Gestire infortuni e assenze con il sistema Elo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 15 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Negli ultimi mesi, ogni volta che ho fatto ricorso alle mie classifiche maschili e femminili sulla base del sistema Elo si è resa necessaria qualche precisazione. Sono valutazioni sulle quali l’assenza dal circuito non incide, quindi Serena Williams, Novak Djokovic, Andy Murray, Maria Sharapova e Victoria Azarenka hanno mantenuto la loro posizione di vertice nelle rispettive classifiche Elo.

Essendo tra i migliori al momento dell’infortunio o dell’interruzione, anche una sequenza di risultati scadenti (o, nel caso di Sharapova, quasi un’intera stagione) non è sufficiente a relegarli di posizione.

Fare meglio di così

È un aspetto controintuitivo, e ben differente da come le classifiche ufficiali dell’ATP e della WTA si comportano nei confronti di questi giocatori o giocatrici. Il buon senso fa pensare che probabilmente i o le rientranti non sono forti come lo erano prima di una lunga pausa.

La classifica ufficiale è meno generosa, eliminando completamente il loro nome dopo un intero anno lontano dal circuito. Se Williams quasi sicuramente non è la migliore giocatrice attualmente in circolazione, di certo rappresenta un pericolo maggiore per le colleghe di quanto indichi la sua classifica di numero 454. Dobbiamo riuscire a fare meglio di così.

Prima però di sistemare l’algoritmo Elo, cerchiamo di capire cosa intendere con “meglio di così”. Appassionati e tifosi caricano di significato classifica e teste di serie, come se un numero conferisse valore a un giocatore.

Previsioni future contro orientamento al passato

Per definizione, la classifica ufficiale è orientata al passato, visto che misura il rendimento delle ultime 52 settimane, ponderate per importanza dei singoli tornei (sono poi usate per determinare le teste di serie, quindi con sguardo in avanti, ma non è un sistema disegnato per essere predittivo).

In questo modo la classifica ufficiale ci dice quanto un giocatore o una giocatrice abbiano giocato bene durante l’anno precedente. Quali che siano bravura o potenziale, Williams (e come lei Azarenka, Murray e Djokovic) non ha ottenuto molti risultati favorevoli quest’anno, e la sua classifica lo riflette.

Il sistema Elo invece è strutturato per essere predittivo. Naturalmente, può utilizzare solo risultati del passato, ma lo fa in modo tale da fornire la stima migliore del livello qualitativo espresso dai giocatori in un determinato momento, vale a dire la più accurata approssimazione di come giocheranno domani o la prossima settimana.

Le valutazioni Elo – anche quelle più ingenue che mettono a oggi Williams e Djokovic al numero 1 – sono considerevolmente più precise nel prevedere l’esito di una partita rispetto alla classifica ufficiale. Per l’obiettivo che mi sono prefissato, è questa la definizione di “meglio”, cioè valutazioni che offrano previsioni più puntuali e, per estensione, la migliore approssimazione del livello di gioco nell’ambito temporale preso in considerazione.

Penalizzazioni legate all’assenza

Al rientro sul circuito dopo un periodo molto lungo, i giocatori hanno – almeno in media e almeno temporaneamente – un livello più basso rispetto a quando si sono fermati.

In questo senso, ho identificato ogni assenza della durata minima di otto settimane nella storia dell’ATP di un giocatore con valutazione di almeno 1900 punti Elo (sotto la soglia di 1900 punti, alcuni giocatori alternano la presenza tra circuito maggiore e circuito Challenger. Il mio algoritmo Elo non comprende i risultati dei Challenger. Quindi, per giocatori di classifica inferiore, non è chiaro quali siano i periodi di interruzione e quali invece le settimane dedicate ai Challenger. Inoltre, la soglia delle otto settimane non considera il riposo tra una stagione e la successiva. Otto settimane allora potrebbero essere in realtà 16 settimane tra un torneo giocato e l’altro, includendo nell’interruzione anche il riposo a stagione terminata).

Nelle prime partite al rientro sul circuito, la valutazione Elo prima dell’interruzione ha stimato la probabilità di vittoria in eccesso del 25%, con variazioni in funzione della quantità di tempo lontano dai campi: il 17% dalle otto alle dieci settimane, quasi il 50% per un periodo dalle 30 alle 52 settimane.

Anche questa regola ha la sua eccezione, come ad esempio Roger Federer agli Australian Open 2017 e Rafael Nadal, che quest’anno ha vinto 14 partite consecutive dopo due mesi di pausa. In generale però, al rientro i giocatori hanno uno stato di forma peggiore.

Tradotto in termini Elo, un’interruzione di otto settimane comporta una perdita di 100 punti mentre una di quasi un anno, come quella in corso di Andy Murray, determina 150 punti in meno. Se si apportano queste modifiche si arriva a un miglioramento immediato nella capacità predittiva di Elo per la prima partita dal rientro e uno più limitato per le prime 20 partite.

Fattorizzare l’incertezza

Elo è impostato per fornire sempre la “stima migliore”, e quando un giocatore fa ingresso nel circuito per la prima volta, riceve una valutazione provvisoria di 1500, aggiornata a seguito di ogni partita e in funzione del risultato, del livello dell’avversario e del numero di partite giocate.

Quella dei 1500 punti è una stima puramente indicativa, quindi il primo aggiornamento diventa un passaggio molto importante. Nel corso del tempo, la grandezza dell’aggiustamento Elo diminuisce, perché si acquisiscono maggiori informazioni sul giocatore.

Se perde la sua prima partita contro Joao Sousa, la sola informazione in nostro possesso è che probabilmente non è bravo quanto Sousa: dobbiamo quindi sottrarre molti punti. Se Alexander Zverev perde da Sousa dopo più di 150 partite giocate in carriera, tra cui decine di vittorie contro giocatori più forti, comunque gli toglieremo dei punti, ma non tanti come in precedenza, perché abbiamo di lui un quadro molto più preciso.

Gestire le assenze

Dopo un’assenza però, abbiamo meno certezza che quello che conoscevamo sul quel giocatore sia ancora attuale. Djokovic è, a questo proposito, un esempio perfetto. Se perdesse sei partite su nove (come ha fatto tra il quarto turno degli Australian Open 2018 e il Madrid Masters) senza arrivare da un periodo di lontananza dal circuito, penseremmo che si trattasse di un passaggio a vuoto, e la maggior parte di noi si aspetterebbe che ne uscisse. Elo ridurrebbe la valutazione, facendolo rimanere comunque nella zona più alta.

Tuttavia, avendo saltato la seconda parte del 2017, siamo più scettici sul suo recupero, nel timore che forse non tornerà al livello di prima. Altri casi sono ancora più limpidi, come quando un giocatore rientra da un infortunio senza aver recuperato completamente la forma.

Ha senso dunque, al rientro da un’assenza, modificare il livello di aggiustamento della valutazione Elo di un giocatore. Non si tratta di una nuova idea, è anzi il concetto alla base di Glicko, un altro sistema di valutazione negli scacchi che prende spunto ed espande Elo.

In questi anni ho armeggiato con Glicko a lungo, alla ricerca di miglioramenti che si applicassero al tennis, senza ottenere grande successo. Cambiare il moltiplicatore che determina gli aggiustamenti nelle valutazioni (conosciuto come il fattore k) non migliora la capacità predittiva di Elo nel tennis ma, associato alle penalizzazioni che ho descritto per le assenze dal circuito, è in parte di aiuto.

Il succo della questione: dopo un’assenza, il moltiplicatore aumenta di un fattore 1.5 per poi gradualmente ridursi a 1 nelle successive venti partite. Un moltiplicatore flessibile apporta un leggero miglioramento all’accuratezza di Elo per quelle venti partite, seppur con una differenza minima rispetto all’effetto della penalizzazione iniziale.

Basta moniti*

(*ho pensato fosse divertente mettere un asterisco dopo “basta moniti”…)

Penalizzazioni legate all’assenza e moltiplicatori flessibili finiscono per far scendere la valutazione Elo attuale dei giocatori che si trovano nel mezzo di un periodo lontano dal circuito o che sono recentemente tornati alle competizioni, restituendo elenchi che più si avvicinano alle nostre attese e che dovrebbero fare meglio nel predire l’esito delle prossime partite.

Questi cambiamenti nell’algoritmo hanno anche un effetto ridotto sulla valutazione degli altri giocatori, perché ciascuna valutazione dipende da quella dell’avversario. È per questo che il salto fatto dalla valutazione Elo di Taro Daniel dopo aver battuto Djokovic all’Indian Wells Master non è altrettanto ampio prima dell’implementazione delle penalizzazioni.

