Previsioni per il Roland Garros 2018

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 26 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’inizio del Roland Garros 2018 è ormai imminente. Quali sono i giocatori che gli appassionati più probabilmente vedranno nelle fasi finali del torneo? E quali, tra i principali contendenti, hanno ricevuto i favori del sorteggio?

Tabellone maschile

Tutti gli occhi naturalmente sono puntati su Rafael Nadal, con molti ad affermare che un’incredibile sua undicesima vittoria sia scontata. Quanto si può considerare Nadal un Golia a Parigi?

Sulla base delle valutazioni Elo specifiche per terra battuta e corrette per infortunio, Nadal è il favorito assoluto per il titolo: ha infatti il 38% di probabilità di vincere, più del doppio di quelle del secondo tra i favoriti, come mostrato nell’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Il 38% però non è garanzia assoluta, e lascia comunque uno spiraglio per un nuovo vincitore Slam, come ad esempio Alexander Zverev (la mia seconda scelta) o David Goffin (specialmente se le indiscrezioni dell’infortunio di Juan Martin Del Potro si rivelano corrette).

IMMAGINE 1 – Previsioni per singolo quarto dei semifinalisti e del vincitore del torneo

Nella tabella sono rappresentate le quattro prime scelte per ogni quarto. Nonostante sia l’unico giocatore ad aver battuto Nadal sulla terra nel 2018, Dominic Thiem è il quarto favorito con il 7% di probabilità di titolo. Trovandosi nella stessa parte di tabellone di Zverev, gli è dietro di poco come favorito di quel quarto.

Il sorteggio è stato accomodante sia per Thiem che Zverev, perché la loro possibile partita ai quarti di finale è l’unico vero ostacolo che entrambi hanno al passaggio in semifinale. Il quarto di Nadal, in cui ci sono anche Kevin Anderson, Diego Schwartzman e Denis Shapovalov, è quello che si rivela essere il più impegnativo, con l’impatto negativo più alto per ciascun quarto sulla probabilità di raggiungere la semifinale.

IMMAGINE 2 – Fortuna del sorteggio per il tabellone di singolare maschile del Roland Garros

In ogni caso, la differenza in termini di difficoltà tra un quarto e l’altro non è mai superiore a qualche punto percentuale. Possiamo affermare che il tabellone di singolare maschile di quest’anno è abbastanza equilibrato.

Tabellone femminile

Il tabellone femminile, come caratteristico per il 2018, è pronto a riservare alcune delle partite più competitive del torneo. Le prime due favorite sono Elina Svitolina e Simona Halep, con una probabilità di vittoria praticamente identica. E dietro di solo alcuni punti percentuali ci sono Caroline Wozniacki e Karolina Pliskova.

Jelena Ostapenko, la campionessa in carica e vincitrice a sorpresa nel 2017, è tra le favorite quest’anno, anche se in fondo all’elenco con solo l’1% di probabilità.

IMMAGINE 3 – Previsioni per singolo quarto delle semifinaliste e della vincitrice del torneo

Senza una giocatrice con più del 17% di probabilità di vincere il titolo, ci si può attendere una vera lotta nella settimana conclusiva.

E con margini così ridotti a separare le maggiori favorite di ogni quarto, la fortuna del sorteggio assume un ruolo ancora più rilevante che per gli uomini.

Analizzando l’impatto delle contendenti di ciascun quarto sulla probabilità di vittoria delle prime quattro, scopriamo che è Svitolina ad aver ricevuto una decisa spinta, grazie al fatto di essere finita nel terzo quarto, a cui è collegato un aumento nella probabilità di raggiungere la semifinale di tre punti percentuali.

IMMAGINE 4 – Fortuna del sorteggio per il tabellone di singolare femminile del Roland Garros

È andata peggio a Wozniacki, che si ritrova nell’ultimo quarto, nel quale la sua probabilità di vittoria diminuisce di quasi 5 punti percentuale, molto peggio del tabellone di Nadal, già considerato difficile. Wozniacki infatti potrebbe avere sulla strada per la semifinale due tra le prime dieci favorite, cioè Petra Kvitova e Darya Kasatkina.

Le possibilità di Serena Williams

Si è parlato molto questa settimana della mancata assegnazione di una testa di serie a Serena Williams. E ci si sarebbe aspettato che fosse quello di Pliskova il tabellone più accidentato, con un possibile sedicesimo di finale contro Williams.

Considerati però l’assenza e il rendimento poco brillante di Williams nel 2018, la valutazione Elo la pone solo al 22esimo posto tra le favorite. Sarebbe quindi emozionante vedere Williams e Pliskova darsi battaglia per un posto nei quarti di finale, ma la possibilità che questo accada è ridotta.

Proprio per la mancanza di un verdetto certo, si può essere sicuri di assistere a due eccitanti settimane di tennis.

French Open Predictions

Sull’uso delle statistiche del Match Charting Project: Pouille vs Khachanov (parte 2)

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 10 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nella prima di quest’analisi in due parti, ho identificato alcune statistiche chiave dalla finale di Marsiglia 2018 tra Lucas Pouille e Karen Khachanov, persa da Pouille in tre set.

Ho poi proposto un piano d’azione in sei punti che Pouille avrebbe potuto attuare nella rivincita al secondo turno di Dubai di qualche giorno dopo. Pouille ha vinto quella seconda partita in tre set (sempre sul cemento).

Vediamo se qualcuno di quei punti si è rivelato un fattore nella seconda partita. Premetto di dover confessare una probabile inconscia tendenza a collegare i dati dalla seconda partita a quelli generati dalla prima partita. Per questa ragione ho scritto l’articolo sulla prima partita senza aver tenuto in conto i dati della seconda.

Mi sono anche ripromesso, da un lato, di non modificare nessuna considerazione espressa in precedenza (a meno di errori obiettivamente macroscopici) dopo aver esaminato i dati della seconda partita e, dall’altro, di scrivere della seconda partita anche se nessuna conclusione può essere ricondotta a quanto emerso dalla prima partita.

Cosa mostrano le statistiche del secondo turno di Dubai (seconda partita)?

Iniziamo guardando gli stessi valori selezionati nella prima parte

Sul servizio, Khachanov ha avuto il 31% tra ace, servizi con risposte che non sono finite in campo ed errori forzati alla risposta (sempre un buon rendimento ma non così alto come nella prima partita). Ha servito solo il 59% di prime però, ben inferiore alla prima partita, che rappresenta un deciso cambiamento in favore di Pouille.

Ci saremmo aspettati un qualche tipo di regressione da parte di Khachanov, magari anche attribuibile alla posizione di Pouille alla risposta nella seconda partita, o semplicemente un’idea più chiara di quest’ultimo sul modo di servire dell’avversario.

Gli errori che Khachanov ha forzato alla risposta sono stati in realtà più numerosi di quelli della prima partita. La differenza maggiore è nella percentuale di ace, rientrata nella norma, a suggerire che la regressione al servizio sembra essere stata il fattore dominante.

Nella seconda partita Pouille ha servito la prima di servizio esterna sul lato delle parità molto più frequentemente, mantenendo all’incirca lo stessa combinazione di servizi al centro e all’esterno sul lato dei vantaggi, nonostante nella prima partita una percentuale del 94% di punti vinti con il servizio esterno sul lato dei vantaggi.

La strategia al servizio non ha funzionato

C’è però una ragione per questo: nella seconda partita, sembra che Pouille abbia smesso di servire esterno sul lato dei vantaggi perché vinceva meno della metà dei punti con quella soluzione, un risultato opposto rispetto alla prima partita.

Forse il ridotto campione di punti della prima partita era ingannevole o forse Pouille non riusciva a servire nella seconda partita con la stessa efficacia sul lato dei vantaggi. O forse Khachanov se n’era accorto. Oppure tutte e tre le spiegazioni.

Nella seconda partita Pouille ha servito la prima con il 65%, decisamente meglio del 59% della prima partita. Ha vinto però il 74% dei punti sulla prima (rispetto al 78% della prima partita) e il 55% dei punti sulla seconda (rispetto al 51% della prima partita). È quindi un esito neutro. L’aumento nella percentuale di prime, molto più alta della media di Pouille, è stata bilanciata dalla vittoria di meno punti sulla prima.

Può trattarsi di una specifica scelta strategica di Pouille, ma non ha funzionato per il meglio. Nella seconda partita, Pouille ha vinto il 29% dei punti sul servizio di Khachanov in situazione di parità (compreso il 30-30), percentuale identica rispetto alla prima partita.

