Raggiungere i quarti di finale di uno Slam senza aver subito break – Verso Wimbledon

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 luglio 2014 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il secondo articolo della serie Verso Wimbledon.

Nei primi quattro turni di Wimbledon 2014, Roger Federer non ha mai perso il servizio. Ha dovuto salvare nove palle break, e solo quattro di queste nelle ultime tre partite.

Dal 1991 – anno a partire dal quale le statistiche sono disponibili – è solo l’ottava volta in cui un giocatore raggiunge i quarti di finale di uno Slam senza aver perso il servizio. Solo Federer nel 2004 e Ivo Karlovic nel 2009 ci sono riusciti a Wimbledon. Federer e Rafael Nadal sono gli unici giocatori ad averlo fatto in più di una occasione (Federer agli Australian Open 2013 e Nadal agli US Open 2010 e 2013).

Le nove palle break fronteggiate da Federer sono meno sorprendenti. Dal 1991, più del 5% dei 752 giocatori che hanno raggiunto i quarti di finale degli Slam ne hanno concesse meno, tra cui lo stesso Federer in diverse circostanze: solo tre a Wimbledon 2007 e solo quattro in altri tre Slam.

Non è chiaro il valore predittivo

Pur essendo prova di predominio, non è altrettanto chiaro se una prestazione di questo tipo abbia valore predittivo. Un altro elemento che crea confusione al riguardo è il livello qualitativo degli avversari: ci si aspetta davvero che Paolo Lorenzi o Santiago Giraldo conquistino il servizio di Federer sull’erba? Federer ha sfruttato questo stato di grazia al servizio per vincere Wimbledon 2004 e 2007, ma negli altri tre Slam in cui ha concesso solo quattro palle break fino ai quarti di finale non ha poi conquistato il titolo.

Debole correlazione negativa

Senza considerare il livello di bravura, esiste una debole correlazione negativa tra le partite vinte in un torneo e le palle break (e i break) concessi (per le partite vinte e le palle break concesse nelle prime quattro partite è r = -0.25; se si esclude il Roland Garros diventa r = -0.27). In altre parole, se di due giocatori si conosce solo il numero di palle break concesse nei primi quattro turni, scommettete su quello che ne ha fronteggiate di meno.

Si tratta di una relazione debole, e se si inserisce il livello di bravura, diventa quasi irrilevante. Otto dei 24 giocatori che hanno subito uno o più break nei primi quattro turni hanno poi vinto il torneo, ma il mio sospetto è che abbia più a che fare con Nadal, Federer e Pete Sampras: è più probabile cioè che i giocatori migliori subiscano meno break ed è più probabile che i giocatori migliori raggiungano le fasi conclusive degli Slam.

E se anche i giocatori migliori servono con più fatica nei turni iniziali, non è in nessun modo una sentenza definitiva per le loro possibilità di vittoria finale.

Nelle 31 precedenti occasioni in cui Federer ha raggiunto i quarti di finale di uno Slam sull’erba o sul cemento, solo quattro volte ha subito più di sei break prima dei quarti di finale, avendo poi vinto il torneo due volte.

Senza dubbio a Federer fa comodo aver raggiunto i quarti di finale con il minimo disturbo, ma è comunque un disturbo che non avrebbe molto da dire se dovesse raggiungere e vincere la finale (poi persa contro Novak Djokovic in cinque set, n.d.t.)

Unbroken Grand Slam Quarterfinalists

Qual è la probabilità per il sequel di Isner v. Mahut – Verso Wimbledon

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’11 giugno 2011 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il primo articolo della serie Verso Wimbledon.

Tutti conoscono l’esito della partita di primo turno tra John Isner e Nicolas Mahut a Wimbledon 2010. Proprio nella cerimonia di sorteggio dei tabelloni per Wimbledon 2011 è emerso che i due giocheranno nuovamente uno contro l’altro (vincerà ancora una volta Isner, con il punteggio più “canonico” di 7-6 6-2 7-6, n.d.t.)

Come in molti mi hanno chiesto, qual è la probabilità? Circa 1 su 142, cioè lo 0.7%.

Il perché

Prima del sorteggio del tabellone, sapevamo che entrambi i giocatori non sarebbero stati tra le teste di serie. Quindi, sia Isner che Mahut sarebbero potuti capitare in 96 differenti posizioni del tabellone (128 posizioni complessive da cui sottrarre le 32 teste di serie). Di queste, 32 (cioè i due terzi) sarebbero state un turno tra una testa di serie contro un giocatore non testa di serie. Se Isner o Mahut fossero finiti in una di quelle posizioni, non avrebbero naturalmente potuto giocare uno contro l’altro.

Invece di scegliere in modo casuale i giocatori per le posizioni del tabellone, immaginiamo di fare il contrario, di scegliere cioè in modo casuale le posizioni del tabellone per i giocatori. In altre parole, incominciamo dicendo “Dove andrà Isner?”, estraendo poi un numero dall’urna e decidendo che la sua posizione nel tabellone è la numero 101. Dopo l’estrazione, la posizione 101 non è più disponibile e ci concentriamo su dove finirà Mahut nel tabellone.

Il calcolo si sviluppa in questo modo. Se la posizione è assegnata a Isner per primo, ci sono 96 posizioni tra cui scegliere. Di queste, 32 escludono il turno con Mahut e 64, di converso, lasciano aperta la possibilità di una partita con Mahut. Esiste quindi una probabilità pari a 64/96 = 2/3 che a Isner sia assegnata una posizione che possa farlo giocare contro Mahut.