Uomini

Per quanto riguarda gli uomini, con il nuovo algoritmo Djokovic scende di una posizione al terzo posto per Elo complessivo, Murray al sesto, Jo Wilfried Tsonga al 21esimo e Stanislas Wawrinka al 24esimo. Viste le prestazioni della stagione in corso, Djokovic è ancora piuttosto in alto, ma ricordiamo che l’algoritmo Elo tiene conto solo del rendimento in campo, cioè una pausa di sei mesi seguita da diverse sconfitte inaspettate.

L’effetto aggregato si traduce in un calo di circa 200 punti dal livello precedente all’assenza; il problema sta nel fatto che la valutazione Elo di un anno fa rifletteva l’incredibile livello di Djokovic degli ultimi tempi.

Donne

Sul fronte femminile, i risultati confermano la mia intuizione ancor più di quanto sperassi. Williams scende al settimo posto, Sharapova al 18esimo e Azarenka al 23esimo. Grazie al moltiplicatore flessibile, Williams potrà tornare nuovamente in alto in classifica con qualche immediata vittoria al suo rientro.

Come Djokovic, anche Williams ha una valutazione così alta per aver avuto, prima della pausa, una valutazione Elo stratosferica. Dal suo canto Sharapova è più in alto per Elo rispetto alla classifica ufficiale. Pur essendo stata penalizzata per la qualifica di un anno per uso di sostanze illecite, l’algoritmo comunque dà rilevanza ai suoi precedenti successi, anche se sempre meno con il passare delle settimane.

Elo rimane sempre un’approssimazione e, considerando l’insieme di motivazioni che possono “mandare in tribuna” un giocatore e l’ampio spettro di strategie per rientrare nel circuito, qualsiasi sistema previsionale/di valutazione sarà messo sotto maggiore pressione con giocatori in quel tipo di situazione.

Detto questo, sono comunque migliorie che restituiscono valutazioni Elo più accurate nella rappresentazione dello stato di forma dei giocatori che sono stati lontani dal tennis professionistico, e che consentono previsioni più precise su partite e tornei che coinvolgono i giocatori in questione.

Dietro le quinte

Proseguite nella lettura se siete interessati ai dettagli tecnici.

Prima di apportare queste modifiche, l’indice Brier per le previsioni basate sul sistema Elo di tutte le partite maschili dal 1972 era di circa 0.20. Per tutte le partite con almeno un giocatore con una valutazione Elo non inferiore a 1900, era di 0.17 (non solo giocatori con Elo di almeno 1900 sono più forti, ma la loro valutazione tende a essere calcolata su più dati, che spiega in parte il motivo per cui si hanno previsioni più accurate. Minore l’indice Brier, maggiore l’accuratezza).

Prima delle modifiche, l’indice Brier per una popolazione di circa 500 “prime partite” di giocatori al rientro era di 0.192. Dopo aver applicato la penalizzazione, è sceso, e quindi migliorato, a 0.173.

Per le partite dalla seconda alla ventesima dopo il rientro, l’indice Brier per l’algoritmo originale era di 0.195. Dopo la penalizzazione, era di 0.191 e, dopo aver reso flessibile il moltiplicatore, è sceso ancora a 0.190 (incrementi del moltiplicatore successivo al rientro hanno avuto risultati negativi, spingendo l’indice Brier di nuovo intorno a 0.195 con il moltiplicatore della seconda partita a 2).

Comprendo essere un cambiamento marginale, ed è molto probabile che in futuro non possa reggere. Ma nell’analisi di diversi giocatori importanti nel corso del loro rientro, è la supposizione che ha generato i risultati che intuitivamente sembravano più precisi. E visto che la mia intuizione ha reso come il valore migliore dell’indice Brier (pur con differenze minuscole), mi è sembrato l’opzione migliore.

Assenze multiple

Per concludere, un’indicazione sui giocatori con più di un’assenza. Se un giocatore si ferma per sei mesi, torna e gioca alcune partite e interrompe di nuovo per altri due mesi, non sembra corretto applicare due volte la penalizzazione. Non ci sono molte occorrenze utilizzabili per un’analisi, ma il campione limitato a disposizione lo conferma.

La mia soluzione: se la seconda assenza arriva entro due anni dal precedente ritorno, si somma la durata delle due interruzioni (otto mesi nell’esempio), si trova la penalizzazione corrispondente e si applica la differenza tra quella penalizzazione e la precedente. Di solito si ottengono penalizzazioni tra i 10 e i 50 punti per secondi periodi di assenza.

Handling Injuries and Absences With Tennis Elo

Serena Williams senza la testa di serie nel tabellone del Roland Garros 2018

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un tabellone di singolare femminile del Roland Garros 2018 fortemente caratterizzato dall’incertezza, sembra quasi normale che una delle giocatrici più pericolose non sia nemmeno tra le teste di serie.

Da quando è rientrata nel circuito a seguito dalla gravidanza, Serena Williams ha giocato solo quattro partite, mai sulla terra battuta. Per questo si ritrova alla posizione 453 della classifica ufficiale, con un livello competitivo che nessuno sa valutare con precisione.

No classifica speciale, si fortuna

Con una classifica così bassa, per poter entrare nel tabellone principale doveva far leva sulla regola della ‘classifica speciale’, che però non viene considerata nel processo di assegnazione delle teste di serie (è un argomento su cui non mi dilungo oltre, avendone già scritto più volte in passato).

Come giocatrice fuori dalle teste di serie le sarebbe potuto capitare di giocare contro chiunque al primo turno e, a questo riguardo, è stata un po’ fortunata nel sorteggiare un’altra giocatrice non testa di serie, Kristyna Pliskova (che ha poi battuto con il punteggio di 7-6 6-4, n.d.t.).

Anche la sua sezione di tabellone è alla portata, con un probabile secondo turno contro la testa di serie numero 17 Ashleigh Barty (che ha poi effettivamente battuto con il punteggio di 3-6 6-3 6-4, n.d.t.e un possibile terzo turno con la numero 11 Julia Goerges (come si è poi effettivamente delineato, n.d.t.).

Dovesse riuscire ad arrivare agli ottavi di finale, è in serbo un eventuale scontro ad alta gradazione con Karolina Pliskova o Maria Sharapova.

Sulla base delle mie previsioni Elo, l’ipotesi migliore sullo stato di forma di Williams dopo la gravidanza è che sia la settima più forte in assoluto e la nona più forte sulla terra battuta. Questo determina il 40% circa di probabilità di superare i primi tre turni e approdare alla seconda settimana, il 6.2% di probabilità di raggiungere la finale e il 3.1% di vincere l’ennesimo Slam.

Cosa cambierebbe se fosse tra le teste di serie? È risaputo che essere testa di serie offre un chiaro vantaggio, perché si evita di giocare contro altre favorite per il titolo se non nei turni finali.

Simulazioni di tabellone

Eseguendo simulazioni del tabellone con Williams testa di serie, possiamo farci un’idea dell’impatto della regola prevista dalla WTA (e della decisione della Federazione francese di non assegnarle la testa di serie) sulle sue possibilità.

Testa di serie numero 7

Immaginiamo che esista uno strano mondo in cui le mie valutazioni Elo siano usate per assegnare le teste di serie di un torneo. In questo caso Williams avrebbe la testa di serie numero 7, facendo scendere Caroline Garcia alla 8 e facendo uscire la numero 32, Alize Cornet, dal gruppo delle teste di serie. Si tratterebbe di un vantaggio evidente: il 50% di probabilità di raggiungere il quarto turno, il 9% di giocare la finale e il 4.4% di vincere il titolo, rispetto – come visto – al 3.1% effettivo.

Testa di serie numero 1

Se le teste di serie fossero assegnate sulla base della classifica protetta, a Williams spetterebbe la numero 1. Non esiste situazione più favorevole: per citare uno dei vantaggi, la prima testa di serie non gioca contro nessuna delle altre tra le prime quattro se non dalla semifinale (non è comunque garanzia di evitare una testa di serie numero 28 come Sharapova, ma Williams, visto il record negli scontri diretti, non ne sarebbe preoccupata).

Passare dalla numero 7 alla numero 1 darebbe a Williams ulteriore spinta, questa volta non così rilevante: la probabilità di rimanere in corsa nella seconda settimana sarebbe sempre del 50% con, rispettivamente, il 10.1% e il 4.7% di raggiungere la finale e vincerla.

La tabella riepiloga le varie probabilità di Williams negli scenari ipotizzati. La colonna denominata “P.Attesi” rappresenta una media ponderata del numero di punti validi per la classifica ufficiale che Williams può guadagnare considerando quanto è probabile che raggiunga ciascun turno.

