I tornei di preparazione a uno Slam e gli altri ATP 250

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’11 gennaio 2013 – Traduzione di Edoardo Salvati

I due tornei di preparazione agli Australian Open 2013 stanno andando in modo molto diverso tra loro.

A Sydney, una sola testa di serie (Andreas Seppi, che non è così automatico trovare tra le teste di serie o nei turni finali) ha raggiunto la semifinale, e solo un’altra è arrivata ai quarti.

Nella parte opposta del Mar di Tasmania, tre dei quattro semifinalisti ad Auckland sono tra le prime quattro teste di serie e il quarto, Gael Monfils, si trova tipicamente in quella zona di classifica (pur partecipando grazie a una wild card per via del suo 99esimo posto. Monfils ha poi perso in semifinale contro David Ferrer, n.d.t.).

Se il torneo di Sydney rientra nella casistica più convenzionale, è quello di Auckland a mescolare le carte. Nella settimana che precede uno Slam, molti dei giocatori di vertice si risposano, mentre di quelli che giocano…beh diciamo che per loro i tornei di preparazione non sono esattamente la più importante delle priorità.

Vincere nei tornei 250

Convenientemente, il calendario ATP è di immediato sostegno come esperimento finalizzato a capire se i tornei di preparazione a uno Slam facciano davvero storia a sé (per facilità, li considero tutti tornei di preparazione, anche se analizziamo solo quelli nella settimana che precede uno Slam. Sydney è incluso, ma non lo è il torneo di Brisbane, per quanto gli eventi due settimane prima di uno Slam siano generalmente chiamati “di preparazione”).

Dal 2009, tutti i tornei di ultima categoria del circuito maggiore hanno assegnato 250 punti al vincitore ed è comodo che tutti quelli nella settimana che precedente uno Slam facciano parte di questa categoria.

Per verificare se i giocatori affrontino i tornei di preparazione agli Slam diversamente, possiamo semplicemente confrontare i risultati dei tornei di preparazione con quelli degli altri tornei 250.

Non è una metodologia perfetta, visto che alcuni 250 hanno tabelloni con più di 32 giocatori e la qualità della competizione non è identica a questo livello, ma esaminando differenti parametri riusciamo ad arginare l’impatto di queste limitazioni.

Chi vi si dedica con intensità?

Iniziamo dal rapido conteggio di vittorie e sconfitte delle teste di serie. Nei tornei di preparazione dal 2009 al 2012, le teste di serie hanno vinto circa il 61% delle partite contro avversari fuori dalle teste di serie (224 su 365), mentre negli altri 250 le vittorie sono state più del 70% (1499 su 2129). Si tratta di una differenza sostanziale.

Per eliminare la stranezza del tabellone più ampio al Queen’s Club (che dal 2015 ha acquisito lo status di torneo 500, n.d.t.), e magari escludere anche qualche ritiro al primo turno, analizziamo il bilancio delle teste di serie in turni specifici.

Nei sedicesimi di finale di un torneo di preparazione, le teste di serie hanno conseguito 71 vittorie a fronte di 50 sconfitte, cioè una percentuale del 58.7%. Negli altri 250, il record è stato di 591 vittorie e 225 sconfitte, pari a una percentuale del 72.6%.

Nei quarti di finale di un torneo di preparazione, le teste di serie hanno battuto i giocatori non teste di serie per 36 volte su 46, pari al 71.7%. Negli altri 250, il bilancio è stato a favore delle teste di serie in 200 partite su 275, cioè il 72.7%.

Sembra che molti dei giocatori di vertice si presentino ai tornei di preparazione a uno Slam con l’intento di giocare una o due partite in contesto competitivo (o forse per obblighi contrattuali con gli sponsor). Sono giocatori il cui rendimento non è in linea con lo standard abituale. Ma, come visto dal record abbastanza simile nei quarti di finale, quelli che partecipano al torneo per arrivare fino in fondo giocano al loro livello abituale.

Qualche altro aspetto

Un elemento che sembra avere conseguenza effettiva nei tornei di preparazione sono i ritiri dell’ultimo minuto, come quello della seconda testa di serie Gilles Simon a Sydney, perché non compaiono nel record di partite vinte e perse (curiosamente, Monfils e Simon hanno vinto nel 2018 rispettivamente a Doha e Pune, in India, due tornei 250 che precedono gli Australian Open di due settimane, n.d.t.).

Per avere un quadro completo della situazione, compresi i ritiri, possiamo conteggiare il numero di teste di serie che hanno raggiunto la semifinale nelle due categorie che abbiamo definito per i tornei 250.

In quelli di preparazione a uno Slam, i semifinalisti negli ultimi quattro anni si sono suddivisi in 53 teste di serie e 43 non teste di serie, vale a dire che il 55% dei giocatori di vertice sono arrivati in semifinale. Negli altri 250, il rapporto è stato 365 teste di serie e 191 non teste di serie, cioè il 66% dei giocatori di vertice arrivati in semifinale.

Il rendimento delle prime quattro teste di serie

Un ennesima chiave di analisi è il rendimento delle prime quattro teste di serie. Nei 250 succede spesso che le teste di serie dalla numero 5 alla numero 8 siano praticamente indistinguibili dal resto dei partecipanti.

Per esempio, a Sydney questa settimana le teste di serie dalla 5 alla 8 sono Florian Mayer, Radek Stepanek, Jeremy Chardy e Marcel Granollers. Quindi non molta differenza tra questi giocatori e i semifinalisti fuori dalle teste di serie Julien Benneteau, Kevin Anderson e Bernard Tomic (che ha poi vinto il torneo in finale contro Anderson, n.d.t.).

In assenza di una netta separazione tra giocatori di primo livello e il resto del gruppo, selezionare le prime quattro teste di serie è una scelta valida come qualsiasi altra possibile.

Il risultato è simile a quanto visto con un campione più ampio di teste di serie. Complessivamente, quando una delle prime quattro teste di serie affronta un avversario fuori dalle prime quattro in un torneo di preparazione, vince il 65% delle partite (129 su 199). Negli altri 250, vince il 74% delle partite (978 su 1321).

Nei sedicesimi di finale, le prime quattro hanno un record di 51 vinte e 24 perse nei tornei di preparazione, pari al 68%, rispetto al 76% (366-114) negli altri 250.

È nei quarti di finale che le prime quattro teste di serie ottengono un rendimento diverso da quello delle altre teste di serie. Nei tornei di preparazione, il record è 31-20, pari al 61% delle partite. Negli altri 250, la percentuale è del 71% (261-105). Forse il bye al primo turno in molti dei tornei di preparazione a uno Slam significa che le teste di serie preferiscono non dover giocare più di due partite di preparazione.

Vincere non è predittivo

Come detto, questi calcoli restituiscono risultati imprecisi, perché non tengono conto del livello di bravura dei partecipanti in ciascuno dei vari tornei 250. Pur non essendo l’ultima parola sulla questione, sono numeri che indicano con forza che i giocatori di classifica più alta non hanno troppa considerazione dei tornei di preparazione a uno Slam. Contro un insieme di avversari dalle caratteristiche simili, vincono molte più partite nei tornei 250 di altri momenti dell’anno.

Questo forse è un motivo per cui vincere un torneo di preparazione agli Australian Open non è predittivo di alcuna particolare aspettativa di successo a Melbourne: sono tornei a cui alcuni degli avversari di più alta classifica non si dedicano con l’intensità normalmente riservata ad altri tornei.

Warming Up and Losing Out

Cosa succede dopo aver vinto un torneo di preparazione agli Australian Open?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 29 dicembre 2011 – Traduzione di Edoardo Salvati

La particolare collocazione nel calendario tennistico rende gli Australian Open un torneo unico. Seguono quasi immediatamente la ripresa dalle vacanze invernali, quindi la percezione comune è che alcuni giocatori si presentino in uno stato di forma non ottimale come per gli altri tre Slam.

Per questa ragione i tornei delle due settimane precedenti agli Australian Open sono contemporaneamente importanti e difficili da pronosticare. Chi sarà in forma a Chennai la prossima settimana (torneo vinto da Milos Raonic, che ha poi perso al terzo turno degli Australian Open 2012, n.d.t.)?

Chi è mentalmente pronto per la nuova stagione? E una volta che Chennai, Doha, Auckland, Sydney e Brisbane si sono conclusi, che informazioni si possono trarre per gli Australian Open stessi?

La classifica non sembra contare a gennaio

Cercherò di rispondere a quest’ultima domanda. Se mai ci fosse un periodo in cui la classifica non sembra contare così tanto è proprio gennaio, dopotutto è il mese in cui Yevgeny Kafelnikov ha vinto il suo Slam sul cemento.

Sarebbe ragionevole ritenere che i tornei di preparazione siano particolarmente predittivi. Magari tornei come Doha forniscono un’anteprima in pillole su quanto ciascun giocatore sia pronto per il grande evento di Melbourne.

Purtroppo però, così non sembra essere. Vincere un torneo nelle due settimane che precedono Melbourne non necessariamente è predittivo del rendimento agli Australian Open. Anzi, è più affidabile nel pronosticare una prestazione deludente nel primo Slam dell’anno.