Procediamo assegnando ora una posizione a Mahut. Sono rimaste 95 posizioni per i giocatori non teste di serie (128 totali, meno 32 teste di serie, meno la posizione di Isner). Solo una di queste è un primo turno contro Isner quindi – rispetto alle condizioni per cui si può verificare un primo turno con Isner – esiste 1 probabilità su 95 che a Mahut venga assegnata quella posizione.

In conclusione, la probabilità di una partita tra i due è (2/3)*(1/95) = (2/285), cioè appunto 1 su 142.5

(Naturalmente nell’ipotesi che il sorteggio sia effettivamente eseguito in modo casuale!)

AGGIORNAMENTO

Ho visto in giro diversi tentativi di calcolo che portano a diversi risultati. Eccone alcuni, insieme al motivo per il quale sono sbagliati:

  • 127 a 1. Può sembrare veritiero, visto che ci sono 128 giocatori nel tabellone principale. Ma 127 a 1 è giusto solo in assenza di teste di serie. Ci sono invece solo 96 possibili posizioni nel tabellone per giocatori fuori dalle teste di serie come Isner e Mahut e, come abbiamo visto, non tutte consentono un accoppiamento tra i due giocatori.
  • 95 a 1. Meglio, perché riconosce la presenza delle teste di serie. Ma non tiene in considerazione la possibilità che Isner o Mahut possano sorteggiare una testa di serie.
  • Almeno 16.000 a 1. Qualsiasi numero di questa portata considera la probabilità che due specifici giocatori giochino contro per due edizioni consecutive del torneo. A posteriori, sappiamo che la partita tra Isner e Mahut si è rivelata estremamente avvincente, ma a maggio 2010 nessuno si sarebbe interessato alla probabilità che i due avrebbero giocato contro a Wimbledon di quell’anno e poi ancora a Wimbledon 2011. La risposta a quella domanda è 20.000 a 1, ma non è la domanda giusta. È un dato di fatto che Isner e Mahut abbiano giocato contro a WImbledon 2010, in termini di probabilità dunque siamo al 100% di probabilità che abbiano giocato contro nel 2010. Visto che conosciamo la storia, la domanda rilevante è quale sia la probabilità che vengano sorteggiati ancora una volta per giocare uno contro l’altro. Si tratta di un’occorrenza forzata, ma non così tanto da essere espressa con un rapporto di 16.000 a 1. Se verranno sorteggiati ancora nel 2012, allora si potrà iniziare a parlare di 20.000 a 1 (Isner ha perso al primo turno da Alejandro Falla in cinque set, e Falla ha poi battuto Mahut al secondo turno sempre in cinque set, n.d.t.)

What are the Odds: Isner-Mahut Redux

La più grande vittoria a sorpresa nella storia recente dello sport – Verso Wimbledon

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 29 giugno 2012 – Traduzione di Edoardo Salvati

In attesa di Wimbledon 2017, vengono riproposti spunti di riflessione su alcuni avvenimenti di rilievo delle passate edizioni.

Lukas Rosol ha generato un movimento tellurico battendo Rafael Nadal al secondo turno di Wimbledon 2012. I titoli da prima pagina non si sono fatti attendere: una delle (o la?) più grande vittoria a sorpresa di tutti i tempi. Totalmente impensabile. Impossibile da prevedere.

Per certi versi, sono affermazioni corrette. Nessuno avrebbe scommesso sulla vittoria di Rosol. Anzi, sarei stupito se qualcuno avesse anche solo pronosticato la sua conquista di un set. Per quanto sia stata una sconfitta inaspettata, si è ecceduto con i superlativi. Un conto infatti è pronosticare che giocatori come Nadal, Novak Djokovic, Roger Federer o chi altri vinceranno una determinata partita. Un altro è generalizzare dicendo che vinceranno sempre contro avversari di un certo livello. La prima è un’osservazione dotata di senso, la seconda è pura follia.

Il mercato delle scommesse

Un modo per affrontare la questione è analizzare il mercato delle scommesse. Per partite di alto profilo, il comportamento di scommettitori e allibratori rende chiara idea del buon senso associato a una partita. Le quote relative a quella tra Nadal e Rosol variavano (molto a grandi linee) da 25:1 a 75:1. Anche se ci spingiamo oltre arrivando a una quota estrema di 100:1, significa che il mercato affidava a Rosol una probabilità di vittoria dell’1%. Certo, una probabilità molto ridotta, ma sempre una probabilità diversa da zero.

Quindi, è chiaro che Nadal avrebbe dovuto superare il turno, anzi probabilmente sarebbe dovuto arrivare almeno in semifinale. Ma in ogni turno contro avversari sfavoriti con un 1% di probabilità di vittoria, prima o poi il risultato sorprendente si verifica. Consideriamo che in ogni Slam ciascuno dei primi tre deve giocare almeno due partite contro avversari non teste di serie: diventano sei partite per Slam che danno potenzialmente adito alla più grande vittoria a sorpresa di sempre. Lo sporadico primo o secondo turno – come Nadal contro John Isner al Roland Garros 2011 – non si sarebbe qualificato come tale, ma lo farebbero partite di turni più avanzati – come l’ottavo di finale tra Federer e il lucky loser David Goffin al Roland Garros 2012.