Scenario         Ottavi  Finale  Titolo  P.Attesi  
Effettivo        39.8%   6.2%    3.1%    273  
No testa serie*  34.4%   6.2%    3.0%    259  
Numero 7         50.3%   9.0%    4.4%    356  
Numero 1         50.5%   10.1%   4.7%    371

*lo scenario senza la testa di serie indica la 
probabilità di Williams da giocatrice fuori dalle 
teste di serie, dato un tabellone casuale. In questo caso
è stata un po’ fortunata, evitando le più forti fino
al quarto turno, anche se la probabilità di raggiungere 
la finale rimane inalterata.

Ricevere una testa di serie conta, ma non può fare miracoli. Se il gioco di Williams corrisponde veramente a una posizione intorno alla decima, la strada per il titolo è tortuosa a prescindere dall’avere un numero accanto al nome.

Se il mio modello sottostima in modo rilevante le sue probabilità e Williams si presenta con la forma raggiunta prima della gravidanza – non dimentichiamoci la finale dello scorso anno e il titolo vinto due anni fa – allora le avversarie ancora una volta sembreranno dei birilli da abbattere, a prescindere da quale numero hanno accanto al loro nome sul tabellone.

Unseeded Serena and the Roland Garros Draw

Previsioni per il Roland Garros 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’inizio del Roland Garros 2018 è ormai imminente. Quali sono i giocatori che gli appassionati più probabilmente vedranno nelle fasi finali del torneo? E quali, tra i principali contendenti, hanno ricevuto i favori del sorteggio?

Tabellone maschile

Tutti gli occhi naturalmente sono puntati su Rafael Nadal, con molti ad affermare che un’incredibile sua undicesima vittoria sia scontata. Quanto si può considerare Nadal un Golia a Parigi?

Sulla base delle valutazioni Elo specifiche per terra battuta e corrette per infortunio, Nadal è il favorito assoluto per il titolo: ha infatti il 38% di probabilità di vincere, più del doppio di quelle del secondo tra i favoriti, come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Il 38% però non è garanzia assoluta, e lascia comunque uno spiraglio per un nuovo vincitore Slam, come ad esempio Alexander Zverev (la mia seconda scelta) o David Goffin (specialmente se le indiscrezioni dell’infortunio di Juan Martin Del Potro si rivelano corrette).

IMMAGINE 1 – Previsioni per singolo quarto dei semifinalisti e del vincitore del torneo

Nella tabella sono rappresentate le quattro prime scelte per ogni quarto. Nonostante sia l’unico giocatore ad aver battuto Nadal sulla terra nel 2018, Dominic Thiem è il quarto favorito con il 7% di probabilità di titolo. Trovandosi nella stessa parte di tabellone di Zverev, gli è dietro di poco come favorito di quel quarto.

Il sorteggio è stato accomodante sia per Thiem che Zverev, perché la loro possibile partita ai quarti di finale è l’unico vero ostacolo che entrambi hanno al passaggio in semifinale. Il quarto di Nadal, in cui ci sono anche Kevin Anderson, Diego Schwartzman e Denis Shapovalov, è quello che si rivela essere il più impegnativo, con l’impatto negativo più alto per ciascun quarto sulla probabilità di raggiungere la semifinale.

IMMAGINE 2 – Fortuna del sorteggio per il tabellone di singolare maschile del Roland Garros

In ogni caso, la differenza in termini di difficoltà tra un quarto e l’altro non è mai superiore a qualche punto percentuale. Possiamo affermare che il tabellone di singolare maschile di quest’anno è abbastanza equilibrato.

Tabellone femminile

Il tabellone femminile, come caratteristico per il 2018, è pronto a riservare alcune delle partite più competitive del torneo. Le prime due favorite sono Elina Svitolina e Simona Halep, con una probabilità di vittoria praticamente identica. E dietro di solo alcuni punti percentuali ci sono Caroline Wozniacki e Karolina Pliskova.

Jelena Ostapenko, la campionessa in carica e vincitrice a sorpresa nel 2017, è tra le favorite quest’anno, anche se in fondo all’elenco con solo l’1% di probabilità.

IMMAGINE 3 – Previsioni per singolo quarto delle semifinaliste e della vincitrice del torneo

Senza una giocatrice con più del 17% di probabilità di vincere il titolo, ci si può attendere una vera lotta nella settimana conclusiva.

E con margini così ridotti a separare le maggiori favorite di ogni quarto, la fortuna del sorteggio assume un ruolo ancora più rilevante che per gli uomini.

Analizzando l’impatto delle contendenti di ciascun quarto sulla probabilità di vittoria delle prime quattro, scopriamo che è Svitolina ad aver ricevuto una decisa spinta, grazie al fatto di essere finita nel terzo quarto, a cui è collegato un aumento nella probabilità di raggiungere la semifinale di tre punti percentuali.

IMMAGINE 4 – Fortuna del sorteggio per il tabellone di singolare femminile del Roland Garros

È andata peggio a Wozniacki, che si ritrova nell’ultimo quarto, nel quale la sua probabilità di vittoria diminuisce di quasi 5 punti percentuale, molto peggio del tabellone di Nadal, già considerato difficile. Wozniacki infatti potrebbe avere sulla strada per la semifinale due tra le prime dieci favorite, cioè Petra Kvitova e Darya Kasatkina.

Le possibilità di Serena Williams

Si è parlato molto questa settimana della mancata assegnazione di una testa di serie a Serena Williams. E ci si sarebbe aspettato che fosse quello di Pliskova il tabellone più accidentato, con un possibile sedicesimo di finale contro Williams.

Considerati però l’assenza e il rendimento poco brillante di Williams nel 2018, la valutazione Elo la pone solo al 22esimo posto tra le favorite. Sarebbe quindi emozionante vedere Williams e Pliskova darsi battaglia per un posto nei quarti di finale, ma la possibilità che questo accada è ridotta.

Proprio per la mancanza di un verdetto certo, si può essere sicuri di assistere a due eccitanti settimane di tennis.

French Open Predictions

Gli scontri diretti più sorprendenti nella storia del tennis femminile

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 10 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo ho analizzato alcuni degli accoppiamenti più sfavorevoli nella storia recente del tennis maschile. Che considerazioni si possono trarre dall’esame degli scontri diretti femminili che hanno destato le maggiori perplessità?

Contrapposizione di stili

La corsa al titolo del torneo di Madrid di Carla Suarez Navarro si è interrotta per la sconfitta nei quarti di finale contro Caroline Garcia. Seppur una delusione per i suoi tifosi, locali e non, Suarez Navarro deve ritenersi orgogliosa del risultato, che pareggia il miglior piazzamento di sempre nel torneo ottenuto nel 2015.

Incoraggiante è anche il modo in cui ha giocato, superando a due partite molto dure al terzo set e non perdendo il controllo di fronte a diversi match point non sfruttati. La vittoria contro Elina Svitolina è stata la più importante a Madrid, nonché la seconda di fila contro la giocatrice ucraina, portando il bilancio degli scontri diretti sul 4-3 in suo favore.

Anche se due vittorie consecutive non sono sufficienti a definire una striscia, ci si chiede quanto questi risultati inattesi contro Svitolina – e altre giocatrici orientate all’attacco – siano attribuibili allo stile di gioco di Suarez Navarro, improntato al rovescio a una mano e a una mentalità difensiva.

Come osservato per i dieci scontri diretti più sorprendenti tra gli uomini, anche per le donne possiamo ricercare combinazioni di stili tra loro contrapposti prestando attenzione agli scontri diretti con i risultati più clamorosi, intesi come quelle partite in cui la giocatrice con i favori del pronostico dovuti al suo livello di bravura finisce in realtà per perdere più volte.

Se sommiamo il fattore sorpresa di ogni partita e consideriamo gli accoppiamenti con almeno dieci partite giocate (in modo da escludere che la contrapposizione di stili sia dovuta esclusivamente al caso), otteniamo i dieci scontri diretti più inusuali, come mostrato dall’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Graf vs Sabatini e Graf vs Coetzer

A Steffi Graf vanno due posti, il penultimo e poi l’ultimo, quello cioè contro Gabriela Sabatini che è stata l’avversaria più frequente nella sua carriera da professionista: il bilancio per Graf è di undici sconfitte in quaranta partite, di cui sette da numero uno del mondo.

IMMAGINE 1 – I dieci scontri diretti più sorprendenti tra giocatrici

Considerando che per gran parte della sua carriera Sabatini è rimasta tra le prime 5 in classifica, l’esito degli scontri con Graf può non destare perplessità. Le quattro sconfitte di Graf contro Amanda Coetzer invece sono più difficili da giustificare, se analizzate con queste premesse, visto che Coetzer era fuori dalle prime 10 in tre delle quattro vittorie.

Coetzer però ha dovuto subire contro l’americana Chandra Rubin, che compare al quinto posto di questo speciale elenco. Pur non essendo mai entrata tra le prime 5, Rubin ha battuto Coetzer sette volte su dieci partite.