Dal 1992 (e senza considerare il 2007, anno in cui alcuni dei tornei di preparazione hanno modificato il format introducendo una fase a gironi) ci sono stati 93 tornei nelle due settimane che precedono gli Australian Open, 42 dei quali la settimana prima e gli altri 51 due settimane prima.

Una valutazione tramite le teste di serie

Per ciascuno di essi, ho segnato i vincitori, la loro testa di serie agli Australian Open e il piazzamento a Melbourne. Con questi ultimi due dati, possiamo verificare se il rendimento sia stato uguale, superiore o inferiore alle attese.

(Le teste di serie agli Australian Open non sono lo strumento perfetto per stabilire il livello delle attese, visto che i risultati delle due settimane precedenti sono incorporati nella classifica. Ma si sono rivelate l’opzione di gran lunga più semplice e, siccome non è un metodo che distingue, ad esempio, tra la testa di serie numero 5 e la numero 8, dubito che faccia troppa differenza.)

Consideriamo i vincitori nella settimana che precede gli Australian Open. Non avevo grandi aspettative in questo caso, visto che i giocatori migliori solitamente riposano nella settimana prima di uno Slam. Sembra però che vincere un torneo in quella settimana dia una spinta aggiuntiva per superare uno o due turni.

Dei 42 vincitori di questi tornei, 12 hanno confermato le attese (vale a dire, hanno giocato al livello previsto dalla loro testa di serie a Melbourne), 17 hanno superato le attese e 13 hanno giocato peggio (tra cui un giocatore che si è ritirato).

Di questi tredici, solo quattro hanno perso il turno di apertura a Melbourne e nessuno era testa di serie. Molti hanno perso al secondo turno, tra cui la dolorosa uscita della testa di serie numero 6 Michael Chang nel 1993.

Negli ultimi vent’anni solo Sampras

In chiave positiva, Pete Sampras ha vinto a Sydney nel 1994 e subito dopo a Melbourne, raccogliendo due tornei di fila. È l’unico giocatore negli ultimi vent’anni ad aver vinto gli Australian Open e un altro torneo nella settimana precedente.

Per i vincitori di tornei due settimane prima di Melbourne, i risultati non sono altrettanto confortanti. Dei 51 vincitori, 15 hanno confermato le attese, 12 le hanno superate e 24 hanno giocato peggio rispetto alla loro testa di serie (tra cui, anche in questo caso, un giocatore che si è ritirato).

Incredibilmente, ben 14 su 51 vincitori non ha poi superato nemmeno un turno a Melbourne, tra cui la testa di serie numero 4 Boris Becker nel 1993, la numero 5 Carlos Moya nel 2005 e la numero 9 Andy Murray nel 2008. Solo due dei 51 giocatori hanno vinto il torneo: Petr Korda nel 1998 e Roger Federer nel 2006, entrambi trionfatori a Doha (recentemente anche Stanislas Wawrinka e Novak Djokovic ci sono riusciti, nel 2014 e nel 2016, vincendo rispettivamente a Chennai e a Doha, n.d.t.).

In altre parole, la vittoria in un torneo di preparazione non rivela molto sul livello di forma per gli Australian Open stessi, e così sarà per i vincitori dei tornei delle prossime settimane, che non riceveranno particolari favori del pronostico a prescindere da quanto abbiano giocato bene nel debutto stagionale.

Cosa succede saltando completamente i tornei di preparazione?

Se si escludono le esibizioni, è il programma che seguirà Djokovic, insieme ad altri giocatori, tra cui si fa notare Marin Cilic, che ha vinto a Chennai nel 2009. Dopo quel risultato, non è andato oltre i sedicesimi a Melbourne.

Forse questa volta gambe più fresche significheranno più turni superati (Djokovic ha effettivamente vinto gli Australian Open nel 2012, mentre Cilic non li ha giocati per infortunio. Djokovic ha vinto gli Australian Open nel 2013 senza aver disputato tornei di preparazione, così anche Federer nel 2017, n.d.t.).

What Happens When You Win an Aussie Warmup?

I 22 miti del tennis di Klaassen & Magnus – Mito 21 (sugli effetti del sentirsi vincenti)

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 30 luglio 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un’analisi del Mito 20.

Luglio 2016 è stato un mese stellare per la giocatrice inglese Johanna Konta. Dopo aver battuto Venus Williams, un suo idolo, nella finale del torneo Premier di Stanford, è nei quarti di finale della Rogers Cup di Montreal (dove ha perso inaspettatamente dalla qualificata Kristina Kucova, n.d.t.). Ultimamente sembra che tutto giri a favore di Konta.

Quando i giocatori entrano in una striscia di questo tipo, può a volte sembrare che la vittoria sia l’unico risultato possibile, come se a ogni partita vinta conquistare la successiva diventi ancora più probabile.

Questo effetto in chiave positiva di “piove sempre sul bagnato” assume diversi nomi nello sport: mano calda, striscia vincente, vantaggio psicologico. Klaassen e Magnus, i due statistici del tennis, lo definiscono come il sentirsi vincenti.

Nel Mito 21, Klaassen e Magnus analizzano l’esistenza in una partita del sentirsi vincenti. In altre parole, è possibile ritrovare lo stessa striscia avuta da Konta a luglio per la conquista di punti all’interno di una singola partita?

Mito 21: “Il sentirsi vincenti esiste”

Uno degli aspetti chiave sui cui pongono l’accento Klaassen e Magnus è che il fenomeno del sentirsi vincenti può essere definito in una molteplicità di modi. Non perdere nemmeno un set in una partita è esempio di sentirsi vincenti? E vincere dieci punti di fila?

Considerata la varietà di scelta, in Analyzing Wimbledon Klaassen e Magnus hanno utilizzato due diversi approcci per verificare l’esistenza del sentirsi vincenti nel tennis.

Nel primo, considerano l’ipotesi in cui aver vinto il punto precedente renda più probabile la vittoria del successivo. Nel secondo, si chiedono se la frequenza di vittoria dei precedenti dieci punti al servizio (di fatto due game di servizio) abbia un effetto ulteriore oltre a quello dell’esito del punto precedente.

In entrambe le circostanze, una correlazione positiva con l’esito del punto precedente o con la percentuale di vittoria dei precedenti dieci punti darebbe evidenza della disposizione mentale del sentirsi vincenti.

Visto che la bravura di un giocatore verrebbe ovviamente legata all’esito del punto precedente al servizio e alla frequenza di vittoria dei dieci precedenti punti al servizio, i due autori hanno corretto per la differenza di classifica e per la somma delle posizioni in classifica dei giocatori della partita considerata.

Una volta eseguiti tutti i calcoli, hanno trovato che il sentirsi vincenti è associato all’esito del punto precedente ma non è correlato con la media di vittoria dei dieci punti precedenti.

Una rivisitazione del Mito 21

Nel Mito 16, ho esaminato il concetto del sentirsi vincenti in relazione alla predisposizione al rischio sul servizio. In quel caso, ho usato il differenziale punti per riassumere la disposizione vincente di un giocatore avuta fino al punto preso in esame in un set. Il differenziale punti del set è semplicemente la differenza tra i punti vinti da un giocatore e quelli vinti dal suo avversario.

Prediligo questa interpretazione della disposizione vincente di un giocatore perché evita un arbitrario valore di esclusione pur rimanendo sensibile – attraverso l’azzeramento a inizio di ciascun set – a quanto successo nei game più recenti.

Sappiamo che alcuni punti in un partita possono sembrare estremamente equilibrati, anche se poi il risultato del set è a senso unico. Quanto ci si può attendere quindi che il differenziale punti si allontani dalla parità?

L’immagine 1 raffigura la distribuzione del differenziale punti in 2000 partite Slam maschili e femminili (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

I punti sono rappresentati con una scala rapportata al numero di punti complessivi nel campione al momento in cui si è verificato il differenziale punti, così che anche la rarità delle situazioni estreme abbia un senso.

Risulta che non è impensabile osservare differenziali di punti in un’intervallo da -20 a +20. Si trova inoltre che la distribuzione del differenziale punti in campo maschile e femminile è a grandi linee simile, con una frequenza più bassa di differenziali neutri per il circuito femminile.

IMMAGINE 1 – Distribuzione del differenziale punti per ATP e WTA nei tornei Slam, per il periodo 2011-2016

Rendimenti diversi rispetto all’aumento o diminuzione del differenziale?

Dopo aver visto che il differenziale punti può variare in misura sostanziale durante un set, la domanda immediatamente successiva è se i giocatori hanno un rendimento diverso in funzione dell’aumento o della diminuzione del differenziale punti.

L’immagine 2 mostra come la media di punti vinti al servizio cambi in funzione del differenziale punti e rivela una correlazione all’incirca lineare e positiva, che suggerisce che la probabilità di vincere un punto aumenti con un differenziale punti positivo e diminuisca nel momento in cui il giocatore al servizio è indietro nel differenziale.

Bisogna però prestare molta attenzione nell’interpretazione di questo grafico. Visto che si sta solo facendo una media di tutti i punti giocati in ogni istante in cui si misura il differenziale punti, è possibile che la qualità del mix di giocatori in ogni momento vari in modo tale da alterare il risultato.