Di fronte a 24 opportunità all’anno, uno di questi risultati a sorpresa dovrebbe accadere ogni quattro anni. Pur facendo notizia, statisticamente parlando non si può definirlo la più grande vittoria a sorpresa della storia del tennis, semmai la più grande di recente memoria. E ci si sta riferendo solo ai tornei Slam.

Signor nessuno

Parte del motivo per cui si tende a esagerare di fronte a queste occorrenze è legato alla riluttanza della nostra mente a pensare in termini di probabilità ridotte: un evento è probabile o non lo è. Un’altra ragione è il predominio storicamente senza precedenti dei tre più forti di questi anni, cioè Federer, Djokovic e Nadal.

Un ulteriore contributo alla distorsione è quello che è stato evidenziato da più parti: i media si riferiscono a Rosol come a un signor nessuno. Non si può negare che fosse la prima volta per Rosol nel tabellone principale di Wimbledon e che avesse solo una vittoria contro uno dei primi 20. Ma è pur sempre il terzo giocatore classificato della Repubblica Ceca, è rimasto tra i primi 101 per più di tre anni, entrando anche tra i primi 70. In qualsiasi sport di squadra di un certo rilievo, un giocatore tra i primi 100 vale un posto tra i primi cinque; il numero 65 potrebbe entrare nella selezione All Star.

Quando Donald Young ha battuto Andy Murray all’Indian Wells Masters 2011, erano tutti sorpresi, ma non quanto dopo la vittoria di Rosol contro Nadal, perché il potenziale di Young è conosciuto e i tifosi americani parlano di lui ormai da anni. Anche quando Alex Bogomolov, la settimana successiva al Miami Masters, ha battuto sempre Andy Murray, si trattava comunque di un nome conosciuto, in parte anche per le wild card ricevute dai tornei americani e per il seguito mediatico.

Evidenza di livello alto anche nelle retrovie

Invece che ritenerla una casualità riguardante un giocatore di cui non sentiremo più parlare, l’eliminazione di Nadal andrebbe trattata come evidenza del livello di bravura dei giocatori delle retrovie. Rosol non è l’unico giocatore fuori dai primi 50 con un gioco molto potente. Non è l’unica minaccia nel circuito di cui non si è parlato mentre era juniores. E certamente non sarà l’ultimo giocatore “navigato” a ottenere una vittoria a sorpresa così prestigiosa su un avversario “imbattibile”.

The Greatest Upset in Sports Recency

L’impegno – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 7 gennaio 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’undicesimo articolo delle Australian Open Series.

In questo inizio di anno molti dei migliori giocatori del mondo hanno ripreso il tennis competitivo. Tra quelli su cui gli appassionati hanno grandi aspettative c’è senz’altro Andy Murray, recentemente nominato cavaliere del Regno Unito. Con una stagione memorabile nel 2016, Murray ha raggiunto un traguardo che sembrava impossibile, cioè diventare numero 1 del mondo a spese di Novak Djokovic.

È servita una combinazione di eventi affinché riuscisse a superare Djokovic. Molti commentatori e giocatori però attribuiscono la sostanza del successo di Murray all’impegno e all’intensità con cui ha affrontato le partite e gli allenamenti.

L’impegno – il duro lavoro – è un termine spesso oggetto di discussione, e ci sono molte convinzioni sull’identità dei giocatori che non si risparmiano e su quella dei giocatori che invece cercano di ridurre lo sforzo al minimo.

Eppure non esiste un indicatore numerico o una metodologia di misurazione dell’impegno nel tennis che sia uniformemente applicabile. Questo rende difficile andare oltre le ipotesi e capire nel dettaglio quanta parte rivesta l’impegno per la carriera di un giocatore.

Insieme ai ricercatori del Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, abbiamo sviluppato una statistica sull’impegno. Sappiamo bene che l’impegno in una partita è molto più della distanza percorsa in campo. Riguarda infatti anche la velocità e la direzione degli spostamenti, e il numero e l’intensità dei cambi di direzione.

Ad esempio, a parità di movimento, spostarsi lateralmente richiede più sforzo di un avanzamento. Inoltre, a parità di durata, cambiare direzione dopo uno sprint di due secondi richiede più energia di una corsa senza interruzioni. Sono tutti fattori che un’affidabile statistica sull’impegno deve tenere in considerazione.

Uomini

Con i dati raccolti sullo spostamento in campo dei giocatori, siamo in grado di quantificare velocità, direzione e distanza percorsa con un solo numero che misuri, in unità di joule, l’impegno totale profuso in uno scambio.

L’immagine 1 mostra l’impegno medio per colpo e l’impegno medio per punto, rispetto a tutti i colpi di uno scambio (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Sulla base delle partite giocate nelle ultime tre edizioni degli Australian Open, dal 2014 al 2016, Murray ha totalizzato l’indice d’impegno più alto, con in media 350 joule spesi per singolo colpo. Considerando che è anche tra i giocatori con gli scambi più lunghi, ha registrato una delle tre medie più alte di joule per scambio (valore che è condizionato dall’indice di impegno del giocatore e dal numero di colpi giocati in un tipico scambio), insieme a David Ferrer e Gilles Simon.

Anche l’intensità di Rafael Nadal lo classifica tra i primi 10, mentre Djokovic e Roger Federer non sono molto dietro, sebbene sia Djokovic ad avere la più alta media d’impegno per scambio dei tre.