La concentrazione

Ha anche vinto 7 punti su 8 sulle parità (compreso il 30-30) sul suo servizio, rispetto al 58% della prima partita. La maggioranza dei punti vinti arriva sul 40-40, invece che sul 30-30, quindi non è chiaro se sia dovuto a un aumento della concentrazione sui punti importanti.

Nel primo articolo, ho ipotizzato che la concentrazione sia automaticamente alta sul 40-40, come dovrebbe esserlo sui punti di chiusura del game. Ma forse non lo è, forse è riposta così tanta attenzione sul 40-40 da non averla allo stesso modo sul punto precedente.

Questo spiegherebbe anche l’idea di Brad Gilbert di un vantaggio nell’avere massima concentrazione ogni qualvolta un giocatore è a due punti dalla conquista del game. Ad ogni modo, nella seconda partita Pouille ha vinto più punti sul 40-40 che sul 30-30.

Nella seconda partita, Khachanov ha servito molto di più esterno sul lato delle parità e molto di più al corpo sul lato dei vantaggi. Nella prima partita la combinazione di servizi era più equilibrata sul lato delle parità e con più servizi al centro sul lato dei vantaggi. Nella seconda partita è in sostanza passato da al corpo-parità a esterno-parità e da centrale-vantaggi a al corpo-vantaggi.

Questo elemento non rientrava per Pouille nel piano d’azione dalla prima partita, perché si trattava di differenze non così evidenti, ma avevo suggerito che il successo di Khachanov con la combinazione centrale-vantaggi poteva essere un aspetto da sfruttare.

Invece, sembra che Khachanov abbia deliberatamente mischiato le carte cercando di togliere spazio a Pouille con il servizio al corpo, anziché continuare a enfatizzare il servizio centrale-vantaggi. È più importante cambiare strategia o fare affidamento sulle posizioni di forza ottenute in una recente partita?

La risposta di Pouille come fattore chiave

Nella seconda partita, Pouille ha vinto il 48% dei punti sulla seconda di servizio di Khachanov, rimettendo la palla in gioco nel 96% dei casi, un aumento consistente, rispettivamente, dal 25% e 82% della prima partita.

Potrebbe essere stato il fattore determinante della vittoria di Pouille, perché si è tradotto in 8 risposte in campo in più sulla seconda e 9 punti in più vinti sulla seconda di servizio, in una partita sostanzialmente equilibrata punto per punto.

Pouille ha vinto il 70% dei punti a rete su 10 discese. Non ha mai per fatto servizio e volée nella seconda partita e ha giocato 4 colpi d’approccio. Pur sempre un valido rendimento, ma non paragonabile agli 11 punti vinti su 12 della prima partita.

In effetti, con meno servizi e volée nella seconda partita si è trovato a rete meno spesso: o non prestava altrettanta attenzione (come suggerito nel mio piano d’azione) o Khachanov non gli permetteva di farlo così facilmente.

Nella seconda partita, negli scambi di almeno quattro colpi la percentuale di vittoria di Khachanov sul servizio è stata del 43%, in aumento dal 32% della prima partita, con gli scambi che sono andati oltre il quarto colpo il 20% in più rispetto alla prima partita. La mia strategia per Pouille quindi di allungare lo scambio sul servizio dell’avversario ha comportato un esito peggiore.

Proseguiamo con il chiederci se ci sono stati altri evidenti chiavi di successo che hanno inciso significativamente sulla seconda partita ma che non erano un fattore nella prima partita

Quasi facendo il contrario del consiglio di “servire più spesso esterno sul lato dei vantaggi” Pouille ha aumentato notevolmente la sua percentuale di punti vinti servendo al centro sul lato delle parità.

In generale, il risultato finale è stato deciso dagli scambi più lunghi e meno dai punti vinti con ace o servizi con risposte che non sono finite in campo o errori forzati alla risposta. I dati raccolti dalle partite non mostrano un vantaggio evidente negli scambi lunghi per uno dei due giocatori.

Selezione dei colpi

Nella seconda partita, Pouille ha indirizzato al centro molti più colpi a rimbalzo, specialmente con il dritto, e anche più colpi a uscire. Complessivamente, nella prima partita ha giocato incrociato il 46% delle volte contro il 36% della seconda partita.

Sono andato a rivedere i dati della prima partita per calcolare la percentuale di dritti colpiti da Khachanov come vincenti o come errori forzati indotti per vedere se Pouille stesse subendo malamente da quel lato. Chiamiamoli “vincenti di dritto”: il 22% dei dritti di Khachanov sono stati vincenti nella prima partita contro il 13% nella seconda partita.

Pouille o l’allenatore hanno visto che Khachanov era più efficace con il dritto e quindi hanno deciso di dargli meno angolo con cui lavorare nella seconda partita. I rovesci di Khachanov sono stati vincenti con percentuale del 12% nella prima partita rispetto all’8% nella seconda partita, ma il campione è più limitato rispetto ai dritti, quindi esito a trarre delle conclusioni definitive.

È interessante notare come Khachanov, in entrambe le partite, abbia optato per la stessa identica selezione di colpi incrociati, al centro, lungolinea e a uscire, anche se ha colpito più rovesci lungolinea nella seconda partita.

Ed è ancora più interessante il fatto che Pouille abbia ottenuto il 28% di vincenti di dritto al centro nella prima partita, più alta rispetto a quella di Khachanov. Eppure Khachanov non ha colpito più volte al centro nella seconda partita, mentre Pouille è riuscito a mantenere praticamente la percentuale di vincenti di dritto al centro (26%). In altre parole, Pouille ha modificato il suo gioco, Khachanov non lo ha fatto.

Considerazioni finali

È stata una buona idea quella di ripromettermi di commentare la seconda partita a prescindere dalla possibilità che ci fossero considerazioni non riconducibili a quanto emerso dalla prima partita. Volevo inizialmente chiamare questa sezione “Conclusioni”, prima di realizzare che non sono riuscito a trovarne neanche una, almeno non definitive.

Sembra che nella seconda partita Pouille sia riuscito a risolvere alcuni punti deboli emersi nella prima partita. Ha servito una percentuale di prime più alta, anche se questo poi non si è tramutato in un vantaggio.

Ha giocato meglio sulle parità (compreso il 30-30), ma è difficile capire se sia più per una maggiore concentrazione o per un campione ridotto di analisi. Ha rimesso in gioco molte più risposte sulla seconda di Khachanov, vincendone una proporzione molto più ampia, un fattore chiave per il risultato finale a suo favore.

Per contro, Pouille non ha provato ad andare a rete più spesso e qualsiasi ipotesi di servire più volte esterno sul lato dei vantaggi ha incontrato opposizione inflessibile da parte del suo avversario.

È interessante anche che sia Pouille che l’allenatore abbiano ritenuto che sarebbe stato utile togliere un po’ di angolo a Khachanov colpendo a rimbalzo al centro più frequentemente, un aspetto che non mi è parso ovvio riguardando a freddo i dati della mappatura.

È complicato trarre conclusioni

Forse perché non possiedo ancora un referenza per stabilire quale sia una percentuale alta di colpi vincenti su un lato o sull’altro del campo, impedendomi di procedere automaticamente con questo tipo di analisi.

Ebbene sì, è complicata.

L’unica conclusione davvero definitiva a cui forse si può giungere è che il solo modo a disposizione – mia o di chiunque altro – per migliorare nell’esame di dati granulari è quello di continuare a raccoglierli e studiarli.

Prima o poi arriverà su questa strada una persona più intelligente di me in grado di creare algoritmi per individuare tendenze non evidenti all’occhio umano.

Pouille v. Khachanov: Drilling Down on Match Stats (Part 2)

L’evoluzione di Zverev sulla terra battuta

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 18 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Alexander Zverev non è riuscito a difendere il titolo vinto lo scorso anno agli Internazionali d’Italia. Nonostante la sconfitta, il rendimento di Zverev sulla terra battuta nel 2018 si sta rivelando il migliore della carriera. In che modo ha alzato il livello del suo gioco sul rosso?

Un livello qualitativo superiore

A pochi giorni dall’inizio del Roland Garros, Zverev ha già vinto in questa stagione 17 delle 20 partite giocate sulla terra. È un solido record che porta avanti il percorso di continua crescita iniziato nel 2015, il primo anno in cui Zverev ha ottenuto una percentuale di vittorie sulla terra più alta del 50%.

