I 22 miti del tennis di Klaassen & Magnus – Mito 21 (sugli effetti del sentirsi vincenti)

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 30 luglio 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un’analisi del Mito 20.

Luglio 2016 è stato un mese stellare per la giocatrice inglese Johanna Konta. Dopo aver battuto Venus Williams, un suo idolo, nella finale del torneo Premier di Stanford, è nei quarti di finale della Rogers Cup di Montreal (dove ha perso inaspettatamente dalla qualificata Kristina Kucova, n.d.t.). Ultimamente sembra che tutto giri a favore di Konta.

Quando i giocatori entrano in una striscia di questo tipo, può a volte sembrare che la vittoria sia l’unico risultato possibile, come se a ogni partita vinta conquistare la successiva diventi ancora più probabile.

Questo effetto in chiave positiva di “piove sempre sul bagnato” assume diversi nomi nello sport: mano calda, striscia vincente, vantaggio psicologico. Klaassen e Magnus, i due statistici del tennis, lo definiscono come il sentirsi vincenti.

Nel Mito 21, Klaassen e Magnus analizzano l’esistenza in una partita del sentirsi vincenti. In altre parole, è possibile ritrovare lo stessa striscia avuta da Konta a luglio per la conquista di punti all’interno di una singola partita?

Mito 21: “Il sentirsi vincenti esiste”

Uno degli aspetti chiave sui cui pongono l’accento Klaassen e Magnus è che il fenomeno del sentirsi vincenti può essere definito in una molteplicità di modi. Non perdere nemmeno un set in una partita è esempio di sentirsi vincenti? E vincere dieci punti di fila?

Considerata la varietà di scelta, in Analyzing Wimbledon Klaassen e Magnus hanno utilizzato due diversi approcci per verificare l’esistenza del sentirsi vincenti nel tennis.

Nel primo, considerano l’ipotesi in cui aver vinto il punto precedente renda più probabile la vittoria del successivo. Nel secondo, si chiedono se la frequenza di vittoria dei precedenti dieci punti al servizio (di fatto due game di servizio) abbia un effetto ulteriore oltre a quello dell’esito del punto precedente.

In entrambe le circostanze, una correlazione positiva con l’esito del punto precedente o con la percentuale di vittoria dei precedenti dieci punti darebbe evidenza della disposizione mentale del sentirsi vincenti.

Visto che la bravura di un giocatore verrebbe ovviamente legata all’esito del punto precedente al servizio e alla frequenza di vittoria dei dieci precedenti punti al servizio, i due autori hanno corretto per la differenza di classifica e per la somma delle posizioni in classifica dei giocatori della partita considerata.

Una volta eseguiti tutti i calcoli, hanno trovato che il sentirsi vincenti è associato all’esito del punto precedente ma non è correlato con la media di vittoria dei dieci punti precedenti.

Una rivisitazione del Mito 21

Nel Mito 16, ho esaminato il concetto del sentirsi vincenti in relazione alla predisposizione al rischio sul servizio. In quel caso, ho usato il differenziale punti per riassumere la disposizione vincente di un giocatore avuta fino al punto preso in esame in un set. Il differenziale punti del set è semplicemente la differenza tra i punti vinti da un giocatore e quelli vinti dal suo avversario.

Prediligo questa interpretazione della disposizione vincente di un giocatore perché evita un arbitrario valore di esclusione pur rimanendo sensibile – attraverso l’azzeramento a inizio di ciascun set – a quanto successo nei game più recenti.

Sappiamo che alcuni punti in un partita possono sembrare estremamente equilibrati, anche se poi il risultato del set è a senso unico. Quanto ci si può attendere quindi che il differenziale punti si allontani dalla parità?

L’immagine 1 raffigura la distribuzione del differenziale punti in 2000 partite Slam maschili e femminili (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

I punti sono rappresentati con una scala rapportata al numero di punti complessivi nel campione al momento in cui si è verificato il differenziale punti, così che anche la rarità delle situazioni estreme abbia un senso.

Risulta che non è impensabile osservare differenziali di punti in un’intervallo da -20 a +20. Si trova inoltre che la distribuzione del differenziale punti in campo maschile e femminile è a grandi linee simile, con una frequenza più bassa di differenziali neutri per il circuito femminile.

IMMAGINE 1 – Distribuzione del differenziale punti per ATP e WTA nei tornei Slam, per il periodo 2011-2016

Rendimenti diversi rispetto all’aumento o diminuzione del differenziale?

Dopo aver visto che il differenziale punti può variare in misura sostanziale durante un set, la domanda immediatamente successiva è se i giocatori hanno un rendimento diverso in funzione dell’aumento o della diminuzione del differenziale punti.

L’immagine 2 mostra come la media di punti vinti al servizio cambi in funzione del differenziale punti e rivela una correlazione all’incirca lineare e positiva, che suggerisce che la probabilità di vincere un punto aumenti con un differenziale punti positivo e diminuisca nel momento in cui il giocatore al servizio è indietro nel differenziale.

Bisogna però prestare molta attenzione nell’interpretazione di questo grafico. Visto che si sta solo facendo una media di tutti i punti giocati in ogni istante in cui si misura il differenziale punti, è possibile che la qualità del mix di giocatori in ogni momento vari in modo tale da alterare il risultato.

Ad esempio, solo i migliori giocatori al servizio riescono a salire a dieci punti di vantaggio nel differenziale e solo i peggiori a rimanere dieci punti indietro. È necessario quindi correggere per la bravura dei giocatori per verificare se il sentirsi vincenti esiste davvero.

IMMAGINE 2 – L’effetto del sentirsi vincenti sulla percentuale di punti vinti al servizio

Adottare un modello combinato è la metodologia più normale per tenere conto della bravura dei giocatori e del raggruppamento di punti intorno al giocatore al servizio quando si considerano i singoli punti del campione di dati a disposizione.

In questo modello, il risultato è dato dal punto e si usano effetti casuali per il giocatore al servizio e quello alla risposta per tenere conto della bravura dei giocatori in ciascuna partita.

Il differenziale punti è aggiunto come variabile fissa e casuale (per il giocatore al servizio) per determinare l’impatto del differenziale sullo specifico giocatore una volta considerata la bravura dei giocatori.

Uomini

Per il circuito maschile, ho trovato che l’effetto medio ponderato del differenziale punti è di 2.5 punti percentuali ogni dieci punti guadagnati nel differenziale. Siamo di fronte a una forte evidenza del sentirsi vincenti.

Ricordiamoci però che il differenziale punti è un’arma a doppio taglio, perché sebbene un differenziale positivo incrementi la possibilità di vittoria del punto da parte del giocatore al servizio, rende altrettanto difficile vincere il punto in una situazione di punteggio sfavorevole.

L’immagine 3 mostra il 25% dei giocatori al servizio su cui incide maggiormente il sentirsi vincenti e il 25% di quelli che ne sono meno influenzati.

È interessante trovare Gael Monfils al quinto posto, con un effetto di +3.2 punti percentuali su un differenziale positivo di dieci punti. Un altro risultato degno di nota è la presenza di alcuni dei giocatori di maggiore successo nel gruppo di quelli meno soggetti al sentirsi vincenti, come Lleyton Hewitt, Roger Federer e Novak Djokovic, che si trovano nelle ultime dieci posizioni dell’elenco.

Sembra quindi che una sensibilità eccessiva agli effetti del vantaggio psicologico legato al sentirsi vincenti non sia una caratteristica di un campione del circuito maschile.

IMMAGINE 3 – L’effetto del sentirsi vincenti specifico per giocatore

Donne

Nel tennis femminile si manifestano effetti di vantaggio psicologico di maggiore portata, come mostrato dall’immagine 4. Inoltre, a differenza di quanto visto per gli uomini, ci sono più giocatrici tra le più forti a essere influenzate dal sentirsi vincenti. Giocatrici come Simona Halep, Serena Williams e Petra Kvitova hanno un effetto superiore a +4 punti percentuali associato al differenziale punti.