Ad esempio, solo i migliori giocatori al servizio riescono a salire a dieci punti di vantaggio nel differenziale e solo i peggiori a rimanere dieci punti indietro. È necessario quindi correggere per la bravura dei giocatori per verificare se il sentirsi vincenti esiste davvero.

IMMAGINE 2 – L’effetto del sentirsi vincenti sulla percentuale di punti vinti al servizio

Adottare un modello combinato è la metodologia più normale per tenere conto della bravura dei giocatori e del raggruppamento di punti intorno al giocatore al servizio quando si considerano i singoli punti del campione di dati a disposizione.

In questo modello, il risultato è dato dal punto e si usano effetti casuali per il giocatore al servizio e quello alla risposta per tenere conto della bravura dei giocatori in ciascuna partita.

Il differenziale punti è aggiunto come variabile fissa e casuale (per il giocatore al servizio) per determinare l’impatto del differenziale sullo specifico giocatore una volta considerata la bravura dei giocatori.

Uomini

Per il circuito maschile, ho trovato che l’effetto medio ponderato del differenziale punti è di 2.5 punti percentuali ogni dieci punti guadagnati nel differenziale. Siamo di fronte a una forte evidenza del sentirsi vincenti.

Ricordiamoci però che il differenziale punti è un’arma a doppio taglio, perché sebbene un differenziale positivo incrementi la possibilità di vittoria del punto da parte del giocatore al servizio, rende altrettanto difficile vincere il punto in una situazione di punteggio sfavorevole.

L’immagine 3 mostra il 25% dei giocatori al servizio su cui incide maggiormente il sentirsi vincenti e il 25% di quelli che ne sono meno influenzati.

È interessante trovare Gael Monfils al quinto posto, con un effetto di +3.2 punti percentuali su un differenziale positivo di dieci punti. Un altro risultato degno di nota è la presenza di alcuni dei giocatori di maggiore successo nel gruppo di quelli meno soggetti al sentirsi vincenti, come Lleyton Hewitt, Roger Federer e Novak Djokovic, che si trovano nelle ultime dieci posizioni dell’elenco.

Sembra quindi che una sensibilità eccessiva agli effetti del vantaggio psicologico legato al sentirsi vincenti non sia una caratteristica di un campione del circuito maschile.

IMMAGINE 3 – L’effetto del sentirsi vincenti specifico per giocatore

Donne

Nel tennis femminile si manifestano effetti di vantaggio psicologico di maggiore portata, come mostrato dall’immagine 4. Inoltre, a differenza di quanto visto per gli uomini, ci sono più giocatrici tra le più forti a essere influenzate dal sentirsi vincenti. Giocatrici come Simona Halep, Serena Williams e Petra Kvitova hanno un effetto superiore a +4 punti percentuali associato al differenziale punti.

Tra le donne, sembra che farsi trasportare dal vantaggio psicologico durante la partita sia più un aspetto positivo che uno sfavorevole.

IMMAGINE 4 – L’effetto del sentirsi vincenti specifico per giocatrice

Riepilogo

Anche dopo aver ponderato per la possibile difformità generata dalla bravura dei giocatori, rimane comunque forte traccia del sentirsi vincenti nel tennis, una disposizione che può trascinare un giocatore quando è avanti nel punteggio ma allo stesso tempo rendere più dura la risalita nel caso opposto, quando cioè un giocatore è indietro nel punteggio. Non solo questo risultato spinge a considerare l’aspetto mentale come un fattore significativo, ma mette a dura prova l’assunto che i punti siano indipendenti e identicamente distribuiti.

Un altro valido spunto di questa analisi è la variazione da giocatore a giocatore degli effetti e delle differenze tra i due circuiti, quello maschile e quello femminile.

In particolare, si è trovato che i migliori giocatori degli ultimi anni sono stati anche quelli meno soggetti agli effetti del sentirsi vincenti, mentre sembra essere accaduto il contrario per le giocatrici migliori.

Il sentirsi vincenti sembra davvero esistere nel tennis, oltre a candidarsi come miniera d’oro per futuri approfondimenti sugli effetti del vantaggio psicologico nello sport ai massimi livelli.

Klaassen & Magnus’s 22 Myths of Tennis— Myth 21

Il numero dei ritiri negli Slam non è preoccupante

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 settembre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ritirandosi sotto 0-6 0-2 nel punteggio e avendo vinto solo 5 dei 37 punti giocati, Vitalia Diatchenko si è dimostrata essere un primo turno degli US Open 2015 ancor meno difficoltoso delle attese per Serena Williams. Naturalmente, il suo ritiro ha alimentato il solito effluvio di domande su come i premi partita dei tornei dello Slam – 39.500 dollari per la giocatrice o giocatore che esce al primo turno – siano un incentivo a presentarsi e incassare l’assegno anche quando non si è nella condizione fisica ideale per giocare.

Diatchenko non è stata l’unica a perdere al primo turno senza aver concluso la partita. Di 32 partite maschili, sei sono finite con un ritiro. Nessuna però è stata così a senso unico, tutti e sei i giocatori infortunati sono stati in campo almeno due set e cinque di loro ne hanno vinto uno.

Per il fatto che fosse un primo turno con la numero 1 del mondo, e visto l’alto numero di ritiri complessivi della giornata, i commentatori di tennis saranno certamente impegnati per qualche giorno a proporre un cambiamento nella regola. Come vedremo però, c’è scarsa evidenza di alcuna tendenza e nessun bisogno di modificare le regole.

Le circostanze dei ritiri negli Slam maschili

Prima dell’ecatombe degli US Open 2015, ci sono stati solo cinque ritiri al primo turno nei tabelloni Slam di quest’anno. Il momentaneo totale di 11 ritiri è perfettamente in linea con la media annuale del periodo 1997-2004 e lo stesso numero dei ritiri al primo turno negli Slam del 1994.

Si è assistito a un lieve incremento nei ritiri al primo turno degli Slam negli ultimi 20 anni. Dal 1995 al 2004, in media dieci giocatori hanno abbandonato il primo turno ogni anno. Dal 2005 al 2014, la media è stata di 12.2, in larga parte a causa dei 19 ritiri al primo turno della precedente stagione.

Si tratta di un aumento degli infortuni e dei ritiri in generale, non un incremento nel numero di giocatori che arrivano agli Slam non in perfette condizioni fisiche. Dal 1995 al 2004, in media 8.5 giocatori si sono ritirati prima o durante la partita dopo il primo turno negli Slam, mentre nel decennio successivo, il numero è salito a 10.8.

I ritiri nei tornei non Slam del circuito hanno avuto identico andamento. Nel periodo 1995-2004, la frequenza dei ritiri è stata di circa l’1.3% e nel decennio successivo è salita a circa l’1.8% (non c’è molta differenza tra i ritiri al primo turno e nei turni successivi per i tornei non Slam).

È la tendenza ad avere infortuni a essere aumentata – esattamente quello che ci si aspetta in uno sport diventato sempre più fisico. Sulla base dei recenti risultati, non dovremmo sorprenderci nel vedere un aumento dei ritiri nelle partite al meglio dei cinque set, visto che molte delle fatalità del primo turno degli US Open 2015 sarebbero sopravvissute a una partita al meglio dei tre set.

I ritiri negli Slam femminili

Nella maggior parte delle stagioni, la frequenza di ritiri al primo turno degli Slam femminili è a malapena la metà di quella in tornei non Slam del circuito.

Negli ultimi dieci anni, poco più dell’1.2% delle giocatrici nel tabellone principale di uno Slam ha abbandonato prematuramente una partita di primo turno. La stessa frequenza per i turni successivi è dell’1.1%, mentre quella nei primi turni di tornei non Slam del circuito è del 2.26%. Diatchenko è stata la quinta giocatrice a ritirarsi in un primo turno Slam quest’anno, per un totale quasi identico alla media di 1.2% data da sei ritiri (non ci sono stati altri ritiri al primo turno dopo quello di Diatchenko nel 2015, n.d.t.)

Un aneddoto, seppur fastidioso, non rappresenta una tendenza e il fatto che sia avvenuto in una partita di cartello non dovrebbe fargli assumere più importanza del valore associato al singolo elemento di un campione di dati. Anche di fronte al lauto compenso di una sconfitta al primo turno di uno Slam, i giocatori non si presentano al meglio della condizione più spesso di quanto non facciano durante il resto della stagione.

The Unalarming Rate of Grand Slam Retirements

Rendimenti superiori in Coppa Davis

di Peter Wetz // TennisAbstract

Pubblicato il 4 dicembre 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le valutazioni Elo specifiche per superficie sono uno strumento molto efficace per valutare il rendimento di un giocatore.

La tradizionale conclusione della stagione, con la finale di Coppa Davis, offre nuovamente la possibilità di verificare quali giocatori diano il meglio difendendo i colori della propria nazione e quali invece subiscano la pressione dettata dall’importanza dell’evento (per inciso, non sono un estimatore della parola offseason, che definisce l’intervallo temporale tra la fine della stagione regolare e la sua ripresa l’anno successivo, perché ci sono comunque tornei del circuito ITF e i play-off di assegnazione delle wild card per gli Australian Open 2018).