IMMAGINE 1 – Indice d’impegno per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Quali sono i giocatori con minore impegno per colpo? Tra i giocatori della parte bassa della classifica ci sono quelli che fanno ampio affidamento sul servizio, come Nicolas Almagro, Ivo Karlovic e John Isner.

Curiosamente, un giocatore dal grande servizio come Milos Raonic ha un indice d’impegno per colpo relativamente alto se paragonato a giocatori simili. Sarà interessante vedere come questa distinzione nello stile di gioco di Raonic lo aiuterà nella continuazione della sua carriera.

Donne

Per il tennis femminile, gli indici d’impegno sono generalmente più ridotti, in gran parte a causa di un peso corporeo inferiore. Ai recenti Australian Open, tra le giocatrici con un maggiore indice d’impegno troviamo Caroline Wozniacki, Carla Suarez Navarro e Agnieszka Radwanska. Simona Halep e Angelique Kerber sono più in basso nella classifica di impegno per colpo, ma hanno entrambe un alto impegno totale per scambio, con medie superiori ai 1200 joule.

Come per gli uomini, anche tra le giocatrici che limitano al minimo l’indice d’impegno troviamo quelle dotate di un grande servizio, Serena Williams e Petra Kvitova ad esempio. Come accade per la potenza dei loro colpi al rimbalzo, è probabile che siano più selettive anche nella scelta sulla quantità d’impegno negli spostamenti.

IMMAGINE 2 – Indice d’impegno per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

Conclusioni

Rimangono in ogni caso alcuni elementi che contribuiscono all’impegno e che non siamo ancora in grado di misurare, tra cui il movimento della parte superiore del corpo e l’energia necessaria per eseguire il colpo. Se riuscissimo a farlo, è probabile che giocatori come Nadal salirebbero in graduatoria.

Per il momento, dall’analisi dei dati sul movimento in campo possiamo interpretare l’impegno dei giocatori in modo più sistematico. Abbiamo già trovato risultati interessanti, come il fatto che, in termini di sforzo degli spostamenti in campo, l’etica lavorativa di Murray lo distingue da molti dei giocatori di vertice.

AO Leaderboard— Work

La distanza percorsa dalle donne – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 30 dicembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il decimo articolo delle Australian Open Series.

In precedenza, ho analizzato la dinamiche legate alla distanza percorsa in una partita e durante un punto per il tennis maschile. Le statistiche raccolte ed elaborate dal Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, mostrano che durante gli Australian Open i giocatori percorrono dalle 2 alle 3 miglia a partita (dai 3.2 ai circa 5 km). I grandi servitori tendono a limitare i propri spostamenti in misura maggiore rispetto a tutti gli altri giocatori.

Qual è la distanza tipicamente percorsa nel tennis femminile, e quali sono le giocatrici che fanno più strada in campo?

Nelle ultime tre edizioni degli Australian Open, dal 2014 al 2016, la distanza tipica percorsa da una giocatrice in una partita è stata tra 0.5 miglia e 1 miglio (tra gli 0.8 e gli 1.6 km), la metà di quanto percorso dagli uomini.

Questo non dovrebbe rappresentare una sorpresa considerando che il format del tennis femminile è al meglio dei 3 set, che porta il numero complessivo di punti giocati a essere circa il 60% di quelli di una tipica partita maschile al meglio dei 5 set.

Non si trovano giocatrici con caratteristiche di percorrenza come quelle viste per Gilles Simon, cioè un giocatore con diverse partite maratona nelle edizioni considerate.

C’è però un gruppo di partite con le distanze minori registrate che riguardano Serena Williams, come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Limitando al minimo la durata delle partite e il numero di colpi per scambio, Williams è in grado di evitare di percorrere grandi distanze in campo.

IMMAGINE 1 – Distanza percorsa in una partita per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

Distanza percorsa per punto

Nell’esame della distanza media percorsa per punto – finalizzato a determinare le dinamiche di percorrenza nel tennis maschile – è emerso che l’intervallo di valori si attesta tra un minimo di 25 piedi, o 7.62 metri (John Isner), a circa 40 piedi, o 12 metri (come nel caso di Andy Murray e Simon).

Le medie delle giocatrici rientrano nello stesso intervallo: tra le giocatrici che percorrono le distanze maggiori durante un punto troviamo Agnieszka Radwanska e Caroline Wozniacki con 38-40 piedi (11.5-12 metri) percorsi, come illustrato nell’immagine 2.

Come riscontrato per gli uomini, le giocatrici dalla grande potenza (specialmente al servizio), tra cui Karolina Pliskova e Williams, limitano al minimo la distanza percorsa. Medie di 20-21 piedi, 6-6.4 metri, suggeriscono che alcune giocatrici riescono a controllare i loro spostamenti in campo con efficenza anche superiore rispetto ai giocatori dalla stazza imponente.

IMMAGINE 2 – Distanza percorsa per punto per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

AO Leaderboard— Women’s Distances

La distanza percorsa dagli uomini – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 24 dicembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il nono articolo delle Australian Open Series.

Durante la telecronaca di un partita di tennis è possibile vedere, occasionalmente, indicazioni sulla distanza percorsa dai giocatori. Raramente però vengono fornite statistiche aggregate per torneo o per stagione, numeri che invece sarebbero utili per capire quali valori rappresentino la norma e quali l’eccezione per il massimo livello espressivo di tennis.