Tra le donne, sembra che farsi trasportare dal vantaggio psicologico durante la partita sia più un aspetto positivo che uno sfavorevole.

IMMAGINE 4 – L’effetto del sentirsi vincenti specifico per giocatrice

Riepilogo

Anche dopo aver ponderato per la possibile difformità generata dalla bravura dei giocatori, rimane comunque forte traccia del sentirsi vincenti nel tennis, una disposizione che può trascinare un giocatore quando è avanti nel punteggio ma allo stesso tempo rendere più dura la risalita nel caso opposto, quando cioè un giocatore è indietro nel punteggio. Non solo questo risultato spinge a considerare l’aspetto mentale come un fattore significativo, ma mette a dura prova l’assunto che i punti siano indipendenti e identicamente distribuiti.

Un altro valido spunto di questa analisi è la variazione da giocatore a giocatore degli effetti e delle differenze tra i due circuiti, quello maschile e quello femminile.

In particolare, si è trovato che i migliori giocatori degli ultimi anni sono stati anche quelli meno soggetti agli effetti del sentirsi vincenti, mentre sembra essere accaduto il contrario per le giocatrici migliori.

Il sentirsi vincenti sembra davvero esistere nel tennis, oltre a candidarsi come miniera d’oro per futuri approfondimenti sugli effetti del vantaggio psicologico nello sport ai massimi livelli.

Klaassen & Magnus’s 22 Myths of Tennis— Myth 21

I migliori nelle partite al meglio dei cinque set

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 16 gennaio 2014 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il format al meglio dei cinque set adottato dai tornei dello Slam per il singolare maschile favorisce i giocatori con resistenza fisica e mentale. Conferisce anche un vantaggio ai più forti, perché riduce il numero di occasioni in cui l’esito è governato dal caso.

I risultati relativi alle partite al meglio dei cinque set però non sono sempre la guida più utile. Un giocatore che si trova spesso nei turni finali di uno Slam affronta avversari difficili più frequentemente di quanto gli capiterebbe in un ATP 250 o 500.

Dovremmo quindi attenderci che molti giocatori abbiano un record peggiore nelle partite sulla lunga distanza, non perché ci sia una tendenza specifica in merito, ma per tabelloni costantemente molto impegnativi.

Se tenessimo conto di queste variabili – la bravura dell’avversario e un vantaggio strutturale dei favoriti nel format al meglio dei cinque set – chi sarebbe il giocatore più forte? Quali giocatori supererebbero maggiormente le aspettative nei tornei dello Slam?

Qualche nome inusuale

Prima di restringere la ricerca ai giocatori dal curriculum più consolidato, iniziamo con alcuni nomi inusuali.

Tra i giocatori con cento partite nel circuito maggiore, quello che negli Slam ha superato di più le attese è Bernard Tomic. Di 35 partite Slam giocate, ne ha vinte venti nonostante una classifica che suggeriva ne avrebbe vinte solo undici, l’82% in più.

Nei tornei non Slam, Tomic ha giocato a un livello in linea con la sua classifica. Per quanto modesto sia il suo record, nessun giocatore tra quelli in attività si avvicina a questo divario percentuale.

Se si sale a duecento partite in carriera, troviamo…Daniel Istomin. Il record di 21-21 negli Slam non sembra destare particolare impressione fino a che non si considera che non è mai stato testa di serie. La classifica lascia intendere che avrebbe dovuto vincere solo sedici partite.

La parata di giocatori sfavoriti continua anche arrivando alle trecento partite in carriera. Victor Hanescu ha fatto meglio delle attese nelle partite al meglio dei cinque set di un solido 20%, con un record di 28-32 a fronte di una classifica nelle retrovie che prevedeva vincesse solo ventitré partite.

Occupiamoci ora dei nomi che contano. Avevo intenzione di considerare in questa ricerca solo i giocatori attivi, ma se si torna indietro abbastanza da ricomprendere la carriera di giocatori come Radek Stepanek e Tommy Haas, si finisce per far rientrare anche molte ex stelle del circuito. E, in questo caso, è Marat Safin a emergere.

Safin allora, Tsonga ora

Il record di Safin negli Slam è stato di 95-41, eccellente secondo tutti gli standard. La sua percentuale di vittorie del 70% è stata di circa il 14% più alta di quanto la combinazione della classifica e della bravura degli avversari stimasse. Se negli Slam ha ecceduto le attese, negli altri tornei ha fatto peggio, vincendo quasi il 10% in meno delle partite al meglio dei tre set rispetto a quanto pronosticato nel corso della sua carriera.

Nessuno degli attuali primi 10 possiede un divario così accentuato tra rendimento in partite al meglio dei cinque set e dei tre set come Safin, ma è Jo Wilfried Tsonga ad andarci più vicino.

La tabella riporta il record di ogni giocatore negli Slam raffrontato poi con il numero di vittorie attese, e gli stessi due numeri per i tornei non Slam (ho escluso la Coppa Davis). La colonna “RapAtt” indica di quanto la prestazione nelle partite al meglio dei cinque sia stata migliore di quella nelle partite al meglio dei tre set, vale a dire il rapporto con cui un giocatore ha superato le attese negli Slam in confronto agli altri tornei.

Giocatore   Md5 V%   Md5 Att   Md3 V%   Md3 Att   RapAtt  
Tsonga      76.6%    1.17      66.6%    0.98      1.19  
Berdych     69.3%    1.06      63.1%    0.95      1.12  
Wawrinka    67.0%    1.17      58.6%    1.08      1.08  
Djokovic    85.3%    1.06      79.2%    0.99      1.07  
Nadal       88.3%    1.07      82.1%    1.01      1.06  
Murray      79.6%    1.05      73.7%    1.03      1.02  
Federer     84.4%    1.01      79.2%    1.00      1.01  
Ferrer      70.6%    0.95      65.6%    0.96      0.99  
Gasquet     64.0%    1.04      63.5%    1.09      0.95  
Del Potro   72.9%    1.13      72.5%    1.24      0.91

È inevitabile che i Fantastici Quattro riempiano le posizioni di metà classifica. Quando si producono risultati così importanti per tutto il tempo in cui loro sono riusciti a farlo, più di tanto non si riesce a superare le attese.

Nadal e Del Potro

Del gruppo, il più impressionante è Rafael Nadal, che ha fatto meglio negli Slam dei tornei non Slam nonostante la sua accentuata preferenza per la terra battuta.

Molti dei giocatori navigati che ottengono i piazzamenti peggiori secondo questa statistica sono specialisti della terra, come Filippo Volandri e Potito Starace, per i quali è virtualmente garantita l’eliminazione al primo turno in tre dei quattro Slam annuali.

Se la presenza di Juan Martin Del Potro in fondo all’elenco sembra essere particolarmente tempestiva dopo la sconfitta, la scorsa notte, al secondo turno degli Australian Open 2014, potrebbe in realtà dipendere dalla casualità statistica su cui pesa la lunga assenza e l’altrettanto lungo rientro nel 2010 e nel 2011.

La sua classifica è stata per molto tempo inferiore al livello previsto dal talento, che spiega come sia riuscito a superare le attese sia negli Slam (+13%) che nei tornei non Slam (+24%). La sconfitta per mano di Roberto Bautista Agut non favorirà i suoi numeri, ma serviranno probabilmente ancora molti Slam prima di poter avere maggiore certezza del rendimento di Del Potro nelle partite al meglio dei cinque set.

Quando Tsonga e Roger Federer hanno giocato contro nel quarto di finale degli Australian Open 2013, Federer è sopravvissuto vincendo in cinque set. Se si affronteranno anche quest’anno, come ci si aspetta, questi numeri forniscono una ragione del perché Federer potrebbe non essere di nuovo così fortunato (Federer ha in realtà poi battuto Tsonga negli ottavi di finale in 3 set, n.d.t.).