Sembra quindi che il gioco di Zverev abbia raggiunto un livello qualitativo superiore. Come ha fatto? Uno degli ambiti su cui più ha lavorato è la risposta. Come mostra l’immagine 1, la percentuale di punti vinti alla risposta è infatti salita al 45%, con un aumento del 5% rispetto alla media degli anni precedenti il 2018 (nella versione originale  è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

IMMAGINE 1 – Andamento alla risposta di Zverev sulla terra

A un esame più approfondito, le statistiche del 2018 evidenziano almeno quattro aree di miglioramento della prestazione alla risposta. Da una media passata del 37%, la percentuale di risposta alla prima di servizio è salita al 38%, sempre un guadagno seppur minimo.

C’è stato anche un modesto incremento nei punti vinti alla risposta con il dritto (il 43%). Il cambiamento più importante però arriva dalla profondità: l’80% delle volte Zverev mette la risposta in campo oltre il rettangolo del servizio, un aumento di cinque punti percentuali rispetto al passato. La gran parte di queste termina a non più di due metri dalla linea di fondo (il 39% delle volte nel 2018 contro il 29% prima del 2018).

IMMAGINE 2 – Dettaglio dell’andamento alla risposta di Zverev sulla terra

Anche la componente mentale del gioco di Zverev sulla terra sembra essersi rafforzata. Per la prima volta, la conversione delle palle break è in media superiore al 52%, cioè a dire che sta trasformando più opportunità di fare il break di quante ne sta sprecando.

IMMAGINE 3 – Trasformazione delle palle break di Zverev sulla terra

Sembra che tutti i numeri siano in regola affinché Zverev possa raccogliere il suo miglior risultato al Roland Garros. Se il passaggio a un format al meglio dei cinque set renderà più difficile per lui mantenere il livello espresso in media fino a questo momento della stagione 2018, sarà un aspetto da verificare con interesse nella prima settimana di gioco a Parigi.

Alexander Zverev’s Evolution on Clay

Sull’uso delle statistiche del Match Charting Project: Pouille vs Khachanov (parte 1)

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 12 marzo 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Lucas Pouille e Karen Khachanov hanno giocato la finale del torneo di Marsiglia 2018 (vinta da Khachanov in tre set) e, un paio di giorni più tardi, si sono trovati contro nel secondo turno di Dubai (vinto questa volta da Pouille, sempre in tre set).

Avendo mappato entrambe le partite per il Match Charting Project, ho pensato che fosse interessante analizzarne le statistiche, vista la prossimità temporale e il fatto che si siano giocate sulla stessa superficie.

È la prima volta che mi cimento in questa pratica e la quantità di informazioni a disposizione è letteralmente travolgente. Penso sia impossibile, almeno per un essere umano, esaminare i dati di ciascun punto.

Nello sforzo quindi di limitare lo scopo dell’analisi – di fatto una soluzione di comodo per capacità di elaborazione limitate come quelle del mio cervello – ho scelto di procedere in modo più diretto.

Il punto di vista di Pouille

Ho iniziato cioè con i dati della prima partita esclusivamente dal punto di vista di Pouille (o del suo allenatore). L’obiettivo era individuare alcuni valori che mi sembra emergessero sugli altri come aspetti più funzionali al gioco di Pouille e, viceversa, trovare quelli che non lo erano.

Nel fare questo volevo capire se Pouille (in campo) e l’allenatore (dagli spalti) se ne accorgessero intuitivamente o se servisse necessariamente un’approfondimento con dati granulari. O se comunque l’analisi della partita potesse beneficiare significativamente di dati punto per punto.

Volevo sapere inoltre se questo tipo di analisi potesse incidere sul modo in cui Pouille avrebbe affrontato la successiva partita contro Khachanov e se, una volta giocato e vinto il secondo turno a Dubai, ha in effetti messo in pratica (a sua insaputa rispetto all’analisi naturalmente) parte delle risultanze.

Anche se si tratta solo dell’idiomatica punta dell’iceberg, è comunque un’analisi lunga. Ho raccolto quindi i dati salienti dalla prima partita e le possibili azioni da intraprendere per la seconda partita in questo articolo. I dati salienti della seconda partita e il raffronto con la prima saranno descritti nel prossimo articolo.

Statistiche dalla finale di Marsiglia (prima partita)

Riflessioni dal punto di vista di Pouille:

*Khachanov ha servito con il 20% di ace e un altro 18% di servizi ha generato risposte che non sono finite in campo o che hanno determinato errori forzati. Ha inoltre servito con il 69% di prime. Sicuramente è un risultato straordinario, non necessariamente in grado di replicare in futuro.

*Invece io sulla prima ho servito con una buona combinazione di servizi esterni e al centro. Khachanov ha vinto il 30% delle risposte sui miei servizi al centro ma solo il 17% di quelli esterni. Con il 94% dei punti vinti, sono stato particolarmente efficace servendo esterno sul lato dei vantaggi.

*Ho vinto il 78% dei punti giocati sulla mia prima ma solo il 51% dei punti sulla seconda. Ho servito la prima con il 59%.

*Khachanov ha dominato su situazioni di punteggio di parità, vincendo tutti i punti sul suo servizio e il 42% sul mio. È da notare a questo proposito che il Match Charting Project considera il 30-30 come una parità, visto che servono solo due punti consecutivi per poi vincere il game.

*Sul lato dei vantaggi, Khachanov ha servito più volte centralmente di quanto abbia fatto verso l’esterno, ma ha vinto una percentuale più alta di punti in questo secondo caso.

*Io ho vinto solo il 26% dei punti sulla seconda di servizio di Khachanov e ho risposto mettendo la pallina in campo per l’82%. Non ha fatto ace sulla seconda di servizio e mi ha costretto solo una volta all’errore forzato, quindi gli altri errori dipendono esclusivamente da me.

*A rete, ho vinto 11 punti su 12.

*Per Khachanov, la percentuale di punti vinti sul servizio è scesa al 32% nei punti che sono andati oltre i quattro colpi, occorrenza che si è verificata solo il 31% delle volte sul suo servizio.

A mio giudizio, questi sono gli aspetti che più risaltano a un’osservazione immediata, ma ci sono decine di altre conclusioni che si potrebbero evincere dai dati a disposizione.

Giocatori e allenatori sono in grado di riconoscere questi dettagli della partita?

Sia Pouille che il suo allenatore hanno quasi certamente intuito che Khachanov stesse servendo con un rendimento così alto da non essere probabilmente replicabile nella seconda partita. Non sono necessari molti numeri per comprenderlo.

Sia Pouille che il suo allenatore hanno quasi certamente intuito l’efficacia del servizio esterno sul lato dei vantaggi, ma senza aver visto i dati è più difficile rendersi conto della portata di questa strategia.

Sia Pouille che il suo allenatore potrebbero non essere eccessivamente preoccupati dalla percentuale di prime di servizio, considerando che dall’inizio del 2017 sul cemento in media Pouille ha servito solo con il 57%.

Come accade per la maggior parte dei tifosi, è probabile che giocatori e allenatori prestino più attenzione a vincere le palle break che i punti sulla parità o sul 30-30.

Nel suo libro Winning Ugly, Brad Gilbert sottolinea come i giocatori debbano alzare il livello di concentrazione ogni volta che il punteggio arriva a due punti dalla chiusura del game. I dati del Match Charting Project possono dare sostegno a questa necessità con maggiore chiarezza.

L’importanza dei dati per fornire risposte

Visto che la preferenza di Khachanov per i servizi al centro non è così marcata, senza dati specifici sulla partita sia Pouille che il suo allenatore potrebbero non rendersene conto. E senza dati è più difficile capire di quanto il livello di Pouille in risposta alla seconda di servizio di Khachanov sia stato scadente, pur avendone sensazione dal campo.

Sia Pouille che il suo allenatore hanno probabilmente visto che scendere a rete è stato molto importante.

Dubito invece che entrambi i giocatori e allenatori abbiano cercato una strategia ottimale di durata dello scambio sul servizio di uno o dell’altro. Sospetto invece che dal lato di Pouille pensino che scambi più lunghi siano per lui un vantaggio.

Però Pouille è un giocatore d’attacco, quindi è probabile che non vogliano che gli scambi si protraggano a lungo (i dati dalla prima partita non mostrano in media uno specifico vantaggio per Pouille sugli scambi lunghi). Quando si dovrebbe quindi avere degli scambi più lunghi? I dati possono fornire in questo senso una risposta.

In uno dei podcast più recenti su TennisAbstract, Jeff Sackmann e Carl Bialik hanno parlato di quali dati possano essere più utili per giocatori e allenatori, senza però raggiungere una conclusione definitiva. Ho suggerito che – per molte delle analisi punto per punto che ho elencato – giocatore e allenatore abbiano già sensazione di quanto stia accadendo.