Con l’aiuto dei dati raccolti e analizzati dal Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, siamo in grado di elaborare con maggiore precisione lo sforzo fisico richiesto dal tennis professionistico.

In questo articolo si analizza la distanza percorsa nelle partite di singolare maschile delle ultime tre edizioni degli Australian Open, dal 2014 al 2016.

Qual è la distanza tipica percorsa da un giocatore durante una partita?

L’immagine 1 mostra la distanza complessivamente percorsa nelle più recenti partite degli Australian Open. Ogni punto rappresenta la distanza percorsa da uno specifico giocatore in una specifica partita (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Per il tennis maschile, nella maggior parte delle partite un giocatore può attendersi di percorrere tra 1 e 2 miglia, quindi tra 1.6 e 3.2 km. Però, nelle partite al meglio dei 5 set, è possibile che un giocatore arrivi a percorrere fino a 3 miglia, quasi 5 km.

È interessante notare come Gilles Simon, il cui tennis è caratterizzato da movimenti fluidi e leggeri, negli ultimi anni sia l’unico giocatore, tra quelli nel grafico, ad avere due partite sopra le 3 miglia: una lunga partita di 4 set persa contro David Ferrer nel 2015 (con il punteggio di 2-6 5-7 7-5 6-7, n.d.t.) e un’epica partita di 5 set con cui ha rischiato di eliminare Novak Djokovic nel 2016 (terminata con il punteggio di 3-6 7-6 4-6 6-4 3-6, n.d.t.).

Per l’intero periodo di riferimento, le caratteristiche della distanza percorsa e la sua correlazione con i punti giocati sono rimaste piuttosto stabili.

Nel 2014 si sono però verificate delle anomalie, con un gruppo di punti che rappresentano le minori distanze percorse tra tutti i dati disponibili. Molte di queste partite sono state primi e secondi turni in cui i giocatori hanno probabilmente subito le temperature estreme della prima settimana degli Australian Open 2014. In quell’anno, ad esempio, ci sono stati più ritiri del solito, tra cui quello di Bernard Tomic nella partita contro Rafael Nadal e quelli di Andrey Golubev contro Stanislas Wawrinka, due delle partite ai margini nel grafico dell’immagine 1.

IMMAGINE 1 – Distanza percorsa in una partita per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

La lunga percorrenza come stile di gioco

In una partita dal punteggio ravvicinato, qualsiasi giocatore può trovarsi a dover percorrere lunghe distanze. Quali sono invece i giocatori che hanno fatto della lunga percorrenza il loro stile di gioco?

Per una risposta, guardiamo alla distanza media percorsa in un punto, come mostrato nell’immagine 2. In cima all’elenco figurano diversi giocatori noti per guadagnarsi i punti con il sudore, tra cui Andy Murray, Ferrer e il maratoneta Simon.

In media, questi giocatori percorrono 38 o più piedi, cioè 11.6 metri, a punto. Djokovic e Nadal sono appena sotto con una distanza media per punto rispettivamente di 35 piedi, o 10.7 metri, e 34 piedi, o 10.4 metri.

Nella parte bassa della classifica ci sono alcuni dei giocatori dal grande servizio. Nick Kyrgios e Milos Raonic preferiscono tenere i punti brevi e limitare al minimo gli spostamenti. In un tipico punto, entrambi percorrono 25 piedi, o 7.62 metri. Samuel Groth e John Isner portano questo stile di gioco su valori estremi, percorrendo in media poco sopra i 20 piedi a punto, 6 metri.

IMMAGINE 2 – Distanza percorsa per punto per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Per lo stesso giocatore, ho inserito le differenze massime percorse in un punto in modo da mostrare la grande estensione dell’intervallo tra valori di normale percorrenza e il limite più alto di quanto ci si potrebbe attendere da un determinato giocatore. Anche per i giocatori come Isner dover percorrere 250 o più piedi in un punto, 76 o più metri, non sarebbe impossibile.

Quindi, anche i giocatori con uno stile che minimizza gli spostamenti sono in grado di ricorrere alla propria resistenza per quel raro punto di lunghezza epica che potrebbero giocare in una partita.

Il prossimo articolo analizza le distanze percorse nel tennis femminile, alla ricerca delle giocatrici con stili simili a quelli di Simon e Isner.

AO Leaderboard— Men’s Distances

Il primo colpo dopo il servizio – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 17 dicembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’ottavo articolo delle Australian Open Series.

Uno degli aspetti di maggiore differenziazione tra il tennis maschile e quello femminile è il servizio. Come evidenziato in alcune delle precedenti analisi di questa serie, la velocità dei colpi a rimbalzo nei due circuiti presenta valori tra loro comparabili.

Per quanto riguarda il servizio invece, la separazione è molto più marcata: sul cemento, la velocità media della prima di servizio per gli uomini è di 115 miglia orarie (mph), o 185 km/h, per le donne di 99 mph, o 159 km/h.   

Si tratta del resto di una differenza ben conosciuta. Un aspetto meno evidente riguarda le conseguenze indirette che differenti velocità al servizio determinano sulle dinamiche osservate nei game di servizio per il tennis maschile e femminile.

Grazie ai dati ricavati dalla tecnologia a disposizione, è possibile approfondire queste tematiche per una migliore comprensione iniziando dalle preferenze di scelta sul primo colpo successivo al servizio (servizio + 1), cioè il primo vero colpo dello scambio da parte del giocatore al servizio.