Better at Best-of-Five

Benoit Paire e i casi in cui la classifica è troppo alta per un Challenger

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 20 ottobre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con tre eventi del circuito maggiore a disposizione per questa settimana (Mosca, Stoccolma e Vienna a partire dal 19 ottobre 2015, n.d.t.), Benoit Paire ha ritenuto che valesse la pena non giocarne nemmeno uno. Invece, il numero 23 del mondo è la prima testa di serie del Challenger di Brest, cosa che, con ampio margine, fa di lui il giocatore dalla classifica più alta ad essersi iscritto a un Challenger nel 2015.

I giocatori tra i primi 50 possono decidere di partecipare a un Challenger se ricevono un invito dagli organizzatori del torneo, e i giocatori tra i primi 10 possono decidere di non giocarli proprio. Però, dal 1990, un giocatore tra i primi 50 ha partecipato a un Challenger poco più di 500 volte, vale a dire circa venti all’anno (alcuni di questi giocatori non hanno avuto bisogno di una wild card, poiché l’iscrizione è collegata alla classifica posseduta molte settimane prima del torneo, periodo durante il quale le posizioni dei giocatori salgono o scendono).

Paire mantiene l’anomalia che lo contraddistingue

Molti dei giocatori che ricevono una wild card rientrano in due categorie: o sono quelli che perdono ai primi turni degli Slam o di Master come Indian Wells e Miami, o sono specialisti della terra battuta alla ricerca di altre occasioni per giocare sulla superficie. La decisione di Paire – in linea con il suo stile – non sembra seguire nessuna di queste frequenti modalità.

La tabella riepiloga i giocatori con la classifica più alta ad aver giocato tornei Challenger dal 1990. Nella colonna dei risultati la vittoria del titolo è indicata con “V”, mentre gli altri sono i turni in cui il giocatore ha perso.

Anno  Evento          Giocatore   Class. Turno       
2003  Braunschweig    Schuettler  8      R16     
1991  Johannesburg    Korda       9      SF      
1994  Barcellona      Berasategui 10     V       
1994  Graz            Berasategui 11     R16     
2008  Sunrise         Gonzalez    12     QF      
2004  Lussemburgo     Johansson   12     V       
2011  Prostejov       Youzhny     13     QF      
2008  Prostejov       Berdych     13     QF      
2003  Praga           Schalken    13     V       
2005  Zagabria        Ljubicic    14     V       
2004  Bratislava      Hrbaty      14     F       
2004  Prostejov       Novak       14     QF      
2003  Prostejov       Novak       14     R32     
2007  Dnepropetrovsk  Canas       15     SF      
2002  Prostejov       Novak       15     F       
1998  Segovia         Berasategui 15     QF      
1997  Braunschweig    Mantilla    15     F       
1997  Zagabria        Berasategui 15     V

(Rainer Schuettler e Petr Korda non erano tra i primi 10 un paio di settimane prima dell’inizio dei rispettivi tornei).

Un rapido sguardo potrebbe far pensare che sia Alberto Berasategui ad aver giocato più Challenger da classificato tra i primi 50. In realtà ci va vicino, è infatti alla pari con Jordi Arrese al secondo posto con 12 partecipazioni. Il giocatore che ha giocato sul circuito Challenger più spesso è stato Dominik Hrbaty, con 17 tornei da classificato tra i primi 50 (tra i giocatori in attività è Andreas Seppi a detenere il record, con nove).

Risultati ottenuti in ogni turno

Nonostante tutti quei tentativi, Hrbaty non ha ottenuto particolare successo come classificato di lusso nei Challenger; ne ha vinti infatti solo due e ha raggiunto una finale. Naturalmente, i giocatori tra i primi 50 non hanno garanzia di vincere questi tornei ma, in generale, hanno fatto meglio di Hrbaty, vincendo il 18% dei possibili tornei. La tabella riepiloga i risultati ottenuti da giocatori tra i primi 50 per turno raggiunto.

Risultato      Frequenza  
Titolo         18.1%  
Perso in F     9.3%  
Perso in SF    11.3%  
Perso in QF    17.1%  
Perso in R16   22.0%  
Perso in R32   22.2%

Paire è un giocatore migliore rispetto alla media classifica di questo campione di giocatori, equivalente al 37esimo posto. Considerando anche la superficie favorevole, il mio algoritmo gli assegna un pronostico molto più ottimistico, leggermente superiore a una possibilità su tre di vincere il torneo. Con un titolo Future, uno del circuito maggiore e un paio di vittorie nei Challenger, ci può stare che Paire aggiunga un’altra stranezza alla sua onnicomprensiva stagione (Paire ha poi perso in finale da Ivan Dodig per 7-5 6-1, ma ha vinto il Challenger di Mouilleron Le Captif giocato il mese successivo, n.d.t.).

Rendimento per singolo turno

Ho verificato anche il rendimento per ogni singolo turno di Challenger dei giocatori con classifica tra i primi 50 rispetto a quello degli altri giocatori, raggruppati in funzione della loro classifica.

Class.     P. R32  P. R16  P. QF  P. SF  P. F  Vitt.  
1 - 50     22%     22%     17%    11%    9%    18%  
51 - 100   31%     23%     17%    12%    7%    10%  
101 - 150  39%     23%     16%    10%    5%    6%  
151 - 200  44%     26%     15%    8%     4%    4%  
201 - 250  49%     26%     13%    6%     3%    2%

I classificati tra i primi 50 fanno decisamente meglio del primo o secondo gruppo di giocatori immediatamente inferiore solo in due turni: il primo turno e la finale. Questo può dipendere dal fatto che i giocatori più forti considerino questi tornei come occasione per allenarsi in dinamiche da partita e si accontentino della fiducia sul proprio stato di forma che arriva da una vittoria al primo turno. E forse poi non vogliono stancarsi troppo o rischiare infortuni. Se invece hanno raggiunto la finale, può essere che abbiano particolare interesse in quel torneo e che quindi giochino per vincerlo.

Record di vittorie e sconfitte per turno

Come mostrato in tabella, il record di vittorie e sconfitte per ogni turno è un’altra modalità di analisi.

Class.     R32    R16    QF     SF     F  
1 - 50     77.7%  71.5%  69.2%  70.8%  65.9%  
51 - 100   69.0%  66.9%  62.2%  58.5%  57.1%  
101 - 150  60.7%  61.5%  57.2%  54.9%  53.9%  
151 - 200  55.9%  53.5%  50.7%  49.7%  47.8%  
201 - 250  50.9%  48.3%  46.4%  45.8%  46.8%

Sono un po’ sorpreso che le percentuali per ogni gruppo non scendano più drasticamente con il turno. Va detto che per il gruppo con più giocatori (i classificati dalla posizione 100 alla 250) ci sono molte partite tra giocatori classificati nello stesso gruppo, così che le percentuali si assestano sul 50%. Però, le minime differenze in alcuni di questi risultati confermano quanto possa essere equilibrato il campo partecipanti di un Challenger.

Benoit Paire and Overqualified Challenger Contenders

Nel tennis, cosa significa avere la “mano calda”?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 dicembre 2011 – Traduzione di Edoardo Salvati

C’è un argomento molto dibattuto nell’analisi statistica sportiva, quello della “mano calda”, cioè l’abilità di mettere insieme una striscia vincente di risultati. Sono praticamente tutti convinti che esista, che i giocatori (o anche le squadre) siano in grado di accendersi e spegnersi temporaneamente arrivando a giocare ben al di sopra o ben al di sotto del loro vero livello.

Per certi versi, le strisce vincenti sono inevitabili; se si lancia una moneta 100 volte, si avranno delle sequenze di 5 o 10 lanci in cui la maggior parte delle volte esce testa, e non perché all’improvviso la moneta è “migliorata”, ma perché su un orizzonte temporale sufficientemente lungo è naturale che questo accada. Se si guarda un’intera partita di tennis, ci saranno per forza di cose game in cui sembra che un giocatore stia giocando meglio del solito, magari servendo un ace dietro l’altro o mettendo a segno dei vincenti incredibili.