In ogni caso i dati granulari mantengono la loro rilevanza perché: a) il dato numerico è una verifica empirica della sensazione (ne parlo a breve); b) i numeri possono rappresentare una sorta di elenco specifico degli aspetti su cui allenarsi (chiedetevi se vedete regolarmente allenatori prendere nota durante la partita); c) la quantificazione di questi elementi può essere utile a determinare l’importanza relativa delle azioni correttive da intraprendere per un giocatore e ad assegnarne priorità in fase d’intervento.

Riguardo al rendersi conto di quanto stesse accadendo, si è trattato di una finale molto equilibrata, con dispendio di emozioni, con punti per la classifica e premi partita in palio, tutti fattori di disturbo per un’analisi in tempo reale.

Inoltre, la memoria tende a svanire nelle ore successive, sopratutto in caso di sconfitta. Avere a disposizione dati punto per punto permette di riflettere a lucido o di cogliere aspetti che, al momento, sono sfuggiti.

Trasformare l’analisi punto per punto della prima partita in un piano d’azione

Abbiamo dunque alcuni indicatori punto per punto dalla prima partita, in parte evidenti a un osservatore attento, in parte intuibili senza però comprenderne la grandezza e che in parte potremmo definire “nascosti” (in realtà molti indicatori probabilmente rientrano in questo gruppo, visto che io non sono ovviamente in grado di trovarli tutti).

Come ha dichiarato spesso Paul Annacone, sono poche le nozioni che un giocatore può fare proprie e applicare tra una partita e l’altra. È per questo che il suo metodo prevede uno o due (o anche tre) suggerimenti su cui concentrarsi in ogni partita, in funzione di chi sta allenando.

Essendo questo più un esercizio teorico per vedere quello che Pouille può fare e che ha poi effettivamente introdotto nella partita successiva, non serve essere così limitanti.

I sei punti del piano

Ho scelto comunque di riassumere un piano d’azione in sei punti, che elenco senza particolare ordine:

  1. Pouille dovrebbe modificare la sua selezione di servizi e usare più spesso il servizio esterno, specialmente sul lato dei vantaggi, nel quale ha avuto una percentuale di punti vinti straordinariamente alta;
  2. vista la disparità tra percentuale di punti vinti con la prima e con la seconda di servizio, può avere senso tenere più prime in campo, evitando però di generare una diminuzione significativa nella percentuale di punti vinti con la prima;
  3. Pouille dovrebbe rimettere in gioco un numero maggiore di seconde di servizio di Khachanov. Forse è stato troppo aggressivo nella prima partita, aspetto che ha determinato errori non forzati con più frequenza;
  4. Pouille deve continuare nel gioco offensivo, perché a rete ha un vantaggio netto;
  5. Pouille dovrebbe cercare di allungare gli scambi sul servizio di Khachanov, senza smarrire però il piglio offensivo. Parte di questa strategia consiste nell’anticipare la risposta al servizio esterno sul lato dei vantaggi, dato l’alto rendimento ottenuto da Khachanov in quella fattispecie;
  6. Pouille dovrebbe alzare il livello di concentrazione in situazioni di punteggio sul 30-30 o sulla parità.

Se dovessi fare leva solo su tre dei sei punti del piano di azione, sceglierei probabilmente l’1, il 3 e il 4, perché sono i più chiari e i più facili per un giocatore da ricordare e applicare in campo.

I punti 2, 5 e 6 possono risultare troppo esoterici, o troppo legati alla necessità di trovare condizioni ottimali. Ad esempio, nel punto 2 si può ipotizzare che un allenatore dica di servire più prime, ma per riuscirci Pouille potrebbe dover diminuire velocità o profondità del colpo – soprattutto perché la sua percentuale di prime è storicamente bassa – comportando una riduzione della percentuale di punti vinti con la prima.

Il punto 6 merita di essere approfondito. Ho la sensazione che un professionista del circuito sia già molto concentrato su un punteggio di parità. Quindi, a mio avviso, la strategia di aumentare l’attenzione sul 30-30 è più importante.

Sebbene Pouille non abbia avuto un buon rendimento sulle parità rispetto alle attese (perdendole tutte sul servizio di Khachanov e vincendone solo il 58% sul proprio servizio), ha vinto 4 punti su 6 sul 30-30 sul proprio servizio.

Si può comunque dire che avrebbe dovuto concentrarsi di più sul 30-30 e servizio Khachanov, ma questo si è verificato solo quattro volte e con Khachanov in particolare stato di grazia al servizio. Il vero punto debole di Pouille è stato sul 40-40, ma si tratta in ogni caso di un campione di dati ridotto.

Nella seconda parte

Nel prossimo articolo adotterò la stessa metodologia per la seconda partita iniziando con il confronto tra le statistiche sin qui esaminate e le medesime derivanti della seconda partita.

Cercando poi di vedere quali dei punti al piano d’azione possano essere stati eventualmente un fattore chiave per Pouille nel ribaltare l’esito della partita. Infine, determinando quale diversa statistica della seconda partita possa aver fatto la differenza ai fini della vittoria.

Pouille v. Khachanov: Drilling Down on Match Stats (Part 1)

Le ultime 156 finali Slam maschili

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 10 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

È con orgoglio che annuncio il raggiungimento di un nuovo traguardo per il Match Charting Project! Abbiamo completato la raccolta di dati punto per punto di tutte le finali Slam maschili dal 1980, un insieme di partite che desideravo avere sin dai primi giorni di nascita del progetto e uno sforzo che ha coinvolto molte persone che regolarmente prestano il loro contributo.

Trovate qui l’elenco integrale delle finali, con il link ai dati punto per punto di ciascuna partita.

Una ricchezza informativa ineguagliabile

Dal 1980 alla finale degli Australian Open 2018 sono 152 finali maschili consecutive. Recentemente ho aggiunto le quattro finali del 1979, portando il totale a 156. Ci sono poi anche altre finali Slam più datate, ma la possibilità di tornare indietro nel tempo è limitata dal fatto che la disponibilità e qualità dei video per le partite precedenti alla fine degli anni ’70 è sensibilmente inferiore.

Per studiosi e appassionati di storia di tennis si tratta di materiale molto prezioso, ancor più per via della sua completezza. A eccezione di alcuni punti mancanti, il Match Charting Project offre una ricchezza informativa ineguagliabile: direzione del servizio, tipologia di colpo giocato, scelte tattiche (come il servizio e volée) e molto altro, in uno standard uniforme.

È sempre particolarmente gratificante terminare una collezione, in questo caso con gli ultimi due pezzi mancanti dati dalla finale del Roland Garros 1987 e dagli Australian Open 1981.

Anche se 156 partite sono una frazione ridotta delle circa 4000 presenti nel database, la completezza del sottoinsieme rende l’analisi scevra dalla natura non casuale della disponibilità dei video e dello specifico interesse di chi raccoglie i dati.

Ad esempio, se si vuole capire come il gioco a rete sia cambiato a Wimbledon nel corso degli ultimi quattro decenni, ora ci sono tutte le finali per farlo.

Su questa scia, abbiamo altri sottoinsiemi importanti su cui stiamo lavorando, come le finali dei Master 1000 dal 1990, le finali 2018 del circuito maggiore, gli scontri diretti tra i Fantastici Quattro e le finali giocate dai Fantastici Quattro negli anni.

Contribuite se potete

Stiamo anche per completare le finali Slam femminili, con 137 delle 152 totali dal 1980 e tutte quelle dal 1999 a oggi. Non riusciamo a recuperare i video per le rimanenti, tra cui in particolare la finale degli US Open 1998 (Davenport-Hingis), del Roland Garros 1994 (Graf-Pierce), degli US Open 1994 (Sanchez-Graf) e degli Australian Open 1991 (Seles-Novotna). Trovate qui l’elenco integrale, con anche le rimanenti finali dal periodo 1980-86. Se siete in grado di aiutarci, contattatemi pure!

Come sempre, se avete interesse per il progetto, il vostro contribuito è molto gradito. I 2.3 milioni di colpi ricchi di informazioni non sono apparsi magicamente, e ci affidiamo a volontari per mappare le partite. Spero quindi che vogliate unirvi: ci sono buoni motivi per i quali dovreste, e istruzioni su come iniziare. 

The Last 156 Men’s Grand Slam Finals

Gli scontri diretti più sorprendenti nella storia del tennis femminile

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 10 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

In un precedente articolo ho analizzato alcuni degli accoppiamenti più sfavorevoli nella storia recente del tennis maschile. Che considerazioni si possono trarre dall’esame degli scontri diretti femminili che hanno destato le maggiori perplessità?