Meglio con le valutazioni Elo

Come già accennato, le valutazioni Elo si sono dimostrate un metodo migliore per rappresentare la bravura di un giocatore rispetto alla classifica ufficiale ATP.

Quindi, mettere a confronto le vittorie attese rispetto a quanto previsto da Elo con le vittorie effettive consente di avere un’idea più chiara su quali giocatori abbiano mantenuto un rendimento superiore alle aspettative.

Ai fini di questa valutazione, il perimetro di analisi comprende tutte le partite del World Group e del Group 1 dal 1980. Si tratta di un campione con circa 5000 partite, fino ai quarti di finale del World Group 2017, in cui compaiono solo i giocatori con almeno quindici partite giocate.

Iniziamo con la statistica più immediata, la percentuale di vittorie-sconfitte. La tabella mostra i primi dieci record di vittorie-sconfitte di tutti i giocatori del campione (l’ultima colonna evidenzia quelli ancora in attività).

Giocatore    Vitt  Sconf  Perc   Attivi
Nadal	     20	   1      95%    1
Becker	     31	   2      94%    0
Murray	     25	   3      90%    1
Taroczy	     23	   3      89%    0
Ferrer	     20	   3      87%    1
Agassi	     23	   4      85%    0
Federer	     40	   7      85%    1
Djokovic     27	   5      84%    1
Vilas	     16	   3      84%    0
Medvedev     16	   3      84%    0

Come prevedibile, si trovano nell’elenco i Fantastici Quattro e altri grandi di sempre. La storia però non finisce qui. Ci si aspetta da Rafael Nadal la vittoria della maggior parte delle partite, ed effettivamente così accade. Per un giocatore come lui, è difficile superare le aspettative.

Quanto oltre le attese

Se calcoliamo quanto un giocatore riesca ad andare oltre le attese, otteniamo una fotografia più nitida della situazione, visto anche che siamo alla ricerca dei più forti in Coppa Davis.

Le vittorie attese sono calcolate sulla base di un’equa ripartizione tra Elo specifico per superficie e Elo complessivo, metodo che si è dimostrato essere superiore nel fornire risultati più accurati.

La tabella mostra i migliori e i peggiori cinque giocatori in assoluto (prima tabella) e tra quelli in attività (seconda tabella) in termini di rendimento superiore e inferiore (over/under o +/-) rispetto alle vittorie attese. La colonna “V” è relativa alle vittorie effettive, la “Va” sono le vittorie attese, “+/-“ è la percentuale di rendimento over/under, “attivi” sono i giocatori in attività.

Giocatore    V	  Va	+/-	Attivi
Maciel       11	  6	72%	0
Zivojinovic  20	  11	72%	0
Pospisil     9	  5	71%	1
Ungur	     6	  3	56%	1
Bhupathi     5	  3	55%	0
...
Masur        7	  10    -31%	0
Lareau       7	  10    -31%	0
Blake	     7	  10    -36%	0
Kiefer	     6	  10    -40%	0
Khan	     2	  4     -57%	0
Giocatore    V	  Va	+/-	Attivi
Pospisil     9	  5	71%	1
Ungur	     6	  3	56%	1
Golubev	     13	  8	46%	1
Wu	     14	  9	45%	1
Darcis	     15	  11	35%	1
...
Mayer	     7	  8     -14%	1
Muller	     9	  10    -15%	1
Falla	     8	  9     -17%	1
Isner	     9	  11    -19%	1
Melzer	     20	  25    -22%	1

I risultati sembrano dare credito ad alcuni postulati della saggezza popolare tennistica. Ad esempio, che Steve Darcis, nonostante la recente sconfitta nella finale contro la Francia, superi le aspettative. O che Jurgen Melzer sia noto per deludere regolarmente i tifosi austriaci (in sua difesa, ha regalato anche molti momenti di gioia).

Gli eroi?

Nella scelta di un eroe della Coppa Davis tra i giocatori in attività e quelli ritirati, Andrey Golubev e Slobodan Zivojinovic sono degli ottimi candidati.

Golubev ha un record di 13-6 (68% di vittorie), con un rendimento superiore alle attese del 46%. Rappresenta una buona combinazione di giocatore in grado di battere con regolarità quelli contro cui dovrebbe vincere e ottenere più della sua parte di vittorie a sorpresa di lusso (Stanislas Wawrinka e David Goffin nel 2014, Melzer nel 2013 e Tomas Berdych nel 2011).

Zivojinovic ha raggiunto simili successi con un record di 20-8 (71%), a fronte di un rendimento superiore alle attese del 72%. Ha riportato sei vittorie su dieci in cui la valutazione Elo vedeva la sua probabilità di vittoria non maggiore del 25%. Inoltre, ha perso solo una partita nella quale la probabilità di vittoria era maggiore del 35%.

Conclusioni

Quest’analisi approfondisce il merito delle valutazioni Elo nella quantificazione del rendimento di un giocatore, identificando quelli che hanno (e non hanno) mostrato un sostanziale miglioramento rispetto alle attese previste dall’algoritmo basato sui risultati nel circuito maggiore.

Uno spunto per ricerche future potrebbe essere quello di identificare gli eroi della Coppa Davis in doppio: in assenza di spareggi ininfluenti a risultato acquisito (visto che il doppio si gioca al sabato, in cui i possibili punteggi sono di 1-1 o 2-0 per una delle due squadre e il passaggio del turno arriva con la conquista di tre punti n.d.t.), la posta in palio è sempre più alta.

Overperforming in Davis Cup

Benoit Paire e i casi in cui la classifica è troppo alta per un Challenger

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 20 ottobre 2015 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con tre eventi del circuito maggiore a disposizione per questa settimana (Mosca, Stoccolma e Vienna a partire dal 19 ottobre 2015, n.d.t.), Benoit Paire ha ritenuto che valesse la pena non giocarne nemmeno uno. Invece, il numero 23 del mondo è la prima testa di serie del Challenger di Brest, cosa che, con ampio margine, fa di lui il giocatore dalla classifica più alta ad essersi iscritto a un Challenger nel 2015.

I giocatori tra i primi 50 possono decidere di partecipare a un Challenger se ricevono un invito dagli organizzatori del torneo, e i giocatori tra i primi 10 possono decidere di non giocarli proprio. Però, dal 1990, un giocatore tra i primi 50 ha partecipato a un Challenger poco più di 500 volte, vale a dire circa venti all’anno (alcuni di questi giocatori non hanno avuto bisogno di una wild card, poiché l’iscrizione è collegata alla classifica posseduta molte settimane prima del torneo, periodo durante il quale le posizioni dei giocatori salgono o scendono).

Paire mantiene l’anomalia che lo contraddistingue

Molti dei giocatori che ricevono una wild card rientrano in due categorie: o sono quelli che perdono ai primi turni degli Slam o di Master come Indian Wells e Miami, o sono specialisti della terra battuta alla ricerca di altre occasioni per giocare sulla superficie. La decisione di Paire – in linea con il suo stile – non sembra seguire nessuna di queste frequenti modalità.

La tabella riepiloga i giocatori con la classifica più alta ad aver giocato tornei Challenger dal 1990. Nella colonna dei risultati la vittoria del titolo è indicata con “V”, mentre gli altri sono i turni in cui il giocatore ha perso.

Anno  Evento          Giocatore   Class. Turno       
2003  Braunschweig    Schuettler  8      R16     
1991  Johannesburg    Korda       9      SF      
1994  Barcellona      Berasategui 10     V       
1994  Graz            Berasategui 11     R16     
2008  Sunrise         Gonzalez    12     QF      
2004  Lussemburgo     Johansson   12     V       
2011  Prostejov       Youzhny     13     QF      
2008  Prostejov       Berdych     13     QF      
2003  Praga           Schalken    13     V       
2005  Zagabria        Ljubicic    14     V       
2004  Bratislava      Hrbaty      14     F       
2004  Prostejov       Novak       14     QF      
2003  Prostejov       Novak       14     R32     
2007  Dnepropetrovsk  Canas       15     SF      
2002  Prostejov       Novak       15     F       
1998  Segovia         Berasategui 15     QF      
1997  Braunschweig    Mantilla    15     F       
1997  Zagabria        Berasategui 15     V

(Rainer Schuettler e Petr Korda non erano tra i primi 10 un paio di settimane prima dell’inizio dei rispettivi tornei).

Un rapido sguardo potrebbe far pensare che sia Alberto Berasategui ad aver giocato più Challenger da classificato tra i primi 50. In realtà ci va vicino, è infatti alla pari con Jordi Arrese al secondo posto con 12 partecipazioni. Il giocatore che ha giocato sul circuito Challenger più spesso è stato Dominik Hrbaty, con 17 tornei da classificato tra i primi 50 (tra i giocatori in attività è Andreas Seppi a detenere il record, con nove).

Risultati ottenuti in ogni turno

Nonostante tutti quei tentativi, Hrbaty non ha ottenuto particolare successo come classificato di lusso nei Challenger; ne ha vinti infatti solo due e ha raggiunto una finale. Naturalmente, i giocatori tra i primi 50 non hanno garanzia di vincere questi tornei ma, in generale, hanno fatto meglio di Hrbaty, vincendo il 18% dei possibili tornei. La tabella riepiloga i risultati ottenuti da giocatori tra i primi 50 per turno raggiunto.