Più spesso del puro caso

La domanda, quindi, è se un giocatore abbia la mano calda più spesso di quanto non accadrebbe per puro caso. Per fare solo un esempio, ipotizziamo che un giocatore serva degli ace solo nel 10% dei punti al servizio. Se occasionalmente servisse meglio del solito, dovremmo notare che dopo aver servito un ace abbia più probabilità (diciamo 15% o 20%) di servirne un altro. Una prima o una seconda di servizio fuori dovrebbero rendere più probabile un errore nel servizio successivo.

In un paio di articoli recenti – le differenze tra destri e mancini a seconda del lato di campo e la mano calda al contrario sul 30-40 – ho accennato all’idea che il tennis possa essere strutturato in modo da impedire ai giocatori di arrivare ad avere la mano calda.

Una delle tematiche più indagate negli studi sulla mano calda è il tiro libero nel basket, apprezzata per essere il contesto che più si avvicina a replicare perfette condizioni da laboratorio: ogni tiro libero è preso dalla stessa distanza e in assenza di marcatura da parte di un difensore e, ancora meglio, di solito è seguito immediatamente da un secondo tiro libero.

Il tennis non è come il basket

Nel tennis non esiste nulla del genere. La situazione di gioco che sembra somigliare ai tiri liberi del basket è il servizio, specialmente per i giocatori che ne fanno uno strumento predominante. John Isner, Roger Federer e Milos Raonic danno l’impressione di accumulare strisce vincenti al servizio. Certamente possono giocare game dopo game e controllare il gioco con servizi vincenti. Ma ad un’analisi ravvicinata, anche il loro esempio diventa più sfumato. Come abbiamo visto, i giocatori rendono meglio al servizio in funzione del lato di campo. Sarebbe come se nel basket un giocatore, dopo un tiro libero, facesse due passi a sinistra e uno in avanti prima di tentare il tiro successivo.

E, ovviamente, c’è un altro giocatore in campo. Se Federer decide per una traiettoria a uscire più lenta del solito nel lato delle parità come servizio vincente sul 15-15, è molto probabile che non userà la stessa tattica sul 30-30 o sul 40-15. Anche se fosse capace di servire 50 servizi di quel tipo perfettamente identici, non lo farebbe mai in una partita. Per avere qualche rilevanza nel tennis professionistico, la mano calda deve possedere un significato ben più ampio che il talento nel giocare un singolo colpo.

Maggiore alternanza

A livello più generale, le regole del tennis prevedono l’alternanza in misura maggiore che in molti altri sport. È vero che in altri sport la palla viene data alla squadra che ha subito la segnatura, ma la lunghezza del possesso – o nel baseball la lunghezza di una ripresa – può variare di molto. Nel tennis, si può aggiungere solo un game al proprio punteggio prima di dover lasciare il gioco all’avversario. E anche all’interno di quel game, il giocatore si sposta continuamente dal lato di campo in cui è più forte a quello in cui è meno forte; e lo stesso potrebbe essere per l’avversario.

Quale elemento è più determinante nella valutazione della mano calda?

La mia domanda, aperta a tutti, è questa: se esiste una mano calda nel tennis, dove vi aspettereste di trovarla? Ace consecutivi? Ace solo nel lato delle parità? Servizi vincenti? Scambi corti dopo il servizio? Punti vinti? Punti vinti alla risposta? Game vinti? Prime di servizio in campo? Vincenti a chiusura dello scambio? Minimo numero di errori non forzati? È possibile che nessuno di questi elementi, o invece tutti, possano verificarsi in sequenza ravvicinata, ma quale tra questi verrebbe scelto per farci pensare che un giocatore stia avendo la mano calda?

What Does the “Hot Hand” Mean in Tennis?

Le strisce vincenti più sorprendenti nell’era Open del tennis maschile

di Martin Ingram // OnTheT

Pubblicato il 20 agosto 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Denis Shapovalov, tra i giocatori della Next Gen ATP, ha sorpreso tutti raggiungendo la semifinale al Canada Masters 2017 con convincenti vittorie consecutive su Juan Martin Del Potro e Rafael Nadal.

Mi sono quindi chiesto: è stata una delle strisce vincenti più sorprendenti di sempre?

Per cercare di trovare una risposta, ho analizzato la probabilità delle strisce vincenti di un giocatore in funzione della valutazione Elo. In generale, la probabilità finale è semplicemente il prodotto tra probabilità di eventi multipli.

Ad esempio, la probabilità di ottenere 6 tre volte di fila lanciando un tradizionale dado a sei facce (con la medesima probabilità per ciascuna faccia) è 1/6 × 1/6 ×1/6 ≈ 0.005. Minore la probabilità, più sorprendente la stringa di eventi.

Per applicare questo concetto al tennis, ho moltiplicato le probabilità di vittoria associate alla valutazione Elo di un giocatore nel corso di una striscia vincente. La probabilità di vittoria si riduce con l’allungarsi della striscia e quando le singole vittorie di una striscia sono più inaspettate.

Le prime 10 strisce vincenti più sorprendenti nel circuito maschile

Questi sono i criteri che ho applicato per arrivare alla classifica:

  • almeno una partita deve essere stata giocata in un torneo Master o Slam. Questo perché non è chiaro se sconfitte a sorpresa in tornei di categoria inferiore dovrebbero avere lo stesso peso di quelle nei tornei più importanti
  • non sono state considerate le partite di Coppa Davis e delle Olimpiadi
  • non si è tenuto conto dei ritiri pre e durante la partita.

E queste sono le 10 strisce vincenti più improbabili dell’era Open (e – per derivazione – di sempre):

  1. Thomas Muster, 1995 – Muster ha vinto 35 partite di fila nel 1995 – il periodo di massima forma – con cui ha conquistato il (suo unico) Roland Garros, il Monte Carlo Masters e gli Internazionali d’Italia. Ha sconfitto giocatori di qualità, rendendo la probabilità della striscia vincente pari a 0.000002
  2. John Marks, 1979 – Marks ha raggiunto la finale degli Australian Open 1979, battendo, tra gli altri, Arthur Ashe. Pur trattandosi di una striscia di sole 4 partite, Marks è partito da un pessimo Elo di 1337 punti, che ha portato la probabilità della striscia vincente a essere pari a 0.000012.
  3. Goran Ivanisevic, 2001 – La striscia che ha portato Ivanisevic a vincere Wimbledon 2001 si classifica al terzo posto. Ha vinto 9 partite di fila, battendo tra gli altri Marat Safin, Patrick Rafter, Andy Roddick e Tim Henman, prima di perdere negli ottavi di finale a Cincinnati. Probabilità della striscia vincente pari a 0.000038.
  4. Thomas Enqvist, 1993 – Enqvist ha vinto il torneo di Schenectady nel 1993, battendo Ivan Lendl, prima di vincere a sorpresa contro Andre Agassi nel primo turno degli US Open e perdere per mano di Pete Sampras negli ottavi di finale. Con un Elo iniziale di soli 1643 punti, la sua striscia si posiziona al quarto posto, con una probabilità pari a 0.000053.
  5. Alex Obrien, 1996 – Obrien ha vinto il torneo di New Haven e raggiunto i quarti di finale al Canada Masters. Ha battuto giocatori come Yevgeny Kafelnikov e Mark Philippoussis, vincendo 9 partite di fila. Probabilità della striscia vincente pari a 0.000053.
  6. Novak Djokovic, 2011 – La famosa striscia di Djokovic si classifica al sesto posto. Ha vinto 38 partite di fila, battendo Roger Federer tre volte e Rafael Nadal quattro volte. Sebbene avesse una valutazione Elo già inizialmente molto alta (2236 punti), questa striscia incredibile aveva una probabilità pari a solo 0.000055.
  7. Vladimir Voltchkov, 2000 – Voltchkov ha raggiunto la semifinale a Wimbledon 2000 con un Elo di partenza di soli 1499 punti. Stando alla sua pagina Wikipedia, ha tratto ispirazione in quel periodo dal film Il Gladiatore, che ha guardato per quattro volte, ottenendo dalla stampa inglese il soprannome di “Vladiator” e il ruolo di idolo personale. Probabilità della striscia vincente pari a 0.000065.
  8. Jerzy Janowicz, 2012 – Janowicz ha raggiunto la finale al Master di Parigi Bercy 2012. Partendo da una valutazione Elo di soli 1549 punti, ha battuto Philipp Kohlschreiber, Marin Cilic, Andy Murray e Gilles Simon, perdendo da David Ferrer. Probabilità della striscia vincente pari a 0.000107.
  9. Marat Safin, 2000 – Safin ha conseguito una striscia di 12 partite nel 2000, vincendo i tornei di Barcellona e Maiorca prima di perdere al secondo turno degli Internazionali d’Italia. Probabilità della striscia vincente pari a 0.000107.
  10. Guillermo Vilas, 1977 – Vilas ha collezionato una striscia impensabile di 73 vittorie nel 1977, vincendo 12 tornei di fila. Tuttavia, si posiziona solamente al decimo posto perché ci si attendeva che vincesse molte di quelle partite. Probabilità della striscia vincente pari a 0.000120.