Contrapposizione di stili

La corsa al titolo del torneo di Madrid di Carla Suarez Navarro si è interrotta per la sconfitta nei quarti di finale contro Caroline Garcia. Seppur una delusione per i suoi tifosi, locali e non, Suarez Navarro deve ritenersi orgogliosa del risultato, che pareggia il miglior piazzamento di sempre nel torneo ottenuto nel 2015.

Incoraggiante è anche il modo in cui ha giocato, superando a due partite molto dure al terzo set e non perdendo il controllo di fronte a diversi match point non sfruttati. La vittoria contro Elina Svitolina è stata la più importante a Madrid, nonché la seconda di fila contro la giocatrice ucraina, portando il bilancio degli scontri diretti sul 4-3 in suo favore.

Anche se due vittorie consecutive non sono sufficienti a definire una striscia, ci si chiede quanto questi risultati inattesi contro Svitolina – e altre giocatrici orientate all’attacco – siano attribuibili allo stile di gioco di Suarez Navarro, improntato al rovescio a una mano e a una mentalità difensiva.

Come osservato per i dieci scontri diretti più sorprendenti tra gli uomini, anche per le donne possiamo ricercare combinazioni di stili tra loro contrapposti prestando attenzione agli scontri diretti con i risultati più clamorosi, intesi come quelle partite in cui la giocatrice con i favori del pronostico dovuti al suo livello di bravura finisce in realtà per perdere più volte.

Se sommiamo il fattore sorpresa di ogni partita e consideriamo gli accoppiamenti con almeno dieci partite giocate (in modo da escludere che la contrapposizione di stili sia dovuta esclusivamente al caso), otteniamo i dieci scontri diretti più inusuali, come mostrato dall’immagine 1 (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Graf vs Sabatini e Graf vs Coetzer

A Steffi Graf vanno due posti, il penultimo e poi l’ultimo, quello cioè contro Gabriela Sabatini che è stata l’avversaria più frequente nella sua carriera da professionista: il bilancio per Graf è di undici sconfitte in quaranta partite, di cui sette da numero uno del mondo.

IMMAGINE 1 – I dieci scontri diretti più sorprendenti tra giocatrici

Considerando che per gran parte della sua carriera Sabatini è rimasta tra le prime 5 in classifica, l’esito degli scontri con Graf può non destare perplessità. Le quattro sconfitte di Graf contro Amanda Coetzer invece sono più difficili da giustificare, se analizzate con queste premesse, visto che Coetzer era fuori dalle prime 10 in tre delle quattro vittorie.

Coetzer però ha dovuto subire contro l’americana Chandra Rubin, che compare al quinto posto di questo speciale elenco. Pur non essendo mai entrata tra le prime 5, Rubin ha battuto Coetzer sette volte su dieci partite.

Anche qui, come tra gli uomini, troviamo diverse ex numero 1 della classifica tra i primi dieci accoppiamenti. Oltre a Graf, Billie Jean King ha perso sei volte contro l’australiana Dianne Balestrat, che non è mai andata oltre la 19esima posizione.

Delle sei sconfitte, cinque sono arrivate sulla terra battuta, a indicazione che quella superficie, nel confronto con King, era particolarmente favorevole alla tipologia di gioco di Balestrat.

Capriati vs Williams

È interessante notare la presenza di uno scontro diretto tra due numeri 1: Jennifer Capriati e Serena Williams. Ora che Williams è diventata l’emblema della grandezza nel tennis femminile, non sembra esserci nulla di strano in un bilancio negli scontri diretti con Capriati di dieci vittorie e sette sconfitte.

Bisogna però tenere a mente che sono tutte partite precedenti al 2005, vale a dire nei primi anni di professionismo di Williams. Quasi da neofita del circuito, Williams ha quindi superato le attese nelle incredibili stagioni 2002 e 2003, quando Capriati ha avuto la sfortuna di doverla affrontare per sette volte.

Navratilova vs Sukova

L’ultima giocatrice su cui poniamo attenzione è una delle più vittoriose di sempre: Martina Navratilova. Due rivalità che coinvolgono Navratilova fanno ingresso nell’elenco.

Se quella a cui più si pensa è con Chris Evert, contro la quale ha giocato 56 partite (80 includendo anche quelle non WTA), va ricordato che Navratilova ha rivalità di numerose partite contro molteplici giocatrici. Helena Sukova è tra coloro di cui meno si parla.

Nei 32 scontri diretti, Sukova ha vinto sei volte, poche rispetto alle 26 sconfitte, ma complessivamente ad alto indice di sorpresa visto il predominio di Navratilova in quel periodo.

È inevitabile chiedersi se il fatto di trovarsi contro una giocatrice cecoslovacca che non aveva disertato abbia avuto un ruolo in quelle sconfitte per mano di Sukova (Navratilova era diventata cittadina degli Stati Uniti nel 1981, n.d.t.).

Navratilova vs Zvereva

La seconda rivalità di Navratilova è anche la più sorprendente nella storia del tennis femminile. Stiamo parlando del suo bilancio di otto vittorie e cinque sconfitte contro la bielorussa Natalia Zvereva, che ha raggiunto la massima classifica in carriera al numero 5 ma che in tre delle cinque vittorie contro Navratilova era fuori dalle prime 10.

E tre di quelle vittorie sono arrivate sulla terra battuta, la superficie migliore per Zvereva ma la peggiore per Navratilova, quantomeno rispetto al suo rendimento sul cemento e sull’erba, il cui standard è ancora oggi difficile da razionalizzare.

L’elenco degli scontri diretti femminili più sorprendenti evidenzia il probabile ruolo della superficie nel concedere in passato alle giocatrici sfavorite una possibilità di vittoria importante.

Con lo stile moderno di gioco che tende a una sempre crescente uniformità, vantaggi negli scontri diretti legati a una specifica superficie potrebbero diventare una rarità. Ragione in più per seguire l’evoluzione della rivalità tra Suarez Navarro e Svitolina.

Puzzling Head-to-Heads in Women’s Tennis History

La vorticosa ascesa in classifica di Mihaela Buzarnescu

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato il 9 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

L’ultima giocatrice a entrare tra le prime 32 del circuito femminile ci è arrivata con fatica e sudore. Mihaela Buzarnescu, che ha recentemente raggiunto il suo massimo in carriera dopo la finale del torneo di Praga persa in tre set contro Petra Kvitova, ha debuttato sul circuito maggiore 14 anni fa.

Nonostante un certo successo a livello juniores, con la vittoria tra le altre degli US Open 2006, non è riuscita a entrare tra le prime 100 se non a ottobre 2017.

Non dovrebbe essere questa la tipica evoluzione della carriera di una giocatrice. L’età media si è sicuramente alzata e le più forti hanno allungato la loro permanenza al vertice.

Ma il ciclo vincente inaugurato da Buzarnescu all’avvio della stagione – con il quale ha scalato la classifica da una posizione fuori dalle prime 400 a una tra le prime 40 – è iniziato dopo che aveva compiuto 29 anni. Più si analizza da vicino il risultato di Buzarnescu, e l’età a cui è maturato, più appare insolito.

I più anziani debutti tra le prime 100

A partire dalla stagione 1987, 630 giocatrici sono entrate tra le prime 100. In media, nel lunedì (di pubblicazione della classifica aggiornata) in cui hanno varcato la fatidica soglia l’età è appena inferiore a 20 anni e 6 mesi.

Solo 29 delle 630, meno del 5%, sono entrate tra le prime 100 dopo aver compiuto 26 anni. E solo 14 ci sono riuscite dopo i 27 anni.

Giocatrice       Debutto    Anni  Giorni  Class. Max  
Obziler          20070219   33    306     75  
Villagran Reami  19880801   31    359     99  
Buzarnescu       20171016   29    165     32  
Ditty            20071105   28    305     89  
Bes Ostariz      20010716   28    183     90  
Washington       20040719   28    49      50  
Drake            19990201   27    317     47  
Maria            20150406   27    241     46  
Sromova          20051107   27    211     87  
Siegemund        20150914   27    193     27  
Perfetti         19960708   27    160     54  
Allen            19890227   27    51      83  
Barrois          20081020   27    20      57  
Bremond          20111017   27    11      93

Pur non trovandosi in cima all’elenco, Buzarnescu è certamente una giocatrice più forte sul circuito di quanto non lo fossero le due che sono entrate tra le prime 100 a un’età più avanzata.