Risultato      Frequenza  
Titolo         18.1%  
Perso in F     9.3%  
Perso in SF    11.3%  
Perso in QF    17.1%  
Perso in R16   22.0%  
Perso in R32   22.2%

Paire è un giocatore migliore rispetto alla media classifica di questo campione di giocatori, equivalente al 37esimo posto. Considerando anche la superficie favorevole, il mio algoritmo gli assegna un pronostico molto più ottimistico, leggermente superiore a una possibilità su tre di vincere il torneo. Con un titolo Future, uno del circuito maggiore e un paio di vittorie nei Challenger, ci può stare che Paire aggiunga un’altra stranezza alla sua onnicomprensiva stagione (Paire ha poi perso in finale da Ivan Dodig per 7-5 6-1, ma ha vinto il Challenger di Mouilleron Le Captif giocato il mese successivo, n.d.t.).

Rendimento per singolo turno

Ho verificato anche il rendimento per ogni singolo turno di Challenger dei giocatori con classifica tra i primi 50 rispetto a quello degli altri giocatori, raggruppati in funzione della loro classifica.

Class.     P. R32  P. R16  P. QF  P. SF  P. F  Vitt.  
1 - 50     22%     22%     17%    11%    9%    18%  
51 - 100   31%     23%     17%    12%    7%    10%  
101 - 150  39%     23%     16%    10%    5%    6%  
151 - 200  44%     26%     15%    8%     4%    4%  
201 - 250  49%     26%     13%    6%     3%    2%

I classificati tra i primi 50 fanno decisamente meglio del primo o secondo gruppo di giocatori immediatamente inferiore solo in due turni: il primo turno e la finale. Questo può dipendere dal fatto che i giocatori più forti considerino questi tornei come occasione per allenarsi in dinamiche da partita e si accontentino della fiducia sul proprio stato di forma che arriva da una vittoria al primo turno. E forse poi non vogliono stancarsi troppo o rischiare infortuni. Se invece hanno raggiunto la finale, può essere che abbiano particolare interesse in quel torneo e che quindi giochino per vincerlo.

Record di vittorie e sconfitte per turno

Come mostrato in tabella, il record di vittorie e sconfitte per ogni turno è un’altra modalità di analisi.

Class.     R32    R16    QF     SF     F  
1 - 50     77.7%  71.5%  69.2%  70.8%  65.9%  
51 - 100   69.0%  66.9%  62.2%  58.5%  57.1%  
101 - 150  60.7%  61.5%  57.2%  54.9%  53.9%  
151 - 200  55.9%  53.5%  50.7%  49.7%  47.8%  
201 - 250  50.9%  48.3%  46.4%  45.8%  46.8%

Sono un po’ sorpreso che le percentuali per ogni gruppo non scendano più drasticamente con il turno. Va detto che per il gruppo con più giocatori (i classificati dalla posizione 100 alla 250) ci sono molte partite tra giocatori classificati nello stesso gruppo, così che le percentuali si assestano sul 50%. Però, le minime differenze in alcuni di questi risultati confermano quanto possa essere equilibrato il campo partecipanti di un Challenger.

Benoit Paire and Overqualified Challenger Contenders

Una statistica emozionale e la sua applicazione al singolare maschile degli US Open 2017

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 3 novembre 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Le World Series 2017 della Major League Baseball hanno regalato agli appassionati un finale di campionato entusiasmante, ponendosi come riferimento per valutare il grado di eccitazione che un evento sportivo può trasmettere. In questo articolo, si analizza una statistica emozionale per il tennis e la si utilizza come parametro per stabilire una classifica tra le partite del singolare maschile degli US Open 2017.

Una statistica dalle World Series di baseball

Gli Houston Astros hanno vinto il loro primo campionato di baseball battendo i Los Angeles Dodgers in sette partite, in quella che probabilmente rimarrà a lungo una delle serie più incredibili. Ancor prima che la serie finisse, gli esperti di sabermetrica pronosticavano un livello emozionale mai raggiunto in precedenza. Utilizzando un indice chiamato probabilità aggiunta di vittoria del campionato (championship Win Probability Added o cWPA), due delle prime cinque partite erano già considerate tra le prime 20 più eccitanti di sempre.

La cWPA si basa sulla variazione della probabilità di una squadra di vincere il campionato da un momento di gioco al successivo. Grandi scostamenti nella probabilità di vittoria solitamente indicano un passaggio chiave nella serie, di quelli che possono cambiare l’esito finale, come il punto segnato da Alex Bregman nel decimo parziale di gara 5 che ha mandato Houston a un sola vittoria dal titolo.

Seguendo la serie, la cWPA mi è sembrata un modo interessante per mettere in risalto i momenti più importanti e la generale follia in campo associata alle World Series 2017. Mi ha anche fatto pensare alla possibilità di utilizzare un metodo simile nel tennis.

Variazione della probabilità cumulata

Nel tennis, l’analogo della cWPA è dato dalla variazione della probabilità cumulata (cumulative probability change o CPC). Per ogni punto di una partita, la CPC analizza la variazione della probabilità di vittoria del giocatore favorito, sommandone i valori assoluti per ottenere la grandezza complessiva degli “alti e bassi” di una partita.

Da un punto di vista matematico, se una partita è composta da n punti giocati e la probabilità di vittoria del giocatore favorito è Wi, dove i è l’iesimo punto, la CPC è data dalla seguente formula:

In una partita in cui è il giocatore più forte ad andare avanti nel punteggio senza mai subire rimonta, variazioni nella probabilità di vittoria saranno contenute e relativamente pochi i punti giocati, con una bassa CPC complessiva. Se però aumenta il numero dei punti, per situazioni di tiebreak o per game prolungati ai vantaggi, anche la CPC sarà più alta.

Attraverso la CPC possiamo quindi avere un’idea del valore emozionale di una partita. A parità di altre condizioni, è più probabile che una partita con una CPC alta catturi l’attenzione degli spettatori più di una partita con una CPC bassa.

Anche Jeff Sackmann di TennisAbstract ha introdotto una statistica per la misurazione dell’entusiasmo di una partita, l’indice emozionale, che è simile alla CPC ma che viene determinata dalla probabilità media di vittoria, soffermandosi cioè sull’equilibrio complessivo della partita.

Una classifica emozionale degli US Open 2017

Per avere un esempio concreto, vediamo come si comporta la CPC con le partite degli US Open 2017. Per la probabilità di vittoria punto per punto ho utilizzato una metodologia predittiva che si modifica durante la partita, partendo dalla valutazione Elo di ciascun giocatore prima della partita e aggiornando il suo predominio atteso in funzione del rendimento ottenuto al servizio fino al punto in questione. Questo significa che vengono considerate sia la qualità del giocatore che l’andamento del punteggio, così che due partite che raggiungono il medesimo punteggio non necessariamente possano restituire la stessa previsione di vittoria.

Il grafico dell’immagine 1 riporta la CPC (l’indice emozionale) sull’asse delle ordinate rispetto ai punti totali giocati indicati sull’asse delle ascisse (nella versione originale, è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). Si evidenzia chiaramente una correlazione positiva, con partite più lunghe che tendono ad avere una CPC più alta. È ragionevole che sia così visto che una partita lunga necessariamente è più equilibrata, come nel caso dell’epico primo turno tra Denis Istomin e Albert Ramos.

IMMAGINE 1 – Indice emozionale per le partite di singolare maschile degli US Open 2017

Variazioni significative anche con numero di punti simile

È interessante notare come possa esserci una variazione anche significativa tra le CPC di partite con un numero simile di punti giocati. Prendiamo ad esempio due delle partite di Leonardo Mayer. La vittoria in quattro set al secondo turno contro Yuichi Sugita ha richiesto 258 punti con una CPC di 9.7. Nel turno successivo, la partita contro Rafael Nadal è durata sempre quattro set con 260 punti e una CPC di 5.5.

Come mai questa differenza? Le due partite sono iniziate in modo analogo, con la vittoria del primo set al tiebreak da parte del giocatore che ha poi perso la partita. La CPC della partita contro Nadal è stata quasi la metà di quella contro Sugita perché Nadal ha dominato nei tre rimanenti set e perché aveva un vantaggio enorme prima dell’inizio della partita, vale a dire che la sua probabilità di vittoria è rimasta molto alta anche dopo aver perso il primo set. La partita contro Sugita invece ha lasciato l’esito finale più a lungo in sospeso.

Considerare anche la bravura del giocatore

Non possiamo definire la CPC una misura emozionale senza aver valutato anche la bravura dei giocatori. Ipotizziamo di avere due partite con identico andamento punto per punto ma con una coppia di giocatori medi da una parte e Roger Federer e Nadal dall’altra. La maggior parte degli appassionati certamente ritiene la seconda più emozionante, aspetto che suggerisce che la bravura complessiva dei giocatori incide sull’interpretazione della CPC.