Come si valuta la striscia di Shapovalov?

La striscia vincente di Shapovalov ha avuto una probabilità pari a 0.00046, valida per il 32esimo posto dalla classifica di sempre. Si tratta di un risultato già di per sé sorprendente, lo diventa ulteriormente nel momento in cui si considera che Shapovalov aveva giocato solamente otto partite sul circuito maggiore all’inizio della sua striscia.

Se limitiamo l’analisi alle strisce vincenti ottenute da giocatori con meno di 30 partite in carriera, Shapovalov entra nei primi 10, al settimo posto. Solo Voltchkov (Wimbledon 2000), Janowicz (Parigi Bercy 2012), Alexander Popp (Wimbledon 2000), John Andrews (Roland Garros 1975), Mark Vines (Parigi Bercy 1982), e Nick Kyrgios (Wimbledon 2014) hanno avuto strisce più sorprendenti nelle fasi iniziali della loro carriera.

Una curiosità finale: se Shapovalov avesse battuto Alexander Zverev – il suo avversario in semifinale – si sarebbe piazzato al sesto posto. Pur con quella sconfitta, l’ascesa di Shapovalov è una delle più rapide di sempre, rendendolo un giocatore, per il futuro, su cui puntare i riflettori.

Most Surprising Runs in Men’s Open Era

Dominic Thiem e la Coppa Davis a Barcellona. O qualcosa del genere…

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 14 maggio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nell’edizione del Barcelona Open 2017 da poco conclusasi, Dominic Thiem ha raggiunto la finale – persa poi contro Rafael Nadal – battendo nell’ordine Kyle Edmund, Daniel Evans, Yuichi Sugita e Andy Murray. Tre di questi giocatori provengono dal Regno Unito. Thiem non è esattamente un campione dell’attuale formato della Coppa Davis, avendo più volte deciso di non giocare con la selezione austriaca e con un record complessivo di 2 partite vinte e 3 perse. Almeno a Barcellona però, ha fatto vedere di poter giocare e vincere contro giocatori dello stesso paese a breve distanza di tempo: non è questo, in fondo, lo spirito della Coppa Davis?

Battere tre giocatori del Regno Unito

Cerchiamo di contestualizzare questa stranezza statistica. Non è la prima volta che Thiem sconfigge tre giocatori della stessa nazionalità in un torneo, essendoci riuscito nel 2016 a Buenos Aires contro tre spagnoli. La Spagna è però una nazione ben più rappresentata del Regno Unito nei tabelloni dei tornei, e quindi il tema è meritevole di approfondimento.

Dal 1990, dei tre tornei in cui un singolo giocatore ha affrontato tre giocatori della Gran Bretagna, ha vinto tutte le partite una sola volta. Come mostrato dalla tabella, Wally Masur è l’unico giocatore a essere riuscito in questa particolare impresa. Thiem rimane l’unico giocatore ad averlo fatto in un torneo disputatosi fuori dal Regno Unito.

Torneo          Turno  Vincitore  Sconfitto  Punteggio
Manchester '93  R32    Masur      Matheson   6-4 6-4
Manchester '93  R16    Masur      Wilkinson  6-3 6-7(4) 6-3
Manchester '93  QF     Masur      Bates      6-4 6-3

Nottingham '97  R32    Kucera     Lee        6-1 6-1
Nottingham '97  SF     Kucera     Henman     6-4 2-6 6-4
Nottingham '97  F      Rusedski   Kucera     6-4 7-5

Nottingham '01  R32    Lee        Childs     6-4 5-7 6-0
Nottingham '01  R16    Lee        Parmar     6-4 6-3
Nottingham '01  QF     Rusedski   Lee        6-3 6-2

Naturalmente, la probabilità di affrontare tre giocatori del Regno Unito nello stesso torneo è piuttosto bassa, e se uno tra questi è Murray la probabilità di batterli tutti e tre è ancora più ridotta.

Battere tre giocatori di qualsiasi nazione

Proviamo ora ad ampliare la prospettiva e considerare i casi in cui un giocatore ha sconfitto tre (o più) avversari della stessa nazione non necessariamente del Regno Unito. La tabella mostra i risultati dell’analisi: la prima colonna indica la nazione di riferimento, la colonna 3V si riferisce al numero delle volte in cui un giocatore ha sconfitto tre giocatori di quella nazione, la colonna 3VS si riferisce al numero di volte in cui un giocatore ha sconfitto due giocatori di quella nazione per perdere poi dal terzo e così via.

Nazione       3V  3VS  4V  4VS  5V  5VS
Stati Uniti  119  179  19   30   1    4
Spagna        98  157  17   18   3    2
Francia       28   45   5    2   1    0
Argentina     22   26   5    3   0    0
Germania      15   18   1    1   0    0
Australia     13    9   0    0   0    0
Svezia         9   16   1    0   0    0
Rep. Ceca      4    5   0    0   0    0
Olanda         4    4   0    0   0    0
Russia         4    3   0    0   0    0
Italia         2    3   1    0   0    0
Brasile        1    3   1    0   0    0
Regno Unito    1    2   0    0   0    0
Cile           1    1   0    0   0    0
Svizzera       1    1   0    0   0    0

Come ci si poteva attendere, Stati Uniti, Spagna e Francia sono ai primi posti, semplicemente perché per anni hanno avuto il più alto numero di giocatori nella classifica ufficiale. Sono anche le uniche nazioni con cinque propri giocatori affrontati dallo stesso avversario.

Sulla base dei dati a disposizione, non si sono mai verificate circostanze in cui un giocatore abbia dovuto affrontare sei o più giocatori della stessa nazione. La tabella mostra i tornei più recenti – di quelli numerati in grassetto nella tabella precedente (colonna 5V) – in cui un giocatore ha sconfitto cinque avversari della stessa nazione.

Torneo          Turno  Vincitore  Sconfitto   Punteggio
Charlotte 1991  R32    Yzaga      Garner      7-6 6-3
Charlotte 1991  R16    Yzaga      Brown       6-4 6-4
Charlotte 1991  QF     Yzaga      Chang       7-6 6-1
Charlotte 1991  SF     Yzaga      Washington  7-5 6-2
Charlotte 1991  F      Yzaga      Arias       6-3 7-5
                                                 
Lione 2007      R32    Grosjean   Cadart      6-3 6-2
Lione 2007      R16    Grosjean   Santoro     4-6 6-1 6-2
Lione 2007      QF     Grosjean   Benneteau   6-7 6-2 7-6
Lione 2007      SF     Grosjean   Tsonga      6-1 6-2
Lione 2007      F      Grosjean   Gicquel     7-6 6-4
                                                  
Valencia 2008   R32    Ferrer     Navarro     6-3 6-4
Valencia 2008   R16    Ferrer     Andujar     6-3 6-4
Valencia 2008   QF     Ferrer     Verdasco    6-3 1-6 7-5
Valencia 2008   SF     Ferrer     Robredo     2-6 6-2 6-3
Valencia 2008   F      Ferrer     Almagro     4-6 6-2 7-6

Anche i Fantastici Quattro hanno battuto tre giocatori della stessa nazione

Da ultimo, uno sguardo ai Fantastici Quattro. Hanno mai eliminato tre avversari della stessa nazione in un torneo? Ci sono riusciti anche loro. Nel 2014, Roger Federer ha battuto a Dubai tre avversari della Repubblica Ceca. Nel 2005, 2008 e 2013 ha battuto tre tedeschi a Halle. Nel 2009, Murray ha battuto tre spagnoli a Valencia. Nel 2007, Novak Djokovic ha battuto tre spagnoli a Estoril. Nel 2013, Nadal ha battuto 3 argentini prima ad Acapulco e poi a San Paolo. Nel 2015 è riuscito anche a battere quattro argentini a Buenos Aires. Sempre Nadal più volte ha battuto tre connazionali nello stesso torneo.