Anche Tzipi Obziler, come Buzarnescu, si è fatta strada a lungo nei livelli inferiori del circuito femminile senza però mai andare oltre le prime 70. Adriana Villagran Reami ha sempre giocato pochi tornei: in termini di talento avrebbe potuto essere tra le prime 100 molto prima di quanto reso ufficiale dalla classifica, ma non è mai rimasta sul circuito con regolarità.

La giocatrice più simile a Buzarnescu è Laura Siegemund, che ha raggiunto le prime 100 qualche anno fa, fino poi ad arrivare alla posizione 27.

Poche delle giocatrici più anziane a debuttare tra le prime 100 hanno continuato la loro ascesa con la spinta mostrata da Buzarnescu e Siegemund. La tabella riepiloga le più anziane a entrare tra le prime 100 e successivamente tra le prime 32.

Giocatrice        Debutto    Anni  Giorni  Class. Max  
Buzarnescu        20171016   29    165     32  
Siegemund         20150914   27    193     27  
Bammer            20050822   25    117     19  
Asagoe            20000710   24    12      21  
Bollegraf         19880215   23    310     29  
Konta             20140623   23    37      4  
Kremer            19981019   23    2       18  
Tsurenko          20120528   22    364     29  
Peschke           19980420   22    286     26  
Cetkovska         20071022   22    256     25  
Garbin            20000214   22    229     22  
Li Na             20041004   22    221     2  
Santangelo        20040202   22    219     27  
Helgeson Nielsen  19910325   22    192     29  
Dellacqua         20070806   22    176     26

La nona giocatrice più anziana dell’elenco ha fatto il suo debutto tra le prime 100 prima di compiere 23 anni, e questa è un’indicazione importante di quanto sia giovane il tennis femminile.

Detto in altro modo, delle 107 giocatrici entrate tra le prime 100 dopo il 23esimo compleanno, solo 8 sono poi salite almeno alla posizione 32 della classifica.

A confronto, quasi un terzo delle giocatrici complessivamente approdate tra le prime 100 (circa 200 su 630) raggiungono la classifica massima tra le prime 32. In questa particolare categoria, Buzarnescu sta muovendosi in un territorio completamente inesplorato.

Recuperare il tempo perso

Negli ultimi sei mesi Buzarnescu si è trovata nell’occhio del ciclone, passando da giocatrice ai margini del circuito che nessuno conosceva a presenza solida e regolare che…beh, per la maggior parte degli appassionati, è ancora abbastanza ignota.

Molte giocatrici impiegano tempo per abituarsi all’aria rarefatta del livello più alto di competizione e per mesi, o anche anni, la loro classifica rimane stagnante.

Per Buzarnescu invece non c’è quasi stata pausa nemmeno per respirare. Le ci sono voluti 203 giorni dall’ingresso tra le prime 100 a ottobre al suo massimo di carriera al numero 32 nella classifica di lunedì 7 maggio 2018.

Siegemund ad esempio ne ha impiegati 315, Sybille Bammer 574. Roberta Vinci, che è riuscita anche ad arrivare tra le prime 10, ci ha messo 2520 giorni, cioè quasi sette anni. In media, una giocatrice che raggiunge le prime 32 ha bisogno di due anni e mezzo dalla prima apparizione tra le prime 100.

L’ascesa di Buzarnescu non segue il copione dei debutti attempati, somiglia anzi di più a quelli delle giovani esplosive promesse. La tabella riepiloga le venti scalate di classifica più rapide, sempre a partire dal 1987.

Giocatrice   Anni  Giorni  Class. Max  Giorni Ascesa  
Capriati     14    11      1           0  
Huber        15    266     4           49  
Szavay       18    164     13          77  
Davenport    16    238     1           112  
Sawamatsu    17    31      14          119  
Fernandez    20    265     26          133  
Sharapova    16    58      1           133  
S. Williams  16    52      1           133  
Oremans      20    145     25          140  
V. Williams  16    301     1           147  
Arvidsson    21    223     29          154  
Meskhi       19    308     12          168  
Golovin      16    22      12          175  
Bouchard     19    42      5           189  
Hingis       14    31      1           189  
Ivanovic     16    361     1           196  
Martinez     16    107     2           196  
Buzarnescu   29    165     32          203  
Kasatkina    18    137     11          203  
Barty        20    316     16          210

E qual è stata la giocatrice che Buzarnescu ha fatto uscire dalle prime 20? Kim Clijsters. Buzarnescu è l’unica dell’elenco a essere entrata tra le prime 100 dopo aver compiuto 22 anni, eppure eccola qui, a scalare posizioni dalla 101 alla 32 in meno tempo del 92% delle sue colleghe.

Non molto più lontano di così

Il raziocinio suggerisce che Buzarnescu non può andare molto più lontano di così: la maggior parte delle giocatrici non ottiene record di classifica una volta superati i trent’anni, specialmente quelle con successo limitato sul circuito maggiore.

Buzarnescu però si è adattata rapidamente, collezionando anche la prima vittoria a febbraio contro una giocatrice tra le prime 10, Jelena Ostapenko, e conquistando un set contro Kvitova nella finale di Praga.

Inoltre, potrà sfruttare il vantaggio di essere testa di serie in molti tornei, tra cui probabilmente il Roland Garros e Wimbledon. Avendo dimostrato di poter battere giocatrici tra le prime 50 – ha infatti un record i 6 vinte e 7 perse – la nuova appartenenza alle prime 32 del mondo le concederà molte opportunità per guadagnare punti contro giocatrici mediamente meno competitive.

Dopo più di dieci anni di gavetta, finalmente – e in modo del tutto improbabile – ha trovato il suo posto al vertice dello sport. Tutto quello che le resta da fare ora è continuare a vincere.

The Unique Late-Career Surge of Mihaela Buzarnescu

Gli scontri diretti più sorprendenti dell’era Open

di Stephanie Kovalchik // OnTheT

Pubblicato il 6 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Perché si ha la sensazione che alcuni giocatori facciano costantemente fatica contro determinati avversari? Ed esiste un modo per misurare gli scontri diretti più sorprendenti di sempre?

Recentemente, il diciannovenne fenomeno greco Stefanos Tsitsipas ha vinto – nell’arco di tre sole settimane – nove partite su undici sulla terra battuta, sconfitto quattro dei primi 30 e affrontato Rafael Nadal nella sua prima finale di un torneo ATP 500.

Di certo tutto questo non è passato inosservato e, tra chi si chiede che traguardi possa raggiungere questa giovane promessa, è già stato paragonato a diversi grandi giocatori, tra cui il tre volte vincitore del Roland Garros Gustavo Kuerten.

Sono accostamenti che pronosticano un futuro luminoso per Tsitsipas, e possono fornire indicazioni sul tipo di avversario in possesso delle caratteristiche per diventare un arci-rivale in carriera.

Gli accoppiamenti sfavorevoli

L’arci-rivale non è solo un avversario duro da battere, ma un giocatore la cui tattica di gioco è particolarmente ostica e che sembra avere una riserva di kriptonite all’apparenza inesauribile.

Nel tennis, le arci-rivalità sono a volte definite come “accoppiamenti sfavorevoli”, nel senso che quella specifica combinazione di stili che si scontrano può determinare una posizione di svantaggio per il giocatore più forte.

Si pensi al rovescio a una mano di Roger Federer che deve fronteggiare l’effetto sulla pallina generato da Nadal, o ai colpi poco ortodossi di Kuerten contro quelli più carichi di potenza di Andre Agassi.

Ci sono state molte rivalità, solo alcune però hanno avuto quella contrapposizione di stili che associamo alle arci-rivalità. Come possiamo distinguerle?

Esiti sorprendenti

Il punto di partenza è vedere quanto sorprendente sia stato ogni risultato degli scontri diretti, dove per sorprendente s’intende un esito finale opposto a quanto suggerirebbe la bravura complessiva di un giocatore, misurata dalla classifica ufficiale o dal sistema Elo.

Più i risultati lasciano perplessi, maggiore è la probabilità di trovarsi di fronte a una contrapposizione di stili.

Utilizzando valutazioni Elo storiche per misurare quanto inattesi siano stati i risultati, l’immagine 1 mostra i dieci scontri diretti più sorprendenti dall’inizio dell’era Open (nella versione originale è possibile visualizzare i singoli valori puntando il mouse sul grafico, n.d.t.).

Tutte le arci-rivalità comprendono alcuni dei nomi più importanti dello sport. E due sono notoriamente considerati uno confronto di stili diversi, cioè quelli di Ivan Lendl contro Boris Becker e di David Nalbandian contro Federer.