Anche qui, come tra gli uomini, troviamo diverse ex numero 1 della classifica tra i primi dieci accoppiamenti. Oltre a Graf, Billie Jean King ha perso sei volte contro l’australiana Dianne Balestrat, che non è mai andata oltre la 19esima posizione.

Delle sei sconfitte, cinque sono arrivate sulla terra battuta, a indicazione che quella superficie, nel confronto con King, era particolarmente favorevole alla tipologia di gioco di Balestrat.

Capriati vs Williams

È interessante notare la presenza di uno scontro diretto tra due numeri 1: Jennifer Capriati e Serena Williams. Ora che Williams è diventata l’emblema della grandezza nel tennis femminile, non sembra esserci nulla di strano in un bilancio negli scontri diretti con Capriati di dieci vittorie e sette sconfitte.

Bisogna però tenere a mente che sono tutte partite precedenti al 2005, vale a dire nei primi anni di professionismo di Williams. Quasi da neofita del circuito, Williams ha quindi superato le attese nelle incredibili stagioni 2002 e 2003, quando Capriati ha avuto la sfortuna di doverla affrontare per sette volte.

Navratilova vs Sukova

L’ultima giocatrice su cui poniamo attenzione è una delle più vittoriose di sempre: Martina Navratilova. Due rivalità che coinvolgono Navratilova fanno ingresso nell’elenco.

Se quella a cui più si pensa è con Chris Evert, contro la quale ha giocato 56 partite (80 includendo anche quelle non WTA), va ricordato che Navratilova ha rivalità di numerose partite contro molteplici giocatrici. Helena Sukova è tra coloro di cui meno si parla.

Nei 32 scontri diretti, Sukova ha vinto sei volte, poche rispetto alle 26 sconfitte, ma complessivamente ad alto indice di sorpresa visto il predominio di Navratilova in quel periodo.

È inevitabile chiedersi se il fatto di trovarsi contro una giocatrice cecoslovacca che non aveva disertato abbia avuto un ruolo in quelle sconfitte per mano di Sukova (Navratilova era diventata cittadina degli Stati Uniti nel 1981, n.d.t.).

Navratilova vs Zvereva

La seconda rivalità di Navratilova è anche la più sorprendente nella storia del tennis femminile. Stiamo parlando del suo bilancio di otto vittorie e cinque sconfitte contro la bielorussa Natalia Zvereva, che ha raggiunto la massima classifica in carriera al numero 5 ma che in tre delle cinque vittorie contro Navratilova era fuori dalle prime 10.

E tre di quelle vittorie sono arrivate sulla terra battuta, la superficie migliore per Zvereva ma la peggiore per Navratilova, quantomeno rispetto al suo rendimento sul cemento e sull’erba, il cui standard è ancora oggi difficile da razionalizzare.

L’elenco degli scontri diretti femminili più sorprendenti evidenzia il probabile ruolo della superficie nel concedere in passato alle giocatrici sfavorite una possibilità di vittoria importante.

Con lo stile moderno di gioco che tende a una sempre crescente uniformità, vantaggi negli scontri diretti legati a una specifica superficie potrebbero diventare una rarità. Ragione in più per seguire l’evoluzione della rivalità tra Suarez Navarro e Svitolina.

Puzzling Head-to-Heads in Women’s Tennis History

La vorticosa ascesa in classifica di Mihaela Buzarnescu

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 9 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’ultima giocatrice a entrare tra le prime 32 del circuito femminile ci è arrivata con fatica e sudore. Mihaela Buzarnescu, che ha recentemente raggiunto il suo massimo in carriera dopo la finale del torneo di Praga persa in tre set contro Petra Kvitova, ha debuttato sul circuito maggiore 14 anni fa.

Nonostante un certo successo a livello juniores, con la vittoria tra le altre degli US Open 2006, non è riuscita a entrare tra le prime 100 se non a ottobre 2017.

Non dovrebbe essere questa la tipica evoluzione della carriera di una giocatrice. L’età media si è sicuramente alzata e le più forti hanno allungato la loro permanenza al vertice.

Ma il ciclo vincente inaugurato da Buzarnescu all’avvio della stagione – con il quale ha scalato la classifica da una posizione fuori dalle prime 400 a una tra le prime 40 – è iniziato dopo che aveva compiuto 29 anni. Più si analizza da vicino il risultato di Buzarnescu, e l’età a cui è maturato, più appare insolito.

I più anziani debutti tra le prime 100

A partire dalla stagione 1987, 630 giocatrici sono entrate tra le prime 100. In media, nel lunedì (di pubblicazione della classifica aggiornata) in cui hanno varcato la fatidica soglia l’età è appena inferiore a 20 anni e 6 mesi.

Solo 29 delle 630, meno del 5%, sono entrate tra le prime 100 dopo aver compiuto 26 anni. E solo 14 ci sono riuscite dopo i 27 anni.

Giocatrice       Debutto    Anni  Giorni  Class. Max  
Obziler          20070219   33    306     75  
Villagran Reami  19880801   31    359     99  
Buzarnescu       20171016   29    165     32  
Ditty            20071105   28    305     89  
Bes Ostariz      20010716   28    183     90  
Washington       20040719   28    49      50  
Drake            19990201   27    317     47  
Maria            20150406   27    241     46  
Sromova          20051107   27    211     87  
Siegemund        20150914   27    193     27  
Perfetti         19960708   27    160     54  
Allen            19890227   27    51      83  
Barrois          20081020   27    20      57  
Bremond          20111017   27    11      93

Pur non trovandosi in cima all’elenco, Buzarnescu è certamente una giocatrice più forte sul circuito di quanto non lo fossero le due che sono entrate tra le prime 100 a un’età più avanzata.

Anche Tzipi Obziler, come Buzarnescu, si è fatta strada a lungo nei livelli inferiori del circuito femminile senza però mai andare oltre le prime 70. Adriana Villagran Reami ha sempre giocato pochi tornei: in termini di talento avrebbe potuto essere tra le prime 100 molto prima di quanto reso ufficiale dalla classifica, ma non è mai rimasta sul circuito con regolarità.

La giocatrice più simile a Buzarnescu è Laura Siegemund, che ha raggiunto le prime 100 qualche anno fa, fino poi ad arrivare alla posizione 27.

Poche delle giocatrici più anziane a debuttare tra le prime 100 hanno continuato la loro ascesa con la spinta mostrata da Buzarnescu e Siegemund. La tabella riepiloga le più anziane a entrare tra le prime 100 e successivamente tra le prime 32.

Giocatrice        Debutto    Anni  Giorni  Class. Max  
Buzarnescu        20171016   29    165     32  
Siegemund         20150914   27    193     27  
Bammer            20050822   25    117     19  
Asagoe            20000710   24    12      21  
Bollegraf         19880215   23    310     29  
Konta             20140623   23    37      4  
Kremer            19981019   23    2       18  
Tsurenko          20120528   22    364     29  
Peschke           19980420   22    286     26  
Cetkovska         20071022   22    256     25  
Garbin            20000214   22    229     22  
Li Na             20041004   22    221     2  
Santangelo        20040202   22    219     27  
Helgeson Nielsen  19910325   22    192     29  
Dellacqua         20070806   22    176     26

La nona giocatrice più anziana dell’elenco ha fatto il suo debutto tra le prime 100 prima di compiere 23 anni, e questa è un’indicazione importante di quanto sia giovane il tennis femminile.

Detto in altro modo, delle 107 giocatrici entrate tra le prime 100 dopo il 23esimo compleanno, solo 8 sono poi salite almeno alla posizione 32 della classifica.

A confronto, quasi un terzo delle giocatrici complessivamente approdate tra le prime 100 (circa 200 su 630) raggiungono la classifica massima tra le prime 32. In questa particolare categoria, Buzarnescu sta muovendosi in un territorio completamente inesplorato.

Recuperare il tempo perso

Negli ultimi sei mesi Buzarnescu si è trovata nell’occhio del ciclone, passando da giocatrice ai margini del circuito che nessuno conosceva a presenza solida e regolare che…beh, per la maggior parte degli appassionati, è ancora abbastanza ignota.

Molte giocatrici impiegano tempo per abituarsi all’aria rarefatta del livello più alto di competizione e per mesi, o anche anni, la loro classifica rimane stagnante.

Per Buzarnescu invece non c’è quasi stata pausa nemmeno per respirare. Le ci sono voluti 203 giorni dall’ingresso tra le prime 100 a ottobre al suo massimo di carriera al numero 32 nella classifica di lunedì 7 maggio 2018.

Siegemund ad esempio ne ha impiegati 315, Sybille Bammer 574. Roberta Vinci, che è riuscita anche ad arrivare tra le prime 10, ci ha messo 2520 giorni, cioè quasi sette anni. In media, una giocatrice che raggiunge le prime 32 ha bisogno di due anni e mezzo dalla prima apparizione tra le prime 100.