Se il giocatore al servizio ha creato una situazione di vantaggio con la battuta, ci si aspetta che sia più incline a giocare un dritto d’attacco?

Utilizzando i dati raccolti dal Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, per le edizioni degli Australian Open dal 2014 al 2016, troviamo che per il colpo successivo alla prima di servizio gli uomini utilizzano il dritto il 68% delle volte rispetto al rovescio, come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Una differenza molto netta se paragonata alla scelta delle giocatrici al servizio, che giocano il dritto nel primo colpo dopo il servizio il 58% delle volte, con una preferenza quindi molto meno accentuata. Sulla seconda di servizio la differenza tra generi non è così rilevante, il che suggerisce un ruolo dominante del servizio nella preferenza per il dritto.

IMMAGINE 1 – Percentuali di preferenza del dritto sul primo colpo successivo al servizio per il giocatore al servizio, Australian Open 2014-16

Se si prende a riferimento l’anno, troviamo che la preferenza del dritto nel tennis maschile è stata ancora più evidente nell’edizione del torneo di due anni fa.

Nel 2014 infatti, gli uomini hanno colpito di dritto quasi l’80% delle volte sulla prima di servizio. Per le donne invece la tendenza è stata opposta, con una distribuzione praticamente identica del primo colpo dopo il servizio tra dritto e rovescio. 

IMMAGINE 2 – Dinamiche di preferenza del dritto sul primo colpo successivo al servizio per il giocatore al servizio, Australian Open 2014-16

Convergenza di scelte

Il primo colpo successivo al servizio è un possibile indicatore del modo in cui selezione dei colpi e tattiche di gioco determinino differenze tra il tennis maschile e quello femminile.

E le dinamiche che risultano da questa osservazione mostrano come, nel tempo, la selezione dei primi colpi nei game al servizio si sia molto avvicinata.

Questo significa che è lecito attendersi che, nel tennis femminile, il primo colpo dello scambio da parte della giocatrice al servizio sia più di attacco e più prevedibile oggi di quanto non lo fosse due anni fa.

Nei prossimi anni vedremo se queste tendenze saranno confermate o se assisteremo a evoluzioni di altra natura. 

AO Leaderboard— Serve Plus 1 Stroke

Scambi vincenti – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 10 dicembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il settimo articolo delle Australian Open Series.

Quando si pensa alla capacità di dominare uno scambio lungo, vengono in mente quei giocatori con la tendenza a giocare punti caratterizzati da molti colpi e in grado di vincerli con regolarità.

Sebbene durante qualche torneo appaiano indicazioni sulla lunghezza tipica di uno scambio, di solito non conosciamo le probabilità di vincerlo che un giocatore possiede in funzione del protrarsi dello scambio. Nell’articolo si affronta la tematica utilizzando i dati raccolti dal Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana.

La lunghezza dello scambio è fortemente condizionata dall’efficacia del servizio, ci si aspetta cioè uno scambio più lungo nel caso in cui il servizio non sia un vincente o non consenta al giocatore al servizio di chiudere il punto con il suo secondo colpo.

Come passaggio iniziale, quindi, analizziamo le prestazioni e la lunghezza dello scambio per i giocatori al servizio.

Uomini al servizio

L’immagine 1 mostra la percentuale di punti vinti dai giocatori al servizio nelle edizioni dell’Australian Open dal 2014 al 2016 negli scambi lunghi (più di 4 colpi) e in quelli corti (entro i 4 colpi), conteggiando il servizio come primo punto dello scambio (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Il limite dei 4 colpi è arbitrariamente scelto, ma è stato utilizzato anche in altre analisi per definire il tennis come gioco di “primo attacco”, cioè quello in cui la maggior parte dei punti si concludono, servizio compreso, entro i 4 colpi.

Se molti dei nomi più famosi si trovano nella parte alta della classifica, come Novak Djokovic, Andy Murray e Rafael Nadal, è perché il riferimento numerico si concentra sulla percentuale di vittorie. Osserviamo anche l’universalità del vantaggio associato al servizio, dovuta al fatto che, preso un determinato punto, è molto probabile che tutti i giocatori di vertice abbiano vinto quel punto sul proprio servizio. Tuttavia, è un vantaggio che subisce variazioni considerevoli. Prendiamo Roger Federer, il quale al servizio vince l’81% degli scambi corti ma solo il 51% di quelli lunghi. In confronto, Fabio Fognini al servizio vince il 68% degli scambi corti e il 54% di quelli lunghi.

IMMAGINE 1 – Percentuale di punti vinti al servizio rispetto alla lunghezza dello scambio per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Uomini alla risposta

Cambiando prospettiva ed esaminando la percentuale di punti vinti dal giocatore alla risposta rispetto alla lunghezza dello scambio, si modificano anche i valori. L’immagine 2 fornisce un dettaglio su quei giocatori che ottengono i risultati migliori di fronte a un servizio debole dell’avversario.

Notiamo l’eccezionalità di Djokovic e Kei Nishikori nel primeggiare negli scambi lunghi sia al servizio che alla risposta. Per tutti i giocatori dell’elenco fino a Juan Martin Del Potro siamo in presenza di prestazioni notevoli perché, con una percentuale del 50% o superiore, dopo due colpi sono in grado di eliminare il vantaggio associato al servizio dell’avversario.