Nel grafico dell’immagine 2, ho provato a includere la bravura prendendo la somma della valutazione Elo specifica per il cemento di ciascun giocatore all’inizio del torneo. Mettendo a confronto la CPC con questa misura della bravura, la zona del grafico più interessante diventa il quadrante superiore di destra. È qui infatti che si posizionano le partite con una CPC e un livello di talento più alti della media.

IMMAGINE 2 – Indice emozionale rispetto alla bravura dei giocatori per le partite di singolare maschile degli US Open 2017

È curioso come due delle partite che più hanno fatto discutere in cui ha giocato Juan Martin Del Potro siano rappresentate in quest’area, la maratona in cinque set contro Dominic Thiem, che ha la CPC più alta tra le due, e la vittoria in quattro set contro Federer. È però la partita da 355 punti tra Jack Sock e Jordan Thompson a ottenere la CPC maggiore del quadrante a più alta bravura.

Non sono solo gli statistici del baseball a divertirsi con la probabilità di vittoria, anche il tennis può usare indici come la CPC per contribuire con una nuova visuale al dibattito sulle partite più emozionanti.

Il codice e i dati dell’analisi sono disponibili qui.

A Stat for Excitement and What It Reveals About the Best Men’s Matches at the 2017 US Open

La capacità di Novak Djokovic di rendere la seconda di servizio inefficace

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’11 novembre 2013 – Traduzione di Edoardo Salvati

Quando c’è Novak Djokovic dall’altra parte del campo, è meglio mettere dentro più prime di servizio.

Per il 2013, Djokovic è uno dei due giocatori a vincere più del 55% dei punti alla risposta sulla seconda di servizio (l’altro è David Ferrer). Se si considera che vince anche più del 35% dei punti alla risposta sulla prima di servizio, diventa difficile pensare che il giocatore al servizio abbia un effettivo vantaggio. Anzi, quando Djokovic raggiunge quel livello, se il suo avversario inciampa in un momento negativo e serve solo un quarto delle prime di servizio, Djokovic ha una probabilità superiore al 50% di fare il break.

Spesso i telecronisti definiscono la risposta di Djokovic una vera e propria arma, e non a torto. Solo sei giocatori (tra cui lo stesso Djokovic e, inevitabilmente, John Isner) hanno vinto quest’anno lo stesso numero di punti sulla seconda di servizio di quanti Djokovic ne abbia vinti rispondendo alla seconda di servizio.

La velocità con cui rende inefficace la seconda

L’aspetto più impressionante del gioco in risposta di Djokovic è la velocità con cui rende inefficace la seconda di servizio, spesso usando tattiche che, se adottate da giocatori dotati di talento inferiore, sarebbero più appropriate per i punti al servizio. Rispetto agli altri giocatori alla risposta, Djokovic ha più probabilità di vincere uno scambio breve che uno lungo. Mentre ad altri giocatori servono alcuni colpi per controbilanciare il vantaggio assegnato dal servizio, Djokovic raggiunge la massima efficacia nelle fasi iniziali dello scambio sulla risposta.

L’immagine 1 mostra il confronto tra la percentuale di punti vinti da Djokovic in risposta alla seconda di servizio – in funzione della lunghezza dello scambio – di quattro partite di cui ho raccolto dati punto per punto (la semifinale contro Stanislas Wawrinka e la finale contro Rafael Nadal agli US Open 2013; la semifinale contro Wawrinka e la partita di girone contro Juan Martin Del Potro alle Finali di stagione 2013) e la stessa percentuale di altri giocatori tra i primi 10 (a esclusione di Nadal) in 19 partite con dati punto per punto dagli US Open 2013 e dalle Finali di stagione 2013.

IMMAGINE 1 – Percentuale di punti vinti alla risposta da Djokovic e da altri giocatori tra i primi 10 in un campione di partite selezionato

Quando la risposta è in campo, Djokovic vince quasi il 53% dei punti, mente il resto dei giocatori arriva a meno del 44% (si tratta di partite tra i primi 10, quindi le medie sono molto inferiori rispetto ai valori stagionali, che beneficiano di partite contro avversari più deboli). La differenza rimane quasi la stessa anche escludendo gli scambi da due e tre colpi.

Come se il punto diventasse sul servizio di Djokovic

Limitando l’analisi agli scambi che arrivano a sei colpi, Djokovic ha comunque un margine sostanziale, circa il 48% contro il 42%. Negli scambi più lunghi di sette colpi, praticamente non c’è differenza.

La risposta di Djokovic è così efficace che se un avversario sbaglia la prima di servizio è come se il punto fosse diventato sul servizio di Djokovic. Gli avversari sono costretti a dover giocare in salita i propri punti di servizio!

Così è stato in particolare nella finale degli US Open 2013 tra Djokovic e Nadal, il quale ha vinto a malapena la metà dei punti sulla seconda di servizio quando Djokovic ha risposto in campo. Nel momento in cui però lo scambio è arrivato almeno a cinque colpi (quindi anche sei o sette, etc) Nadal ha avuto la meglio, vincendo il 60% dei punti. Una volta raggiunti i cinque colpi, il vantaggio di Nadal ha continuato ad aumentare.

Certo, è stato Nadal a vincere quella partita. Non è molto utile trasformare punti alla risposta in punti al servizio avendo di fronte un avversario la cui risposta al servizio è così efficace.

La finale delle Finali di stagione

Per vincere oggi la finale dell’ultimo torneo dell’anno, Djokovic ha bisogno di fare altro dell’attaccare la seconda di servizio di Nadal. O riesce a farlo con più efficacia di quanto sia riuscito a New York, o deve trovarsi nella posizione di vincere scambi più lunghi alla risposta una volta che l’effetto generato dalla sua bravura alla risposta è svanito (Djokovic ha vinto le Finali di stagione 2013 per 6-3 6-4, con il 50% dei punti vinti alla risposta sulla seconda di Nadal e il 70% dei punti vinti sulla propria seconda di servizio. E ha impedito che gli scambi sulla seconda di Nadal diventassero lunghi, senza nessuno scambio ad aver superato i dieci colpi, vincendo molti più di quelli di media lunghezza rispetto a quanto fatto agli US Open, n.d.t.).

Novak Djokovic and Neutralizing the Second Serve

I 22 miti del tennis di Klaassen & Magnus – Mito 20 (ancora sul servire per primi)

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 23 luglio 2016 – Traduzione di Edoardo Salvati

Un’analisi del Mito 19.

Ci avviciniamo alla conclusione della rivisitazione dei 22 miti di Klaassen e Magnus, e le idee si fanno meno originali. Invece di soffermarmi su quanto visto sinora, cercherò di rendere il discorso interessante adottando per le ultime tematiche una nuova ottica.

Quest’articolo ritorna sull’argomento inizialmente sviluppato nel Mito 2, cioè quello del vantaggio derivante dal servire per primi in una partita, non tanto nel primo game in assoluto, ma nel primo game di qualsiasi set. Uno dei punti chiave emersi dallo studio dei due autori evidenziava come l’effetto del servire per primi subisse variazioni in tutti i set tranne il primo, poiché servire per primi nei set successivi è altamente correlato con l’aver perso il set precedente.   

Cosa si può dire relativamente al primo set, in cui l’opportunità di servire per primi è decisa solamente della fortuna? La probabilità di vittoria del game per i giocatori al servizio aumenta per il fatto di servire per primi?

Mito 20: “Il vincitore del sorteggio dovrebbe scegliere di servire”

In virtù del lancio della moneta che precede l’inizio della partita, servire per primi è l’esperimento più regolato dal caso che ci possa essere nel tennis. Tuttavia, anche il caso può portare a risultati curiosi e potrebbe comunque accadere che la bravura dei giocatori che servono per primi sia diversa da quella dei giocatori che servono per secondi, specialmente in un campione ridotto di partite.

Per tenerne conto, Klaassen e Magnus utilizzano la differenza di classifica tra giocatori per verificare se chi serve per primo nel primo game ha una prestazione migliore del giocatore che serve per secondo ma che è comunque di un livello qualitativo simile rispetto al suo avversario. 

Sulla base di un campione di partite derivante da molteplici edizioni di Wimbledon, i due autori hanno trovato che la percentuale di punti vinti al servizio è tendenzialmente di 3 punti percentuali più alta nel primo game rispetto a tutti gli altri game al servizio, sia per gli uomini che per le donne, un risultato che dovrebbe dare credito all’idea che servire per primi nel primo set sia effettivamente un vantaggio.

Forse dipende dalle palline nuove..

Nella rivisitazione iniziale del Mito 2, ho mostrato che se un effetto di quel tipo nel primo game esiste per davvero, è probabilmente da attribuire alle palline nuove, sebbene le palline del primo game non siano proprio nuove visto che sono state usate nel riscaldamento. È il motivo per il quale le palline vengono cambiate nell’ottavo game e successivamente ogni nove game. Le palline del primo game quindi sono state sottoposte a circa due game di utilizzo, da cui ci si dovrebbe attendere un vantaggio minimo.

..ma anche dall’avanzamento del punto

In realtà, un’analisi approfondita nella rivisitazione del Mito 18 ha verificato che la diminuzione dell’effetto delle palline nuove è collegata anche all’avanzamento del punto (non solo quindi all’usura delle palline in termini di game giocati, ma anche di numero di colpi giocati) e che lo svantaggio legato all’usura dipende dal singolo giocatore.