L’ascesa di Buzarnescu non segue il copione dei debutti attempati, somiglia anzi di più a quelli delle giovani esplosive promesse. La tabella riepiloga le venti scalate di classifica più rapide, sempre a partire dal 1987.

Giocatrice   Anni  Giorni  Class. Max  Giorni Ascesa  
Capriati     14    11      1           0  
Huber        15    266     4           49  
Szavay       18    164     13          77  
Davenport    16    238     1           112  
Sawamatsu    17    31      14          119  
Fernandez    20    265     26          133  
Sharapova    16    58      1           133  
S. Williams  16    52      1           133  
Oremans      20    145     25          140  
V. Williams  16    301     1           147  
Arvidsson    21    223     29          154  
Meskhi       19    308     12          168  
Golovin      16    22      12          175  
Bouchard     19    42      5           189  
Hingis       14    31      1           189  
Ivanovic     16    361     1           196  
Martinez     16    107     2           196  
Buzarnescu   29    165     32          203  
Kasatkina    18    137     11          203  
Barty        20    316     16          210

E qual è stata la giocatrice che Buzarnescu ha fatto uscire dalle prime 20? Kim Clijsters. Buzarnescu è l’unica dell’elenco a essere entrata tra le prime 100 dopo aver compiuto 22 anni, eppure eccola qui, a scalare posizioni dalla 101 alla 32 in meno tempo del 92% delle sue colleghe.

Non molto più lontano di così

Il raziocinio suggerisce che Buzarnescu non può andare molto più lontano di così: la maggior parte delle giocatrici non ottiene record di classifica una volta superati i trent’anni, specialmente quelle con successo limitato sul circuito maggiore.

Buzarnescu però si è adattata rapidamente, collezionando anche la prima vittoria a febbraio contro una giocatrice tra le prime 10, Jelena Ostapenko, e conquistando un set contro Kvitova nella finale di Praga.

Inoltre, potrà sfruttare il vantaggio di essere testa di serie in molti tornei, tra cui probabilmente il Roland Garros e Wimbledon. Avendo dimostrato di poter battere giocatrici tra le prime 50 – ha infatti un record i 6 vinte e 7 perse – la nuova appartenenza alle prime 32 del mondo le concederà molte opportunità per guadagnare punti contro giocatrici mediamente meno competitive.

Dopo più di dieci anni di gavetta, finalmente – e in modo del tutto improbabile – ha trovato il suo posto al vertice dello sport. Tutto quello che le resta da fare ora è continuare a vincere.

The Unique Late-Career Surge of Mihaela Buzarnescu

Predominio nei momenti chiave a Indian Wells e Miami 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 7 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Con l’arrivo della stagione sulla terra, quali sono i giocatori e le giocatrici da elogiare per la solidità mentale mostrata nei tornei di Indian Wells e Miami da poco terminati?

La solidità mentale è uno di quei concetti a cui spesso si fa ricorso ma che sono difficili da identificare. Pur in assenza di una definizione condivisa, è ragionevole attribuire caratteristiche di resistenza mentale a quei giocatori o giocatrici in grado di dominare nei momenti chiave di una partita.

Le statistiche di predominio sono uno dei modi con cui il Game Insight Group cerca di analizzare il rendimento sotto pressione. Da un lato, con la percentuale di predominio ogni punto vinto è ponderato per la sua importanza durante la partita rispetto all’importanza totale.

Dall’altro, il margine di predominio è una statistica collegata alla precedente che osserva la differenza tra la percentuale di predominio e la percentuale totale. È proprio il margine a cogliere la capacità di predominio perché evidenzia i giocatori con una prestazione migliore sotto pressione.

Se si sommano tutte le statistiche di predominio dalle partite di Indian Wells e Miami 2018, quali sono i giocatori che si distinguono per predominio nei momenti chiave?

Statistiche di predominio al servizio per gli uomini

Una solida percentuale di predominio al servizio nei due tornei è stata del 69%. Undici giocatori sono riusciti a mantenere questa media, con Nick Kyrgios che ha ottenuto la percentuale più alta al 79% e il vincitore di Miami, John Isner, al secondo posto con il 75% (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Predominio al servizio a Indian Wells e Miami per ATP

Solo Kyrgios e Roger Federer, tra questi undici giocatori, hanno vinto meno punti di predominio al servizio che punti totali al servizio (cioè un margine di predominio negativo).

I giocatori hanno subito la pressione più spesso di quanto non siano riusciti ad alzare il proprio livello al servizio. Solo cinque giocatori hanno avuto un margine di predomino medio di 3 punti percentuali, mentre in dodici hanno avuto un margine minore di -3.

Francis Tiafoe è stato uno di quelli che ha faticato sui punti importanti al servizio (con un margine di -6%), a indicazione del fatto che, dovesse trovare il modo per colmare quel divario, potrebbe diventare contendente ancora più pericoloso per il titolo.

Statistiche di predominio alla risposta per gli uomini

Con almeno il 45% di predominio alla risposta, si sono viste le più alte percentuali degli ultimi tempi. Dieci giocatori hanno avuto una percentuale di predominio alla risposta in questo intervallo.

Anche se per la maggior parte dei giocatori la percentuale totale alla risposta è stata di molto inferiore di quella al servizio, si sono osservati margini di predominio più estremi alla risposta rispetto al servizio.

IMMAGINE 2 – Predominio alla risposta a Indian Wells e Miami per ATP

Solo tre giocatori sono stati tra i migliori in termini di predominio al servizio e alla risposta: Hyeon Chung, Filip Krajinovic e Kyrgios.

Statistiche di predominio al servizio per le donne

Sul fronte femminile, solide percentuali di predominio al servizio si sono attestate intorno al 62%, con punte più alte. Tra questo gruppo troviamo la vincitrice a Indian Wells Naomi Osaka e la semifinalista a sorpresa di Miami, Danielle Rose Collins.

IMMAGINE 3 – Predominio al servizio a Indian Wells e Miami per WTA

Rispetto agli uomini, le giocatrici si raggruppano in modo più ravvicinato sulla percentuale di margine di predominio al servizio. Ci sono state solo cinque giocatrici con un differenziale in valore assoluto superiore ai 3 punti percentuali, tre con segno negativo e due con segno positivo.

Statistiche di predominio alla risposta per le donne

Si sono osservate prestazioni di predominio alla risposta più solide tra le donne che tra gli uomini, con sette giocatrici che hanno mantenuto una mediana di predominio di almeno il 51%. E tutte hanno avuto anche un margine di predominio positivo.

IMMAGINE 4 – Predominio alla risposta a Indian Wells e Miami per WTA

Con il 51%, Osaka è tra le migliori anche per predominio alla risposta, insieme alla finalista a Miami Jelena Ostapenko (51%) e alla vincitrice di Miami Sloane Stephens (55%). La presenza di queste giocatrici indica che il predominio alla risposta è stato un indicatore particolarmente forte di rendimenti superiori nei due Premier Mandatory di Indian Wells e Miami.

Clutch Stats from the Sunshine Masters

L’efficienza nelle vittorie di Sloane Stephens

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 6 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Per conquistare il Premier Mandatory di Miami, Sloane Stephens ha ottenuto diverse vittorie impressionanti  contro – nell’ordine – Garbine Muguruza, Angelique Kerber, Victoria Azarenka e Jelena Ostapenko.

Non è un torneo che altera il corso di una carriera quanto gli US Open, vinti da Stephens nel 2017, ma non è poi così distante, e la competizione che ha dovuto affrontare non è stata da meno.

Con il titolo a Miami sono arrivati anche 1000 punti validi per la classifica ufficiale, che hanno consentito a Stephens di entrare tra le prime 10, raggiungendo con la nona posizione il massimo in carriera.

Avendo vinto due dei tornei più importanti ed essendo arrivata in semifinale anche a Toronto e Cincinnati l’anno scorso, non ci sono dubbi che meriti questo traguardo.

La conversione delle vittorie in punti classifica

Il sistema Elo non ne è convinto allo stesso modo, ma l’algoritmo più sofisticato su cui si basa (che non tiene conto della grandezza delle vittorie agli US Open e Miami) la vede comunque poco dietro le prime 10.

L’aspetto più significativo dell’ascesa di Stephens è l’efficienza nella conversione delle vittorie in punti classifica. Dopo il rientro dall’infortunio a Wimbledon 2017 ha giocato solo 38 partite, vincendone 24. Ci sono state 6 sconfitte al primo turno, altre due sconfitte nel girone eliminatorio dello Zhuhai Elite Trophy e due nella finale di Fed Cup contro la Bielorussia.

Negli ultimi nove mesi, ha vinto partite solamente in sei tornei. Il suo insolito record evidenzia alcune lacune nella classifica ufficiale e come una giocatrice che raggiunge il massimo della forma in un determinato momento possa sfruttarle a proprio vantaggio.