IMMAGINE 2 – Percentuale di punti vinti alla risposta rispetto alla lunghezza dello scambio per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Donne

Anche nel tennis femminile la lunghezza degli scambi e le percentuali di punti vinti sono condizionate dal servizio, ma in misura inferiore rispetto a quello maschile, come mostra l’immagine 3. Anzi, assistiamo a dinamiche specifiche per le giocatrici al servizio che registrano le più alte percentuali di scambi lunghi vinti, come ad esempio la vincitrice delle Finali di stagione 2016 Dominika Cibulkova o Lucie Safarova. Per queste giocatrici infatti, la lunghezza degli scambi è virtualmente ininfluente sulla percentuale di punti vinti al servizio.

Giocatrici come Madison Keys e Serena Williams evidenziano dinamiche di gioco più simili a quelle degli uomini: una percentuale tra il 10 e il 20% di vantaggio sui punti vinti al servizio negli scambi corti.

IMMAGINE 3 – Percentuale di punti vinti al rispetto alla lunghezza dello scambio per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

Si assiste al cambiamento più radicale esaminando i punti vinti dalle giocatrici alla risposta, che sono in una posizione molto più favorevole rispetto agli uomini per prendere il controllo del punto dopo due colpi.

E alcune giocatrici sembrano avere un’abilità superiore nel ricavare vantaggio dalle opportunità sugli scambi lunghi. Sia Cibulkova che Johanna Konta, con una percentuale di punti vinti sugli scambi lunghi maggiore del 60%, rendono il game di servizio delle avversarie più combattuto nel caso in cui il punto non si concluda velocemente.

IMMAGINE 4 – Percentuale di punti vinti alla risposta rispetto alla lunghezza dello scambio per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

AO Leaderboard— Rally Winners

La lunghezza dello scambio – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 3 dicembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il sesto articolo delle Australian Open Series.

La lunghezza di uno scambio è un valido indicatore della presenza di diversi stili di gioco. Ci si aspetta che i giocatori che limitino lo scambio a pochi colpi abbiano un servizio dominante e siano più propensi a scendere a rete. I giocatori che invece entrano più spesso in scambi prolungati tendono a preferire il gioco da fondo e hanno un’arma nei colpi a rimbalzo e nella resistenza.

Alcuni opinionisti hanno definito il tennis professionistico come un tennis di “primo attacco”, visto che la maggior parte dei punti si concludono, servizio compreso, entro i 4 colpi.

Sebbene sia una dinamica tipica per il giocatore al servizio cercare di vincere il punto prima che il giocatore alla risposta abbia effettuato il suo secondo colpo, sappiamo anche che esistono vari gradi di differenziazione tra singoli giocatori.

Stile di gioco in funzione della lunghezza dello scambio

Questo articolo analizza le differenze tra giocatori in termini di lunghezza dello scambio. In particolare, quali sono i giocatori che chiudono lo scambio più velocemente e quali più lentamente? E ancora, quali giocatori al servizio affrontano gli scambi più lunghi sulla seconda?

La risposta alla prima domanda fornisce informazioni sulla tendenza, in generale, di un giocatore rispetto allo scambio e, dunque, sul suo stile di gioco più ricorrente.

La risposta alla seconda domanda fornisce informazioni più specifiche sulla vulnerabilità della seconda di servizio: se un giocatore si trova ad affrontare più frequentemente scambi più lunghi sulla seconda significa che ha una seconda di servizio debole.

Come sempre, i dati raccolti sono stati elaborati dal Game Insight Group di Tennis Australia, la Federazione australiana, e si riferiscono alle edizioni degli Australian Open dal 2014 al 2016. In questa sede, lo scambio è da intendersi come la somma di tutti i colpi di un punto, compreso il servizio.

Uomini

Usando i 4 colpi come limite tra scambi corti e scambi lunghi, l’immagine 1 mostra come la frequenza con la quale il 90% dei giocatori di vertice entra in uno scambio lungo si attesti tra il 20 e il 36% (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Il giocatore più bravo a limitare gli scambi lunghi in queste tre edizioni degli Australian Open è stato l’americano Jack Sock, con solo il 18% degli scambi superiori ai 4 colpi (non c’è da stupirsi che sia anche tra i più forti giocatori di doppio). Appena sotto Sock ci sono giocatori dal grande servizio che cercano gli scambi brevi, come Sam Groth, John Isner e Vasek Pospisil.

Anche se Rafael Nadal è noto per giocare più scambi lunghi della media, almeno sul cemento diventa un giocatore più tipico. La sua frequenza del 28% di scambi lunghi lo pone dietro Andy Murray e Novak Djokovic che, con il 34% sul cemento, sono due dei giocatori con la frequenza maggiore di scambi lunghi.

IMMAGINE 1 – Scambi superiori ai 4 colpi per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Se si analizza la variazione della lunghezza tipica di uno scambio sulla seconda di servizio di un giocatore, si nota come la maggior parte dei giocatori affronta scambi lunghi più frequentemente su questo tipo di punti.

Prendiamo il caso di Nicolas Almagro, il quale ha la tendenza a tenere lo scambio corto nella maggior parte dei punti (al servizio o alla risposta), con una frequenza di scambi lunghi solo del 20%. Sulla seconda di servizio però questa percentuale sale al 38%, quasi il doppio.