Una rivisitazione del vantaggio di servire per primi

Considerando che molte situazioni di possibile vantaggio o svantaggio nel tennis variano in funzione dello specifico giocatore, ho pensato che fosse interessante capire se così è anche per gli effetti associati al primo game. Per un’analisi di questo tipo, ho considerato i dati punto per punto delle partite maschili e femminili nel periodo tra il 2014 e il 2015 e confrontato la prestazione del giocatore al servizio nel primo game con tutti gli altri suoi game al servizio in quella partita. Il ragionamento è che i game al servizio di una partita dovrebbero rappresentare una buona approssimazione dell’abilità al servizio di quel giocatore in quel giorno, tenendo conto del suo avversario.

Tuttavia, confronti con la media (tolto il primo game) e con i punti vinti al servizio durante il primo game sono delicati perché il primo game è un campione di punti ridotto. La media di punti giocati nel primo game è 6 per gli uomini e 7 per le donne. Come possiamo stabilire che un X numero di punti vinti al servizio rispetto a un n numero di punti è stato insolitamente grande o insolitamente piccolo? 

Si può fare affidamento sulla probabilità binomiale esatta. Chiamiamo p la probabilità di vincere un punto da parte del giocatore al servizio. Stimiamo la probabilità di vincere almeno un X numero di punti nel primo game con la seguente formula:

P(Punti Vinti ≥ X) = 

Con questa formula ho calcolato l’elemento sorpresa di ogni prestazione ottenuta sia dai giocatori al servizio per primi che dai giocatori al servizio per secondi. In entrambi i casi, p era la media dei punti vinti dal giocatore al servizio in tutti gli altri game al servizio durante la specifica partita.

Uomini

L’immagine 1 mostra i risultati per i giocatori al servizio. L’asse delle ordinate riporta la p del giocatore per la partita nel caso in cui abbia servito per primo (in blu, a sinistra) o per secondo (in rosso, a destra. Nella versione originale, è possibile visualizzare i nomi di ciascun giocatore puntando il mouse sul grafico, n.d.t.). L’asse delle ascisse riporta la probabilità binomiale che i punti vinti nel primo game siano lo stesso numero o un numero maggiore di quelli che il giocatore ha effettivamente vinto. Se al lancio della moneta scegliere di servire ha un vantaggio, dovremmo aspettarci un numero più alto di primi game con bassa probabilità.

Definendo una probabilità del 5% come sorprendente, evidenziata nel grafico con la linea rosso scuro, non ci sono state prestazioni superiore alle attese tra i giocatori che hanno servito per primi, mentre c’è stato lo 0.4% di prestazioni superiori alle attese tra i giocatori che hanno servito per secondi nel loro primo game di servizio. Definendo una probabilità del 20% come sorprendente (evidenziata con la linea rosso chiaro), si è trovato il 9% di prestazioni superiori alle attese tra i primi al servizio e il 13% tra i secondi al servizio nel loro primo game al servizio. È interessante notare che Leonardo Mayer ha avuto tre prestazioni superiori in un campione di partite ridotto. 

IMMAGINE 1 – L’effetto di servire per primi nelle partite del circuito maschile nel periodo 2014-2015

Donne

In campo femminile, una prestazione nel primo game superiore alle attese è stata più comune, seppur con una frequenza sempre molto limitata. Nel 2% dei casi tra le prime giocatrici al servizio e nel 3% dei casi tra le seconde giocatrici al servizio si è assistito a una prestazione sorprendentemente solida (5% massimo di probabilità) nel primo game al servizio rispetto al resto della partita. Utilizzando uno standard del 20%, ci sono state l’11% delle prime giocatrici al servizio e il 14% delle seconde con prestazioni sorprendentemente buone. Molte sono state le giocatrici con diverse partite in cui hanno fatto meglio delle attese nel primo game, tra cui Andrea Petkovic, Heather Watson e Madison Keys.

IMMAGINE 2 – L’effetto di servire per primi nelle partite del circuito femminile nel periodo 2014-2015

Riepilogo

Anche con il supporto della casualità dettata dal lancio della moneta, resta comunque difficile valutare gli effetti del primo game, per via dell’usura delle palline e del limitato campione a disposizione. Il test binomiale tra game della stessa partita è uno degli strumenti per identificare quanto spesso le prestazioni nel primo game non siano allineate a quelle del resto della partita, che forse è il modo migliore per testare la capacità di uno specifico giocatore in un determinata partita rispetto alla bravura dell’avversario. Con questa metodologia, si è trovato che in circa il 15% delle volte le prestazioni nel primo game sono poi state mantenute nel resto della partita, e non c’è traccia del fatto che rendimenti superiori alle attese siano più probabili per chi ha servito per primo rispetto a chi ha iniziato alla risposta. 

I risultati lasciano spazio alla possibilità che alcuni giocatori beneficino dell’effetto di iniziare per primi, che può far pensare all’esistenza di un sottoinsieme di giocatori che dovrebbero approfittare del servire per primi quando vincono il sorteggio.

Klaassen & Magnus’s 22 Myths of Tennis— Myth 20

Un pronostico sulla Laver Cup

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 20 settembre 2017 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel fine settimana avrà luogo la prima edizione della Laver Cup, un torneo tra stelle del tennis in cui si affrontano Europa e Resto del Mondo. Nella squadra Europea ci sono Roger Federer e Rafael Nadal: nonostante l’assenza di molti altri giocatori di vertice del continente, l’Europa è comunque molto più forte, almeno sulla carta.

Formazioni e valutazione Elo specifica per il cemento

La tabella mostra le due formazioni, con il nome di ciascun giocatore seguito dalla sua valutazione Elo ponderata per il cemento (la superficie del torneo) e la classifica Elo tra i giocatori in attività.

EUROPA            Elo:  valutazione   classifica 
Federer                 2350          2  
Nadal                   2225          4  
Zverev                  2127          7  
Berdych                 2038          14  
Cilic                   2029          15  
Thiem                   1995          17  
                                              
RESTO del MONDO   Elo:  valutazione   classifica  
Kyrgios                 2122          8  
Isner                   1968          22  
Sock                    1951          23  
Querrey                 1939          25  
Shapovalov              1875          36  
Tiafoe                  1574          153  
Del Potro*              2154          5

*Juan Martin del Potro si è ritirato. Ho comunque inserito la valutazione e classifica Elo per sottolineare quanto peserà la sua assenza nel Resto del Mondo.

La “ponderazione” Elo per superficie è la media tra la valutazione complessiva Elo (su tutte le superfici) e la valutazione Elo specifica per superficie. La ripartizione 50/50 possiede una capacità predittiva dell’esito di una partita molto migliore di quanto non sia quella delle due valutazioni Elo prese singolarmente.

Sul cemento, Nick Kyrgios può giocarsela con chiunque. Tuttavia, pur in presenza di talento specifico sul cemento nel contingente americano, tutti gli altri rappresentanti del Resto del Mondo hanno una valutazione inferiore a qualsiasi membro della squadra europea. Per loro, decisamente non un buon punto di partenza.

Per quanto riguarda il doppio? La tabella riepiloga le valutazioni D-Lo (Elo per il doppio) e la classifica di doppio dei dodici partecipanti, oltre quelle di Del Potro.

EUROPA            D-Lo:  valutazione   classifica
Nadal                    1895          4  
Berdych                  1760          28  
Cilic                    1676          76  
Federer**                1650          90  
Zverev                   1642          99  
Thiem                    1521          185  
                                                
RESTO del MONDO   D-Lo:  valutazione   classifica 
Sock                     1866          8  
Isner                    1755          29  
Kyrgios                  1723          45  
Querrey                  1715          49  
Shapovalov**             1600          130  
Tiafoe                   1546          166  
Del Potro*               1711          55

** Federer non gioca in doppio sul circuito maggiore dal 2015, e Denis Shapovalov non ci ha mai giocato. Sono numeri che hanno quindi il valore di una stima.

In questo frangente il Resto del Mondo ha un vantaggio. Entrambe le squadre possono schierare un giocatore di altissimo livello in doppio, Nadal e Jack Sock, ma il Resto del Mondo ha maggiore talento, specialmente se Shapovalov e Frances Tiafoe – il sostituto di Del Potro dell’ultimo minuto – non vengono messi in campo. Con solo un quarto delle partite di doppio nella competizione (e un eventuale 13esima partita decisiva, se necessaria), l’Europa rimane comunque la chiara favorita.

Il format

La Laver Cup si gioca a Praga nell’arco di tre giornate (da venerdì 22 settembre) e prevede quattro partite a giornata: tre singolari e un doppio. Ogni partita è al meglio dei tre set con il punto decisivo in caso di parità nel game e un super-tiebreak a 10 punti al posto del terzo set.

Nella prima giornata, il vincitore di ogni partita riceve un punto, nella seconda due punti e nella terza tre punti. In totale, ci sono 24 punti a disposizione e, dovesse presentarsi una parità al termine delle dodici partite, l’assegnazione della Laver Cup sarà stabilita da un solo set di doppio.