Per un ambìto posto tra le prime 10, vincere 24 partite non è quasi mai sufficiente. Dal 1990 al 2017, solo in sette occasioni una giocatrice ha terminato la stagione tra le prime 10 con meno di 30 vittorie.

E solo due volte ha vinto meno delle 24 partite di Stephens: sto parlando di Monica Seles nel 1993 e nel 1995, cioè il periodo trascorso dal momento in cui ha subito l’aggressione a bordo campo al suo rientro alle competizioni.

La tabella riepiloga le prime 10 stagioni con il minor numero di vittorie, e comprende anche il record delle ultime 52 settimane di alcune giocatrici attualmente nella zona più alta della classifica femminile.

Anno  Giocatrice   Class FA   V    S    % V-S           
1995  Seles*              1   11   1    92%  
1993  Seles               8   17   2    89%  
2018  Stephens**          9   24   14   63%  
2010  S. Williams         4   25   4    86%  
1993  Capriati            9   28   10   74%  
2015  Pennetta            8   28   20   58%  
2000  Pierce              7   29   11   73%  
2004  Capriati           10   29   12   71%  
1993  MJ Fernandez        7   31   12   72%  
1995  I. Majoli           9   31   13   70%  
2018  V. Williams**       8   31   14   69%  
1995  MJ Fernandez        8   31   15   67%  
2015  Safarova            9   32   21   60%  
2008  Sharapova           9   33   6    85%  
1998  Graf                9   33   9    79%  
2018  Kvitova**          10   33   14   70%

*  classifica congelata dopo essere stata assalita
** classifica al 2 aprile 2018; 
   V e S delle precedenti 52 settimane

Rendimento eccezionale negli Slam

La caratteristica che accomuna quasi tutte queste stagioni è un rendimento eccezionale nelle prove dello Slam. Stephens ha vinto gli US Open 2017, Seles gli Australian Open 2013, Serena Williams vinse due Slam nel 2010, Flavia Pennetta ha ribaltato un altrimenti anonimo 2015 vincendo gli US Open. Del resto, gli Slam sono i tornei che offrono i punti classifica più pesanti.

Pur in un gruppo così nutrito di vincitrici Slam, Stephens riesce a distinguersi. Delle sedici giocatrici nella lista, solo due – Pennetta e Lucie Safarova – hanno vinto partite con una frequenza inferiore a Stephens, dal quando è rientrata.

In altre parole, la maggior parte delle giocatrici con questo livello di efficienza di vittorie non perde così facilmente ai primi turni o in tornei minori, come ha fatto Stephens. Il suo 63% di partite vinte è ancora più estremo di quanto il precedente elenco non faccia trasparire.

Dal 1990, solo otto giocatrici delle quasi trecento che hanno terminato la stagione tra le prime 10 hanno avuto una percentuale di vittorie più bassa. La tabella che segue è allargata alle prime 11 per includere un’altra recente stagione degna di nota.

Anno  Giocatrice  Class FA   V    S    % V-S  
2014  Cibulkova         10   33   24   58%  
2000  Tauziat           10   36   26   58%  
2015  Pennetta           8   28   20   58%  
1999  Tauziat            7   37   25   60%  
2007  Bartoli           10   47   31   60%  
2015  Safarova           9   32   21   60%  
2000  Kournikova         8   47   29   62%  
2010  Jankovic           8   38   23   62%  
2018  Stephens*          9   24   14   63%  
2004  Dementieva         6   40   23   63%  
2016  Muguruza           7   35   20   64%

* classifica al 2 aprile 2018; 
  V e S delle precedenti 52 settimane

C’è scarsa sovrapposizione tra i due elenchi: in genere, le giocatrici del primo gruppo hanno recuperato dall’interruzione per infortunio con una grande prova negli Slam, mentre quelle del secondo gruppo si sono trascinate in una lunga stagione per poi dare il colpo finale con uno o due risultati di prestigio in uno Slam.

Una tipica giocatrice con una percentuale di vittorie del 63% non arriva a chiudere la stagione tra le prime 10 ma, in media, intorno alla 25esima posizione, comunque meglio di una stagione da 24 vittorie che, in media, garantiscono una classifica intorno alla 40esima posizione.

Grandi occasioni ma discontinuità

Stephens è sempre stata una giocatrice delle grandi occasioni. È salita alla ribalta a 19 anni agli Australian Open 2013, arrivando in semifinale dopo aver battuto la numero 1 Serena nei quarti. Il suo record negli Slam (66%) è di quasi dieci punti percentuali superiore a quello negli altri tornei del circuito (57%).

Nonostante questo, è probabile che non concluda il 2018 con percentuali così estreme nel record di vinte e perse. Dovrebbe infatti vincere uno Slam per rimpiazzare gli US Open 2017 e perdere nei primi turni nella maggior parte degli altri tornei.

Ora che sembra aver recuperato definitivamente dall’infortunio, è poco probabile che continui ad alternare vette e abissi, pur mantenendo, per sua natura, prestazioni discontinue.

Feast, Famine, and Sloane Stephens

La WTA è diventata più competitiva

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato l’1 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Ha dovuto battere tre ex numero 1 e quattro vincitrici Slam Sloane Stephens per vincere l’edizione 2018 del torneo di Miami.

È diventato più difficile raggiungere la finale di un Premier?

Sconfiggendo Jelena Ostapenko a Miami, Stephens ha fatto del suo meglio per smentire chi dubitava della continuità di gioco dopo la vittoria agli US Open 2017. Ma la strada verso il suo secondo titolo Premier è stata tutt’altro che semplice.

Non solo ha trovato in finale un’altra recente vincitrice Slam (Ostapenko ha trionfato al Roland Garros 2017), ma nei tre turni precedenti ha dovuto affrontare tre ex numero 1.

Si potrebbe considerare il tabellone di Stephens particolarmente sfortunato, ma la realtà è più complessa, vale a dire che il circuito femminile è semplicemente diventato più competitivo.

L’analisi della mediana delle previsioni per le partite delle giocatrici favorite a Indian Wells e Miami nel periodo dal 2000 al 2018 mostra una chiara tendenza ribassista.

Nel 2000, la previsione mediana era del 73%; nel 2018, lo stesso valore è sceso al 69%. Quel 5% in meno significa che il margine che separa vincitrici da sconfitte si è ridotto (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Dinamiche di competitività nel circuito femminile a Indian Wells e Miami

Se consideriamo nello specifico gli ultimi turni – a partire dal quarto in avanti – la tendenza subisce un declino ancora più marcato.

Per via del campione più ridotto di partite si tratta di un dato alterato da rumore di fondo, ma sono cinque gli anni di fila nei quali la mediana della previsione di vittoria è stabile al di sotto del 75% per i due eventi che compongono il Sunshine Double.

I tornei più importanti del circuito femminile del 2018 sono ben posizionati per ottenere un livello di competitività da record.

How the WTA Has Gotten More Competitive

Si dovrebbe includere Serena Williams tra le teste di serie?

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 25 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo più di un anno di maternità e successivo recupero, Serena Williams è tornata questo mese al tennis professionistico, grazie a wild card sia a Indian Wells che a Miami ed entrando in tabellone, per la prima volta da agosto 2011, come giocatrice fuori dalle teste di serie.

In California ha raggiunto il terzo turno perdendo poi dalla sorella Venus Williams. Pochi giorni fa a Miami il sorteggio l’ha messa al primo turno contro la vincitrice dell’Indian Wells Masters 2018 Naomi Osaka, in cui ha perso 6-3 6-2 abbandonando quindi il torneo anticipatamente.

Vedere il nome di Serena senza il numero della testa di serie accanto sembra quasi un errore. Si è assentata dalle competizioni per la gravidanza subito dopo aver vinto gli Australian Open 2017 ed essere ritornata numero 1 del mondo.

Maternità e assegnazione delle teste di serie

Sebbene il suo gioco sia evidentemente ancora arrugginito – come in altre occasioni di rientro al professionismo – non ci sono dubbi che tornerà velocemente al livello delle prime 32 (a cui è garantita la testa di serie a Indian Wells e Miami), o ancora più in alto.

Un tabellone decisamente sfavorevole a Miami e l’immediata sconfitta contro Osaka hanno generato commenti di ogni tipo, tra cui molti che invitavano a una modifica del regolamento e altri che criticavano la WTA per la mancanza di una direttiva sull’assenza dovuta a maternità.

Quest’ultima osservazione non è del tutto corretta: le regole della WTA considerano la maternità e il rientro alle competizioni quasi alla stregua del rientro da un infortunio. Ciononostante, casi limite come quello della più forte di sempre che torna sul circuito senza un solo punto della classifica ufficiale tendono a esercitare intensa pressione sulle regole.