Situazione comune

In realtà, se si considerano le nazioni in cui i tornei vengono organizzati, si tratta di una situazione piuttosto comune, per via di un numero maggiore di giocatori locali che arrivano al tabellone principale attraverso le qualificazioni o grazie all’accesso diretto delle wild card. Se si escludono questi casi, le vittorie di Federer a Dubai nel 2014 e quelle di Thiem a Barcellona 2017 si notano ancora di più.

Dominic Thiem played Davis Cup in Barcelona. Sort of…

I 22 miti del tennis di Klaassen & Magnus – Mito 16 (sul sentirsi vincenti e prendere più rischi)

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 25 giugno 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un’analisi del Mito 15.

In attesa dell’edizione 2016 di Wimbledon, in cui due settimane di condizioni meteorologiche generalmente poco collaborative fanno da sfondo al grande tennis, una delle giocatrici su cui sono puntati i riflettori è Coco Vandeweghe, dopo la sua vittoria al Rosmalen Grass Court Championships a ’s-Hertogenbosch e la semifinale al WTA Aegon Classic di Birmingham.

Può la sua impressionante sequenza di risultati sull’erba continuare anche sul palcoscenico di uno Slam? La prestazione di Vandeweghe nel terzo set della partita contro la numero 3 Agnieszka Radwanska al primo turno di Birmingham ha lasciato il segno. Dal secondo punto del quarto game, Vandeweghe ha vinto sette punti di fila per arrivare a tre opportunità di break che poi ha sfruttato, collezionando altri due break prima di chiudere il set 6-3.

Sentirsi vincente

Il predominio di Vandeweghe nel terzo set è un classico esempio di una giocatrice che sembra “sentirsi vincente”. Questo è il termine (winning mood in inglese, n.d.t.) che Klaassen e Magnus preferiscono per indicare quella che altrove viene definita la “mano calda”. In entrambi i casi, ci si riferisce alla situazione in cui un giocatore ha prestazioni migliori quando si trova in una striscia vincente di punteggio.

Con il Mito 16 di Analyzing Wimbledon, Klaassen e Magnus cercano di verificare l’esistenza di una correlazione tra il sentirsi vincenti e la predisposizione al rischio da parte di un giocatore al servizio.

Mito 16: “Quando si sentono vincenti, i giocatori rischiano di più”

I due autori hanno analizzato la predisposizione al rischio da parte di un giocatore al servizio quando si sente vincente mettendo in relazione la frequenza di prime di servizio e poi di doppi falli dopo che il giocatore ha vinto il punto precedente. In entrambe le analisi, sono giunti alla conclusione che, dopo aver ottenuto il punto precedente, è più probabile una maggiore predisposizione al rischio (meno prime in campo).

Si tratta di un risultato interessante ma, se si vuole davvero comprendere l’effetto del sentirsi vincenti sulla prestazione, bisogna considerare l’andamento di tutta la partita, e non semplicemente del punto precedente. Una fotografia più completa di un giocatore in “modalità sentirsi vincente” è data dal suo differenziale punti del set.

Differenziale punti del set

In qualsiasi momento di un set, il differenziale punti del set è la differenza tra i punti vinti da un giocatore e i punti vinti dal suo avversario. Ho inserito la locuzione modalità sentirsi vincente tra virgolette perché un differenziale molto positivo non significa che il giocatore abbia dovuto vincere quei punti in successione, uno dopo l’altro. Tuttavia, vista la natura gerarchica dei punti nel tennis e l’implicito vantaggio del giocatore al servizio, ritengo che quello dei punti vinti consecutivamente sia un metro di valutazione troppo stringente e che invece il differenziale punti rappresenti un’indicazione più fedele del sentirsi vincente da parte di un giocatore.

Una rivisitazione del Mito 16

L’immagine 1 mostra come un differenziale punti positivo e negativo influisca sulle probabilità di vincere un punto del giocatore al servizio (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

I dati si riferiscono a tutte le partite del circuito maschile nei tornei Slam tra il 2011 e il 2015. L’asse delle coordinate riporta l’effetto in termini di variazione nella media della percentuale di punti vinti al servizio. Lo zero (in rosso) equivale all’assenza di variazione.

Uomini

Il grafico mostra come gli effetti di un’attitudine positiva e di una negativa siano più o meno lineari. Vale a dire, all’aumentare del differenziale punti del giocatore al servizio, corrisponde un aumento nella prestazione sui punti futuri. Tuttavia, accade esattamente il contrario quando si è dietro nel punteggio. La grandezza dell’effetto implica un aumento (diminuzione) di un punto percentuale per ogni guadagno (perdita) di 4 punti nel differenziale punti.

IMMAGINE 1 – Punti vinti contro il differenziale punti nel circuito maschile

L’immagine 1 si concentra sul ruolo del sentirsi vincenti sull’opportunità complessiva di vincere un punto. Il Mito 16 però riguarda la predisposizione al rischio sul servizio in presenza di un’attitudine positiva. Per affrontare la questione, analizziamo la relazione tra il differenziale punti e la frequenza di ace.

L’immagine 2 rivela dei risultati simili a quanto trovato per i parametri precedenti. La frequenza negli ace aumenta quando un giocatore è davanti nel differenziale punti (1 punto percentuale ogni 5 punti guadagnati nel differenziale).

Una delle differenze con quanto trovato nel caso dei punti vinti arriva dal fatto che gli ace sembrano subire l’incidenza di un differenziale punti negativo in misura minore, anche se potrebbe dipendere in parte dai giocatori al servizio che hanno un marcato incremento nella stretta prossimità del limite basso di zero.

IMMAGINE 2 – Frequenza degli ace contro il differenziale punti nel circuito maschile

Doppi falli

Come mostrato dall’immagine 3, analizzando i doppi falli non c’è traccia di un effetto generato dal sentirsi vincenti. I giocatori al servizio sembrano avventurarsi in prime più potenti quando conducono nel punteggio e in prime più conservative quando devono inseguire, ma potrebbero mantenere una strategia prefissata sulla predisposizione al rischio con la seconda, a prescindere dal punteggio.

IMMAGINE 3 – Doppi falli contro il differenziale punti nel circuito maschile

Donne

Le immagini 4, 5 e 6 mostrano i corrispondenti effetti del sentirsi vincenti per il circuito femminile sulla base dello stesso periodo di riferimento e degli stessi tornei Slam.

IMMAGINE 4 – Punti vinti contro il differenziale punti nel circuito femminile

Le relazioni sono identiche a quelle che operano in campo maschile.

IMMAGINE 5 – Frequenza degli ace contro il differenziale punti nel circuito femminile

Il differenziale punti è positivamente correlato con la percentuale di punti vinti al servizio e con la frequenza degli ace, ma non è correlata alla frequenza dei doppi falli.

IMMAGINE 6 – Doppi falli contro il differenziale punti nel circuito femminile

Riepilogo

Il differenziale punti è una statistica poco citata nel tennis, ed è un peccato perché sembra essere un indicatore importante di quei momenti in cui un giocatore potrebbe trovarsi ad avere la mano calda o a dover giocare contro un avversario dalla mano calda.

