendo l’83% delle 24 che ha giocato. L’anno successivo, la sua percentuale è scesa al 56%, che non gli ha impedito però di vincere due Slam e chiudere l’anno al numero uno mondiale.

Meglio vincere il set decisivo ma giocarne pochi

Dovesse Thiem continuare a scalare la classifica, farebbe meglio a seguire la strada di Djokovic, cioè vincere la maggior parte dei set decisivi, ma giocarne complessivamente pochi. Negli ultimi dieci anni, Djokovic ha avuto solo 3 stagioni da 20 set decisivi, e nel 2016 è andato al set decisivo solo 10 volte. Anche Nishikori sarebbe d’accordo: il metodo di Djokovic funziona molto bene.

Dominic Thiem and The Best Deciding-Sets Seasons in ATP History

Andrey Kuznetsov e la più alta classifica dei non semifinalisti di un torneo ATP

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 27 agosto 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Seguendo il torneo ATP 250 di Winston-Salem di questa settimana, mi sono chiesto se Andrey Kuznetsov, in procinto di giocare il suo quarto di finale, potesse finalmente raggiungere la prima semifinale di un torneo del circuito ATP.

Al momento, Kuznetsov, che è 42esimo in classifica, è (di gran lunga) il giocatore con la più alta classifica a non aver mai raggiunto una semifinale. Dopo essere stato sconfitto da Pablo Carreno Busta con il punteggio di 6-4 6-3, è probabile che Kuznetsov conserverà ancora a lungo questo primato.    

Per quanto il suo record sia di 0 vittorie e 10 sconfitte nei quarti di finale di un torneo ATP, è ancora abbastanza lontano dalla striscia di 0-16 di Teymuraz Gabashvili. Pur avendo perso sei partite di quarti di finale in più prima di vincere quella con Bernard Tomic per ritiro a Sydney 2016, Gabashvili non era mai andato oltre il 50esimo posto della classifica. Si può sempre comunque discutere se la striscia di Gabashvili si sia effettivamente conclusa visto che la sua vittoria è arrivata contro un giocatore a quanto sembra infortunato.    

La classifica più alta senza un quarto di finale 

Con l’aiuto dei numeri, possiamo rispondere a domande del tipo “Quale giocatore potrebbe raggiungere la più alta classifica senza mai aver vinto un quarto di finale ATP?”, mettere il 42esimo posto di Kuznetsov in prospettiva e scoprire qualche altra curiosità statistica.

Giocatore  Class. Data        Attivo
Chesnokov  30     1986.11.03  1
Y. Lu      33     2010.11.01  1
Kyrgios    34     2015.04.06  1
Voinea     36     1996.04.15  1
Haarhuis   36     1990.07.09  1
Yzaga      40     1986.03.03  1
Zugarelli  41     1973.08.23  1
Tomic      41     2011.11.07  1
Camporese  41     1989.10.09  1
Ferreira   41     1991.12.02  1
Kuznetsov  42     2016.08.22  0
Goffin     42     2012.10.29  1
Zverev     45     2009.06.08  1
Dolgopolov 46     2010.06.07  1
Sznajder   46     1989.09.25  1
Rosol      46     2013.04.08  1
Stenlund   46     1986.07.07  1
Thiem      47     2014.07.21  1
Tipsarevic 47     2007.07.16  1
Annacone   47     1985.04.08  1
Furlan     47     1991.06.17  1
Fishbach   47     1978.01.16  0
Hernandez  48     2007.10.08  1
Agenor     48     1985.11.25  1
Donnelly   48     1986.11.10  0
Gonzalez   49     1978.07.12  1
Lorenzi    49     2013.03.04  1
Becker     50     1985.05.06  1
Steven     50     1993.02.15  1
Hrbaty     50     1997.05.19  1
Leach      50     1985.02.18  1
Kuhnen     50     1988.08.01  1
Gabashvili 50     2015.07.20  1
Willenborg 50     1984.09.10  0

La tabella mostra la più alta classifica (fino al 50esimo posto) raggiunta da un giocatore prima di vincere un quarto di finale per la prima volta. Lo 0 dell’ultima colonna indica che un giocatore è ancora in grado di scalare posizioni di questa classifica, dovesse vincere il suo primo quarto di finale. La presenza di alcuni giocatori che si sono ritirati dalle competizioni, sempre indicati con lo 0, è dovuta al fatto che non sono mai riusciti a vincere un quarto di finale durante la loro carriera.    

Prima di vincere il suo primo quarto di finale in un torneo ATP, Andrei Chesnokov è arrivato fino al 30esimo posto della classifica e ha poi concluso la sua carriera avendo raggiunto la più nona posizione massima.

Anche Nick Kyrgios potrebbe migliorare la sua classifica senza la necessità di raggiungere la semifinale. Un quarto di finale a Wimbledon 2014, un quarto di finale agli Australian Open 2015 e un terzo turno al Roland Garros 2015 gli hanno consentito di arrivare fino al 34esimo posto senza aver mai vinto un quarto di finale (Kyrgios ha vinto il suo primo quarto di finale, e il torneo, a Marsiglia 2016, da 41esimo. Nel 2016 ha vinto anche il torneo di Tokyo e giocato le semifinali in altri quattro tornei, raggiungendo la sua massima classifica in carriera al numero 13, n.d.t.).

Alexandr Dolgopolov invece è riuscito ad arrivare al numero 46 senza nemmeno mai giocare un quarto di finale.   

I giocatori ancora in grado di migliorare la classifica

Se si concentra l’attenzione su quei giocatori ancora in grado di migliorare la classifica senza raggiungere una semifinale ATP, otteniamo la seguente tabella:

Giocatore   Class. Data
Kuznetsov   42     2016.08.22
Machado     59     2011.10.03
Ito         60     2012.10.22
Ebden       61     2012.10.01
De Schepper 62     2014.04.07
Riba        65     2011.05.16
Smyczek     68     2015.04.06
Kavcic      68     2012.08.06
Gonzalez    70     2014.06.09

Kuznetsov sembra essere l’unico ad avere una reale possibilità, visto che sono passati quasi cinque anni da quando Rui Machado, al secondo posto, ha raggiunto la sua più alta classifica. 

Considerazioni simili si possono fare anche per i rimanenti giocatori, che non sembrano potersi avvicinare al 42esimo posto di Kuznetsov, per quanto una striscia inattesa di vittorie lascia aperta la possibilità teorica di qualsiasi scenario.

Si possono trarre da questa analisi delle conclusioni che abbiano una qualche forma di praticità? Temo di no. Tuttavia, è ragionevole pensare che un giocatore riesca a entrare comodamente tra i primi 50 della classifica senza vincere più di due partite nello stesso torneo nel corso di tutta la sua carriera.

Naturalmente, sarebbe interessante verificare quanto a lungo questo tipo di giocatori siano capaci di gravitare in zone della classifica che diano un accesso diretto nei tornei ATP e un flusso regolare di premi partita derivante da vittorie al terzo o quarto turno, o ai quarti di finale. 

Inoltre, come può essere il caso di Kyrgios nel 2015, andrebbe indagata la natura dei punti che determinano la classifica di un giocatore.

Ottenere dei buoni risultati nei tornei maggiori – Master 1000 o Slam – e uscire ai primi turni dei tornei 250 è sufficiente per mantenere una classifica accettabile?

Oppure, ci sono giocatori che si accontentano di accumulare punti, in modo relativamente più semplice, nei 250 senza mai avanzare nel tabellone dei Master o degli Slam?

Spero di dare risposta a queste domande in futuri approfondimenti.

Andrey Kuznetsov and Career Highs of ATP Non-Semifinalists