L’assegnazione delle teste di serie non è solo un modo rapido per identificare le giocatrici di vertice del tabellone di un torneo, ma incide anche sull’esito finale. Nei tornei in calendario a marzo, le teste di serie ricevono un bye per il passaggio al secondo turno.

In qualsiasi altro torneo, essere una testa di serie permette di evitare lo scontro diretto con le giocatrici più forti fino agli ultimi turni. Anche differenze marginali, come quella tra la quarta e la quinta testa di serie, possono avere conseguenze importanti per la corsa al titolo di entrambe le giocatrici.

Benefici distribuiti

In sintesi: le teste di serie contano, non solo per giocatrici al rientro come Serena, ma per tutte le altre in tabellone. Se assegnare una testa di serie a Serena ora potrebbe essere la cosa giusta da fare, toglierebbe però quel privilegio a un’altra giocatrice, alterandone la possibilità di conquista di punti classifica e premi partita associati ai turni finali. È importante capire che le regole riguardano l’intero campo delle partecipanti a un torneo.

Illustrerò a breve varie modalità di con cui la WTA potrebbe gestire future assenze per maternità delle giocatrici. Non ho una preferenza per una o per l’altra, perché, come proverò a spiegare, tutte hanno una loro razionalità.

L’aspetto per me più importante, da appassionato, è che qualsiasi modifica introdotta sia a beneficio di tutto il circuito, senza diventare invece un rattoppo disegnato in presenza di una giocatrice che ha fatto la storia. Serena merita un trattamento equo dalla WTA, ma come lei anche le altre giocatrici.

Ritoccare la regola in vigore

A prescindere dalla partita con Osaka, il risultato che si otterrebbe è quasi sempre la situazione attuale, e la situazione attuale non è poi così malvagia. Le regole della WTA prevedono la possibilità per giocatrici al rientro (da infortunio o maternità) di usufruire di una Classifica Speciale in otto tornei, tra cui due Slam.

La Classifica Speciale corrisponde alla classifica della giocatrice al momento dell’assenza e stabilisce la sua idoneità ad accedere al tabellone principale al rientro. Pur avendo sinora beneficiato di due wild card, Serena avrebbe potuto fare affidamento sulla Classifica Speciale per uno o entrambi i tornei (ne parlo a breve).

In altre parole, le giocatrici che diventano madri possono già riprendere da dove avevano lasciato…con l’importante eccezione delle teste di serie. A titolo di esempio, la Classifica Speciale di Serena le permetterebbe di presentarsi al Roland Garros come se fosse la numero 1 del mondo.

Ma, a meno che gli organizzatori non si appellino al diritto di modificare le teste di serie (come succede a Wimbledon), la sua testa di serie verrà determinata dall’effettiva classifica del momento. Visto che mancano due mesi, è molto probabile che non sarà tra le teste di serie nemmeno a Parigi, rendendo possibile un’altra partita di primo turno al vetriolo come è stato agli US Open 2017 tra Simona Halep e Maria Sharapova.

Rispetto verso praticità

La discussione sulle teste di serie si riduce a una questione di “rispetto” verso “praticità”. La carriera di Serena e il suo probabile veloce ritorno al vertice suggeriscono che “meriti” di essere inclusa tra le teste di serie. Di converso, molte giocatrici (come ad esempio Sharapova, pur da una situazione ben diversa) hanno avuto difficoltà a tornare alla forma precedente.

I risultati di Sharapova da quando è rientrata, o più recentemente quelli di Novak Djokovic, evidenziano che la classifica di dodici mesi fa di una giocatrice di vertice potrebbe non essere indicativa del suo livello di gioco attuale.

Il sistema di teste di serie esiste in parte per forzare le giocatrici di vertice a partecipare ai tornei, ma anche per aumentare la probabilità che le migliori giochino contro nei turni finali. Sulla base di questo assunto, non sembra così chiaro che Serena (o qualsiasi altra giocatrice al rientro) debba immediatamente ricevere una delle prime teste di serie.

Se la WTA decide di attenersi a questo principio di base, si potrebbero prevedere più tornei con accesso tramite la Classifica Speciale, magari 12 invece di 8, e 3 Slam invece di 2. La maternità necessità di più tempo lontano dal gioco rispetto a un’interruzione di sei mesi per infortunio – il prerequisito per l’applicazione della regola della Classifica Speciale – e potrebbe richiedere più tempo ancora per tornare in forma.

La WTA potrebbe anche convincere la Federazione Internazionale a offrire accessi tramite la Classifica Speciale a più eventi di livello inferiore. Kei Nishikori ha recuperato dall’infortunio giocando un paio di Challenger; le donne potrebbero preferire di recuperare la condizione nei tornei $100K prima di usare l’accesso tramite la Classifica Speciale negli eventi di prima fascia.

Collegare le teste di serie alla Classifica Speciale

La seconda modalità è essenzialmente quella richiesta da appassionati e tifosi nel momento in cui si sono accorti che Serena avrebbe potuto perdere al primo turno a Miami. Invece di fare riferimento alla classifica per determinare le teste di serie, gli organizzatori potrebbero usare la Classifica Speciale per le giocatrici che ne hanno fatto ricorso per iscriversi al torneo.

Esiste un precedente: Monica Seles ricevette la testa di serie al rientro nel 1993 dopo essere stata vittima di un accoltellamento a bordo campo. Dopo più di due anni, tornò come testa di serie numero uno in Canada e poi come numero due agli US Open 1995, rendendo giustizia alla posizione ricevuta in entrambi i tabelloni con undici vittorie di fila, prima di cedere in finale a New York a Steffi Graf.

Gli elementi a favore e sfavore di questa opzione sono opposti a quelli della prima proposta. Assegnare alle giocatrici la testa di serie che avevano prima dell’interruzione è una forma di rispetto per i risultati ottenuti.

Considerando però che la maggior parte delle giocatrici non rientra da una lunga pausa con la stessa efficacia di Seles, è possibile che l’assegnazione delle teste di serie diventi eccessivamente favorevole (non sfugge certo l’ironia di questa situazione se letta rispetto a quanto accaduto a Miami, in cui Caroline Wozniacki, testa di serie numero 2, è uscita al secondo turno – la sua prima partita – e Halep, testa di serie numero 1, è uscita al terzo).

Escogitare un algoritmo che rifletta la durata dell’interruzione

Alle giocatrici serve solitamente del tempo prima di ritornare alla forma precedente, ma il livello al rientro è in parte legato a come stavano giocando.

Quando l’anno scorso ho parlato del ritorno di Sharapova dopo la squalifica per doping, ho mostrato come le giocatrici di vertice rimaste uno o più anni lontano dal circuito (qualsiasi la ragione) avevano la tendenza a giocare molto peggio del livello pre-interruzione per le prime cinque partite circa, e a un livello leggermente inferiore nelle successive 50. L’ho misurato tramite i punti Elo: inizialmente una diminuzione di 200 punti, seguita da una di 100.

Non mi aspetto che la WTA introduca a breve il sistema di valutazioni Elo, ma un algoritmo di questo tipo potrebbe basarsi su qualsiasi sistema di valutazione, e rappresenta un compromesso ragionevole tra le prime due opzioni sopra illustrate.

I tifosi di una giocatrice forte come Serena sarebbero quasi totalmente soddisfatti: 200 punti in meno sul livello pre-interruzione la pone all’incirca alla pari con Halep, il che vuol dire che un sistema di questo tipo le avrebbe assegnato la prima o seconda testa di serie nel tabellone dei tornei di questo mese.

Maggiore elaborazione per un perfetto compromesso

Per una migliore dimostrazione del funzionamento dell’algoritmo bisogna fare riferimento a una giocatrice che non sia così dominante rispetto al resto del gruppo.

Dovesse Wozniacki (Elo al momento di 2156) saltare il prossimo anno, la sua testa di serie al rientro varrebbe l’equivalente di 1956 punti, cioè 200 in meno, intorno quindi alla 30esima (nell’ipotesi che tutte le altre rimangano regolarmente nel circuito).

Dopo le prime cinque partite, quando una giocatrice inizia a ritrovare il ritmo, la sua testa di serie salirebbe intorno alla quindici. Passati diversi mesi, la classifica sarebbe salita al punto da non necessitare più di un aggiustamento nella testa di serie.

Il difetto più ovvio in questo caso è dato dal livello di complessità. Il mio algoritmo è, nel migliore dei casi, un’approssimazione e avrebbe bisogno di essere elaborato per ricoprire un ruolo così importante.

Il vantaggio però è che se si riuscisse a trovare una formula, la WTA sarebbe in grado di offrire il perfetto compromesso tra le necessità delle giocatrici madri al rientro e i diritti maturati dal resto delle giocatrici.