Tutte le analisi sul differenziale punti confermano la conclusione di Klaassen e Magnus, cioè che i giocatori, quando si sentono vincenti, prendono più rischi con la prima di servizio. La causa che genera questo effetto è ancora dibattuta.

Il numero degli ace aumenta perché il giocatore al servizio, fiducioso dall’essere avanti nel punteggio, azzarda delle prime a tutto braccio? O è il giocatore alla risposta indietro nel punteggio a sentirsi meno propenso a ribattere le prime più difficili da prendere? Wimbledon può offrire molte partite per provare a trovare risposte a queste domande.

Sicuramente, presterò particolare attenzione alle scelte sulla prima dei giocatori che si apprestano a servire dopo aver ottenuto il break (un guadagno nel differenziale punti), in modo da vedere se il sentirsi vincenti fa la sua apparizione.

Klaassen & Magnus’s 22 Myths of Tennis— Myth 16

Quando dominano i giocatori alla risposta

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 23 aprile 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Diego Schwartzman ha battuto a sorpresa la testa di serie numero 12 Roberto Bautista Agut nel secondo turno del Monte Carlo Masters. Ancora più sorprendente dell’uscita di Bautista Agut nella sua prima partita del torneo, è stato il modo in cui questo si è verificato. Entrambi i giocatori hanno vinto più della metà dei punti alla risposta: 61% per Schwartzman e 52% per Bautista Agut. Ci sono stati 14 break in 21 game.

Giocatori come Schwartzman vincono regolarmente più della metà dei punti alla risposta. Negli ultimi dodici mesi, tra partite Challenger e del circuito maggiore, il giocatore argentino soprannominato El Peque per la sua statura ridotta, ci è riuscito più di venti volte. Quasi impensabile invece è che, nel tennis maschile moderno, entrambi i giocatori rispondano così bene (e servano così male) da non permettere all’avversario di vincere almeno la metà dei punti al servizio.

La rarità di questo tipo di partite

Dal 1991 – il primo anno per il quale sono disponibili statistiche per le partite dell’ATP – ci sono state meno di 70 partite in cui entrambi i giocatori hanno vinto più della metà dei punti alla risposta (ce ce ne sono circa altre 25 nelle quali un giocatore ha superato il 50% e l’altro si attestato esattamente sul 50%). Inoltre, questa tipologia di partite è diventata sempre più rara nel tempo: quella tra Schwartzman e Bautista Agut era la prima sul circuito maggiore dal 2014, e ce ne sono state meno di 30 dal 2000.

La tabella elenca le ultime 15 partite di questo tipo, insieme alla percentuale di punti vinti alla risposta per il vincitore (V PVR) e lo sconfitto (S PVR). Pochi tra giocatori o superfici rappresentano una sorpresa.

Tranne 8, tutte le partite si sono giocate sulla terra. Una delle eccezioni è in fondo all’elenco, agli Australian Open 2006, e prima del 2006 ci sono state altre cinque partite sul cemento e due sull’erba (il database dell’ATP non è totalmente affidabile, ma in ognuna di queste partite l’alta percentuale di punti vinti alla risposta è confermata da un numero simile di break).

Bautista Agut, egli stesso vincitore di una di queste partite al Monte Carlo Masters 2013, è uno dei molti giocatori protagonisti di più di una partita dominata dalla risposta. Guillermo Coria ne ha giocate cinque vincendone quattro, e Fabrice Santoro ne ha giocate quattro vincendone tre. In carriera, Coria ha vinto più della metà dei punti alla risposta in 75 partite del circuito maggiore.

Solo la ventiduesima dal 1991

Durante la loro partita a Monte Carlo, sia Schwartzman che Bautista Agut hanno superato la soglia del 50% con estrema facilità. Bautista Augut ha vinto il 51.9% dei punti alla risposta, mentre Schwartzman è andato comodamente oltre il 60%, percentuali che li inseriscono in una categoria ancora più ristretta. Era solo la ventiduesima partita dal 1991 in cui entrambi i giocatori hanno vinto almeno il 51.9% dei punti alla risposta.

Pur considerata la rarità di queste partite, Schwartzman si sta impegnando a fondo per aggiungerne altre. Con una classifica ora tra i primi 40, si è iscritto a praticamente tutti i tornei sulla terra del calendario: il giocatore più orientato alla risposta del circuito giocherà molte altre partite di vertice su superfici lente. Se esiste un giocatore che ha la reale possibilità di eguagliare il record di Coria di quattro vittorie dominate dalla risposta, personalmente scommetto su El Peque.

Second-Strike Tennis: When Returners Dominate

Giocando anche meglio della numero 1

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 30 marzo 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nei quarti di finale del Miami Premier 2017, Venus Williams ha sconfitto Angelique Kerber, da poco nuovamente al numero 1 della classifica WTA. Ovviamente, Venus può vantare una notevole esperienza contro le migliori giocatrici, avendo lei stessa all’attivo 15 finali Slam e tre passaggi da numero 1.

La partita della notte scorsa è stata la 37esima di Venus contro una giocatrice numero 1 della WTA e la sua 15esima vittoria. Kerber è diventata la sesta diversa numero 1 a perdere per mano di Venus.

Numeri impressionanti ma no record

Sono numeri impressionanti, specialmente se si considera che, complessivamente, le giocatrici numero 1 del mondo hanno vinto appena oltre l’88% delle circa 2300 partite che hanno disputato da quando è stato istituito il moderno sistema di classifica. Tuttavia, Venus non detiene record in nessuna di queste categorie.

I record contro le numero 1 rappresentano una tipologia un po’ strana, visto che le giocatrici migliori raggiungono tendenzialmente le posizioni di vertice. Ad esempio, Martina Hingis ha giocato solo 11 partite contro giocatrici di vertici, a malapena un quinto di quelle della giocatrice al comando di questa categoria. D’altronde, infortuni e sospensioni hanno determinato situazioni per cui molte tra le migliori giocatrici di sempre si sono ritrovate per lunghi periodi nelle parti basse della classifica. Esattamente il caso di Venus e Serena Williams.

Partite giocate contro la numero 1

Con 37 partite giocate contro una giocatrice numero 1, Venus si sta avvicinando ad Arantxa Sanchez Vicario, che con 51 partite è al primo posto, ma le servirà uno sforzo sovrumano per raggiungerla:

Class. Giocatrice        Partite contro No. 1
1      Sanchez Vicario   51
2      Sabatini          38
3      V. Williams       37
4      Davenport         34
5      Martinez          33
6      Sukova            31
7      S. Williams       28
8      Kuznetsova        27
-      Novotna           27
10     Mauresmo          25
11     Sharapova         23

Vittorie totali contro la numero 1

Il primo posto per vittorie totali contro una giocatrice numero 1 è più alla portata. Attualmente, Martina Navratilova detiene il record con 18*, seguita da Serena a 16 e poi Lindsay Davenport e Venus a 15:

Class. Giocatrice       Vitt. Sconf.
1      Navratilova      18*      
2      S. Williams      16    12
3      Davenport        15    19
-      V. Williams      15    22
5      Graf             11    8
6      Sabatini         10    28
7      Mauresmo         8     17
8      Kuznetsova       7     20
-      Sharapova        7     16
-      Pierce           7     15
-      Henin            7     9

*Su TennisAbstract la classifica di Navratilova non è disponibile per tutta la sua carriera, ma altre fonti le attribuiscono 18 vittorie.