Lendl vs Becker e Federer vs Nalbandian

Dei venti scontri diretti tra Lendl e Becker, molti sono avvenuti nel periodo in cui Lendl era al massimo della forma. Nonostante questo, la carica propulsiva di Becker ha trovato modo di mantenere il bilancio quasi in pareggio.

È andata all’incirca allo stesso modo tra Federer e Nalbandian, con quest’ultimo ancor più senza i favori del pronostico nelle diciannove volte in cui hanno giocato contro: Nalbandian è riuscito a vincerne otto.

IMMAGINE 1 – I dieci scontri diretti più sorprendenti dall’inizio dell’era Open

Kafelnikov vs Hrbaty e vs Johansson

La rivalità più sorprendente in assoluto è anche quella di cui si parla di meno: Yevgeny Kafelnikov contro Dominik Hrbaty. Pur essendo il giocatore con la classifica più alta in tutti e tredici le partite, Kafelnikov ne ha vinte solo quattro. Ha avuto simili difficoltà anche contro Thomas Johansson, perdendo ben nove volte su quattordici partite.

Nell’elenco troviamo altri numeri 1 come Jimmy Connors e Pete Sampras. La loro presenza suggerisce che anche i migliori possono rimanere imbrigliati da avversari scomodi che creano molti più grattacapi di quanto la classifica non prevederebbe.

Che Kafelnikov sia in due degli scontri diretti dell’elenco è curioso. Recentemente, la sua carriera è ritornata alla cronaca per il presunto coinvolgimento in partite truccate sollevato dall’Interim Report dell’Indipendent Review.

Se da un lato l’inchiesta evidenzia la possibilità che alcuni giocatori abbiano un rendimento volutamente scadente contro giocatori di livello inferiore, dall’altro indica che questo tipo di comportamento è estremamente improbabile tra i giocatori di vertice.

Sizing Up Surprising Head-to-Heads

Nessuna testa di serie ai quarti di finale

di Chapel Heel // FirstBallIn

Pubblicato il 15 aprile 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nel Barletta Challenger 2018 tutte le teste di serie hanno perso prima dei quarti di finale.

Mi è sembrato un evento insolito, e ho voluto fare una verifica. In particolare, visto che le teste di serie non ricevono bye al primo turno, ho pensato che in realtà succeda più spesso di quanto me ne accorga. 

Il potere del bye

Ho esaminato tutti i tornei Challenger dall’inizio del 2010. Ce ne sono all’incirca 150 all’anno, ho preso quindi in considerazione gli ultimi 1267 tornei.

Dal 2010, è solo la tredicesima volta in cui nessuna testa di serie è arrivata ai quarti di finale di un Challenger. Significa una media di 1.5 volte all’anno in 150 tornei annuali, esattamente l’1%, da non sembrare una circostanza rara in modo sconvolgente, ma comunque degna di nota.

Forse è ancora più interessante il fatto che undici di quei tredici tornei sono stati giocati sulla terra battuta. Compreso il San Luis Potosi Challenger dell’inizio di aprile, sono undici tornei su 600 (quasi il 2%). Le altre due volte sono invece parte dei 625 Challenger sul cemento, e si possono ritenere davvero speciali (solo lo 0.3%). 

Ci si aspetta che questo scenario sia ancora più infrequente sul circuito maggiore, dove per quasi tutti i tornei le teste di serie ricevono un bye al primo turno e quando – come negli Slam – c’è un tabellone da 32 teste di serie, ciascuna evita che si verifichi. 

E i numeri lo confermano. Dei 550 tornei ATP dal 2010, è successo solo una volta, a Stoccarda 2011, che ancora si giocava sulla terra (prima di passare all’erba nel 2015), vale a dire lo 0.5%. Negli ultimi 367 tornei su cemento o erba non è mai accaduto che non arrivassero teste di serie ai quarti di finale.

Cosa troviamo se livelliamo il campo partecipanti per vedere quanti tornei hanno avuto nei quarti di finale esclusivamente giocatori non teste di serie e giocatori con testa di serie non tra le prime 8? Sempre il torneo di Stoccarda 2011.

È il potere del bye.

No Seeds in QFs

Rafael Nadal e i risultati migliori di sempre in un singolo torneo

di Jeff Sackmann // TennisAbstract

Pubblicato l’1 maggio 2018 – Traduzione di Edoardo Salvati

Nelle ultime due settimane, Rafael Nadal ha ottenuto l’undicesimo titolo al Monte Carlo Masters e a Barcellona. I record ottenuti in carriera in questi due eventi, insieme alle dieci vittorie al Roland Garros, riflettono un predominio su una specifica superficie mai visto prima. Devono essere considerati tra i risultati più importanti di sempre nel tennis, e forse in qualsiasi sport.

Da appassionato, mi accontento di ipotizzare se esista davvero qualcuno in grado di fermarlo. Da analista, voglio andare più a fondo: quanto i risultati ottenuti da Nadal in uno dei tornei citati sono migliori di quelli di altri giocatori?

Cosa, cioè, emerge dal confronto tra le vittorie in un singolo torneo e altri exploit della stessa natura, come i trofei accumulati da Roger Federer a Wimbledon o la carriera di Bjorn Borg al Roland Garros, praticamente senza sconfitte?

I numeri di Barcellona

Iniziamo da Barcellona. Non tenendo conto della wild card del 2003, quando era ancora sedicenne, dal 2005 Nadal ha partecipato a 13 edizioni, vincendone 11, con 57 vittorie e 2 sconfitte complessive.

Normalmente, calcolerei la probabilità di un giocatore di vincere così tanti tornei in altrettante opportunità per poi ottenere una percentuale ridotta che rappresenti quanto un risultato del genere sia realistico.

In questo caso però vorrebbe dire andare fuori tema. Invece, voglio affrontare il problema dalla prospettiva opposta: per vincere così tanti titoli, quanto deve essere forte Nadal?

Sappiamo già che, in generale, Nadal è il più forte giocatore sulla terra battuta di tutti i tempi.

Utilizzando il sistema di valutazione Elo, il suo massimo specifico per superficie – vale a dire il punteggio Elo calcolato considerando solo i risultati sulla terra – supera i 2500 punti, meglio di chiunque altro..anche prescindendo dal tipo di superficie (al momento, la valutazione Elo di Nadal su terra è intorno a 2400, e i suoi rivali più accreditati – Dominic Thiem e Kei Nishikori – si trovano rispettivamente a 2190 e 2150. La valutazione di Stefanos Tsitsipas, finalista a Barcellona, è di 1865).

Visto che Nadal ha dato il meglio di sé in questi tre tornei, è ragionevole pensare che, in ciascuno di essi, abbia toccato una valutazione Elo ancora più alta.

Possiamo scoprirlo usando il seguente metodo. Iniziamo calcolando, per ogni edizione del torneo in cui ha giocato, il tabellone di Nadal verso il titolo (per le undici vittorie si fa in fretta; per le altre due, si considerano i giocatori che avrebbe affrontato andando avanti nel torneo).

Con la valutazione pre-partita Elo specifica sulla terra di ciascun avversario, possiamo stabile la probabilità con cui vari ipotetici (e dominanti) giocatori sarebbero avanzati nel tabellone, vincendo il titolo.

Elo sottovaluta Nadal?

La tabella mostra il percorso di Nadal verso il titolo del 2018, con la valutazione pre-partita Elo specifica sulla terra di ciascun avversario, insieme alla probabilità (data la sua valutazione attuale) che Nadal lo avesse battuto (da qui in avanti, le valutazioni Elo specifiche sulla terra tengono conto anche delle valutazioni Elo complessive, con un apporto paritetico al 50%. La valutazione che se ne ottiene si è dimostrata la più accurata nella previsione dei risultati delle partite. Nadal è il primo di sempre anche in questa categoria, con una valutazione Elo su terra al 50% che ha raggiunto il massimo valore a 2510).

Turno  Avversario       Elo avv   p(V Nadal)  
R32    Carballes Baena  1767      97.3%  
R16    Garcia Lopez     1769      97.2%  
QF     Klizan           1894      94.5%  
SF     Goffin           2079      84.5%  
F      Tsitsipas        1900      94.3%

In funzione delle cinque partite giocate, la probabilità che Nadal vincesse il torneo era poco sopra il 70%. Significa sicuramente predominio, ma non tale da giustificare undici vittorie su tredici partecipazioni.