Eccezioni

Ci sono alcune interessanti eccezioni, ad esempio John Isner, con il suo servizio potente. Sulla seconda di servizio i suoi scambi sono mediamente più corti, e questo potrebbe essere l’effetto di un campione più ridotto di seconde di servizio giocate da Isner o indicazione del fatto che i suoi servizi sono tutti molto efficaci.

Un’eccezione meno ovvia è quella di Fernando Verdasco, che mantiene la stessa distribuzione di scambi su tutti i punti e sulle seconde di servizio, rendendo le sue strategie sulla seconda di servizio degne di un’analisi dedicata.

Donne

Per il tennis femminile gli scambi più lunghi sono più frequenti, con il 90% delle giocatrici di vertice che si attesta tra il 23 e il 44% delle volte. Come per gli uomini, notiamo la presenza di giocatrici dal servizio più efficace e dallo stile di gioco di attacco e più aggressivo tra quelle con il maggior numero di scambi corti. Come mostrato nell’immagine 2, fanno parte di questo gruppo Karolina Pliskova, Serena Williams e Petra Kvitova, con una frequenza di scambi lunghi solamente tra il 23 e il 24%.

Nella parte bassa della classifica tra le giocatrici con il maggior numero di scambi lunghi troviamo Angelique Kerber, Simona Halep e Victoria Azarenka, con una frequenza più alta del 40% nelle passate edizioni degli Australian Open.

IMMAGINE 2 – Scambi superiori ai 4 colpi per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

Rispetto al tennis maschile, tra le giocatrici si registra una maggiore varietà nelle differenze tra la lunghezza degli scambi e la lunghezza degli scambi sulla seconda di servizio.

In particolare, troviamo un sottoinsieme più numeroso di giocatrici con scambi più corti sulla seconda di servizio rispetto alla lunghezza media dei loro scambi, tra cui Camila Giorgi e Flavia Pennetta.

Se ne può dedurre che, sebbene il servizio delle donne sia meno dominante di quello degli uomini, riesce a offrire una maggiore varietà di stili di gioco.

AO Leaderboard— Rally Lengths

La velocità del dritto a rimbalzo – Australian Open Series

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 novembre 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Il quinto articolo delle Australian Open Series.

Dopo aver analizzato la velocità del rovescio nel primo articolo della serie, in questo approfondimento l’attenzione è rivolta di nuovo ai colpi a rimbalzo, in particolare alla velocità del dritto.

I grafici che seguono mostrano la velocità all’impatto, misurata in miglia orarie (mph), dei dritti a rimbalzo (intesi come dritti che finiscono entro tre metri dalla linea di fondo) durante le edizioni degli Australian Open dal 2014 al 2016.

Uomini

Come rappresentato nell’immagine 1, la maggior parte dei giocatori raggiunge sul dritto velocità medie tra le 71 e 88 mph, cioè tra i 114 e 141 km/h (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Sebbene in presenza di un campione ridotto di colpi, è l’americano Jack Sock ha registrare la velocità media più alta con 86 mph, cioè 138 km/h. Nel gruppo dei giocatori sopra le 80 mph ci sono anche Dominic Thiem e Stanislas Wawrinka. Juan Martin Del Potro (il quale purtroppo per via degli infortuni ha giocato solo 2 partite agli Australian Open tra il 2014 e il 2016) è appena dietro con una velocità media pari a 80 mph, circa 129 km/h.

A immediata distanza troviamo i dritti profondi di Novak Djokovic, Rafael Nadal e Grigor Dimitrov, tutti con velocità medie di 79 mph (128 km/h). Sorprende vedere Andy Murray, l’attuale numero 1 del mondo, più in basso, con una velocità media di 75 mph (121 km/h), che lo pone comunque davanti agli australiani Nick Kyrgios e Bernard Tomic.

IMMAGINE 1 – Velocità del dritto per il tennis maschile, Australian Open 2014-16

Donne

Così come osservato rispetto alle velocità del rovescio, anche la differenza tra la velocità di un tipico dritto degli uomini e quella di un dritto delle donne è limitata.

Anche le donne colpiscono su velocità tra le 70 e 79 mph, cioè tra i 113 e 127 km/h, anche se meno giocatrici raggiungono velocità di 80 miglia o superiori con la stessa frequenza degli uomini. L’americana Madison Keys è un’eccezione: con una media di 81 mph (130 km/h), possiede un dritto in grado di competere con gli uomini.

Tra le altre giocatrici di potenza troviamo Samantha Stosur, Sloane Stephens e Petra Kvitova, che hanno in media un dritto tra le 75 e 76 mph (120-122 km/h). Sorprendentemente, Serena Williams e Venus Williams sono più indietro in questa classifica, con dritti a 73 mph (117 km/h), una possibile evidenza del fatto che scelgano con attenzione quando colpire di potenza. Per altre giocatrici, come Agnieszka Radwanska e Roberta Vinci, una minore velocità suggerisce un gioco più difensivo o con maggiori variazioni.

All’ultimo posto, con una velocità media di 53 mph (85 km/h), si posiziona Monica Niculescu, per quanto con un solo dritto a rimbalzo profondo nel campione. L’unica giocatrice tra le prime a preferire lo slice di dritto, Niculescu si affida al fattore sorpresa piuttosto che alla velocità e profondità.

IMMAGINE 2 – Velocità del dritto per il tennis femminile, Australian Open 2014-16

AO Leaderboard— Forehand Speeds