Percentuale di vittorie contro la numero 1

La percentuale di vittorie contro giocatrici di vertice è una statistica più delicata, perché dipende dal numero minimo di partite che si considerano. Nella volontà di ricomprendere Alize Cornet e Elina Svitolina, ho considerato almeno 5 partite, che sono poche, ma Cornet e Svitolina hanno entrambe vinto tre delle sei partite giocate contro una numero 1. In base a questo parametro, Venus si classifica ottava, ma con un limite altrettanto ragionevole di 8 o 10 salirebbe di tre posizioni:

Class. Giocatrice       Vitt. Sconf. Vitt.%
1      Graf             11    8      57.9%
2      S. Williams      16    12     57.1%
3      Kvitova          5     4      55.6%
4      Svitolina        3     3      50.0%
-      Cornet           3     3      50.0%
6      Davenport        15    19     44.1%
7      Henin            7     9      43.8%
8      V. Williams      15    22     40.5%
9      Zvonareva        4     7      36.4%
-      Safina           4     7      36.4%

È utile ricordare che una giocatrice media vince meno del 12% delle partite contro una numero 1!

Vittorie contro diverse numero 1

In ultimo, con la vittoria su Kerber, Venus ha battuto sei numero 1 diverse, salendo al secondo posto di questa classifica. Come per molte altre statistiche, è dietro solamente alla sorella, che ne ha battute sette. Strano a dirsi, solo due numero 1 sono state sconfitte da entrambe, cioè Hingis e Davenport. La tabella riporta l’elenco completo:

Class. Giocatrice       No. 1 battute
1      S. Williams      7
2      V. Williams      6
3      Graf             5
-      Clijsters        5
-      Mauresmo         5
-      Sharapova        5
7      Kvitova          4
-      Davenport        4
-      Henin            4
-      Kuznetsova       4

Dovesse Karolina Pliskova – che al momento si trova a 1500 punti dalla prima posizione con la possibilità di accorciare la distanza a Miami – raggiungere il numero 1, Venus potrebbe avere l’opportunità di battere la settima numero 1 diversa. Naturalmente, sarebbe così anche per Serena.

Playing Even Better Than Number One

I 10.466 ace di Ivo Karlovic, con l’asterisco

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 14 agosto 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

La storia è questa: in settimana, Ivo Karlovic ha finalmente superato la fatidica soglia dei 10.000 ace di cui si continuava a parlare. Ora insegue il record di 10.131 ace detenuto da Goran Ivanisevic (record poi superato da Karlovic, secondo le statistiche ufficiali dell’ATP, n.d.t.)

Karlovic è uno dei più grandi giocatori al servizio della storia del tennis, e in realtà ha già servito più di 10.000 ace. Anche Ivanisevic era molto forte al servizio, e potrebbe pure essere lui a detenere il record di ace. Sono i numeri contenuti nel comunicato stampa dell’ATP a destare perplessità, perché non sono corretti.

I problemi relativi alle statistiche sugli ace

In un articolo dello scorso anno, Carl Bialik di FiveThirtyEight ha evidenziato i due problemi più importanti che emergono dai record dell’ATP sugli ace:

  • l’ATP non possiede statistiche sugli ace prima del 1991 (Ivanisevic ha esordito sul circuito maggiore nel 1988)
  • i totali calcolati dall’ATP non sono comprensivi degli ace nelle partite di Coppa Davis, anche se i risultati di Coppa Davis sono poi utilizzati per il record di vittorie-sconfitte e per la classifica.

Ne aggiungo uno io: ci sono molte altre partite dal 1991 per cui non esiste registrazione del numero di ace. Secondo i miei calcoli, non ci sono statistiche per 14 partite giocate da Ivanisevic dopo il 1991 (non sono quantomeno sul sito ufficiale dell’ATP). E questo senza considerare la Coppa Davis, il torneo olimpico (per il quale non ci sono statistiche) e la ormai defunta Grand Slam Cup.

Se l’intento è quello di confrontare i record dei giocatori migliori di epoche diverse, il tennis non è lo sport più indicato. Sono tutte difficoltà già presenti con giocatori che si sono ritirati solo recentemente e alcune continuano a rimanere questioni aperte. Se si volesse poi mettere a confronto Roger Federer o Ivanisevic con, ad esempio, Boris Becker o – strano anche solo pensarlo – Pancho Gonzales, non c’è proprio possibilità.

Probabilmente non si riuscirà mai a recuperare il numero degli ace delle partite mancanti. E sembra ingenuo aspettarsi di identificare il giocatore che detiene il vero record ed esaltarlo quando lo supera, perché ovviamente non si è in grado.

Stima dei totali in carriera, con l’asterisco

Quello che si può fare però è stimare il numero degli ace mancanti per ciascuno dei nomi nelle posizioni di vertice di questa speciale classifica. Nel caso di Ivanisevic, sono circa 200 le partite delle stagioni 1988, 1989 e 1990, oltre alla Coppa Davis e alle altre partite mancanti, di cui non sappiamo il numero di ace.

E anche se non è possibile ricavare un numero esatto, se ne può trovare un’approssimazione che dimostri quanto effettivamente Ivanisevic sia avanti a Karlovic, almeno in questo momento.

Per completare le informazioni a disposizione, ho calcolato la frequenza di ace per game di ciascun giocatore su ogni superficie per tutte le stagioni giocate. Per il periodo tra il 1988 e il 1990, ho utilizzato la frequenza registrata nel 1991 (questo articolo di FirstBallIn, che ho trovato dopo aver scritto il mio, suggerisce che i giocatori migliorino la propria frequenza di ace nelle stagioni iniziali della loro carriera, quindi dovrei arrotondare per difetto. Potrebbe avere senso. Una riduzione del 5%, come proposta nell’articolo, per il periodo tra il 1988 e il 1990 per Ivanisevic corrisponde a 60 ace da togliere al totale sotto riportato).

I calcoli restituiscono una stima di 2386 ace per le 195 partite “mancanti” di Ivanisevic, che diventa un totale in carriera di 12.551, una soglia che Karlovic potrebbe raggiungere, se mai lo facesse, non prima della fine del 2017 (secondo le statistiche ufficiali dell’ATP, al momento Karlovic è a quota 11.572, n.d.t.).

Il record di Ivanisevic rimane irraggiungibile

Attenzione però, anche a Karlovic mancano delle partite! Nel suo caso sono solo 21, e la maggior parte in Coppa Davis. La stessa metodologia di stima gli assegna altri 466 ace, che vuol dire aver superato la soglia dei 10.000 a giugno, nel secondo turno del torneo di Halle contro Alexander Zverev. Anche considerando i circa 500 ace “aggiuntivi”, il record di Ivanisevic rimane comunque quasi sicuramente irraggiungibile.

Per quanto riguarda Pete Sampras? Ufficialmente, Sampras è al quinto posto nella classifica di sempre, con 8858 ace. Ma come Ivanisevic, anche lui ha giocato molte partite prima che si iniziasse a registrare gli ace nel 1991, e nel suo record mancano quasi 200 partite.

Per Sampras, si può stimare che abbia servito 1815 ace che non compaiono nelle sue statistiche ufficiali (sulla base dello stesso monito valido per Ivanisevic, il numero totale degli ace di Sampras andrebbe ridotto di 50 per tenere conto della possibilità che abbia servito più ace nel 1991 che nel periodo tra il 1988 e il 1990).

Con minori aggiustamenti di questa natura anche per gli altri giocatori tra i primi cinque, cioè Federer e Andy Roddick, questa è un’ipotetica classifica di sempre, almeno in termini generali.

Giocatore  Ace ufficiali Stima mancanti Stima totali 
Ivanisevic 10.183        2368           12.551
Sampras    8858          1815           10.673  
Karlovic   10.022        466            10.488  
Federer    9279          524            9803  
Roddick    9074          694            9768

Per coincidenza, Karlovic è ufficialmente a 200 ace dal record detenuto da Ivanisevic ma, pur essendo ben più lontano, è in realtà a quella stessa distanza rispetto alla mia stima del numero di ace di Sampras, che qui si trova al secondo posto.

Karlovic è sicuramente un giocatore dal grande servizio. Ma se non riusciamo ad avere certezza del numero totale dei suoi ace, nella maggior parte dei casi serviti negli ultimi dieci anni, sembra ingenuo pretendere di sapere quando – o anche se – supererà il record di tutti i tempi.

Ivo Karlovic and His Remarkable 10,466* Aces