E se Nadal fosse sottovalutato dal sistema Elo, almeno a Barcellona? La tabella mostra la probabilità con cui giocatori con varie valutazioni Elo avrebbero battuto i cinque avversari di Nadal della scorsa settimana.

Elo su terra    p(Titolo 2018)  
2200            41.2%  
2250            50.4%  
2300            59.1%  
2350            66.9%  
2400            73.6%  
2450            79.3%  
2500            83.9%  
2550            87.6%  
2600            90.5%

Si scopre che il tabellone di quest’anno è stato uno dei più deboli dal 2005, all’incirca equivalente ai giocatori che Nadal ha dovuto battere nel 2006 (con Nicolas Almagro in semifinale e Tommy Robredo in finale), e leggermente più duro del 2017, edizione nella quale – a eccezione di Thiem in finale – Nadal non ha affrontato nessun giocatore tra i primi 50.

Il più difficile è il tabellone ipotetico del 2015, quando ha perso al secondo turno da Fabio Fognini: fosse andato avanti, avrebbe incontrato David Ferrer in semifinale e Nishikori in finale.

Una volta stabilito il livello di bravura degli avversari di Nadal (e di quelli ipotetici per le due volte in cui ha perso nei primi turni), possiamo calcolare la probabilità con cui un giocatore – dati quei tabelloni – avrebbe vinto ciascuna edizione del torneo.

Ipotizzando che il livello medio di Nadal dal 2005 sia lo stesso che possiede al momento – una valutazione Elo di circa 2400 – la probabilità di vincere undici volte Barcellona in tredici tentativi è del 13.0%.

Sempre vicino al suo massimo di carriera

Non abbiamo il lusso di poter rigiocare quei tredici tabelloni qualche migliaio di volte in un universo parallelo, quindi non sono del tutto chiare le indicazioni da trarre da questo valore: Nadal è stato fortunato? Lo farebbe di nuovo, se ne avesse possibilità? Il suo livello di gioco è in realtà molto migliore di una valutazione Elo di 2400 a Barcellona?

Queste domande non hanno risposta, perché conosciamo solo quello che è effettivamente avvenuto. Per confrontare i decimi o undicesimi titoli di Nadal (e traguardi simili raggiunti da altri giocatori), prendiamo a riferimento la valutazione Elo a cui si sarebbe arrivati nell’ipotesi di un 50% di vittoria.

In altre parole, quanto forte avrebbe dovuto essere stato Nadal per pensare di avere un possibilità del 50% di vincere undici volte a Barcellona in tredici tentativi?

La tabella mostra la probabilità con cui, a diversi livelli di valutazione Elo, Nadal avrebbe tagliato il traguardo degli undici titoli a Barcellona.

Elo su terra    p(11 su 13)  
2300            1.0%  
2350            4.6%  
2400            13.0%  
2450            28.0%  
2500            47.2%  
2550            64.2%  
2600            77.7%  
2650            87.3%  
2700            93.1%

Un giocatore con una valutazione Elo di circa 2505 avrebbe avuto il 50% di probabilità di replicare la vittoria di Nadal nel torneo di casa. Detto in altri termini, in un periodo di quattordici anni, Nadal ha giocato a dei livelli all’incirca equivalenti al suo massimo di carriera che, incidentalmente, è anche la valutazione Elo più alta mai raggiunta da un giocatore del circuito maggiore.

Un confronto tra decimi e undicesimi

Spero che questo metodo abbia senso e sia uno strumento appropriato per quantificare dei risultati straordinari. Algoritmo alla mano, possiamo ora confrontare il record di Nadal a Barcellona con le sue vittorie a Monte Carlo e Parigi.

Monte Carlo Masters

Dal 2005, Nadal ha partecipato al Monte Carlo Masters 14 volte (anche in questo caso escludendo l’edizione 2003), vincendone 11. È leggermente meno impressionante di 11 su 13, ma la qualità degli avversari è decisamente più alta.

Solo nel 2017, in cui in finale è arrivato Albert Ramos, il campo partecipanti si è attestato al livello della maggior parte dei tabelloni di Barcellona.

Le undici vittorie a Monte Carlo sono sicuramente più incredibili. Avere il 50% di probabilità di vincere undici volte in quattordici tentavi significa per un giocatore raggiungere una valutazione Elo specifica per la terra di circa 2595, di quasi 100 punti maggiore dell’equivalente numero per Barcellona, e ben al di sopra del livello mai raggiunto da qualsiasi altro giocatore, anche al suo massimo.

Roland Garros

A Parigi, Nadal ha vinto 10 volte su 13 partecipazioni. Il livello è qui ancora più alto che a Monte Carlo, ma è pur vero che nelle partite al meglio dei cinque set i favoriti hanno un margine superiore, elemento che tende a ridurre la possibilità di un risultato a sorpresa da parte del giocatore sfavorito, al quale non basta produrre gioco per due set magici di fila.

Il record del Roland Garros non è strabiliante come quello di Monte Carlo. La valutazione Elo specifica su terra richiesta a un giocatore per avere il 50% di probabilità di ottenere le vittorie di Nadal a Parigi è di “soli” 2570 punti – mai comunque ottenuta da alcun giocatore – ma inferiore rispetto all’equivalente numero per Monte Carlo.

Un momento però…cosa ne è del Roland Garros 2016? Nadal ha superato i primi due turni per poi ritirarsi prima del terzo turno contro Marcel Granollers. Forse è una considerazione che lascia il tempo che trova ma, almeno ai fini della tesi che sto sostenendo, ipotizziamo che Nadal abbia vinto dieci Roland Garros su dodici partecipazioni, non tredici.

Così facendo la valutazione Elo che assegna il 50% di probabilità di pareggiare il record di Nadal sale a 2595, lo stesso numero di Monte Carlo.

Per il momento, il Monte Carlo Masters sembra essere il torneo in cui Nadal ha giocato il miglior tennis. Con il Roland Garros 2018 quasi alle porte, potrebbe però trattarsi di una dimostrazione della tesi solo temporanea.

Nadal e altri possessori di record

Seppur pochi, ci sono altri giocatori ad aver accumulato vittorie in quantità rilevanti in un singolo torneo, e un comodo elenco dei nomi è disponibile su Wikipedia.

Ne troviamo alcuni che si distinguono, come Federer a Wimbledon, Basilea e Halle o Guillermo Vilas a Buenos Aires dove ha vinto 8 volte, o ancora Borg al Roland Garros con 6 titoli in sole 8 partecipazioni.

La tabella mostra il confronto tra prestazioni, in ordine di valutazione Elo specifica per superficie che darebbe a un giocatore il 50% di probabilità di eguagliare quel risultato.

Giocatore  Torneo           V    Part   Part 50% Elo  
Nadal      Monte Carlo      11   14     2595  
Nadal      Roland Garros*   10   12     2595  
Nadal      Roland Garros    10   13     2570  
Borg       Roland Garros**  6    7      2550  
Nadal      Barcelona        11   13     2505  
Borg       Roland Garros    6    8      2475  
Vilas      Buenos Aires***  8    10     2285  
Federer    Wimbledon        7    18     2285  
Federer    Halle            8    15     2205  
Federer    Basilea          8    15     2180

* escluso il 2016
** escluso il 1973, quando Borg aveva 16 anni
   e perse al quarto turno
*** esclusi gli anni 1969-71, sia perché Vilas
    era molto giovane, sia perché i dati
    a disposizione non sono completi

L’unica prestazione in un singolo torneo all’altezza di quanto realizzato da Nadal è il record di Borg al Roland Garros, ma anche in quel caso se non viene considerata la sconfitta del 1973 quando era sedicenne.

I record di Federer a Wimbledon, Basilea e Halle sono rimarchevoli, ma non raggiungono il livello di Nadal dato il più alto numero di partecipazioni di Federer, il quale, a differenza di Nadal, non è arrivato sul circuito maggiore pronto per vincere tutto sulla sua superficie preferita. Le sconfitte conseguite agli inizi sono parte della ragione per cui il record di Federer in questi tornei è inferiore.

Non avevamo certo bisogno di una conferma numerica del fatto che i risultati di Nadal nei tre tornei preferiti sono tra i migliori di sempre.

Abbiamo però visto quanto sia netto il suo predominio e come pochi altri traguardi nella storia del tennis possano lontanamente reggere il paragone.

C’è un pensiero che mette i brividi: fra un mese, è possibile che debba aggiornare i dati dell’articolo con numeri più sbalorditivi, perché il più grande spettacolo sulla terra battuta non è ancora finito.

Rafael Nadal and the Greatest Single-Tournament Performances