E su quelle wild card…

Come detto, pur potendo fare leva sulla sua Classifica Speciale, Serena ha usato una wild card per accedere al tabellone di Indian Wells e Miami. Praticamente tutti i tornei del circuito sarebbero ben contenti di concederle una wild card, così come dovrebbe essere.

Nel caso di Serena quindi la regola della Classifica Speciale è di fatto irrilevante: se anche non fosse in vigore, potrebbe comunque riprendere a giocare immediatamente a pieno regime.

Ho scritto anche che, come appassionato, vorrei veder applicato un trattamento equo a tutte le giocatrici. L’accesso al tabellone di un torneo è un’opportunità per guadagnare punti per la classifica, che a loro volta contribuiscono a determinare il campo delle partecipanti e le teste di serie, che incidono sulla probabilità di ottenere vittorie e titoli.

Spesso si considera le wild card dei regali, ma raramente si evidenzia l’effetto che quei regali hanno sulle giocatrici che solo saltuariamente li ricevono.

Siccome i tornei, comprensibilmente, tendono ad assegnare ingressi gratuiti ai giocatori locali (come Donald Young) o a giocatrici di richiamo (come Eugenie Bouchard), il sistema delle wild card è responsabile di alterazioni sostanziali alla classifica e ai risultati.

Le wild card rendono la Classifica Speciale irrilevante

Le wild card non possono trasformare una giocatrice navigata in una stella, ma sono certamente in grado di far salire una giocatrice dalle prime 200 alle prime 100 e poi dalla posizione 70 alla 50. Per alcune giocatrici regolarmente attive sul circuito, questo fa la differenza.

Quando una stella o una giocatrice che sposta gli equilibri mediatici – o semplicemente una di un paese in cui si organizzano molti tornei, come gli Stati Uniti – ritorna dalla maternità, da un infortunio o da una squalifica, le regole tradizionali non si applicano.

L’anno scorso Sharapova ha ricevuto wild card per la maggior parte dei tornei che ha voluto giocare, mentre Sara Errani ha trascorso gli ultimi sei mesi in eventi di fascia minore, come gli ITF, i $125K o le qualificazioni. Sharapova gioca singole partite con 100 punti in palio per la classifica, Errani gioca tornei con ammontare complessivo inferiore.

Per quanto le circostanze siano estremamente diverse, la situazione di Serena e di Sharapova riguardo alle wild card è la medesima: la distribuzione di accessi tramite Classifica Speciale smette di essere rilevante.

Ipotizziamo però che una giocatrice come, ad esempio, Anastasija Sevastova, o Magdalena Rybarikova, siano state assenti per maternità. Potrebbero ricevere una wild card in tornei di livello International in Europa, o magari in tornei che hanno vinto in passato.

Nella maggior parte dei casi però, una Sevastova o una Rybarikova – pur interrompendo ipoteticamente la carriera per avere un figlio con una classifica tra le prime 20 – sarebbe gelosa dei suoi otto accessi tramite Classifica Speciale, perché ne avrebbe bisogno.

La mia proposta

Non vorrei essere frainteso, non sto sostenendo che Serena non “meriti” le wild card che riceverà, perché il suo curriculum le rende inevitabili. In un circuito nel quale gli organizzatori sono liberi di assegnare a discrezione posti in tabellone, nessuna giocatrice merita wild card più di Serena.

Però, l’esistenza stessa di questa discrezione si riflette in un significato profondamente diverso di maternità per una giocatrice come Serena rispetto a una meno nota che staziona nelle vicinanze del vertice della classifica femminile.

Questa è la mia proposta. Per le giocatrici al rientro dalla maternità, aumentare il numero di accessi tramite Classifica Speciale da 8 a 12, agganciandoci anche altri 4 ingressi liberi a tornei ITF, in modo che chi desidera avere un figlio possa contare al rientro sul fatto di competere ai massimi livelli per quasi un’intera stagione. Ma – in quel periodo – non possono accettare eventuali wild card, altrimenti perdono la Classifica Speciale.

È una proposta che pone tutte le giocatrici sullo stesso piano, cioè quello di beneficiare di un anno di accessi al tabellone dei tornei con la classifica precedente all’interruzione.

Una futura stella del calibro di Serena avrebbe in questo modo molto tempo a disposizione per recuperare il suo status e, ancora meglio, la stessa opportunità sarebbe concessa anche a giocatrici meno note al grande pubblico.

Should Serena Be Seeded?

Previsioni per il Miami Masters 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 21 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo un avvio di stagione praticamente perfetto, con 17 partite vinte e 1 sconfitta, Roger Federer si presenta al Miami Masters con una probabilità di vittoria superiore al 50%, grazie anche a un tabellone favorevole. Chi sono gli altri pretendenti al titolo meglio posizionati, nel singolare maschile e in quello femminile?

Pronostici maschili

Con l’ausilio delle valutazioni Elo elaborate dal Game Insight Group, siamo in grado di pronosticare l’esito più probabile per il Miami Masters 2018, sulla base di 5000 simulazioni del tabellone del torneo.

Pur avendo mancato l’opportunità di vincere il suo primo Master della stagione solo qualche giorno fa a Indian Wells, Federer è il favorito indiscusso per la vittoria finale.

Con una probabilità del 55%, tiene a larga distanza – quasi tre volte tanto – il secondo tra i favoriti, Novak Djokovic. Sono numeri riflettono il predominio di Federer sul cemento a partire dagli Australian Open 2017 e il rendimento sotto le attese, per via di infortuni o assenze, di alcuni dei giocatori più forti del circuito.

Juan Martin Del Potro è al terzo posto e la probabilità di replicare il successo di Indian Wells è a un solido 11%. Per gli altri le previsioni sono meno generose, ma tra i nomi più accreditati troviamo alcuni dei giovanissimi più noti, vale a dire Nick Kyrgios, Alexander Zverev e Hyeon Chung.

Il quarto più duro

IMMAGINE 1 – Probabilità di vittoria in percentuale per i maggiori pretendenti al titolo

Non aveva certamente bisogno di fortuna, ma finendo nel primo quarto di finale (il più in alto della parte alta del tabellone) Federer ne ha ricevuta una buona dose. Nessun giocatore del quarto è tra i primi 10 favoriti e il più forte, Kevin Anderson, contro il quale Federer potrebbe giocare in semifinale se entrambi vincono i rispettivi turni, ha meno dell’1% di pronostico per la vittoria finale.

Qualsiasi altro giocatore di vertice aiutato dalla fortuna a finire nel primo quarto avrebbe visto il suo pronostico guadagnare dieci punti percentuali.

IMMAGINE 2 – Variazione della probabilità di vittoria del torneo in punti percentuali in funzione del quarto di riferimento

Il terzo quarto invece è sovraffollato di potenziali vincitori, a renderlo di gran lunga il più difficile. Vi sono finiti infatti tre dei quattro maggiori aspiranti al titolo, Djokovic, Del Potro e Grigor Dimitrov. Se Miami poteva essere il torneo per Djokovic per far vedere di essere tornato in piena forma, la sfortuna gli ha reso il compito molto più complicato di quanto avrebbe potuto essere.

Pronostici femminili

È difficile ipotizzare per il tabellone femminile dei pronostici più diversi da quelli visti in campo maschile. Se è consentito riassumere la situazione degli uomini con la parola “a senso unico”, per le donne le previsioni sono di un torneo estremamente equilibrato, in special modo tra le più forti, così da aumentare le attese per un finale al cardiopalmo.

IMMAGINE 3 – Probabilità di vittoria in percentuale per le maggiori pretendenti al titolo

Con una probabilità del 14% Simona Halep è la favorita, appena sopra a Caroline Wozniacki, che l’ha battuta agli Australian Open 2018 negandole il suo primo Slam.

Le rimanenti giocatrici tra le prime otto teste di serie sono sperate solo da qualche punto percentuale, compresa Serena Williams, che, prima del 2017, raramente avrebbe avuto un pronostico di settima favorita per il torneo. Un altro elemento che sottolinea la competitività e l’equilibrio del circuito femminile nel 2018.

Il quarto più duro

Anche per le donne, come per gli uomini, è il terzo quarto a rappresentare la parte di tabellone in cui la fortuna è stata assente. Troviamo Elina Svitolina e altre tre giocatrici delle prime 10 favorite, tra cui Petra Kvitova, William e Darya Kasatkina, la finalista a Indian Wells. È il quarto con il maggior numero di pretendenti al titolo.

IMMAGINE 4 – Variazione della probabilità di vittoria del torneo in punti percentuali in funzione del quarto di riferimento

Se Halep fosse finita nel terzo quarto, avremmo visto la sua probabilità di vittoria diminuire di ben 10 punti percentuali. Anche lei, come è stato per Federer, è tra le giocatrici che più hanno beneficiato dei regali della fortuna.

Forecasts for the 2018 Miami Masters Title