Tutti e dodici i partecipanti devono giocare almeno una partita di singolare e nessuno può giocarne più di due. Almeno quattro giocatori di ciascuna squadra devono giocare il doppio e non è possibile schierare la stessa coppia più di una volta, se non nel caso della tredicesima partita.

Tutto chiaro? Bene.

La strategia ottimale

Le regole stabiliscono che tre giocatori di ciascuna squadra giochino solo una partita di singolare e gli altri tre ne giochino due a testa. Salute permettendo, un capitano arguto userebbe i suoi migliori giocatori tre volte. Visto che le partite della seconda e terza giornata contano più di quelle della prima, è anche logico che i giocatori migliori verrebbero schierati nelle ultime due giornate.

(Ci sono delle considerazioni di teoria del gioco che, per comodità, tralascio. Il Resto del Mondo potrebbe usare i giocatori migliori già dalla prima giornata in modo da vincere punti contro i giocatori meno forti dell’Eruopa, o potrebbe lasciare intendere di farlo, nella speranza che la squadra europea faccia giocare i più forti nelle partite della prima giornata. Da quello di cui sono a conoscenza, nessuna squadra può modificare la sua formazione in risposta alle scelte della squadra avversaria, quindi le possibilità per questo tipo di strategia sono limitate.)

Doppio

Nel doppio, a strategia ideale nella scelta dei giocatori sarebbe quella di usare il giocatore migliore in tutte e tre le partite. Nella terza giornata, farebbe coppia con il secondo miglior giocatore, con il terzo miglior giocatore nella seconda giornata e con il quarto migliore nella prima giornata. Anche in questo caso la salute è un fattore e, considerando che sono tutti giocatori impegnati anche in singolare, lo diventa anche la condizione fisica. Il mio algoritmo prevede che Nadal giochi cinque volte – due in singolare e tre in doppio – e dubito fortemente che questo accada.

Il pronostico

Iniziamo dalla previsione dell’esito della Laver Cup nel caso in cui entrambi i capitani utilizzino in modo ottimale la propria formazione, anche se è un ipotesi difficilmente realistica. La simulazione è costruita assegnando un ordine casuale dei giocatori per ogni giorno di competizioni, vale a dire che se, ad esempio, Sam Querrey, Shapovalov e Tiafoe giocano nella prima giornata per il Resto del Mondo, non sappiamo chi giocherà per primo o contro quale avversario dell’Europa. Così, ogni simulazione è leggermente diversa dalle altre.

Come sempre, ho usato Elo (e D-Lo) per predire l’esito di specifici accoppiamenti tra avversari. Tenendo conto del super-tiebreak al terzo set e del fatto che alla fine è solo un’esibizione, ho aggiunto un tocco di casualità extra a ogni previsione: se l’algoritmo prevede che un giocatore abbia il 60% di probabilità di vittoria, con questa modifica si riduce a circa il 57.7%. Quando lo scorso inverno ho rivisto i numeri della IPTL, ho trovato i risultati di quelle esibizioni sorprendentemente allineati con le attese, e ho il sospetto che i giocatori affronteranno la Laver Cup con un po’ più di serietà della IPTL.

Sempre nell’ipotesi di un utilizzo ottimale dei giocatori, le previsioni danno all’Europa una probabilità di vittoria dell’84.3%, e il punteggio mediano è di 16-8. Una parità di 12-12 ha circa il 6.5% di probabilità e, in quel caso, l’Europa ha un vantaggio esiguo, pari al 52.4%.

Se avesse giocato anche Del Potro, avrebbe aumentato la probabilità del Resto del Mondo di non poco, riducendo quella dell’Europa al 75.5% e arrotondando il punteggio più probabile a 15-9.

Previsioni con scelta casuale dei giocatori

Cosa succede se applichiamo la regola dell’uso ottimale dei giocatori con minore rigidità? Non ho idea di come prevedere le mosse dei due capitani, John McEnroe e Bjorn Borg. Possiamo però rendere casuale la scelta dei giocatori per capire il grado di incidenza che ciascuno possiede.

Se si rende casuale qualsiasi cosa, cioè se a tutti gli effetti semplicemente si estrae il nome di un giocatore dall’urna per ogni partita, l’Europa vince nel 79.7% delle volte, solitamente con un punteggio di 15-9. C’è una probabilità del 7.6% di una tredicesima partita decisiva e, siccome il Resto del Mondo ha qualche opzione in più nel doppio, vince quella partita con una maggioranza davvero esile (con una casualità totale, esiste un minimo rischio di violare le regole, magari di usare la stessa coppia di doppio due volte o lasciare un giocatore in panchina per tutte e nove le partite di singolare. Sono in ogni caso possibilità molto ridotte, quindi ho evitato di calcolarle).

Più bravo McEnroe a scegliere

Possiamo anche modificare l’utilizzo della formazione per entrambe le squadre, dovesse un capitano mostrare più esperienza dell’altro (o se una stella come Nadal non riesce a giocare quanto si vorrebbe). Lo scenario migliore per i non favoriti del Resto del Mondo è che McEnroe scelga i migliori giocatori per ogni partita e Borg non lo faccia. Ipotizzando che solo i giocatori europei siano estratti a sorte, la loro probabilità di vittoria scende al 63.1% e la differenza vista nel punteggio si riduce fino al 13-11. La possibilità di uno spareggio sale al 10%.

Più bravo Borg a scegliere

D’altro canto però è anche possibile che Borg sia il più bravo dei due a utilizzare i suoi giocatori. Dopo tutto, non serve aver vinto undici Slam per realizzare che Federer e Nadal dovrebbero scendere in campo quando è più alta la posta in palio. Quest’ultima previsione, con una scelta casuale dei giocatori del Resto del Mondo e una ideale di quelli europei, vede l’Europa ammassare un incredibile 92.3% di probabilità di vittoria, e un punteggio mediano di 17-7. Il Resto del Mondo avrebbe una probabilità di raggiungere lo spareggio solo del 4%, e anche in quel caso l’Europa vincerebbe nel 75% delle volte.

Abbiamo terminato. I numeri giustificano le attese per una vittoria dell’Europa in quanto squadra largamente favorita e stabiliscono l’entità del probabile distacco. Forse un giorno Tiafoe e Shapovalov faranno parte di una squadra in grado di vincere la Laver Cup, ma sembra proprio che dovranno aspettare ancora qualche anno.

Aggiornamento

Ancora un pensiero…sugli specialisti del doppio. Entrambi i capitani hanno due scelte a loro discrezione da usare, a prescindere dalla classifica. La maggior parte dei più forti giocatori di doppio sono molto meno bravi in singolare ma, come abbiamo visto, l’utilizzo di un giocatore può essere limitato a una partita della prima giornata che vale solo un punto e, come doppista, può avere un ruolo in tre partite, per un totale di sei punti.

Sostituzione con gli specialisti del doppio

Sostituire Dominic Thiem (un giocatore molto debole in doppio per il quale il cemento indoor è una superficie meno che ideale) con Nicolas Mahut avrebbe aumentato la probabilità di vittoria dell’Europa dall’84.3% all’88.5%. Nella remota possibilità che l’esito del torneo rimanesse in sospeso fino all’ultima partita di doppio e allo spareggio, la coppia Mahut-Nadal (per quanto suoni poco ortodossa) sarebbe tra le migliori che entrambi i capitani potrebbero schierare.

Più benefici per il Resto del Mondo

Nella squadra del Resto del Mondo – specialmente con il ritiro di Del Potro – c’è ulteriore margine di miglioramento. Al momento, la terza valutazione più alta sul cemento nel doppio è quella di Marcelo Melo, un giocatore decisamente inferiore in singolare ma significativamente più forte degli attuali possibili compagni di Sock in doppio. Se assegnamo a Melo una valutazione Elo di 1450 e lo mettiamo nella formazione al posto di Tiafoe, facendo giocare la squadra che ne risulta contro l’Europa in cui c’è Thiem (e non Mahut), riesce quasi a compensare la perdita di Del Potro. La probabilità di vittoria del Resto del Mondo aumenta dal 15.7% al 19.3%.

Sfortunatamente, sia Borg che McEnroe potrebbero aver perso la possibilità di trovare altri punti addizionali dalla propria formazione, è infatti un trucco che funzionerebbe solo una volta.

Se entrambe facessero questo scambio, Mahut per Thiem e Melo per Thiafoe, la probabilità di vittoria tornerebbe per ciascuna squadra tornerebbe vicina a quella calcolata in partenza: 85.8% per l’Europa. È superiore a quella iniziale (84.3%), solo perché Mahut ha un profilo più adatto a questa competizione, essendo un giocatore al vertice nel doppio e credibile anche come singolarista.

Nessun giocatore eventualmente disponibile per la squadra del Resto del Mondo (tranne Sock che è già in formazione) avrebbe sul cemento analogo valore. Viene in mente Vasek Pospisil, anche se è regredito dalla sua massima forma sia in singolare che in doppio. Pablo Cuevas farebbe bene sulla terra battuta, ma su una superficie più veloce garantirebbe un apporto solo marginale rispetto ai doppisti già convocati.

Magari se ne parla il prossimo anno.

Forecasting the Laver Cup